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Economia dello sviluppo sostenibile, parte 5, 6, 7., Appunti di Economia Dello Sviluppo

5. La misurazione della sostenibilità. 6. Crescita economica, povertà e ambiente. 7. L'interesse collettivo.

Tipologia: Appunti

2014/2015

Caricato il 09/02/2015

sophia8834
sophia8834 🇮🇹

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Scarica Economia dello sviluppo sostenibile, parte 5, 6, 7. e più Appunti in PDF di Economia Dello Sviluppo solo su Docsity! La misurazione della sostenibilità Come è possibile giudicare se una società è sostenibile e se sta facendo progressi verso la sostenibilità? La risposta dipende da un insieme di fattori che spaziano dalla possibilità di soddisfare i bisogni essenziali, all’accesso all’educazione, alle cure mediche, al funzionamento degli ecosistemi fino alla libertà, la giustizia, l’espressione culturale. Disporre di indicatori sempre migliori non solo rafforza le conoscenze ma può aiutare il progresso verso gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Non è quindi solo esercizio statistico ma consente di valutare l’operato dei governi e stimola la partecipazione democratica La misurazione della sostenibilità è complessa data la complessità del concetto stesso che è multidisciplinare (coinvolge variabili economiche, sociali e ambientali che operano a ritmi differenti) e dinamico (il passato influenza il presente e insieme le opzioni e i risultati futuri). Si deve non soltanto misurare il presente, ma prevedere il futuro. Disponiamo di rilevanti indicatori per le variabili economiche, sociali e ambientali (PIL, procapite, attesa di vita, alfabetizzazione, consumo d’acqua, emissioni…) e spesso abbiamo sentito valutare il progresso in base a variabili economiche. I tre pilastri su cui si fonda il concetto di sostenibilità sono però così importanti e interconnessi da richiedere una valutazione congiunta in ogni dimensione per una valutazione della sostenibilità. La preoccupazione per la crescita demografica Una delle prime preoccupazioni riguardo la sostenibilità è sicuramente legata alla crescita demografica. Alcuni dati Nel 1968 la pubblicazione del libro The population bomb (Ehrlich P. R) pone l’attenzione sul rilevante impatto ambientale determinato dall’esplosione delle nascite, stimolando la prima conferenza delle Nazioni Unite sulla popolazione, tenutasi a Bucarest nel 1974, ed evidenziando la necessità di limiti al consumo delle risorse. La valutazione della capacità di carico Si inizia a discutere della capacità di carico del nostro pianeta. La capacità di carico è la massima popolazione di una data specie che un ambiente può supportare (fornendo cibo, habitat, acqua, e altre risorse necessarie) nel lungo periodo. Secondo gli esperti che hanno analizzato lo stato del pianeta ed il ritmo attuale di consumo delle risorse (terreno fertile, acqua, risorse forestali, specie animali, risorse ittiche) la popolazione umana entro il 2035 avrà un consumo pari a due volte la capacità del pianeta Terra. Questa situazione è conseguenza della crescente domanda umana di risorse alimentari, di energia e acqua. La crescita della popolazione e dell’economia mondiale causa una crescita della pressione sulla biodiversità. Un miglioramento della tecnologia e nell’impiego delle risorse potrebbe alleviare tale pressione La pressione umana Le attività umane comportano: perdita, frammentazione o trasformazione di habitat, specialmente per scopi agricoli; sovrasfruttamento delle specie, principalmente per attività venatorie e di pesca; inquinamento; diffusione di specie o geni invasivi; cambiamenti climatici. I cambiamenti negli ecosistemi L’habitat naturale risulta alterato o frammentato a causa dalla sua conversione per colture, pascoli, acquacoltura, uso industriale e urbano. I sistemi fluviali vengono alterati dalle dighe, dall’uso irriguo, dalla produzione di energia idroelettrica. Gli ecosistemi marini, in particolare i fondali, subiscono un degrado fisico a causa della pesca a strascico. Il sovrasfruttamento delle popolazioni di specie selvatiche, in conseguenza dell’uccisione di animali e della raccolta di piante a scopo alimentare, materiali o medicine, avviene a una velocità superiore alla capacità riproduttiva delle popolazioni. Il sovrasfruttamento costituisce la minaccia principale per la biodiversità marina; infatti, la pesca eccessiva ha devastato molti stock ittici di interesse commerciale. Il sovrasfruttamento costituisce una grave minaccia