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Economia dell'ambiente, Appunti di Economia

Sono appunti inerenti al secondo modulo del corso Economia dell'ambiente, con particolare enfasi sulle politiche europee per quanto riguarda la decarbonizzazione.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 17/01/2023

Eletigro
Eletigro 🇮🇹

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Scarica Economia dell'ambiente e più Appunti in PDF di Economia solo su Docsity! Gli strumenti di politica ambientale Come dicevamo,​ attraverso l'analisi dell'inquinamento possiamo definire un livello di inquinamento che è socialmente accettabile tenendo conto dei trade-off che esistono mantenendo la produzione di tipo industriale che avrà delle ricadute ambientali, ma avrà anche delle ricadute positive in termini di produzione, occupazione, crescita.​ Quindi, possiamo trovare anche un trade-off che permette di massimizzare sia da un lato in grado di garantire il vantaggio economico della produzione, e dall'altro che sia anche in grado di contenere o minimizzare le conseguenze di esternalità negative da parte dell'inquinamento. ​Definito questo livello, dobbiamo trovare anche il modo di far sì che gli agenti che operano nell'economia siano in grado di raggiungerlo, ed ecco che entrano in campo gli strumenti di politica ambientale.​ Passeremo ora in rassegna e andremo a comparare tra di loro per cercare di analizzarli. Esistono diversi strumenti di politica ambientale che possiamo utilizzare per raggiungere questo livello efficiente di inquinamento.​ Questi strumenti molto diversi e molto eterogenei, per semplicità e per facilitarne anche la valutazione e la loro comparazione, li andiamo a dividere in due macro-categorie ​che andremo poi ad approfondire rispettivamente. 1. Regolamentazione diretta​ (command-and-control), ossia ​l'applicazione di standard, regolamenti e leggi; interventi che possiamo considerare come diretti ad agire sulle esternalità 2. Strumenti basati sui meccanismi di mercato​ ​(market-based instruments). Questi strumenti, piuttosto che andare ad agire direttamente sopra le esternalità, ​cercano di influenzare le azioni degli agenti economici che operano all'interno del sistema economico; quindi, vanno ad avere un'influenza indiretta attraverso la modifica degli incentivi Gli strumenti di regolazione diretta Parlando di regolamentazione e interventi di tipo diretto, che nei sistemi più democratici si trattano perlopiù di ​strumenti legislativi, di limitazioni o definizione di standard che possono avere diverse forme​. E’ una ​forma molto diffusa di regolamentazione in quanto​, di fatto, è ​di semplice applicazione​; infatti, ​una volta che si è valutato che un’esternalità e la necessità di raggiungere un certo livello in tempi brevi, piuttosto che sviluppare un'analisi economica più approfondita con tutte le varie problematiche teoretiche e pratiche​, può risultare molto più semplice ​andare a definire che, in aggregato, il livello di questa esternalità deve essere di quel dato livello​. E’ quindi un intervento diretto in cui semplicemente ​non si ha bisogno di tutte quelle informazioni che invece sono richieste da altri strumenti. ​Tuttavia anche qui avremo un trade-off tra questa semplicità di applicazione e quelli che sono gli effetti immediati a lungo termine: ​sono strumenti più inefficienti proprio perché​, ad esempio, ​se vado da applicare una regolamentazione che blocca l'inquinamento a un livello dato non sto tenendo conto di alcuni principi come il fatto che gli inquinatori possono avere dei costi diversi e delle capacità diverse di applicare o di raggiungere il livello socialmente accettabile di inquinamento; ​una grossa industria con una divisione di ricerca tecnologica rispetto a un piccolo workshop che opera con pochi dipendenti avranno naturalmente capacità diverse di applicare gli strumenti o di accedere al credito per essere in grado di modificare la propria struttura produttiva per raggiungere quell'obiettivo, e questo causa delle distorsioni. Vi è poi un’ulteriore problematica, la cosiddetta “cattura della rendita”, ossia sapere che arriverà una legge che va ad impattare il processo produttivo finale genera un processo di negoziazione tra regolatore e imprese​: Questa negoziazione fa riferimento al tema delle lobby e dei rent-seeker. Quindi, un confronto e una negoziazione tra queste due parti ​può portare a dei fenomeni di distorsione aggiuntiva: una parte dell'industria che è in grado di modificare la legislazione in proprio favore ecc. Dunque, anche​ questo processo non è esente da possibili difetti. Tuttavia la loro semplicità, specialmente nel fatto che richiedono meno informazioni, è quella che la rende più in grado di raggiungere il cosiddetto principio precauzionale. Principio precauzionale: è una considerazione sul fatto che, siccome i danni dati dalle esternalità potrebbero essere sottostimati ed essere molto alti, allora, pur sapendo che un intervento possa portare delle distorsioni, conviene comunque agire​.​ Quindi conviene agire anche se so che il mio intervento può generare delle distorsioni e può avere delle conseguenze anche negative, ma so che se non agisco c’è un rischio ​(anche molto piccolo) ​che, se presente,​ vista l'enormità delle conseguenze di questo rischio, ​può comunque giustificare il perché vogliamo agire subito e velocemente, cercando di raggiungere l’obiettivo nel tempo più breve possibile​, e questo è chiaramente più facile da fare o da ottenere attraverso uno strumento di regolamentazione diretta. Gli strumenti basati sui meccanismi di mercato Gli strumenti basati sui meccanismi di mercato non vanno a creare delle legislazioni o dei regolamenti obbligatori e applicabili dalla legge, ma​ vanno a​ modificare gli incentivi dei nostri agenti economici,​ e quindi a far sì che questi agenti economici operino dei cambiamenti volontari ​e, come diceva Adamo Smith con la mano invisibile del mercato, far sì che questi cambiamenti siano​ nel migliore interesse dei nostri agenti;​ questo perché stiamo sempre assumendo che questi agenti siano razionali e quindi agiscono in maniera da massimizzare il proprio profitto e la propria utilità, e quindi sappiamo che​ se riusciamo a modificare le condizioni di mercato in maniera tale che il miglior risultato razionale per il nostro agente sia quello di raggiungere un livello socialmente ottimale di inquinamento, allora, per un processo di adattamento e anche di competizione tra agenti, sappiamo che il mercato tenderà a portare tutti gli agenti verso quel livello in maniera molto efficace e veloce, ed evitando anche le distorsioni di cui abbiamo parlato per gli strumenti diretti. Come facciamo a ottenere questo risultato? ​Si può agire principalmente andando a cambiare gli incentivi, in quanto gli incentivi vengono massimizzati dall'azione dei nostri agenti economici, ma ​la migliore informazione che viene utilizzata per cercare di raggiungere questo risultato​ in genere tende a essere ​quella dei ​prezzi relativi​. Infatti, all'interno di queste rappresentazioni che utilizziamo come fotografie di quello che avviene all'interno dei processi decisionali dei singoli agenti, il prezzo è Non è detto, però, che (come tutti gli strumenti che vedremo da qui in avanti) questo standard tecnologico sia effettivamente sempre privo di svantaggi; ​lo standard tecnologico ad esempio permette agli agenti e gli operatori economici di focalizzare la loro produzione e utilizzare questa tecnologia attraverso un dato standard, ma di fatto poi permette alle imprese di adagiarsi su questo standard perché viene a perdersi l'incentivo, specialmente se poi l'incentivo a produrre una tecnologia più efficiente non ha grosse ricadute di mercato e quindi non è un’azione che sarebbe perseguita così attivamente da parte degli agenti, e quindi si può avere uno scarso incentivo a produrre tecnologie più efficienti. Viceversa, se lo standard fissato è troppo alto potremmo avere diversi operatori che non sono in grado di raggiungerlo. Standard di performance​: ​va a regolare la quantità totale di output oppure di emissioni totale o percentuali in base al settore. ​Invece di fissare la tecnologia che sarà utilizzata nel processo o dal prodotto, ​dico semplicemente “bisogna ridurre le emissioni”. Si può ridurre le emissioni sia attraverso un intervento di tipo tecnologico, quindi di miglioramento dei processi produttivi, sia in termini di riduzione dell'output. Più si produce, più si creeranno emissioni e varie conseguenze ambientali. Se la produzione è ridotta, si ridurranno anche le emissioni. Il concetto chiave di questi standard di performance è che il legislatore lascia campo libero alle industrie e alle imprese di scegliere in che maniera raggiungere lo standard di performance. Quindi, c'è una grossa flessibilità, in quanto non diciamo noi quale intervento tecnologico o comunque come agire, ma diciamo semplicemente che bisogna raggiungere un dato livello di emissione. Questo lascia una flessibilità e degli incentivi alle aziende perché se queste aziende decidono di raggiungere il livello di emissioni attraverso il miglioramento dei processi e attraverso anche un processo di ricerca e sviluppo, poi tali aziende avranno una conseguenza e un impatto positivo all'interno del proprio mercato perché, ad esempio, avendo raggiunto lo standard di emissioni, potranno aumentare la loro produzione e quindi occupare quote di mercato e via dicendo si espanderanno e quindi l’incentivo per raggiungere questo livello di emissioni attraverso la ricerca di soluzioni più efficienti. Quindi rispetto allo standard tecnologico, lo standard di performance è meno distorcente proprio perché​ ha questa componente di incentivo al suo interno.​ Anche qui dobbiamo, però, avere delle caratteristiche per dire che effettivamente è lo strumento giusto per quel contesto: - ci deve essere un livello di incertezza riguardo alla tecnologia migliore, perché se ci fosse un livello di certezza sapendo che quella tecnologia effettivamente raggiunge il livello di inquinamento socialmente efficiente, e sappiamo che quella tecnologia è perfetta, allora tanto vale imporre uno standard tecnologico​. - Inoltre n​on ci devono essere costi di monitoraggio troppo alti ​proprio perché bisogna essere in grado di quantificare quanto è l’emissione delle singole imprese perché uno strumento di legislazione è strumento di regolamentazione diretta e quindi devo capire chi emette e quanto, ed essere in grado di intervenire una volta fissato lo standard (quindi intervenire anche in maniera immediata). - Inoltre, ​se serve una certa riduzione di emissioni e magari anche in tempi brevi, sappiamo che questo standard è molto efficace​ perché, una volta appurato che il monitoraggio è possibile e che i costi non sono troppo alti, potrebbe esserci qualche impresa che devia, non rispetta o magari che cerca di influenzare… ci possono essere diverse risposte ma se poi le imprese vorranno rimanere in quel settore e vorranno continuare la propria attività produttiva di fatto dovranno adeguarsi sia a livello di riduzione dell’output o di riduzione delle emissioni attraverso l'adozione di processi più efficienti. Quindi, una volta che si hanno queste caratteristiche di base, questo strumento effettivamente porta ad una riduzione quasi certa delle emissioni. Gli standard, tuttavia, essendo parte di regolamentazione diretta, pur avendo quella componente di incentivazione nel caso degli standard di performance, in generale vanno comunque a violare le condizioni di efficacia rispetto al corso. Parlando di efficacia rispetto al costo avevamo visto questo grafico che rappresenta la condizione di efficacia in un ​caso ipotetico in cui andavamo a comparare due diversi produttori portatori di emissioni e il loro costo marginale in dollari rispetto alla quantità di emissioni ridotte. Questo grafico permette, ad ogni livello della nostre ascisse, di avere una combinazione diversa di riduzione delle emissioni: - 0-15: il produttore numero 1 ridurrà 0 emissioni e tutte quante saranno ridotte da 2, e questo vuol dire che il costo marginale del nostro produttore 2 sarà più alto, e quello del produttore 1 più basso - il punto più efficiente è dove i due costi marginali si incrociano, e quindi dove c'è questa combinazione 10 per il produttore 1 e 5 per il produttore 2. E’ una conseguenza della forma della curva di costo marginale. Il nostro standard di emissioni, tuttavia, va a violare questa condizione perché se fissiamo uno standard che magari dice che bisogna produrre entrambi lo stesso livello di emissioni perché lo standard fissato è di 7,5 quantità di emissioni ridotte, questa riduzione va a essere uguale per tutti e due, e quindi questa linea verticale che vediamo rappresentata va a rappresentare lo standard di emissioni, ma a questo livello la condizione di efficacia rispetto al costo non è raggiunta perché in questo livello stiamo facendo ridurre più emissioni al produttore 2 di quello che è efficace perché il produttore 2 