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economia dell'ambiente - appunti completi e integrati con libri di entrambi i moduli, Appunti di Economia Ambientale

appunti completi di tutte le lezioni di economia dell'ambiente, sia il modulo di Montini che di Lanzi, integrati con dispense e libri necessari per ogni parte a.a 2023/2024 SVIC con solo questi appunti (che sono comunque integrati di libri e slide) ho preso 30 in entrambi i moduli

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 17/05/2024

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Scarica economia dell'ambiente - appunti completi e integrati con libri di entrambi i moduli e più Appunti in PDF di Economia Ambientale solo su Docsity! ECONOMIA DELL’AMBIENTE LEZIONE 19/02/2024 AMBIENTE ED ETICA (cap 2 libro) Le diverse ideologie ambientaliste che costituiscono l’ambientalismo sono complesse e dinamiche, in generale, per quanto riguarda l’aspetto economico, sembrano esistere tre punti comuni: 1) Si respinge l’idea che i sistemi economici debbano deliberatamente essere orientati al soddisfacimento dei bisogni dell’homo oeconomicus senza alcun vincolo 2) Un’economia verde è in grado di riprodursi in accordo con un criterio di sostenibilità 3) Un’economia verde deve devolvere nel tempo in modo che la crescita del prodotto economico non abbia effetti sull’ambiente. Si possono raggruppare le varie posizioni sull’ambiente nel seguente modo: - Tecnocentrismo massimo: economia anti-verde, favorevoli a un mercato libero e senza vincoli - Tecnocentrismo accomodante: accetta che i mercati liberi abbiano effetti benefici sull’ambiente solo se gli individui pensano e agiscono seguendo criteri verdi. - Ecocentrismo comunitario: sostiene l’idea di un’economia profondamente verde, sostengono che i livelli di scala assoluti non dovrebbero ridursi ma neanche aumentare. - Ecocentrismo estremo: ecologia radicale, sostengono che i sistemi economici devono quanto prima essere trasformati in sistemi a prelievo minimo di risorse, e per fare ciò bisogna ridurre il livello di attività economica. INTRODUZIONE QUALITÀ DELL’ARIA: Oggi nelle aree urbane vive circa il 55% della popolazione, esse sono aree critiche perché in molti vivono, si muovono, si scaldano e si rinfrescano in questo territorio, c’è una grande concentrazione di uso degli spazi e utilizzo di sistemi di spostamento e areazione. Nelle aree urbane ci sono problemi di congestione da traffico e inquinamento, e dai sistemi di riscaldamento.  Milano è la terza/quarta città più inquinata al mondo, le prime tre si trovano nel contesto indiano. Nella pianura padana insiste una grande concentrazione di persone, aziende, arterie importanti per il traffico, e in più una struttura morfologica problematica, una pianura che coinvolge Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte  nel 2017 queste regioni hanno sottoscritto una accordo per spingere sulle politiche di inquinamento. Secondo le disposizioni dell’organizzazione mondiale della sanità, per le caratteristiche di Milano, sarebbe consigliato stare in casa con le finestre chiuse ed evitare di fare attività fisica all’aperto.  Chi abitualmente vive in contesti di scarsa qualità dell’aria rischia maggiormente dal pov respiratorio e cardiovascolare, in parte questo spiega perché queste regioni hanno avuto un numero particolarmente elevato di morti durante il Covid. ALLUVIONI: dovuti prevalentemente ad eventi metereologici la cui rilevanza e concentrazione è molto concentrata in un numero ristretto di ore SCIOGLIMENTO GHIACCIAI: connesso all’innalzamento dei livelli del mare RIFIUTI IN MARE: esistono quattro distinte statistiche che vengono utilizzate, riguardano dati sulla presenza di rifiuti galleggianti, presenza di rifiuti spiaggiati, presenza di rifiuti nella colonna 1 d’acqua, presenza di rifiuti sui fondali marini (sui fondali giacciono rifiuti molto pesanti, a volte elettrodomestici, carcasse di mezzi) A livello internazionale ci sono differenze circa il livello di dotazione pro capite nel mondo: - USA 797 veicoli ogni 1000 abitanti - ITA 673 ogni 1000 - GER 583 ogni 1000 - CINA 83 ogni 1000 - NIGERIA 31 ogni 1000 - SOMALIA 3 ogni 1000 Ci sono dotazioni diverse a livello mondiale con differenze enormi. Le discrepanze così tanto evidenti dovrebbero ridursi tramite una riduzione da parte dei paesi maggiormente inquinanti. Consumo di energia pro capite al mondo dal 1965 al 2018 (vedi grafico) MODELLI ECONOMICI Il modello economico tradizionale considera le famiglie e le imprese, le seconde sono produttrici di B/S, le prime consumatrici di B/S e detentori di risorse (FL). C’è poi uno scambio monetario, nel mercato si incontrano D e O. Cosa manca in questo modello? L’impatto ambientale, le istituzioni che stabiliscono le regole all’interno del modello, mancano anche le risorse naturali  pensiamo al nostro consumo di acqua minerale. Altro esempio, quando dobbiamo arredare un appartamento potremmo decidere di mettere del marmo, del parquet, anche in questo caso si parla di utilizzo di risorse naturali. Chi sfrutta le miniere di marmo ad esempio paga un tot allo stato per averne il permesso. Dunque appare evidente il fatto che i modelli economici semplici descrivono l’economia come un sistema chiuso e lineare, e ignorano totalmente la relazione tra ambiente ed economia. In realtà la verità sta in un modello diametralmente opposto in cui l’economia è a tutti gli effetti un sistema aperto e circolare che può funzionare solo con il sostegno del proprio fondamento ecologico. Quando si parla di economia reale facciamo riferimento a un sistema aperto, che riconosce la necessità, per il funzionamento, del supporto di sistemi ecologici, ovvero della biosfera. Non è vero il contrario, la biosfera non ha bisogno per funzionare del sistema economico. 2 o in maniera più ampia rispetto ai loro tempi di rigenerazione ne causerà un ritardo. Mentre per altre, come radiazione solare e vento, non vi è una diretta influenza umana. Tipologie di risorse rinnovabili Il saggio di produzione o l’offerta potrebbe variare considerevolmente. In alcuni casi, come per la pioggia, c’è la possibilità di accumulazione e trasferimento per utilizzo per un periodo futuro oltre al fatto che in alcuni casi le condizioni influenzano la produzione naturale delle risorse. A) RR senza possibilità di accumulazione (radiazione solare, anche se ora si può accumulare, vento, maree). Non vi sono possibilità per la sostituzione del flusso da un periodo ad un altro, se non utilizzata quando disponibile viene persa B) RR con capacità di essere accumulate (pioggia), la produzione è indipendente dalla quantità accumulata C) RR con stock aumentabile (risorse biologiche). Per alcune risorse la produzione è direttamente collegata all’ampiezza dello stock, come per i pesci. RISORSE NON RINNOVABILI Sono quelle tipologie di risorse le cui quantità fisiche non aumentano significativamente nel tempo. Il tasso di rigenerazione è così lento che può essere considerato trascurabile anche in un lungo periodo di tempo.  Alluminio e acciaio possono essere riciclati all’infinito. Tipologie di risorse non rinnovabili Vi sono possibilità per sostituire l’uso della risorsa fra i differenti periodi di tempo. Un incremento dell’utilizzo in un periodo diminuisce la quantità disponibile in un altro periodo. Il grado in cui l’uso futuro viene sacrificato è strettamente collegato alle possibilità di riutilizzo o riciclaggio della risorsa. A) NR risorse stock esauribili (generalmente di natura geologica, come carbone, petrolio e gas utilizzati a scopi energetici), l’utilizzo di una unità implica la sua totale distruzione e quindi è completamente persa per un suo uso futuro B) NR risorse stock riciclabili (tipicamente risorse geologiche con stock finiti come i minerali metalliferi come il rame), l’utilizzo di una unità non implica la sua totale distruzione. Quindi non è completamente persa per un suo uso futuro, è inoltre possibile un processo di riciclaggio industriale. C) NR risorse terrestri (come la Terra, l’atmosfera e l’idrosfera), posto che la qualità della risorsa venga mantenuta, i servizi forniti possono essere mantenuti nel tempo. 2) STOCK E FLUSSI Le risorse rinnovabili vengono comunemente indicate con “flussi di risorse/risorse flusso” poiché è possibile mantenere indefinitamente il loro uso e far sì che la produzione continui. Invece le risorse non rinnovabili, spesso dette “stock di risorse/risorse stock” hanno un’offerta limitata nella quantità e ogni tasso di utilizzo va a diminuire il tasso di utilizzo futuro. 3) CONCENTRAZIONE GEOGRAFICA Risorse diffuse come legname e colture, risorse puntuali come petrolio e oro. 5 NB: campagna contro l’olio di palma  perché? Chi coltivava olio di palma andava a deforestare zone di habitat di tigri tendenzialmente, anche se i ricavi di quest’olio andava ad aiutare zone come l’Indonesia e i loro piccoli agricoltori. Perché non succede la stessa cosa con il caffè e il cacao? Anche questi hanno un grosso impatto sulla biodiversità, ma spesso dietro di essi ci sono grosse multinazionali intoccabili come la Nestlé. LEZIONE 21/02/2024 PRESERVAZIONE E SFRUTTAMENTO L’ambiente entra nei modelli economici sia come fonte di risorse (es: cave di marmo) ma anche come serbatoio per gli scarti ed emissioni. Gli studiosi di economia dell’ambiente partono dal presupposto che i sistemi naturali sono patrimoni multifunzionali, dunque hanno funzioni come: - Base di risorse naturali - Insieme di beni naturali - Una capacità di assimilazione rifiuti - Sistema di sostegno alla vita Se noi volessimo preservare al 100% un habitat naturale vuol dire rinunciare a qualsiasi forma di sfruttamento, viceversa sfruttandolo al 100% o poco meno vuol dire rinunciare alla preservazione  vedi sulle coste del mar Rosso a Sharm el-Sheikh che ha visto un insediamento così forte e la barriera corallina è stata profondamente danneggiata dall’impatto del turismo di massa e a causa dei resort direttamente affacciati sul mare. Alle due voci contrapposte di preservazione e sfruttamento si deve aggiungere una terza voce: il costo opportunità  il costo opportunità (CO) della preservazione è lo sfruttamento e viceversa. Il CO è il valore della migliore alternativa a cui si sta rinunciando. Un problema tipico di sviluppo/non sviluppo più vicino a noi è: supponiamo che vicino a Bologna ci sia un terreno grande incolto di proprietà del comune, e questo terreno può essere usato o per costruire un parco pubblico o un centro commerciale  bisogna valutare il trade off, il parco costa delle uscite all’amministratore, il centro commerciale delle entrate. Dunque il CO di un impiego di risorse è il beneficio associato al migliore impiego alternativo al quale si rinuncia. 6 Come per ogni risorsa economica, anche per quelle ambientali si pone il problema del loro impiego efficiente dal punto di vista sociale. L’efficienza sociale si manifesta quando NON è possibile che la situazione di qualche componente della società migliori, senza il peggioramento della situazione di qualche altro componente della società. una situazione socialmente efficiente è anche definita dalla massimizzazione del beneficio sociale netto, misurato come somma algebrica dei benefici goduti e dei costi sopportati dai singoli componenti della società. Una modifica dell’allocazione di risorse si dice efficiente se avvicina la società all’efficienza sociale. Il grafico mostra una ripartizione socialmente efficiente delle risorse tra lo sfruttamento e la conservazione dell’ambiente. S indica il livello di emissioni inquinanti scaricate nell’ambiente. Sull’asse delle ascisse verso destra c’è lo sfruttamento, invece l’ascissa da destra verso sinistra indica la preservazione. Sull’asse delle ordinate indichiamo il valore dei benefici e degli eventuali danni. In una situazione di concorrenza perfetta costi marginali=ricavi marginali=ricavi medi=prezzo, nella concorrenza perfetta il prezzo è fisso, lo si può rappresentare graficamente con un’asse parallela all’asse delle x. (esempio di concorrenza perfetta: la vendita di latte vaccino da parte degli agricoltori, c’è un prezzo fisso; invece per le sneakers c’è concorrenza monopolistica perché i marchi possono alzare o abbassare il prezzo in base alla forza del loro marchio, si tratta di beni differenziati, mentre il latte è indifferenziato). Lo sfruttamento produce benefici economici (reddito, occupazione ecc.) ed è rappresentato dalla curva B(S). il beneficio cresce al crescere dello sfruttamento in teoria, ma l’incremento di beneficio di ogni unità addizionale di sfruttamento è sempre minore, si tratta dunque di un beneficio marginale dello sfruttamento decrescente. La massimizzazione del beneficio dello sfruttamento si ha quando il beneficio marginale dello sfruttamento è zero, ma questo è un livello NON efficiente, infatti lo sfruttamento dell’ambiente produce dei danni con valore economico, i costi di sfruttamento dell’ambiente. Dunque la società che vuole trovare il livello efficiente dello sfruttamento non può limitarsi a massimizzarne i benefici, ma deve massimizzare la differenza tra benefici e costi, ovvero i benefici sociali netti. Il beneficio marginale è dato da ricavo – costo, i benefici marginali dello sfruttamento li possiamo immaginare come i benefici che ha l’azienda quando aumenta la sua produzione fino al livello ottimale, ovvero fino a che si eguagliano costi e ricavi marginali. Se l’azienda producesse una quantità in più del punto di equilibrio il costo marginale sorpasserebbe i ricavi marginali e quindi non sarebbe conveniente per l’azienda stessa. Il beneficio marginale si riduce fino ad azzerarsi, successivamente va in negativo, e questo spiega perché la linea è decrescente, i benefici marginali all’inizio sono alti ma tendono a scendere fino a diventare negativi. 