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Economia e gestione degli intermediari finanziari, Slide di Economia degli Intermediari Finanziari

Riassunto del libro di economia e gestione degli intermediari finanziari

Tipologia: Slide

2023/2024

In vendita dal 01/07/2024

alessia-maiorana-1
alessia-maiorana-1 🇮🇹

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Scarica Economia e gestione degli intermediari finanziari e più Slide in PDF di Economia degli Intermediari Finanziari solo su Docsity! RIASSUNTO DI EGIF Il sistema economico è un insieme di soggetti, strumenti, attività e regole strettamente interrelati tra loro per la produzione, lo scambio e il consumo di beni e servizi nel tempo e nello spazio. Le principali categorie nelle quali tutti i soggetti vengono classificati sono: - le famiglie, - le imprese, - le autorità di governo politico ed economico - la Pubblica Amministrazione (PA). Le famiglie prestano un’attività lavorativa e gestiscono il proprio patrimonio al fine di ottenere salari e altri redditi da destinare all’acquisto di beni e servizi; le imprese attuano investimenti e, utilizzando beni reali e forza lavoro, generano il profitto percepito dagli imprenditori. Le autorità di governo politico ed economico hanno un duplice ruolo: quali produttrici di beni e servizi pubblici, stabiliscono imposte e tasse (gettito fiscale) per finanziar la spesa pubblica corrente e per investimenti, e influenzano le scelte di politica economica; quali regolatrici del mercato, emanano le norme di funzionamento dei mercati e degli intermediari finanziari e gestiscono la quantità di moneta in circolazione per far sì che sia garantita l’adeguata liquidità che consente lo svolgimento del complesso degli scambi, senza conseguenze negative (si pensi, per esempio, a un elevato tasso di inflazione) per le diverse parti del sistema economico. All’interno del sistema economico dunque, da un lato si scambiano beni, servizi, forza di lavoro, dando luogo al circuito reale, e dall’altra parte si trasferisce la moneta o altri mezzi di pagamento o strumenti finanziari, la cui complessiva gestione da luogo al circuito finanziario. Circuito reale e circuito finanziario sono legati tra di loro da un rapporto di interdipendenza. La STRUTTURA FINANZIARIA, individua l’insieme di: - Circuiti diretti (mercati) - Circuiti indiretti (intermediazione finanziaria) attraverso i quali avviene il trasferimento delle risorse connesse al sistema dei pagamenti e al finanziamento degli investimenti, in base alle preferenza e al comportamento degli agenti economici. All’interno della struttura vi è il sistema finanziario, ossia la sovrastruttra finanziaria dell’economia, che costituisce l’ambito nel quale si svolge l’attività di intermediazione, cioè produzione e offerta di mezzi di pagamento e di servizi e strumenti finanziari. Il processo di trasferimento delle risorse è necessario in quanto nel sistema economico si registra la contemporanea presenza di: - Soggetti in surplus disposti a scambiare potere d’acquisto attuale con quello futuro in presenza di un vantaggio economico adeguato a un livello di rischio - Soggetti in deficit, che non riescono in autonomia a finanziare i loro investimenti e quindi sono costretti a reperire risorse esterne per il loro fabbisogno. Pertanto, il sistema influenza: - Le decisioni di distribuzione del reddito fra consumo e risparmio - Le decisioni di investimento - Le decisioni di finanziamento Per agevolare gli scambi finanziari occorre generare strumenti finanziari, ovvero contratti che rappresentano per il detentore forme di investimento finanziario e per l’utilizzatore forme di raccolta di risorse finanziarie. I cicli economici sono fluttuazioni che caratterizzano l’intero sistema e ciascuno di essi si articola in fasi. Hanno durata variabile e in base alle loro caratteristiche ai tempi e ai modi, sono definiti ciclici, anticiclici, prociclici. All’interno di un ciclo possiamo individuare:  Un trend che coglie l’andamento nel lungo periodo  Una congiuntura caratterizzata da oscillazioni dovute al susseguirsi di periodi di crescita e di flessione in cui andamento è influenzato dal trend  Una componente stagionale che si sovrappone a quella ciclica e che deriva dall’applicazione non corretta di strumenti di misurazione.  Una componente accidentale che individua movimenti imprevedibili , puramente occasionali Le fasi sono: 1. Recessione, quando ci sono due trimestri consecutivi di crescita negativa 2. Ripresa, breve fase di ripresa ma sempre con segni negativi 3. Espansione, fase di crescita con forte accelerazione 4. Rallentamento, la fase in cui la crescita comincia a decelerare L’analisi del ciclo consente di distingue e misurare: - L’ampiezza, differenza di livello tra due punti di svolta - La durata e l’alternanza ossia la lunghezza dell’intervallo temporale tra il massimo di due cicli successivi - La diffusione generalizzata, ossia il verificarsi di una fase di espansione/recessione - La ricorrenza delle alternanze - Il profilo, ossia la forma del ciclo che puo differenziarsi La crescita degli scambi internazionali e l’apertura delle transazioni economiche e commerciali hanno progressivamente aumentato la sincronizzazione dei cicli, pur in presenza di maggiori oscillazioni congiunturali; nel passato, al contrario, ciascuna economia mostrava un andamento proprio, determinato da scelte individuali di politica economica e influenzato da variabili “esogene” riconoscibili in via generale nel saldo della bilancia dei pagamenti e della bilancia commerciale. La politica economica infatti deve essere in grado di selezionare gli strumenti piu appropriati con riferimento agli obiettivi finali perseguiti tenendo conto del ciclo. Quando vi è una riprese la politica economica è espansiva, ovvero vanno a ridurre i tassi; espansione iniziale è sempre espansiva ma comincia a ridursi fino a diventare restrittiva alla fine del ciclo; forte espansione la politica economica progressivamente restrittiva a causa del surriscaldamento dei prezzi; rallentamento è sempre piu restrittiva; recessione inverte il segno diventando espansiva con riduzione dei tassi. Il sistema finanziario ha lo scopo primario di rendere piu efficiente il processo di trasferimento delle risorse tra le unità economiche, e l’attività dei mercati e degli intermediari facilita tale trasferimento in particolare quello del capitale Lo scambio finanziario puo avvenire: AGGREGATI MONETARI: rappresentano grandezze economiche composite che misurano la quantità di moneta: - M1, moneta legale e depositi monetari utilizzati come mezzi di pagamento - M2, aggregato di M1 e depositi con scadenza a due anni - M3, aggregato con M1 e M2 piu titoli di mercato, fondi monetari e obbligazioni con durata a due anni. Tali aggregati rappresentano le attività finanziarie liquide rilevanti per il controllo dell’equilibrio macroeconomico tra potere di acquisto presso il pubblico e di fabbisogno di regolamento degli scambi. Quando vogliamo fare degli investimenti è opportuno che abbiamo una quantità di risparmio, e poi qualora avessimo tale risparmio scegliere il tipo di investimento. La crescita del sistema finanziario si basa proprio su cio, ovvero sul volume  dipende dalla capacità di accumulazione di risparmio; e sulla natura dipende dalle scelte allocative del risparmio. Questi due grandezze rappresentano le due funzioni fondamentali dell’attività del sistema finanziario. PRINCIPALI APPROCCI TEORICI In relazione alle condizioni di equilibrio tra offerta e domanda di risorse finanziarie, nella teoria economica i mercati finanziari possono essere ricondotti a tre approcci principali: - NEOCLASSICO - KEYNESIANO - ISTITUZIONALISTA Nella visione neoclassica il mercato è considerato perfetto di scambi dove domanda e offerta raggiungono condizioni di equilibrio per l’assenza di costi di transazione e di asimmetrie informatiche. I prezzi raggiungono un livello di equilibrio che assicura la massimizzazione dei profitti e una allocazione efficiente delle risorse finanziarie. Nella versione keynesiana invece, nel mercato la formazione dei prezzi è il frutto di comportamenti diversi tra le unità economiche e le scelte sono influenzate dalle aspettative e dai risultati attesi. Vi è una presenza del fattore d’incertezza nel governo delle decisioni sulla formazione del prezzo. Nella visione istituzionalista, nel mercato i soggetti ricercano la massimizzazione della loro funzione obiettivo in presenza di vincoli rappresentati dai limiti che incontrano nel processo di raccolta ed elaborazione delle informazioni. Gli agenti economici operano conoscendo solo parte delle informazioni e hanno una limitata capacità di elaborarle. Vi è la nascita di costi di transazione e un’importanza nel ruolo degli intermediari finanziari. (in questa visione vi è una situazione ciclica) Gli approcci teorici che spiegano l’esistenza degli intermediari finanziari e la loro essenziale funzione, attribuiscono un ruolo fondamentale alla presenza di imperfezioni nel funzionamento dei mercati dei capitali. Tali imperfezioni sono ascrivibili a: - Costi di transazione impliciti - Incertezza e rischi insiti nello scambio creditizio - Caratteristiche tipicamente asimmetriche , del corredo informativo di prenditori e datori di fondo. - Rapporto di delega (di agenzia) tra datore di fondi e intermediario. COSTI DI TRANSAZIONE La riduzione dei molteplici costi (diretti e indiretti, impliciti ed espliciti, monetari e non monetari) connessi alla conclusione di qualsiasi transazione migliora l’efficienza del processo di trasferimento delle risorse e rappresenta, quindi, una delle principali funzioni attribuite agli intermediari finanziari. Secondo la teoria dei costi di transazione: INCERTEZZA L’incertezza è presente in qualsiasi rapporto di scambio e assume nei contratti finanziari un’importanza tale da essere individuata quale elemento di per sé esplicativo dell’attività di intermediazione. Appunto per questo i rischi presenti nelle transazioni e l’esigenza di ridurne l’impatto rappresentano congiuntamente la principale giustificazione offerta da questo approccio teorico all’esistenza degli intermediari. La condizione di certezza esiste quando, al momento di assumere una qualunque decisione, sono noti a priori i fattori che ne consentono una valutazione oggettiva. Nel caso degli investimenti finanziari, ci si trova in una situazione di certezza quando i risultati finali (ex post) sono già noti a priori, cioè ex ante. Se, per esempio, si acquista un BTP al tasso del 5%, si conosce quanto renderà in termini monetari, quando avverrà il rimborso e il suo valore al momento della scadenza. Una condizione è incerta quando non si è in grado di conoscere con esattezza le possibili conseguenze di una scelta non essendo in grado di prevedere le probabilità di accadimento, poiché non è possibile determinare a priori le probabilità da associare a ciascun esito deli eventi ma solo fornire stime di probabilità L’attività si esprime nella capacità di assorbire tali costi che qualsiasi operatore economico deve sostenere per concludere lo scambio finanziario e di risultati sulla base di modelli previsionali ed esperienziali. Es il futuro andamento del prezzo di un titolo azionario dipende da tanti fattori incerti. L’incertezza totale o completa è una condizione non suscettibile di modellizzazione mentre l’incertezza pura consente di individuare le possibili conseguenze delle scelte. Nel mondo finanziario il rischio è connesso alla possibilità di subire perdite ma anche di ottenere un utile inferiore a quello previsto: la sua misurazione richiede di assegnare una probabilità a ciascuno degli eventi prevedibili e, pertanto, può essere definito come incertezza misurabile. Se si conoscono, oltre alle conseguenze, anche le probabilità associate a ciascun evento, derivanti da valutazioni personali (probabilità soggettive) l’incertezza è suscettibile di modellizzazione analitica (incertezza informata) Teoria dell’incertezza: Poiche la conclusione delle transazioni è spesso ostacolata dall’incompatibilità (in termini di rischi considerato tra debitore e creditore), l’intervento dell’intermediario è volto a comporre tali divergenze sfruttando la propria capacità di trasformazione dei rischi attraverso la funzione creditizia. L’azione degli intermediari si realizza tramite interventi che vanno dalla riduzione del rischio senza assunzione diretta o dalla sua acquisizione e trasformazione. Alcuni limiti dell’impostazioni basata sull’incertezza sono legati alla mancata esplicita considerazione di elementi quali: - Imperfezioni di natura strutturare che contraddistinguono l’operare dei sistemi finanziari. - L’offerta di strumenti di pagamento - La prestazione di servizi di consulenza da parte di numerosi e variegati operatori - L’esistenza di intermediari con funzione monetaria i quali consentano di minimizzare costi tempi- rischi dei trasferimento dei saldi monetari. ASSIMETRIE INFORMATIVE Una clearing house è un'istituzione finanziaria la sua funzione principale è quella di ridurre il rischio di credito tra le controparti coinvolte in una transazione finanziaria, specialmente in mercati dove le transazioni sono frequenti e ad alto volume. IL RISCHIO ( cap 3) il rischio è associato alla condizione d’incertezza nelle quali vengono prese le decisioni che influenzano i risultati. Nel contesto finanziario il rischio deriva sia dalle mutevoli condizioni di aleatorietà delle variabili che governano gli scambi sia dalla razionalità limitata di chi li realizza. La gestione dei rischi costituisce la base del processo di intermediazione. Le informazioni per perfezionare una transazione finanziaria sono necessarie sia al momento della selezione della controparte, che durante il successivo monitoraggio. Altra componente di rischio degli scambi finanziari è legata all’effettiva possibilità dell’investitore di smobilizzare il capitale a prescindere dalla scadenza del contratto. La presenza di mercati mobiliari organizzati e/o l’intervento di un intermediario rendono negoziabili strumenti finanziari diversi. Gli intermediari assumono un ruolo rilevante nel processo di trasformazione delle scadenze che consente di accrescere il grado di compatibilità tra le preferenze di datori e prenditori di fondi. I rischi possono essere distinti in:  rischi sistematici, trae origine da situazioni relative al contesto generale dell’andamento delle variabili di mercato (tasso di interesse, di inflazione)  rischi non sistematici, traggono origine da fenomeni che pur di diversa natura dipendono dalla peculiarità della gestione caratteristica di un singolo intermediario. Contesto generale e variabili di mercato  RISCHI SISTEMATICI Situazione specifica dell’intermediario  RISCHI NON SISTEMATICI Il rischio puro:  sono coperti dalle compagnie di assicurazioni - è tipicamente misurato dalla probabilità di accadimento dell’evento e dalla sua distribuzione; - ha un impatto legato alla numerosità degli eventi (frequency) e alla loro dimensione (severity); - può essere sottostimato sia in fase di tariffazione (al momento dell’individuazione del premio pagato dall’assicurato), sia in fase di riservazione (al momento della redazione del bilancio). I due fondamentali principi di gestione del rischio puro sono: - legge dei grandi numeri - principio della mutualità basato sulla legge empirica del caso e sulle caratteristiche di omogeneità e di dispersione del rischio. Per l’applicazione del principio della mutualità i rischi assicurativi devono essere: - dispersi geograficamente - omogenei qualitativamente: le conseguenze del rischio devono nascere dalle stesse fonti e avere lo stesso tipo di manifestazione; - omogenei quantitativamente: il rischio deve avere, mediamente, lo stesso impatto su tutti i soggetti colpiti. Il rischio finanziario è speculativo poiche si manifesta nell’oscillazione del valore di mercato (prezzo) di un titolo ecc che puo aumentare o diminuire rispetto a quello iniziale fino ad azzerarsi.  sono coperti dagli strumenti derivati v Si puo manifestare nella perdita di parte del capitale investito e/o nella sua eccessiva oscillazione Un maggior livello sta ad indicare una: - maggiore probabilità di riportare delle perdite - maggiore probabilità di riportare dei guadagni piu elevati è possibile realizzare rendimenti piu elevati solo a fronte di livelli di rischio crescenti (premio per il rischio). Il rischio è la variabile indipendente e il rendimento la variabile dipendente, ossia il rendimento dipende dal livello del rischio concretamente assunto e non, come spesso erroneamente ritenuto, viceversa. tasso di rendimento, infatti, remunera: - l’eventuale perdita connessa al potere d’acquisto (inflazione) - il differimento temporale dei consumi connesso all’impiego di risorse nell’investimento; - il rischio derivante dall’incertezza che grava sull’esito dell’investimento. La misurazione dell’incertezza che grava sulle previsioni circa i rendimenti attesi (e dunque del rischio) può essere effettuata utilizzando la deviazione standard dei rendimenti storici. Tale indicatore permette di calcolare l’entità media degli scostamenti dei singoli rendimenti di periodo. Il rendimento e il rischio sono oggetto di misurazione:  ex ante, prima di effettuare l’investimento, facendo riferimento ai valori futuri ponderati per la probabilità di manifestazione.  