magari ha una tecnologia peggiore​ (si vede dalla curva un po' più alta in quanto cresce più velocemente) e pertanto i costi per la riduzione di questo livello di emissioni potrebbero essere contenuti ad esempio in un punto alla destra di questo standard di emissioni, perché in questo caso staremo facendo produrre leggermente di più al produttore 1, e staremo facendo ridurre al produttore 2, e di conseguenza in questi due punti che rappresentano il nuovo standard avremo un livello di costo complessivo più basso. Se andiamo a iterare questo ragionamento finiremo col convergere al nostro punto di condizioni di efficacia rispetto al costo. Se andassimo oltre questo livello si riproporrebbe lo stesso argomento che abbiamo utilizzato in precedenza, ma a parti invertite, quindi staremo comunque raggiungendo un livello di costo che non è quello complessivamente più basso, e questo problema degli standard. Tassi e sussidi Andiamo quindi a valutare gli altri metodi che avevamo categorizzato, ossia quelli basati sugli incentivi economici. Ci sono due strumenti principali per strumenti, e si tratta principalmente di avere o una​ tassa sulle emissioni, quindi riuscire a internalizzare le conseguenze ambientali imponendo un prezzo sull'attività inquinante​, oppure andando a ​incoraggiare le attività di riduzione delle emissioni attraverso delle compensazioni di sussidi sulla riduzione delle emissioni imponendo un prezzo positivo sull'attività di riduzione. Tassa sulle emissioni:​ un intervento che possiamo identificare molto velocemente utilizzando come riferimento lo strumento già visto e utilizzato per definire le esternalità (l’esempio con il pescatore e con un'industria che opera e inquina un fiume e porta un’esternalità al pescatore. Quindi, un'industria che sceglie di produrre un livello di quantità e che quindi fissa il proprio livello di quantità in base alla condizione di costo marginale = beneficio marginale, ma per via delle caratteristiche della concorrenza perfetta, troviamo la condizione di ottimo con il prezzo fisso (le imprese sono price taker) che è uguale al costo marginale. Ciò vuol dire che ​nel caso della concorrenza perfetta, la quantità prodotta dato il livello di prezzo è il punto 1 di intersezione p e q*​. Tuttavia abbiamo visto che questa esternalità portata dalla produzione che non è contata nel processo decisionale dell'azienda porta poi un ulteriore livello di costo marginale sociale (perché sono le conseguenze cosiddette esternalità Difficoltà nel settare il “giusto” livello della tassa Esistono delle difficoltà in termini pratici perché naturalmente la realtà è più complicata del nostro modello con un produttore o due produttori. Le problematiche sono che bisogna conoscere: - sia l'inclinazione della funzione di danno - sia l'inclinazione della funzione di costo Perché sennò non possiamo determinare qual è il livello della tassa pigouviana per raggiungere il livello ottimo di inquinamento. ​Sono informazioni alte, possiamo cercare di sistemare attraverso tecniche econometriche e statistiche, ma non sempre è possibile avere un'informazione abbastanza precisa. Inoltre, l'emissione, l’esternalità di cui parliamo, variano geograficamente e temporalmente; magari le emissioni lungo il fiume del nostro esempio avranno un impatto nel nostro fiume e in un altro fiume avranno un altro tipo di impatto che potrebbe dipendere dal terreno, dell'atmosfera, dalle condizioni meteo... e c'è insomma una grossissima variabilità per cui non è semplice poi avere una rappresentazione univoca. Inoltre, le emissioni non sempre sono monitorate direttamente, quindi ritornano le questioni pratiche che dicevamo anche per gli standard: dipende come e quanto è possibile monitorare le emissioni. Effettivamente per monitorare le emissioni servono sensori, servono le conoscenze e risorse economiche, e quindi non è sempre poi possibile, a livello di singola impresa specialmente, andare a monitorare direttamente queste emissioni. Quindi, oltretutto, ci si pone poi anche questo tema: è meglio tassare gli input e gli output della produzione, oppure le emissioni? ​Dipende dalla correlazione: se c'è una correlazione molto forte, portiamo ad esempio una correlazione tra litro di benzina e le emissioni, sappiamo che bruciare un tot di benzina crea un tot di emissioni, e quindi tanto vale tassare direttamente la benzina. Se invece non è possibile avere questa correlazione, allora cercheremo di tassare l'attività. Dipende da quanto è possibile avere una corrispondenza diretta (e anche senza complicazioni e senza fonti di confusione) per capire poi su quale livello applicare la tassa. Sussidi per la riduzione delle emissioni Andiamo a vedere ora l'altro strumento in genere utilizzato per ridurre le emissioni attraverso gli incentivi economici, che è quello del sussidio. Il sussidio ripropone lo stesso concetto della tassa, ma in maniera speculare. In questo in questo grafico che ripropone il confronto tra beneficio marginale delle emissioni e costo sociale delle emissioni, e quindi il raggiungimento di questo​ punto di ottimo dove il costo sociale marginale è uguale al beneficio marginale delle emissioni,​ (in ascissa abbiamo il livello di emissioni e sulle ordinate i livelli di costo sociale marginale e di beneficio marginale) ​e che se il livello di emissioni in assenza di intervento, di sussidio o tassa sarà uguale a questo livello perché il beneficio marginale è uguale a zero. Applicando il concetto di sussidio, di fatto ribaltiamo l'interpretazione di costo sociale e di beneficio marginale. Infatti, ​ridefiniamo il costo marginale sociale delle emissioni come beneficio marginale dell'abbattimento, e il beneficio marginale delle emissioni diventa il costo marginale dell'abbattimento. ​Abbiamo fatto uno scambio di interpretazione. Il sussidio è di fatto pagamento, un contributo, insomma un'azione contraria rispetto a quello della tassa che va a riportare la nostra produzione laddove il livello di emissioni è ottimale. In questo caso, l’area corrisponde a quella che avevamo utilizzato per la tassa, ma il sussidio ottimale questa volta riguarda quest'area, quindi è una somma e un ammontare che di fatto poi va essere portato all'azienda per avere la riduzione. Quindi non stiamo dicendo “se produci fino a quel punto avrai una tassa e pertanto riduci la produzione”, ma diremo “produci meno e ti ricompenseremo per produrre meno”. Tasse vs sussidi La differenza tra tasse e sussidi a livello interpretativo, rispetto al nostro modello, è molto semplice. Ad esempio,​ la tassa cambia la struttura dei costi totali dell'azienda da una forma funzionale lineare basata sul livello di quantità ​a cui poi magari andremo a sottrarre la nostra tassa, o andremo ad aggiungere il nostro sussidio. Tuttavia, dobbiamo poi essere in grado anche di scegliere se applicare una tassa o se applicare un sussidio. Come facciamo a scegliere? Ci sono delle conseguenze pratiche e a livello di mondo reale, ossia: - un sussidio riduce i costi medi, mentre una tassa li aumenta,​ e quindi questo ha delle conseguenze pratiche, ​nel senso che riducendo i costi medi, il sussidio permetterebbe ad alcune imprese di sopravvivere anche se queste imprese poi di fatto non sono competitive verso le proprie concorrenti​; mentre, ​invece, una tassa avrebbe un effetto contrario: la tassa potrebbe far uscire le imprese meno efficienti​. D'altro canto, il sussidio potrebbe invece incoraggiare l'entrata di nuove imprese, quindi dipende anche qual è la direzione che preferisce prendere il legislatore: vuole aumentare la produttività delle imprese o preferisce creare nuove imprese, creare occupazione, proteggere un settore finché non si sviluppa? Qui entra in gioco una dimensione di scelta - Inoltre, ​l'inquinamento si ridurrebbe di meno rispetto all’imposizione della tassa perché, anche se idealmente staremo però cercando di raggiungere sempre il livello di produzione ottimale, stiamo comunque mantenendo delle tecnologie inefficienti,​ quindi probabilmente l’inquinamento si ridurrebbe di meno. Inoltre, c'è una questione anche di finanza pubblica. Il sussidio è una somma elargita da parte del Governo o del legislatore, mentre la tassa è un’entrata. Supponiamo un bilancio del legislatore , per questo bilancio avremo un entrata che sarà pari alBg gettito della tassa e un’uscita che sarà pari alla spesa, ossia i sussidi che vengono elargiti; alla fine il bilancio, in positivo o in negativo, può dipendere anche da quanto viene allocato in tasse e quanto in sussidi, e questa è un'altra importantissima considerazione di cui tenere conto. Oltretutto, poi queste risorse allocate potrebbero essere utilizzate in maniera diversa, quindi entra in gioco anche la componente di concorrenza tra diverse applicazioni. Applicare una tassa per raggiungere questo obiettivo potrebbe essere a costo zero per lo Stato, (anzi porterebbe un guadagno) applicare il sussidio invece è un costo per lo Stato. Poi in realtà subentrano altre caratteristiche, e quindi effettivamente i sussidi sono utilizzati largamente perché sono molto più facili da implementare, proprio perché essendo un pagamento e un sostegno alle imprese, le imprese hanno un peso politico e quindi esiste molta meno opposizione alla loro introduzione rispetto alle tasse​. Quindi, se comunque si desidera raggiungere questo obiettivo di efficienza ambientale, alle volte si può preferire un sussidio anche per questo motivo.​ Inoltre evitiamo di creare degli svantaggi competitivi per l’industria nei confronti di imprese che non sono soggette a regolamentazione; se queste industrie devono competere con imprese che non hanno queste tematiche ambientali, col sussidio evitiamo che si crei svantaggio sistematico. Oltretutto, non sempre applicando la tassa poi le imprese hanno le risorse, hanno i fondi o i finanziamenti per avere questo abbattimento o per comunque riuscire a rispettare quello che è l’incentivo economico. Invece, con il sussidio, siccome la somma viene elargita, allora anche in mancanza di risorse finanziarie è proprio il sussidio stesso a fornire l'incentivo. Naturalmente i sussidi sono più costosi; le tasse tuttavia, come abbiamo visto dalla nostra analisi, possono internalizzare con successo le esternalità, sono meno costose, possono far raggiungere i livelli efficienti di produzione e Cercheremo adesso di vedere anche a livello applicato come si comportano questi mercati. C’è una certa eterogeneità nella diffusione di questi mercati di emissioni e anche diversi livelli di maturità di questi mercati. In questo grafico abbiamo una rappresentazione a livello mondiale, vediamo che: - il verde riguarda gli ETS, Emission Trading Schemes, quindi in verde i Paesi dove questi mercati sono stati implementati o sono programmati per l'implementazione - in blu abbiamo invece una situazione di Carbon Tax, una tassa che programmata o implementata - in giallo abbiamo il mercato o la Carbon Tax presa in considerazione, quindi che sta venendo magari valutata e formulata - la combinazione verde blu per sia il mercato che la tassa - la combinazione verde gialla con il mercato implementato e la tassa sotto considerazione - giallo blu Abbiamo diversi livelli del mondo,per l'Italia abbiamo il mercato implementato e non abbiamo la Carbon Tax, che invece avviene in Francia e in Inghilterra. Abbiamo poi diversi paesi come ad esempio la Cina, in cui si valuta questo mercato, e poi abbiamo diversi puntini colorati negli stati federali degli USA come California, Oregon, che stanno valutando interventi a livello statale ma anche a livello cittadino (come in Cina). C’è dunque una grossa variabilità di scala e diversi livelli di implementazione e di sviluppo, una situazione quindi in divenire. Strumenti ibridi: deposit-refund system E’ una sorta di strumento ibrido perché comporta l'applicazione di una tassa verso il comportamento inquinante o comunque legata inquinamento, ma anche il sussidio verso il comportamento virtuoso, e quindi una combinazione dei due strumenti. Un esempio è quello di pagare una tassa all'acquisto di un prodotto inquinante e poi avere un sussidio o un rimborso quando magari questo prodotto viene restituito per essere riciclato. E’ una sorta di tassa presunta, molto importante per certi fenomeni come ad esempio quello dei rifiuti (come il Midnight Dumping). A parte il caso dell'inciviltà di lasciare i rifiuti in strada, quando parliamo di rifiuti su scala industriale ci possono essere delle conseguenze molto pericolose. Quindi, è un tipo di strumento che, in questo caso, può essere molto utile. Inoltre, va poi a risolvere altre tematiche quali quelle dell'evasione fiscale. Strumenti ibridi: hybrid tax-subsidy schemes Un altro strumento è l'ibrido tra tasse sussidio. In questo caso, il legislatore definisce tre elementi: 1. la fissazione del livello massimo di emissioni 2. ogni volta che viene superato quel livello, si paga una tassa 3. ogni volta che si emette al di sotto del livello, si riceve un sussidio Anche in questo caso abbiamo una logica simile