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Economia e gestione delle aziende culturali, prof.ssa Isabella Mozzoni, Appunti di Economia

Appunti delle lezioni di Economia della prof.ssa Mozzoni A.A. 2020/2021 da integrare e per comprendere al meglio il materiale fornito. Non include le lezioni del workshop della prof.ssa Donelli

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Francesca.Tagliavini
Francesca.Tagliavini 🇮🇹

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Scarica Economia e gestione delle aziende culturali, prof.ssa Isabella Mozzoni e più Appunti in PDF di Economia solo su Docsity! Appunti lezioni di ​Economia e gestione delle aziende culturali​ della prof.ssa Isabella Mozzoni Introduzione Il binomio economia e cultura non è scontato, 3 motivazioni per cui era visto in maniera discordante: 1. stereotipi (es. non sprecare risorse limita la creatività) 2. la cultura è un bene meritorio ed essendo tale vi è l’intervento dello Stato, che provoca l’idea che le risorse siano infinite e il controllo del consumo delle risorse non serva 3. problema di mercato che giustifica, oltre alla natura meritoria, l’intervento pubblico Dire che la cultura sia un bene meritorio significa darle un significato di bene sociale, che genera valore sociale. Beni meritori​: speciale categoria di beni pubblici, non ne hanno le caratteristiche ma che lo ​Stato sceglie​ di garantire perché li ritiene estremamente importanti, ma potrebbero essere gestiti anche da privati. definizione: sono così definiti quei beni o servizi cui la collettività attribuisce un particolare valore funzionale allo sviluppo morale e sociale della collettività stessa: si pensi all'istruzione, alle cure sanitarie, all'informazione indipendente, alla possibilità di leggere buoni libri o assistere a validi spettacoli musicali e teatrali ecc. Spesso l'operatore pubblico soddisfa questi bisogni prescindendo da una domanda specifica dei cittadini, ma in conseguenza della valutazione dei vantaggi che l'intera società può trarne. Altre volte l'azione pubblica, nell'ambito di questa particolare categoria di beni o servizi, si esplica attraverso il divieto di tenere un determinato comportamento, come ad esempio fumare in luoghi pubblici. Alcuni economisti (ad esempio Brosio) definiscono i beni meritori come beni pubblici misti la cui componente pubblica avvantaggia segmenti più o meno ristretti della popolazione (ad esempio i sussidi alla musica o le spese per la conservazione del patrimonio artistico). Al concetto di merit goods fa frequente e ampio riferimento buona parte della letteratura quando cerca di spiegare le ragioni dell'intervento pubblico. Il termine merit goods è stato coniato da Richard Musgave nel 1959. I beni meritori non sono sempre gli stessi e dipendono da cosa lo Stato sceglie di rendere importante per una società, in funzione del modello di welfare. Sono una scelta politica di ogni Paese. Lo Stato interviene nel settore culturale in senso stretto (non interviene in tutto il mondo cultura, es. Alessi, oggetti di design) → se ne parlerà più avanti Dalla metà degli anni 90, cultura ed economia hanno trovato un punto d’incontro quando si è compreso che le ​risorse a disposizione non sono infinite​ e che di fronte a risorse scarse e istituzioni che andavano in crisi perché non riuscivano, ad esempio, a pagare i dipendenti, era necessario introdurre dei sistemi di ​gestione delle risorse​, ovvero meccanismi di management. Ci si è accorti che il comparto culturale era un’importantissima parte del PIL nazionale, perché attorno ad esso non gravitavano solo i dipendenti (ad esempio dei teatri) ma anche il mondo del turismo, pertanto queste istituzioni andavano gestite non solo per salvaguardare loro stesse ma anche tutto l’indotto. Esistono 2 approcci: - approccio macroeconomico​: come funziona il mercato del bene culturale - approccio aziendale​: vede l’istituzione culturale dall’interno e ne studia il modo di gestire le risorse → istituzione culturale come azienda, ne osserva elementi di management (tipologia di azienda (fondazione, azienda pubblica, SRL, ecc), modello organizzativo, misurazione) In questo corso, verranno studiate le istituzioni culturali come aziende → ​cos’è un’azienda? Si parla di azienda da tempi recenti, è un concetto coniato nel 1926 da Gino Zappa e che affonda le radici nello studio dei gruppi sociali, ovvero gruppi di persone, e ne esistono tantissime tipologie, ma ve n'è uno con caratteristiche speciali. ​riportare il testo della slide 5 Ma perché le persone si riuniscono in gruppi? Prima di tutto per soddisfare i loro bisogni: - di ​socialità​, ossia di intese e positive relazioni interpersonali; - fini non attuabili con le risorse individuali o più convenientemente realizzabili attraverso i contributi speciali e comuni di un insieme di persone. Tra le tante tipologie di gruppi sociali, uno in particolare coglie l’attenzione di Zappa ed è quello definito dalla sociologia come ​istituto​. Ogni società umana tende a perseguire il bene dei suoi membri. Le sue caratteristiche sono 3, quando più persone si riuniscono di solito hanno: - un ​fine - lo fanno per un certo periodo di tempo, ​durabilità - di solito sono caratterizzati da ​regole autonome​ di comportamento valide per tutti i componenti del gruppo e diverse dagli altri istituti I gruppi di persone che assumono regole di comportamento e struttura relativamente stabili sono denominate ​istituti​. Classi di istituti Quali sono le tipologie di gruppi sociali che possono rientrare nella categoria di istituto e che quindi hanno le 3 caratteristiche sopracitate? → famiglia - fine: sostegno reciproco, dal punto di vista morale ed economico - durata: non per forza per tutta la vita, ma si sta insieme per un certo periodo e ci si sostiene - regole autonome: sì, ha un’organizzazione informale - ha una attività economica​*​, ovvero quella di consumo di risorse; all’interno della famiglia non si produce niente​* *​ogni istituto ha una propria ​attività economica​ per soddisfare i propri bisogni: si intende la produzione e/o il consumo di ​beni economici​ → beni che hanno la caratteristica di essere scarsi, ovvero sono tutti quei beni per i quali paghiamo un prezzo *​nel caso di un’impresa familiare, nel momento in cui viene prodotto per terzi si è una tipologia di istituto, se si è sul divano insieme a guardare la tv è un’altra tipologia Da dove derivano i beni che arrivano alla famiglia per il ​consumo​? Da 2 matrici: - redditi da lavoro - gestione patrimoniale: sono quei beni che arrivano nella mia disponibilità senza che io abbia lavorato (es. eredità) Azienda Ogni tipologia di istituto vista è un’azienda nella sua dimensione economica → l’azienda è la dimensione economica di ogni istituto, è la sua attività economica Tassonomia (classificazione) delle aziende: → Famiglia: è un’azienda di consumo, perché l’attività economica che si svolge al suo interno è il consumo di beni economici → Impresa: è un’azienda di produzione, perché l'attività economica che si svolge è la produzione di beni economici → Pubblica amministrazione: è un’azienda mista o di erogazione, in quanto produce e consuma → Non profit: essendo recenti, si chiamano aziende non profit Nella denominazione riprendono il tipo di attività economiche che fanno. Profit vs No profit differenze Profit - obiettivo: generare ricchezza monetaria (remunerando lavoro, fattori produttivi e capitale) → si vuole generare un utile da poter distribuire a coloro che detengono l’impresa - attività economica di produzione No profit - obiettivo: generare ricchezza sociale (remunerando lavoro, fattori produttivi) → l’utile (se c’è) non può essere distribuito - attività economica e/o di consumo Errori da non commettere ​(approfondito in “​ERRORI da non commettere​”) 1. no profit non significa lavorare solo con i volontari → il lavoro, se c’è, deve essere retribuito 2. no profit significa realizzare un’attività con un obiettivo di utilità sociale, ma questa attività può essere simile o anche svolta da una for profit → da parte dell’utente a volte è molto complicato capire dove ci si trovi nell’ambiente culturale ci sono 3 tipologie di aziende: - aziende pubbliche: datore di lavoro è la pubblica amministrazione (es. la Pinacoteca di Parma che è statale, è autonoma ma il suo referente è il Ministero) - aziende no profit (es. Associazione Magnani Rocca) - imprese: es. Fornasetti → ciò pone un certo grado di difficoltà, perché nel settore culturale coagiscono realtà molto diverse Quando si analizza un caso bisogna sempre chiedersi in qualche tipo di azienda ci troviamo.​ La prima cosa da chiedersi e se siamo di fronte ad un’impresa o una non profit. Profit: obiettivo: generare ricchezza monetaria=guadagnare denaro → remunerando i fornitori, i lavoratori e il capitale​ (ossia generando ricchezza monetaria per i soci) → generare utile da poter distribuire a coloro che sono i proprietari dell’impresa → significa avere un utile di esercizio alla fine dell’anno attività economica: la produzione No profit: obiettivo: generare ricchezza sociale=non vuol dire necessariamente generare ricchezza monetaria → remunerando i dipendenti, i fornitori ma non generando ricchezza monetaria per i soci, perché sono aziende che non hanno scopo di lucro (non hanno l’obiettivo di guadagnare soldi)* ERRORI da non commettere: 1. no profit non significa lavorare solo coi volontari: se ci sono dipendenti che lavorano 8 ore vanno remunerati → è sbagliato pensare che una no profit non debba pagare nessuno né ricavi 2. no profit significa realizzare un’attività con obiettivo di utilità sociale, ma questa attività può essere simile o anche svolta da una for profit (impresa) e da parte dell’utente è molto complicato capire in quale realtà si trovi; l’utilità sociale può esserci anche nell’impresa, ma cambia l’obiettivo* → no profit e for profit possono svolgere le medesime attività ma con obiettivi e modelli gestionali diversi *esempi: → Croce Rossa: no profit; il servizio emergenza-urgenza può essere gestito in 3 modalità diverse: 1. gestito dalla ASL (azienda pubblica): acquista le ambulanze con i soldi delle imposte tasse e gestisce direttamente il servizio -> caso raro 2. gestione indiretta della ASL, che fa un contratto con una no profit (solitamente un'associazione, che può essere la Croce Rossa, ma anche un'Anpas, cioè un'associazione di assistenza pubblica) e quindi la gestione passa alla no profit che può usare anche il lavoro volontario 3. attraverso un'impresa, es. a Rimini il 118 non è gestito dalla ASL, non dalla Croce Rossa, ma da un'operatore professionale, ovvero un'impresa, che ha fatto un contratto con la ASL e gestisce il servizio → la profit farà alla ASL un prezzo più alto per la gestione rispetto alla no profit, perché deve remunerare e perché rimanga del denaro (utile); la no profit invece non ha obiettivi di guadagno → non è detto che sul territorio ci siano associazioni in grado di fare questo lavoro Su un territorio come Parma ci sono aree che un imprenditore non gestirebbe mai, ad esempio aree molto lontane dal centro (il cui viaggio per arrivare all’ospedale è molto lungo) con una popolazione molto vecchia e che ha grande necessità del servizio e una bassa densità → è ovvio che a un imprenditore non converrà, in quanto solitamente le convenzioni con la ASL sono fatte sul numero di viaggi che si fanno e in questo caso il viaggio richiede molta benzina e sono poche persone → al contrario una no profit che ha l’obiettivo di dare un servizio ad un territorio che altrimenti rimarrebbe scoperto farebbe la differenza Su un territorio come Rimini invece conviene molto di più, in quanto non ha la montagna