Ex post, una volta conclusa l’operazione, utilizzando i valori effettivamente manifestatisi. Ci sono tanti indicatori che consente la misurazione: - INDICATORI DI RISCHIO ASSOLUTO, presentano il vantaggio di sintetizza tutti i fattori di rischio - DI RISCHIO RELATIVO, basati sul confronto e caratterizzati per la facilità di utilizzo. - INDICATORI DI SENSIBILITà, sono semplici e comprensibili ma hanno lo svantaggio di non cogliere tutti i rischi ed essere utilizzabili solo ex ante. VARIANZA E SEMIVARIANZA L'avversione al rischio non deve essere confusa con la propensione al rischio: la propensione al rischio è una variabile soggettiva e può essere definita come la capacità dell'investitore di tollerare investimenti che possono assumere valori negativi o sono caratterizzati da un rendimento variabile. Parlare del rischio in modo puramente descrittivo è utile e istruttivo, ma non è di aiuto. Il rischio deve essere quantificato. Più precisamente, il rischio di un portafoglio finanziario deve essere misurato. SEMI-VARIANZA E SEMI-DEVIAZIONE STANDARD Dato che un'alta variabilità dei rendimenti sopra alla media è un evento auspicabile per l'investitore, una misura di rischio che alcune volte viene presa in considerazione è la semi- varianza (la semi-deviazione standard non è altro che la sua radice quadrata). La semi-varianza si calcola utilizzando soltanto i rendimenti al di sotto del rendimento medio. La formula di calcolo è uguale a quella della varianza e della deviazione standard con la sola differenza che i vari sono quelli inferiori. Il value at risk (VaR) è un indicatore di rischio utilizzabile nelle decisioni finanziarie. Esso esprime la perdita massima probabile (a un certo livello di confidenza statistica) in un determinato orizzonte temporale. Per determinare il value at risk (Va) occorre conoscere: il valore della posizione, la variabilità dei fattori di rischio che sottostanno alla posizione e le loro correlazioni, la forma della loro distribuzione di probabilità, l'intervallo di confidenza desiderato, l'orizzonte temporale sul quale effettuare la valutazione. BETA Il beta misura l'esposizione di un titolo azionario al rischio sistematico nell'ambito del Capital Asset Pricing Model. Il beta è una misura della rischiosità sistematica dell'azione: esso misura la variazione attesa del Rischi di natura MICRO: le fonti principali dei rischi di natura micro sono sia esterne che interne. Le fonti esterne sono riconducibili al tipo e alla natura dei rapporti continui e sistematici che l’intermediario instaura con le diverse categorie di controparti. Le fonti interne sono riconducibili alle conseguenze delle scelte strategiche e gestionali adottate e delle modalità di svolgimento dell’attività. RISCHIO DI PROVVISTA Dipende dalla capacità di raccogliere le risorse finanziarie, per quantità e prezzi (costi) compatibili con gli obiettivi di crescita, le scelte di composizione dell'attivo e il rendimento degli investimenti. Ogni intermediario deve essere in grado sia di mantenere e rinnovare la raccolta in essere ("raccolta effettiva"), sia di attivare operazioni integrative ("raccolta potenziale") per quantità, nei tempi richiesti e a condizioni 'convenienti'. Il peggioramento della capacità di raccolta può essere legato a una situazione di crisi diffusa o a fattori contingenti (dubbi sull'affidabilità), elementi che possono innescare, molto velocemente, reazioni negative nelle controparti, con effetti immediati sulla solvibilità degli intermediari, Le banche sono le più esposte al rischio di provvista, poiché il passivo è caratterizzato da una rilevante quota di depositi a vista. II R. di provvista riguarda anche il comportamento degli azionisti, | quali percependo un significativo aumento del rischio, potrebbero non essere più disposti a sottoscrivere nuovi aumenti di capitale. RISCHIO DELLA CONTROPARTE Attengono a tutte le operazioni attive che un Intermediario pone in essere con la propria clientela e derivano dall'eventualità che alcuni soggetti possano risultare, entro un determinato intervallo temporale, inadempienti, ossia non più in grado di assolvere agli impegni contrattualmente assunti. Vengono usualmente distinti in: - Rischi di regolamento (legati al trading book) - Rischi di credito (legati al banking book) Il rischio di regolamento rappresenta il rischio di insolvenza della controparte contrattuale obbligata a consegnare una certa somma di denaro a fronte di determinati strumenti finanziari o viceversa. Il rischio di credito è legato all'attività di finanziamento svolta attraverso la concessione di fidi o la sottoscrizione di titoli RISCHIO DI CREDITO  all’interno:  RISCHIO DI INSOLVENZA della controparte, tipicamente espresso in termini di perdita pari al prodotto tra esposizione effettiva e tasso di perdita  RISCHIO DI MIGRAZIONE connesso al mutamento del merito creditizio del debitore  RISCHIO DI SPREAD connesso al premio per il rischio richiesto dal mercato, Indipendentemente dal peggioramento del merito creditizio individuale  RISCHIO DI RECUPERO connesso al tempi e/o al valore di realizzo delle garanzie in caso di insolvenza  RISCHIO DI PRE-REGOLAMENTO connesso alla sostituzione della posizione in derivati a condizioni contrattuali differenti per insolvenza della controparte  RISCHIO PAESE connesso a eventi di natura politica o legislativa, esogeni rispetto a comportamento dell'affidato, che incidono sulla sua probabilità di default La quantificazione del rischio di credito richiede la misurazione, al momento della concessione del credito, della perdita che la banca potrebbe subire in caso di fallimento del debitore o in presenza di un peggioramento del suo standing. A tal fin si distinguono i concetti di: - Perdita attesa, ossia il valore medio della distribuzione delle possibili perdite associate a ogni operazione di finanziamento stimate. - Perdita inattesa, ossia la probabilità che ex post la perdita conseguita sia superiore a quella stimata ex ante. La perdita attesa è stimata sulla base di tre variabili aleatorie: 1. la probabilità di insolvenza (PD, Probability of Default) del debitore; 2. l’ammontare dell’esposizione al momento dell’insolvenza (EAD, Exposure At Default); 3. il tasso di perdita in caso di insolvenza (LGD, Loss Given Default), che rappresenta il complemento all’unità dell’ammontare dell’esposizione effettivamente recuperabile (RR, Recovery Rate). In presenza di differenti concetti di insolvenza per ridurre i margini di discrezionalità nelle definizioni contabili e prudenziali applicate nei diversi Paesi, le autorità hanno definito la condizione didefault in caso di: - inadempienza soggettiva ossia incapacità del debitore di adempiere alle proprie obbligazioni; la banca cioè giudica improbabile, senza il ricorso a particolari azioni (per esempio, escussione delle garanzie), che l’obbligato adempia in toto ai suoi impegni; - Rischio tecnologico, nell’ambito del generico rischio operativo è possibile enucleare: 1. Rischio informatico, connesso alle molteplici conseguenze negative del malfunzionamento del sistemi ICT 2. Rischio di esternalizzazione (o outsourcing risk) associato al rapporto dell'intermediario con il prestatore di servizi, al possibile suboutsourcing, all'esternalizzazione di funzioni critiche o importanti a un numero limitato di fornitori terzi di servizi, spesso soggetti fuori dal perimetro della regolamentazione finanziaria RISK MANAGEMENT Il risk management (RM) è il complesso delle metodologie e dei processi volti alla misurazione e al controllo integrato dei rischi, destinata a incidere sui meccanismi organizzativi e operativi di coordinamento e di controllo interno. Si articola in fasi: - identificazione e classificazione dei rischi attraverso la mappatura e la conseguente attribuzione ai processi e alle attività coinvolte; - misurazione attraverso l’uso di metodi quantitativi e qualitativi, la quale consente di comprendere intensità dell’esposizione, opportunità di forme di gestione e copertura; - monitoraggio dell’effettiva manifestazione degli eventi negativi e analisi degli scostamenti al fine di individuare le necessarie misure correttive; - gestione e mitigazione mediante la definizione delle scelte strategiche e operative ritenute più opportune; - gestione del capitale economico finalizzata alla sua più efficiente allocazione. il risk management è stato introdotto per la gestione dei rischi di mercato per poi estendersi a tutte le tipologie di rischio, progressivamente affiancato da: - CRM (Credit Risk Management), che si occupa della gestione e del controllo del rischio di credito e il cui contributo ha valenza sia interna. - ORM (Operational Risk Management), tipicamente caratterizzato da tre dimensioni rilevanti: sociale tecnico-organizzativa, interna-esterna. CENTRALE DEI RISCHI È gestita dalla banca d’Italia È una banca dati che da una fotografia d’insieme dei debiti di famiglia e imprese verso il sistema bancario e finanziario. Serve ai clienti con buoni storici creditizi  descrizione comportamentali, finanziari ecc, ad ottenere un finanziamento piu facilmente e a condizioni migliori  innalzare la qualità del credito rafforzare il sistema finanziario Nelle centrale dei rischi vengono registrati tutti i finanziamenti, mutui e garanzie quando il cliente deve restituire piu di 30.000  soglia censimento, tale soglia di abbassa a 250 se il cliente ha difficoltà a pagare il suo debito. Sono registrati anche quando i soggetti sono garantiti dalla banca quando il credito supera la soglia di censimento o quando si garantisce il finanziamento a un altro soggetto (fideiussone)  Tali soggetti sono invitati per legge ad essere iscritti Per ciascun cliente, la centrale dei rischi raccoglie ogni mese informazioni di tutti gli intermediari partecipanti, tali informazioni poi vengono restituite agli intermediari partecipanti in modo che esse siano a conoscenza dell’indebitamento complessivo dei loro clienti o della regolarità nei loro pagamenti. Per legge sono tenuti a partecipare alla centrale dei rischi: - Banche - Società finanziarie - Società di autorizzazione dei crediti o società veicolo - Cassa depositi e prestiti Tutti abbiamo il diritto di sapere se siamo segnalati nella CR e da chi. Abbiamo anche il diritto di richiedere la correzione delle informazioni. Si puo accedere gratuitamente ai dati registrati a proprio nome nella CR attraverso una specifica richiesta sul sito della banca d’italia. La CR serve a rafforzare la stabilità degli intermediari e ridurre l’asimmetria informativa In italia esistono altri archivi centralizzati sul credito gestiti da soggetti privati  sistemi di informazione creditizia. Questi non sono sorvegliati dalla banca d’italia ma sono disciplinati da appositi codici. La comunicazione dei dati in Eurisc puo avvenire: - In fase di istruttoria di un nuovo finanziamento - Nel momento in cui vi la richiesta di finanziamento viene accolta ed eseguito il finanziamento, ovvero in fase di aggiornamento. Tempi di conservazione dei dati - Finanziamento richiesto ed in corso di valutazione  180 giorni dalla richiesta - Richieste di finanziamento rinunciate /rifiutate  90 giorni dalla data dell’aggiornamento con esito di rifiuto - Finanziamenti rimborsati regolarmente  60 mesi dalla data di estinzione effettivi del rapporto di credito - Finanziamenti con 102 rate pagate in ritardo  12 mesi dalla comunicazione di regolarizzazione a condizione che nei 12 mesi i pagamenti siano sempre regolari - 30+ rate pagate in ritardo  24 mesi dalla comunicazione di regolarizzazione, a condizione che nei 24 mesi i pagamenti siano sempre regolari. - Finanziamenti non rimborsati  36 mesi dalla data di scadenza contrattuale e comunque al massino fino a 60 mesi dalla data di scadenza del rapporto quale risulta dal contratto. GLI STRUMENTI FINANZIARI E LA LORO CLASSIFICAZIONE Gli strumenti finanziari consentono di soddisfare le esigenze di scambio delle risorse monetarie e di allocazione delle risorse finanziari in particolare, i bisogni di trasferimento nello spazio e nel tempo alimentano il circuito diretto (mercati) attraverso la circolazione di primary security (tipicamente, azioni e obbligazioni), mentre le esigenze di trasformazione dettate dall’assenza di coerenza tra le preferenze di datori e prenditori di fondi alimentano il circuito indiretto (intermediari) attraverso la formazione di secondary security (tipicamente, depositi bancari e prestiti). Profilo economico Le modalità di remunerazione e di rimborso del capitale contribuiscono a determinare livello e caratteristiche del rendimento/costo, che può essere nullo, laddove gli strumenti o le attività finanziarie non riconoscano al sottoscrittore alcuna remunerazione o di mercato, qualora gli strumenti abbiano finalità di investimento o finanziamento. Rendimento certo, in cui il rischio legato a livello e variabilità della remunerazione è praticamente nullo; rendimento incerto, in relazione all’indeterminatezza Il rating è un giudizio che viene dato sulla qualità dell’emittente Obbligazioni Senior- mezzanine -Junior Si tratta di obbligazioni subordinate per cui in caso di insolvenza vengono rimborsate per prime le tranche senior, poi quelle mezzanine, si chiamano come il piano di altezza ridotta posto di solito tra piano terreno e primo piano, perché si collocano tra debito senior e debito junior, e, infine, le tranche junior. Se il recupero dei crediti è inferiore alle attese, quindi, la prima classe a subire le perdite è quella dei sottoscrittori di tranche junior e poi quelli delle tranche mezzanine; questo diverso livello di rischio viene compensato offrendo un rendimento più elevato per le tranche subordinate. COVER BOND covered bond sono obbligazioni bancarie garantite dalla segregazione di una fetta dell’attivo patrimoniale della banca e caratterizzate da un profilo di rischio contenuto e un’elevata liquidità. - La banca liquida una parte dei propri asset (titoli ocrediti) attraverso la cessione a uno SPV, costituendo un patrimonio separato, non aggredibile dai suoi creditori; - la società veicolo per l’acquisto degli asset ottiene un prestito dalla banca, la quale contemporaneamente emette i covered bond; - lo SPV garantisce con il proprio patrimonio la remunerazione e il rimborso dei titoli obbligazionari. I covered bond differiscono dalle ABS per la circostanza di essere emessi direttamente dalle banche e per il duplice livello di protezione, costituito dal portafoglio di attività cedute alla società veicolo e dall’obbligo di rimborso a carico della banca emittente. Si tratta, pertanto, delle obbligazioni strutturate più sicure in circolazione, corredate nella maggior parte dei casi da un rating “AAA”. La minore rischiosità di questi strumenti finanziari si riflette in un minore rendimento, rendendoli particolarmente convenienti per le banche che possono utilizzarli per ridurre il costo medio della raccolta.  Emessi direttamente da banche con elevata patrimonializzazione  Obbligo di rimborso a carico dell’emittente  Possono essere garantiti solo da impeghi di qualità primarie  Presentano in generale un minor rendimento per i sottoscrittori. Profilo contabile I Principi contabili internazionali (IAS n. 32 e 39) definiscono strumento finanziario: "qualsiasi contratto che dia origine o un'attività finanziaria (financial asset) per un'entità e a una passività finanziaria (financial liability) o a uno strumento rappresentativo di capitale (equity instrument) per un'altra entità (persone fisiche società di persone, persone giuridiche)"  Natura contrattuale e bilaterale dello strumento finanziario E' invece, "derivato" lo strumento finanziario: (a) il cui valore cambia in relazione al cambiamenti verificano in un prestabilito tasso di Interesse, prezzo di un titolo, prezzo di una merce fosso di cambio in valuta estera, indice dei prezzi o di tassi, rating di credito o altra variabile; (b) per il quale non vi sia alcun Investimento netto iniziale o un minima investimento netto iniziale: (e) che sarà regolato in dato futura. Se considerati come attività finanziaria (analizzata dal punto di vista del detentore), gli strumenti finanziari comprendono: - le disponibilità liquide, compresi i depositi bancari; - i diritti a ricevere disponibilità liquide o altre attività finanziarie (crediti verso clienti,effetti attivi, prestiti, titoli obbligazionari, leasing finanziario) - i diritti a scambiare attività o passività finanziarie a condizioni potenzialmente favorevoli; - gli strumenti rappresentativi di patrimonio netto (azioni e titoli assimilabili) In modo simmetrico rispetto alle attività, è considerato passività finanziaria qualunque strumento cui corrisponda un’obbligazione contrattuale a consegnare disponibilità liquide o altre attività finanziarie, oppure a scambiare strumenti finanziari a condizioni potenzialmente sfavorevoli. l fair value rappresenta il valore teorico del titolo, che viene confrontato con la sua quotazione di mercato (valore effettivo). L'analisi ha, infatti, la finalità di valorizzare i titoli rispetto ai risultati economici e, di conseguenza, di verificare se la loro quotazione è sovrastimata (fair value minore del prezzo di mercato) o sottostimata (fair value maggiore prezzo di mercato). L'impairment test verifica che le attività in bilancio siano iscritte ad un valore non superiore a quello effettivamente recuperabile. La stima del valore recuperabile della attività iscritte in bilancio è definita sul maggiore tra il valore d'uso (value in use) e il fair value meno i costi di vendita, come previsto dal principio contabile internazionale lAS 36. LA DEFINIZIONE DI RATING Il rating è un indicatore sintetico che misura il rischio dell’emittente; esso si esprime in una scala che va da valori massimi (attribuiti di solito ai Governi) ai valori minimi (attribuiti a società la cui situazione finanziaria è del tutto compromessa). Tale valutazione è continua nel corso del tempo e così il rating di un emittente è oggetti di periodici aggiustamenti. Inoltre rappresenta lo strumento piu semplice fra quelli utilizzabili per la riduzione degli effetti negativi causati dalle asimmetrie informative sul meccanismo di allocazione delle risorse finanziarie. Agenzie di rating: organismi specializzati nell’acquisizione, nel trattamento e nell’offerta al mercato di informazioni relative agli strumenti finanziari. Gli investitori utilizzano le valutazioni delle agenzie per valutare il rischio associato a un investimento potenziale. Il rating determina l’andamento del mercato azionario e dei titoli di Stato; qualsiasi investitore prima di comprare un’obbligazione (che è come un credito, che l’investitore compra) ha bisogno di un’accurata analisi delle condizioni di stabilità economica, finanziaria e patrimoniale dell’ente del quale sta comprando i titoli. GLI STRUMENTI DI RACCOLTA DELLE BANCHE La raccolta di risorse finanziari a titolo di debito da parte delle banche avviene con diversi strumenti, che la Banca d’Italia distingue in due macrocategorie: - depositi, contratto unilaterale, con obbligazioni unicamente a carico della banca. Coinvolge due soggetti: il depositante (il cliente), che deposita le somme di denaro, e il depositario (la banca), che riceve la somma in deposito. Consentono di raccogliere mezzi monetari indispensabili per lo svolgimento della funzione di intermediazione creditizia. Si tratta di una forma di raccolta molto tradizionale che permette di sottrarre al consumo delle risorse in modo duraturo o temporaneo. Depositi bancari possono essere classificati sulla scorta dei seguenti criteri:  modalità di restituzione del denaro; - depositi liberi, il cliente puo chiedere in qualsiasi momento il rimborso della somma di denaro  vincolanti il cliente puo chiedere il rimborso solo alla scadenza  modalità di attuazione del rapporto;  depositi semplici in cui il depositante versa una somma e la ritira in un’unica soluzione;  depositi a risparmio, vi è un libretto di deposito in cui il cliente puo intervenir ìe eseguendo prelevamenti e/o versamenti  conti correnti, vi sono numerose movimentazioni.  durata del contratto sottoscritto;  depositi rimborsabili a vista  con preavviso, il cliente puo rientrare in possesso delle somme solo dopo avere dato un preavviso alla banca,  a scadenza fissa, il depositante puo ritirare le somme solo alla scadenza del contratto.  tipologia di contratto:  DEPOSITI A RISPARMIO, libretto rappresenta lo strumento che consente al risparmiatore di esercitare tutti i diritti che gli derivano dalla stipulazione del contratto sottoscritto con la banca e gli permettono di movimentare il deposito mediante prelevamenti e versamenti. Ogni operazione deve avere luogo presso la dipendenza della banca e dietro esibizione del libretto da parte del cliente o del suo legittimo possessore. Il libretto di deposito nominativo è un documento di legittimazione, poiché conferisce all’intestatario la qualifica di originario titolare del rapporto di deposito e, pertanto, unico individuo che possa compiere delle operazioni. Questi possono essere intestati a piu persone dopo aver depositato le proprie firme e inoltre non è trasferibile. Depositi liberi sono esigibili a vista, per cui al depositante è riconosciuto il diritto di ottenere a richiesta l’immediato rimborso delle disponibilità versate. Depositi vincolati, invece, sono così denominati perché si caratterizzano per l’esistenza di alcune limitazioni che si traducono, peraltro, in una remunerazione più elevata. Si differenzino poiche hanno una piu bassa movimentazione, un limitato grado di liquidità e un elevato livello di remunerazione. I principali parametri che vengono utilizzati per analizzare i depositi sono: consistenza media che indica l’ammontare delle somme depositate; movimentazioni; giacenza media; velocità di circolazione.  CERTIFICATI DI DEPOSITO, sono titoli di credito emessi da una banca per reperire risorse finanziarie a scadenza fissa e rappresentano una forma moderna di raccolta di risparmio vincolato più vicina, dal punto di vista pratico, agli strumenti del mercato finanziario che non alle altre tipologie di depositi. Sono titoli trasferibili. base alla variabile tempo, si distinguono due tipologie di certificato di deposito: quelli compresi fra i 3 e i 18 mesi e quelli fra i 18 e i 60 mesi. I primi possono essere emessi liberamente dalla banca, i secondi, invece, trovano una limitazione nel volume quantitativo di prestito erogato dalla banca  CONTO CORRENTI, possono essere creditori, se rappresentano un debito per la banca quindi un’operazione di raccolta, oppure debitori, se rappresentano per la banca un’apertura di credito ai propri clienti e sono iscritti in bilancio fra le operazioni di finanziamenti. La banca si impegna a svolgere tutte le operazioni che le sono affidate dai clienti a fronte di una definizione contrattuale. Movimentato con prelevamenti (o addebitamenti) e versamenti (o accreditamenti). Operazioni tipiche: giroconto, bonfico, disposizioni RI.D, assegni bancari, Importante distinguere tra: saldo contabile, saldo liquido (valuta) e salso disponibile. Estratto conto e prospetto scalare (statta) solo per giusta causa. Se il finanziamento invece, è a tempo indeterminato, il codice civile stabilisce che ciascuna parte possa recedere dando un preavviso non inferiore a 15 giorni. Ha carattere rotativo, cio significa che la somma di denaro corrispondente al fido non viene subito accreditata ne conto corrente: il cliente, infatti, può disporne producendo saldi dare (cioè a debito) per l’importo e per il tempo che meglio rispondono alle sue esigenze, in una o più soluzioni, potendo anche ricostituire l’ammontare a sua disposizione attraverso versamenti successivi. Gli altri oneri che la banca può addebitare al cliente sono una commissione onnicomprensiva, calcolata in maniera proporzionale sia alla somma che alla durata dell’affidamento, e un tasso sulle somme effettivamente utilizzate. La commissione non può superare lo 0,5% trimestrale della somma messa a disposizione.  