allo strumento precedente, e quindi un incentivazione che però in questo caso di fatto aiuta a superare le problematiche dello standard di performance, quindi non sapere come imporre limiti individuali, proprio perché magari c'è una grossa eterogeneità nei costi di abbattimento tra le imprese ed è difficile acquisire queste informazioni. Con questo schema sappiamo già che le imprese che hanno dei costi marginali molto più alti andranno ad avere la tassa, mentre invece quelle con i costi più bassi riceveranno il sussidio. Strumenti ibridi: Refunded Emission Payments System “Refunded” è la chiave per capire questo strumento, che altro non è che un'imposta il cui gettito è distribuito alle imprese. Quindi, invece di essere un ricavo per lo Stato, viene ridistribuito alle imprese che sono sottoposte a questa tassa. Il criterio è quello di basare la redistribuzione sul livello di produzione, pertanto le imprese con le emissioni al di sopra della media, fanno un pagamento netto alle imprese più pulite; quindi, c’è un minor peso dato dalla regolamentazione, prezzi più bassi che rispetto a una tassa (perché comunque poi quello che viene restituito attraverso il gettito della tassa va ad agire da contrappeso all’imposta stessa), nonché meno resistenza politica in quanto applicare questo strumento è chiaramente meno invasivo che applicare una tassa pure. Inoltre, anche qui emergono degli incentivi per sviluppare tecnologie pulite. (Alcuni) altri strumenti Abbiamo poi gli altri strumenti aggiuntivi che magari non cadono propriamente nelle definizioni di prima, ma che sono comunque degli strumenti legali importanti che ci sono per mantenere la regolamentazione diretta. Ma esistono anche azioni che magari sono volontarie, come gli accordi volontari ambientali. Ci possono essere strumenti di certificazione, di informazione (come labelling, rating) che comunque possono avere delle ricadute positive sull’azione delle imprese e quindi possono essere perseguiti. La Corporate Social Responsability (CSR) ha avuto uno sviluppo molto forte negli ultimi anni, e viene visto dalle aziende come è un'occasione anche per migliorare il proprio Standing all'interno dei singoli mercati; anche la percezione anche da parte del pubblico è importante per un'azienda è molto importante, e quindi queste azioni possono aiutare a migliorare la percezione, specialmente in questi tempi, da parte delle aziende. Ci sono anche azioni di compensazione volontaria delle emissioni, dunque anche se non esiste uno standard propriamente fissato, ci può essere una compensazione volontaria. Altri strumenti: gli strumenti legali Abbiamo già anticipato come gli strumenti legali sono particolarmente importanti in questo campo, sia per la regolamentazione ambientale, sia per gli strumenti basati sul mercato che devono comunque essere supportati da tutto un impianto legislativo efficace che permetta anche di dare un controllo e garantire che le varie misure siano applicate. Quindi moniti o minacce anche in caso di non compliance, e conseguenti strumenti che si possono utilizzare come le multe o sanzioni. Esiste, quindi, anche un’importante opera di quantificazione (ne abbiamo parlato anche nella valutazione dei beni ambientali qual è il costo di un ripristino di un ambiente via dicendo), questo anche perché ci deve essere una comprensione chiara per essere in grado poi di sviluppare multe e sanzioni che permettono il controllo delle varie misure o dei vari strumenti di politica ambientale. Altri strumenti: gli accordi ambientali Un altro strumento è quello degli accordi ambientali. Possono esistere quindi delle contrattazioni e dei contratti tra le imprese inquinanti e il Governo, che quindi non sono un intervento generalizzato come può essere il fissare un'imposta o il pagare un sussidio generale, ma proprio un accordo tra la società stessa e il Governo. Questi accordi quindi sono anche abbastanza flessibili, si può trattare di magari accordarsi per fare delle attività di ripristino dell'ambiente che vadano in qualche modo a bilanciare le altre esternalità, oppure posso fare qualche attività più mirata magari anche in cambio di sussidi. Comunque, portano dei vantaggi alle aziende: possono pubblicità, un buon rapporto con l'autorità ambientali… naturalmente anche qui si applicano le dinamiche dei rapporti che possono tradursi in magari avere dei controlli meno stringenti, cioè se l'azienda pone un accordo può anche essere che poi riceva in cambio un controllo meno formale o meno stringente. Inoltre potrebbe essere anche una sorta di assicurazione verso il futuro, quindi avendo una buona reputazione di accordi raggiunti, ciò potrebbe portare il governo a non applicare misure più stringenti in futuro. Quindi, può anche convenire (specialmente alle aziende e i big player molto inquinanti) di cercare di anticipare poi quello che può essere l'intervento diretto. Altri strumenti:gli strumenti di informazione Anche se sembrano meno impattanti, hanno una grossa importanza. E’ proprio il tema della Public Disclosure delle informazioni ambientali. Una di queste è l'etichettatura, il labeling; quindi, avere un’etichettatura volontaria, un’etichettatura con dei criteri interni possibilmente soggetta a una revisione da parte di enti indipendenti che quindi non hanno un vantaggio da insider nel presentare i dati non realistici, oppure si può direttamente fornire dei dati di base o fare delle certificazioni obbligatorie. Non è propriamente uno standard perché non è obbligatorio avere quel livello, però avere una certificazione obbligatoria poi ci può portare verso quel campo,come nel caso di questi label sui livelli di consumo energetico. In questo una certificazione obbligatoria che è un'informazione che quindi ha delle ricadute anche commerciali sull'andamento delle vendite di certi prodotti o di certi processi. Ecco quindi come anche questi strumenti che ci possono sembrare più soft poi possono avere un impatto rilevante. Altri strumenti: Corporate Social Responsibility E’ la responsabilità sociale d'impresa, quindi una sorta di segnale del fatto che l'impresa è attenta alle tematiche di tipo ambientale, ma anche poi con ricadute sull'economia e sul Welfare. Quindi tutta una serie di iniziative più o meno direttamente all'emissione stessa, ma comunque sempre relative appunto a un impatto positivo sia sociale che ambientale che economico, che aiutano l'azienda ad essere percepita in maniera più green e positiva rispetto a queste tematiche. E’ un tema che ritorna spesso legato all'altro concetto di greenwashing, ossia se esistono delle iniziative molto pubblicizzate e molto diffuse, ma poi non sembra corrispondere a una vera e propria azione di impatto ambientale, allora in quel caso si può iniziare a parlare di greenwashing, ossia la tendenza a cercare di presentare l'azienda come green o come portante iniziative con impatti positivi sull'ambiente, ma che di fatto è più una questione di facciata o cosmetica. Altri strumenti: la compensazione volontaria delle emissioni Un ulteriore strumento che si va a intersecare parzialmente con le questioni sugli accordi ambientali, e quelle dei permessi dei mercati di emissioni. Si tratta di cercare di compensare anche volontariamente le proprie emissioni attraverso il finanziamento di progetti. Quindi, un caso molto diffuso è quello di aziende che, magari, non avendo direttamente la possibilità di ridurre le emissioni dato il proprio contesto e dato il proprio mercato, magari cercano di farlo volontariamente ad esempio investendo in progetti di riforestazione in altri paesi che, attraverso delle valutazioni anche di tipo ambientale, in qualche modo vadano a mitigare l'impatto ambientale in altri paesi. Sono quindi degli interventi di compensazione volontaria. Quale strumento nella pratica? Come scegliere poi qual è lo strumento che andrà utilizzato in pratica è una questione di valutazione, di studio, di ricerca da parte dell' economista ambientale e di tutte le figure professionali e scientifiche che vanno ad aiutare legislatore, e che praticamente devono tenere conto di tutti quelli che sono i criteri che abbiamo visto che possono aiutarci nella selezione e che non si basano solamente sui principi di efficienza economica di cui abbiamo discusso con i nostri grafici. Oltre all'efficacia rispetto al costo, esistono anche altri criteri quali i costi amministrativi, i costi informativi, l'accettabilità politica (quindi quanto è possibile effettivamente ottenere dal legislatore l'accettazione di una data Elasticità= nel caso di una curva di domanda, l’elasticità ci dice a quanto corrisponde la variazione percentuale della quantità rispetto alla variazione percentuale del prezzo, e quindi ci dice, dato un cambiamento di prezzo, l’elasticità della domanda (di quanto cambia), e quindi in che misura la quantità reagisce in base alla variazione del prezzo. Intendiamo, quindi, che una curva piatta sarà più elastica perché, a una piccola variazione di prezzo, corrisponde una variazione più che proporzionale di quantità. Viceversa, una curva più ripida è rigida perché, al cambiamento del livello di prezzo, corrisponde una variazione di quantità molto più contenuta se non meno che proporzionale. Anche la funzione di danno marginale potrà essere più o meno rigida in base alla sua pendenza. Dal punto di vista grafico, vediamo la relazione tra la pendenza della curva di danno marginale e quella di costo marginale in presenza di un informazione imperfetta. In questo caso parliamo di una sovrastima dei costi, e quindi proporremo lo strumento di politica ambientale sulla curva stimata. Pensiamo che i costi marginali di abbattimento, quindi, siano più alti del dovuto. Applicando una tassa sulla curva di costo sovrastimato, avremo un livello th ed una perdita evidenziata nel grafico. Anche nel caso dell’introduzione di uno standard/ permessi si avrà una perdita data dalla distorsione di prezzo portata appunto dall’introduzione dello strumento. Quindi, staremo assumendo un prezzo più alto che porti, tramite lo standard, ad avere il livello M*. Questa relazione ci dice, che in entrambi i casi, ci sono delle distorsioni perché si tratta di interventi che non permettono di far raggiungere il livello più efficiente di mercato. Tuttavia, proprio per il fatto di avere questa stima dei costi marginali che non è il livello MC vero e proprio, fa si che ci sia una differenza nella distorsione del prezzo, ma questa differenza è mediata dalla pendenza della curva di danno marginale. Quindi, avremo da un lato una distorsione maggiore per quanto riguarda la tassa, dall’altro una distorsione minore per quanto riguarda lo standard. Quando il costo è sottostimato abbiamo il caso speculare. Anche in questo caso, la curva di costo marginale è rigida. Avendo una sottostima, e quindi basando il livello di tassa ottimale sopra il livello di costo marginale sottostimato, di fatto otteniamo una perdita rovesciata specularmente, ma ancora una volta maggiore rispetto quella che abbiamo con la perdita data dallo standard, ossia dal fissare il livello di emissioni e avere poi una distorsione data dal fatto che il prezzo ottimo fissato è troppo basso. Quando invece la funzione di danno marginale è più elastica, ossia più piatta, vediamo dal grafico che la grandezza relativa delle due aree di triangolo, che sono le perdite rispettivamente date dalla perdita con tassa e dalla perdita con standard, si scambiano. Abbiamo quindi verificato che con una funzione di danno marginale più elastico, abbiamo una perdita con standard maggiore. Notiamo che questo cambiamento deriva dal fatto che, in una funzione di danno marginale più elastico, i cambiamenti di emissioni (dato dalla carenza di informazioni perfette di MC) mostrano una differenza amplificata proprio dalla pendenza della curva di danno marginale che avrà un’elasticità maggiore; quindi, cambiamenti più piccoli (da t* a th o cambiamenti di p nel caso di perdita con standard) creano delle variazioni percentuali maggiori di danno marginale. Quindi, un piccolo cambiamento di prezzo causa un grande cambiamento di emissioni, e dunque un grande cambiamento nel danno marginale, ed è per questo che abbiamo questo scambio tra i due triangoli. Nell'ultimo caso, abbiamo sempre una funzione di danno marginale elastico, ma questa volta con una sottostima dei costi. Anche in questo caso possiamo applicare o una tassa o uno standard, e quindi le due distorsioni simultanee avranno entità diverse a causa della pendenza della curva di danno marginale. Quindi, bisogna ricordare che con una funzione di danno marginale più elastica aumenta la perdita data dallo standard, o comunque dagli strumenti che lavorano sulla quantità. Con una funzione più rigida, abbiamo una perdita maggiore con strumenti basati sul prezzo. Non basta solamente specificare che la curva di danno marginale sia più o meno elastica, vogliamo sapere anche quali condizioni possiamo rispettare per essere poi sicuri di scegliere lo strumento giusto. Questo perché, a parte l’elasticità, e