anche per molte specie terrestri. Il prelievo eccessivo di legname e legna da ardere ha portato alla perdita delle foreste e delle popolazioni di animali e piante a esse associate. Le specie invasive, introdotte deliberatamente o accidentalmente, sono diventate competitori, predatori o parassiti delle specie autoctone e sono responsabili della diminuzione di molte di queste specie. Ciò risulta particolarmente importante negli ecosistemi insulari e d’acqua dolce, dove le specie invasive costituiscono la minaccia principale per le specie endemiche. Un’altra importante causa di perdita di biodiversità è rappresentata dall’inquinamento, soprattutto negli ecosistemi acquatici. L’eccessivo carico di nutrienti, conseguente all’incremento dell’impiego in agricoltura di fertilizzanti azotati e fosforici, causa l’eutrofizzazione e l’impoverimento dell’ossigeno disciolto. L’inquinamento da sostanze chimiche tossiche deriva dall’utilizzo di pesticidi, dai rifiuti industriali e da quelli minerari. In futuro la più grande minaccia alla biodiversità potrebbe essere costituita dai cambiamenti climatici. La responsabilità umana Queste minacce e pressioni derivano dalla domanda umana di cibo, acqua, energia e materiali. Comprendere le interazioni fra biodiversità, cause primarie della perdita di biodiversità stessa e impronta antropica è fondamentale per rallentare, interrompere e invertire l’attuale trend di declino degli ecosistemi naturali e delle popolazioni di specie selvatiche. L’importanza dei servizi degli ecosistemi Gli ecosistemi forniscono: servizi di supporto, come ciclo dei nutrienti, formazione del suolo; servizi di fornitura, quali produzione di cibo, acqua potabile, materiali, combustibile; servizi di regolazione, come regolazione del clima e delle maree, depurazione dell’acqua, impollinazione e controllo delle infestazioni; servizi culturali, estetici, spirituali, educativi e ricreativi. La mancanza di segnali di mercato La perdita di biodiversità contribuisce all’insicurezza alimentare ed energetica, aumenta la vulnerabilità ai disastri naturali, come inondazioni o tempeste tropicali, diminuisce il livello di salute, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche e intacca l’eredità culturale. L’impronta ecologica Anche l’impronta ecologica (indicatore che vedremo tra breve) evidenzia un un trend di sovraconsumo con un superamento della biocapacità stimato del 50%. Gli insiemi di indicatori ambientali sono molto importanti perché forniscono informazioni precise su singoli aspetti, ma nella valutazione della sostenibilità presentano alcuni problemi: non forniscono informazioni riguardo la gerarchia tra gli indicatori; non forniscono informazioni riguardo la loro relazione con la sostenibilità; consentono comparazioni nel tempo e tra paesi solo in relazione a singoli aspetti. Indicatori di sostenibilità basati su integrazioni e correzioni al PIL Indici di benessere sostenibile L’obiettivo è integrare nel PIL gli aspetti ecologici e sociali non monetizzati o non contabilizzati correttamente. ISEW L’indice di benessere economico sostenibile (ISEW acronimo di index of sustainable economic welfare) è proposto da Daly e Cobb (For the common good, 1989) La valutazione del benessere economico sostenibile è effettuata a partire dai consumi individuali ponderati con un indice relativo alla distribuzione del reddito. A questo valore viene aggiunta una stima del valore dei servizi resi dai beni di consumo durevoli, non conteggiati nel consumo individuale, e dal lavoro domestico non retribuito, di quella parte di spesa pubblica considerata non difensiva. ISEW Vengono quindi considerati gli aspetti negativi della crescita e perciò sottratti i costi del pendolarismo, dell’urbanizzazione, degli incidenti stradali, quelli derivanti dal peggioramento della qualità dell’aria, dell’acqua, dall’inquinamento acustico, dalla perdita delle zone umide, dalla perdita di produttività dei terreni agricoli, il reddito necessario a compensare le generazioni future per la riduzione delle risorse energetiche non rinnovabili e i costi ambientali di lungo periodo, quali quelli dipendenti dall’effetto serra, dal buco dell’ozono e dall’accumularsi delle scorie radioattive. ISEW Gli autori inoltre introducono una valutazione della sostenibilità anche in relazione ai mercati internazionali con una componente che rappresenta il saldo tra investimenti all’estero ed investimenti esteri all’interno. GPI L’ISEW è ulteriormente sviluppato ad opera del gruppo denominato “Redifining Progress” ( The genuine progress indicator: summary of data and methodology, 1995) al fine di ottenere un indicatore di “genuine progress” (GPI). In questo indicatore risultano ancora prioritarie la considerazione dell’equità nella distribuzione e la distinzione tra le transazioni incluse nel PIL che aumentano il benessere e quelle che lo diminuiscono. GPI Viene così aggiunto al PIL il valore del lavoro svolto ma non retribuito, come quello all’interno della famiglia e nelle attività di volontariato, i servizi dei beni durevoli e delle infrastrutture, e sottratte le spese per la protezione da crimini, per incidenti stradali, i costi sociali che derivano da divorzi; vengono inoltre contabilizzate le variazione nel tempo libero, lo sfruttamento delle risorse naturali e dei beni ambientali e l’impiego del capitale estero. PIL e GPI a confronto Costi ignorati dal PIL e considerati dal GPI Economici aggiustamento per ineguale distribuzione del reddito credito/debito estero costo dei beni durevoli Sociali crimini incidenti pendolarismo separazioni familiari perdita di tempo libero disoccupazione Ambientali inquinamento (aria, acqua, suolo, rumore) perdita di aree umide e terreno agricolo consumo di risorse non rinnovabili danni ambientali a lungo termine perdita della fascia di ozono perdita di foresta vergine Benefici ignorati dal PIL e considerati dal GPI lavoro domestico e cura dei figli volontariato servizi derivanti dal possesso di beni durevoli servizi offerti dalla rete di trasporto Nonostante l’introduzione di alcune variabili ambientali, i criteri di scelta e di valutazione delle stesse e la considerazione congiunta di problemi sociali e ambientali impediscono, secondo molti, a ISEW e a GPI di rappresentare quanto ci si approssimi ad una condizione di sostenibilità, pur offrendo indicazioni riguardo il benessere materiale. Alcuni dati Nei paesi in cui sono disponibili ISEW e GP questi indicatori mostrano un andamento simile al PIL fino ad un certo livello oltre il quale la crescita del PIL non si traduce in un aumento del benessere. Integrazione della variabili ambientali nella contabilità nazionale La necessità di quantificare l’impatto ambientale della produzione e di tenere conto delle relazioni tra economia e ambiente ha condotto alla progettazione di vari schemi di contabilità ambientale, sia per iniziativa di singoli Paesi, che a livello sovranazionale. I principali schemi sono: il SEEA - Sistema Integrato di Contabilità Ambientale ed Economica - elaborato dall’ufficio statistico delle Nazioni Unite il SERIEE - Sistema Europeo per la Raccolta dell’Informazione Economica sull’Ambiente. Il sistema di conti economici e ambientali, progressivamente migliorato grazie alla collaborazione di UNSO, EUROSTAT, Fondo Monetario Internazionale, OCSE e Banca Mondiale, è rivolto ad integrare le variabili ambientali nella contabilità nazionale con un insieme di conti satellite da affiancare ai conti nazionali per realizzare una contabilità ambientale applicabile in tutti i paesi. Lo scopo di questa contabilità, integrata con i conti tradizionali, ma tenuta distinta per non compromettere la continuità delle serie storiche e la loro comparabilità, è di aggiungere alle informazioni nei conti economici tradizionali quelle relative alle variazioni quantitative e qualitative dei beni ambientali. Questa contabilità, oltre a fornire informazioni, è premessa necessaria al calcolo di un PIL aggiustato in senso ecologico. Nei conti nazionali è possibile reperire informazioni sulle spese sostenute da famiglie, imprese e Pubblica Amministrazione per evitare, eliminare o ridurre il danno ambientale. Nei conti satellite è redatta una contabilità di tipo fisico relativa agli stock e ai flussi di risorse naturali e agli inquinanti generati dalle attività di produzione e consumo sulla cui base è possibile effettuare valutazioni monetarie della dotazione e del consumo di risorse naturali e dei danni ambientali. L’elaborazione proposta dalle Nazioni Unite stabilisce gli aggiustamenti al PIL necessari per definire l’ammontare disponibile per il consumo senza compromettere la dotazione complessiva di capitale. Questa proposta quindi traduce il concetto di reddito hicksiano (il reddito di una nazione può essere definito come il massimo ammontare che può essere consumato nel corso di un anno senza che, alla fine dell’anno, la nazione si ritrovi più povera) L’imputazione dei costi ambientali rilevati nei conti nazionali e nei conti satellite permette