LE OPERAZIONI DI SMOBILIZZO DEI CREDITI COMMERCIALI, sono strumenti che le imprese utilizzano per liquidare anticipatamente i crediti vantati nei confronti della propria clientela. L’azienda affidata non ottiene nuove risorse finanziarie ma si limita a disporre dei crediti commerciali derivanti dalla propria attività prima della loro naturale scadenza. La cessione del credito avviene generalmente pro solvendo, con l’apposizione della clausola salvo buon fine, significa che in caso di insolvenza del debitore la banca può rivalersi sul suo cliente addebitandogli l’importo del credito inesigibile maggiorato delle spese sostenute per ottenere il rimborso. Esempi sono, sconto, anticipo su fatture ecc. in caso di insolvenza del debitore, l’importo anticipato dalla banca viene addebitato poi al cliente maggiorato delle spese sostenute per il protesto. Costi sono: interessi su somme utilizzate, altre commissioni  ANTICIPAZIONI GARANTITE, contratto di anticipo su pegno è un contratto tipico, disciplinato in Italia dal codice civile in cui la banca eroga un finanziamento a breve termine contestualmente alla costituzione, da parte dell’affidato, di un pegno su beni mobili. L’importo del finanziamento concesso risulta pari al valore della garanzia, decurtato di uno scarto prudenziale che dipende anche dalla volatilità del prezzo dei beni in pegno. Costi: interessi su importo anticipato, altre commissioni.  FACTORING, un’altra attività di intermediazione creditizia diversa da quella bancaria è costituta dal factoring, una tecnica finanziaria basata sullo smobilizzo dei crediti commerciali che consente alle imprese di poter finanziare il capitale circolante. Il factoring è infatti un contratto con cui un’impresa cede una parte significativa dei propri crediti commerciali (di norma, con scadenza compresa tra 30 e 180 giorni) a un soggetto specializzato (il factor) che finanzia l’impresa anticipando una quota consistente (di norma, fino al 70%) del credito ceduto. Il factoring è un prodotto composito avente una componente finanziaria (costituita dall’anticipo prima del pagamento), una gestionale e una di garanzia. La componente gestionale consiste nello svolgimento delle funzioni contabili, amministrative e finanziarie relative alla gestione del credito acquisito all’impresa cedente nella relazione con il debitore ceduto. Nel factoring può inoltre essere presente anche una componente di garanzia, qualora venga previsto il trasferimento al factor del rischio di inadempimento del debitore In questo caso, la cessione è detta pro soluto. Viceversa, in assenza della componente di garanzia, la cessione è detta pro solvendo, l’anticipo del credito è erogato con la clausola “salvo buon fine” (analogamente a quanto accade nell’operazione di anticipo su fattura) e l’onere relativo all’inadempimento del debitore ricade sull’impresa cedente: il factor richiederà la restituzione dell’anticipo erogato e addebiterà le spese sostenute per il recupero del credito. Le operazioni di factoring si connotano quindi in base all’esistenza delle componenti finanziaria, gestionale e di garanzia. Il prodotto più completo è il c.d. full factoring, in cui l’impresa cede su base continuativa i propri crediti commerciali e l’operazione di factoring presenta tutte le componenti del prodotto: a seconda delle caratteristiche dei crediti via via ceduti, la cessione sarà pro soluto o pro solvendo.Vi sono tanti tipi di factoring come: maturity factoring è una cessione dei crediti in cui è presente la componente gestionale e (eventualmente) di garanzia, mentre è assente quella finanziari (quindi il factor non eroga alcun anticipo). Nell’invoice discounting, al contrario, è presente unicamente la componente finanziaria mentre le altre componenti sono marginali o del tutto assenti. Costi: interessi su somme anticipate e altre commissioni( gestione del credito ecc) Strumenti di finanziamento del capitale fisso  MUTUO, contratto tipico, disciplinato nel codice civile, come contratta col quale una parte (mutuante) consegna a all’altra (mutuatario) una determinata quantità di danaro o di altre cose fungibili, e l’altra si obbliga a restituire altrettante cose della stessa specie e quantità. In base alle garanzie collegate: mutui ipotecari, pignoratizi, chirografari. Si tratta di una forma di finanziamento dalla struttura piuttosto rigida, caratterizzata dall’erogazione del prestito in un’unica soluzione e dalla sua restituzione secondo un prestabilito piano di rimborso, detto “piano di ammortamento”. Il suo utilizzo è frequente sia presso le famiglie, per l’acquisto di immobili a uso abitativo, sia presso le imprese industriali e commerciali, per la copertura di fabbisogni finanziari di durata ed entità prevedibili. Nel caso delle famiglie la durata del finanziamento è piuttosto lunga e varia tra i 5 e i 30 anni. Le tipologie di mutuo si possono anche distinguere in base al tasso di interesse ap plicato. - Tasso fisso. Stabilito contrattualmente per tutta la durata del finanziamento; il rischio è che il tasso così determinato si riveli successivamente molto elevato base alle evoluzioni delle condizioni di mercato. - Tasso variabile in base alle condizioni di mercato. L’indicizzazione più frequente è all’EURIBOR, maggiorato di uno spread fisso. - Tasso misto. In questo caso il contratto consente di passare da un regime di tasso fisso a uno di tasso variabile. Oltre al tasso di interesse, il richiedente un mutuo deve sostenere altri oneri, quali le spese di istruttoria, la stipula di polizze assicurative che sono imposte dal creditore per la concessione del finanziamento, la mediazione di terzi intermediari del credito.  LEASING, è un contratto con cui il proprietario di un bene (detto “locatore” o “concedente”) permette a un’altra parte (detta “locatario” o “utilizzatore”) di disporre dell’utilizzo di un bene per un periodo di tempo determinato a fronte del pagamento di un canone periodico. Vi sono due tipi, il leasing finanziario e quello operativo. Si configura un’operazione di leasing finanziario qualora il contratto presenti delle clausole atte a trasferire i rischi/benefici della proprietà del bene dal concedente (proprietario legale) all’utilizzatore (che ne diverrebbe il proprietario sostanziale), così da rendere l’operazione un mero finanziamento per il locatore. Precisamente, il contratto è qualificato come leasing finanziario se prevede: 1. il trasferimento automatico della proprietà al termine del contratto; 2. un’opzione di acquisto del bene a favore del locatario a un prezzo che è stimato sufficientemente inferiore rispetto al fair market value alla data in cui l’opzione. 3. una durata del contratto che copra la maggior parte della vita utile del bene, anche se la proprietà del bene non viene trasferita; 4. un valore attuale dei canoni di leasing contrattualmente previsti che, al momento di stipulazione del contratto, sia equivalente al valore di mercato del bene (c.d. operazione full-payout); 5. il sostenimento da parte del locatario dei profitti e delle perdite derivanti dalla volatilità del prezzo di mercato del bene; 6. la possibilità per il locatario di rinnovare il contratto di leasing a un canone sostanzialmente inferiore al canone di mercato Nel leasing operativo, alla scadenza del contratto non vi è la possibilità di riscattare quel bene e quindi acquistare la proprietà. Ma viene adottato per il solo utilizzo del bene. Come nel leasing, anche nel noleggio viene offerto un bene a fronte del pagamento di un canone. A differenza del leasing, tuttavia, in questo caso il canone non corrisponde al prezzo del bene suddiviso in rate bensi all'entità dei servizi offerti dal bene stesso. Nel caso di una tecnologia innovativa, quindi, il canone non riguarderà tanto il costo totale di questo bene, bensi il tipo di servizi che tale tecnologia permette di implementare all'azienda che la noleggia. • Secondo Assilea 2016 il leasing operativo è quella operazione in cui non è prevista un'opzione di riscatto" Vantaggi del leasing • Miglior trattamento fiscale connesso all'ammortamento dei beni strumentali in un tempo più breve e una deduzione anticipata del suo costo d'acquisto; • Frazionare il pagamento dell'IVA (pagata sui canoni); • Evitare (per l'utilizzatore) di iscrivere il bene in bilancio e quindi il conseguente finanziamento così da creare un minore impatto sui bilanci. Gli strumenti di debito di mercato I titoli di debito sono strumenti finanziari emessi da soggetti in deficit finanziario per soddisfare il proprio fabbisogno di finanziamento e sottoscritti da soggetti in surplus finanziario che, impiegando il loro momentaneo potere di acquisto in eccesso, finanziano le esigenze di investimento dei soggetti in deficit, aspettandosi in cambio una remunerazione. I titoli di debito (o titoli obbligazionari) sono titoli di massa che costituiscono frazioni uguali di un prestito unitario, perfettamente fungibili tra loro ed emessi per reperire risorse finanziarie a medio-lungo termine. Il soggetto in surplus finanziario, acquistando un titolo di debito, diviene creditore dell’emittente per l’importo nominale indicato sul titolo, maggiorato degli interessi che matureranno nel lasso di tempo che intercorre fra il momento di acquisto del titolo e la sua scadenza. Distinguiamo: - Titoli con cedola, (coupon bond): pagano un interesse (la cedola), che comincia a maturare in corrispondenza delle cosiddette date di godimento e viene corrisposto a date di stacco (o di regolamento) periodiche. La cedola è calcolata in base a un predefinito tasso cedolare che è applicato al valore nominale dei titoli. Il tasso di interesse utilizzato può essere fisso per tutta la durata del tecnologia della blockchain e l’emissione verrebbe garantita da riserve costituite da depositi bancari e titoli pubblici a breve termine in modo da offrire la stabilità del valore nel tempo. Il progetto Libra ha alimentato il dibattito sulle stable coin digitali che, a differenza del bitcoin, mirano a stabilizzare il loro valore nel tempo attraverso riserve che agiscono da garanzie IL PROCESSO DI INNOVAZIONE E LA NUOVA REGOLAMENTAZIONE La cornice normativa della SEPA è stata definita dalla Direttiva sui servizi di pagamento 3 novembre 2007, n. 2007/64/CE attuata in Italia nel 2010. I serivizi di pagamento vengono classificati sulla base delle principali caratteristiche: - servizi di pagamento documentali: 1.assegno bancario; rilasciato da banche o poste, presuppone apertura cc, pagabile a vista 8-5 g scaduti i termini si puo revocare, è possibile protestarlo, CAI, Giorni di valuta 2.assegno circolare; 3.vaglia cambiario; è un titolo di credito emesso dalla banca d’italia, è simile all’assegno circolare. - servizi d’incasso: 1.addebiti diretti; 2.ricevute bancarie; 3.Mav e Rav; 4.bollettini di conto corrente; - servizi digitali e automatizzati: 1.bonifici 2.disposizioni di pagamento; - carte di pagamento: 1.carta di debito; 2.carta di credito; 3.carta prepagata. Mobile payments Gli anni più recenti sono stati caratterizzati da un’evoluzione e da un ampliamento delle possibilità attraverso le quali disporre un pagamento. In particolare, sono state introdotte tecnologie che consentono di far ricorso a un dispositivo mobile (smart -phone, smatwach, tablet ecc.) per disporre pagamenti digitali in mobilità. I device, dotati di tecnologia NFC (near fear comunication), possono utilizzare attraverso apposite applicazioni carte di pagamento e fungono da portafogli virtuali (digital wallet). Tra i più diffusi vi sono Apple Pay, Samsung Pay, Google pay. Insieme ai pagamenti NFC si stanno sviluppando soluzioni alternative che sfruttano la geolocalizzazione e il QR code. Il sistema dell’offerta L’offerta di servizi di pagamento ha visto aumentare la gamma dei soggetti offerenti. Ai produttori tradizionali – Banca Centrale, banche e poste – si sono affiancati nuovi produttori come gli istituti di moneta elettronica e gli istituti di pagamento oltre alle cosiddette terze parti. La Banca Centrale emette le banconote e ne cura la distribuzione e il ritiro, gestisce i sistemi di compensazione e regolamento ed esercita la sorveglianza sul sistema dei pagamenti. Le banche offrono servizi di pagamento al dettaglio e all’ingrosso, emettono moneta bancaria e moneta elettronica e offrono conti correnti bancari. Esse esercitano congiuntamente la raccolta del risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito. Le poste offrono servizi di pagamento e conti correnti postali attraverso l’attività di Bancoposta ed emettono moneta elettronica. Gli Istituti di Moneta ELettronica (IMEL) sono soggetti che svolgono in via esclusiva l’attività di emissione di moneta elettronica. Essi offrono conti di pagamento e offrono servizi di pagamento alla clientela. Sono soggetti alla vigilanza della Banca d’Italia e sono iscritti in un apposito albo. Gli istituti di pagamento offrono servizi di pagamento e conti di pagamento La Market Instruments Financial Directive  La MIFID e le implicazioni sui mercati finanziari La direttiva 2004/39/CE ridefinisce il quadro regolamentare e di funzionamento del sistema finanziario aumentando la concorrenza sui mercati e la complessità gestionale degli intermediari finanziari. Principali novità per i mercati finanziari: -Eliminazione della concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati, -Nuove figure di trading venues, rappresentate dai mercati regolamentati. mulblateral trading facilites (MTF) e internalizzaton sistematici. -Trasparenza pre-trade e post-trade delle informazioni di mercato, -Regole per l'ammissione degli strumenti finanziari sui mercati regolamentati, -Regole per l'ammissione dega operatori ai mercati regolamentati ed agli MTF. -Comunicazioni delle operazioni alle autonta (transacton reporting): - Nuovi sistemi di compensazione liquidazione (clearing e settlement)  Il level playing field L'armonizzazione della normativa sui criteri di funzionamento dei mercati e di negoziazione degli strumenti finanziari ha come obiettivo quello di creare un modello unitario degli scambi applicabile oltre i confini nazionali. La MIFIO Introduca un sistema articolato su tre livelli di azione. Principi: emanazione di regole di vigilanza comuni; pluralismo delle piattaforme di negozazione; Unitarietà del sistema organizzativo degli intermediari. Controlli: Transaction reporting; Market transparency; Adeguatezza della struttura funzionale interna degli Intermediari Finanziari. Obiettivi: Raccolta di informazioni sull'andamento del mercato; Tutela degli investitori; Crescita della concorrenza; Maggiore stabilità del sistema finanziario.  La MIFID e le funzioni aziendali degli intermediari La MIFID riconfigura le funzioni aziendali di controllo degli intermediari finanziari al fine di migliorare i processi di gestione e l'adeguatezza della capital allocation. L'istituzione delle aree funzionali di controllo deve essere fatta in coerenza con le specifiche caratteristiche dimensionali e operative dell'intermediario (principio di proporzionalità). Risk management  Definisce le politiche e le procedure idonee ad individuare, monitorare e gestire i rischi legati all'attività dell'impresa, verificandone l'adeguatezza e l'efficacia delle misure intraprese. Internal audit  Valuta l'adeguatezza dei sistemi e delle procedure interne al fine di assicurare il rispetto delle strategie aziendali e l'efficacia e l'efficienza dei processi aziendali. Compliance  Verifica l'adempimento permanente della normativa nei processi aziendali al fine di minimizzare e gestire adeguatamente le conseguenze. Fornire supporto alla risoluzione delle anomalie.  La MIFID II La Direttiva 2014/65/UE, c.d. «MiFID 2», è la nuova disciplina europea sui servizi d'investimento che insieme alla MiFIR (regolamento EU n. 600/2014) ha preso il posto della precedente regolamentazione europea ha come obiettivo incrementare l'efficienza e la trasparenza dei mercati, innalzando il livello di tutela degli investitori e rafforzando alcuni requisiti organizzativi e norme di condotta per gli intermediari. Novità: Rafforzamento della tutela degli investitori, più trasparenza nella prestazione dei servizi di investimento e più qualità nel servizio prestato al cliente. TUTELA Nuove regole di governo dei prodotti, per definire il determinato mercato di riferimento (c.d. Target Market) di clienti finali, per cui il prodotto è adeguato • Introduzione di regole più stringenti sia in termini di servizio di consulenza che di informativa da fornire al Cliente, prima e dopo la conclusione dell'operazione. QUALITA'Ampliamento degli obblighi di conoscenza e competenza del personale degli intermediari finanziari, con innalzamento dei requisiti di conoscenza e competenza del personale coinvolto nella prestazione del servizio di consulenza (anche solo come informazioni). TRASPARENZA Ampliamento degli obblighi di informativa ai clienti o potenziali clienti, con informazioni sui servizi, sugli strumenti finanziari e sui costi ed oneri, nonché report periodici.  