quindi la pendenza del danno marginale, non dipende solo da questo fattore la nostra scelta, ma dipende anche dai poi com’è la pendenza relativa, ossia com’è la pendenza del costo marginale rispetto a quella del danno marginale, questo perché, ad esempio, una pendenza più o meno alta del costo marginale può più che compensare l’inclinazione della curva di danno. Per questo, cerchiamo delle condizioni per cui sia possibile sempre scegliere lo strumento, a prescindere dalle combinazioni diverse di pendenza. La prima regola è che se l’inclinazione della curva di costo marginale è minore dell’inclinazione della curva di danno marginale, gli standard e i permessi sono preferibili alle tasse, in quanto la perdita di efficienza è minore. Viceversa, se l’inclinazione della curva di costo marginale è maggiore dell’inclinazione della curva di danno marginale, allora preferiamo le tasse rispetto a standard e permessi. Essenzialmente cerchiamo una condizione generale per dire che l’area della perdita (ossia i triangoli dei grafici precedenti) sarà più piccola nel primo caso la perdita data dal permesso, nel secondo caso quella data dalla tassa sarà maggiore, quindi sarà possibile determinare quale dei due strumenti è preferibile. Conclusione: in presenza di incertezza ci possono essere delle perdite date dal fatto che stiamo sottostimando o sovrastimando i costi marginale di abbattimento delle emissioni, e quindi applicare uno degli strumenti che abbiamo visto che servono a modificare gli incentivi da parte degli agenti economici, poi di fatto causano delle perdite di benessere date proprio dalla sottostima o sovrastima del costo marginale di abbattimento. La scelta tra strumenti basati sul prezzo o sulla quantità dipende dalla pendenza relativa di costo marginale e dalla funzione di danno marginale. Utilizzare uno strumento per raggiungere livello di emissione ottimale (che sarebbe dove MC=MD) in caso di sovrastima o sottostima crea dei danni, che possono essere quantificati a livello di grafico a livello di perdita, e poi scegliamo di fatto lo strumento che ci crea meno perdita. L’area relativa di questi due strumenti diversi dipende dalla pendenza relativa di MC e MD. Quindi usiamo proprietà note delle curve di cui invece abbiamo informazioni per cercare di compensare o avere la perdita minima possibile data da un’incertezza in uno dei componenti dell’analisi. Caso di studio applicato: European Emissions Trading System (EU ETS) L’EU ETS è un esempio di sistema di pagamento e di permessi di inquinamento. E’ uno strumento interessante, in quanto porta all’introduzione di un mercato artificiale di quote di inquinamento, o di permessi di inquinamento (o di emissioni più in generale), che permette agli agenti di scambiarsi tali quote mediante la creazione un mercato istituzionalizzato, garantito da attori internazionali e statali, e stabile nel tempo. Questo permette infatti di creare dei prezzi per i permessi di inquinamento, e ciò garantisce un allocazione di tali permessi verso il raggiungimento del livello di emissioni ottimale per la nostra economia senza dover ricorrere a modifiche degli incentivi, come imposte o tassazioni, o senza introdurre dei sussidi. Di fatto, è proprio lo scambio e il riflesso delle informazioni attraverso il prezzo che si viene a creare, che permette al mercato dei permessi di inquinamento di convergere verso il livello ottimale di emissioni. Questo avviene in quanto il livello ottimale va a determinare la quantità di permesso di inquinamento e quindi, gli agenti che sono più efficienti nella riduzione di emissioni, approfitteranno del mercato per vendere le proprie quote di inquinamento, lasciando inquinare di più gli agenti che sono meno in grado di ridurre le proprie emissioni (perché hanno delle tecnologie non così efficienti). In questo modo, un allocazione di emissioni tra i diversi partecipanti emettitori che, partecipando al sistema EU ETS, si scambiano quote (attraverso la creazione di un prezzo per le quote) e gli scambi, porterà a convergere verso il punto di maggiore efficienza rispetto al costo. Contesto: ​la produzione globale,ma anche a livello europeo, attuale è basata in maniera preponderante sull’uso dei combustibili fossili. Sono combustibili inquinanti ed esauribili, pertanto creano inquinamento tramite emissioni ed esternalità. Col fatto che siano esauribili, potremmo avere altri effetti distorsivi dovuti all'aumento del prezzo e via dicendo. Abbiamo quindi due ragioni principali per cui, a livello di Unione Europea, ci sia questo interesse verso la transizione energetica, ossia verso una ridotta dipendenza dai combustibili fossili che permetta: - da un lato, di ridurre le emissioni, e quindi il cambiamento climatico e tutte le conseguenze negative discusse parlando di esternalità; - dall’altro, di tenere conto che, nell’Unione Europea, tutte queste fonti fossili vengono importate, e questa importazione fa sì che il fabbisogno energetico europeo sia estremamente sensibile ai livelli e alla volatilità dei prezzi di queste fonti fossili. Essendo che, in prospettiva, queste fonti fossili sono esauribili, in termini strategici è estremamente importante per l’UE riuscire a perseguire l’obiettivo di transizione energetica. Necessitiamo quindi di una strategia europea contro il cambiamento climatico. La strategia europea contro il cambiamento climatico Il cambiamento climatico è un problema globale che trascende i confini dei singoli paesi e, per il quale, soluzioni cooperative sono sicuramente più stabili e robuste di quelle singole. Un obiettivo è infatti sicuramente quello di ridurre il fenomeno del​ free riding​, che è un esempio di un attore (che può essere uno Stato o una regione) che, approfittando delle politiche ambientali che rendono un paese meno competitivo (proprio perché vanno a ridurre le capacità industriali, o a rendere necessaria l’adozione di una tecnologia che magari è più costosa) crea uno svantaggio ad altri paesi. Pertanto, i vari paesi hanno un incentivo a deviare da queste soluzioni, proprio perché potremmo favorire un danno collettivo a scapito di un vantaggio individuali. Ecco perché è necessario incentivare la cooperazione globale nell’ambito di politiche volte a combattere il cambiamento climatico. Le applicazioni in termini di teoria dei giochi riguardo a questi accordi sono sempre molto diffuse, specialmente in quadri come l’accordo di Parigi in cui gli Stati negoziano molto serratamente. Siccome l’UE prevede un campo di cooperazione e integrazione tra i vari paesi, ciò sicuramente può portare a dei vantaggi in termini di azione cooperativa nel campo del cambiamento climatico, ed è per questo che si cerca di sviluppare una politica comune. 3. Meccanismo delle sanzioni previsto dall’art.16 della Direttiva 2003/87/CE, ​meccanismo che cercava di stabilire come dovesse funzionare il meccanismo di punizione o di sanzione di un operatore che emetteva più di quanto previsto dal suo numero di permessi. Quindi, se un operatore va a emettere più di quanto gli è permesso, va incontro a una sanzione che può essere monetaria ma può anche prevedere che si compensi questa emissione con una riduzione di emissioni nell’anno successivo. Questo meccanismo intertemporale lega le emissioni in esubero all’andamento dei prezzi nell’anno successivo, quindi succede che certe aziende potrebbero legare il proprio comportamento non tanto a ai permessi disponibili, ma all’andamento del prezzo. Nel caso in cui si formulasse che le previsioni del prezzo nell’anno successivo indichino una riduzione di prezzo, allora un agente può applicare una situazione di “azzardo morale”, ossia cerca di sviluppare un vantaggio individuale attraverso la presenza di asimmetrie informative. Il nostro agente inquinante decide di inquinare più oggi perché tanto quello che dovrà quello che ha inquinato oggi domani, ma per domani si aspetta un prezzo minore del permesso. Ecco, quindi, che il meccanismo delle sanzioni può andare a creare situazioni di distorsione e di moral hazard. Poi è difficile monitorare e stabilire le sanzioni. 4. Estrema volatilità del prezzo di mercato, ​il prezzo dei permessi inquinanti è ciò che effettivamente mantiene la stabilità e garantisce la convergenza del sistema verso il livello di emissioni necessario. Tuttavia, nel periodo gennaio-luglio 2005 abbiamo avuto una forte volatilità data dalla triplicazione del prezzo delle emissioni di Co2. In una sola settimana questo prezzo si è dimezzato, per poi avere una convergenza continua verso lo 0. Dal 2007 in poi c’è stata la crisi dei mutui subprime, e la crisi economica che ha ridotto la produzione e le emissioni. Dunque, il mercato europeo ha avuto un eccesso di offerta cronico (2 miliardi di quote oltre il necessario), che ha portato ad un crollo dei prezzi, un livello troppo basso per avere le riduzioni di emissioni necessarie. Quindi, la volatilità del prezzo è stato un problema a livello delle fondamenta del meccanismo EU ETS. Questo è ciò che succede all'andamento dei prezzi di emissione: dal 2008 abbiamo un brusco crollo, e quindi molti permessi rimangono invenduti. Man mano che si accumulano, il prezzo continua a cadere. Poi, entra in gioco la Market Stability Reserve, un meccanismo per compensare questi effetti, ossia le correzioni di cui parlavamo man mano che si susseguivano le varie fasi, e negli ultimi due anni abbiamo avuto quindi una nuova crescita del livello del prezzo. EU ETS: la riforma Diverse direttive, e interventi, sono stati necessari alla luce delle varie problematiche: - Direttiva 2009: sono state inserite delle riforme che hanno aumentato la portata del meccanismo, introducendo nuovi settori e nuove sostanze che caratterizzano i gas di emissioni - Febbraio 2014: Backloading, meccanismo per cercare di venire incontro al problema di offerta eccessiva di permessi in seguito alla crisi economica. E’ stato possibile farlo introducendo una scarsità artificiale, ossia hanno rinviato al 2019-2020 la messa all’asta, e dunque la creazione di nuove 900 milioni di permessi. E’ una misura di breve periodo - Gennaio 2019: una misura di lungo periodo può essere la Market Stability Reserve, che cerca di aumentare la resilienza del meccanismo verso gli shock, stabilendo regole predefinite per aggiustare automaticamente l’offerta di permessi messi all’asta. Automaticamente (un po’ come si creano riserve per sistema bancario). Questi meccanismi danno più stabilità al sistema dei permessi. Revisione per la fase IV (2021-2030) Nell’ultima fase, le revisioni sono basate su questi 3 pilastri: 1. Aumentare il ritmo della riduzione delle emissioni, accelerando la riduzione del CAP, anche perché la over offerta di emissioni può lasciare spazio a una riduzione più marcata 2. Introdurre regole più mirate contro il carbon leakage, ossia l’introduzione di restrizioni e permessi in un dato settore, porta dei settori contigui ad aumentare le loro emissioni per sfruttare il vantaggio competitivo. Si può fare, ad esempio, esentandoli dal meccanismo di asta e allocando permessi gratuitamente. In questo modo si riduce il fenomeno di carbon leakage anche mappando meglio i singoli settori, e dunque specificando il grado di esposizione 3. Agire attraverso il finanziamento di innovazioni low-carbon, finanziando start-up, modernizzazione ecc. andando a dare supporti. Ricercare tecnologie come il carbon capture storage, e dare permessi gratuiti ai paesi a basso reddito, limitando le ineguaglianze che possono andare a svilupparsi tra i vari paesi. E’ importante applicare il meccanismo anche a prescindere dalle differenze nazionali. L’esempio del meccanismo EU ETS è interessante perché è il mercato più grande al mondo, e quindi è sicuramente un esempio che, se di successo, potrà essere adottato da altri paesi. Sostenibilità e imprese Dalla corporate social responsibility alla business resilience Andiamo ad analizzare un tema di attualità, ossia ​il rapporto che esiste tra la sostenibilità e l'attività di impresa sotto il punto di vista della rappresentazione dell'evoluzione del concetto di sostenibilità dell'impresa, ovvero il passaggio da quello che noi chiamavamo corporate social responsibility a quella che oggi chiamiamo business resilience​. La sintesi di quello che andremo a vedere e discutere è sostanzialmente questa, ovvero ​da una sostenibilità intesa come un addendum dell'attività di impresa, un'attività legata più alla charity, alla comunicazione e alla reputazione, fin verso alla situazione contemporanea che vede la sostenibilità come leva strategica per il modello di business, ovvero per il tipo di attività e il modo con cui l'azienda svolge una determinata attività. L'outline della lezione si divide sostanzialmente in tre blocchi: 1. Nel primo blocco ci chiediamo ​perché sia così importante la sostenibilità​, e cercheremo di fare un percorso temporale cronologico​ lungo il quale illustriamo il percorso della sostenibilità legata all'attività di impresa, e cercheremo di capire quali lezioni abbiamo colto in questi anni. 2. Nella seconda parte ci occuperemo di​ quale sia la condizione dell'operare contemporaneo in materia di sostenibilità​.. Cercheremo, dunque, di mettere a fuoco qual è ​l'approccio contemporaneo alla sostenibilità, e quindi come la possiamo inquadrare dentro il disegno dell'attività di impresa 3. Nella terza parte proveremo con una sorta di dislocazione temporale immaginare cosa potrebbe essere concretamente l'evoluzione futura di questo tema, fino al porci una domanda che ci impegna a riflettere sul fatto che la sostenibilità sia una commodity (quindi una cosa da dare per scontata come leva) oppure sia effettivamente un modo per fare una nuova attività d’impresa. In questa prima parte​ ci chiediamo com'è cresciuta nel tempo questa attenzione per le tematiche di sostenibilità e che cosa abbiamo imparato in questo percorso​. Una breve nota metodologica = le citazioni servono dal punto di vista narrativo per mettere in luce come alcune affermazioni, frutto del pensiero di autori, che possono aiutarci a ricostruire un discorso. Attraverso citazioni letterali e referenze bibliografiche, costruiremo un intero discorso. Questa è una citazione molto nota di un premio Nobel per l'economia, Milton ​Friedman​, esponente dei liberalisti di Chicago, il quale ​negli ​anni ‘70 identificava come ​la sola responsabilità sociale del fare business​ quello di utilizzare le risorse in modo efficiente e sviluppare attività che fossero in grado di accrescere i profitti, ovviamente all'interno di comportamenti legali e legittimi.