7 L’EEA (Europian Environment Agency) fino a fine gennaio del 2024 ha messo come limite il NON superamento dei 50 mm di concentrazione di PM10 per metro cubo, se si è superiori bisogna far sì che questo valore non si perpetui per più di 35 giorni all’anno, alcune zone della pianura padana invece hanno questi valori per 80/90 giorni all’anno. A marzo si revisionerà questo limite e lo si vuole abbassare a 25 giorni. Nel grafico si vede il valore del trentaseiesimo giorno: se è inferiore a 50 è verde il pallino, se superiore è rosso, la pianura padana è completamente rossa. LEZIONE 23/02/2024 Seminario: crescere o non crescere? – prof. Diego Lanzi Con crescita si intende il termine inglese growth, la crescita si lega spesso a industry and trade  collegata quindi all’immagine del capitalismo borghese, i cui principi fondanti sono l’accumulazione (di capitale), opulenza materiale, la proprietà privata. Tutte i sistemi culturali hanno sempre avuto divinità riguardanti la fertilità (fin dalle Veneri paleolitiche), oggi non si parla di mito della fertilità ma di mito della crescita. Castoriadis, economista greco degli anni ’70, argomentava il fatto che i concetti di crescita e sviluppo abbiano origine immaginaria. Negli anni ’70 si inizia a parlare di possibili limiti alla crescita (es: il club di Roma), e sempre nello stesso decennio Gorz, sociologo e politologo francese, pubblica un testo in cui per primo introduce il termine degrowth, in francese decroissance, ovvero la decrescita: il suo suggerimento è il fatto che il capitalismo è insostenibile e bisogna cercare di ridurre i livelli di produzione e consumo di risorse anche a costo di vedere il sistema economico rimpicciolirsi in termini di livello e valore. Emerge il problema “la crescita economica è sempre un bonus o può essere anche un malus?” . Quali sarebbero allora le caratteristiche ideali della crescita? - Bilanciata (che cerchi di mantenere in equilibrio i mercati delle risorse produttive impedendo il sovrautilizzo o sottoutilizzo di risorse) - Ottimale (capace di garantire alle popolazioni e alle famiglie il massimo livello di consumo possibile) - Inclusiva (pro-poors, i proventi della crescita dovrebbero essere equamente distribuiti tra le classi sociali) - Sostenibile (deve garantire profili di consumo delle famiglie nel tempo sostenibili) Alcuni quindi osservano come per la prima volta la crescita poteva essere intesa come un malus e non un bonus. L’idea di “patologia della crescita” nasce con Tommaso d’Aquino, tra XII e XIII 10 secolo, che nella Somma Teologica inserisce l’immagine della crescita opposta a quella di decadimento  immagine di fioritura del sistema economico come pianta che deve crescere in maniera equilibrata e sostenibile. La cosa fondamentale per garantirne la crescita sono le sue radici. Altra immagine che usa d’Aquino è la società come corpo umano, così come il corpo è composto da diverse parti, alcune più nobili di altri, ma che sono in un equilibrio armonioso per far funzionare il corpo, allo stesso modo la società è composta da diverse parti che messe insieme devono garantire stabilità. Parla di membrum meretricis o putridis che devono essere amputate. Le attività economiche, l’utilizzo di denaro e ricchezza, sono funzionali solo se non conducono con sé abusi economici rilevanti  avarizia, speculazione e altri abusi economici. Quali possono essere gli abusi della crescita economica? - Abuso ecologico (riscaldamento globale e altre forme) - Abuso etico (la dimensione materiale ed economica ha assunto un peso strabiliante nella metrica dei valori umani, essere ricchi è sempre più desiderabile) - Abuso delle specie non umane - Abuso politico (imperialismo politico della dimensione economica) - Abuso sociale (distinzione tra coloro che hanno e che non hanno accesso a B/S, il livello di disuguaglianza economica, soprattutto a livello interno nei singoli paesi) Dunque non è così improbabile argomentare a favore della decrescita. Quali sono i principi fondamentali della teoria della decrescita?  Ambientalismo: tendenzialmente tutti i pensatori che sottoscrivono la decrescita sono anche ambientalisti. Ci sono tre principali tendenze dell’ambientalismo: ambientalismo primitivista, secondo cui il mito della natura incontaminata è fondamentale, ambientalismo ecoefficiente, che vuole rendere ecologicamente efficienti tutte le attività umane, ambientalismo giustizialismo  Cura: deriva dalla corrente femminista, dall’economia femminista, che è stata la prima a sottolineare la differenza tra lavoro produttivo e quello riproduttivo. L’importanza della caring economy si deve a ciò.  Stazionarietà: allude a un tentativo di rallentare il più possibile il sistema produttivo ed economico, allenare il metabolismo sociale  pensiero di derivazione marxista. Ad esempio i tassi di prelievo delle risorse rinnovabili, oppure una produzione di scorie minore della naturale capacità di assorbimento dei detriti e delle scorie stesse. O ancora, il decoupling della crescita economica, la dissociazione della crescita economica, che può avverarsi laddove si possa avere una crescente produzione di ricchezza ma un utilizzo progressivamente minore di risorse naturali.  Dèpence: ovvero la dilapidazione di energia a fini non strettamente fondamentali. Si distingue tra l’energia a uso servile e quella a uso non servile. L’energia servile sarebbe quella necessaria alla riproduzione della società, l’energia non servile invece la si può dilapidare in quanto non necessariamente fondamentale. Nell’ultimo secolo è diminuita la quantità di energia non servile, ed è stata spesso associata a spese private e dissoluzione privata in beni di lusso e per vanto sociale. I sostenitori della decrescita sostengono che il sistema capitalistico deve diminuire l’uso di energia servile, dall’altro lato bisogna pensare a sistemi di dèpence che scoraggino determinati tipi di comportamento sociale.  Commons: i beni comuni. Si può pensare non solo a un circuito di capitale ma anche a un circuito di beni comuni. Tanto più si allarga questo circuito tanto più la sfera del comune 11 sostituirà la sfera del privato. Il bene comune collettivo è chiaramente l’opposto del bene privato. - Primo dilemma: l’immaginario  la prospettiva della decrescita deve attuare quella che Latouche definisce la decolonizzazione dell’immaginario: abbandonare l’immaginario legato all’etica protestante, ovvero andare oltre la borghesia come classe sociale, abbandonare l’immaginario capitalistico e consumistico. - Secondo dilemma: quello istituzionale  il capitalismo con sé ha portato una serie di politiche istituzionali. Ad esempio la proprietà privata, il sistema monetario internazionale, il welfare state. - Infine, il dilemma sociale  la decrescita dovrebbe essere serena, cosa vuol dire? Vuol dire decrescita condivisa che si ripartisce ugualmente tra le categorie sociali, in modo tale che tutti possano decrescere senza attriti di alcun genere. Riferimenti bibliografici - Latouche, breve trattato sulla decrescita serena – Bollati, 2008 - “decrescita, un vocabolario per la nuova era” – Jacabook, 2015 LEZIONE 1/03/2024 Aria a livello locale ed emissioni Siamo portati a pensare che una gran parte dell’inquinamento derivi dall’uso dei mezzi di trasporto, ma per questi il livello di inquinamento in realtà si sta riducendo, mentre incidono anche le fonti di riscaldamento e per queste invece sta peggiorando  aumentano le emissioni dovute a riscaldamento, calano quelle sui trasporti (stiamo migliorando, anche complessivamente, ma stiamo peggiorando sul riscaldamento in termine di emissione di pm10 ). Gli effetti sul PM10 sono incredibilmente peggiori quando si brucia legna o pellet. Adesso ci sono anche stufe a 4 stelle, ma resta comunque più elevata rispetto a combustione di gas metano! Biossido di azoto N02 , rilevato sempre dalle colonnine Arpae , corrisponde più all’uso dei mezzi di trasporto. Ci sono grafici da cui si può vedere che quando eravamo in pieno lock down, la concentrazione era molto più bassa che prima della pandemia. Su N02 ha effetto il trasporto, mentre sui Pm10 sia riscaldamento che trasporto. Mare e rifiuti Il problema dei rifiuti in mare è in parte legato anche alle microplastiche, con meno di 5 mm di larghezza  sono un disastro per gli animali che vivono in mare perché rimanendo in mare vengono colonizzate da piccole alghe e vengono scambiate per cibo dagli animali marini.  problema dei nurdles, pellet di plastica, sono di forma sferica e hanno colori diverse per via dell’effetto del sole. NB: questione delle Midway Island, dove gli albatros si trovano in condizioni allucinanti, ingeriscono una grandissima quantità di plastica. PRINCIPALI DIREZIONI PER IL FUTURO per la temperatura esistono previsioni del futuro, infatti nel 2017 si prevedeva che la temperatura potesse arrivare a +1,5 nel 2040, ma con le previsioni fatte a dicembre 2020, si arriva a indicare tale valore già nel 2034. Come conteniamo le temperature? 12 Molte aziende che recuperano questi materiali da Raee fanno fare lavorazioni in paesi in cui la normativa sul lavoro è meno rigida, perché dal punto di vista ambientale è certamente importante estrarre questi minerali , però le condizioni di lavoro sicuramente nei paesi ad es dell’Europa Est sono di gran lunga migliori di quelle osservate nei paesi in via di sviluppo: sono infatti lavorazioni in cui servono solventi e altri prodotti chimici potenzialmente molto dannosi per le persone che li utilizzano. Nell’ottica di economia circolare fondamentale è il tema del riutilizzo, si tende dunque a evitare il monouso  non si parla di una demonizzazione della plastica, esistono esempi in cui il monouso è necessario (come le siringe e in generale nel settore ospedaliero), in altri settori però si può evitare o comunque ridurre  I sistemi cauzionali sono un ottimo sistema per incentivare il riutilizzo. In Italia ci sono in maniera limitata, ad esempio danno dei buoni sconto per la spesa. RIGENERAZIONE URBANA si sta cercando di diventare sempre più attenti ai temi ambientali, si cerca di eliminare asfalto in favore di alberi e parchi, si prediligono le biciclette ecc. metodi per la valutazione economica (sia per miglioramento ambientale che per danno)  l’ambiente ha un valore a tutti gli effetti, i B/S hanno un valore e possono essere stimati, così come si possono stimare i danni ambientali. Ad esempio un incendio boschivo, quanto costa ripristinare l’area? Bisogna tener conto del valore delle piante, della manodopera, dell’irrigazione… si usa un metodo basato sui costi di ripristino, ma rappresenta comunque una sottostia poiché gli alberi devono crescere! nel bosco di prima magari c’erano piante secolari e poi potevano esserci attività o abitazioni lì vicino; o magari c’erano sentieri ecc. quindi si perde anche il valore ricreativo. In termini di rigenerazione urbana si sta facendo molto sul tema della mobilità lenta e trasporto pubblico locale (TPL) TRANSIZIONE ALIMENTARE In termini di industria alimentare è evidente che sussiste un problema circa le emissioni di gas a effetto serra, in particolare gli allevamenti bovini richiedono tantissima acqua ed emissioni di gas metano. Un tema di dibattito e sperimentazione è quello che riguarda il consumo di insetti, in alcune regioni già normalizzato (regioni asiatiche), in altri contesti no probabilmente per limiti di tipo culturale (Italia). RIDURRE L’USO E AUMENTARE L’EFFICIENZA DELLE COSE: SOBRIETÀ In generale occorre dotarsi di una certa sobrietà nei consumi, raggiungere un’organizzazione della società che possa avere consumi del 1960 ma con le cose a cui non possiamo e non vogliamo rinunciare.  la Svizzera punta a una società a 2000 watt per il 2050. Società a 2000 watt: al fine di limitare l’aumento della temperatura globale a non più di 1,5– 2 gradi entro il 2100 rispetto ai valori preindustriali, l’obiettivo è quello di far sì che le emissioni pro capite di CO2 non superino 1 tonnellata all’anno. Oppure, secondo un modello messo a punto dal Politecnico federale di Zurigo, se il fabbisogno di energia primaria a livello globale non superi una potenza continua di 2000 watt per persona.  Qualche anno fa si parlava di obiettivi 2020: adesso invece obiettivo sfidante raggiungere cosiddetta neutralità carbonica, o climatica. Emissioni gas clima-alteranti Co2 nette al 2030 nulle: neutralità carbonica (se 100 ne produciamo e 100 ne catturiamo siamo neutrali). Si 15 dice anche neutralità climatica, perché così saremo neutrali anche dal punto di vista climatico, o ancora di emissioni nette zero. Quindi è importante per la cura della casa comune usare strumenti economici e una nuova analisi economica; attuare una “conversione ecologica”; porre un nuovo sistema di valori alla base della vita sociale: importante è il ruolo delle istituzioni, perché “ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo”; infatti la somma dei comportamenti individuali aiuta a raggiungere l’obiettivo comune. LEZIONE 4/03/2024 Bene economico: prodotto scambiato nel sistema economico Risorsa: ogni mezzo scarso impiegabile a scopi alternativi Risorsa scarsa: risorsa utile, di cui c’è richiesta e non è disponibile in quantità sufficiente rispetto al fabbisogno. La scarsità è una proprietà relativa di un bene, diventa oggetto di attività economica. Valore economico  è stimabile anche per i beni ambientali e beni pubblici in genere, è dunque stimabile anche senza un prezzo di mercato (ad esempio il miglioramento della qualità dell’aria, si può chiedere ai cittadini quanto siano disposti a pagare per migliorare la qualità dell’aria. Esistono quindi metodi per capire sia l’interesse sia il valore economico del progetto stesso, altri di tipologia indiretta è quello del metodo dei costi di viaggio: si può stimare il valore di un sito ambientale andando a rilevare, presso il rilevatore di quel sito, i loro coti di viaggio, quanto più un individuo ha speso per raggiungere quel luogo tanto più è interessato.)  somministrare un questionario o stimare i costi di viaggio hanno come principale differenza il fatto che nel primo caso si applicano preferenze espresse o dichiarate, nel caso dei costi di viaggio si vano ad analizzare le preferenze rivelate sul mercato (biglietti del treno, della benzina, dell’autostrada) Bene pubblico  non escludibile e non rivale  l’aria è un bene pubblico. Nel caso in cui l’aria in ambito urbano non sia del tutto salubre si può intendere l’aria anche come male pubblico non rivalità significa che il consumo del bene da parte di qualcuno non diminuisce la quantità consumabile da altri, non escludibilità significa che un individuo non può impedire a un altro il consumo di quella risorsa. Beni privati  escludibile e rivale Nel caso di spiagge libere se sono molto grandi si parla di beni pubblici, se di limitate dimensioni invece diventano rivali nel consumo (esempio ticket per accesso spiaggia) Quando si tratta di beni ambientali possiamo ricordare le riserve di acqua superficie, non escludibile e con rivalità. Oppure panorama, aria pura ecc. sono non escludibili e non rivali; poi ci sono soglie di esclusività e rivalità come le spiagge a accesso limitato. Molti beni ambientali sono risorse di proprietà comune o di libero accesso, e la combinazione con una debole tutela giuridica nei confronti dell’utilizzo eccessivo e di sfruttamento libero e a buon mercato ha fatto sì che queste risorse venissero sfruttate eccessivamente. Esternalità ed effetti esterni: effetti che interagiscono su soggetti terzi che agiscono su coloro i quali si sono scambiati dei beni sul mercato. Sono quindi costi implicati da attività economiche che non trovano espressione in transazioni di mercato.  ad esempio partiamo da Ancona in Croazia 16 in traghetto, il trasporto marittimo ha effetti esterni che gravano sull’ambiente portuale marino, sull’inquinamento del mare ecc. e in questo caso sono effetti esterni su soggetti terzi diversi da chi vende o acquista il biglietto. È utile stimare la portata di questi effetti esterni, i costi esterni.  