La MIFID II, i cambiamenti per i clienti Le imprese di investimento devono comunicare le informazioni su tutti i costi e gli oneri associati, inclusi gli oneri relativi ai servizi di investimento e ai servizi accessori, il costo della consulenza e il costo dei prodotti. Tali requisiti sono applicabili a tutte le categorie di clienti, ma possono essere limitati per i clienti professionali e le controparti qualificate. L'investitore viene quindi a conoscenza dei costi e delle commissioni sia ex-ante che ex-post con informazioni chiare e standardizzate. COSTI DI PRODOTTO, Costi generalmente sostenuti dalla casa prodotto/emittente per la gestione del prodotto e che impattano sull'importo sottoscritto e quindi sul rendimento atteso. COSTI DI SERVIZIO, Costi pagati dall'investitore finale per il servizio di consulenza da parte del collocatore. Questi impattano sul totale costi sostenuti dal cliente, sono aggiuntivi e separati rispetto ai precedenti. INCENTIVI RETROCESSIONI, Evidenza per il cliente di tutti i costi che vengono retrocessi a terze parti per la vendita dello specifico prodotto e/o classe di prodotti differenti per rete di vendita/ tipo operazione. TOTALE, Da riportare anche in termini percentuali per ogni singola categoria di costo, così da offrire una rappresentazione dell'impatto di ogni voce di costo sul totale dell'operazione La MIFID II La Direttiva 2014/65/UE, c.d. «MiFID 2», è la nuova disciplina europea sui servizi d'investimento che insieme alla MiFIR (regolamento EU n. 600/2014) ha preso il posto della precedente regolamentazione europea ha come obiettivo incrementare l'efficienza e la trasparenza dei mercati, innalzando il livello di tutela degli investitori e rafforzando alcuni requisiti organizzativi e norme di condotta per gli intermediari; le principali aree di impatto riguardano: •Product governance •Profilazione e valutazione di adeguatezza •Procedura di consulenza e incentivi •Informativa alla clientela e contratto La presenza di intermediari specializzati nell’attività di scambio, di strutture fisiche/o piattaforme telematiche dedicate agli scambi e di sistemi di esecuzione delle transazioni sono i principali elementi che definiscono la microstruttura di un mercato. Due tipologie di mercati, in base al meccanismo di formazione dei prezzi: - mercati order-driven sono mercati in cui gli scambi si realizzano attraverso l’interazione degli ordini immessi da tutti gli intermediari aderenti al mercato. I mercati di questo tipo sono anche chiamati “mercati ad asta”, in quanto i prezzi si formano dall’incontro delle funzioni di domanda e di offerta degli operatori. Nei mercati order-driven operano particolari intermediari: i broker ovvero figure professionali specializzate negli scambi finanziari che agiscono per conto della clientela, senza assumere posizioni in proprio. Il servizio prestato è di tipo consulenziale. Broker: intermediario finanziari che opera sul lato dell’offerta per conto della clientela. I broker pongono in essere le negoziazioni che il committente intende effettuare mediante la ricerca di altri soggetti disposti a negoziare a condizioni compatibili. - mercati quote-driven sono invece mercati in cui un intermediario (chiamato dealer) espone, su base continuativa o su richiesta, quotazioni a cui è disposto ad acquistare o vendere determinati strumenti finanziari, secondo un meccanismo definito di market making. Questi mercati sono anche chiamati “mercati dei dealer”, in quanto tale intermediario ricopre un ruolo chiave nella formazione dei prezzi degli strumenti. Dealer intermediario finanziari che opera in contropartita diretta della clientela su richiesta della stessa. Effettua negoziazioni di strumenti finanziari per conto proprio, prende il nome di market maker. Diversamente dal broker, il dealer opera nel mercato come controparte diretta dello scambio: dispone, infatti, di un portafoglio di proprietà che varia in funzione delle operazioni di acquisto e vendita condotte sul mercato. L’intermediario diffonde due tipologie di prezzo: il prezzo bid (o “prezzo denaro”) e il prezzo ask (o “prezzo lettera”). Prezzo bid: è il prezzo al quale un soggetto è disposto ad acquistare strumenti finanziari Prezzo ask: è il prezzo al quale un soggetto è disposto a vendere strumenti finanziari. La differenza di questi due viene chiamato bid-ask spread e rappresenta la remunerazione per il dealer. Le fasi di funzionamento - Ammissione alla contrattazione, l’istituzione che regola gli scambi o l’organo di vigilanza preposto provvedono alla verifica delle condizioni per l’ingresso nel mercato regolamentato dell’emittente e degli strumenti da negoziare. - Conferimento dell'ordine, il soggetto interessato a realizzare un determinata operazione in strumenti finanziari, conferisce a un intermediario l’incarico, fornendo le istruzioni relative dell’operazione, la trasmissione avviene con sottoscrizione telematica di documentazione predisposta dall’intermediario. - Esecuzione dell'ordine, l’intermediario al quale è stato conferito l’incarico di realizzare una specifica operazione finanziaria assume l’impegno all’esecuzione della stessa, nei tempi e alle condizioni richiesti dal cliente. In questa fase, l’intermediario provvede a individuare la controparte dell’operazione e a definire le clausole contrattuali sulla base delle quali regolare la stessa. L’operazione può realizzarsi con esecuzione diretta, se l’intermediario che ha ricevuto l’incarico originario esegue l’ordine sul mercato, oppure in forma indiretta, se l’intermediario che ha ricevuto l’incarico originario ritrasmette l’ordine a un altro intermediario per la sua esecuzione sul mercato - Liquidazione (fase di post-trading), ha l’obiettivo di definire gli obblighi delle controparti a seguito delle operazioni concluse. La liquidazione può essere effettuata secondo due modalità principali: liquidazione lorda o liquidazione netta. Nel primo caso, ogni operazione viene considerata in maniera in dipendente e, come tale, liquidata; nel secondo caso, invece, viene determinato un saldo tra le operazioni di acquisto e di vendita ed è tale risultato netto a essere oggetto di liquidazione. - Regolamento, il regolamento delle operazioni può avvenire secondo due schemi principali: rolling settlement e account settlement. Secondo la prima modalità, tutte le operazioni realizzate in una stessa giornata saranno liquidate e, quindi, regolate entro un numero di giorni prestabilito; nel secondo caso, invece, tutte le transazioni riferite a un certo orizzonte temporale saranno liquidate e, infine, regolate in una sola giornata. Le fasi di liquidazione e regolamento compongono il c.d. “processo di regolamento” delle operazioni finanziari. MERCATO MONETARIO Il segmento del mercato finanziario ove avviene questo tipo di scambi è detto mercato monetario, inteso come l’insieme delle contrattazioni derivanti da esigenze da parte degli operatori di ottimizzare la gestione dei flussi finanziari, in corrispondenza di un determinato livello delle riserve di liquidità. Gli strumenti finanziari scambiati nel mercato monetario possiedono le seguenti caratteristiche: 1. appartengono alla categoria degli strumenti di debito; 2. sono a breve e brevissimo termine (spesso la loro durata a scadenza è misurata in giorni, anche uno solamente c.d. aver night, e comunque non supera | 12 mesi). 3. sono altamente negoziabili, liquidi e, quindi, molto prossimi al concetto di denaro contante: 4. Il rischio di insolvenza di chi li emette è molto basso; 5. le loro negoziazioni si realizzano per importi unitari molto elevati (mercato all'ingrosso). Le banche detengono strumenti del mercato monetario proprio per gestire queste oscillazioni: i titoli altamente liquidi saranno infatti venduti, nel caso o che aumenti la richiesta di prestiti da parte dei prenditori di fondi, oppure che si riduca la quantità di depositi; viceversa, i titoli a brevissimo termine saranno acquistati con le eccedenze giornaliere, derivanti dalla differenza fra passività e attività. I soggetti all’interno del mercato monetario sono molteplici: - Ministero dell’Economia e delle FinanzeEmette titoli di debito governativi a breve termine per finanziare il proprio fabbisogno di cassa. - Banca Centrale Europea (BCE)Acquista e vende titoli del Tesoro o altri titoli; Acquista e vende titoli di Stato o altri titoli di elevato standing per effettuare le operazioni temporanee o definitive, in contropartita con le banche, al fine di regolare la liquidità del sistema e l’offerta di moneta. - BancheOperano nel mercato interbancario dei depositi in contropartita con altre banche; operano in contropartita della BCE; negoziano titoli del debito pubblico per conto proprio e per conto terzi; emettono propri strumenti di finanziamento (certificati di deposito, operazioni pronti contro termine) ed effettuano operazioni di investimento (operazioni pronti contro termine, prestiti alla clientela di breve durata) - Fondi comuni di investimento e Gestioni Consentono l’accesso al mercato (di tipo monetario) monetario anche ai piccoli risparmiatori, in quanto sono in grado di ridurre il taglio unitario dell’investimento richiesto, grazie alla gestione collettiva dei risparmi di una pluralità di investitori retail. - Grandi imprese Emettono e negoziano strumenti di mercato monetario per gestire la propria posizione di liquidità e fabbisogni di capitale circolante (cambiali finanziarie/commercial paper) I titoli devono rispondere a delle caratteristiche: - Scadenza nominale breve: entro 12 mesi - Alta negoziabilità: limitato rischio di insolvenza; possibilità di frazionamento degli importi e accessibilità; tagli minimi di investimento - Impersonalità dei rapporti: senza definizione puntuale delle caratteristiche dell’operazione tra investitori e prenditori di fondi. MERCATO OBBLIGAZIONARIO Il mercato obbligazionario ha per oggetto il collocamento e la negoziazione di titoli di debito emessi da governi di stati sovrani, agenzie e autorità locali, imprese, intermediari finanziari. I titoli emessi da emittenti sovrani sono definiti titoli di Stato o Government bond, i titoli emessi da emittenti privati sono chiamati corporate bond. I mercati possono essere distinti a seconda che si riferiscano alla fase di collocamento di titoli di nuova emissione (mercato primario) o alla fase di successiva negoziazione degli stessi strumenti (mercato secondario). Mercato primario dei titoli di Stato In Italia, i Titoli di Stato possono essere collocati mediante: - asta pubblica - consorzio di banche (collocamento sindacato) - piattaforme di negoziazione elettroniche Per le emissioni sul mercato interno in Italia si privilegia il metodo dell'asta pubblica Le aste di collocamento del titoli di Stato sono gestite dalla Banca d'italia in presenza di un funzionario del Ministero dell'Economia in veste di garante della regolarità dell'asta. L'asta si svolge per via telematica e vi possono partecipare solo intermediari finanziari autorizzati. Nell’asta competitiva gli operatori inseriscono le offerte di acquisto in termini di rendimento, anziché di prezzo. Il prezzo di aggiudicazione di titoli corrisponde, per ogni operatore, al prezzo calcolato a partire dal rendimento richiesto nella domanda. Le domande vengono soddisfatte a partire da quelle formulate al rendimento più basso, procedendo poi ad aggiudicare secondo un ordine crescente di rendimento fino al Gestori dei mercati mobiliari italiani: MTS Italia S.p.A E' stata costituita nel 1988 e privatizzata nel 1997. E' il primo mercato Europeo per i titoli di Stato. Nel novembre 1999 è stato istituito I'MTS corporate, nel quale sono negoziate le obbligazioni non governative, italiane ed estere e quelle emesse da istituzioni internazionali. MTS Italia S.p.a., gestisce la piattaforma elettronica per la negoziazione dei titoli di Stato italiani e di altri titoli a reddito fisso. Il mercato elettronico MTS è un mercato regolamentato disciplinato dal Ministero dell'Economia e sotto la supervisione della Banca d'italia e della Consob. Borsa Italiana detiene Il pacchetto di maggioranza di MTS (60.37 %). Le restanti quote sono ripartiti tra i principali gruppi bancari internazionali. Titoli negoziati sono : titoli di Stato italiani, titoli non governativi italiani e titoli governativi non italiani. Gestori dei mercati mobiliari italiani: I titoli di Stato italiani negoziati da MTS Italia S.p.A. CCT - Certificati del Tesoro a tasso variabile - Sono emessi con scadenzo settennale e coupon semestrali. La prima cedola semestrale è decisa dal Tesoro al momento dell'emissione, in linea con i tassi di mercato, Tutte le altre cedole sono calcolate in base al rendimento del BOT degli ultimi 6 mesi. BTP - Buoni Poliennali del Tesoro - Sono titoli a reddito fisso con scadenza di 3, 5 10, 15 e 30 anni. La cedola annuale è liquidata semestralmente BTPi - Titoli Indicizzati al tasso di inflazione EuroStat con coupon semi annuale. BOT - Buoni Ordinari del Tesoro - Sono strumenti "zero coupon" emessi di norma due volte al mese, a sconto con scadenza di 90, 180 o 360 giorni, CIZ - Certificati del Tesoro "Zero Coupon" con scadenza a 18 e 24 mesi, emessi due volte al mese, assieme al BOT. I titoli non governativi negoziati da MTS Italia S.p.A - Asset Backed Securities - strumenti collateralizzati con ipoteche o prestiti de settore pubblico. - Quasi government bands - strumenti che includono tutte le principali emissioni In Euro lanciate dalla Banca Europea d'investimento e gli Eurobond emessi dalla Repubblica Italiana Sono disponibili per le contrattazioni anche le seguenti tipologie di titoli Pfanbriefe, Freddie MAC, KFW, NRW, titoli emessi dal Regno di Danimarca, Banca d'Inghilterra e dalle Ferrovie. MERCATO DEI TITOLI AZIONARI Il mercato azionario può essere distinto in tre fattispecie: - il mercato delle initial Public Offerings (IPO), dove le società non ancora quotate offrono i titoli azionari al pubblico per avviare la fase di negoziazione nei mercati secondari - il mercato primario, dove società già quotate offrono titoli azionari di nuova emissione per raccogliere risorse finanziarie - il mercato secondario dove sono negoziate le azioni già in circolazione tra il pubblico degli investitori, in Italia, il mercato secondario dei titoli azionari è gestito da Borsa Italiana SPA. Le funzioni del mercato mobiliare  Finanziamento: consentendo l'emissione e il collocamento dei titoli permette la provvista di fondi al soggetto emittente  Pricing: attraverso il flusso di domanda e offerta che si genera per effetto delle negoziazioni permette di definire il prezzo dei titoli  Liquidità dei titoli: l'alimentazione per processo di scambio consente l'investimento e disinvestimento dei titoli indipendentemente dalla loro durata  Riduzione dei costi di transazione: il perseguimento di economie di scala e dell'efficienza tecnica consentono di ridurre i costi di informazione per gli investitori.  Trasferimento del controllo (proprietà) delle S.p.A. la negoziabilità dei titoli rende possibile la ricomposizione degli assetti di controllo societario degli emittenti. La struttura del mercato immobiliare è formato da tre principali aree funzionali: L’area dei rapporti con la clientela dove vi sono emittenti investitori. Vi è l’area centrale degli intermediari, L’area dello scambio dove vi sono enti gestori dei circuiti di negoziazione , strumenti di negoziazione virgola e modalità di contrattazione. E poi vi è l’area del regolamento in cui si evidenzia la modalità di liquidazione dei titoli. GLI INDICI DI MERCATO: FTSE ITALIA In Italia l’indice di riferimento è il FTSE MIB, L’indice cattura la performance delle 40 società quotate alla Borsa di Milano più rappresentative (Approssimativamente l’ottanta percento della capitalizzazione totale) Le società sono scelte sulla base di numerose variabili tra le quali: La capitalizzazione virgola e il settore di appartenenza , la liquidità nelle negoziazioni e la solidità finanziaria. La revisione dei componenti del paniere avviene su pose trimestrale. Ciascun componente dell’indice è ponderato sulla base del flottante. Il FTS MIB, Fa parte di una famiglia di indici: La FTSE Italia index series, che comprende anche: FTSE Italia Mild Cap e FTSE Italia Smail Cap. Questi indici tutti insieme compongono il paniere aggregato del FTSE Italia Alli-Share, l’indice che rappresenta il mercato nella sua interezza. MERCATO DEI DERIVATI Il primo mercato in derivati fu Il CBOT (Chicago Board Of Trade) nel 1848. A oggi vengono negoziati sia in mercati regolamentati, che in mercati non regolamentati (OTC). In Italia, solo nel 1992 @ stato creato un mercato del derivati il MIF (Mercato Italiano del Futures sui titoli di Stato). Dal 28 novembre 1991 e stato istituito il mercato IDEM (Itolian Derivatives Market). Regolamentati: Trasferibilità immediata e motivo dei requisiti standard; presenza di regole di condotta; quotazione ufficiale dei prezzi presenza di un organismo centrale di gestione e controllo delle negoziazioni; titoli: future, opzioni standardizzate. Over the counter: Mancanza di un luogo fisico destinato allo svolgimento delle operazioni; assenza di prezzi ufficiali; strumenti focalizzati sulle esigenze finanziarie individuali dei soggetti che li pongono in essere; Negoziazioni senza l’intervento della Clearing House; titoli: Swap, opzioni non standardizzate. mercato dei derivati: future e le caratteristiche principali Il mercato dei future si caratterizza per l’esecuzione differita tra acquisti vendite e consegna degli strumenti finanziari sottostanti. Tale caratteristica lo distingue dal mercato cash in cui l'acquisto o vendita di titoli avviene per consegna e pagamento immediato. Caratteristiche: Le attività sottostanti sono accettate alla chiusura differita dell’operazione. Garanzia dell’operazione mediante il versamento di un margine iniziale e un margine di mantenimento. I contratti sono regolati sulla base della variazione di prezzi di chiusura e quello del giorno antecedente. Importo fisso del contratto, Le date di consegna sono prefissate a cicli trimestrali. Mercato dei derivati: opzioni e caratteristiche Originariamente le opzioni erano trattate nei mercati over the counter, in considerazione delle caratteristiche di personalizzazione che presentavano. II loro sviluppo ha consentito di standardizzare le caratteristiche e quindi la loro negoziazione nei mercati regolamentati. Caratteristiche: Natura dell’attività sottostante: Tassi valute e indici di mercato. Tipologie dell’opzione: Cal-acquisto, put-vendita La data di scadenza entro la quale può essere esercitata l’opzione. Prezzi di esercizio dell’opzione (strike price) Il mercato dei derivati: swap e caratteristiche Non sono negoziati sui mercati regolamentati, attese le caratteristiche contrattuali di elevata personalizzazione. Nonostante l'impegno delle parti a scambiarsi il pagamento reciproco interessi su un capitale nozionale possa essere fatto liberamente, si è andata consolidata la prassi dell'intervento degli intermediari finanziari che fungono da controparti nei confronti dei due contraenti Ruoli dell’intermediario: Attività di broker e attività di dealer nel caso di chiusure successive del contratto, gestione delle mismatch, prestazioni di garanzie per il buon fine della cooperazione, amministrazione e gestione delle procedure contrattuali e contabili dell’operazione. MERCATO VALUTARIO Il mercato valutario (Forex = foreign exchange market) - Si scambiano valute contro altre valute - Il prezzo al quale una moneta viene scambiata per un'altra è detto tasso di cambio (o rapporto di cambio) - La quotazione delle valute può avvenire secondo due diverse modalità: 1. certo per incerto: indica la quantità di moneta estera (incerta) in contropartita d’unità (certa) di valuta domestica 2. incerto per certo: identifica la quantità variabile di moneta domestica cambio di una unità (certa) di moneta estera L’euro è quotato sempre con il metodo certo per incerto mentre il dollaro prezzato sempre secondo il metodo certo per incerto, eccezion fatta quando questo è quotato contro l’ euro, la sterlina e il dollaro australiano. Possibile negoziare valute contro altre monete secondo due modalità: 1. operazioni a pronti (spot), dove le transazioni vengono concluse nell' immediato ai tassi di cambio correnti 2. operazioni a termine (orward) che permettono, invece, di fissare oggi un tasso di cambio al quale effettuare in futuro una transazione Teoria della parità dei poteri di acquisto (PPP. Purchasing Power Parity) afferma che tassi di cambio tra due valute devono riflettere le variazioni nei tassi di inflazione dei due paesi. Teoria della parità dei tassi di interesse, in questo caso, un investitore può liberamente decidere se investire una somma di denaro in attività domestiche o attività estere sceglierà |' una o l'altra ipotesi in funzione del maggior tasso di rendimento offerto dalle due alternative. Intermediazione creditizia in evoluzione: vantaggi e limiti - La Crisi del 2007/09 ha fatto rimpiangere il modello di intermediazione creditizia tradizionale il cui finanziamento viene assunto dall'intermediario, che valuta in maniera attenta il credito e lo detiene nel proprio stato patrimoniale (OTH) - Sono stati criticati i modelli OTD in cui la raccolta viene effettuata attraverso il meccanismo della cartolarizzazione e la cessione dei crediti. - La crisi finanziaria ha evidenziato come il rischio di contagio faccia da protagonista, in un contesto economico globale; a tal proposito sono state rafforzate le regole in materia di intermediazione creditizia adottando un approccio complessivo (si veda ad esempio la creazione dell'unione bancaria europea). La cartolarizzazione E' stata introdotta in italia dalla legge 130/99. • E' una tecnica finanziaria di "cessione dei crediti" in base alla quale le attività finanziarie di qualsiasi tipo possono essere trasformate in valori mobiliari negoziabili e liquidabili sul mercato secondario (asset bocked secuties) (ABS). • Oggetto della cartolarizzazione possono essere i crediti di qualsiasi genere, garantiti e non garantiti, compresi crediti in sofferenza o contenziosi. Mediante la cartolarizzazione l’intermediario finanziario raggiunge due principali obiettivi: - Economici finanziari, consente lo smobilizzo di crediti con immediata disponibilità dei fondi, il renivestimento del corrispettivo della cessione e il miglioramento degli indici di bilancio. - Gestionali, miglioramento dei meccanismi di controllo del credito attraverso un piu efficace monitoraggio delle posizioni in sofferenza e il risparmio dei costi operativi di svolgimento del recupero. ORIGINATOR: Soggetto che già è dei crediti o i diritti sugli immobili alle società veicolo che andrà ad emettere i titoli