di determinare un indicatore di reddito aggiustato denominato environmentally-adjusted net domestic product (EDP) o PIL verde. Questo indicatore presenta alcuni problemi sia per la valutazione dei beni ambientali, la maggior parte senza mercato, e dei danni ambientali, spesso visibili solo nel lungo periodo, e senza univocità nei metodi di valutazione, sia per la complessità di realizzare un sistema di conti fisici ed economici che non ne permette l’implementazione in tutti i paesi. Alcune osservazionisugli indicatori di sostenibilità basati su integrazioni e correzioni al PIL Gli indicatori che si basano su correzioni e integrazioni al PIL o su integrazioni delle variabili ambientali nella contabilità nazionale rispondono solo in parte alla misurazione della sostenibilità, perché, benché correggano il PIL in relazione allo sfruttamento e ai danni ambientali, non consentono di dare un giudizio sulle conseguenze dello sfruttamento e dei danni ambientali. Indicatori di sostenibilità basati sul principio di conservazione dello stock di ricchezza Il Genuine Saving La proposta della Banca Mondiale per la valutazione della sostenibilità sociale e ambientale parte dalla constatazione che la possibilità di mantenere il benessere dipende dalla ricchezza. Questa è costituita da capitale prodotto, capitale naturale e capitale umano. Ipotizzando sostituibilità tra questi tipi di capitale nella loro capacità di generare benessere, è possibile affermare che ci troviamo su un sentiero sostenibile solo se la ricchezza totale non diminuisce. In definitiva la sostenibilità richiede il mantenimento della ricchezza intesa in senso esteso. Il 60% della biocapacità globale si trova in 10 paesi: Brasile, Cina, Stati Uniti, Federazione Russa, India, Canada, Australia, Indonesia, Argentina, Congo. La biocapacità per persona è calcolata dividendo la biocapacità di un paese per la sua popolazione. La biocapacità per persona presenta valori molto differenti. La biocapacità per persona si riduce con la crescita demografica. Dal confronto tra l’impronta ecologica e la capacità biologica a disposizione localmente (area biologicamente produttiva di un paese) si può determinare il deficit od il surplus ecologico di ogni paese. Nel Living Planet Report (pag. 55) è presentata la variazione dell’impronta ecologica tra il 1961 ed il 2008 nelle diverse aree geografiche. Le carenze idriche costituiscono una preoccupazione crescente per molti Paesi e regioni. Sebbene le risorse idriche non siano considerate scarse su scala globale, la loro distribuzione e disponibilità risulta estremamente diseguale, su scala sia geografica sia temporale. Dal rapporto del 2008 il WWF pubblica l’impronta idrica che rileva la domanda sulle risorse idriche nazionali, regionali o globali relativa al consumo di beni e servizi. L’impronta idrica L’impronta idrica (del consumo) di un paese è costituita dal volume totale di risorse idriche utilizzate per produrre i beni e i servizi consumati dai suoi abitanti. Comprende l’acqua prelevata da fiumi, laghi e falde acquifere (acque superficiali e sotterranee), impiegata nei settori agricolo, industriale e domestico e l’acqua delle precipitazioni piovose utilizzata in agricoltura. Nel 1995 circa 1,8 miliardi di persone vivevano in aree con situazioni di stress idrico grave. Si stima che nel 2025 5,5 miliardi di persone dovranno affrontare una situazione di stress idrico moderato o grave. Alcune osservazioni sugli indicatori di sostenibilità basati sulla considerazione della ricchezza Il valore del Genuine Saving dipende da quali capitali da lasciare alle future generazioni vengono considerati e dal prezzo utilizzato per stimare e aggregare tali capitali, ricordando che possono non esistere prezzi di mercato e che i prezzi possono non riflettere correttamente i problemi di esternalità e incertezza. Gli indicatori costruiti come impronte aggregano elementi eterogenei in base a una comune unità di misura: l’ettaro globale nel caso dell’impronta ecologica. Non danno alcuna importanza al risparmio e all’accumulazione. Considerazioni finali sugli indicatori di sostenibilità E’ importante capire e misurare i fattori determinanti per il benessere. E’ importante valutare separatamente il benessere e la capacità di conservare il benessere. E’ importante disporre di indicatori in grado di rappresentare il cambiamento dei fattori da cui dipende il benessere futuro. E’ importante integrare le informazioni contenute nei diversi indicatori per capire la situazione