ma la collina, l’area geografica è contenuta, hanno moltissime attività a pagamento (le discoteche e le aree della movida hanno bisogno dell’ambulanza fuori ed è tutto a pagamento; in estate il turismo è altissimo e le persone si feriscono, ma in un’area circoscritta → qui un imprenditore ha senso d’investire e riesce a contenere i costi, facendo un prezzo accettabile alla ASL e quindi questo servizio si adatta all’impresa Questo esempio mostra lo stesso servizio gestito da un’impresa e una non profit e noi quando chiamiamo il 118 non ci rendiamo conto se sta arrivando l’una o l’altra. → abbiamo un’Associazione appassionata di balli latino-americani con l’obiettivo di farli conoscere e organizza un’attività produttiva, come un corso, per promuoverli dal punto di vista culturale e che può avere anche un piccolo pagamento La stessa identica cosa può farla una palestra, che è un’impresa a tutti gli effetti, ma essa ha l'obiettivo di guadagnare Siamo di fronte quindi alla stessa tipologia di servizio ma svolta da due enti differenti La stessa cosa capita anche nei musei, es. la Magnani Rocca ha una forma giuridica non profit, mentre la Pinacoteca è un’azienda pubblica Soprattutto il settore cinematografico ha Associazioni che producono cortometraggi piuttosto che documentari, ma che possono anche essere prodotti da un’impresa cinematografica La Film Commission della Regione guarda anche la forma giuridica, in quanto le disponibilità sono diverse Le forme giuridiche → For profit: forma giuridica dell’impresa, differenze tra società di persone, società di capitali e una parte delle società cooperative → no profit: forme giuridiche differenti quali associazione, comitato, fondazione, cooperativa (sociale) e impresa sociale Efficacia, efficienza ed economicità Efficacia​: capacità di un’azienda di raggiungere gli obiettivi generali prefissati, che sono finalizzanti, ovvero sono le finalità dominanti (diverse per ogni tipo di azienda). Per arrivare ad esse devo darmi degli obiettivi intermedi, che tendono ad essere fortemente sbilanciati sulla parte “a valle” del processo produttivo. Obiettivi generali: - imprese: generare soldi - azienda pubblica: migliorare la qualità della vita dei cittadini (servizio pubblico all’altezza del welfare state) - no profit: generare il tipo di ricchezza sociale prefissato → a seconda della tipologia di non profit e del settore in cui opero, mi darò un obiettivo definito diverso Obiettivi intermedi: es. impresa: nel momento in cui il mio obiettivo finale è di guadagnare dei soldi, dovrò pormi obiettivi intermedi, come aumentare il numero di clienti, fidelizzarli, creare una brand identity solida, migliorare la qualità del prodotto investendo in ricerca, sempre col fine di aumentare la clientela, e migliorando la qualità posso venderlo ad un prezzo più alto della media. L’efficacia dunque è più sbilanciata verso la parte finale del processo produttivo (le vendite) o la parte iniziale del p.p. (gli acquisti)? Finale, verso le vendite. Gli obiettivi intermedi che mi do riguardano Un’​impresa​ è in equilibrio economico quando il valore degli input è inferiore al valore degli output. *La cucina è un perfetto esempio di cosa accade in un’azienda: io prendo degli ingredienti, che hanno una loro individualità (es. una carota, un sedano, lo zucchero, ecc.), li metto dentro, mischiandoli, e ne esce qualcosa di completamente diverso da vendere sul mercato (quegli ingredienti non posso più separarli) → tutti i beni e tutti i servizi hanno questa “magia” È un ottimo esempio anche perché dalla stessa ricetta fatta da persone diverse verrà fuori una torta diversa, lo stesso accade nelle imprese Definizione: sono in in equilibrio economico quando il valore (prezzo) dato dal mercato al mio output è superiore rispetto alla somma del valore degli input che ho utilizzato per realizzarlo. E quando sono in equilibrio economico significa che sto guadagnando soldi. Nelle aziende no profit e nelle a.p. l’equilibrio si verifica anche con l’uguaglianza Equilibrio economico nelle aziende pubbliche: ad assegnare il valore dell’output è lo Stato, ma in generale, quando non si è in un mercato concorrenziale tradizionale, il valore dell’output è assegnato da un terzo (qualcuno che non è il cliente) e nelle a.p. molto spesso è lo Stato o i suoi enti subordinati (es. Comuni, province, regioni). Il valore è definito ​prima​ che venga erogato → è una logica molto diversa da quella del consumatore, perché qui c’è qualcuno che a monte (prima che venga erogata la prestazione) determina il valore, a dispetto che la prestazione sia poi efficiente o meno, che servano più soldi per tale prestazione o meno. Se nelle imprese l’equilibrio economico è l’obiettivo, come ragiona una a.p.? Una a.p. a inizio anno fa un’analisi delle quantità e del tipo di servizio che bisogna erogare al cittadino, ovvero fa un’analisi dell’output, e definisce il valore di quello che deve essere erogato e tale valore è il limite di spesa entro il quale deve stare l’a.p. Quando viene definito il limite di spesa, l’a.p. fa esattamente la strada inversa rispetto all’impresa e va ad acquistare i fattori produttivi. Nell’azienda pubblica si ragiona a ​budget​: mi viene assegnata una certa quantità di risorse che rappresenta il valore che qualcun altro (l’ente che mi gestisce) ha assegnato al mio output e quello è l’importo che ho a disposizione per acquistare i miei fattori produttivi e far funzionare il bimby. L’equilibrio economico in un’a.p. non è l’obiettivo, ma il ​vincolo​, perché devo avere i soldi per pagare i fornitori, i dipendenti, ecc. Il vincolo è il limite di spesa che ho, sono i soldi datimi, per questo è così importante fare efficienza nelle a.p. L’analisi di quello che deve fare un’a.p. viene fatta prima, a ​preventivo​: l’analisi del valore dell’output è fatta a