Le esternalità sono definite come effetti collaterali e non intenzionali della produzione e del consumo che influiscono su terzi. L’identificazione e la valutazione delle esternalità è spesso difficile. L’aspetto cruciale delle esternalità è che vi sono beni che stanno a cuore agli individui (aria pulita ad esempio) che non vengono però vendute sui mercati. Se quindi riconosciamo che ci sono alcune attività di produzione o consumo che producono un inquinamento marginale, che produce effetti esterni che gravano su terzi. Le esternalità cercano dunque un problema, si pone allora l’obiettivo di stimarle in termini economici. Innanzitutto si pone la differenza tra esternalità negative e positive. Un esempio di esternalità positive è il brevetto: il brevetto lo si ottiene come risultato di un processo di R&S di un’azienda, una volta che il brevetto è scaduto quello diventa noto a tutti, e quindi anche chi non ha pagato il brevetto, troverà le caratteristiche di tale brevetto. Il mercato concorrenziale viene di solito considerato l'istituzione più adatta a garantire un'allocazione efficiente. Esso tuttavia ha delle serie difficoltà a considerare il costo opportunità dello sfruttamento dell'ambiente naturale, e quindi a considerare i benefici della preservazione dell'ambiente. I costi dello sfruttamento ambientale sono degli esempi tipici di esternalità negative, costi implicati da attività economiche che non trovano espressioni in transazioni di mercato. Viceversa i benefici della preservazione ambientale sono un esempio di esternalità positive, sono cioè benefici sociali conseguenti ad azioni economiche che però non si manifestano come benefici privati. Ci interessa stimare i costi: - Costi privati - Costi esterni (il valore delle esternalità negative) - Costi sociali (privati + esterni) OBE è il massimo del beneficio privato netto. Nel mercato concorrenziale il beneficio privato netto viene massimizzato, ma non quello sociale. Ogni punto sulla curva di domanda rappresenta il prezzo che il consumatore è disposto a pagare per una unità del bene. Nel considerare solo la funzione di offerta si tiene conto del costo marginale privato della produzione del bene, ma non del costo marginale esterno dell'inquinamento D’(Q). Per ottenere il costo marginale sociale bisogna aggiungere al costo marginale privato il costo marginale 17 costo dell’inquinamento per il villaggio. La curva del costo marginale è D’(Q), l’area che sta al di sotto di essa rappresenta la somma dei costi marginali dell’inquinamento subiti dal villaggio. ODE rappresenta il beneficio netto sociale: dato dalla differenza tra il valore di tutti i benefici marginali di chi produce, cioè inquina (ODEQs trapezio) – OEQs (danno complessivo per la società se di produce Qs); cioè beneficio totale dei produttori – il danno della società. Al livello Qs i benefici dell’inquinamento per l’impresa sono rappresentati dall’area ODEQs, i costi dell’inquinamento per il villaggio sono OEQs. Se su questo grafico riconosciamo che in ascisse ci sono quantità (di prodotto o di inquinamento), sulle ordinate abbiamo valori in euro, benefici corrispondenti alla quantità prodotta, o anche danni corrispondenti all’aumento della quantità prodotta. Entrambe le curve rappresentano valori monetari, fino a che punto chi produce è disposto a compensare chi subisce inquinamento? Fino a che non si va a ridurre il profitto dell’azienda, dunque fino al punto Q S. il punto E rappresenta l’equilibrio dove i benefici marginali della produzione eguagliano i danni marginali di chi subisce l’inquinamento. Il mercato, in questo caso la contrattazione volontaria tra le parti, può portare le parti a concludere un contratto che conduca verso l’equilibrio socialmente efficiente se vengono definiti in maniera chiara i diritti di proprietà.  si troverà un accordo che corrisponde al livello socialmente efficiente di inquinamento che massimizza la differenza tra benefici e costi sociali. La contrattazione è uno scambio tra le parti che potrebbe portare a un equilibrio efficiente. Se il diritto di proprietà però è assegnato all’inquinatore, l’inquinatore vorrà una compensazione per la rinuncia, viceversa, se il diritto di proprietà è assegnato alla vittima, verrà chiesa la compensazione per accettare il danno.  Esempio il fumo e la qualità dell’aria: lo stato ha deciso che il diritto di proprietà sulla qualità dell’aria che si respira ai non fumatori, fatto anche per questione di riduzione di costi sanitari. Nel punto O l’impresa non può produrre, se l’impresa aumenta l’inquinamento il beneficio che essa ricava è maggiore del costo aggiuntivo imposto al villaggio. Se i diritti di proprietà sono assegnati al villaggio, il beneficio marginale rappresenta la massima somma che l’impresa sarebbe disposta a pagare per poter aumentare produzione e inquinamento; il costo marginale è la somma minima richiesta dal villaggio per accettare l’inquinamento aggiuntivo. Una volta raggiunto Qs il passaggio a un livello di inquinamento maggiore non potrebbe essere oggetto di una contrattazione accettata da entrambe le parti: il costo aggiuntivo dell’inquinamento per il villaggio sarebbe superiore al beneficio aggiuntivo dell’inquinamento per l’impresa, e quindi la somma richiesta sarebbe maggiore di quella che l’impresa è disposta a pagare. Si arriva alla stessa conclusione anche se i diritti di proprietà sono assegnati all’impresa: l’impresa inquinerà fino al livello Q0, dove il beneficio marginale si annulla, e punto in cui il danno è massimo. Se l’impresa riduce l’inquinamento, i benefici netti connessi subiscono una riduzione pari al beneficio marginale dell’inquinamento  il beneficio marginale dell’inquinamento rappresenta in questo caso la minima somma che l’impresa richiede per ridurre l’inquinamento, il costo marginale invece la massima somma che il villaggio è disposto a pagare per ottenere una riduzione dell’inquinamento. TEOREMA DI COASE Si può dire quindi che in generale se c’è un’assegnazione iniziale dei diritti di proprietà, i diritti possono essere scambiati per trovare un livello socialmente efficiente di inquinamento.  20 Teorema di Coase (1960): la ragione di molti fallimenti del mercato non sono dovuti a una incapacità intrinseca del mercato in sé, quanto a una non appropriata realizzazione delle condizioni che permettono al mercato di svolgere a pieno la sua funzione di istituzione per l’allocazione efficiente delle risorse, una condizione preliminare deriva dai diritti di proprietà, senza la cui definizione il mercato non può funzionare. Le esternalità sono in quest’ottica la manifestazione di una non chiara assegnazione dei diritti di proprietà. In mercati in cui vi è una presenza di esternalità, se vengono assegnati senza ambiguità i diritti di proprietà e se le parti coinvolte possono negoziare in assenza di costi di transazione, allora esse arriveranno ad una soluzione Pareto-ottimale indipendentemente da chi possiede i diritti di proprietà.  tuttavia c’è quasi sempre una parte più debole nella contrattazione, che è quella che subisce, e per questo lo Stato interviene a tutela di quest’ultima. Chi inquina ha vantaggio economico, il beneficio connesso all’attività economica di produzione o di consumo da cui l’inquinamento deriva; chi lo subisce ha danno che si può quantificare economicamente. A partire da queste due prime constatazioni, ne viene fuori che: - Chi inquina può essere disposto a pagare per farlo, mentre chi subisce può accettare compensazione per continuare ad accettare il danno che gli deriva dall’inquinamento - Allo stesso modo, chi inquina può richiedere compensazione per rinunciare, chi subisce può essere disposto a pagare per non subire il danno dell’inquinamento. Il teorema afferma che nel caso in cui i diritti siano assegnati alla vittima, la compensazione è compresa tra il massimo che l’inquinatore è disposto a pagare e il minimo richiesto dalla vittima. Se sono assegnati all’inquinatore è compresa tra il massimo che la vittima è disposta a pagare e il minimo richiesto dall’inquinatore. Limiti del teorema di Coase Quando ci sono beni pubblici l’applicazione del teorema di Coase è difficile poiché la non escludibilità e non rivalità potrebbe portare alla presenza di free riders. Vedi ad esempio la questione degli accordi internazionale per la riduzione di emissioni di CO2, la contrattazione potrebbe fallire nella allocazione del livello Pareto-ottimale se ci sono free riders. Per i limiti al teorema di Coase, magari una delle due parti è più debole e quindi non è in grado di contrattare a costo zero, oppure potrebbero esserci free riders che non fanno arrivare all’equilibrio ottimale  prendiamo di nuovo l’esempio del lago, una certa quantità di inquinamento finisce in acqua. Supponiamo che sul lago siano affacciati 2 villaggi turistici, essi devono unirsi e collaborare, ma se uno dei due si comporta da free rider, l’altro villaggio è l’unico che contratta, allora si otterrà un equilibrio subottimale. da ogni riduzione dell’inquinamento traggono beneficio in modo non esclusivo e non rivale entrambi i villaggi turistici. Il beneficio totale della riduzione dell’inquinamento è la somma dei benefici ricavati da entrambi i villaggi turistici, B1(A) + B2 (A). 1 e 2 sono i due villaggi, se entrambi cooperano la somma dei benefici marginali è rappresentata dalla curva in alto, ognuno dei due avrà un beneficio marginale sommato a quello dell’altro. Il villaggio turistico subirà dei costi per combattere questo 21 inquinamento, i costi di abbattimento. I costi marginali dell’azienda sono maggiori man mano che aumentano i costi di abbattimento. Se contrattano entrambi i villaggi la contrattazione porterà all’equilibrio ottimale E, se ne contratta solo uno si raggiungerà il punto F, in cui i costi di abbattimento sono minori per l’azienda. La non escludibilità e non rivalità del bene pubblico consentono quello che viene definito free riding da parte di uno dei due villaggi  se ciascun villaggio turistico può essere un free rider, non trova incentivo ad intraprendere una contrattazione con l’impresa, il risultato finale potrebbe portare a una quantità inefficiente di bene pubblico. Il concetto è strettamente legato a quello di esternalità: se i diritti sono assegnati al villaggio, la contrattazione produrrà esternalità positive, viceversa se sono assegnati all’impresa produrrà esternalità negative  il mercato ha serie difficoltà ad assegnare un valore al costo dello sfruttamento di tali di risorse, deve quindi farsene carico l’intervento pubblico. STRUMENTI ECONOMICI DELLA POLITICA AMBIENTALE – STRUMENTI COMANDO E CONTROLLO Un esempio di strumento di comando e controllo sono i limiti di pm10 per metro cubo d’aria. In generale quando si parla di strumenti economici della politica ambientale si parla di: - Tasse sulle emissioni inquinanti, tasse e standard in condizioni di informazione imperfetta - sussidi alla riduzione delle emissioni - depositi rifondibili/cauzioni - responsabilità legale come strumento di politica ambientale (nb pollution heaven) - permessi negoziabili di inquinamento TASSE SULLE EMISSIONI INQUINANTI è possibile dunque continuare a usare il mercato come strumento per raggiungere un’allocazioni efficiente delle risorse tra sfruttamento e conservazione dell’ambiente solo se si riesce a rendere i costi esterni del degrado ambientale una componente del cost di chi produce tale degrado o se si internalizzano tali costi. in ascissa quantità prodotta, a cui si associa un livello di inquinamento crescente, abbiamo visto che il mercato porta a un punto E non socialmente efficiente, in quanto non tiene conto dei costi esterni, massimizza dunque il beneficio netto privato. Se la linea che rappresenta i costi marginali privati di produzione, la linea superiore rappresenta quello + i costi esterni, ovvero il valore del danno  costi privati + costi esterni=costi sociali. L’equilibrio socialmente efficiente è rappresentato da F. come raggiungiamo tale obiettivo? 22 La tassa è fissata a un livello troppo basso e quindi induce le imprese a produrre troppo la perdita di benessere è associata all’eccessivo danno ambientale, tuttavia siccome il danno marginale ambientale non varia molto al variare dell’inquinamento, l’errore che si compie usando la tassa non è elevato. Lo standard invece viene fissato a un livello troppo severo  costi eccessivi di abbattimento  perdita di benessere maggiore LEZIONE 8/03/2024 Per affrontare situazioni in cui ci sono esternalità o beni pubblici coinvolti, il teorema di Coase direbbe che se le due parti possono interagire tra di lor. A costi di transazione nulli allora l’equilibrio a cui arriveranno è il medesimo a prescindere da chi detiene i diritti di proprietà. Il teorema decade nel momento in cui i costi di transazione non sono nulli. Qual è il problema dei sussidi? Che si usa denaro statale Perché è importante sottolineare la situazione di informazione imperfetta? Perché il regolatore ambientale potrebbe avere informazioni imperfette o sui costi di abbattimento o sul danno ambientale. Qualche tempo fa si è parlato di tassa sulla plastica monouso  i produttori di oggetti in platica monouso si sono ribellati perché la tassa avrebbe fatto alzare il prezzo con la conseguente riduzione della domanda e nel giro di poco le persone impiegate nell’industria che produce oggetti in plastica monouso avrebbe perso il lavoro. Ora sono entrate in vigore delle norme, vedi ad esempio i sacchetti compostabili. IL SECONDO STRUMENTO ECONOMICO: SUSSIDI ALLA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI Abbiamo visto che nel caso della tassa è il governo che fa pagare una tassa a chi inquina, nel caso dei sussidi i diritti di proprietà sull’ambiente sono affidati a chi inquina, il sussidio rappresenta un ricavo per l’azienda, vengono usate risorse pubbliche che potrebbero essere usate per altro. L’impresa determinerà un livello di abbattimento tale da massimizzare il beneficio netto, ossia il ricavo che riceve come sussidio al netto dei costi di abbattimento. Dal pov dell’assegnazione dei diritti di proprietà si potrebbero considerare assegnati a chi inquina, poiché questi deve essere compensato se si desidera un abbattimento e paga questa summa come sussidio in proporzione alla riduzione delle emissioni inquinanti. 25 le imprese abbatteranno le emissioni inquinanti fino al punto in cui il sussidio per unità di emissioni abbattute è uguale al costo marginale di abbattimento. L’uguaglianza tra costo marginale di abbattimento e costo marginale dell’inquinamento porta a un livello di abbattimento socialmente efficiente, As, e a un livello di inquinamento Qs. Viene dato un sussidio per unità di emissioni abbattute  dovrebbe essere posto in corrispondenza del livello di inquinamento socialmente efficiente  s*= D’(S) Questo sussidio induce le imprese ad arrivare a un livello socialmente efficiente di inquinamento e abbattimento delle emissioni. Il ricavo è rappresentato dall’area QsBHQ0. Se tassa e sussidio sono posti uguali al costo marginale dell’inquinamento quando quest’ultimo è al livello socialmente efficiente, allora usare una o l’altra è indifferente. Il fatto che le imprese ricavino un guadagno netto dai sussidi fa sì che aumentino il numero di imprese attratte da quel particolare settore. Perciò se anche l’inquinamento di una diminuisce, quello complessivo no. Il ministero dell’ambiente da alcuni anni pubblica un catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi, i SAD, sono attualmente 57 con 27 incerti. (esempi: rimborso dell’accisa sul gasolio a favore dell’autotrasporto merci e passeggeri). La questione è che i sussidi dati ad esempio per rimborsare costi eccessivi su gasolio, pesca, ecc., chi deve utilizzare comportamenti più virtuosi dal pov ambientale non lo farà tanto perché è comunque sussidiato. L’effetto che si ottiene è un’attenzione più bassa su alcune modalità dannose per l’ambiente. I DEPOSITI RIFONDIBILI Altro strumento economico, si occupa di favorire l’appropriata raccolta differenziata di materiali ai fini di riciclaggio. La cauzione è un metodo legato a questo modello. (esempio: Oyster Card Londra, uno carica una certa quantità di sterline sulla carta per muoversi in metro, se alla fine si restituisce la card ti danno indietro la cauzione; oppure gli skipass). Altre modalità sono quello di restituzione buoni sconto sulla spesa per tot di plastica data. Indichiamo con W l’ammontare di rifiuti scaricati nell’ambiente, R il riciclaggio. D(W) è la funzione di costo ambientale dello scarico di rifiuti, C(R) il costo del riciclaggio. L’ammontare socialmente efficiente, A, prevede l’uguaglianza dei due. 26 I costi ambientali dei rifiuti sono rappresentati da OAWs, mentre i costi di riciclaggio WsAW0. d è il deposito per unità di rifiuto rilasciato nell’ambiente, l’area OdBW0 è il deposito, l’ammontare che viene restituito è WsABW0. Il costo è uguale a OdAWs, uguale al costo associabile a una tassa sulla quantità di rifiuti non riciclati fissata al livello socialmente efficiente. RESPONSABILITÀ LEGALE COME STRUMENTO DI POLITICA AMBIENTALE Serve per far assumere agli agenti economici un livello di precauzione efficiente, un livello di precauzione che minimizza il costo sociale degli incidenti/dei danni. (NB: gli infortuni sul lavoro, l’incidenza in Italia è più alta di molti paesi europei, uno dei settori dove avviene il maggior numero di incidenti sul lavoro è l’edilizia). Cosa succede quando accade un incidente sul lavoro? - Se l’indagine dimostra che il lavoratore era ben sorvegliato e ha usato tutti i mezzi per essere in sicurezza, allora la famiglia della vittima riceverà un indennizzo dall’INAI e il datore di lavoro non dovrà pagare nulla. - Nel caso in cui le indagini dimostrino che la persona non rispettava le norme di sicurezza, il datore ne era consapevole, l’INAI dà inizialmente l’indennizzo ma poi fa la rivalsa sull’aziende. Questa è una forma di responsabilità legale, se il datore non fa osservare le norme sarà lui a dover pagare Quindi l’anticipazione della responsabilità per il danno provocato da una certa attività economica può fornire agli inquinatori incentivi per ridurre la probabilità o la dimensione dei futuri risarcimenti collegati al riconoscimento della responsabilità. Come si quantifica il danno? Ci sono metodi per la stima del valore del danno all’ambiente.  