SPV: Una società costituita nella forma di società responsabilità limitata a cui vengono ceduti i crediti e gli immobili. I crediti relativi a ciascuna operazione costituiscono patrimonio separato a tutti gli effetti da quello della società e da quello relativo alle altre operazioni. SERVICES: Soggetto incaricato della riscossione dei crediti e dei servizi di cassa e di pagamento. Nel caso di immobili procederà all’alienazione degli stessi AGENZIE DI RATING: Soggetti deputati all’analisi dell’operazione e all’assegnazione del rating ha i titoli emessi dalla SPV A fronte della cessione dei crediti da parte dell’Originator BANCA AGENTE: Soggetto presso il quale vengono aperti il nome dell’emittente i conti correnti sui quali transitano i flussi di cassa che verranno impiegati per pagare interesse e capitale sui titoli emessi SOCIETA DI REVISIONE: Una primaria società di revisione sarà incaricata dalla SPV CONTROPARTE SWAP: Soggetto che fornisce l’emittente e la copertura dei rischi tasso e valuta RAPPRESENTANTE DEI PORTATORI DI TITOLI: Il soggetto incaricato di rappresentare i portatori dei titoli e il suo scopo sarà quello di tutelare i diritti degli stessi. Le principali fonti normative di riferimento Con la circ. 285/2013 e successivi aggiornamenti (Disposizioni di vigilanza per le banche) la Banca d’Italia dà attuazione alla Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) successivamente aggiornata dalla Direttiva 2019/878/EU (CRD V). Le relative disposizioni riguardano: 1. le condizioni per l’accesso all’attività bancaria; 2. la libertà di stabilimento e la libera prestazione di servizi; 3. le partecipazioni detenibili; 4. il processo di controllo prudenziale; 5. le riserve patrimoniali addizionali. Inoltre è direttamente applicabile negli Stati membri il Regolamento UE n. 575/2013 (CRR), modificato successivamente dal Regolamento 2019/876 (CRR II) che disciplina gli istituti di vigilanza prudenziale del Primo Pilastro e le regole sull’informativa al pubblico del Terzo Pilastro. Queste due fonti normative (CRD e CRR) sono i principali atti che traspongono i contenuti di Basilea 3 negli ordinamenti nazionali europei. I soggetti abilitati e il regime di autorizzazione L’accesso all’esercizio dell’attività di intermediazione creditizia è sottoposto a riserva di legge sia per le banche sia per gli altri intermediari creditizi. Per le banche, il TUB prevede una riserva di legge (ex art. 1, lettera b) per l’esercizio dell’attività bancaria e la Banca d’Italia iscrive in un apposito albo (ex art. 13 del TUB) le banche autorizzate in Italia e le succursali delle banche europee stabilite nel territorio della Repubblica. L’autorizzazione può essere concessa sia a nuove banche sia a società già esistenti, previa modifica dell’oggetto sociale e verifica dell’esistenza di condizioni atte a garantire la sana e prudente gestione. A tal fine, sono richieste (ex art. 14, comma 1 del TUB) le condizioni: - Forma di società per azioni o di società cooperativa per azioni a responsabilità limitata - L’ubicazione della sede legale e della direzione generale nel territorio della repubblica - Esistenza di un capitale versato di ammontare non inferiore a 10 milioni di euro ovvero a 5 milioni di euro per la bcc (banche di credito cooperativo) - Presentazione di un programma di attività, unitamente all’atto costitutivo e allo statuto, e di una relazione tecnica contenente documenti previsionali dei primi tre esercizi - Possesso da parte dei partecipanti al capitale dei requisiti di onorabilità e degli altri presupposti soggettivi necessari per il rilascio dell’autorizzazione - Possesso da parte degli esponenti aziendali dei requisiti di professionalità e di onorabilità Una volta iscritte nell’albo di cui all’art. 13 del TUB, le banche potranno esercitare, oltre all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria, secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse o strumentali. L’operatività transfrontaliera Per quanto attiene l’operatività al di fuori del territorio della Repubblica Italiana, le banche italiane possono offrire tutte le attività ammesse al 0 (elencate all’art. 1, comma f del TUB tra cui, per esempio, il leasing finanziario, i servizi di pagamento, il rilascio di garanzie e impegni di firma, le operazioni per conto proprio o della clientela in strumenti del mercato monetario, cambi ecc.) con o senza succursali estere: 1. “liberamente” all’interno di uno Stato membro; 2. “previa autorizzazione” della Banca d’Italia, all’interno di uno Stato extra-UE. Analogamente, le banche dell’UE possono esercitare le attività ammesse al mutuo riconoscimento nel territorio della Repubblica italiana, con o senza succursali dopo che la Banca d’Italia sia stata informata dall’autorità competente dello Stato di appartenenza. La disciplina delle partecipazioni L’ordinamento vigente prevede specifiche norme volte a regolare l’assunzione di partecipazioni nel capitale di una banca sia con finalità “strutturali”, sia con finalità “prudenziali. I soggetti che intendono acquisire, direttamente o indirettamente, partecipazioni in banche o capogruppo sono tenuti a richiedere preventivamente l’autorizzazione della Banca d’Italia allorquando, tenuto conto delle partecipazioni già possedute, esse danno luogo: 1. al controllo, indipendentemente dall’entità della partecipazione; 2. alla possibilità di esercitare un’influenza notevole sulla gestione; 3. a una partecipazione non inferiore al 10% ovvero al raggiungimento o superamento delle soglie del 20%, 30% e 50% del capitale sociale o dei diritti di voto. La Banca d’Italia considera, al fine di garantire la gestione sana e prudente della banca cui si riferisce il progetto di acquisizione e in modo proporzionale alla probabile influenza del candidato acquirente sulla banca medesima, la qualità del candidato acquirente e la solidità finanziaria della prevista acquisizione. Al fine di evitare un eccessivo coinvolgimento della banca in società non finanziari in pregiudizio della gestione sana e prudente della banca, la normativa ha tradizionalmente previsto dei limiti stringenti alle partecipazioni detenibili dalla banca. La normativa attuale per le banche (contenuta nella circ. della Banca d’Italia 285/2013 e successivi aggiornamenti) prevede una regola quantitativa generale secondo la quale il complesso delle partecipazioni detenute da una banca, unitamente agli investimenti in immobili, non può eccedere l’ammontare dei fondi propri e delle regole “specifiche” concernenti l’assunzione di partecipazioni con riferimento a due distinte fattispecie: - Partecipazioni in banche, in IMEL, in imprese finanziarie, in imprese strumentali e in imprese assicurative. In questo caso, l’acquisizione di una partecipazione è sottoposta a preventiva autorizzazione della Banca d’Italia qualora il suo ammontare: (a) superi il 10% dei fondi propri consolidati del gruppo; (b) comporti il controllo o l’influenza notevole. - Partecipazioni in imprese non finanziarie. In questo caso, i limiti previsti dalla normativa sono più complessi e sono statuiti un vincolo “complessivo” e uno di “concentrazione”. Il vincolo complessivo prevede che il totale delle partecipazioni in imprese non finanziarie non possa superare il 60% del Patrimonio di vigilanza della banca. Il vincolo di concentrazione impone che le banche possano acquisire partecipazioni nel capitale di una singola impresa non finanziaria entro il limite del 15% del Patrimonio di vigilanza della banca. Voci bilancio tipiche dell’attivo: - Titoli di proprietà categoria: Titoli Ac (amortised cos), di norma detenuti fino a scadenza, vengono iscritti inizialmente al suo valore di fair value e successivamente viene usato il costo ammortizzato, con movimentazioni nel CE. Titoli FVTOCI, la gestione è strumentale alla posizione di liquidità, vengono scritti inizialmente secondo le caratteristiche e per le iscrizioni successive al fair value con differenze tra strumenti di debito e strumenti di capitale. Titoli FVTPL, categoria residuale, vengono scritti al fair value e per le iscrizioni successive vengono iscritte le movimentazioni nel CE per oscillazioni di mercato. - Crediti, Iscrizione secondo i criteri indicati per i titoli di proprietà della banca • Il modello si basa sulle perdite attese, invece che su quelle storiche: le perdite attese possono essere calcolate su un orizzonte di 12 mesi o rispetto alla scadenza del credito; nel caso in cui il valore Il premio puro, inteso come il valore attuale atteso (valore attuariale) delle prestazioni dovute dalla compagnia, in base alle basi tecniche: 1. Ipotesi statistiche o demografiche, costo medio di ciascun sinistro e frequenza di accadimento, per i rischi puri; probabilità di sopravvivenza o di morte, per i rischi demografici 2. Ipotesi finanziarie: previsioni sull'andamento dei tassi di Interesse per valutare il rendimento ottenibile dall'investimento dei premi. Il premio effettivamente pagato dall'assicurato (premio di tariffa) è pari al premio puro più i cosiddetti caricamenti; - caricamento di rischio, l’imresa richiede un margine di sicurezza per garantirsi dall’eventualità di aver sottostimato l’entità dei danni da pagare -caricamento per costi di gestione, l’impresa deve coprire i costi relativi alla struttura di cui si è dotata, al personale, alle provvigioni corrisposte alla rete distributiva e alle altre spese amministrative; - caricamento per la remunerazione del capitale proprio, l’impresa di assicurazione deve anche riconoscere un adeguato rendimento ai propri azionisti. Trade-off tra certezza di raggiungere l'equilibrio economico e pericolo di fissare premi di tariffa non competitivi rispetto ai concorrenti. La gestione tecnica e patrimoniale delle imprese di assicurazione Le attività tipicamente svolte da una compagnia assicurativa possono essere distinte in gestione tecnico- assicurativa e gestione patrimoniale-finanziaria. La gestione tecnico-assicurativa rappresenta il core business delle imprese di assicurazione, in quanto attiene alla copertura dei rischi puri, assunti tramite i contratti stipulati con la propria clientela, direttamente o attraverso una rete di intermediari distributori (es. agenti, broker, sportelli bancari). La compagnia può anche decidere di cedere parte dei rischi assunti ad un'altra compagnia, che funge da riassicuratore. La gestione patrimoniale-finanziaria, invece, riguarda l'investimento delle risorse finanziarie raccolte tramite l'incasso anticipato dei premi e la gestione di tutti i flussi in entrata e in uscita. L'obiettivo consiste nel massimizzare la redditività degli investimenti nel rispetto della tutela degli assicurati e nel garantire l'equilibrio tra flussi in entrata e in uscita (anche di natura non strettamente tecnica). Riserva matematica: individua gli impegni assunti nei confronti degli assicurati. Si calcola tenendo conto di tutti gli elementi che incidono sull’entità dei diritti e degli obblighi della compagnia. Riserva sinistri: Quantifica i risarcimenti e gli indennizzi relativi sinistri che si sono verificati nell’esercizio o in quelli precedenti. La regolamentazione delle imprese assicurative La disciplina è di prevalente matrice comunitaria e deriva dall'emanazione di diverse direttive che vengono generalmente distinte per "generazioni". - prima generazione: principali condizioni di accesso all'attività e prima disciplina della solvibilità - seconda generazione: basi per la realizzazione del mercato unico e disciplina comune degli aspetti contabili - terza generazione: principi di mutuo riconoscimento e home country control - quarta generazione «Solvency 1»: strumenti per il controllo in tema di solvibilità In Italia le disposizioni normative sono recepite nel Codice delle Assicurazioni Private «CAP» (D.lgs. 209/2005). Dal 1° gennaio 2016 in vigore il nuovo regime di vigilanza prudenziale «Solvency 2». Un'ulteriore tappa fondamentale nella regolamentazione assicurativa è rappresentata dalla direttiva sulla distribuzione assicurativa, 2016/97/UE (Insurance Distribution Directive, IDD), con la quale, tra le altre cose, sono state definite per i prodotti d'investimento assicurativi regole simili a quanto stabilito dalla direttiva MIFID 2 per tutti gli altri investimenti finanziari. Definizione di attività assicurativa II CAP definisce l'attività assicurativa come l'assunzione e la gestione del rischi effettuata da un'impresa di assicurazione; tale attività é soggetta a riserva di legge L'articolo 11 del CAP stabilisce un forte principio di specializzazione, che ha come principali conseguenze) -l'esclusività dell'oggetto sociale all'esercizio dell'attività assicurativa e riassicurativa - il divieto di esercizio congiunto dei rami vita e danni, fatte salve alcune eccezioni Soggetti abilitati e regime di autorizzazione L’IVASS Autorizza le imprese assicurative all’esercizio dei rami vita O danni al rincorrere di alcune condizioni tra le quali: - Forme di SPA società cooperativa o di società di mutua assicurazione - fondi propri sufficienti a coprire i requisiti patrimoniali - presentazione di un programma che consente l’attività che si intende svolgere - possesso dei requisiti di onorabilità da parte dei titolari di partecipazioni rilevanti e di un idoneo sistema di governo societario - possesso dei requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza da parte dei soggetti che svolgono funzioni rilevanti - assenza di stretti legami che ostacolino l’effettivo esercizio delle funzioni di vigilanza L’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni è un’autorità di vigilanza sul settore assicurativo. Si occupa del controllo, della corretta trasparenza del loro comportamento e collabora con l’antitrust per quanto concerne i profili di concorrenza, del mercato assicurativo. Mutua assicuratrice: costituita ai sensi dell’articolo 2546 del codice civile prevede che un soggetto acquisti qualità di socio solo assicurandosi Tale istituto autorizza preventivamente l’acquisizione di partecipazioni rilevanti in un’impresa di assicurazione e riassicurazione. Le partecipazioni rilevanti possono essere detenute anche da imprese non finanziarie , commerciali o industriali purché rincorrano condizioni atte a garantire una sana e prudente gestione. Le imprese di assicurazione e riassicurazione possono assumere partecipazioni di controllo in imprese che esercitano attività diverse da quelle loro consentite, con alcuni limiti. L’istituto disciplina le operazioni di assunzione di partecipazioni soggette a comunicazione o autorizzazione preventiva. Previdenza complementare Indipendentemente dalla struttura e dalle specifiche modalità di funzionamento, un sistema di welfare persegue i seguenti obiettivi: - finalità assistenziale, si sostengono, con prestazioni in denaro o in natura, i soggetti in età avanzata e quelli che non dispongono di un reddito sufficiente a soddisfare le proprie esigenze vitali (si pensi, per esempio, ai sussidi di disoccupazione o alla c.d. “pensione sociale”, garantita indipendentemente dall’avere svolto un’attività lavorativa e, quindi, dall’avere versato contributi); - finalità assicurativa, si proteggono gli assicurati e i famigliari a loro carico dal rischio di premorienza e invalidità; - finalità previdenziale, al termine dell’attività lavorativa, si erogano benefici pensionistici sostitutivi del reddito I tre pilastri della previdenza L’obiettivo di un sistema previdenziale è garantire il mantenimento di un adeguato tenore di vita quando, al sopraggiungere della vecchiaia, non si è più in grado di produrre reddito. Il sistema previdenziale italiano è fondato su tre diversi pilastri: - la previdenza pubblica di base; - la previdenza complementare collettiva; - la previdenza complementare individuale. Il primo pilastro è rappresentato dal sistema pensionistico pubblico, che si caratterizza per la partecipazione obbligatoria di chiunque svolga un’attività lavorativa. Le prestazioni erogate sono finanziate dai contributi sociali, pagati in proporzione alla remunerazione, sia dai datori di lavoro sia dagli stessi lavoratori. Dall’INPS al quale sono iscritti i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato e la maggior parte dei lavoratori autonomi (che non abbiano una propria Cassa previdenziale). Nel tempo, l’INPS ha assunto compiti sempre più ampi, assorbendo le funzioni di altri istituti previdenziali, in particolare dell’INPDAP (Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell’Amministrazione Pubblica), a partire dal 2011. Ed è basato sul meccanismo della ripartizione, secondo cui i contributi versati dai lavoratori attivi vengono utilizzati per pagare le pensioni di coloro che non sono più in grado di provvedere al proprio sostentamento, in base a logiche redistributive e di solidarietà intergenerazionale. Il secondo pilastro e ultimo sono basati sull’adozione volontaria e dal meccanismo di capitalizzazione. Il D.lgs. 252/2005 introduce importanti elementi di novità: - evoluzione dei poteri di vigilanza della COVIP  autorità di vigilanza per i fondi pensione. Si occupa della tenuta dell’Albo dei fondi pensione e di tutti gli adempimenti legati ai processi di autorizzazione all’istruzione di forme previdenziali. - Introduzione della figura del Responsabile del fondo o del piano - Conferimento tacito del TFR - Principio della portabilità Il legislatore assegna alla COVIP, il compito di regolamento gli aspetti connessi al funzionamento delle forme di previdenza complementare. L’equilibrio patrimoniale, economico e finanziari e la valutazione delle performance Anche negli intermediari finanziari, come in tutte le imprese, il fine istituzionale è rappresentato dalla creazione di valore e di nuova ricchezza attraverso la formazione di reddito generato dalle attività di produzione di servizi, dalla loro distribuzione e scambio. Il mantenimento delle condizioni di equilibrio nella gestione e i risultati conseguiti è sempre presupposto essenziale per garantire un’adeguata remunerazione del capitale di rischio in mano agli azionisti dell’intermediario anche, e soprattutto, quando questi ultimi siano rappresentati da un gran numero di soggetti come accade nelle società ad azionariato diffuso. Al mantenimento delle condizioni generali di equilibrio della gestione delle imprese operanti in questo comparto sia interessata una pluralità di altri soggetti, diversi dagli azionisti, detti genericamente stakeholder. Importante consentire: Oltre al trasferimento del valore, la blockchain consente di “programmare” il trasferimento delle risorse, ossia si possono prevedere delle strutture di regole di scambio tra le parti, gradualmente più complesse, che assumono la veste di veri e propri contratti. Classificazioni della blockchain Esistono diverse classificazioni delle blockchain. Rispetto alla natura della proprietà, essa si distingue in: - pubblica: una volta rilasciato il codice, chiunque può partecipare come nodo alla blockchain, secondo un protocollo non modificabile. Non esistono privilegi tra i nodi della rete e il registro delle transazioni è trasparente e consultabile da tutti in ogni istante; - privata: una rete gestita da un’autorità centrale che può identificare e autorizzare i nodi che partecipano alla blockchain, secondo un protocollo proprietario – sprovvisto di meccanismi di consenso distribuito – e che può essere oggetto di modifica unilaterale; - consortile: l’accesso alla blockchain è selettivo ed eterogeneo, cioè i nodi anche di diverse entità sono identificati e autorizzati ex ante e partecipano alla blockchain attraverso un protocollo modificabile con il consenso delle parti, le quali operano sulla rete con una finalità comune. Invece, a seconda dei privilegi attribuiti, le blockchain si distinguono in: - permissionless: cioè priva del controllo di un’autorità centrale e che quindi non prevede privilegi di nessun genere tra i nodi della rete. Tutti possono vedere e validare i dati sulla blockchain - permissioned: dove esiste un’autorità che controlla la blockchain e assegna privilegi di varia natura ai nodi della rete, soprattutto decide chi sono i nodi validatori, stabilendo così il processo di autorizzazione della scrittura di nuovi blocchi. Applicazioni della blockchain nel campo dell’intermediazione finanziari Sono numerose le applicazioni della blockchain in campo bancario e finanziario. Alcune di esse sono già ampiamente diffuse, altre sono in fase di studio e di implementazione. Possiamo ricondurre queste applicazioni a quattro principali categorie di attività.  