preventivo, ovvero facendo una stima. Equilibrio economico nelle non profit: il processo è molto simile a quello delle a.p.: non lavorando all’interno di un mercato concorrenziale di solito si stipulano convenzioni, si hanno contributi che sono a preventivo e scarsi per definizione nonché essegnatimi da chi non sempre è il fruitore del servizio. Es. le associazioni di ricerca hanno dei soci sostenitori che sono dei soci attivi nella ricerca e che sovvenzionano annualmente le associazioni. Fingiamo che il bimby sia il Telethon: l’input che fa è ricerca (es. sulle malattie genetiche, e non è un servizio vero e proprio) e a darne il valore sono gli associati, i soci ordinari (es. chi compra un fiore al banchetto; gli associati possono variare, perché comprando sono soci solo per un anno), gli sponsor, i donatori e volendo la pubblica amministrazione che realizza bandi. Tutti questi soggetti assegnano un valore a quello che faccio, all’output che erogo. I soldi che ho raccolto sono l’input ed è ciò che ho a disposizione quell’anno. In questo caso non c’è un cliente finale, ma soggetti che beneficiano di quello che faccio, non è un servizio codificato. Anche in questo caso abbiamo un equilibrio economico che non è un obiettivo ma un vincolo da rispettare, es. Telethon non può fare ricerca per un importo superiore a quello che ha raccolto. E viene settato un preventivo. Un’a.p. e una non profit sono in equilibrio economico quando la somma dei valori dei singoli input è < o = al valore dell’output prodotto e venduto Quando si verifica la disuguaglianza, ovvero quando il valore dei fattori produttivi è inferiore all’output, io genero guadagno, ​utile. Nelle a.p. e nelle non profit questo guadagno deve essere basso perché solitamente le risorse sono poche e dunque è raro avere un utile consistente (generalmente sono solo poche centinaia di euro), queste aziende tendono ad usare tutte le risorse disponibili perché per natura ne hanno scarsità. C’è una seconda motivazione e deriva dagli obiettivi di queste aziende e dal tipo di risorse che hanno assegnate: l’obiettivo di a.p. e non profit è di generare ricchezza per gli altri, non monetaria → nel momento in cui io ho un terzo che mi assegna un valore alto all’output sarei nella condizione di avere un obbligo morale di andare ad acquistare più input e far andare più velocemente il mio processo produttivo. Es. sono un ospedale e quest’anno ho una grossa donazione, la trasformo in utile di esercizio o miglioro la qualità del servizio e compro un macchinario avanzato che mi permette una diagnostica migliore? Ovviamente investo per migliorare la quantità e la qualità dei servizi offerti. Lo stesso capita nelle aziende culturali. In esse dunque le ricchezze ​devono​ essere utilizzate per fare servizi, non esiste che queste vengano lasciate all’interno dell’azienda generando un utile di esercizio. Questa grandezza dunque deve essere estremamente contenuta. Se c’è un utile alto nelle imprese è un’ottima cosa, nelle a.p. e non profit non lo è. Le non profit e le a.p. ragionano come chi organizza eventi: si ha a disposizione un budget e all’interno di quello bisogna stare per costruire l’evento progettato. → Equilibrio monetario Definizione: è la capacità di un’azienda di pagare i debiti scaduti. Nel mondo aziendale, quando acquisto i fattori produttivi il pagamento di solito è ​posticipato​, ovvero io ricevo la merce, ma la pago dopo un certo lasso di tempo (30, 60, 90 giorni, dipende dal settore merceologico e sono i ​termini di pagamento​). È un equilibrio difficile da raggiungere. Es. ipotizziamo di aprire una pasticceria industriale e acquistiamo i nostri input/fattori produttivi, che saranno gli ingredienti, il packaging, i mezzi per cucinare, ecc. Per semplicità, facciamo un esempio sui tempi di pagamento degli ingredienti e prendiamo in considerazione i costi variabili (quelli diretti, che vanno nel prodotto). In data 5 ottobre acquisto 5k euro (5000 euro) di fattori produttivi, me li consegnano il giorno stesso e li devo pagare dopo 30 gg, li pagherò quindi il 5 novembre → il 5/10 ho a disposizione gli ingredienti, posso iniziare a produrre, ma pagherò gli input entro il 5/11. Inizio il processo produttivo che mi prende, per fare le torte con tutti i 5k di ingredienti, 2 gg; a questo punto inizio a cercare qualcuno che me le compri, ossia vado alla ricerca del cliente e vado ad es. al Conad, che decide di comprarle dopo 5 gg e al prezzo di 7k euro, che consegneremo tutte dopo una settimana, esse però non valgono la rimessa diretta e avremo il pagamento dopo 60 gg. Attenzione: - per vendere le nostre torte abbiamo impiegato 7 gg → in 7 gg abbiamo prodotto e venduto. Si è mosso 1 euro in questo lasso di tempo? ​No​ ed è assolutamente normale e capita nel 90%​* delle aziende, sarebbe piuttosto particolare il contrario. Il mio processo produttivo si è concluso​ e io non ho ancora mosso 1 euro né in entrata né in uscita - sono in equilibrio economico? ​Sì​, perché ho acquistato fattori produttivi per 5k e ho venduto il mio prodotto per 7k - il fatto che per i pagamenti ci sia differenza di 30 e 60 gg deriva dai differenti settori merceologici, da una parte alimentare e dall’altra vendita alla distribuzione Linea temporale: - 5/10: consegnati 5k euro di fattori produttivi - 12/10: venduto i prodotti per 7k euro (fino a qui non si è mosso un euro) - 5/11: devo pagare i 5k euro all’alimentare → io però non li ho questi soldi, li avrò il 12/12 (quando la Conad mi paga) → -5k euro - 12/12 incasso +7k euro questa è la dinamica che capita a tutte le aziende e le imprese (tranne a pochissimi) ed è la dinamica del processo produttivo. L’equilibrio monetario mi ricorda che se alla scadenza del mio debito (il 5/11) sei in grado di pagare i 5k euro → in questo caso, essendo un’azienda nuova che parte da 0, io non sono in grado