attuale e valutare le conseguenze delle politiche adottate non solo oggi, ma nel futuro. E’ importante ricordare che ogni problema di misurazione richiede di scegliere che cosa misurare, come raccogliere i dati, come valutarli ed eventualmente aggregarli, come presentarli. Tutte queste scelte dovrebbero essere attuate in modo da prendere le “migliori” decisioni per noi e per le future generazioni Crescita economica, povertà e ambiente Grandi disparità Il PIL mondiale nella seconda metà del secolo scorso è cresciuto ad un saggio annuo del 3.9% contro un saggio pari a 1.6% nel periodo 1820-1950 e pari a 0,3% nel periodo 1500-1820. L’aspettativa di vita nel 1800 era circa 30 anni contro i 67 nel 2000 e i 75 nei paesi ricchi. L’ampliamento delle possibilità e delle scelte è avvenuto in ogni campo, ma se ognuno usasse le risorse come avviene nei paesi detti sviluppati avremmo bisogno di 3 pianeti. Esistono grandissime differenze tra quelli che hanno accesso alle risorse (cibo, acqua, riparo, vestiti, sanità, energia, educazione…) e quelli che non hanno accesso. La necessità di raggiungere e mantenere situazioni sostenibili è un obiettivo non solo economico. Il deterioramento e la perdita di elementi fondamentali di un ecosistema può alterarne l’equilibrio e condurre a cambiamenti irreversibili. Rapporto tra ambiente e sviluppo La diffusione del concetto di sviluppo sostenibile segna l’inizio di numerose iniziative politiche in sede UN sulle tematiche ambientali. E segna anche l’inizio di una maggiore attenzione degli economisti per le questioni relative al rapporto tra ambiente e sviluppo economico. La relazione si è rivelata molto complessa: L’evidenza empirica dimostra che per numerosi fenomeni di degrado ambientale non necessariamente vi è una relazione diretta tra crescita e degrado ambientale. E’ soprattutto il tipo di crescita (la sua qualità) ad influire sulla situazione ambientale. Fatti stilizzati sulla relazione tra crescita economica e ambiente Nei paesi avanzati le emissioni per unità di prodotto di alcuni inquinanti atmosferici (zolfo, ossidi di azoto, particelle PM10, composti organici volatili, monossido di carbonio) si sono ridotte. Le emissioni totali di molti di questi inquinanti sono cresciute. Le spese per abbattimento delle emissioni nei paesi OCSE oscillano tra l’1% e il 2% del PIL, mostrando un trend di crescita molto basso, in parte dovuto ad un effetto di composizione: si è ridotto il peso dei settori più inquinanti. Una visione ottimistica Il progresso tecnologico nell’abbattimento ha permesso alle emissioni per unità di prodotto di ridursi senza far crescere la quota di spese per l’abbattimento sul PIL. La qualità ambientali può quindi essere migliorata senza compromettere la crescita. La curva di Kuznets ambientale La curva di Kuznets ambientale è un’ipotetica relazione tra vari indicatori di degrado ambientale e reddito pro capite. Secondo questa relazione nelle prime fasi di sviluppo, le emissioni inquinanti ed il degrado ambientale aumentano; successivamente, al raggiungimento di un certo livello di reddito le emissioni diminuiscono. La curva di Kuznets ambientale La curva di Kuznets ambientale è quindi la relazione ad U rovesciata tra sviluppo economico e inquinamento. Coltivazioni intensive e monocoltura Il degrado dei terreni coltivabili è attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche e attività umane. Le tecniche agricole tradizionali (maggese, avvicendamento) consentivano al terreno di riacquistare la fertilità. Tali tecniche erano possibili per l’esistenza di grandi spazi a disposizione in relazione alla popolazione e quindi alla possibilità di impiegare tecniche a bassa produttività. Ora invece è necessario impiegare colture commerciali intensive con abuso di fertilizzanti chimici. Nei paesi poveri vi è una prevalenza di monocolture per l’esportazione (anche finalizzate al finanziamento del debito estero) e lo snaturamento dell’agricoltura locale. Le coltivazioni intensive riducono il potenziale biologico del terreno con una diminuzione della fertilità e della produttività. Deforestazione Nei paesi poveri della fascia tropicale, la distruzione delle foreste spesso avviene per ad aumentare la produzione alimentare ma finisce per ottenere un risultato opposto. La deforestazione porta problemi di carattere ambientale. Per la mancanza della copertura forestale il terreno è soggetto all’azione erosiva di pioggia e vento. L’erosione del suolo, la perdita delle acque piovane, non più trattenute