Pagamenti e trasferimento di valore: è il caso delle criptovalute che vengono utilizzate sul mercato prevalentemente come strumento di investimento alternativo, non essendo ancora pienamente accettate come strumento di pagamento, né capaci di rappresentare una riserva di valore. In questo campo, la blockchain è stata utilizzata anche come strumento per diversificare le fonti di raccolta di capitale di rischio e di terzi (cioè Initial Coin Offering, ICO, oppure il collocamento di emissioni obbligazionarie su blockchain).  Tokenizzazione degli asset: cioè la rappresentazione di frazioni del valore di asset fisici o digitali attraverso un “gettone”, appunto un token. Questi asset possono essere fungibili, ovvero intercambiabili tra di loro, o privi di unicità; oppure non fungibili (Non-Fungible Token, NFT), questi ultimi non intercambiabili tra di loro, cioè che rappresentano un’unica proprietà di uno specifico asset.  Automazione dei processi: vi rientrano tutte quelle iniziative volte ad aumentare l’efficienza delle procedure di inserimento, di verifica, di validazione e, più in generale, di tutte quelle fasi che richiedono un apporto manuale considerevole, oppure l’impiego di documenti cartacei e tempi lunghi per concludere un processo aziendale.  Notarizzazione: con la quale è possibile verificare l’originalità di un documento digitale e la sua esistenza a una certa data e ora. A ogni istante successivo alla registrazione sulla blockchain, sarà sempre possibile verificare l’esistenza e l’autenticità di quel documento. Le applicazioni in campo finanziario sono molteplici; recentemente sono stati utilizzati, per esempio, nel caso delle fideiussione. Con l’acronimo DeFi (Decentralized Finance) si intende un sistema finanziario basato interamente su smart contract, i quali dovrebbero sostituire pienamente il ruolo svolto dagli intermediari finanziari tradizionali. Con la DeFi, la fiducia verso una controparte regolamentata e vigilata, viene sostituita dalla fiducia verso stringhe di codice, non modificabili. Tuttavia rimangono asimmetrie informative sostanziali sui fornitori dei servizi e sulla scrittura anonima degli smart contract, così come problemi connessi ad attività criminale, al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Infatti, in alcune di queste piatta forme, non si richiede – e non vi è obbligo – di identificare l’utente. Da segnalare anche i rischi di sicurezza connessi con la DeFi: un errore nella scrittura di uno smart contract, oppure una falla nel codice, potrebbe significare la perdita totale del capitale. La raccolta, la gestione e il trattamento dei dati Tra le componenti più disruptive del fenomeno FinTech, un ruolo di prim’ordine ce l’hanno senza dubbio i dati e la capacità di combinare ed elaborare grandi quantità di informazioni. Molte delle aziende FinTech sul mercato fondano la loro esistenza sull’utilizzo di algoritmi proprietari capaci di produrre un’efficienza di processo e/o un’efficaci maggiore in termini di impatto sull’esperienza dell’utente, rispetto a quanto offerto dagli intermediari tradizionali. Si possono classificare le discipline e le tecniche di trattamento dei dati: - Intelligenza artificiale: il campo di studio con cui un computer sviluppa la capacità di eseguire con successo compiti complessi che di solito richiedono l’intelligenza umana. L’intelligenza artificiale è uno dei fattori competitivi fondamentali delle aziende FinTech. I dati rappresentano la materia prima dell’intelligenza artificiale. Con la proliferazione di nuove categorie di dati provenienti da fonti alternative e disponibili con una frequenza elevata, è possibile aumentare la capacità di modellizzare la realtà ed estrarre nuove informazioni utili a prendere decisioni aziendali più consapevoli. In particolare, questi modelli sfruttano i dati per:  descrivere lo stato di uno specifico fenomeno (organizzazione, individuo, processo ecc.) oggetto di interesse;  individuare eventi anomali studiando il comportamento passato di eventi omogenei o simili;  analizzare e determinare le cause di eventi e comportamenti;  predire eventi futuri L’open banking è un modello aperto di scambio di dati finanziari che con la PSD2 devono essere resi disponibile, previa autorizzazione del cliente, a contro parti terze. Il veicolo attraverso il quale si trasferisco no i dati sono le APIs, ovvero protocolli con cui comunicano e interagiscono delle controparti software, una volta messe in connessione tra di loro. Esse permettono di consultare dati di terzi a puro scopo informativo, oppure attivare delle azioni come, per esempio, la configurazione di un servizio personalizzato, oppure una transazione tra due controparti. Le APIs possono anche includere delle condizioni contrattuali già previste tra due parti e condizioni per la realizzazione di uno scambio. I campi di applicazione dell’open banking sono numerosi, su tutti, le soluzioni innovative di pagamento. La progressiva apertura dei dati favorirà sempre di più una maggiore integrazione dei prodotti finanziari nelle esperienze di acquisto e di consumo degli utenti, aprendo la strada a veri e propri ecosistemi di servizi. Quali sono i nuovi servizi finanziari che nascono grazie all’open banking? Le applicazioni in ambito finanziario delle APIs riguardano tutte le principali aree di business dell’intermediazione finanziaria. La prima area riguarda l’Account Aggregation cioè la possibilità di collegare due o più conti di pagamento su un’interfaccia unica che sia o di proprietà di uno dei fornitori dei conti, oppure di un fornitore terzo. Aggregando i conti, un utente può avere sotto controllo in un’unica applicazione tutte le entrate e le uscite, ed estrarre non solo nuove informazioni dal prospetto integrato del saldo e delle movimentazioni, ma anche ulteriori suggerimenti sul comportamento finanziario che aiutano l’utente a gestire meglio il suo denaro. Un’ulteriore area di ampia applicazione dell’open banking è quella dei pagamenti. Gli utenti possono disporre delle proprie risorse finanziarie, consentendo l’accesso ai propri dati e ai conti di pagamento a terze parti che fungono quindi da iniziatori e verificatori dei saldi. Questa possibilità, si verifica sia nel caso in cui un fornitore terzo accede al conto corrente bancario dell’utente, ma anche quando è la banca a inizializzare un pagamento presso un conto di terzi, qualora le condizioni offerte per la realizzazione della transazione siano migliori. Le APIs aperte assicurano che i fornitori di pagamenti possano raggiungere i dispositivi e i canali che i clienti vogliono usare per le loro transazioni e assicurano che i loro servizi siano svolti in modo veloce, digitale, economico e sicuro. L’open banking vede un’ampia sperimentazione e applicazione anche nell’ambito dello Smart Lending, cioè le attività di prestito svolte in modo veloce e utilizzando nuove basi di dati, si propone di far ottenere un prestito in qualche giorno, in alcuni casi, ore o addirittura minuti. L’open banking rappresenta anche un’opportunità per le banche. Infatti esse, grazie alle APIs, possono anche raggiungere anche nuovi clienti che prima non riuscivano a raggiungere, offrendo i loro servizi anche su canali distributivi di terzi (per esempio, piattaforme, oppure marketplace). Si porta, come esempio, il caso dell’acquisto di un’auto, o di un viaggio, all’interno del quale è possibile avviare una richiesta di finanziamento. L’acquisto avviene dunque su altra piattaforma, mentre la banca funge da fornitore di un prodotto finanziario Le applicazioni dell’open banking all’industria finanziaria riguardano anche l’area degli investimenti. Gli asset manager, per esempio, possono beneficiare dell’aggregazione in un’unica piattaforma di informazioni provenienti da diverse fonti, con le quali è possibile costruire nuove strategie di investimento, ma anche comprendere il comportamento e il profilo di rischio del cliente. LA BLOCKCHAIN La blockchain è una delle nuove tecnologie a maggiore impatto nell’industria finanziaria. Essa rientra più in generale all’interno delle Distributed Ledger Technologies (DLTs) che trovano una loro applicazione anche al di fuori del settore finanziario in particolar modo nell’area della certificazione di provenienza dei prodotti, nella notarizzazione e nell’automazione dei processi. Le DLTs sono delle architetture tecnologiche che consentono il trasferimento di informazioni e di valori tra due o più soggetti, senza un’autorità centrale di riferimento che possiede, autorizza e certifica l’annotazione all’interno di un registro proprietario. Con la blockchain, se A vuole trasferire un valore a B, tale transazione può avvenire in modo certo e sicuro attraverso un processo diretto peer-to peer, quindi non intermediato, che consente la verifica, l’approvazione e la registrazione di una transazione in modo automatizzato, mediante un set di regole trasparenti e condivise all’interno di una rete di entità che partecipano alla blockchain. Oltre al trasferimento del valore, la blockchain consente di “programmare” il trasferimento delle risorse, ossia si possono prevedere delle strutture di regole di scambio tra le parti, gradualmente più complesse, che assumono la veste di veri e propri contratti. A trasferisce delle risorse a B attraverso la blockchain, solo al verificarsi di determinate condizioni previste dalle regole di scambio e riportate all’interno dello smart contract. Per esempio, A trasferisce a B delle risorse finanziarie solo se B ha determinate caratteristiche soggettive. Cio consente l’azzeramento dei costi di transazione e i rischi connessi alle asimmetrie informativo. La blockchain può essere rappresentata come un registro digitale all’interno del quale sono trascritte tutte le informazioni in forma anonima delle transazioni avvenute, le cui “pagine” sono definite in gergo tecnico “blocchi”, i quali, a loro volta, proprio come le pagine di un libro seguono una sequenza numerica, sono concatenati in ordine cronologico. Quindi, i blocchi contengono le informazioni delle transazioni concluse all’interno della blockchain in ordine temporale. - elaborazione intelligente dei dati - advisory e suggerimento - assistenza virtuale e comunicazione intelligente - risk management e processi. OPEN BANKING  un modello di interazione aperto e regolamentato tra soggetti esterni e interni al settore finanziario che punta all’interoperabilità tra sistemi e allo sviluppo di veri e propri ecosistemi bancari di collaborazione. Vengono inseriti dati messi a disposizione per poter conoscere gli aspetti della vita delle persone. Lo strumento tecnologico attraverso il quale si realizza la comunicazione tra soggette esterni e le banche sono le APIs (Application Programming Interfaces), ovvero protocolli con cui comunicano e interagiscono delle controparti software, una volta messe in connessione tra di loro. Esse permettono di consultare dati di terzi a puro scopo informativo, oppure attivare delle azioni come, per esempio, la configurazione di un servizio personalizzato, oppure una transazione tra due controparti. Le APIs possono anche includere delle condizioni contrattuali già previste tra due parti e condizioni per la realizzazione di uno scambio. Le applicazioni in ambito finanziario delle APIs riguardano tutte le principali aree di business dell’intermediazione finanziaria. La prima area riguarda l’Account Aggregation cioè la possibilità di collegare due o più conti di pagamento su un’interfaccia unica che sia o di proprietà di uno dei fornitori dei conti, oppure di un fornitore terzo. Aggregando i conti, un utente può avere sotto controllo in un’unica applicazione tutte le entrate e le uscite ed estrarre tutte le informazioni necessarie. Poi vi è l’aerea dei pagamenti, gli utenti possono disporre delle proprie risorse finanziarie, consentendo l’accesso ai propri dati e ai conti di pagamento a terze parti che fungono quindi da iniziatori e verificatori dei saldi. E nell’ambito dello Smart Lending, cioè le attività di prestito svolte in modo veloce e utilizzando nuove basi di dati, si propone a far ottenere un prestito in qualche giorno o addirittura ore e minuti. L’open banking rappresenta anche un’opportunità per le banche. Infatti esse, grazie alle APIs, possono anche raggiungere anche nuovi clienti che prima non riuscivano a raggiungere, offrendo i loro servizi anche su canali distributivi di terzi (per esempio, piattaforme, oppure marketplace). Le applicazioni dell’open banking all’industria finanziaria riguardano anche l’area degli investimenti. Gli asset manager, per esempio, possono beneficiare dell’aggregazione in un’unica piattaforma di informazioni provenienti da diverse fonti, con le quali è possibile costruire nuove strategie di investimento, ma anche comprendere il comportamento e il profilo di rischio del cliente. Infine nel campo assicurativo sono anche in fase di sperimentazione e rilascio alcune soluzioni che integrano attraverso APIs, dati provenienti da sensori, droni o satelliti, i quali consentono di monitorare con flusso continuo un determinato mezzo di trasporto (motocicletta, auto, mezzi di trasporto articolati, o altro), al fine di fornire una tariffazione basata sui modelli comportamentali dell’utilizzatore. BANCHE DIGITALI Le aziende FinTech che mirano a sostituire le banche tradizionali sono comunemente chiamate neobank o challenger bank. Anche se entrambi i termini vengono utilizzati per identificare banche con un modello operativo interamente digitale, c'è una sottile differenza terminologica. Le challenger bank sono banche digitali con una licenza bancaria, mentre le neobank sono aziende FinTech che offrono servizi finanziari di base senza una licenza bancaria. Nel seguito, il termine "banche digitali" sarà usato per riferirsi sia alle neobank che alle challenger bank, a meno che non sia diversamente specificato. Le banche digitali si sono proposte di offrire un'alternativa più flessibile e orientata al cliente rispetto alle banche tradizionali. La crisi finanziaria del 2007 e gli effetti successivi hanno costretto le banche tradizionali a essere più caute nei prestiti e a trascurare alcuni segmenti di clientela, creando un vuoto che le banche digitali hanno cercato di colmare, offrendo servizi più accessibili e convenienti. Inoltre, l'avanzamento tecnologico e la crescente disponibilità di dati hanno reso possibile la creazione di sistemi finanziari digitali sicuri, veloci ed efficienti, con un'interfaccia utente intuitiva e attraente. Questo vantaggio competitivo ha contribuito al successo delle banche digitali rispetto alle banche tradizionali. Le nuove tecnologie hanno anche permesso alle banche digitali di essere più agili e flessibili, rispondendo in modo rapido alle esigenze del mercato. Vi sono due modelli di business delle banche digitali: - modello carta conto l’azienda FinTech propone un’offerta commerciale semplice, composta da un conto corrente e una carta di credito o di debito a esso abbinata. La banca digitale si espone invece a un rischio di credito maggiore nel caso dell’abbinamento con una carta di credito. - banca digitale integrata la banca digitale possiede una licenza bancaria ed è quindi capace di ampliare l’offerta commerciale in modo diretto attraverso prodotti ad alto valore aggiunto come, per esempio, quelli creditizi e di investimento. entrambi hanno stesse caratteristiche, puntano a distinguersi per: - reputazione sul mercato - ampio rincorso alla raccolta e all’elaborazione dei dati - contenuto tecnologico e la semplicità d’uso dei servizi finanziari - offerta di servizi finanziari sempre piu competitivi - una cultura aziendale simile a quella delle start-up TOKEN un insieme di informazioni digitali all’interno di una blockchain che conferiscono un diritto a un determinato soggetto. Banca d'Italia li distingue in: valute virtuali, token di pagamento, di investimento e di utilizzo. Le valute virtuali o criptovalute sono token digitali privi di diritti incorporati che di conseguenza non possono essere considerate in alcun modo passività per l’emittente. Il loro valore è interamente determinato dal mercato secondario nel quale vengono negoziate e all’occorrenza convertite in moneta legale. Con le valute virtuali che vengono negoziate sulla blockchain, si possono effettuare transazioni senza l’intervento di alcun intermediario finanziario. Le piu importanti sono i BITCOIN. I token di pagamento sono gettoni digitali che intendono replicare le funzionalità della moneta virtuale, mantenendo però un valore stabile nel tempo. Questi token si distinguono dalle valute digitali come Bitcoin, in quanto il loro valore è generalmente ancorato a una moneta legale come, per esempio, il dollaro statunitense o l’euro. I piu importanti sono STABLECOINS  gettoni digitali emessi da un’entità privata per la quale questi token rappresentano una passività. Token di investimento (detti anche security token o asset-baked token) rappresentano un’altra tipologia di gettoni digitali. Questi sono simili a titoli di investimento dematerializzati, con la differenza che essi ricorrono all’utilizzo della DLT per garantire vantaggi in termini di trasparenza, efficienza e divisibilità rispetto a quelli tradizionali. Con il termine smart payment si intendono tutti gli strumenti e le varie formule di pagamento innovative che utilizzano le nuove tecnologie digitali: - carte di pagamento contactless - mobile payment - wearables e smart objects - criptovalute Il FinTech ha avuto un grande impatto anche per quanto la raccolta di capitali mediante canali alternativi di finanziamento. La principale forma tecnica di raccolta è il crowdfunding. L’European Banking Authority (EBA)7 definisce il crowdfunding come una richiesta al pubblico di finanziamenti, attraverso piattaforme online, da parte di soggetti che necessitano di fondi per sviluppare progetti o per scopi personali. In pratica, il crowdfunding si configura come una modalità di finanziamento alternativa rispetto ai tradizionali canali di finanziamento (intermediati da soggetti quali banche, fondi di private equity e venture capital, o business angels), per mezzo del quale famiglie e piccole imprese sono finanziate direttamente da una platea di investitori. Modalità di svolgimento delle campagne di crowdfunding Le campagne hanno una determinata durata nel tempo stabilita a priori (per esempio, 30 giorni, 90 giorni ecc.) e, quindi, presentano una data di scadenza, oltrepassata la quale si concludono e non possono più essere finanziate. Generalmente, si caratterizzano per una serie di passaggi. Il primo consiste nella stesura di un business plan dell’idea e/o del progetto, successivamente avviene la scelta della piattaforma da parte dei founders e l’iscrizione, la quale comporta il rispetto di requisiti specifici diversi, a seconda della tipologia di crowdfunding e della piattaforma. Infine, c’è la fase relativa al lancio della campagna, secondo una delle modalità disponibili, il lancio della campagna deve essere accompagnato da una forte attività dimarketing sui social network. Quando una campagna di crowdfunding ottiene un grande successo si verific il c.d. overfunding, cioè la campagna raccoglie una somma di denaro superiore all’importo minimo indicato per la realizzazione del progetto proposto dai promotori. Le modalità attraverso cui è possibile impostare la campagna di crowdfunding sono: 1. All-or-nothing (tutto o niente): il successo della campagna è legato al raggiungimento di una somma minima (target minimo), necessaria per la realizzazione del progetto. Se il target non viene raggiunto nell’arco temporale previsto dalla campagna, i fondi vengono restituiti agli investitori. 2. Keep-it-all (prendi tutto): l’importo pagato dai sostenitori viene effettivamente erogato ai promotori, indipendentemente dalla somma complessiva raggiunta. 