di pagarli alla scadenza ​in teoria​ → per come è stutturata la dinamica del processo produttivo, io il 5 novembre sono in ​disequilibrio monetario​ → se non si paga alla scadenza si possono attivare tutta una serie di attività giudiziarie (a partire dal farmi causa del fornitore) che possono portarmi al ​fallimento​. Dunque cosa fanno le aziende e le imprese per essere in grado di pagare i 5k euro il 5 novembre, consapevoli che il 12 dicembre ne incasseranno 7k? Interviene un soggetto terzo, la ​banca​ → nel nostro sistema economico sono così importanti perché permettono alle aziende di rimanere in equilibrio monetario; il nostro sistema capitalistico da sempre si fonda sulle banche. Nota​: noi (in Europa) siamo in un capitalismo che ha una matrice tedesca chiamato ​capitalismo renano​, nato in Germania dove vi erano, e sono, delle banche ​statali​, di Stato. La Germania è uno Stato federale, formato cioè da tanti Stati di cui ognuno ha la propria banca nazionale, nazionale perché il sistema industriale, che strutturalmente non era in grado di essere in equilibrio monetario in certi momenti, veniva e viene tenuto in piedi attraverso degli strumenti finanziari di debito (cioè dove viene fatto un prestito) che potevano essere chiesti a queste banche che li elargivano a tassi di interesse (condizioni) molto bassi, vantaggiosi. Quindi in Europa (Inghilterra a parte, che ha un capitalismo di matrice anglosassone) le imprese, per mantenersi in equilibrio monetario, si rivolgono alle banche, che prestano il denaro necessario (i nostri 5k euro) per poter pagare alla scadenza i propri debiti (i nostri fornitori). Oggi le banche hanno maturato dei sistemi e degli strumenti poco costosi per poter garantire alle imprese l’equilibrio monetario, es: 1. affidamento bancario: è un contratto che dà la possibilità di andare sotto lo 0 nel conto corrente, fino ad un certo importo → se così sono a 0 e devo pagare 5k euro non è più un problema, perché io posso andare sotto nel conto corrente, ovvero effettuare pagamenti, fino ad un max es. di 30k euro. Es. se devo acquistare la mia prima casa lo faccio con un mutuo ipotecario (non con uno scoperto di conto) → vado ad acquistare un bene con una fonte di finanziamento che è coerente col bene che sto acquistando; non è che lo scoperto di conto corrente non mi permetta di avere i soldi necessari, ma non è lo strumento giusto per moltissimi motivi, tra cui gli interessi che mi chiede la banca, che sono più alti con uno scoperto, soprattutto in questo caso che è un acquisto pluriennale e il mutuo è uno strumento pluriennale. Non è una questione di convenienza, ma di ​coerenza ​nella scelta di strumento. Quindi ad esempio lo scoperto è uno strumento costruito apposta per le scadenze a breve termine, mentre il mutuo per pagamenti che si protraggono nel tempo. Le nostre scelte di consumo e il modo con cui le paghiamo di solito sono fortemente legate all’equilibrio finanziario. I mutui sub-prime non c’entrano nulla con l’equilibrio finanziario, ma derivano dalla volontà delle persone ​di essere in tale equilibrio. Il problema dei sub-prime è il potersi permettere di pagare le rate o meno. Un mutuo subprime è un mutuo dato a una persona a rischio, cioè una persona che non guadagna abbastanza per poter vivere e pagare contemporaneamente anche le proprie rate del mutuo, sono dei mutui che la banca sa essere rischiosi. La forma giuridica Le imprese e le non profit sono giuridicamente ​normate​, ovvero quando io do vita a una delle due devo scegliere che vestito giuridico darle o, meglio, la ​forma giuridica​. La forma giuridica è il contesto giuridico all’interno del quale voglio muovermi, identifica delle regole di comportamento e degli obblighi. Es. quando decido di essere una S.r.l. so che avrò l’obbligo di depositare il bilancio ogni anno, di avere un consiglio di amministrazione, ma avrò anche una tutela del patrimonio. La forma giuridica definisce le regole all’interno del quale la mia impresa si muoverà. A seconda di cosa faccio e cosa mi potrò permettere sceglierò la forma giuridica più appropriata. Forma giuridica delle imprese → Impresa individuale È la forma giuridica più semplice. Nota: ciò che verrà detto su di essa vale al 99% anche per il libero professionista, ovvero un soggetto che decide di avviare un'attività in proprio di tipo produttivo. La differenza con l'impresa individuale è che c'è il lavoro manuale (es. idraulico, artigiano) mentre il libero professionista lavora prevalentemente con l'intelletto (es. consulente, architetto, programmatore). Le cose che verranno dette di seguito sono identiche a quelle che verrebbero dette per il libero professionista, ma l’impresa individuale deve essere iscritta alla Camera di Commercio, mentre il libero professionista non ha questo passaggio. Altri esempi: se faccio l’elettricista e devo progettare l’impianto elettrico sono comunque un’impresa individuale, perché l’attività manuale è prevalente; se invece sono un ingegnere e l’impianto elettrico lo progetto e basta, non lo faccio, allora sono libero professionista. Esiste un elenco che individua i liberi professionisti vs le imprese individuali ed è in Camera di Commercio. Se non rientro in tale elenco, allora sono un libero professionista. Esistono anche vie di mezzo, ma nella realtà è raro trovarle. Abbiamo un’impresa individuale quando un singolo soggetto decide di avviare un’attività di tipo produttivo. Una persona che vuole aprire la propria impresa individuale deve: - capire cosa vuole fare e se ci sono da ottenere delle autorizzazioni amministrative sanitarie (es. il bar), facendone la richiesta - fare la dichiarazione di inizio attività: ci sono due moduli da compilare e sono presso la Camera di Commercio e l’Agenzia delle entrate → vale solo per gli imprenditori alla Camera, mentre anche per i liberi