Responsabilità estesa del produttore Quando c’è responsabilità estesa del produttore, egli può vincolare il fine vita del prodotto e il trattamento dei rifiuti. Per le batterie delle auto c’è questa cosa, le batterie devono essere ridate a chi le gestisce. Obsolescenza programmata: comportamento malevolo da parte di alcuni produttori che possono produrre elettrodomestici con una durata nel tempo limitata rispetto a quello che dovrebbe essere la norma. È difficile dimostrarla spesso, ma basti pensare ai telefonini, dopo 3-4 anni diventa difficile continuare ad aggiornarlo. Costringe il consumatore a comprare più frequentemente di quello che dovrebbe essere. È dunque una strategia impiegata per definire il ciclo vitale del prodotto, così da limitarne la durata nel tempo.  Responsabilità oggettiva Indica che l’inquinatore è responsabile per i danni che risultano dalle sue attività indipendentemente dall’ammontare di prevenzione messo in atto.  Responsabilità per colpa L’inquinatore è responsabile per i danni prodotti solo se è stati negligente nel condurre la propria attività, ossia se non ha esercitato un sufficiente ammontare di prevenzione. I possibili danni ambientali associati con una certa attività dipendono da quattro fattori: - Cura adottata dall’inquinatore nell’esercitare l’attività che genera inquinamento - Quantità di attività esercitata dall’inquinatore - Cura adottata dalla vittima potenziale per evitare o ridurre i danni - Quantità di attività che genera l’esposizione al danno nella quale la vittima si impegna 27 La modifica di una situazione potrebbe far intervenire sui costi e benefici che si protraggono nel LP, o che intervengono immediatamente per poi scomparire, o che ancora si ripresentano più tardi. Bisogna quindi aggregare benefici corrispondenti a periodi temporali diversi, il modo più semplice di fare ciò consiste nel sommare i benefici, questo sarebbe corretto se all’individuo non interessasse la data alla quale intervengono costi e benefici. Di solito però c’è una preferenza verso il presente che verso il futuro, gli individui sono infatti caratterizzati da preferenza temporale. Bisogna introdurre il concetto di sconto: la pratica nasce dal fatto che gli individui attribuiscono un peso inferiore al beneficio o al costo futuro rispetto a quello presente. La preferenza temporale è una delle cause per cui il presente viene preferito al futuro. A valori nominali (o non scontati) vs a valori attuali (scontati)  come calcoliamo il valore scontato? S1= K + rK = K(1+r) S2= (K(1+r))(a+r)= K (1+r)2 Per un investimento che dura n periodi, la formula generale per calcolare il valore futuro è: VF= Sn= K (1+r)n Il valore attuale o scontato di una somma di denaro Sn ricevuta al tempo n risulterà: VA= S0= Sn / (1+r)n LEZIONE 13/03/2024 t Bt Ct Bt-Ct -> beneficio netto VA del (Bt-Ct) 0 B0 C0 B0-C0 B0- C0 1 B1 C1 B1-C1 B1-C1/(1+r) 2 B2 C2 B2-C2 B2-C2/(1+r)2 n bn Cn Bn-Cn Bn-Cn/(1+r)n VAN=  (Bt−Ct) (1+r )t Cosa succede se r è uguale a 0? Vuol dire che lo sconto non ha luogo, i benefici non si ridurranno, guardati con gli occhi di oggi non varranno di meno. Per un progetto che ha 100 milioni di benefici tra 100 anni con un tasso di sconto uguale a 0 vuol dire che ci curiamo delle generazioni future allo stesso modo di quelle del presente, stiamo usando un approccio etico, diamo lo stesso valore al futuro di quello che diamo al presente. Nella realtà dei fatti non ci sono mai tassi di sconto uguali a zero. Un progetto è economicamente realizzabile se il suo VAN è maggiore di 0, verrà selezionata di solito, l’alternativa con il Van più elevato. L’analisi costi-benefici rappresenta un ragionamento economico perché ci son costi e benefici ambientali e non solo finanziari. 30 In generale di fronte a noi potremmo avere le seguenti alternative: - Non fare nulla - Scegliere tra progetti alternativi - Ordinare un certo numero di progetti diversi A è un particolare caso di B perché non fare nulla è già una scelta. In ogni caso, non è tanto opportuno utilizzare il rapporto b/c per l’analisi ma meglio usare i benefici netti  a seconda di come definiamo costi e benefici, l’approccio B/C può dare risultati molto differenti. È quasi sempre possibile scrivere un beneficio come un costo negativo, o viceversa, questo costituisce notevoli dubbi. B/C= 5+7/4-3= 12 B/C= 5+7+3/4=3,7 Tirannia dello sconto L’operazione di sconto che serve a calcolare i valori attuali, tende a schiacciare i valori futuri. Questo fa sì che il valore attuale sia più basso di quello nominale, se il tasso di sconto è molto alto il valore attuale si comprime molto, se 0 non si comprime, se poco alto si comprime poco. Quanto più ci aspettiamo di ricevere dei soldi distanti dal presente, anche se riduciamo il nostro tasso di sconto, quella somma diventa molto piccola.  la tirannia dello sconto indica ciò, quando si trasferiscono alle generazioni future dei costi ingenti  esempio: un deposito di scorie nucleari in cui le condizioni di sicurezza sono fondamentali. Alcune scorie restano molto radioattive per centinaia di anni. Spesso le società col passare del tempo allentano il controllo sui luoghi dove vengono scaricati. Se succedesse con un deposito di scorie nucleari, le generazioni future correrebbero un rischio enorme  supponiamo che il costo della contaminazione sia di 1 milione di euro tra 100 anni, se il tasso di sconto è all’8%, allora il valore della contaminazione tra 100 anni sarebbe: 1 milione/(1,08)100 = 454 euro  viene attribuito al danno di 1 milione di euro un costo di soli 454 euro. Un meccanismo per evitarla è ridurre i tassi di sconto man mano che ci allontaniamo dal presente: per progetti a breve termine possiamo usare un tasso di sconto di circa il 3%, per quelli a lungo tempo più bassi, fino ad arrivare a 0.  Attribuendo un peso inferiore ai benefici e ai costi futuri, lo sconto ha alcuni effetti spiacevoli per quanto riguarda l’ambiente: quando il danno ambientale provocato da un progetto si verifica nel lontano futuro, lo sconto rende il valore attuale di tale danno molto inferiore rispetto al suo valore effettivo. Quando i benefici di un progetto sono destinati a generazioni future, lo sconto abbassa il valore di tali benefici e rende difficile giustificare il progetto (es riforestazione) LEZIONE 15/03/2024 L’analisi costi-benefici prende in considerazione C e B sociali e ambientali oltre a quelli finanziari. Abbiamo visto che spesso è difficile valutare il prezzo di questi costi e benefici perché non hanno un valore economico palese. Bisogna capire come stimare il valore monetario di tali implicazioni. Ai B/S ambientali spesso non è associato un prezzo di mercato e può esistere una forte incertezza sul loro vero valore (inoltre molti sono anche beni pubblici e ciò contribuisce a rendere inefficienti i mercati di tali beni). È necessario disporre di un valore economico dei beni ambientali. 31 Quali sono le risorse di un bosco? - Migliore qualità dell’aria - Valore ricreativo - Legna (rami caduti a terra) - Biodiversità - Amenità - Ombreggiatura - Prodotti sottobosco - … Il decisore pubblico potrebbe perdere il bosco per via di un incendio, o decidere di eliminarlo per mettere un altro progetto. Come valutare i danni o il costo di queste risorse? - Per la qualità dell’aria vedere l’impatto sui malattie respiratorie e cardiovascolari - Stimare il valore del legname a prezzo di mercato - Per il valore ricreativo interviste o questionari - Per la biodiversità sondaggio in cui si chiede ai cittadini quanto sarebbero disposti a pagare per evitare la distruzione del bosco Il bosco, bene ambientale, ha diverse tipologie di valore, le più importanti sono quelle d’uso e di non uso. Il valore economico totale prende in considerazione entrambe le cose, i valori d’uso e valori di non uso. Tra i valori di non uso del bosco potremmo considerare la sola esistenza del bosco, un valore intrinseco e culturale, di lascito. Riconosciamo quel valore per cui uno può essere interessato alla preservazione del bosco anche se non ci è mai andato, è un valore di opzione, lo vuole salvaguardare perché in futuro potrebbe volerci andare. Con valore ereditario si riconosce il desiderio di voler preservare il bene per le generazioni future. Il valore di quasi opzione invece vuol dire che sono interessato a preservare quel bene perché in futuro potrebbero essere scoperte risorse che al momento non sono note (esempio gli scorpioni cubani, nel loro veleno c’è un principio attivo molto importante per la cura del cancro. Se nel passato avessero eliminato lo scorpione, nel futuro non si sarebbe potuto scoprire questa risorsa). Nel caso di una spiaggia? 32 tassa. È fondato sulla nozione di “mercato contingente/mercato ipotetico”, cioè su un mercato caratterizzato dalla stipula di un contratto che pattuisce lo scambio del bene subordinatamente al verificarsi di un certo evento. Quando applichiamo questo metodo poniamo una domanda di questo tipo: sareste disposti a contribuire alla creazione di un fondo per la realizzazione ad es di un nuovo parcheggio bici vicino alla stazione? Si può fare un sondaggio tra i cittadini per valutare la loro disponibilità a versare un contributo per la realizzazione di un progetto di questo tipo, in base al loro interesse verso il progetto. L’amministrazione potrebbe estendere questo questionario anche a non residenti. Alcuni degli intervistati potrebbero rispondere che non sono disposti a pagare (perché pensano che debba provvedere l’amministrazione senza chiedere contributi ai cittadini), altri potrebbero rispondere zero, perché in effetti non hanno la disponibilità economica, altri potrebbero rispondere di si per 5 o 10 euro ecc. Poi si può calcolare la disponibilità media e moltiplicare questo campione per i cittadini maggiorenni, o per i cittadini più anche per i visitatori, così si può capire l’interesse verso questo progetto e l’amministrazione, in base ai risultati dell’indagine, può decidere se andare avanti o meno col progetto. I vantaggi sono: si ritiene che questo sia l’unico metodo in grado di valutare sia i valori d’uso che quelli di non uso, perché si vanno a intervistare soggetti di qualsiasi tipo, non come nel metodo dei costi di viaggio, dove vengono intervistati i visitatori ad esempio di un parco, quindi stimando solo i valori di uso, ma non quelli di non uso. Altro vantaggio è quello di essere il più semplice tra quelli delle preferenze espresse. METODO: una volta scelto l’argomento e l’universo di riferimento, bisogna decidere come somministrare il questionario: Come si somministra il questionario? Via telefonica, autosomministrato, cartaceo, via posta, interviste dirette, questionari via web. Una volta scelta la modalità di intervista si sceglie il materiale da usare, lo scenario, la tecnica di elicitazione poi indica la tipologia di quesito su DAP e DAA potrà essere posta con quesiti di tipo aperto, con carta di pagamento, scelta dicotomica, doppia scelta dicotomica; mezzo di pagamento con cui si chiede la DAP, far immaginare come si pagherebbe la cifra. Dopo tutto ciò, si passa alla stesura del questionario e si fa un PRETEST e si fa una revisione. LEZIONE 20/03/2024 Come calcolo la DAP totale? Faccio la media di TUTTO il campione e lo moltiplico per la quantità dell’universo di riferimento (esempio campione di studenti – campus unibo favorevoli o meno a erogatori d’acqua), chi non è disposto va considerato come 0. 35 La media della DAP risulta trascinata verso l’alto da quei pochi valori alti di coloro che hanno un reddito più alto, la mediana prende il valore centrale per posizionamento, dunque facendo pagare il valore uscito fuori dalla mediana si è sicuri che almeno il 50% della popolazione di riferimento è disposto a pagare la quota. VANTAGGI E SVANTAGGI: - Vantaggi: o Applicabili a molteplici tipologie di beni ambientali e del patrimonio artistico o Misura direttamente (ma non separatamente) valori d’uso e di non uso o Se le domande sono poste correttamente, stima direttamente l’ammontare di denaro che l’individuo è disposto a pagare per rendere possibile un miglioramento del bene considerato o Può incorporare controlli di validità e affidabilità - Svantaggi: o Basato su intenzioni espresse dei rispondenti  l'assunto centrale di questa tecnica è che le somme che coloro che rispondono ai questionari si dichiarano disposti a pagare riflettono l'apprezzamento delle risorse in questione, tuttavia la natura ipotetica degli scenari implica che li rispettive reazioni individuali costituiscano una cattiva approssimazione del valore vero. Gli individui tendono a sottovalutare ciò che essi realmente pagherebbero nel tentativo di ridurre i successivi versamenti o Pone i rispondenti in una situazione decisionale non familiare  oltre alla disponibilità a pagare si potrebbe formulare una domanda sulla disponibilità ad accettare una compensazione in cambio della rinuncia al bene ambientale. Confrontando fra loro i risultati ottenuti gli studiosi hanno verificato che la disponibilità ad accettare supera di gran lunga la disponibilità a pagare, questa ha portato a credere che gli individui rispondono sulla base di ciò che vorrebbe accadesse e non in base a valutazioni reali. Tuttavia è vero che esistono buone ragioni psicologiche ed economiche che indicano che le persone percepiscono il costo di una perdita in maniera più intensa del beneficio di un guadagno. o Dipende dalla creazione di uno scenario comprensibile e plausibile o È vulnerabile rispetto alle scorrettezze nel disegno dell’indagine o È sensibile alle diverse specificazioni econometriche quando si usano scelte dicotomiche  Gli intervistati potrebbero modificare le dichiarazioni relative alla propria disponibilità a pagare a seconda dello strumento di pagamento prescelto, ad esempio uno studio ha dimostrato che la disponibilità a pagare mediante un fondo di solidarietà era nettamente inferiore a quella con imposte  Venne usato questo metodo dopo l’indicente Exxon Valdez per stimare il valore del danno NB: altro modello di analisi delle preferenze espresse è quello dei modelli di scelta, in cui si formula un quesito in cui si chiede alla persona ad esempio il miglioramento di parco, che si può raggiungere tramite aggiunta piste ciclabili, aree fit e aree pic nic, sotto ogni opzione si aggiunge una cifra monetaria, poi ci potrebbe essere un’altra che considera solo due delle tre alternative, con solo una opzione e così via. Ad ogni opzione si affianca lo status quo. È un metodo più complicato ma permette dal DAP per singolo attributo. METODI DELLE PREFERENZE RIVELATE 36 La differenza tra analisi di preferenze espresse e quelle rivelate è che quelle espresse permettono di rivelare sia valori d’uso che di non uso, mentre quelle rivelate solo i valori d’uso (dunque non permette la stima del valore di esistenza). B) METODO DEL COSTO DEL VIAGGIO Il metodo del costo del viaggio rappresenta uno dei metodi delle preferenze rivelate, può essere usato per attribuire un valore a luoghi di ricreazione. Il reddito del consumatore è wL, la spesa per beni privati x, il numero di viste al parco v, il costo effettivo di un viaggio p0.  