3. All-and-more (tutto e di più): è attualmente utilizzato in Italia da poche piatta orme.Analogamente al modello keep-it-all, esso prevede che chi lancia una campagnadi crowdfunding riceva il denaro raccolto indipendentemente dalla somma che è stata finanziata dai suoi sostenitori. Tuttavia, qualora la raccolta di denaro dovesse superare l’importo minimo previsto per la realizzazione del progetto, promotori sono esentati dal pagamento di parte delle commissioni che spettanoal gestore della piattaforma. 4. Step-by-step (passo dopo passo): la campagna è caratterizzata da un target sud diviso in più step od obiettivi successivi. I fondi raccolti vengono versati ai promotori del progetto solo al raggiungimento di un determinato step minimo, utile alla realizzazione del progetto 5. Ricorrente: è una modalità di raccolta che caratterizza il donation-based o il reward-based crowdfunding, in quanto creato per progetti che hanno bisogno di finanziarsi in modo periodico e continuativo. Tipologie di crowdfunding Le principali tipologie di crowdfunding identificate dalla letteratura e dalla prassi operativa sono: il donation-based; l’equity-based, il reward-based, il royalty-based e il lending-based (anche detto social lending). I modelli di business dei robo-advisor si distinguono in funzione degli elementi collegati alla loro governance e alla loro ownership, in particolare si individuono due macro categorie di providers: - Le aziende fintech stand alone - I robo advisor che si generano all’interno del gruppo bancario Le modalità di erogazione del servizio di robo advisory ha una elevata usabilità motivata dal fatto che i servizi vengono rivolti a una molteplicità di clienti inclusi investiroi molto giovani. Tuttavia si distinguono per due elementi ovvero la possibilità di offrire un serivizio di investimento con un costo piu basso rispetto alla consulenza tradizionale, il ricorso a veicoli di investimento collegati a indici di borsa che consentono di ridurre i costi di transazione, e infine la tendeza a evitare modelli di automazioni esclusivi ovvero privi di una relazione con consulenti fisici. COMPARTO ASSICURATIVO: L’INSURTECH Con il termine insurtech viene inteso l'impiego della tecnologia digitale nel settore assicurativo, nelle fasi di progettazione, vendita e distribuzione, e post-vendita del servizio assicurativo. La fase di progettazione del servizio assicurativo, che è divenuta di straordinaria importanza alla luce della Product Oversight Governance prevista dalla IDD può cogliere i benefici offerti dalla tecnologia digitale sia in termini di raccolta delle informazioni sui rischi sia in termini di elaborazione delle stesse. Più precisamente, è possibile utilizzare i Big Data per simulare il comportamento degli assicurati in relazione a determinati fattori di rischio e arrivare così a stabilire in maniera più precisa il premio di tariffa. Anche la fase di vendita e di distribuzione del prodotto assicurativo può beneficiare in misura importante degli effetti positivi dell’impiego di internet. Si pensi solo alla possibilità di utilizzare i simulatori o i comparatori da parte degli stessi utenti o dei distributori di prodotti assicurativi. Il simulatore consente di ottenere un preventivo della copertura assicurativa inserendo le informazioni rilevanti sul rischio da assicurare. Il FinTech pone delle sfide importanti sotto un profilo regolamentare. I regolatori oltre creare un quadro delle regole uniforme, possono agire in modo proattivo per creare le condizioni per accelerare lo sviluppo di nuovi servizi finanziari. È il caso delle sandbox, che sono ambienti “protetti” sotto il profili normativo, in cui si possono sperimentare nuovi progetti fintech. Capitolo 10 IL CONTROLLO SUL SISTEMA FINANZIARIO Gli scambi finanziari, e i relativi contratti, come più volte sottolineato, sono caratterizzati da un forte grado di aleatorietà in quanto prevedono un trasferimento di ricchezza immediato a fronte di una prestazione futura incerta. Ne deriva una situazione di strutturale asimmetria informativa a danno del datore di risorse, spesso aggravata dalla sua incapacità di utilizzare al meglio le informazioni. La regolamentazione può allora intervenire per aumentare l’informazione disponibile e disciplinare il comportamento degli intermediari finanziari per facilitare l’incontro tra datori e prenditori di risorse, inoltre l’esigenza di assicurare particolari tutele ai piccoli investitori, riconosciuti come contraenti deboli, per proteggere il loro risparmio ed evitare che un crollo di fiducia possa compromettere il corretto funzionamento del sistema finanziario e la realizzazione del trasferimento di risorse da soggetti in surplus a soggetti in deficit. Si comprende la particolare rilevanza dei controlli sulle banche, le cui passività sono universalmente accettate come mezzo di pagamento. L’eventuale crisi di un intermediario, e in particolare di una banca, possa produrre facilmente conseguenze negative (c.d. “esternalità”) che, attraverso un effetto domino, investono l’intero sistema. L’impianto complessivo dei controlli pubblici sul sistema finanziario può essere suddiviso nella gestione della politica monetaria e nell’esercizio dei poteri di regolamentazione e vigilanza. La politica monetaria si esplica nel controllo della quantità di moneta e del livello dei tassi di interesse per raggiungere gli obiettivi della politica economica, in particolare la stabilità dei prezzi. La regolamentazione e la vigilanza riguardano da un lato la fissazione delle regole che governano il funzionamento dell’industria dei servizi finanziari per il raggiungimento degli obiettivi, dall’altro l’organizzazione e le modalità di svolgimento dei controlli al fine di verificarne rispetto, efficacia ed efficienza. Per regolamentazione (regulation) si intende l’insieme delle norme che disciplinano l’attività degli intermediari e il funzionamento dei mercati, per vigilanza (supervision) si intende l’attività di controllo svolta da autorità dedicate per accertare l’effettiva applicazione delle suddette norme. La finalità della regolamentazione e della vigilanza sul sistema finanziario, nell’ambito dei più generali obiettivi dell’intervento pubblico sono: stabilità, efficienza ed equità. La stabilità può essere intesa in un’accezione sia macroeconomica sia micro, con riferimento, rispettivamente, al sistema finanziario nel suo complesso e ai singoli intermediari. Per quanto riguarda l’efficienza, occorre distinguere tra efficienza allocativa, intesa come capacità (di mercati e intermediari) di destinare le risorse finanziarie ai progetti d’investimento più meritevoli dal punto di vista della combinazione rischio rendimento, ed efficienza tecnico-operativa, intesa come capacità nel combinare i fattori produttivi per minimizzare il costo dell’output. Il oerseguimento dell’obiettivo dell’efficienza è influenzato dal grado di concorrenza nel settore. Poiche una maggiore competizione costituisce un incentivo alla ricerca di migliori performance, attraverso una selezioni delle attività on cui investire. Tuttavia pero tale ambiente puo provocare la crisi di alcuni intemrdiari. Nel breve periodo gli obiettivi di stabilità ed efficienza sono considerati incompatibili, nel lungo periodo il trade-off tra stabilità ed efficienza appare meno netto, tanto che i due obiettivi possono essere considerati persino complementari. L’efficienza, infatti, funge da fattore di successo perché consente all’intermediario di competere anche in presenza di significativi mutamenti dello scenario di riferimento, evitando situazioni di crisi. Per quanto riguarda l’equità o la trasparenza e correttezza dei comportamenti degli operatori finanziari, anche la trasparenza, intesa come completezza dell’informativa fornita a tutti gli investitori, va considerata a livello sia macro sia microeconomico. Nel primo caso può essere accostata al concetto di efficienza informativa, cioè alla capacità dei prezzi degli strumenti finanziari di riflettere tutte le informazioni disponibili, guidando gli operatori nelle loro scelte di investimento. Tre obiettivi hanno storicamente assunto una rilevanza diversa nell’ambito dei circuiti di scambio diretti e indiretti, in relazione al ruolo svolto dagli intermediari finanziari e alle competenze dei clienti (“consapevolezza”), dalla quale dipende il desiderabile effettivo grado di tutela. Vigilanza tra principi e regole Nel dibattito sulle modalità di esercizio del controllo e sul ruolo delle autorità si contrappongono, nella teoria ma anche nella prassi, l’approccio fondato sulle regole (rule-based ) e quello basato sui principi ( principle-based ). Nel primo caso, l’autorità fissa in modo estremamente dettagliato le regole al cui rispetto gli intermediari sono obbligati: nel secondo, soprattutto quando le regole sono di natura quantitativa, gli intermediari devono avere la capacità di valutare in autonomia il loro grado di compliance, mentre l’autorità di vigilanza (AdV) deve verificare il rispetto delle regole stabilite ex ante e rese pubbliche nell’ambito di un generale processo di trasparenza. L’approccio più tradizionale, storicamente affermatosi per primo, è quello della vigilanza istituzionale (detta anche “per soggetti”, “per mercati” o “sezionale”) nella quale, coerentemente con la tripartizione del sistema finanziario, distinte autorità si occupano rispettivamente di intermediari bancari, mobiliari e assicurativi. L’esigenza di garantire parità concorrenziale (level playing field) ha suggerito di organizzare la vigilanza per attività, disciplinate in modo uniforme indipendentemente dalla natura istituzionale del soggetto che le esercita. Nella vigilanza per finalità, a ogni autorità è affidato il perseguimento di uno specifico obiettivo: la stabilità, la trasparenza e la correttezza dei comportamenti, la tutela della concorrenza. Nel modello di vigilanza accentrata, un’unica autorità (one stop shopping) si occupa della supervisione su tutti gli intermediari, indipendentemente dall’attività svolta e dalle finalità perseguite. Questo modello può consentire il conseguimento di rilevanti economie di scala e di scopo, con una sensibile riduzione dei costi poiché si evitano duplicazioni e sovrapposizioni, favorendo anche una netta semplificazione della normativa secondaria. Infine vigilanza per funzioni, fondato sulla convinzione che le funzioni svolte dal sistema finanziario siano più stabili delle forme organizzative degli intermediari e dei mercati. L’ESRB ha il compito di monitorare i fenomeni potenzialmente in grado di produrre instabilità a livello sistemico quali, ad esempio, l’espansione del credito, le dinamiche dei prezzi delle attività reali e finanziari. La sua vasta sfera di competenza include quindi banche, assicurazioni, gestori patrimoniali, settore bancario ombra, infrastrutture dei mercati finanziari e altri mercati e istituzioni finanziarie. Qualora si manifestino significative minacce alla stabilità sistemica, il Comitato può emettere degli allarmi (risk warning) e delle raccomandazioni indirizzate alle autorità dei Paesi membri. La vigilanza microprudenziale Nell’ambito del SEVIF, l’articolazione dei compiti di vigilanza microprudenziale è articolata con riferimento all’ambito settoriale (banche e intermediari, assicurazioni e mercati dei valori mobiliari) e al livello “gerarchico” (europeo e nazionale). Le tre autorità, agenzie indipendenti (Approfondimento 10.3) dotate di personalità giuridica sono: - EBA (European Banking Authority) per banche e intermediari mobiliari - ESMA (European Securities and Markets Authority) per i servizi e i mercati mobiliari; - EIOPA (European Insurance and Occupational Pension Authority) per le assicurazioni e le pensioni aziendali e professionali. L’articolazione dei compiti delle autorità riflette un modello di vigilanza istituzionale e settoriale anche se, per effetto dell’inserimento delle imprese di investimento insieme alle banche tra i soggetti vigilati dall’EBA, quest’ultima assume un ruolo preminente nell’esercizio della vigilanza prudenziale. Le autorità di vigilanza in Italia I principi della regolamentazione e l’assetto istituzionale delle autorità di vigilanza in Italia, nel quadro definito dal legislatore comunitario, sono disciplinati da alcuni testi normativi fondamentali. - il TUB (d.lgs. 385/1993) disciplina le attività svolte da banche e intermediari finanziari di natura creditizia, IMEL, Istituti di pagamento, società di investimento - il TUF (d.lgs. 58/1998) disciplina la prestazione di servizi di investimento, la gestione collettiva del risparmio (Paragrafo 7.6) e il funzionamento dei mercati mobiliari; - il CAP (d.lgs. 209/2005), disciplina l’attività delle compagnie di assicurazioni ramo vita e ramo danni - il d.lgs. 252/2005 disciplina forme di previdenza complementare e l’attività dei fondi pensione. Tutte le competenze sulle banche e gli intermediari, sulle assicurazioni e sui fondi pensione sono infatti attribuite a un’autorità di settore (rispettivamente Banca d’Italia, IVASS [Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni] e COVIP [Commissione di Vigilanza sui fondi Pensione]) mentre per il controllo sulla prestazione di servizi e sulle imprese di investimento (SIM) le funzioni sono ripartite tra la Banca d’Italia e la CONSOB (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), a seconda che l’obiettivo perseguito sia la stabilità o la trasparenza dei comportamenti. (guardare libro) il quadro istituzionale di riferimento e le modalità di esercizio della vigilanza sono stati profondamente modificati dal progetto di Unione Bancaria Europea che si articola su tre pilastri: vigilanza unica, sistema unico di risoluzione delle crisi e sistemi di garanzia dei depositi. CAPITOLO 11 Per il TUB l'attività delle autorità è finalizzata al raggiungimento degli obiettivi di sana e prudente gestione dei soggetti vigilati (micro), stabilità complessiva, efficienza e competitività del sistema finanziario (macro); I fondamentali atti normativi comunitari recepiti nel TUB entrati in vigore il 1 gennaio 2014 sono: - CRD IV (capital requirements directive) che disciplina le condizioni per l'accesso all'attività bancaria, la libertà di stabilimento, la libera prestazione dei servizi e il processo di controllo prudenziale; - CRR (Capital requirementis regulation) che dscipina gli istituti di vigilanza pridenziale e le regole sull' informativa al pubblico. Per il TUF la vigilanza ha per obiettivi: la salvaguardia della fiducia, la tutela degli investitori, il buo funzionamento e la competitività del sistema finanziario. Vengono anche definite le funzioni assegnate alla Banca d’Italia competente in materia di contenimento del rischio, stabilità patrimoniale, sana e prudente gestione e alla CONSOB, competente in materia di trasparenza e correttezza. MIFID 2004 e 2014 hanno modificato il TUF con conseguenze significative per la clientela II CAP assegna funzioni di vigilanza sulla gestione tecnica, finanziaria e patrimoniale delle imprese di assicurazione e di riassicurazione e sulla trasparenza e correttezza dei comportamenti all'IVASS che detta disposizioni in materia di accesso e modalità di esercizio dell'attività, adeguatezza patrimoniale, condizione di solvibilità, acquisizione di partecipazioni e obblighi informativi. La vigilanza regolamentare Anche se le definizioni utilizzate dal legislatore parzialmente differiscono tra loro, essa è così definita perché legata alla possibilità delle autorità di emanare appositi regolamenti, ma nei fatti è identificabile con quella prudenziale, per la quale sono individuati i profili dell’attività oggetto della disciplina, mentre l’identificazione degli strumenti di intervento è demandata alla disciplina secondaria. In questa logica, il legislatore si “limita” a indicare: le aree di intervento; l’adeguatezza patrimoniale; il contenimento del rischio. La vigilanza informativa Consiste nel potere delle autorità di richiedere (e, simmetricamente, nell’obbligo per i soggetti vigilati di inviare) la comunicazione di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti, tra i quali i bilanci di esercizio, con le modalità e nei termini stabiliti. La vigilanza ispettiva A seguito dell’entrata in vigore del SSM ciascun ente “significativo” è sottoposto al controllo di un Joint Supervisory Team (JST), che gode di notevole autonomia operativa ma è sottoposto all’azione di coordinamento e di controllo della BCE, al fine di contenere i rischi che dall’autonomia stessa possono derivare (disomogeneità delle decisioni prese, autoreferenzialità ecc.). L’ispezione è finalizzata a verificare l’esistenza di: consapevoli e coerenti strategie imprenditoriali; effettiva capacità di governo dei rischi; strutture organizzative adeguate Le recenti trasformazioni del sistema di intermediazione hanno suggerito di articolare la trattazione sulla base di un criterio definibile per “aree del controllo”: 1. intermediari (banche, intermediari creditizi e intermediari mobiliari); 2. gestione collettiva del risparmio; 3. gestione dei mercati mobiliari; 4. assicurazione e previdenza. La vigilanza sugli intermediari - la vigilanza strutturale  gli ambiti principali sono: 1.autorizzazione all’attività 2. operatività transfronaliera 3. assetti proprietari, essi determinano la struttura del mercato e le forme organizzative dei gruppi di imprese e possono generare rischi di instabilità. 4. la disciplina delle partecipazioni, contiene il rischio di un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti in imprese finanziarie e non. Il principio generale sancito da TUB e CAP è l’obbligo di autorizzazione preventiva per le partecipazioni che comportano il controllo o la possibilità di esercitare un’influenza notevole o che attribuiscono una quota dei diritti di voto o del capitale al meno pari al 10%. 5. fusioni, scissioni e e cessioni di attività - la vigilanza prudenziale.  