professionisti presso l’Agenzia delle entrate - iscriversi alla Camera di commercio (se sono un’impresa) - chiedere all’Agenzia delle entrate la ​partita IVA​: il codice fiscale dell’impresa, il codice fiscale da imprenditori L’impresa individuale è priva di autonomia giuridica, ovvero c’è sovrapposizione perfetta tra la persona fisica e l’impresa: nell’impresa individuale l’imprenditore e la persona fisica sono la stessa cosa → pertanto se l’impresa va male la persona fisica risponde con i propri beni, non c’è distinzione tra il patrimonio dell’impresa (i beni dell’impresa, il suo conto corrente) e quello dell’imprenditore. Questo comporta che la persona fisica è illimitatamente responsabile per i debiti contratti. L’imprenditore è il soggetto giuridico dell’impresa e, in caso di insolvenza, può subire il fallimento, eccezion fatta per il caso del piccolo imprenditore. Qualche definizione: - soggetto economico​: è il soggetto (o i soggetti) nell’interesse del quale l’impresa opera; si identifica con la proprietà → è il proprietario dell’impresa, coloro che la detengono formalmente (possono averle dato vita o acquistata poi) → i proprietari sono coloro che dovrebbero guadagnare soldi attraverso l’attività d’impresa, mirano a guadagnare - soggetto giuridico:​ è colui (o coloro) che può contrarre obbligazioni valide per l’impresa → è l’amministrazione dell’impresa, colui che la gestisce → sono coloro che hanno la legale rappresentanza, cioè possono firmare i contratti Nell’impresa individuale soggetto economico e soggetto giuridico coincidono, nelle società no → il soggetto è contemporaneamente proprietario e amministratore Caratteristiche principali dell’impresa individuale sono: - essere poco formalizzata - molto flessibile - poter avere dipendenti Quando è buona questa forma giuridica? Quando l’impresa è di piccole dimensioni, pertanto avrà un giro d’affari ristretto (con un fatturato non elevato) e mancherà di gerarchie. È una forma giuridica molto semplice, adatta ad una attività all’inizio o di piccole, o piccolissime, dimensioni. Non sono così presenti e di solito le troviamo nel lavoro manuale (artigiani, idraulici, elettricisti). I liberi professionisti sono invece numerosissimi. Per convenzioni giuridica, un artista è ritenuto libero professionista. Oggi le partite IVA, soprattutto quelle libero-professionali, hanno agevolazioni fiscali molto importanti perché, fino a 60k euro di fatturato, hanno un’ottima agevolazione fiscale pagando solo il 15% di imposte tutto compreso → questo non ha solo aiutato il proliferare di liberi professionisti, ma anche cambiato la modalità di assunzione dei lavoratori, perché ad es. un consulente di comunicazione che lavora per un’azienda specifica oggi può avere convenienza economica ad avere solo la partita IVA e non essere assunto come dipendente a tempo indeterminato, ritrovandosi a pagare una somma di tasse molto minore rispetto al prelievo fiscale come normale lavoratore che avrebbe se fosse un dipendente, non ha però nessuna tutela. Quando ​due o più persone​ vogliono avviare un’attività di tipo produttivo, devono necessariamente dare vita a una → Impresa collettiva​, che giuridicamente viene definita ​società I ​soci​ sono i soggetti che danno vita all’impresa collettiva. La prima cosa che devono fare quando danno vita a una società è decidere quanti soldi metterci, perché all’inizio un minimo apporto di capitale serve. Il ​capitale​ sono i soldi che i soci rendono disponibili quando danno vita alla società → il ​capitale sociale​ è il conferimento iniziale che i soci decidono di investire nell’attività produttiva che vogliono iniziare. Es. 2 soggetti che vogliono aprire insieme il loro bar e danno vita ad un’impresa collettiva/società. Per iniziare devono metterci dei soldi, i quali prendono il nome di ​capitale sociale​, che ovviamente, per questi 2 soggetti, è detto ​capitale di rischio​ perché è quello che investono per aprire il bar, ma anche quello che rischiano nel caso in cui la società vada male (e se va male quei soldi sono persi) → per i soci, il capitale sociale è anche detto capitale di rischio. Tipologie di società​: Giuridicamente, quando siamo di fronte a un’impresa collettiva e i soci decidono di aprirne una, la scelta può ricadere su 3 fattispecie: 1. società di persone 2. società di capitali 3. società cooperative (è la più particolare, ha un minimo di soci che è 3, ed è una via di mezzo tra profit e no profit) A seconda del tipo di società che vado a costituire e dell’investimento iniziale (capitale sociale) sceglierò una diversa tipologia. 1. Società di persone (4) caratteristiche fondamentali: - sono ​prive di personalità giuridica​(1): non avere responsabilità giuridica significa che i soci rispondono anche con il loro patrimonio per i debiti (le obbligazioni) che sono contratti per le attività d’impresa → es. il bar compera il caffè, ma non guadagna abbastanza per ripagarlo, quindi quel debito rimane non pagato → il creditore prima attacca il bar, ma se non ci sono abbastanza soldi in esso per ripagare il credito il venditore di caffè può andare ad attaccare i soci → questo sistema si chiama autonomia patrimoniale imperfetta​ (2) es. se apriamo un bar e gli diamo il vestito delle società di persone, non avere personalità giuridica significa che stiamo dando vita ad un’entità differente da quella dei soci, ma che in parte si confonde con loro → se contrae dei debiti, i creditori (i soggetti a cui dobbiamo soldi) prima “attaccano” il patrimonio del nostro bar (guardano il conto corrente, vendono i mobili del bar), ma se questo non è sufficientemente capiente (ricco), i soggetti possono andare ad “attaccare” i soci → si dice che i soci rispondono ​illimitatamente​ anche con il loro patrimonio; la sottile differenza rispetto all’impresa individuale è che in essa i creditori