wL= x+p0v è il vincolo di bilancio del consumatore L’assunto fondamentale è considerare i costi che si affrontano per visitare un certo luogo come misura che riflette il valore ricreativo di quel luogo.  questionari  dalle risposte si può stimare il costo del viaggio e collegarlo al numero di visite all’anno.  relazione decrescente tra costo e numero di visite  le persone che sono lontane effettuano poche visite all’anno, mentre chi vive in prossimità di quel luogo tende a fare più visite. Chiaramente altri fattori possono influenzare: il reddito per persone che vivono alla stessa distanza, numero di luoghi di ricreazione alternativi disponibili, interesse personale per quel tipo di luogo. Fatti questi aggiustamenti si può osservare la relazione indicata dalla curva di domanda tra il prezzo della visita e il numero di visite effettuate. La nostra visita al parco sarà funzione crescente del costo della visita, qualità del parco e reddito.  v= f(pv, q, y) L’assunto principale è che i costi del viaggio riflettono il valore ricreativo  Se noi volessimo analizzare altri costi opportunità potremmo considerare il tempo: ci sono applicazioni del MCV in cui non si considera solo il prezzo del viaggio in sé, ma si considera anche tra i CO il fatto che uno impiega del tempo sia nel viaggio in sé che nel tempo di visita. Alcuni non sono d’accordo con l’aggiungerlo perché per alcuni il tempo impiegato nel viaggio è un piacere. Con questo aggiustamento il nuovo vincolo di bilancio sarebbe pv=p0 + w (Tt + Tv) Problemi del MCV: - anche il tempo ha un valore, dato che il tempo impiegato per viaggiare non può essere più utilizzato. Bisognerebbe aggiungere un prezzo al tempo oltre che calcolare quello del carburante, ma alcuni potrebbero considerare il viaggio come un piacere. - Se una persona visita diversi luoghi in una stessa giornata si pone il problema di come suddividere i costi di viaggio.  risolto tramite quesiti ad hoc - Un individuo può fare 20 km per visitare un luogo che gli interessa, mentre un altro fare la stessa distanza perché non ci sono luoghi alternativi. Il loro interesse è diverso ma non viene intercettata come cosa dal MCV - Chi apprezza molto il luogo potrebbe comprare una casa vicino, e quindi i costi di viaggio sarebbero molto bassi e porterebbero a una sottovalutazione del valore ricreativo - Visitatori non paganti 37 - Altra petroliera dopo il caso di Exxon Valdez (primo caso in cui viene usato il metodo di valutazione contingente): applicazione del metodo di valutazione contingente applicato attraverso una valutazione delle famiglie spagnole in seguito all’affondamento di una petroliera. Si vuole quantificare il valore di uso passivo, quello di esistenza: programma di risposta rapida per incidenti di questo tipo. Quali sarebbero stati i danni attesi ogni 7 anni causati dalle fuoriuscite di petrolio da petroliere senza il programma per le spiagge, gli animali marini, gli uccelli, i km di costa. Senza il programma le attese erano molto superiori. Si chiede la DAP a pagare per finanziare il programma che avrebbe consistito una previsione di minori danni alle coste stagnole. Questionario a scelta dicotomica. Mezzo di pagamento: dichiarazione dei redditi. Si chiede anche quanto sono confidenti di poter mantenere il pagamento nel tempo. D) METODI CHE NON UTILIZZANO LA CURVA DI DOMANDA  Approccio della risposta alla dose: richiede l’esistenza di dati che colleghino la reazione fisiologica umana, vegetale o animale allo stress da inquinamento  Costo di sostituzione: considera il costo della sostituzione o del ripristino di un bene danneggiato e utilizza questo costo come misura del beneficio del ripristino.  Comportamento riduttivo: le spese destinate alla prevenzione  Costo opportunità: si stimano i benefici dell’attività che provoca il danno ambientale per stabilire una misura di quanto elevati dovrebbero essere i benefici ambientali per rendere lo sviluppo non conveniente. 40 SECONDO MODULO ECONOMIA DELL’AMBIENTE LEZIONE 11/04/2024 Nb: correggere la dispensa pag 67 riga 3 “x>x2” in realtà è “x>x1”, altro refuso è pag 81 espressione 59 bisogna invertire ro e sigma. CRESCITA ECONOMICA La crescita economica può essere definita come l'incremento nel tempo della ricchezza nazionale, rappresentando la capacità di un sistema economico di accumulare ricchezza. Questo concetto è stato ampiamente illustrato da Adam Smith nel testo fondamentale "La ricchezza delle nazioni". Un'immagine metaforica comunemente utilizzata è quella di un corpo sociale paragonato a una pianta: se sano, ben nutrito e gestito, è in grado di crescere in modo fiorente, mentre economie con radici deboli rischiano di collassare anziché crescere. Questa metafora, una volta condivisa universalmente alla fine del XVIII secolo e all'inizio del XIX secolo, non è più condivisa da tutti oggi. Tuttavia, nel contesto del sistema capitalistico contemporaneo, la crescita economica continua ad essere vista in termini positivi. Il PIL, o Prodotto Interno Lordo, rappresenta la misura più comune della ricchezza nazionale. Esso indica la quantità e il valore della produzione nazionale, sia da operatori economici cittadini del paese sia da quelli di altri stati che operano al suo interno. Il PIL è definito "lordo" perché è calcolato al lordo degli ammortamenti dei beni durevoli a bilancio delle imprese. Il PIL si ottiene dal calcolo del valore aggiunto della produzione nazionale, che è la differenza tra i ricavi totali e i consumi intermedi in tutti i settori, sommando il valore aggiunto di ciascun settore. La crescita economica non si limita al PIL stesso, ma si riferisce alla variazione nel tempo del PIL, espressa solitamente in termini percentuali e calcolata su base annua. La Banca d'Italia, ad esempio, monitora le variazioni del PIL ogni trimestre ma rilascia comunicazioni annuali. La crescita economica si calcola come tasso di variazione del PIL  PIL t+1 (all’istante) – PIL t , divisa per il suo valore iniziale cioè PIL t : numero compreso tra zero e 1 , rapporto denominato: tasso di crescita dell’economia. Si parla di growth rate, di tasso di crescita (g), e serve a descrivere la crescita economia in un orizzonte temporale che va da t a t+1. All'istante t avviene un aumento che spinge il PIL a un livello più elevato a t+1, e quindi gt rappresenta il tasso di crescita osservato. Dal PIL possiamo derivare altre misure di crescita. Ad esempio, sottraendo la quantità di valore aggiunto generata da soggetti non cittadini e aggiungendo l'attività generata da cittadini all'estero, 41 otteniamo il Prodotto Nazionale Lordo (PNL). Da questo, sottraendo gli ammortamenti, otteniamo il Prodotto Nazionale Netto (PNN), e sottraendo le imposte indirette otteniamo il Reddito Nazionale (RN), una grandezza significativa per valutare il benessere economico. Il reddito nazionale è comunemente usato per esprimere il benessere economico della nazione. Il tasso di crescita gt in t (da t-1 a t) è definito come la variazione del reddito nazionale diviso per il reddito nazionale precedente, espressa come (Yt - Yt-1) / Yt-1. Un tasso di crescita più elevato indica una crescita economica più forte. Quando il tasso di crescita è positivo, si osservano altri indicatori economici in aumento, come la produzione di beni, i consumi e l'occupazione. La stazionarietà della crescita, con un tasso vicino allo zero, era considerata negativa nel periodo post-bellico, ma oggi alcuni desiderano una crescita stazionaria. La decrescita, invece, indica una riduzione nel tempo del PIL e della ricchezza nazionale, ed è un concetto emerso dagli anni '70 con il crescente riconoscimento delle questioni ambientali. Tuttavia, sorgono interrogativi su come conciliare la decrescita con un sistema economico basato sull'accumulazione del capitale, come il capitalismo.  L’ambiente: L'ambientalismo ha assunto il ruolo di una corrente filosofica e politica di pensiero, avendo origine alla fine del XIX secolo. I primi ambientalisti, pensatori degli ultimi decenni del diciannovesimo secolo, promuovevano l'immagine della natura intatta e incontaminata, enfatizzando il ritorno alla natura e il culto della stessa. Questo concetto si manifestava anche attraverso il simbolismo del jeans, che rappresentava il desiderio di tornare a una relazione pura tra uomo e natura. Attualmente, questa filosofia trova espressione nelle ecocomunità e nei collettivi di autoproduzione, che promuovono la produzione di risorse a chilometro zero. Un'altra componente importante dell'ambientalismo è l'eco-efficienza, che sottolinea la necessità che i sistemi economico- sociali diventino sempre più efficienti dal punto di vista ecologico, utilizzando in maniera ottimale le risorse del pianeta. Questo approccio incoraggia l'adozione di tecnologie a basso impatto ambientale, come le auto elettriche. Inoltre, c'è un ramo dell'ambientalismo che si basa sui principi di giustizia ecologica o ambientale, concentrando l'attenzione sulla distribuzione equa delle risorse naturali, specialmente nei paesi poveri. Questo tipo di ambientalismo denuncia lo sfruttamento delle risorse ambientali che comporta sacrifici per certe popolazioni e territori, spesso nelle nazioni più svantaggiate. La crescita economica dovrebbe quindi considerare in modo ragionevole e razionale lo sfruttamento delle risorse naturali, preservandole per le generazioni future. Inoltre, è importante comprendere come la crescita economica possa contribuire a ridurre la povertà e mitigare il degrado ambientale nei paesi più svantaggiati, poiché esiste una stretta correlazione tra povertà diffusa e danni ambientali. LEZIONE 15/04/2024 Per parlare di crescita economica è necessario prendere in considerazione 3 grandi economisti (Kaldor, Solow e Kuznets) che nel secondo dopoguerra hanno lavorato molto su questo tema e sono tra i portavoce della teoria neoclassica. Kaldor, uno dei protagonisti di questa teoria, ha formulato un concetto semplice ma significativo. Egli considera la crescita economica come un fenomeno oggettivo, quantitativo e quantificabile. Per dimostrare questa idea, Kaldor ha identificato ciò che chiama "fatti stilizzati della crescita" 42 Qual è la differenza tra MEW e SMEW? Il vincolo di bilancio per cui il Pil non cresca né diminuisca nel tempo. LEZIONE 18/04/2024 LA CURVA AMBIENTALE DI KUZNETS Kuznets vinse il premio Nobel nel 1971 per la sua interpretazione della crescita economica  uno dei suoi contributi principali mette in relazione la crescita percentuale del reddito nazionale e il livello di diseguaglianza nella distribuzione del reddito, evidenziando un andamento a U rovesciata  curva di Kuznets. La curva generale di Kuznets riguarda l'impatto variegato della crescita economica sulla disuguaglianza sociale, osservando una relazione a forma di "U" invertita tra crescita economica e disuguaglianza. Inizialmente, con poca crescita economica, si registra una bassa disuguaglianza, ma all'aumentare del PIL, la disuguaglianza aumenta, fino al turning point, in cui questa relazione si rovescia, corrisponde a un certo livello di ricchezza e crescita economica. Al di là di questo punto, ulteriore crescita economica non aumenta la disuguaglianza sociale, poiché si sviluppano sistemi sociali che mitighino questo fenomeno  welfare state. Inoltre aumenta anche l’avversione delle popolazioni alla disuguaglianza, il che indica un’evoluzione del sistema capitalistico. Oltre una certa crescita economica la disuguaglianza sociale inizia a calare, questo fenomeno viene chiamato de-linking, ovvero scollamento, perché i due fenomeni non sono più collegati direttamente. Kuznets non dice che la disuguaglianza sociale non aumenti, ma non aumenta come conseguenza dell’ulteriore crescita economica. Nella prima parte della curva le due variabili sono correlate in maniera positiva, dopo il turning point la causa della disuguaglianza non è la crescita economica ma qualcosa altro: es sistema a caste, norme fatte male, istituzioni politiche sbagliate, o altri fattori politici, culturali, sociali. ecc. Se aumenta la disuguaglianza questo non è dovuto alla crescita economica. Kuznets era interessato alla qualità della crescita e non tanto alla quantità. Quindi lui sosteneva che bisogna investire in istituzioni sociali e politiche che creino crescita di qualità, che portano a un’equa distribuzione dei proventi della crescita. CRESCITA CON UGUAGLIANZA = crescita con sviluppo sociale. La Curva di Kuznets Ambientale (EKC) rappresenta un pilastro dell'economia ambientale degli anni passati, pur prendendo spunto dalla proposta originale di Kuznets, non formulata direttamente da lui.  La stessa logica della curva generale è stata applicata alla relazione tra crescita economica e qualità ambientale. Inizialmente, con basso sviluppo industriale, si produce poco e si inquina poco. Tuttavia, all'aumentare della ricchezza economica, il degrado ambientale aumenta, fino a un certo punto in cui la crescita economica non è più direttamente correlata al degrado ambientale. Questo concetto di "delinking" suggerisce che la crescita economica sostenibile potrebbe avvenire senza un aumento proporzionale del degrado ambientale.  