​ Questa era vista come l'unica vera responsabilità dell'impresa, quindi​ fare profitti in modo lecito​. Possiamo dire che questa lettura del modo di fare impresa valga compiutamente e modo sufficiente ancora oggi. Oggi ci troviamo a trattare il tema della missione (purpose) aziendale con un’altra angolazione​: il primo autore citato ci dice che oggi​ ci sono delle condizioni effettive per poter giungere ad una risposta comunque in grado di generare profitti, tenendo insieme anche obiettivi e questioni rilevanti per la società e per l’ambiente. Quelli citati sotto, invece, non sono autori accademici ma sono importanti gestori di masse monetarie, sono tra i principali gestori a livello planetario, che ci sottolineano il fatto che la condizione ordinaria del fare impresa oggi ormai ha superato quella lettura tradizionale, che potremmo dire in questo momento ormai obsoleta, che esista un trade-off tra generare profitti e generare benefici per la società.​ Quindi, è un cambiamento radicale quello cui assistiamo, un cambiamento nel quale stessa modalità di fare impresa viene messa in discussione rispetto all'ipotesi tradizionale da cui eravamo partiti con l'importante rilievo di Milton Friedman, ovvero di un premio Nobel per l'economia. Oggi vediamo che il pensiero accademico, ma anche il pensiero dei practitioner (cioè di coloro i quali oggi concretamente investono le masse monetarie nelle imprese e che quindi sono estremamente attenti ai ritorni della loro azione)​ non sono più disponibili a ritenere che tra il profitto dell'impresa e i benefici ambientali e sociali di attività d’impresa ci sia una contrasto, se non addirittura vi sia un'opportunità nel risolvere problemi sociali ed ambientali attraverso un'attività di impresa che faccia anche profitti. Una citazione del pensiero di ​Bill Gates​ espresso nel ​2010​, quindi prima ancora che le tematiche ambientali e di sostenibilità raggiungessero la ampia notorietà che hanno acquisito negli ultimi anni, dice che​ in un’epoca come questa, in cui c'è una straordinaria crescita della popolazione e si assiste a fenomeni rilevanti come il climate change, anche l'attività di impresa deve necessariamente pensare a delle soluzioni che siano in grado di tenere insieme, nello stesso tempo, innovazione tecnologica e promozione della sostenibilità, perché entrambi sono in grado di accrescere la produttività, e non c'è nessuna buona ragione per pensare di averne soltanto una delle due​. consapevoli del fatto che​ la mancanza di una dimensione di responsabilità verso le comunità, verso l'ambiente e verso i lavoratori avrebbe inevitabilmente finito col deprimere anche il rapporto tra le imprese e i consumatori​. Quanto ci sia di sostanziale e quanto ci sia di comunicazione si può intendere nelle prime fasi. Il tema era sostanzialmente legato a una​ riqualificazione dell'immagine dell'impresa; ​questo è successo ancora per tanti anni e succede in parte ancora oggi, nel senso che la mancata attenzione ai temi ambientali e sociali è fonte di riduzione della qualità e della percezione delle imprese verso i propri consumatori e fornitori, addirittura gli stessi dipendenti​. La reputazione continua a essere uno dei driver fondamentali per l'attenzione alle questioni di sostenibilità. Ciò non toglie la reputazione è uno dei driver, e non è più l'unico driver così come avveniva in passato. ​Questo ci porterà anche a riflettere sul fatto che, se sono più driver e non uno solo, il modo in cui viene integrata la dimensione della sostenibilità sarà ragionevolmente diverso. Social modernisation Il secondo tema fondamentale è l​’evoluzione sociale e ​la ​modernizzazione della società.​ Ogni epoca storica porta a una modificazione dei comportamenti, degli stili di vita, degli atteggiamenti, del sistema dei bisogni e del sistema delle preferenze. Col passare delle generazioni, le tematiche della sostenibilità diventano sempre più pregnanti nell'attività di impresa; cambiano addirittura i bisogni delle comunità, ​ad esempio oggi l'attenzione alla qualità anche ambientale dei cibi, non solo alla qualità legata al consumo.​ ​Basti pensare anche agli acquisti che si fanno oggi sul mercato dell'energia, la maggiore è all'acquisto di energia rinnovabile, energia verde. ​L'attenzione anche per la ​dimensione etica ​delle pratiche dell'azienda i cui prodotti e servizi sono sul mercato. Basti pensare anche al fatto che oggi può essere per un giovane che lavora con un'impresa molto importante sapere che quell'impresa ha un sistema di valori che riconosce come rilevanti le tematiche della sostenibilità e del comportamento etico verso i lavoratori e verso i loro diritti. Ma ancora l'attenzione verso le diversità, diversità di ogni natura. Quindi è modificato il contesto economico sociale nel quale si sviluppano le attività d'impresa. Cambiano i consumatori, cambiano i lavoratori, cambiano i fornitori, cambiano le istituzioni, cambiano gli stili di vita, cambiano le preferenze, cambiano le abitudini di consumo. Quindi, tutto questo porta in direzioni diverse. In questi anni ha portato nella direzione di una particolare attenzione alla sostenibilità.​ Perché si fa attenzione alla sostenibilità? Certamente per una ragione di reputazione, ma ragionevolmente oggi anche per far sì che i prodotti servizi di impresa si adattino a una nuova domanda sociale. Se l'impresa non è in grado di adattarsi a questa evoluzione della domanda sociale, perde il suo posizionamento sul mercato, mentre se si adatta rapidamente può conquistare nuove posizioni di mercato. E’ questo il frame della modernizzazione sociale, cioè una modificazione in senso generale degli stili, delle abitudini e dei comportamenti che fa sì che, se non è integrata la sostenibilità nelle attività e nei prodotti dell'impresa, l'impresa corre un serio rischio di mercato,​ ovvero di non riuscire a vendere i prodotti e servizi o non trovare le persone che sono disponibili a lavorare con lei per produrre quei beni e quei servizi. The aftermath of the financial crisis Poi c'è un altro fatto rilevante che può apparire anche un po' distante rispetto al tema sostenibilità, ed è il fatto che abbiamo subito tra gli anni 2007-2008.​ Una gravissima crisi economica che partì negli Stati Uniti del 2007 con la crisi dei mutui sub-prime​, cioè il sistema dei prestiti ipotecari per l'acquisto delle case, quindi dei mutui, andò drammaticamente in crisi negli Stati Uniti a seguito della bolla speculativa che si era originata. Questo portò a catena crisi degli istituti che erogano finanziamenti, crisi del sistema bancario fino ai detentori delle obbligazioni che contenevano questo tipo di crediti e garanzie. ​Questa gravissima crisi finanziaria, che fu anche a un certo punto una crisi di fiducia rispetto alla capacità del sistema di reggere, e quindi fu amplificata anche da questi fattori psicologici, si trasferì e divenne poi crisi economica, perché la riduzione della generazione di ricchezza porta con sé una riduzione di consumi,​ riduzione della spesa pubblica e, avvitandosi su se stessa, la crisi finanziaria divenne economica molto molto rilevante. Come questo incide sulla sostenibilità lo vediamo per gradi. Nella citazione di Alan ​Greenspan​, che era il former president della Federal Reserve (Banca Centrale Americana) nel 2008, ​questo riuscì a shockarsi del fatto che coloro i quali fornivano prestiti non fossero stati in grado di valutare (proprio per l'interesse che avevano nel proteggere il proprio capitale) adeguatamente i soggetti a cui affidavano prestiti. Quindi, tipica modalità di ragionamento per la quale l'auto interesse è ciò che garantisce la tenuta del sistema. In realtà, come è risultato più che evidente, questa non è una garanzia sufficiente. Che quel mondo fosse finito e che si aprisse una nuova epoca nell'ambito di sistemi economici contemporanei lo molto bene Mario ​Draghi​ in questa citazione ​2017​.​ La crisi di quegli anni ha portato una sorta di distruzione creativa​ dove dei paradigmi di funzionamento di sistemi economici che erano ormai stabili e accettati, si sono dovuti rivedere criticamente, perché pratiche instabili e poco funzionanti sono state schiantate dalla crisi e sostituite da altre più più solide, e soprattutto la ricerca ha dovuto orientarsi nella direzione di tenere in conto aspetti che le nostre società contemporanee per lungo tempo hanno teso a non prendere in considerazione. ​Sostanzialmente è evidente che il sistema economico basato su quel sistema di auto interesse, che un po' ci ricorda la citazione di Milton per la quale l'impresa fa la sua funzione sociale nel momento in cui fa profitti, non rappresenta ora compiutamente un sistema che è in grado di progredire e di mantenere la capacità di generare ricchezza nel tempo. Ne deriva una​ critica all'eccessivo ​short termism dei mercati.​ Short termism vuol dire che noi ci siamo abituati fino alla crisi finanziaria a guardare i risultati economici di breve termine, tutti ossessionati dal fatto che le imprese devono ogni tre mesi produrre dei conti che ci dicono che queste imprese stanno crescendo. Per cercare di raggiungere questo obiettivo, si tende a ​non guardare la capacità di generare ricchezza stabile nel tempo​. Questa è la novità di atteggiamento che ha portato la crisi economica finanziaria.​ Fino a quegli anni siamo cresciuti dentro a una bolla nella quale i risultati di un trimestre successivo dovevano essere sempre migliori del trimestre precedente, però in questo modo non si è prestata attenzione alla ​capacità di mantenere una stabile generazione di ricchezza nel tempo. ​Questo è ​l'atteggiamento nuovo con il quale noi affrontiamo l'attività di impresa, il funzionamento delle economie, dopo la crisi.​ Questo ha un effetto molto rilevante sui temi economici e sociali, perché i temi economici e sociali diciamo possono essere dimenticati per tre mesi, per sei mesi, per un anno, per due anni, ma prima o poi si riaffacciano e sono in grado di mettere in crisi il funzionamento dell'impresa e il funzionamento dei sistemi economici.​ E’ rilevante, oltre i risultati del periodo, una effettiva capacità dell'impresa di dimostrare di essere in grado di mantenere questa generazione lungo termine, e il termine sostenibilità è perfettamente coerente con questo nuovo disegno, perché oltre agli aspetti economico-finanziari che sono quelli che ci danno i risultati appunto economici del momento, ​prendere in considerazione anche variabili economiche ambientali che hanno riflessi di lungo termine, vuol dire garantire questa stabilità.​ Si immagini l'impresa di fronte a un bivio: oggi l'impresa fa prodotti petroliferi, oggi l'impresa è in grado di garantire un'adeguata remunerazione del capitale (quindi gli azionisti sono contenti), quanto potrà durare questa situazione? E’ chiaro che se oggi l'impresa comincia a dismettere impianti fondati su fonti fossili e a comprare o a sviluppare impianti basati su fonti rinnovabili, nel conto economico avrà dei costi superiori. Quindi, il risultato di breve sarà necessariamente compresso; però, sta creando le condizioni per garantirsi la tenuta di lungo termine. In un altro esempio, l'impresa oggi ha delle politiche salariali particolarmente aggressive, e di conseguenza un conto economico florido. Il risultato è che ragionevolmente le persone che lavorano presso quell’impresa decideranno nel tempo di spostarsi da questa impresa a un'altra impresa, che magari da condizioni di miglior favore, o magari riconoscere la loro diversabilità, o magari riconosce una migliore contemperazione del tempo di vita e del tempo di lavoro. È probabile che la seconda impresa, nel tempo, acquisisca un capitale sociale umano più stabile, e non è impossibile anche migliore, anche più motivato e più capace di aiutare le imprese a crescer​e. Nel primo caso abbiamo fatto una politica che guarda il breve termine, e che sicuramente ha un effetto sul conto economico, nell'altro abbiamo fatto una politica di più lungo termine che ha un diverso effetto sul conto economico, ma ci consente di sopravvivere a lungo. ​Questo è uno dei portati essenziali del dopo crisi 2007-2008, che non è stato messo in discussione dalla crisi covid, anzi la crisi covid forse ha addirittura accelerato questo atteggiamento verso un'ottica di lungo termine nell'attività di impresa.