possono decidere liberamente di attaccare prima il mio conto corrente personale e poi quello di imprenditore, nella società di persone sono invece obbligati ad A. non possono essere quotate in borsa → il legislatore non permette a società, che per loro natura nascono per gestire pochi soci (che possono limitare la cessione della quota), la quotazione in borsa B. possono essere quotate in borsa → perché, per come è costruita la loro governance, hanno una gran quantità di soci IV. nome del capitale* A. si chiama quota B. si chiama azione *Es. quando i due soci danno vita alla αSrl, i 5k euro che versano a testa si chiamano ​quota ​→ socio 1 è socio per una quota di 5k euro se invece tre soci danno vita a αSpA, i soldi che ognuno di loro versa si chiamano ​azioni​ → socio 1 ha 5k euro di azioni di α Forme particolari​ di società di capitali, interessano soprattutto le società a responsabilità limitata - Oggi è possibile ad esempio che ci sia una Srl con un socio unico: una persona che vuole fare l’idraulico, anziché aprire un’impresa individuale, può oggi fare la sua Srl ​unipersonale​, questo perché l’Srl è diventata una fattispecie così utilizzata che di fatto sembrava fortemente limitante non dare la possibilità a una persona sola di dare vita una società di capitali/persona giuridica. È una ​eccezione​, perché le Srl nascono come imprese collettive, prendono vita da una ​pluralità​ di soggetti, oggi però il legislatore dà la possibilità anche all’imprenditore individuale di aprire una sua Srl, il cui vantaggio, rispetto all’impresa individuale, è di avere personalità giuridica (il patrimonio personale non è attaccabile). Attenzione​: possono farlo gli imprenditori ma non i liberi professionisti; - S.r.l.s.: società a responsabilità limitata ​semplificata​, il capitale sociale è di 1 euro; possono farlo solo persone giovani, imprese innovative; questa tipologia (inventata 3 anni fa) non ha però avuto molto successo perché per la banca non è un investimento molto sicuro dare soldi a qualcuno che ne ha versati così pochi per il capitale sociale e ha anche personalità giuridica autonoma, l’intervento delle banche è però necessario per l’equilibrio monetario; - nella cultura, e soprattutto nella sua gestione, hanno grande rilievo le ​società cooperative​: sono il trade union per passare al no profit perché sono un ibrido, sono società di capitale ma non hanno scopo di lucro, ma sono di tipo ​mutualistico​. 3. Società cooperative Particolarissima forma di ​società di capitali​, le cooperative sono molto importanti nel mondo della cultura perché sono attivate quasi sempre per la gestione delle attività culturali: molto spesso accade che un’istituzione culturale vada ad appaltare una parte delle proprie attività e che spesso vengano gestite da cooperative. Caratteristiche fondamentali: - ​hanno la personalità giuridica​: quindi sono società di capitali a tutti gli effetti - la finalità è ​mutualistica​: le cooperative vogliono fare il bene dei soci, ma non necessariamente questo bene è identificabile nella moneta → queste società hanno l’obiettivo di generare un beneficio per i soci che non necessariamente coincide con il guadagnare denaro; l’obiettivo della cooperativa è di tutelare l’interesse dei soci in un determinato ambito Es. di una cooperativa di consumo, in particolare la tessera della coop, che reca la scritta “​socio​coop”. Qual è il beneficio mutualistico che ho nel diventare socio coop? Quale nell’andare ad acquistare prodotti in questo supermercato? È un beneficio economico ma indiretto, perché mi permette di accedere a degli sconti. Altri benefici sono la qualità dei prodotti coop, che sono sostenibili. In questo caso siamo davanti ad un tipo di società che vuole dare dei benefici ai soci e che possono anche essere economici. Tipologie di cooperative​: non si possono costituire cooperative per tutto, ma ci sono dei settori specifici in cui il mondo cooperativo si muove e in cui si può operare attraverso questa forma societaria. → ​cooperative di produzione e lavoro​ (sono quelle attive nel mondo della cultura): danno come beneficio ai soci quello di trovar loro un lavoro a delle condizioni più vantaggiose rispetto al mercato e che sia adatto alle loro esigenze. Es. la Cooperativa Studio e Lavoro: nella portineria dell’UniPr ci sono studenti che svolgono attività lavorativa all’interno dell’uni, ma non sono dipendenti dall’università, quanto piuttosto svolgono questa attività perché sono soci di una cooperativa (che è privata, ma collegata all’università); questa cooperativa trova un impiego agli studenti che sia compatibile alla loro vita universitaria → il beneficio è di avere un lavoro che è coerente con le proprie esigenze. Perché una cooperativa e non una assunzione diretta da parte dell’università? In primis perché l’università è una pubblica amministrazione e ha regole di assunzione che non può transigere (come il dover sostenere un concorso) e poi perché le cooperative ci sono sempre state, è proprio una delle modalità con cui sono nate, ovvero l’aggregazione di persone che vendevano servizi. Può farlo anche una Srl, ma il vantaggio di una cooperativa, proprio per il fine mutualistico (la società non ha l’obiettivo di guadagnare dei soldi) ha delle possibilità che alle Srl e SpA non sono date, ad es., proprio perché nascono con l’intento di dare lavoro a chi il lavoro tradizionale non può farlo, hanno la possibilità di fare contratti di tipo flessibile e hanno anche grandissimi sconti fiscali sulla parte contributiva. Altri esempi: le pulizie sono fatte da cooperative di pulizia, qui i soci sono persone che hanno esigenza di far combaciare la vita familiare con il lavoro. L’azienda assume la cooperativa, le fa un contratto per un certo importo (es. l’importo delle pulizie di un anno), e la cooperativa organizza il personale