esistono due tipi di interpretazione: - Macro: esiste una relazione a U rovesciata tra livello di crescita economica di una nazione e livello di degrado ambientale. Questo andamento a U invertito è qualcosa di collegato allo sviluppo capitalistico. Nelle economie preindustriali l’accumulazione di reddito ha la priorità sulla tutela ambientale, sono necessari grandi investimenti e le tecnologie sono rudimentali. Esiste quindi una relazione diretta tra crescita economica e inquinamento. Poi con il proseguire della crescita, la transizione verso un’economia industriale e il 45 conseguente innalzamento dei redditi individuali ci si avvicina al turning point, superato il quale la relazione si inverte. Ultimata la transizione verso un’economia post industriale, ci si rende conto che si possono individuare tecniche di sviluppo che siano più efficienti dal punto di vista ambientale  anche noi consumatori siamo disposti a investire risorse e tempo nella tutela dell’ambiente e questo sostiene il delinking :ci potrebbe essere crescita economica sostenibile e se comunque il degrado aumenta non è direttamente imputabile alla crescita. Quindi la crescita economia continua, migliorano le tecnologie a basso impatto ambientale, la nuova consapevolezza porta a scelte di consumo più sostenibili  c’è la disconnessione tra accumulazione di ricchezza e danno ambientale, il secondo non è più ascrivibile al primo. Problemi dell’interpretazione macro: Il problema principale di tale interpretazione della EKC giace nella misurazione empirica del danno ambientale. Quale indicatore/indice di bassa qualità ambientale regredire con l’aumento del reddito pro-capite? Essendo le forme di inquinamento ambientale molteplici, e concatenantesi reciprocamente, la risposta è tutt’altro che banale. Per questo, retorica politica a parte, la micro-interpretazione della EKC è ritenuta più corretta e scientificamente difendibile. Da tale prospettiva, il delinking non riguarderebbe il degrado ambientale tout court, bensì diversi indicatori ambientali riferiti a specifiche sostanze inquinanti. La domanda diventa dunque: disconnessione della crescita economica da quale forma di inquinamento ambientale? - Micro: molteplici studi hanno messo in relazione il reddito pro capite e le diverse forme di inquinamento, si pone il singolo inquinante sulla retta delle ordinate e sulle ascisse il reddito (es: emissioni di zolfo-reddito pro capite). Anche qua la relazione è a U invertita per quanto riguarda alcune risorse, come l’impoverimento di quelle idriche, ma non vale ad esempio per le emissioni di CO2: il degrado 46 aumenta sempre rispetto a emissioni di co2 al crescere del reddito pro capite, stessa cosa per i rifiuti solidi urbani. Le ragioni teoriche che spiegano il delinking sono: - Dal lato della domanda la qualità ambientale possiede le caratteristiche di un bene di lusso e maggiori redditi pro capite portano con sé maggiore DAP per servizi ambientali. Allo stesso tempo una maggiore conoscenza e coscienza delle problematiche dovrebbe indurre un mutamento delle preferenze individuali in favore di un consumo a basso impatto ambientale - Sul lato dell’offerta ci sono tre effetti: 1. Effetto scala: all'aumentare delle dimensioni dell'economia, le emissioni aumentano correlazione positiva. Se questo fosse l'unico effetto, non avremmo la curva a "U" invertita. 2. Effetto progresso tecnologico: il progresso tecnologico deve generare tecnologie eco- efficienti che riducano il degrado ambientale per poter arrivare al de-linking. Al crescere dell’intensità del progresso tecnologico capace di indurre tecnologie di produzione a minor impatto ambientale, a parità di scala dell’economia, le emissioni diminuiscono. 3. Effetto composizione: al crescere del reddito nazionale la composizione dei settori produttivi muta. l'economia deve sviluppare settori produttivi a basso impatto ambientale e consumatori che richiedano beni con un minor impatto ambientale, si dovrebbe generare una mutazione nella composizione dell’economia nazionale. Questi ultimi due effetti, progresso tecnologico ed effetto composizione, potrebbero neutralizzare l'effetto scala, portando alla formazione della curva a "U" invertita. Questa teoria sostiene che una volta completata la transizione verso settori produttivi più sostenibili, la crescita economica possa avvenire senza un aumento proporzionale del degrado ambientale. Limiti della EKC: 1. Crescita sostenibile non garantisce qualità ambientale elevata Anche se la EKC suggerisce una diminuzione delle emissioni inquinanti a redditi elevati, questo potrebbe non essere sufficiente per migliorare effettivamente la qualità dell'ambiente. 2. Effetti a lungo termine della crescita economica sull'ambiente non possono essere ignorati: La teoria non tiene conto dei potenziali danni ambientali a lungo termine causati dalla crescita economica. 3. Il pianeta potrebbe non sopportare gli effetti cumulati della crescita economica a lungo termine: La EKC non considera la capacità del pianeta di sopportare gli effetti cumulati della crescita economica nel tempo. Dobbiamo così concludere che forse il limite principale della EKC è la sua ingenuità ecologica e il suo ridurre il problema della sostenibilità della crescita a una semplice disconnessione tra questa ed eventuali disastri ambientali irreversibili. Come vedremo nel proseguo, concetti provenienti dall’ecologia quali resilienza (resilience) o capacità di carico (carrying capacity) di un ecosistema saranno, inter alia, cruciali per un deciso avanzamento nel dibattito sulla sostenibilità dello sviluppo. LEZIONE 19/04/2024 47 sempre un approccio individualista e antropico, ma meno estrema della precedente, hanno un ruolo importante anche equità sociale e difesa di alcuni ecosistemi. Lo possiamo definire un individualismo solidale. Interventi istituzionali post rapporto Brundtland - Protocollo di Montreal 1987: primo trattato globale a stipulare una rigida tempistica di riduzione delle emissioni inquinanti e a creare il principio precauzionale  ogni incertezza ambientale deve essere affrontata tramite misure di salvaguardia. - Risoluzione ONU 1989: si istituisce la prima conferenza planetaria sul clima e sviluppo (1992 Rio de Janeiro) - Agenda 21: è la dichiarazione di Rio, sanciva 27 principi su ambiente e sviluppo: o Principi ambientali: protezione ambiente, legislazione ambientale, compensazione per vittime inquinamento… o Principi economici: equanime diritto alla qualità ambientale per generazioni presenti e future, protezione e ripristino integrità ecosistemica della Terra o Principi sociali: il riconoscimento del ruolo delle donne nella gestione delle risorse naturali e in molte pratiche di sviluppo sociale e comunitario, mobilitazione dei giovani per un nuovo patto sociale o Principi di pace: riconoscimento delle guerre come distruttive per la sostenibilità dello sviluppo - Protocollo di Kyoto 1997 - Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile 2002 LEZIONE 26/04/2024 LO SVILUPPO SOSTENIBILE: ALCUNI CONCETTI IMPORTANTI Il concetto di sviluppo sostenibile è multidisciplinare e si fonda su due pilastri, secondo l’approccio economico-politico: - Connesso all’equità e alla sostenibilità sociale (equità intergenerazionale e intra) - Connesso alla sostenibilità economica, concetto che deriva dalla crescita sostenibile (ampliamento delle opportunità di benessere in senso ampio, non solo consumi ma anche bisogni umani) Verso la fine degli anni '90, Amartya Sen ha introdotto il concetto di sviluppo umano sostenibile, che rappresenta una esemplificazione dei due pilastri sopra menzionati, sociale ed economica. Questo concetto mira all'ampliamento delle capacità e delle opzioni di benessere, soddisfacendo una serie di bisogni fondamentali che Sen chiama "capacitazioni". Queste capacitazioni consentono l'attivazione di funzionamenti umani basilari, come la conoscenza, le relazioni e il benessere materiale. Il concetto di sviluppo umano è valutato attraverso l'Indice di Sviluppo Umano (ISU), che misura tre dimensioni della qualità della vita: la dimensione economica, misurata tramite il PIL; l'accesso alla conoscenza, valutato in termini di istruzione; e la speranza di vita alla nascita. L'ISU è pertanto un indice multidimensionale che, quando associato all'aggettivo "sostenibile", esprime la possibilità di promuovere percorsi e opportunità di crescita umana, con un'attenzione particolare affinché le generazioni future abbiano almeno le stesse opportunità di quelle attuali. 50 Tuttavia, va notato che esiste un'altra dimensione della sostenibilità spesso ignorata da questi concetti: quella ecologica. Questa dimensione, completamente diversa dalla sostenibilità economico-politica, è fondamentale per preservare gli ecosistemi naturali e garantire un futuro sostenibile per l'intero pianeta. Integrare questa dimensione ecologica nei discorsi e nelle politiche sulla sostenibilità è cruciale per affrontare le sfide ambientali globali e garantire il benessere delle generazioni future. La sostenibilità economica critica all’approccio economico politico la mancata considerazione degli ecosistemi naturali, fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio ambientale. Il fulcro della sostenibilità ecologica sono i sistemi biogeofisici, costituiti da una serie di ecosistemi interconnessi, che rappresentano l'insieme di tutte le forme di vita e il loro ambiente fisico. In secondo luogo, l'approccio economico e sociale sottolinea la sostenibilità umana a discapito del biota, ossia tutte le forme di vita negli ecosistemi. Ogni ecosistema ha un proprio naturale equilibrio, un proprio canale di automantenimento, inoltre hanno dei veri e propri pozzi di assorbimento chiamati environmental sink, che sono finalizzati ad assorbire e smaltire tutti gli elementi estranei all’ecosistema e potenzialmente dannosi. Esistono rilevanti feedback biogeofisici, che entrano in gioco quando l’attività antropica interviene su un ecosistema e sul suo naturale bilanciamento. Terzo, non viene considerato il ruolo di tali feedback nell'analisi della sostenibilità ecologica. Per valutare le condizioni di un ecosistema, occorre considerare concetti come la capacità di carico, che indica la massima popolazione di una specie che l'ecosistema può sostenere senza compromettere l'equilibrio nel tempo. Tale concetto si collega all'impronta ecologica, che rappresenta il carico sull'ecosistema e può influenzare la sua capacità di sopportare stress. Il limite soglia indica il livello di stress oltre il quale alcuni cicli naturali sono compromessi, mettendo a repentaglio l'equilibrio e la stabilità a lungo termine dell'ecosistema. Infine, la resilienza ecologica rappresenta la capacità di un ecosistema di recuperare l'equilibrio dopo uno stress, ma se superata, potrebbe portare al collasso dell'ecosistema stesso. Per parlare di sostenibilità, è importante avere presente alcuni concetti fondamentali: - Ecosistema: l’insieme di tutte le forme di vita e il loro ambiente fisico, includendo l’intera famiglia di entità interagenti tra loro; il funzionamento di un ecosistema esita in diverse interazioni che compongono, in un dato istante di tempo, ciò che è noto come “bilancio naturale”. - Sistema biogeofisico: sistema fisico e biologico con riferimento ad una o più regioni geologiche. - Biota: l’insieme di tutti gli esseri viventi, piante ed animali compresi, che occupano un determinato spazio in un ecosistema. - Feedback biogeofisico: quando i processi antropogenici sul biota e sulle risorse naturali interagiscono modificando l’habitat dal quale il biota dipende. - Biosfera: i segmenti della Terra, e della sua atmosfera, che supportano la vita (terre emerse, oceani, ghiacciai ecc.). - Capacità di Carico (CC, da qui in poi): la massima dimensione di una specifica popolazione di specie che un ecosistema può sopportare, per un certo lasso di tempo, senza veder distrutto il suo equilibrio di lungo periodo. 51 - Resilienza: l’abilità di un ecosistema di assorbire disturbi e ripristinare autonomamente condizioni di equilibrio di lungo periodo (condizioni dello status quo ante). - Servizi ecosistemici: questi includono: (a) il mantenimento della biodiversità e la produzione di beni naturali, e non, dell’ecosistema; (b) funzioni di supporto alla vita; (c) fornitura di benefici intangibili di natura estetico-culturale. - Stress: il risultato di un cambiamento ambientale che riduce le opportunità di sopravvivenza di un organismo. - Limiti di soglia: i limiti di fattori di stress oltre i quali l’equilibrio e la stabilità di lungo periodo delle popolazioni e degli ecosistemi è messa a repentaglio; spesso sono soglie critiche di sopravvivenza. L’ecosistema non è più in grado di preservare nel tempo il suo equilibrio naturale. - Fonte (source): ogni componente dei sistemi biogeofisici e atmosferici in grado, potenzialmente o effettivamente, di offrire risorse importanti per la vita presente e futura sul pianeta. - Pozzo (sink): una riserva di ogni elemento (liquido, solido o gassoso) che ha la funzione di assimilare, o assorbire, elementi inquinanti da uno o più cicli atmosferici terrestri (come il ciclo dell’acqua o quello del carbonio). Dunque in un ecosistema fino a quando le capacità di carico sono rispettate e i limiti di soglia non sono superati, il sistema grazie alla sua naturale resilienza riesce a preservare nel tempo il suo equilibrio bio-geofisico, ovvero il suo bilancio naturale. Tuttavia esistono degli elementi, connessi al concetto di resilienza ecologica, che complicano questa descrizione: 1. Non-linearità: Nei sistemi biogeofisici del nostro pianeta, molti fenomeni seguono andamenti non lineari. Ad esempio, la relazione tra il grado di salute di un ecosistema e le emissioni inquinanti che lo influenzano non è lineare. Inizialmente, un aumento delle emissioni potrebbe non provocare una significativa diminuzione della salute dell'ecosistema, ma oltre un certo limite soglia, la salute dell'ecosistema potrebbe crollare improvvisamente in modo esponenziale rispetto al fattore dannoso. Queste non-linearità possono portare a reazioni imprevedibili quando si supera una soglia critica, rendendo difficile prevedere la velocità e l'intensità del crollo dell'ecosistema. Ad esempio, gli ecosistemi forestali esposti a piogge acide possono degradarsi lentamente all'inizio, ma una volta superate le soglie massime di stress, possono collassare improvvisamente. Non c’è quindi relazione costante tra le variabili ecologiche riferite ad un ecosistema. Una volta superata la soglia critica i danni ambientali aumentano esponenzialmente, portando il sistema verso il collasso. 2. Irreversibilità: Molti degli effetti dell'attività umana sugli ecosistemi hanno caratteristiche di irreversibilità, generando danni ambientali non riparabili che perdurano nel tempo. Ad esempio, il buco nell'ozono rappresenta un problema irreversibile che ha compromesso la resilienza spontanea del pianeta Terra. Gli esiti irreversibili sono il risultato di impatti cumulativi provenienti da fonti multiple di stress. Essi aumentano nel caso in cui  La stessa causa di stress ambientale è ripetuta nel tempo  La stessa causa di stress ambientale è molto diffusa nello spazio  Se si registra l’interazione tra fonti diverse di stress su un preciso elemento dell’ecosistema. Questi impatti possono portare a non-linearità significative e ad una drastica riduzione della resilienza dell'ecosistema. 52 - Il NNP è anche il rendimento sulla ricchezza totale generata dall'economia.  La ricchezza ottenuta impiegando il capitale totale del sistema economico, cioè tutte le forme di capitale disponibili per la produzione.  NB: la regola non ha a che vedere con lo sviluppo sostenibile, ma può essere vista come regola di sostenibilità interpretando il concetto in maniera esclusivamente economica. La regola è stata ampiamente criticata  Asheim (1994) specifica, ad esempio, come essa sia solo condizione necessaria, ma non sufficiente, per la sostenibilità, mostrando come un sistema economico nel quale gli investimenti correnti eccedano il valore delle rendite sulle risorse, ma queste siano stimate utilizzando prezzi ombra errati a causa di preferenze ricorsive mal valutate, non sia necessariamente capace di sostenere i suoi livelli di consumo nel tempo. Lozada (1995) si propone di modificare la HR utilizzando tassi di sconto non costanti. La regola che ottiene non differisce molto dalla originale, suggerendo di investire il valore del deprezzamento del TK al fine di mantenere costante il reddito nel tempo. Alla stessa conclusione giungono, anche se per vie differenti, Atkinson e Pearce (1993) secondo i quali la sostenibilità richiede tassi di risparmio maggiori del tasso di deprezzamento del TK dell’economia. Appare in ogni caso cruciale, la stima del valore del capitale naturale ed ecologico e del suo deprezzamento nel tempo dovuto ad esaurimento, danneggiamento od eccessivo utilizzo. Occorre, in altre parole, conoscere il valore delle risorse e dei servizi ambientali: dare un valore alla natura. 