​ A questo punto, è possibile capire che noi avevamo la sostenibilità che era un'appendice reputazionale, che è diventato un modo per guardare nuovi mercati e nuovi consumatori, nuovi prodotti, e adesso la vediamo come un modo per tenere assieme i risultati economici con la tenuta del lungo termine degli stessi, prendendo in considerazione anche variabili non immediatamente economiche. Nel contesto appena descritto è evidente che assume una ​particolare rilevanza l'attenzione verso i rischi sistemici che, se non adeguatamente individuati/governati/ridotti, possono intervenire ed essere causa di cambiamenti radicali e drammatici.​ In questo senso, ​la crisi finanziaria ha portato quindi grande attenzione sul mappatura completa dei rischi che possono essere all'interno del sistema economico-finanziario, ma non adeguatamente considerati. ​Per citarne uno (che in passato non era particolarmente considerato, e che negli ultimi anni invece è all'onore delle cronache) che è il ​rischio climatico​. Questo può valere per le assicurazioni, che se basano i loro modelli previsionali sul percorso storico, non sono in grado di intercettare i rischi coi quali dovranno confrontarsi negli anni a venire; questo evidentemente vale per i rischi fisici, ma vale anche per i rischi che noi chiamiamo di transizione. Fino a che il cambiamento climatico non era considerato un rischio rilevante,​ l'investimento ad esempio nei combustibili fossili​ non incorporava il rischio che oggi noi consideriamo invece essere particolarmente rilevante per quella fonte, perché ragionevolmente le politiche porteranno a eliminare quel tipo di fonte. Quindi, capite che la crisi ci Questa è una piccola sintesi in cui proviamo a definire quali sono i tanti contenitori dell'azienda che risultano rilevanti per i temi della sostenibilità. Il primo tema fondamentale è la ​generazione stabile di valore nel tempo​, quindi necessità di avere una strategia di lungo termine. Ovviamente la strategia di lungo termine poi dà luogo al business plan, che è il piano industriale e il processo di budget con il quale le aziende vengono gestite. Altra cosa molto importante è quella che noi chiamiamo ​accountability​, cioè la capacità di dimostrare che questa strategia, che contempera fattori finanziari e fattori non finanziari, è misurabile e può avere una disclosure verso l’esterno attraverso l'attività di reporting. Questo significa che come vanno gli economics le aziende lo rappresentano da sempre, e lo rappresentano attraverso il bilancio che si compone di un conto economico (quindi rapporto costi ricavi) e di uno stato patrimoniale (quindi valore degli asset), e in più le aziende presentano anche dei dati sui flussi di cassa, cioè sulla capacità di generare cassa che poi viene utilizzata per le attività di impresa. Questo è ciò che si guarda nelle imprese per vedere i dati economici, poi bisogna aggiungerci anche dei dati non economici. Ad esempio, possiamo aggiungere la qualità del governo societario, cioè qual è la struttura attraverso la quale l'azienda produce decisioni e poi le esegue. Possiamo mettere dati di natura sociale, ad esempio come vengono trattati dal punto di vista della remunerazione e del Welfare i dipendenti; qual è la struttura organizzativa e qual è la natura del capitale umano: il grado d'istruzione, l'attività di formazione, la prevenzione degli incidenti che riguarda il capitale sociale dell'impresa. Ovviamente possiamo parlare anche del capitale ambientale, quindi le emissioni, l'uso di plastica, il riciclo, l'impatto sul ciclo idrico. Rispetto al passato, queste informazioni che chiamiamo non finanziarie (quindi sociali, ambientali e di governo) vengono fornite al mercato e l'impresa non soltanto si dà degli obiettivi di profitto di remunerazione del capitale, ma si da anche degli obiettivi di natura sociale, di governo societario e ambientale, perché è in questo modo che configura la sua capacità di generare reddito stabile nel tempo. Tutta questa strategia di lungo termine poi avrà il suo piano di attuazione annuale, triennale, e avrà degli indicatori che la misurano (quindi accountability) che verranno resi evidenti attraverso l'esterno (cioè verrà data disclosure) attraverso strumenti di reporting. Quindi, vedete che cambia anche il sistema informativo dell'azienda verso l'esterno, questo è importante sia sul lato debito, ovvero quando devo andare a chiedere un prestito, in quanto poter dimostrare che ho dei buoni economics e una buona capacità di eseguire una strategia non finanziaria incide sulla misura del costo del debito, così come incide sulla appetibilità dell'azienda sul lato dell'equity, perché chi compra titoli dell'azienda o quote dell'azienda ha evidenza del fatto che è in grado di essere una stabile generatrice di valore. Questa cosa è importante anche per tutto il lato del procurement, cioè della supply chain, perché se un azienda adotta questo modo di impostare la propria strategia, dovrà necessariamente chiederlo ai propri fornitori, e a sua volta potrà fornire soggetti che siano essi soggetti finali, consumatori, siano essi soggetti intermedi che trasformano i beni e i servizi dell'azienda. Questa azienda integrerà una catena di fornitura orientata alla sostenibilità. Ci possono essere anche le risorse umane, non va sottovalutato questo fattore. Le persone, oltre alla remunerazione che l'azienda per la quale andrà a lavorare, vanno a guardare con particolare attenzione la prospettiva dell'azienda ed il sistema di valori. Essere inseriti in un'azienda che guarda la contemporaneità con un occhio di particolare attenzione e che garantisce condizioni particolari non solo economiche, ma anche etico-morali che si identificano nel sistema di valori individuali, è molto importante. Vediamo ora come si possa inquadrare questa dimensione della sostenibilità nella sfera delle imprese. Oggi la sostenibilità è mainstream: oggi tutte le grandi imprese sicuramente sul mercato europeo, e in buona misura anche sul mercato americano che denota dei ritardi da questo punto di vista, tutte le società, oltre al bilancio economico e finanziario, pubblicano i dati non finanziari che riguardano la sfera del governo societario, dell'ambiente e del sociale attraverso i quali rappresentano la loro attenzione a variabili che possono avere un effetto economico nel medio-lungo termine. Questa pubblicazione dell'OCSE che ci dice che la CSR, cioè ​la Corporate social responsibility ​(la responsible business conduct)​ è morta. Che cosa capiterà dopo?​ La CSR era spesso associata alla filantropia e al volontariato nell'ambito della sfera sociale, piuttosto che a una capacità di mantenere lo sviluppo sostenibile nel lungo termine. Quel tipo di approccio alla sostenibilità è definitivamente morto, un approccio che nacque con il tentativo di ripristinare le condizioni di reputazione per le multinazionali in un mercato globalizzato e con una competizione da parte dei sistemi regolatori verso il basso per attirare capitali e investimenti. Da quella CSR oggi siamo a quelli che noi chiamiamo ESG, ovvero quell'insieme di informazioni non finanziarie che riguardano la sfera del governo societario dell'ambiente e sociali, con i quali le imprese si si confrontano oggi, e che vanno dal climate change, alla diversity, alla capacità di effettivo governo da parte dei board. Hanno un quantificabile impatto finanziario, e lo dice Larry Fink, CEO di Blackrock, cioè della più grande casa di investimenti che vi sia a livello Planetario. Quindi, noi vediamo che London stock Exchange, cioè la borsa di Londra, esce con pubblicazioni che guidano le imprese a rappresentare i loro dati non finanziari, perché ritenuti delle proxy della capacità di mantenere la generazione di valore stabile nel tempo. Attraverso questi dati e la rivelazione della full picture, oggi noi comprendiamo meglio la solidità delle imprese, ossia la​ business resilience. Questi dati portano a un tema di fondo, ovvero al fatto che la disclosure, la accountability, e la disponibilità pubblica di queste informazioni è un elemento ormai ritenuto indispensabile per le imprese, e di conseguenza le imprese devono avere una strategia, devono avere una metrica, devono misurare e devono comunicare al mercato che cosa fanno al di là della parte economico-finanziaria che si riflette sui conti dell’anno. Sustainable Development Goals Le Nazioni Unite hanno prodotto una agenda dello sviluppo sostenibile al 2030 che si compone di una serie di goals, sono 17 e riguardano diverse sfere. All'interno di questi 17 goals ci sono una serie di obiettivi, circa 170 possibili obiettivi. Ovviamente, non tutti questi sono materiali, cioè rilevanti per le singole imprese, però possono essere un frame ,una guida e una checklist sulla quale verificare la rilevanza di tematiche che vanno al di là della sola gestione economico-finanziaria. In una presentazione del proprio piano strategico ai mercati per garantire l’apprezzamento del titolo, Enel pone anche dei temi che sono non strettamente connaturate al Business, o meglio che sono connaturati al Business, ma che hanno anche un effetto economico- sociale o di governo. Sono indicati anche graficamente gli SDG’s rilevanti, sono citate le azioni che l'impresa svolge e quali sono anche i target, cioè gli obiettivi che intende raggiungere, esattamente come si fa col piano industriale. Nel piano industriale si dice che un'economics tipo l'EBITDA, cioè il primo margine (quello che si ottiene togliendo dai ricavi i costi) si immagina che nel 200X, 200X+1, 200X+2 raggiunga certi valori. Questa è una dichiarazione di piano industriale che gli analisti prenderanno in considerazione come più o meno interessante, e quindi apprezzeranno il titolo e poi andranno a verificare nel tempo se effettivamente ciò si verifica. La stessa cosa si può fare per azioni che hanno effetti anche sugli SDG’s, e quindi cercare di rappresentare il commitment dell'azienda verso la sostenibilità. Ormai tutto ciò è connaturato nel modo di ragionare delle imprese, sia italiane che straniere. 1:08:36 Qua abbiamo una riflessione di Porter e Kramer, che sono due autori molto noti nel management che ci dicono che bisognerebbe passare ​dalla Corporate Social responsibility al Corporate shared Value​, cioè a modificare proprio la struttura logica del purpose aziendale al fine di indirizzare l'attività di impresa verso la generazione di un valore diverso. Questa slide e le successive mostrano anche una sorta di deriva a riguardo di questo tema. L’importante è sottolineare come le imprese debbano, oltre ai dati economico-finanziari, dare una strutturata informazione sulle variabili ESG, perché se danno informazioni su quelle variabili, vuol dire che hanno una politica su quelle variabile, e noi le possiamo misurare per la capacità di tenere in conto di fattori ESG che sono effettivamente materiali per quelli impresa al di là del modo con cui poi dopo la vendono in termini di comunicazione. Oggi gli analisti guardano con attenzione una serie di parametri economico finanziari e una serie di non finanziari. C'è molto discutere (lo faremo quando parleremo anche del cambiamento climatico) sul modo in cui questi parametri finanziari vengono misurati, ovvero quali sono gli indicatori, come questi vengono aggregati, come vengono pesati tra di loro. Il risultato economico finanziario è chiaro perché criteri di misura sono ormai consolidati da tempo, i criteri ESG sono più difficili da misurare e possono dar luogo anche a risultati molto diversi a seconda dell'agenzia che dà il giudizio. C’è l’idea di portare in evidenza non soltanto i rapporti economico-finanziari e quelli non finanziari in maniera separata, ma di integrali attraverso una struttura di capitali… The Phase Model C’è, secondo questo modello, una prima wave (che a questo punto abbiamo superato) il cui la CSR è contraria all'attività di impresa, perché ad esempio fa spendere delle risorse che dovrebbero essere destinate solo all'attività di produzione. La seconda è quella dell'ignoranza, secondo cui non è rilevante per il business (mentre come ben capito in realtà ha un rilievo forse non nell'immediato ma nel medio-lungo termine). La seconda ondata è quella che si compone di una prima parte, in cui