dalle radici degli alberi, la desertificazione compromettono le risorse naturali dalle quali le popolazioni povere dipendono per la sopravvivenza. Decoupling La crescita economica comporta pressione sull’ambiente naturale. Lo sviluppo sostenibile richiede lo sganciamento (decoupling) tra crescita e pressione ambientale. Come è possibile ottenere questo sganciamento? Sicuramente il progresso tecnologico ha un ruolo fondamentale. Tuttavia non sempre l’adozione di nuove tecnologie ha migliorato l’impatto ambientale e quindi lo sviluppo delle tecnologie deve essere indirizzato. Sono fondamentali interventi mirati per l’uso efficiente ed equo delle risorse e per la protezione ambientale. Governi e società civile sulla strada della sostenibilità Le decisioni riguardo ciò che è importante per una società, come dovrebbe essere il mondo e che cosa si può fare per migliorarlo dipendono da un continuo interscambio tra cittadini, istituzioni, governi che interagiscono nel complesso processo di formulazione delle decisioni stesse. I governi democratici dovrebbero cercare di attuare politiche per soddisfare le persone. I governi dovrebbero agire in modo tale da evitare che l’interesse individuale contrasti con il bene comune. Dovrebbero intervenire nei casi di fallimento di mercato, situazioni in cui le libere forze del mercato non conducono ad un risultato efficiente. Data la natura globale dei problemi da affrontare per la sostenibilità è necessaria la cooperazione tra governi. I governi devono avere l’autorità e il potere di applicare soluzioni. I governi hanno un ruolo importante, perché forniscono servizi di natura collettiva e individuale che hanno rilevante influenza sul benessere delle persone e la loro azione può contribuire sulla possibilità di mantenere e possibilmente aumentare il livello di benessere raggiunto. I principali strumenti attraverso i quali i governi possono intervenire per la sostenibilità sono: Spesa Regolamentazione Tassazione Spesa Molti governi hanno una notevole capacità di spesa e la scelta dei settori sui quali indirizzarla può avere rilevanti conseguenze per la sostenibilità. Nel settore trasporti: aumentare le infrastrutture stradali o quelle ferroviarie, favorire il trasporto pubblico o la mobilità privata? Nel settore energetico: aumentare la produzione di energia e di che tipo o favorire il risparmio energetico e in quale settore? Nell’assistenza allo sviluppo: promuovere il commercio bilaterale o la cooperazione tecnologica? I sussidi hanno conseguenze economiche, sociali, ambientali. Sono uno strumento efficiente? Quali settori dovrebbero essere sussidiati? Molti governi sussidiano l’energia fossile. L’Unione Europea sussidia il settore agricolo (PAC). Regolamentazione I governi possono introdurre regole anche in risposta a sollecitazioni della società civile. Le nuove regole a loro volta possono influire sui comportamenti. Tassazione La tassazione può favorire comportamenti a favore della sostenibilità e scoraggiare quelli contrari. Può incentivare l’innovazione. Gli introiti della tassazione per proteggere l’ambiente possono essere impiegati per ridurre altre tasse o finanziare altre spese. Alcuni approfondimenti Abbiamo elencato solo alcuni quesiti. Nel seguito cercheremo di approfondire alcuni strumenti attraverso i quali i governi possono agire per favorire la sostenibilità. L’analisi futura In particolare ricordando che la sostenibilità richiede di non diminuire il benessere, considereremo dapprima i contributi nell’ambito dell’economia del benessere e successivamente approfondiremo l’analisi della sostenibilità attraverso i contributi di economia ambientale e della risorse naturali. L’interesse collettivo Interesse collettivo Perché in un sistema economico nel quale i singoli individui agiscono seguendo il proprio interesse sorge la necessità di un operatore con finalità di natura sociale? Perché il funzionamento di tale sistema non è considerato soddisfacente secondo certi desiderata della collettività? Per rispondere è indispensabile dapprima analizzare le preferenze che la società dovrebbe avere in base a qualche postulato di natura etica. Bisogna cioè definire che cosa si può intendere per interesse collettivo. A questo risponde la teoria normativa delle scelte sociali. Questo approccio coincide con l’economia del benessere che, in base a concetti quali benessere generale, benessere collettivo, definisce criteri di scelta sociale con indicazioni relative alle aree di cosiddetto fallimento del