3) Dasgupta Dasgupta e Heal (1979) e Solow (1986) estendono il modello di Wietzman, includendovi risorse naturali ed esauribili che generano reddito e/o si esauriscono nel tempo, e mostrano come il NNP sia concepibile come l’interesse sull’accumulazione di capitale in senso esteso, ovvero considerando la decumulazione dello stock di risorse esauribili. Dasgupta (79) determina il NNP con una stima empirica , che è una estensione del modello teorico di Weitzman : NNP = C+H+N-ED - C è il consumo aggregato; - H valore delle variazioni percentuali nello stock di capitale umano; - N valore delle variazioni dello stock di capitale naturale, - ED valore dei danni ambientali correnti, connessi all’attività di produzione della ricchezza. Quindi secondo Dasgupta il NNP viene alimentato non solo dai consumi, ma anche da investimenti in capitale naturale e umano, che possono compensare una riduzione di parte dei consumi: c’è già presente un’idea di multidimensionalità del capitale, per cui il NNP non è detto che debba essere reinvestito in capitale meramente tecnologico (impianti, macchinari ecc) per ottenere maggiori consumi, ma anche in capitale umano e naturale, o comunque in strategie tecniche che riducano i danni ambientali della produzione di ricchezza. Questa definizione del NNP ha una connotazione molto più ambientale di quella di Weitzman e spesso viene associata alla MEW: sono 2 misure cruciali nella contabilità ambientale. 4) Solow Solow (‘94): parla di RNNP, Prodotto Nazionale Netto Rivisitato = NNP-DNK-DEK; approva la definizione di Dasgupta del 79, ma ritiene che manchino 2 poste rilevanti 55 - il valore del deprezzamento del capitale naturale DNK - un’equivalente posta del deprezzamento del capitale ecologico DEK. Quindi partendo dalla definizione di Dasgupta bisogna togliere questi due deprezzamenti, così si ha una buona approssimazione di quello che si può reinvestire per la sostenibilità. Solow specifica che l’RNNP rappresenta una misura di reddito sostenibili che quantifica il livello massimo di consumi correnti sostenibili indefinitamente nel tempo. 5) Daly Daly è uno dei fondatori dell’economia ecologica e pur non essendo vicino intellettualmente a Solow (economista neoclassico), elabora una proposta molto similare, definendo il Prodotto Nazionale Netto Socialmente Sostenibile: SSNNP = NNP-DNK-EDE . Secondo Daly è difficile stimare correttamente il deprezzamento del capitale ecologico, quindi parte sempre dalla definizione di Dasgupta, a cui toglie il deprezzamento del capitale naturale e le spese difensive e di ripristino di tipo ambientale (EDE), in modo da arrivare a un NNP socialmente sostenibile. Daly puntualizza come l’RNNP non consideri quelle spese necessarie per la protezione ambientale, il controllo dell’inquinamento, il ripristino della qualità ambientale che di fatto sono necessarie nella creazione del prodotto netto. Sono tutti indici di contabilità verde, vicini all’idea ambientalista (dimensione economica e dimensione ambientale integrate), ma la dimensione sociale della sostenibilità è semplicemente ridotta a consumi non decrescenti, per cui queste misure non sono considerati indici di sviluppo sostenibile, ma misure di contabilità ambientale. Un indice di sviluppo sostenibile Lo sviluppo sostenibile, essendo un concetto interdisciplinare, include dimensioni economiche, sociali ed ecologiche. Daly e Cobb si propongono di costruire un indice che misuri il livello di qualità della vita e la sua sostenibilità. il calcolo del loro indice di benessere economico sostenibile, ISEW, avviene in tre passi: - il consumo aggregato è determinato dai consumi privati aggiustati con riferimento al ciclo di vita dei beni durevoli, dai consumi pubblici e dalla stima del valore del lavoro non pagato - dal consumo aggregato si sottrae il valore totale delle spese difensive, quelle ambientali, sociali e di altro genere - per ottenere ISEW (GPI), il valore ottenuto viene moltiplicato per una misura di diseguaglianza nella distribuzione del reddito, ad esempio l’indice di Gini. ISEW = [(C+G+U) – EDE] x GINI ( GPI x GINI ) - C= consumo privato di beni e servizi (delle famiglie); - G è la spesa pubblica; - U è una stima del valore complessivo del lavoro di cura (non pagato e che consente la riproduzione sociale), a cui vengono sottratte le spese difensive e di ripristino ambientale (quella porzione di ricchezza che deve essere impiegata per riparare, ricostituire ecosistemi danneggiati dall’attività antropica), - il tutto moltiplicato per l’indice di GINI, che è la misura più diffusa di disuguaglianza sociale. Difetti: 1) Gini misura la disuguaglianza solo nella distribuzione del reddito (quindi sempre in relazione all’aspetto economico-reddituale ) 2) manca il deprezzamento del capitale naturale e 56 ecologico. Quindi misura semplice e perfettibile, ma primo e vero proprio indice di sviluppo sostenibile in letteratura, perché combina le 3 dimensioni (economica, sociale, ambientale). In tempi più recenti, Costanza, studioso di economia ecologica, ha suggerito un indice di sostenibilità: SWI Sustainable Wellbeing Index ( wellbeing : letteralmente “essere bene”, un benessere inteso in senso ampio, che si contrappone a ben-essere, welfare) SWI = f(E, N, S) E= contributo economico netto (misurato tramite ISEW)=; N= capitale naturale; S= capitale sociale Le 3 variabili sono il contributo al benessere delle 3 sfere della sostenibilità: il contributo economico netto (benessere materiale cruciale per l’”essere bene”); il contributo del capitale naturale e dei servizi ecosistemici; il contributo del capitale sociale (elementi che generano uguaglianza e integrazione sociale). Qualunque misura di sostenibilità, secondo Costanza, deve integrare queste 3 dimensioni. Problema successivo: Se bisogna preservare nel tempo lo stock di capitale totale dell’economia, come gestire il capitale naturale e quello ecologico, in modo che non si riducano in maniera importante? Le scienze economiche e sociali hanno già riflettuto su come gestire il capitale produttivo e quello umano, ma a questo punto diventa fondamentale capire come gestire queste altre 2 componenti del capitale totale di un’economia in termini di sostenibilità. LEZIONE 2/05/2024 IL VALORE DELLA NATURA Nel dibattito sulla sostenibilità dello sviluppo, un punto cruciale è la conservazione del capitale naturale ed ecologico. Valore di cosa? Che tipo di risorse offre la natura? Dobbiamo specificare la nozione di capitale naturale. Il capitale naturale è composto da una serie di risorse naturali che si distinguono tra risorse naturali rinnovabili e non rinnovabili. Come caratterizziamo queste risorse? - Stock della risorsa: ogni risorsa possiede un determinato quantitativo esistente in un certo tempo - Flussi: di rigenerazione, di obsolescenza e di prelievo antropico, della risorsa. Tutte le risorse hanno questi tre flussi. Le risorse naturali sono distinte tra rinnovabili e non rinnovabili, con una sottile differenza tra queste ultime e le risorse esauribili. - Le risorse naturali rinnovabili, se utilizzate correttamente, persistono grazie ai cicli biologici naturali, come acqua e aria. - Le risorse naturali non rinnovabili, invece, non si rigenerano nel tempo umano, ma il loro esaurimento avviene su una scala temporale così ampia che per l'umanità il rischio di esaurimento è trascurabile, come nel caso della luce solare e dello strato di ozono. 57 Immaginiamo una risorsa rinnovabile. Quasi tutte le RR in senso evolutivo seguono la legge logistica, ovvero la dinamica di evoluzione delle specie animali di RR segue un andamento a curva logistica di evoluzione, come lo rappresentiamo? Xm è la capacità di carico massima che l’habitat riesce a tollerare per un determinato ecosistema. Senza l’azione umana, la specie ha all’inizio di lenta accumulazione, poi di accelerazione (di crescita più che proporzionale), da lì poi non aumenta più. L’andamento della funzione è a s, andamento tipico della legge logistica. Tende asintoticamente all’equilibrio biologico naturale. Questo tipo di legge logistica vale se noi consideriamo una RR nel suo habitat solo nel caso in cui NON ci sia un intervento antropico del naturale equilibrio che vi è tra riproduzione e deprezzamento. Si raggiunge un equilibrio naturale (=equilibrio biogeofisico). Tutti gli ecosistemi, se non interferisce l’azione antropica, tendono verso l’equilibrio naturale, ovvero il valore dello stock laddove il tasso di sfruttamento antropico della risorsa sia nullo. Come lo descriviamo in termini matematici? ΔX Δt =a b x−ax2 Ogni RR naturale segue una legge logistica, allora l’accumulazione o la decumulazione nel tempo della risorsa possono essere rappresentati dall’espressione di sopra, in cui c’è una variazione nel tempo della risorsa, che segue un andamento a collina. Prima tassi di crescita bassi ma crescenti, poi alti che tendono a diminuire, fino a che non si raggiunge il massimo e i tassi diminuiscono, si raggiunge l’equilibrio naturale. A questo punto dobbiamo inserire due elementi: - Azione antropica - Ottica sostenibile Se noi indichiamo con Y la quantità di RN (risorsa naturale) estratta dall’uomo, l’impatto del prelievo modifica la dinamica evolutiva. Considerando quindi l’intervento antropico, nel tempo non 60 solo ci sarà una naturale evoluzione a U rovesciata, ma dovremo togliere istante dopo istante la q prelevata dall’uomo. (aggiungiamo all’equazione -Y)  ΔX Δt =a b x−ax2 – Y Ora, come aggiungiamo una condizione di sostenibilità in senso debole? Immaginiamo che l’intervento antropico sulla risorsa sia compatibile a una quantità costante dello stock della RN. Invece sostenibilità forse sarebbe ad esempio il vincolo che lo stock deve aumentare. Rimaniamo sulla sostenibilità debole, se si accetta la condizione di stabilità, quindi ΔX Δt =0 Allora, tutta l’equazione di prima sarebbe uguale a 0  ΔX Δt =a b x−ax2 – Y=0 Ovvero: ΔX Δt =a b x−ax2 =(0 +) Y  ab x−ax 2 =Y (condizione di equilibrio nell’uso, la risorsa naturale rimane costante nonostante l’azione umana) Quest’ultima espressione ci permette di riportarla graficamente, il lato sinistro è la parabola, la parte destra è una retta orizzontale, un valore di prelievo che si va a sommare negativamente e va a impattare negativamente sul tasso di crescita della popolazione. Ci sono due soglie critiche: X1 e X2 (a cui corrispondono sulla parabola E1 e E2): sono due punti di equilibrio con intervento antropico. Per un punto inferiore a E1, ad esempio A, saremo in una situazione di decumulazione per cui la RN non riuscirà mai a raggiungere l’equilibrio in E1. Il problema è che non riesce a raggiungere la condizione critica minimale per permettere il prelievo senza minare la sopravvivenza. Nel punto A1 invece, la quantità del bene è maggiore della prima soglia critica, quindi nonostante il prelievo la RN riesce a conservare un tasso di accumulazione positivo della risorsa, è quindi possibile un utilizzo sostenibile della risorsa. Se la quantità di prelievo antropico Y non cresce nel tempo, la dinamica evolutiva prima o poi arriva al punto E2, che è l’equilibrio con massimo utilizzo della risorsa data la sostenibilità debole. Siamo in una situazione di stabilità evolutiva. Come si inseriscono gli economisti in questo studio? - Assunzioni sulle proprietà della risorsa - Obiettivo della proprietà della risorsa 61 Sulla questione proprietaria, pensando alle RN rinnovabili, esse sono quasi sempre o beni privati o beni comuni, ad accesso collettivo. La questione proprietaria si risolve o con la proprietà privata di un singolo, o immaginando che la risorsa sia comune e sfruttata da tanti soggetti senza definire un singolo proprietario individuale. Per quanto riguarda l’obiettivo: massimizzazione del profitto, che richiede un certo tipo di razionalizzazione nel profitto nel caso di un bene privato; nel caso di una risorsa comune non sempre coincide.  nel caso di proprietà privata si riesce a costruire una funzione di profitto. Immaginiamo una risorsa privata della quale il proprietario vuole massimizzare il profitto. Si chiede: - Quantità massima da estrarre - Quantità minima per mantenere lo stock - Gestione privata sceglierà sempre un valore intermedio tra le due soglie critiche, quella inferiore (sotto la quale si mette a rischio la sopravvivenza della risorsa) e quella superiore. Cercherà quindi di produrre scarsità, così da aumentare il prezzo del prodotto. Nel caso in cui la risorsa X sia un bene privato escludibile e rivale, tramite la massimizzazione del profitto è comunque compatibile con la sostenibilità debole. Se è vero che la privatizzazione è una risposta al problema, è anche vero che ci sono molte difficoltà pratiche, di tipo politico principalmente, che rendono difficile la privatizzazione. - Gestione comune Quindi passiamo al secondo approccio: la risorsa è un bene comune, un common good. Di solito i beni comuni hanno un collettivo che lo utilizza, sono beni ad accesso libero e non controllato di solito, sono quindi aperte a cui tutti possono accedere. Si creano una serie di problemi che Hardin 62 - Abbiamo uno stock fisso esistente della RNR, s sovrasegnato, le riserve economiche: quelle q della risorsa che ha un senso economico estrarre, la cui estrazione non comporta costi economici troppo alti. - Che costi vanno considerati? I costi di estrazione. Un costo marginale c. - Indichiamo con r la quantità della risorsa estraibile, con pedice t  rt - Indichiamo infine con p il prezzo di vendita sul mercato Qual è il problema decisionale del proprietario privato? Massimizzare nel tempo quello che si può definire il valore attuale dei profitti sotto un vincolo che la somma dei prelievi nel tempo sia minore o uguale alle riserve economiche.  maxVA ¿¿ π) ;  rt s Quale sarebbe il comportamento di massimo profitto nel tempo? La regola di Hotelling  istante dopo istante il proprietario deve decidere se estrarre o no confrontando il prezzo netto della risorsa sul mercato e il tasso di interesse finanziario vigente in economia. Ovvero: Pt/Pt it Il tasso di interesse viene usato come tasso di sconto ed esprime il rendimento che il proprietario potrebbe avere estraendo, vendendo e investendo sul mercato finanziario. - Immaginiamo il caso con segno > : è ragionevole non estrarre la risorsa - Immaginiamo il caso con segno < : è ragionevole estrarre - Immaginiamo il caso con segno = : situazione di indifferenza (non si verifica mai) Regola applicata ed estesa molto. Qual è il limite principale di questa regola? È che lui utilizza solamente il costo marginale di estrazione, di prelievo, quello fisico diretto, in realtà questo tipo di risorsa porta con sé anche i costi d’uso, costi opportunità, se io uso questa risorsa oggi potrei perdere nel futuro importanti utilizzi e benefici. Il costo d’uso è una sorta di costo opportunità dell’utilizzo corrente. LEZIONE 10/05/2024  il tasso di interesse diventa un tipo di costo opportunità dell’estrazione, se non estraggo dal sito la RNR rinuncio all’istante corrente a quel bene finanziario raccolto tramite l’estrazione. Se il tasso è nullo a quel punto il rendimento che si otterrebbe sarebbe sostanzialmente uguale a zero. Come investitori ci conviene aspettare una crescita del tasso di investimento netto. Se invece il prezzo netto nel tempo diminuisce e crescono i tassi di interesse a quel punto è chiaro che conviene estrarre. Questa regola andrebbe applicata istante dopo istante per comprendere in ogni momento che quantità estrarre. 