si vede la rischiosità di non aderire a degli standard minimi, e quindi c'è un tema di compliance, ossia faccio quello che devo fare per evitare di correre un rischio che poi ha effetti sull'attività d'impresa. Un passaggio successivo è quello di considerare in termini di costi, ovvero l'obiettivo di un attenzione alla sostenibilità è quello di usare le risorse in modo efficiente, quindi ridurre eventuali costi quali spreco idrico, spreco di elettricità, spreco di materia, di tempo e di risorse, e quindi accresce la produttività dei fattori. Noi oggi siamo nella Third Wave, cioè siamo nella prima fase in cui c'è una proattività che è quella di pensare che, attraverso la leva della sostenibilità o dei parametri non finanziari ESG, noi possiamo introdurre un vantaggio competitivo per l'azienda Non siamo ancora propriamente nella fase della trasformazione, e forse nemmeno ci arriveremo a tale fase, in cui la sostenibilità è la ragione stessa del funzionamento dell'impresa, e quindi diventa rilevante comprendere qual è il ruolo della Corporation nella società. Possiamo permettercelo? In riferimento al caso Volkswagen che ebbe una crisi drammatica a seguito dello scandalo del dieselgate, quando si diceva che avevano artefatto i risultati delle prove di omologazione per cui queste macchine inquinavano più di quello che c'era scritto sul libretto di omologazione. Quando venne fuori questo comportamento illegale, la società ebbe problemi non soltanto di responsabilità di natura penale e civile, ma è anche un drammatico crollo reputazionale e crollo di vendita. Poi, nell’arco di 2 anni Volkswagen ha realizzato i maggiori profitti, in quanto lo scandalo è stato l'occasione di positivi cambiamenti. Cerchiamo ora di fare insieme qualche riflessione prospettica, in particolare cerchiamo di capire se, in una prospettiva futura, la sostenibilità debba essere intesa più come una commodity, cioè qualcosa di implicito e endogeno nel business (e quindi tutto sommato non ha una particolare rilevanza), oppure se debba essere intesa come un asset strategico attorno al quale costruire il modello di business dell'azienda. Nell'immediato, introdurre la sostenibilità nel business è un fattore che consente di rafforzare, di consolidare o di ricostruire la reputazione, ossia è una cosa che non si può non tenere in conto oggi. Nel medio termine, l'attenzione alla sostenibilità può consentire di innovare i prodotti e servizi che l'azienda offre e accrescere la competitività; in particolare, immaginiamo ad esempio che nel settore dell'energia passare da una generazione a fonte fossile a una generazione a fonte rinnovabile vuol dire andare sui mercati che magari sono disponibili a pagare di più oggi su categorie di clienti che fanno una scelta radicale al di là del prezzo in favore delle energie rinnovabili (pensiamo soprattutto ai consumatori più giovani), e in qualche modo a mantenere il valore degli asset di produzione nel lungo termine che non sono destinati a deprezzarsi in ragione del fatto che, ad esempio, quel tipo di energia non è più di interesse per il mercato. Quindi, innovare i prodotti e mantenere la competitività dell'impresa. Nel lungo termine, contemperare la sostenibilità, o meglio l'insieme dei fattori non finanziarie ESG dentro al modello di business, vuol dire garantire al business di conservare la sua capacità di generare ricchezza nel medio e nel lungo termine. La parola resilienza viene dalla biologia, ed è di fatto la capacità che hanno gli individui che sono fino a qua sopravvissuti di mantenersi in funzionamento anche di fronte a un ambiente che cambia in modo non prevedibile. E’ la capacità di adattarsi al cambiamento. Questo è quello che devono fare anche le imprese oggi, detto questo cambiamento, ci sono numerose variabili sociali, ambientali e di governo societario. Le compagnie che pensano di lavorare oggi solo attraverso le modalità tradizionali, ossia quelle di essere più efficienti e quindi generare più profitto nel breve termine all'interno di un sistema a che è supposto permanere stabile che ignorino i cambiamenti dell'ambiente sia ambientali in senso stretto, sia tecnologici ed economici, sono destinate a diventare vittima del cambiamento stesso. Dunque, la resilienza è l'abilità dell'organizzazione di riconoscere e rispondere rapidamente, e reinventarsi tutte le volte che l'ambiente di riferimento e i rischi si modifica. Inoltre, la residenza è quella che dà alla compagnie e ai business la capacità di far crescere quelle opportunità, che magari per altre sono ancora nascoste, e di mitigare i rischi che il cambiamento può generare. Le aziende che sono in grado di far crescere le opportunità e di mitigare i rischi in una prospettiva di lungo termine, vedendo o amplificando la vista di ciò che per gli altri al momento è ancora poco o per nulla rilevante, sono resilienti. Il cambiamento climatico è paradigma di tutto ciò: fino a pochi anni fa veniva ritenuto come un tema secondario o meramente ambientale, per non dire di responsabilità sociale. Qua vediamo un'altra le numerosissime indagini che cercano di dimostrare come l’attenzione al lungo dia rendimenti migliori dell'attenzione a breve termine. Il lavoro di McKinsey, che è la più importante società di consulenza strategica a livello internazionale, mostra diverse ipotesi di come si differenzia un'azienda che è più attenta a lungo termine di una che sia più attenta al breve termine. Ad esempio, l'allocazione degli investimenti può essere un criterio, così come la qualità dei guadagni che può essere più sull’accrescere il valore dello stock che non sul cash flow... e esistono dei criteri in base ai quali noi possiamo classificare un'azienda come più o meno attenta al lungo termine, e conseguentemente avere degli strumenti di misura. Posto che queste misure sono comunque misure che hanno dei gradi di arbitrarietà, i campioni che si estendono fino al 2014 dimostrano che la profittabilità e il valore di mercato tendenzialmente è superiore per le aziende che hanno più attenzione nel lungo termine. Delle volte noi immaginiamo che il trend ci sia e che però abbia tempi di accadimento diversi da quelli che poi concretamente si realizzano. Concretamente si realizzano più rapidamente quando ci sono dei salti generazionali. Noi da anni ormai assistiamo alla crescita di un consumo più responsabile dal punto di vista ambientale e di sostenibilità, però quello a cui non avevamo assistito in passato è l'esplosione assoluta degli investimenti che hanno un link con delle buone performance di sostenibilità, delle buone performance ESG. Da cosa è data questa accelerazione? L'accelerazione è data dal fatto che, soprattutto se noi prendiamo le fasce di età che arrivano fino ai 30-35 anni, i numeri di questa indagine ci dicono che se noi chiediamo a una popolazione che va dai 18 ai 35 anni se le imprese debbano o meno essere coinvolte nella loro attività di business anche a risolvere, o comunque prendere in considerazione, problemi sociali, se usiamo un affermazione negazione, cioè non deve essere coinvolta (come ci diceva Freeman negli anni 70) vedete che la maggior parte dei votanti ci dicono che non sono d'accordo, quindi ritengono che debbano essere coinvolte. Quindi, è residuale la quota di soggetti che la pensa ancora come capitava negli anni ‘70, quindi noi dobbiamo farci carico di questo perché esiste un contesto nel quale questa è la posizione dominante o che tenderà a dominare. Ma non è solo un tema di riduzione dei rischi associati a una posizione anti-storica, ci sono anche delle oggettive opportunità. Anche qua noi vediamo che, col passare del tempo, è crescente la quota di persone che sono disponibili a pagare di più un determinato prodotto se l'impresa che lo produce, o se il prodotto o il servizio in questione, è veramente orientato ad avere un impatto sociale positivo. Quindi, c'è la possibilità di fare un extra guadagno nel momento in cui magari si assume anche una quota di extra costi per ottenere un determinato risultato che non è soltanto il profitto immediato delle imprese. Il tema è particolarmente evidente per quel che riguarda gli investimenti in attività sostenibili. Questo interesse è crescente nel tempo, ed è crescente soprattutto per i millennials, e quindi questo non soltanto ci dice che cresce in senso assoluto l'interesse per questo tipo di investimento, e di conseguenza per le società che fanno questo tipo di attività, ma ci dice che accelererà perché le generazioni sorgenti sono più disposte ad affrontare e a sostenere investimenti di questa natura che vanno in questa direzione. Oggi ormai ne possiamo raccogliere a decine di evidenze di questa natura, perché il contesto sta veramente muovendo in questa direzione, e non tenerne conto sarebbe veramente irresponsabile non tanto per i riflessi ambientali e sociali, quanto devo per il destino dell'impresa in esame. Le evidenze sono crescenti. Queste due immagini che vengono da i siti delle due più importanti società di consulenza strategica a livello planetario, McKinsey e Boston Consulting Group. La prima ci dice che siamo passati dal perché al perché non farlo, e l'altra è uno studio fatto dal Boston Consulting per offrire alle imprese una misura dell'impatto totale sulla società, cioè una nuova modalità e una nuova lente per leggere le strategie delle imprese, quindi strategie di imprese orientate a generare anche un impatto positivo. Il concetto di fondo è che la sostenibilità, da addendum di una strategia di impresa che perseguiva altri fini del tutto legittimi ma sostanzialmente concentrate sul risultato economico, finanziario, patrimoniale di breve termine, è diventato una leva strategica con la quale riduciamo alcuni dei rischi a cui è esposta la società nel medio-lungo termine e ne aumentiamo le opportunità. È entrata anche la dimensione del medio-lungo termine. Abbiamo visto come da sostenibilità o corporate social responsibility siamo passati a fattori ESG, quindi a fattori non finanziari che però hanno un effetto rilevante per comprendere la capacità di lungo termine di generare valore. Questo è quello che oggi guardano con grande attenzione gli analisti, che sono quelli che danno i voti alle imprese e ne determinano l'interesse per gli investitori. Cambiamento climatico La transizione in atto. Il ruolo della finanza e dei mercati In questa lezione vediamo il tema della sostenibilità declinato in un sottoinsieme più ristretto, che è quello del cambiamento climatico, che però è il sottoinsieme oggi più rilevante, e daremo dei numeri ancora più aggiornati perché andremo in profondità per capire come il cambiamento climatico può essere un paradigma per comprendere quanto la sostenibilità oggi sia un fattore decisivo nel fare attività industriale nel mondo, e in particolare oggi in Europa, ma ragionevolmente questa velocità delle diverse aree geografiche la ritroveremo presto su tutto il pianeta. Analizziamo il cambiamento climatico, questo non tanto dal punto di vista delle basi fisiche, ma circa il rapporto che c'è tra cambiamento climatico e modifiche del sistema economico, per specificare la transizione, ovvero il cambiamento del sistema economico e sociale in un'ottica di minor impatto carbonico. Nel farlo, cercheremo anche di illustrare quale ruolo ha la finanza e quale ruolo hanno i mercati nel guidare e rafforzare la velocità di accadimento di questa transizione. Prima di tutto, vediamo quali sono le evidenze principali del cambiamento climatico, che cosa abbiamo osservato finora e anche cosa presumibilmente osserveremo negli anni a venire, per poi capire come mai è così importante la leva della finanza e dei mercati nel guidare l'evoluzione della società, dell’economia e delle attività industriali in un'ottica di minor impronta carbonica. Vedremo come il cambiamento climatico è oggi il tema più rilevante che guida l’innovazione nei sistemi economici e produttivi. Quindi, il modificarsi del concetto di sostenibilità nel rapporto con l'impresa si ritrova nell’affrontare il cambiamento climatico, tema comunemente declinato come sostenibilità (tanto che coincidono spesso) abbia una materialità estremamente rilevante nelle scelte che le imprese, ma più in generale i mercati, sono chiamati a compiere. Parleremo di un tema che è rilevante, cioè la disclosure, ossia la capacità che si richiede alle imprese di misurare e rendicontare cosa concretamente fanno per entrare in un percorso di transizione. Oggi noi usiamo questo acronimo ESG che è l'insieme dei parametri non finanziari che ci illustrano la capacità dell'impresa di generare valore stabile nel tempo, specialmente per tutti i temi legati al clima. Vedremo poi come si sta evolvendo il framework internazionale sulla disclose climatica, in particolare vedremo come l'Unione Europea si stia orientando in questa direzione, integrando disclose con evoluzioni del mercato dei capitali (in particolare col piano d'azione sulla finanza sostenibile). Daremo poi qualche elemento sulle evidenze che ci sono del rapporto tra un attenta e