mercato per le quali l’intervento di un operatore con finalità collettive porterebbe ad un miglioramento in termini di benessere collettivo. Un ordinamento sociale La definizione di un ordinamento richiede di formulare una graduatoria delle situazioni in cui si trova una società (situazioni indifferenti, migliori, peggiori). Un ordinamento deve soddisfare certe proprietà. Solo se l’ordinamento è completo consente di ordinare tutte le possibili situazioni sociali. La formulazione di ogni ordinamento sociale richiede giudizi di valore. L’ordinamento può avvenire direttamente in relazione ai diversi stati del mondo o indirettamente, essendo costruito sulla base delle preferenze dei singoli individui. L’ordinamento indiretto è quello più utilizzato nell’ambito dell’economia del benessere. A questo ordinamento, fondato sul postulato dell’individualismo etico, sono state rivolte le seguenti critiche: considerando le preferenze dei singoli individui si potrebbero ignorare alcuni aspetti della situazione sociale che potrebbero avere rilevante importanza (ad es. esistenza ed esercizio di diritti di libertà); le preferenze dei singoli individui, che dovrebbero orientare le scelte sociali, non sono indipendenti ma potrebbero essere influenzate e manipolate. I sostenitori dell’individualismo etico ritengono inaccettabile l’ordinamento diretto che sostituirebbe le preferenze degli individui con quelle di una sola persona, con risultati autoritari o paternalistici. Per aggregare le preferenze individuali bisogna rispondere ai seguenti quesiti: Come si possono rappresentare le preferenze individuali e, in particolare, è possibile misurare le soddisfazioni? E’ possibile effettuare confronti interpersonali? Come si possono aggregare le preferenze individuali? Pigou (Economia del benessere, 1920) e gli utilitaristi pensano sia possibile una misurazione cardinale delle soddisfazioni e quindi anche un confronto interpersonale. Altri, come Robbins e Pareto, ritengono che sia possibile solo una misurazione ordinale e impossibile un confronto interpersonale. Se le utilità sono misurabili e confrontabili possono essere aggregate per somma o con altri operatori. Negli altri casi i metodi di aggregazione delle preferenze potrebbero essere ottenuti con procedure di votazione. Ipotizzando misurabilità ordinale e impossibilità di confronti interpersonali l’aggregazione delle preferenze individuali è complessa. Tuttavia secondo Pareto è possibile affermare che: Il criterio di Kaldor Hicks e l’ordinamento completo Il criterio di Hicks e Kaldor permette di generare un ordinamento completo poiché permette il confronto interpersonale di utilità. Problemi Anche la proposta di questo ordinamento è seguita da un vivace dibattito soprattutto relativamente a due aspetti: la concessione effettiva dell’indennizzo; la possibilità di giudicare il passaggio da uno stato all’altro solo per le conseguenze sulla ricchezza complessiva, trascurando la sua distribuzione. Critiche al principio di indennizzo Valuta l’efficienza e non considera l’equità (gli effetti sulla distribuzione: chi guadagna e chi perde). Se la compensazione non viene pagata si può davvero dire che, poiché il guadagno di alcuni è maggiore della perdita di altri, la società ha un beneficio? La funzioni di benessere sociale La funzione di benessere sociale stabilisce una modalità di aggregazione delle funzioni di utilità di tutti gli individui che fanno parte della società, al fine di ottenere un’unica funzione di utilità sociale. In una società formata da N individui n = 1, 2, …, N, ognuno dei quali ha utilità un, il benesseresociale W risulta: W = f(u1, u2, …, uN) f è una funzione crescente nei suoi argomenti. Diverse funzioni di benessere sociale Vediamo alcune funzioni di benessere sociale (FBS), che esprimono le preferenze sociali, in base a qualche criterio di giustizia distributiva. Utilitaristica; Bernoulli-Nash; Rawls; Bergson-Samuelson. Funzione utilitaristica Il benessere della collettività dipende dall’utilità dei diversi individui. Bentham (inizio XIX secolo), fondatore dell’utilitarismo classico, definisce la felicità della nazione come la somma delle soddisfazioni di tutti i cittadini. Il compito delle istituzioni è conseguire la maggior felicità per il maggior numero di individui. Funzione utilitaristica Benessere sociale come somma delle utilità individuali. Benessere legato a grandezze misurabili in termini monetari (reddito come indicatore). Ipotesi: Utilità comparabili. Peso uguale agli