1) Immaginiamo di essere in una situazione in cui l’impresa ha la possibilità che questa risorsa all’improvviso non sia più disponibile per motivi non dipendenti dalla sua volontà. Cosa farebbe a questo punto il proprietario orientato al profitto? Cerca di tutelarsi da questo rischio e tenderebbe a cercare di evitare lo scenario pessimistico aspettando magari un momento futuro di maggior profitto, ma a quel punto potrebbe non essere disponibile. La 65 regola di Hotelling non contempla questa possibilità, per questo è stata in seguito estesa negli anni ’90 con la extended Hotelling rule  ovvero aggiungiamo alla nostra regola il tasso connesso all’incertezza, t. tanto più è alto il rischio tanto più dovrebbe essere alto il premio connesso al rischio. Il ruolo del termine t è di aumentare il valore del lato dx dell’espressione, quindi rendere più facile nel tempo che l’interesse sia più alto rispetto al prezzo. 2) Altro limite della regola di Hotelling è che essa tende a considerare solo i costi marginali di estrazione, ovvero quanto fisicamente costa prelevare una unità di carbone nella miniera. Ma esistono anche i costi d’uso, costi connessi all’impossibilità di sfruttare la risorsa nel futuro laddove essa si vada ad esaurire completamente, più lo stock della RNR si riduce nel tempo più la componente di costo d’uso tende a salire.  bruciando troppe risorse NON rinnovabili oggi stiamo ignorando che stiamo trasferendo dei costi legati all’inutilizzabilità del bene alle generazioni future (equità intergenerazionale). Immaginando i valori di estrazione e uso sulle ordinate e la q di risorsa prelevata dal suo sito di appartenenza sulle ascisse, dato poi un prezzo sul mercato p0 fisso. Un proprietari sostiene dei costi marginali di estrazione positivi c’e. , la soluzione di max del profitto è il punto E, dove p di vendita = p di estrazione. Ora, considerando i costi marginali d’uso, dovremmo considerare i costi marginali sociali in generale, dati dalla somma di c’e e c’u i costi sociali hanno anch’essi una curva marginale crescente ma in una posizione più elevata. Da un pov collettivo dovremmo porci nel punto S, quantità socialmente ottimale da estrarre. Le RNR dunque possono essere soggette a sovraestrazione, così come le RR possono essere soggette a dinamiche di sovrautilizzo. LA GREEN ECONOMY Si usa il termine green economy per parlare di un concetto introdotto nei primi anni 2000 dalle Nazioni Unite, anche se il termine usato dall’ONU è green development.  si basa su sei pilastri fondamentali. (1) controllo del cambiamento climatico; (2) risparmio e gestione ottimale delle risorse naturali; (3) sfruttamento di forme di economia circolare, ovvero basate su riciclo e riuso; (4) protezione dell’ambiente e degli ecosistemi; (5) conservazione dell’acqua e del suo ciclo; (6) prevenzione dei disastri naturali dovuti all’attività umana. Il libro di Nordhaus (lo spirito del verde) afferma che il primo punto verso un transito alla green economy (GN) è avere una green growth, cioè crescita economica coerente con l’ecologia, da un lato quindi si devono tenere paradigmi di crescita che portino a ecoefficienza, la crescita verde è la combinazione di: 66 - le emissioni inquinanti: al fine di avere una riduzione del tempo di riduzioni nocive e reddito nazionale è fondamentale sia lo strumento della regolamentazione ambientale, imposte verdi, sia d’altra parte è cruciale il contributo del progresso tecnologico. Una riduzione delle emissioni inquinanti è data da regolamentazione ambientale e progresso tecnologico. - Spese difensive: un percorso di crescita verde dovrebbe avere sempre minori spese difensive, quelle spese fatte post danno ambientale. È necessario che non solo le emissioni si riducano, ma bisogna evitare grossi picchi di danni ambientali poiché hanno impatto significativo sulla crescita economica. Bisogna quindi investire in R&S finalizzata a trovare nuove tecnologie cappaci di risparmiare risorse naturali e generare minori emissioni. L’ecoefficienza avviene sia a livello di input che di output (input: avere una quantità sempre più elevata di beni utilizzando una quantità sempre più bassa di risorsa naturali; output: minor impatto ambientale del prodotto finale, in termini di possibilità di riuso, di allungare il ciclo di vita del prodotto)  un’economia è tanto più ecoefficiente quanto più riesce a portare avanti dematerializzazione (sempre minore impronta ecologica sulle risorse naturali). Il progresso tecnologico è la chiave. - Rinnovabili VS non rinnovabili: si auspica una transizione verso economie sostenibili, tramite il progresso tecnologico, ed abbandonare le economie basate su carbone e petrolio. Idea di transizione energetica che dovrebbe compiersi in tempi rapidi. Transizione verso forme di energia più sostenibile e rinnovabile. Si vuole puntare a una low carbon economy. Il progresso tecnologico è fondamentale al riguardo. Le tre tecnologie possibilmente capaci di sostituire il petrolio: energia solare, nucleare avanzato (ovvero senza rischio), ciclo naturale con prelievo di carbonio. (?) - Altro pilastro fondamentale sono le imposte verdi, green taxes: da un lato sono da tassare tutti i combustibili fossili di tal genere, bisognerebbe tassare tutte le forme di inquinamento aereo, non solo quelle legate all’uso stretto di combustibili fossili. In riferimento al monossido di carbonio si raccoglierebbero 10 miliardi di dollari in un anno. Unico passo fatto dagli stati finora è quello della tassa sulla benzina. - Altro punto importante è l’etica: green ethics, ad esempio equità intra e intergenerazionale. Oltre all’equità verde serve la giustizia ambientale. Da un lato significa equità nel trattamento delle specie senzienti, dall’altro si parla di effetto distributivo delle pratiche ambientali alle popolazioni  non dovrebbe essere una transizione di cui beneficia solo una parte di popolazione. Gli studi mostrano che più si aumenta l’imposta sulla benzina, tanto più l’incidenza sale per gli individui poveri. I costi connessi alla riduzione dei danni ambientali sembrano essere sostenuti in misura maggiore tanto più basso è il livello di reddito, i costi sono quindi regressivi, i benefici invece sono progressivi, crescenti a livello del reddito. Se pensiamo alla progressività dei benefici immaginiamo un quartiere tenuto in condizioni ambientali pessime, si fa una forte ristrutturazione, aumenta il costo delle abitazioni, aumenta il valore conviviale e quindi vi possono accedere solo le fasce alte della popolazione. Infine sarebbe necessario nell’etica verde etica delle esternalità: nei propri comportamenti individuali cercare di ridurre al minimo le esternalità negative e aumentare quelle positive. Il divieto di pescare frutti di mare per un certo tempo può appellarsi a questo tipo di etica. Quindi cosa vuol dire? 1) Principio di no regret: cercare di ridurre le esternalità negative ambientale almeno di quel pochino rispetto al quale siamo indifferenti in riferimento alla nostra condizione di benessere 67 Ancora, gli accordi internazionali di disarmo nucleare o di non uso di armi nucleari al fine di prevenire una possibile guerra nucleare.  in questo caso è necessario come sempre un grosso gruppo di stati, quale sarebbe il livello di protezione? Il livello minimo garantito sarebbe quello garantito dalla nazione più debole. Weakest link  ovvero il legame più debole, bisogna garantire al massimo l’efficienza e il pieno intervento del legame più debole della catena, che potrebbe avere all’improvviso comportamenti inappropriati che metterebbero a repentaglio la sicurezza mondiale. Da un POV politico le misure che vengono suggerite sono abbastanza intuibili: - Riduzione emissioni - Forte armonizzazione nazionale delle politiche di riduzione progressiva del carbonio - Massimo livello di partecipazione da parte degli stati - Gradualità Nordhaus propone di istituire una specie di NATO per il clima imponendo una carbon tax per gli obiettivi fissati per il 2050. Questo club dovrebbe negoziare un valore comune della tassa sul carbonio, e i membri dovrebbero applicare sanzioni economiche ai NON membri per le altre relazioni internazionali, così da generare da una parte esternalità positive con il loro comportamento virtuoso, e costringere con ritorsioni di tipo economico commerciali i paesi non membri ad aderire al club per il clima. LEZIONE 16/05/2024 POVERTÀ E AMBIENTE Cosa intendiamo per povertà? Si parla di povertà monetaria, di reddito, e quella non di reddito (riferito a qualità della vita non riconducibile. Necessariamente al reddito posseduto). Si parla poi di povertà oggettiva e soggettiva, non necessariamente equivalenti tra loro. Infine un’altra distinzione può essere fatta tra vecchie e nuove forme di povertà. Di solito volendo determinare la quantità di povertà si cerca di individuare quella forma di povertà oggettiva nel reddito e connessa alla mancanza di alcune risorse che soddisfano i bisogni del soggetto. Sono dunque forme più empiricamente misurabili rispetto a quelle legate alla dimensione sociale e psicologica. La maggior parte dei paesi in via di sviluppo afflitti da problemi di povertà dipendono in modo cruciale dalle risorse naturali. Il 40% del PIL è in media derivante dal valore aggiunto agricolo.  la situazione dei poveri nelle zone rurali è peggiorata dal fatto che vivono in terre fragili, sistemi degradati e a bassa produttività agricola. Concetti fondamentali: - Linea o soglia di povertà: soglia minima necessaria per soddisfare i bisogni fondamentali del soggetto  una linea di povertà è una sorta di reddito minimale che l’individuo dovrebbe avere per acquistare B/S minimi per il soddisfacimento dei suoi bisogni. (almeno 1-2$ al giorno a seconda dei contesti). - Dopo si cerca di quantificare la percentuale della popolazione che rientra in questa fascia z>0  soglia di povertà N  individui i  soggetto yi  reddito degli individui 70 chi ha un reddito yi < o uguale a z è povero, chi maggiore no. HEADCOUNT RATIO: n individui poveri N  la misura più semplice di indice di povertà Con questo metodo individuiamo la povertà assoluta e oggettiva nel reddito. È strettamente collegato alla qualità ambientale. Basta mettere l’indice in correlazione con il degrado ambientale di un determinato territorio. Anche il fenomeno di disuguaglianza economia  redditi sociali con un alto livello di disuguaglianza economica  indice di Gini L’indice di Gini mostra la disuguaglianza nei redditi, ma correlato ad esso si riferisce anche ad altro. % cumulata del reddito % cumulata degli individui Individuiamo intanto due situazioni: - Totale eguaglianza nella distribuzione nel reddito: quando l’1% della popolazione detiene l’1% del reddito, il 2% della pop accumuliamo il 2% del reddito ecc. così che ognuno abbia la stessa porzione di reddito. Graficamente è una bisettrice. - Totale disuguaglianza nella distribuzione del reddito: l’ i-esimo soggetto detiene tutto il potere economico. graficamente sarebbe che al cumulare della popolazione la percentuale non si cumulerebbe, finché arrivati al 100% della popolazione si sale al punto H. In azzurro c’è la curva di Lorenz, che divide l’area in A e B L’indice di Gini riesce a quantificare la disuguaglianza nel reddito in una determinata popolazione: è il rapporto tra A/A+B  Quando la curva di Lorenz è adagiata sulla bisettrice siamo in una situazione di uguaglianza e quindi l’indice di Gini sarebbe 0.  Nel caso di massima disuguaglianza la curva di Lorenz si adagia sull’asse orizzontale C’è correlazione positiva tra indice di Gini e degrado ambientale. Le Nazioni Unite calcolano per le diverse nazioni un indice di impatto ambientale, EI: 71 EI=Px NPx Gx Ax T I parametri sono tutti positivi. Tanto più P è elevato tanto più sarà anche l’impatto ambientale, idem per G ovvero l’indice di Gini. T è la tecnologia, P poveri, NP non poveri, A ricchezza. Questa espressione oltre a mostrare i feedback ambientali da povertà e ambiente, pone in evidenza come, in sistemi economici in cui povertà e forte disuguaglianza convivono, la diseguale distribuzione della ricchezza si accompagna all’adozione, da parte dei più ricchi, di abitudini di consumo insostenibili, come quelle delle nazioni più sviluppate. Se tutto ciò convive con povertà diffusa, sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e utilizzo di tecnologie inquinanti, l’impatto ambientale sarà estremamente alto. Paul Ehrlich fu il primo negli anni ’80 a proporre un modello teorico che collegava popolazione, PIL e tipo di tecnologia che si usava  tanto più le tecnologie sono poco ecoefficienti, tanto più il Pil è basso ha un alto impatto ambientale. In un’ottica neomalthusiana e di destra questo è un modo per indurre alla riduzione della popolazione nei paesi del terzo mondo. Rapporto povertà e degrado ambientale La prima questione è la dipendenza alimentare: dove c’è un’ampia fetta di popolazione sotto la soglia di povertà, una grossa fetta della popolazione dipende da risorse naturali libere per la sua sopravvivenza. Questo si collega a quello che Dasgupta chiama trappola della povertà, ovvero la dipendenza dei paesi più poveri genera una trappola connessa alle deficienza nutrizionali. Un altro tipo di collegamento è il fatto che le zone più povere del pianeta sono terre fragili da un pov geologico, sono poco produttive, poco abbondanti e capaci di restituire risorse. Ogni minimo cambiamento climatico che le tocca potrebbe generare squilibri. Dunque in queste zone un intervento antropico risulta molto più rischioso che in zone sicure del pianeta  trappola povertà- ambiente.  ovvero entrano in gioco altri elementi rilevanti oltre alla denutrizione. Il motivo della trappola è che il momento in cui la trappola sale eccessivamente la pressione sulle RN sarà eccesiva portando a un eccessivo sfruttamento e quindi degrado ambientale. Perché? - Sovra-consumo dei beni comuni: Dasgupta (1993) esplora analiticamente i legami tra sottonutrizione, miseria ed erosione della quantità di risorse locali a proprietà comune e libero accesso. Una migrazione dovuta a una guerra o alla siccità, un brusco aumento della popolazione degli assetless poor, politiche pubbliche poco accorte o di governi predatori e corrotti, sono tutte ragioni possibili per un improvviso sovrauso di risorse locali comuni. Maggiore è la facilità di accesso ad esse, e più complesso è il disegno di istituzioni di self- governance, maggiori saranno i rischi di repentino esaurimento delle risorse stesse. - Eccessivo tasso di fertilità e tasso di crescita della popolazione: al fine di ovviare alla mancanza di mercati e a multiformi condizioni di deprivazione (mancanza di acqua potabile, mancanza di combustibili, mancanza di reddito per acquistare beni alimentari e quindi la necessità di coltivarli ecc.), le famiglie povere dei paesi più poveri del pianeta necessitano di lavoro e non possono essere poco numerose. Alti tassi di fertilità e miseria si intessono viziosamente tra loro, aumentando la vulnerabilità nutrizionale dei singoli e i tassi di mortalità infantile. La crescita demografica genera ancora più domanda di risorse naturali e intensifica l’effetto scala. 72
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