qualificata gestione del cambiamento climatico, e riflessi per la valorizzazione dell'azienda sul mercato. Da ultimo, vedremo come centri come i boards, cioè i consigli di amministrazione oggi dovrebbero trattare il cambiamento climatico e più in generale i parametri non finanziari ESG. 1. Introduzione generale al problema del cambiamento climatico Osservare gli impatti climatici L'attività umana ha già determinato degli impatti sui fattori che influenzano le variabili microclimatiche, in particolare sulle emissioni di gas ad effetto serra. Qua c'è una serie di variabili di diversa natura che, con modalità tra loro anche diverse, hanno effetto sulle emissioni di gas serra . Ad esempio, l'andamento della popolazione, della fertility rate a livello globale, della quantità di ruminanti allevati, della quantità di carne prodotto pro capite, del prodotto interno lordo e così via…. Ognuna delle variabile, a seconda del suo andamento, ha effetto sulla quantità di gas ad effetto serra che l'uomo emette ogni anno sul pianeta. Futuri impatti e scenari In futuro che cosa accadrà? Posto che è oggettivamente difficile pensare che cosa potrà avvenire in futuro perché tutti quei parametri che influenzano le emissioni di gas a Effetto serra (la crescita di popolazione, di ricchezza, le modalità di alimentazione. le modalità di utilizzare energia) possono variare in modo sensibile, quindi i risultati potranno essere molto diversi, è chiaro che un ruolo decisivo lo giocano le politiche che, essendo più o meno incisive, possono guidare il cambiamento in una direzione o nell'altra. Teniamo conto che poi sistemi naturali sono dei sistemi complessi da modellare, quindi non avremo mai una corrispondenza perfetta tra le ipotesi e le verifiche empiriche. Posto che sui diversi ecosistemi che vanno dalla mangrovia alla barriera corallina, che vanno dai campi coltivati agli ecosistemi terrestri, dagli alluvioni fluviali a quelli sulle coste… pur essendoci delle forti differenze, vediamo che se il cambiamento della temperatura terrestra si mantiene entro il grado e mezzo rispetto all’epoca preindustriale, abbiamo alterazioni e rischi significativi (distribuiti in modo diverso però ha sempre presenti), ma quello che cambia in modo radicale se andiamo a 2 ° è che la gravità degli accadimenti cresce notevolmente. Dunque, se nel linguaggio comune il 1,5/ 2° può sembrare una cosa comune e non così rilevante, l’evidenza scientifica ci dice che il passaggio da 1,5/ 2° vuol dire trovarsi di fronte un pianeta molto diversa, ecco perché nell'accordo di Parigi (accordo che si è costruito grazie anche al negoziato fondato sulla messa a disposizione di impegni volontari da parte degli attori di questo accordo multilaterale) l’obiettivo politicamente individuato è quello di stare sotto 2 gradi, ma facendo tutti gli sforzi possibili per stare attorno al grado e mezzo with limited overshoot, ossia con al limite un superamento che poi dovrà essere rapidamente riassorbito. Al di là della dialettica un po' complessa legata un accordo che, per sua natura, può essere bloccato dal veto di un singolo partecipante, questa modalità espressiva del “non più di 2 °, ma facendo di tutto per stare attorno al grado e mezzo” riflette anche una profonda differenza del mondo che dobbiamo costruire se riusciremo effettivamente a stare sul grado e mezzo piuttosto che sui due gradi. E’ una questione da tenere sempre a mente per evitare che ci sia un scivolamento facile tra questi due termini che paiono essere così vicini. 22,52poi vediamo uno delle sulla sinistra vediamo quali sono le emissioni di gas ad effetto serra secondo una serie di scenari costruiti da sono scenari che non si disegnano Quale sarà il futuro ma immagino quale potrebbe essere futuro del clima ove si verificassero presupposti quindi non è che siamo più o meno probabile sono tutti Probabile Nel momento in cui l'assunzione di base vengono rispettati Evidentemente ce ne sono alcuni più anche le skin in termini di politiche alcuni molto più la scritta se la politica non è una di quelle politiche non si attivano quello che popolazione cresce in cui aumenta il consumo di carne la non si fa il Vicenza energetica tutto ciò spinge nella direzione l'aumento delle emissioni gas effetto serra nel caso risultato poco o me le assunzioni forse no Comunque quello che non ti amo è tanto Più ci spostiamo verso scenari di emissioni più L'effetto è ovviamente difficile da stimare ma sicuramente rilevante sempre più rilevante sull'economia in questo caso l'economia americana quindi diciamo che se noi immaginiamo di avere un futuro nel quale le missioni aumentano siamo non dico ragionevolmente siamo certi che l'impatto sul sistema economico rischia di essere veramente drammatico quanto lo possiamo stimare che sia effettivamente questo non ci possiamo scommettere però ci si avvicini molto senza così questa è la ragione per la quale poi paesi sono spinti al negoziato che ha portato un accordo di Parigi e dunque questo è un'immagine che si può vedere lo stato di attuazione dell'accordo di Parigi non recentissima stato di attuazione è abbastanza diversificata dall'estero accordo di Parigi si basa su su un sostanziale in pegno volontario da parte degli Stati che offrono per la per raggiungere l'obiettivo del 2° Possibilmente non troppo sopra grado e mezzo offrono degli impegni di riduzione stipendi riduzione il prossimo far riferimento ad anni anni di riferimento traduzione diversi più indietro nel tempo più vicine nel tempo possono manifestarsi su orizzonti temporali più o meno lunghi in più vicini a noi più lunghi nel tempo possono riduzione delle emissioni di CO2 equivalente oppure in alcuni casi alla modificazione del rapporto tra l'altezza e emissioni CO2 frazionale intensità carbonica e così via una vasta gamma di indicatori con i quali decidono di impegnarsi e anche una vasta gamma di Questo è il riflesso della della volontà e maturate di Parigi aggiungere un accordo comunque di avviare un processo di riduzione appassionarsi a questo accordo se si poteva fare di più se si poteva farti meno quali saranno le difficoltà di rendere effettivo questo sicuramente non molto interessante Diciamo che in linea di principio abbiamo osservato che un accordo di Parigi giocherò con questo accordo piangere debolezza dal punto di vista quantitativo è troppo maturata la considerazione che un'azione a livello globale particolarmente intensa è necessario se vogliamo mitigare gli effetti del clima 3 che l'altro portato molto significativo e che non solo risultati evidente necessità di tagliare le emissioni di gas a Effetto serra per ridurre gli impatti fisici ed economici Ma che per fare questa chiamiamola per raggiungere l'obiettivo se tagliare cassetto terra è necessario una radicale revisione del sistema economico e produttivo il che prodotto produce e produrrà effetti significativi sulla capacità delle imprese di stare sui mercati nel medio-lungo termine e da qua come già anticipato nell'interesse della Finanza che col sistema delle imprese a Scandicci Siete degli investimenti siete in prestito evidentemente vuole ragionare sulla sull'affidabilità dei soggetti quali su quali investe o sul quali alle quali presta denaro mandando un po' più nel concreto evidentemente potremmo immaginare che se noi vogliamo far sì che il clima non si modifichi possiamo ammettere che le emissioni di gas a Effetto serra oltre quelle che sono già avvenuti nel passato a quelle avvenute nel passato Ce ne sono altre Ma quante altre ancora per raggiungere quell'obiettivo che ci siamo per conseguire quell'obiettivo chi siamo da te è come se noi avessimo è messo una certa quantità diciamo a questa quantità se ne posso fare un'altra inizio la somma delle due deve essere tale da consentire di rimanere dentro i limiti che ci siamo dati vedi quant'è questa quantità che possiamo ancora mettere allora nel nostro linguaggio spesso questa quantità che possiamo ancora mettere si chiama l'abbiamo chiamata Carbon budget come dire la quantità che ci possiamo ancora attendere dimissioni se andiamo oltre questa quantità oltre questo caldo Un bacio e allora non rispetteremo Cioè non raggiungeremo l'obiettivo che ci siamo assegnati e quindi diventa interessante capire quant'è questo questo bagno è molto poco molto poco qua vedete anche dei numeri che come potete leggere con calma però nella figura Voi vedete una specie di un insieme di funzioni che stanno dentro un insieme più grigio insieme più più scuro più hard azzurro verdino ovviamente è difficile dare una misura esatta di quanto è il bacio di carbonio Anche perché abbiamo che fare con dei sistemi naturali che non reagiscono in modo deterministico E di quale abbiamo comunque una conoscenza ancora non completa però siamo in linea di massima non guardiamo Gli andamenti allenamenti sono che dobbiamo considerare questi anni proprio questi quelli che ti voglio bene Adesso Quest'anno l'anno prossimo come già nei quali c'è la massima emissione annuale di gas ad effetto serra Dopodiché bisogna praticamente praticamente non meno del 45% entro il 2030 ai livelli del 2010 e arrivare poi alla 0 quindi a una a una una quantità emessa pari a zero nella differenza tra i Mestre assorbito subito solo un piacere Sono a sorbo no le foreste una pensione netta pari a 0 per il 2050 questo è e scusate e poi da lì in poi addirittura Dovremmo arrivare a missioni.net dovremmo trarre CO2 dall'atmosfera quindi stiamo parlando di un mondo profondamente diverso da quello che abbiamo oggi e non dicendo che di fatto se questi anni Abbiamo messo una certa quantità di carbonio d'acqua al 2030 che dal punto di vista economico industriale come dire È l'alba di mattina dobbiamo arrivare a fare ad assicurare un taglio di almeno 45% ricordo che in questi giorni la Commissione Europea ha proposto di arrivare a un taglio del 60% entro il 2030 c'è un po' di dibattito si debba essere lordo-netto c'è considerando le gli assorbimenti però è già un ulteriore salto in avanti rispetto per 55 di cui si parlava sono un pochino e si fa E anche l'Unione Europea punta neutralità carbonica per il 2050 e poi quindi lo sviluppo di tecnologie che ci consentono di ridurre CO2 nell'atmosfera perché la CO2 che mettiamo rimane a lungo e continua ad alterare il clima a lungo Quindi se vogliamo crudissimo Dobbiamo immaginare anche questo futuro un futuro nel quale dobbiamo prendere in considerazione anche zonzo metano leccarlo devo prendere in considerazione anche altri gas serra che non siano devono rientrare nella sfera di quelli oggetto di produzione quindi non stiamo parlando futuro profondamente diverso da quello futuro economico produttivo profondamente diverso da quello col quale ci confrontiamo oggi se volete la fonte diversa da quella di prima Potete anche qua comunque andare a vedere a seconda delle dimesse o traghetto torie sulla sinistra avete una storia in cui non ci sono politiche o tensione un pochino più bassa in cui sono nel politiche che sono già in corso e vi Avvia l'applicazione delle misure di riduzione per nazionali previste dall'accordo di Parigi non progetta forme di condizionamento soggetti a forme di condizionamento e così via Voi vedete comunque che per stare nello spazio dei due gradi servono ancora dei riduzione consistente se andiamo ancora dormendo le con le riduzioni sono è assai rilevante sta sempre più prendendo in considerazione Ok se vogliamo stare un accordo di Parigi e probabilmente non sarà sufficiente dobbiamo arrivare alle 2050 Ma già assicurando da qui al 2030 un taglio consistente superiore al 50% delle emissioni del 2010 che in alcuni contesti parla solo dell'Europa esclusivamente Qui ci sono altri studi quelli di Irene anche la l'organizzazione internazionale a promuovere energie rinnovabili non vi stupite se questi scenari presentare anche durante il corso di basket internazionale punto di vendita Nazionale tu non tra di loro diversi Ma proprio perché ciascuno come dire si muove a partire dalle assunzioni i risultati alla fine ma concreta stiamo facendo possiamo dire Questa è una slide che era stata montata sono così prima del covid-19 eche questo Trezzano recensioni non si avverte livello internazionale non puoi non si organizzi con la rilevanza con la forza non si vede nulla Questo è il codice della la caduta è stata consistente Ma perché sono fermati le attività economiche e produttive teniamo conto che però il mondo ci sono differenze sostanziali tra le diverse aree del pianeta per cui noi abbiamo aree come l'Europa che sta facendo uno sforzo consistente altre aree che sta facendo uno sforzo minore quasi potrebbe aprire una discussione molto interessante che però non è l'oggetto della nostra nel nostro esame che deve essere sostanzialmente oggettivo cioè una discussione interessante ma penso che l'Europa prenda queste posizioni così radicali e forti quando altri non lo fanno Allora qua la mia risposta se volete semplice non è che non si tratta di un fatto di morale ma si tratta di un fatto di
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