individui. Un esempio W (u1, u2, …, un) =  ui La funzione utilitaristica assegna la stessa importanza al benessere di tutti gli individui della società. Con due individui la curva di isobenessere risulta una retta con pendenza -1. Utilitaristica generalizzata Una generalizzazione, chiamata proprio utilitaristica generalizzata, è W (u1, u2, …, un) =  ai ui ai sono i pesi non negativi da assegnare ai diversi individui. Se i pesi ai sono differenti si attribuisce maggior importanza nella valutazione del benessere socialeal benessere di alcune categorie particolari. Utilitaristica generalizzata Con due individui la curva di isobenessere risulta una retta con pendenza negativa data dal rapporto fra i pesi attribuiti ai due soggetti. U 2 U1 W1 W2 W3 -a1/a2 W=∑ i=1 2 ai ui Bernoulli-Nash L’aggregazione delle utilità avviene per prodotto dando un carattere più egualitario alla regola di aggregazione. Il benessere sociale infatti risulta tanto maggiore quanto più è equa la distribuzione W (u1, u2, …, un) =  ui Con due individui la curva di isobenessere risulta una iperbole. Bernoulli-Nash generalizzata Una generalizzazione della funzione Bernoulli-Nash si ottiene introducendo pesi ai come esponenti delle utilità individuali: W (u 1 , u 2 , …, u n ) =  (u i ) ai Rawls Il benessere sociale dipende solo da quello dell’individuo nella situazione peggiore, è perciò valutato in base al benessere dei meno abbienti. Il benessere sociale aumenta quando aumenta il benessere dell’individuo che sta peggio (principio maximin). Non c’è sostituibilità tra miglioramenti di benessere dell’individuo che sta peggio e di quello che sta meglio. Rawls Il criterio del maximin è razionale in condizioni di incertezza e di avversione al rischio. Due principi: Ogni individuo ha diritto al più ampio numero di libertà individuali, compatibile con quelle degli altri. U 2 U1 W1 W2 W=∏ i=1 2 ui W3 Arrow e l’impossibilità E’ impossibile trovare una modalità di aggregazione che soddisfi tutte le caratteristiche. Il teorema di Arrow Un ordinamento sociale che soddisfi i primi cinque assiomi coincide con l’ordinamento di un solo individuo le cui preferenze prevalgono su quelle degli altri Dato un numero di alternative maggiore di 2, considerando preferenze razionali su un dominio universale, allora ogni FBS di tipo paretiano che soddisfa la condizione di indipendenza delle alternative irrilevanti è dittatoriale. Regola di aggregazione attraverso votazioni Per determinare un ordinamento sociale bisogna aggregare le preferenze individuali. Per aggregare le preferenze individuali nella maggior parte dei paesi si ricorre alla nomina di rappresentanti attraverso votazioni. Alcuni problemi Molti sono i problemi relativi alle votazioni: scelta di chi debba partecipare; procedure di votazione (proposte da sottoporre a voto e chi può farlo, modalità della votazione, ordine della votazione); modalità per individuare l’alternativa vincente (unanimità, maggioranza). Unanimità e maggioranza Regola dell’unanimità: tutti sono d’accordo Regola della maggioranza: X socialmente preferito a Y se una maggioranza preferisce X a Y. Regola della maggioranza Le decisioni a maggioranza potrebbero avere alcuni difetti. Non esiste una schema di votazione basato sulla regola della maggioranza che garantisca l’efficienza, rispetti le preferenze individuali e non dipenda dall’ordine con cui si effettua la votazione. Regola della maggioranzasem Se l’aggregazione avviene con votazione a maggioranza: A è preferito a B, se la maggioranza lo preferisce. Questo metodo può portare ad un ordinamento sociale delle preferenze non transitivo, anche se le preferenze individuali di tutti gli individui sono transitive. Non è possibile individuare l’alternativa migliore. Esempio di aggregazione attraverso il voto 1 A B C 2 C A B 3 B C A La scelta sociale dipende da: Ordine delle votazioni. Comportamenti strategici. Ordine delle votazioni: un esempio Le votazioni sono su due alternative e la vincente è posta in votazione con la terza. Tra A e B, vince A; tra A e C, vince C. Tra C e A, vince C; tra C e B, vince B. Tra B e C, vince B tra A e B, vince A Il risultato della votazione dipende dall’ordine. A, B, C sono allocazioni possibili tra i soggetti 1, 2, 3. Per 2 soggetti (una maggioranza) A è preferito a B. Per 2 soggetti (una maggioranza) B è preferito a C. Per 2 soggettrtti (una maggioranza) C è preferito a A. Le preferenze sociali che ne derivano non sono transitive.
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