la Banca d’Italia ha introdotto un articolato sistema di norme secondarie applicabili alle diverse categorie di intermediari: 1. Circolare n. 285, Disposizioni di vigilanza per le banche applicabili anche alle imprese di investimento 2. Circolare n. 288, Disposizioni di vigilanza per gli intermediari finanziari il frazionamento dei rischi e l’adeguatezza patrimoniale la vigilanza protettiva 3. Disposizioni di vigilanza per IMEL e ISP; 4. Regolamento sulla gestione collettiva del risparmio. Sia gli intermediari creditizi, sia le società di investimento: - sono assoggettate alle norme previste dal SSM e quindi alla vigilanza dell'Autorità di settore (EBA); - rientrano nell'ambito di applicazione della CRD IV; - devono rispettare i requisiti prudenziali previsti dalla CRR direttamente applicabili agli enti operanti nel mercato unico; - sono sottoposte al medesimo meccanismo di risoluzione delle crisi (SRM, Single Resolution Mechanism). Per le compagnie di assicurazione, la vigilanza prudenziale esercitata dall'IVAS5 trova il suo fondamento nella Direttiva Solvency 2 (2009/138) modificata dalla direttiva 2014/51 (cosiddetta Omnibus II) recepita nel nostro ordinamento con D.lgs. 174/2015 che ha profondamento modificato il Codice delle Assicurazioni Private. -Inoltre, si devono considerare: Implementing Technical Standards (ITS) emanati dall'EIOPA, volti a fornire indicazioni di carattere procedurale per omogeneizzare l’esercizio della vigilanza ; Linee Guida dell'EIOPA, misure cosiddette di "terzo livello" (principio «Camply or Explain). Qual è la dimensione ottima del capitale? Il capitale deve essere in grado di assorbire i rischi e diminuire la probabilità che le perdite possono erodere il capitale e condurre al default. Nell’ambito della vigilanza prudenziale, le autorità fanno riferimento alla adeguatezza patrimoniale, concetto non assoluto ma relativo da un lato alla quantificazione del rischio, dall’altro alla determinazione del capitale minimo necessario per fronteggiarli “adeguatamente”. Il rafforzamento dei requisiti prudenziali > La leva finanziaria > I vincoli di liquidità > Le banche sistemiche > Il capitale e la sua composizione La leva finanziaria Leverage Ratio = rapporto tra mezzi propri (Tier 1) e totale attivo, incluse le poste fuori bilancio, pari al 4% (3% per le banche con rating elevato). Indicatore semplice da calcolare e interpretare, calibrato in modo da ridurre il rischio di processi di deleveraging; inoltre, il leverage è anticiclico. I vincoli di liquidità LCR - Liquidity Coverage Ratio: volto ad assicurare un livello adeguato di attività di elevata qualità che possano essere convertite agevolmente in cassa per far fronte a uno scenario di stress acuto di breve periodo. Esso richiede che il rapporto fra gli attivi di elevata qualità e i deflussi di cassa netti relativi ai futuri 30 giorni, stimati sulla base di uno scenario di stress risulti sempre superiore all'unità; NSFR - Net Stable Funding Ratio: finalizzato a promuovere un rapporto equilibrato fra le fonti di finanziamento "stabili" e il corrispondente fabbisogno di finanziamento a medio- lungo termine di una banca. Il rapporto fra le risorse finanziarie stabili e il fabbisogno di queste ultime deve essere sempre superiore all'unità. Le banche sisterniche Rilevanza sistemica globale (global systemically important banks, G-SIB) delle banche caratterizzate da modelli di business maggiormente incentrati sulle attività di negoziazione e collegate ai mercati dei capitali. Requisiti patrimoniali aggiuntivi per gli intermediari giudicati a rilevanza sistemica: applicazione graduale di un coefficiente patrimoniale da soddisfare con common equity Tier 1 (da 1 a 2,5% di RWA) in base alla rilevanza sistemica della banca. La rilevanza sistemica è preventivamente valutata dalle Autorità sulla base di un sistema di 5 categorie di indicatori di natura quali-quantitativa. Il capitale e la sua composizione CRR ha modificato significativamente la struttura dei mezzi propri (prima patrimonio di vigilanza), rendendola più rigida e stringente. Il capitale è ora così composto: •Common Equity Tier 1 Capital (CET1) - azioni ordinarie e utili non distribuiti e riserve di utili al netto delle perdite •Additional Tier 1 Capital (AT1) - strumenti che hanno una capacità di assorbire le perdite assimilabile a quella del CET1 CETI + AT1 (al netto delle deduzioni) = Tier 1 Regulatory Capital (T1) •Tier 2 Capital (patrimonio supplementare) - strumenti ibridi (tipicamente, titoli di debito subordinati) Total Regulatory Capital = CET1 + ATI + T2 Accanto ai nuovi e più stringenti requisiti che gli strumenti di capitale devono soddisfare, le Autorità hanno innalzato il livello del RPM. A parità di MP = 8% di RWA, i nuovi requisiti minimi prevedono: Tier 1 = 6% (dal precedente 4%) di cui CET1 = 4,5%. L'enfasi posta sulla quantità del capitale si è tradotta anche in interventi di natura sia microprudenziale sia macroprudenziale, con l'imposizione di due buffer patrimoniali: buffer di conservazione del capitale, costituito da azioni ordinarie e riserve da utili in misura pari al 2,5% dell'attivo ponderato per il rischio -buffer anticiclico, applicabile qualora si ritenga che la crescita del credito possa determinare un eccessivo accumulo di rischio sistemico, fino al 2,5%. Il secondo pilastro: il processo del controllo prudenziale La banca oltre i rischi del secondo pilastro, deve detenere un cuscinetto di capitale addizionale a fronte di altri rischi come ad esempio: - rischio di tasso di interesse del banking book - rischio paese - rischio di trasferimento - rischio di base - rischio di reputazione - rischio da leva finanziaria il secondo pilastro individua quattro principi chiave che definiscono il processo del controllo prudenziale: 1. gli intermediari devono valutare l’adeguatezza patrimoniale complessiva in rapporto al loro profilo di rischio e perseguire una strategia per il mantenimento dei livelli patrimoniali ( primo principio); 2. le autorità di vigilanza devono riesaminare e valutare il procedimento interno degli intermediari e le connesse strategie, nonché la loro capacità di monitorarne e assicurarne la conformità con i requisiti patrimoniali obbligatori ed eventualmente adottare appropriate misure prudenziali (secondo principio); 3. le autorità di vigilanza possono richiedere agli intermediari una dotazione patrimoniale superiore ai coefficienti minimi obbligatori (terzo principio); 4. le autorità di vigilanza dovrebbero cercare di intervenire in una fase precoce, per evitare che il patrimonio scenda al di sotto dei livelli minimi compatibili con il rischio assunto, ed esigere l’adozione di pronte misure correttive (quarto principio). Il processo di controllo prudenziale (SRP, Supervisory Review Process), di competenza della BCE e della Banca d’Italia si articola in due fondamentali fasi successive ma strettamente integrate: - ciascun intermediario effettua un processo di autovalutazione della adeguatezza attuale e prospettica sia dell’adeguatezza del patrimonio in relazione ai rischi assunti e alle strategie aziendali sia della liquidità, tenendo conto dei rischi del primo pilastro - le AdV sottopongono ICAAP e ILAAP a un processo di revisione e valutazione prudenziale (SREP) da parte delle autorità di vigilanza al fine di formulare un giudizio qualitativo complessivo, attivando, se necessario, misure correttive  ASSICURARE ADEGUATEZZA PATRIMONIALE in relazione ai rischi ed avere strategie di mantenimento dei livelli patrimoniali. Il terzo pilastro: la disciplina del mercato II mercato, vale a dire l'insieme degli stakeholder dell'intermediario, deve avere la possibilità di esercitare un'azione di "disciplina" in tema di adeguatezza patrimoniale: a tal fine, sono previste informazioni qualitative e quantitative obbligatorie da rendere note e concernenti l'adeguatezza patrimoniale, l'esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all'identificazione. Esse devono essere rilevanti, nel senso che la loro mancata comunicazione comporterebbe l'alterazione del giudizio dei soggetti interessati. LE REGOLE APPLICABILI AGLI INTERMEDIARI ASSICURATIVI Analogamente all’Accordo di Basilea, la direttiva solvency 2 ha una struttura articolata su tre pilastri che disciplinano, nell’ordine, i requisiti patrimoniali (capital requirement), la regolamentazione di controllo (supervisory regulation) e i contenuti dell’informativa esterna (disclosure requirement) primo pilastro: la determinazione del requisito patrimoniale minimo Il primo pilastro definisce i principi di base per il calcolo di: riserve tecniche, portafoglio di copertura, requisito patrimoniale di solvibilità.  Riserve tecniche, Le riserve tecniche sono costituite per garantire l’assolvimento delle obbligazioni della compagnia verso i contraenti e i beneficiari il cui importo è stimato sulla base dell’ipotesi di trasferimento immediato delle obbligazioni a un altro soggetto. Adozione di un valore di stima degli impegni coerente con gli obblighi nascenti dai contratti sottoscritti. Valore pari alla somma di: -migliore stima degli impegni pari al valore attuale atteso dai flussi di cassa futuri riconducibili ai contratti sottoscritti. -margine di rischio pari al costo necessario per mantenere libere da altri impieghi le risorse della compagnia.  Portafoglio di copertura, l’impresa di assicurazione deve effettuare gli investimenti con capitale proprio e capitale di terzi in base al “principio della persona prudente” ( prudent person approach): ciò implica la capacità di identificare, misurare, monitorare, gestire, controllare e soprattutto segnalare i rischi cui l’attività di investimento è esposta al fine di garantirne sicurezza, liquidità, redditività e qualità.  Requisiti patrimoniali di solvibilità, Il requisito patrimoniale di solvibilità (SCR, Solvency Capital Requirement) è destinato a coprire le perdite inattese riconducibili a quattro rischi anche se ai fin del controllo prudenziale. Individuazione degli elementi che possono essere spesi per la solvibilità (fondi propri di base e fondi propri accessori. Calcolo del requisito minimo utilizzando il modello standard o il modello interno (completo o parziale) prdisposto dalla compagnia e validato dall’ADV: SCR= SCRbase +SCRoperativo L’SCRbase è determinato come somma del requisito patrimoniale a fronte dei seguenti rischi: di mercato, di inadempimento, di sottoscrizione per il ramo vita, il ramo malattia per il ramo danni, considerando le correlazioni tra gli stess. Rischio di mercato si intende il rischio di perdita o di una variazione sfavorevole della situazione finanziaria della compagnia di assicurazione ascrivibile almeno a sei fattori: tassi di interesse, prezzo del titoli azionari, prezzo del beni immobili, spread sui titoli obbligazionari, tassi di cambio, grado di diversificazione del portafoglio complessivo e/o eccessiva esposizione verso alcuni controparti. Il rischio di inadempimento riflette le possibili perdite o le variazioni sfavorevoli imputabili all’inadempimento o alla svalutazione del merito creditizio delle controparti con riferimento a quattro tipi di esposizioni: trattati di riassicurazione, cartolarizzazioni, posizioni in derivati e qualsiasi altra esposizione che non rientri nel rischio di spread. Per il rischio di sottoscrizione è necessario individuare i diversi sotto rischi peculiari di ciascun ramo: danni, vita e malattia. SECONDO PILASTRO Il controllo esercitato dall'Autorità di vigilanza risponde a un principio generale di tutela dei contraenti e dei beneficiari. La vigilanza si fonda sulla verifica della capacità della compagnia di misurare e gestire correttamente e coerentemente i rischi assunti. A tal fine l'Autorità di vigilanza è dotata di una serie di strumenti, di carattere quantitativo e qualitativo. Tra gli strumenti di particolare efficacia vi è la richiesta di maggiorazioni di capitale (capital add-on). Per il principio del mutuo riconoscimento, la vigilanza sulle compagnie di assicurazione europee è esercitata dall'Autorità di vigilanza del Paese di origine (home country control), mentre la vigilanza sulle compagnie di Paesi terzi è compito dell'Autorità di vigilanza del Paese ospitante. È richiesta di costituzione di una serie di presidi "diffusi" su tutta l'attività della compagnia che deve porre in essere una serie di procedure (processo di autovalutazione del profilo di rischio e della solvibilità (ORSA, Own Risk and Solvency Assessment). Dovrebbero essere considerati tali: i soggetti tenuti a essere autorizzati o regolamentati per operare nei mercati finanziari I Governi e gli enti pubblici incaricati di gestire il debito pubblico le imprese di grandi dimensioni che rispettano alcuni requisiti Clienti al dettaglio: per esclusione quelli che non sono clienti professionali In caso di prestazione di servizi di consulenza o di gestione di portafoglio, l'intermediario è tenuto alla valutazione di adeguatezza. Adeguatezza: corrispondenza tra prodotto o servizio di Investimento e bisogni espressi dall'investitore Se il cliente (o potenziale cliente) sceglie di non fornire le informazioni necessarie alla sua profilatura e alla valutazione di adeguatezza, o qualora tali informazioni non siano sufficienti, l'intermediario deve astenersi dalla prestazione del servizio. Nella prestazione dei servizi d'investimento diversi dalla consulenza e dalla gestione di portafoglio, l'intermediario può limitarsi a verificare l'appropriatezza, ovvero il grudo di comprensione dell'investitore in merito allo strumento o al servizio oggetto di valutazione Appropriatezza: capacità del cliente di comprendere le caratteristiche e i rischi di un prodotto o di un servizio di investimento L'emanazione della MIFID 2 A distanza di pochi anni dall'entrata in vigore della MIFID, è stata avviata la sua revisione Il processo si è concluso con l'approvazione della Direttiva UE 2014/65 2014 (MIFID 2] e del relativo Regolamento (MIFIR, Markets In Financial Instruments Regulation). Criticità nell'applicazione della MIFID. -frammentazione degli scambi -crescente complessità degli strumenti negoziati -necessità di regolamentare ulteriormente gli scambi e rafforzare i poteri delle Autorità vigilanza, emersa durante la crisi finanziaria. La MiFID 2 condivide lo scopo originario della direttiva e ne conferma gli obiettivi -rafforzamento della fiducia nel sistema finanziario; -sviluppo di un mercato unico dei servizi finanziari in Europa -trasparenza e protezione degli investitori I conglomerati finanziari e la vigilanza supplementare Nel comparto creditizio la vigilanza è esercitata a livello consolidato nei confronti del gruppo bancario composto dalla banca capogruppo e dalle società bancarie, finanziarie e strumentali da questa controllate. La definizione del gruppo è funzionale alla delimitazione del perimetro di un disegno imprenditoriale unitario entro il quale la Banca d'Italia esercita la vigilanza consolidata. La diversificazione degli intermediari ha reso necessaria l'introduzione di strumenti di vigilanza a adeguati a fornire una visione globale della situazione finanziaria rischi e dell’espansione ai rischi riducendo i rischi di contagio, e a consentire l'applicazione di regole prudenziali uniformi. La "vigilanza supplementare" si esercita su banche, imprese di assicurazioni e società di investimento appartenenti ai conglomerati finanziari ossia "gruppi di imprese, attivi in maniera significativa nei settori assicurativo e bancario o dei servizi di investimento, e abbiano al vertice un’impresa regolamentata". Essa attiene soprattutto all'adeguatezza patrimoniale e alla gestione dei rischi di gruppo. Una Società di Partecipazione Finanziaria Mista (SPFM) può assumere lo status di capogruppo quando vi sia almeno una banca italiana controllata e abbiano rilevanza determinante le partecipazioni in società bancarie e finanziarie. L'estensione dei poteri di vigilanza regolamentare, informativa e ispettiva delle autorità , è coerente con gli orientamenti di ampliamento dei poteri nel confronti di entità non regolate al fine di limitare i rischi dello shadow banking. Le funzioni di controllo - Internal auditing si occupa della verifica della funzionalità del sistema del control interni ed, eventualmente, individua le azioni correttive ai problemi che si presentano. Sulla base del principio di indipendenza, essa deve operare alla diretta dipendenze del CdA (ovvero dell'organo corrispondente nel caso dei modedualistico e monistico) a del Comitato Audit, se presente - Risk management si occupa di gestione e controllo del rischi al fine dell’orientare l'attenzione degli organi di vertice sul fattori che possono conseguimento degli obiettivi aziendali. - Compliance si occupa dell'identificazione e del controllo dei comportamenti che possono dar luogo a violazioni di norme, standard operativi, principi deontologici ed etici dell'attività di intermediazione, controllo reso sempre più difficile dall'evoluzione e dalle continue nel mercati finanziari. Rappresenta un presupposto fondamentale per lo svolgimento delle attívità degli intermediari finanziari, tipicamente improntate sulla fiducia CAPITOLO 12 POLITICA MONETARIA E IL RUOLO DELLA BCE La politica economica è l’insieme di regole e di azioni grazie alle quali il governo di un Paese fa in modo che i suoi obiettivi in campo economico e sociale siano conseguiti. I quattro principali obiettivi sono: efficienza, equità, stabilità. La politica di bilancio fa riferimento alle manovre fiscali e di spesa pubblica attuate tramite il bilancio dello Stato. La politica dei redditi ha l’obiettivo di assicurare una crescita equilibrata dei salari e del margine di profitto delle imprese, compatibile con la dinamica della produttività aziendale, per eliminare alla base quelle frizioni nella distribuzione del valore aggiunto che provocano inflazione. La politica monetaria riguarda l’insieme delle manovre sugli aggregati monetari e creditizi al fine di realizzare, nel breve periodo, un mix soddisfacente tra stabilità monetaria, occupazione e sviluppo, e di favorire nel lungo periodo il raggiungimento degli obiettivi della politica fiscale e dei redditi in una situazione di contenimento del tasso di inflazione. L’impostazione di qualsiasi “politica” implica fissazione, misurazione e monitoraggio degli obiettivi, fondamentale è identificare aggregati specifici (i cosiddetti [c.d.] leading indicators). La tipica “associazione” tra obiettivi e indicatori è: - sviluppo del sistema economico  crescita del PIL e indice della produzione industriale; - crescita dell’occupazione tassi di occupazione e di disoccupazione; - stabilità dei prezzi indici armonizzati dei prezzi al consumo (del costo della vita); - equilibrio dei conti con l’estero saldo della bilancia dei pagamenti. L’impossibilità di conseguire il valore desiderato di molteplici obiettivi determina l’esistenza del trade off tra di essi. La capacità della politica monetaria di incidere sugli obiettivi di crescita degli aggregati reali è legata all’accettazione del principio della “neutralità della moneta” per il quale la moneta, con le sue variazioni, ha effetti solo sul livello di inflazione (money view) e, di conseguenza, il reddito o i livelli occupazionali sono sostanzialmente determinati nel lungo termine da fattori non monetari che agiscono dal lato dell’offerta: il progresso tecnologico; la crescita della popolazione; il mutamento delle preferenze degli operatori economici; il quadro economico-istituzionale, in particolare i diritti di proprietà, le politiche tributarie e previdenziali; le misura che agiscono sulla flessibilità dei mercati; gli incentivi all’offerta di lavoro e di capitale e agli investimenti in capitale umano. I principali riflessi della politica monetaria: - nel breve periodo, una variazione dei tassi di interesse del mercato monetario indotta dalla Banca centrale attiva una serie di reazioni degli operatori che si ripercuoteranno sugli andamenti di variabili economiche reali; - nel lungo periodo, una variazione della quantità di moneta modifica il livello generale dei prezzi senza incidere in via permanente sulle variabili reali e rappresenta un cambiamento dell’unità di conto che lascia immutate le altre variabili IL SISTEMA EUROPEO DELLE BANCHE CENTRALI L’attuazione della politica monetaria unica è affidata (Trattato, art. 107) al SEBC (Sistema Europeo delle Banche centrali) costituito da: - BCE (Banca Centrale Europea), alla quale sono conferiti i poteri decisionali in materia di politica monetaria unica; - BCN (Banche Centrali Nazionali) dei Paesi aderenti all’UEM presso le quali è de centrata la fase operativa di attuazione della politica monetaria; - Banche centrali dei Paesi non aderenti all’UEM con un ruolo consultivo. La BCN e la BCE forma l’eurosistema. Hanno funzione monetaria e vigilanza bancaria La BCN ha un ruolo nazionale e un ruolo comunitario. Rappresentano il “braccio operativo” dell’Eurosistema, in quanto: - ricevono la riserva obbligatoria e le eventuali riserve libere detenibili dalle controparti; - realizzano le operazioni (Paragrafo 12.4) in applicazione delle decisioni adottate dal Consiglio direttivo della BCE che ne stabilisce modalità e condizioni; - sono la controparte delle istituzioni finanziarie nelle operazioni di rifinanziamento marginale e di deposito overnight; La BCE: il cui capitale sottoscritto e versato dalle BCN è formata da: organi decisionali preseduti dal Presidente della BCE ovvero: - consiglio direttivo formato da sei membri del comitato esecutivo e dai governatori delle bcn dell’area euro, adotta le decisioni e definisce gli indirizzi volti ad assicurare l’assolvimento dei compiti affidati all’eurosistema e formula gli indirizzi di polita monetaria. Delibera a maggioranza semplice e ogni membro ha un voto, - comitato esecutivo formato dal presidente e dal vicepresidente, da quattro memebri nominati di comune accordo da capi di Stato o di Governo dei paesi che fanno parte dell’aerea euro. e dall’organo consultivo e di raccordo, ovvero: - Il Consiglio generale, composto dal presidente e dal vicepresidente e dai governatori delle BCN di tutti gli Stati membri dell’UE, Gli obblighi di convergenza: - Stabilità dei prezzi (inflazione entro 1,5% da media) - Situazione finanziaria pubblica sostenibile (Deficit/PIL 3%, Debito/Pil 60%) - Stabilità del cambio (assenza riallineamenti ultimi 2 anni) - Costo del denaro contenuto (tasso entro 2% da media tre paesi più bassi) Il legame tra moneta e inflazione Secondo l’equazione degli scambi di Fisher [1], il valore totale delle transazioni (numero di transazioni [T] per prezzo medio di transazione [P]) è pari al volume di moneta necessario per effettuarle (quantità di moneta in circolazione [M] per la sua velocità di circolazione [V]), quindi: P x T = V x M
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