all’interno dell’azienda (cioè vi manda le persone) e si occupa di retribuirlo. Le cooperative sono anche quelle che spesso si occupano delle attività accessorie delle istituzioni culturali → sono molto attive nel mondo culturale perché questo settore è molto particolare dal punto di vista del lavoro, ovvero i contratti sono molto atipici: c’è una gran quantità di lavoratori che non sono dipendenti di nessuno → in questo ambiente le cooperative sono un ottimo modo per avere una sorta di sicurezza di lavoro e contemporaneamente alleggerire le istituzioni culturali di una dimensione organizzativa (es. una biglietteria richiede un'organizzazione dal punto di vista degli orari, gestire i questionari, i gruppi, ecc.) che diventa complicata da gestire per l’istituzione culturale direttamente; soprattutto vengono utilizzare le cooperative quando l’istituzione culturale è di proprietà di una pubblica amministrazione → ​cooperative di consumo utenza​ (i supermercati): forma giuridica presente in tutta Italia e molto utilizzata, attiva benefici di consumo per i soci → ​cooperative di conferimento​: es. sono quelle che vanno a catalizzare la raccolta del latte, assomigliano al consorzio nella parte produttiva di raccolta del latte → il consorzio è più per la tutela, mentre la cooperativa di conferimento è una dimensione produttiva; il beneficio per i soci è duplice: guadagno (qui c’è una dimensione economica molto forte) e di non sprecare il latte → lo scopo mutualistico è quello di agevolare l’attività dei produttori riunendoli in una cooperativa che diventa a quel punto anche cooperativa di produzione Riassumendo, 3 tipologie: - cooperativa di lavoro (che può essere anche di produzione → produzione/lavoro) - cooperativa di consumo - cooperativa di conferimento (anche di produzione) - ne esiste poi una 4^, molto particolare, che è la ​cooperativa sociale → ​cooperative sociali A. sono delle società che rientrano a tutti gli effetti nel mondo del no profit, ma sono un ibrido, perché hanno regole giuridiche proprie delle società di capitali, ma operano in settori non profit B. sono delle società di capitali, ma rientrano nel no profit → non possono avere uno scopo di lucro (nelle altre invece esso può esserci o meno) C. non si possono costituire per qualsiasi cosa, ma si possono muovere solo in 2 ambiti prestabiliti a. socio sanitario ed educative, si chiamano ​cooperative sociali di tipo A​ (es. residenze per anziani, dove gli anziani sono soci della cooperativa; asili) b. formare e avviare al lavoro le persone svantaggiate, ​tipo B​; in questo ambito, la cooperativa può avere anche attività produttive a tutti gli effetti; può fare qualunque tipo di attività, ma i lavoratori svantaggiati al suo interno devono essere almeno l’80% D. quasi non pagano tasse (per l’attività non paga tasse) E. non possono distribuire utile, rientrando nel no profit, ma fanno attività che spesso fanno le imprese, con la differenza che usano persone che rientrano in categorie protette (portatori di handicap, rifugiati, detenuti, ex detenuti, ecc.) F. l’essere lavoratore dipendente e contemporaneamente socio può avvenire anche nel mondo delle società tradizionali, Srl e SpA (es. anche se sono un dipendente Fiat posso andare in borsa e acquistare azioni Fiat) G. sono società a mutualità prevalente Caratteristiche ​delle tipologie di cooperativa: - le cooperative sociali sono sempre no profit - le altre 3 tipologie invece possono ricadere o meno nel no profit, a seconda che siano o meno a ​mutualità prevalente Le società cooperative (ma non quelle sociali) si dividono in 2 grandi categorie: - a mutualità prevalente​: svolgono la propria attività prevalentemente nell’interesse dei soci e quindi non la aprono a terzi - es. se ho una cooperativa di consumo, significa che vendo i miei prodotti e do gli sconti solo ai soci o prevalentemente ai soci (es. Coop); se ho una cooperativa di lavoro, nell'erogazione delle prestazioni mi avvalgo prevalentemente delle prestazioni dei soci - a mutualità non prevalente​: pur svolgendo una funzione sociale, non rispettano il criterio della prevalenza nello scambio mutualistico Questa distinzione comporta che la società cooperativa sarà trattata come: - una Srl o SpA se è a mutualità non prevalente (ha la funzione cooperativa, ma non i vantaggi del non profit) - una no profit se è a mutualità prevalente → per questo si dice che sono delle società ibridate, perché stanno in mezzo tra le società di capitali e il mondo del no profit 1. Associazione​: è un contratto con ​comunione di scopo​, ovvero le persone che danno vita all’associazione (o che vi entrano successivamente) lo fanno con l’obiettivo di realizzare un ​interesse comune​, che deve essere di natura ideale e non di guadagnare denaro - l’assenza di finalità di lucro, come già detto, non impedisce di svolgere attività economiche, purché siano strumentali al perseguimento delle finalità istituzionali (es. la nostra associazione che eroga il servizio sui balli latino-americani). - 2 tipologie → riconosciute, quelle di grandi dimensioni → non riconosciute, vi rientra la maggioranza → ​associazioni riconosciute​, es. Croce Rossa, Telethon, Associazione per la ricerca sul cancro - sono più impegnative - devono avere un certo patrimonio - si distinguono perché il riconoscimento garantisce all’associazione la personalità giuridica → hanno autonomia patrimoniale perfetta, l’associazione risponde in proprio per le obbligazioni sociali che va a contrarre - operano spesso in ambiti internazionali (es. Croce Rossa) - la costituzione deve avvenire secondo un procedimento formale a. l’​atto costitutivo​ è un ​atto pubblico​ andando dal notaio (oggi fortemente consigliato anche per le non riconosciute, ma per esse non c’è ​obbligo legislativo​) b. lo ​statuto​ dell’associazione deve essere registrato presso l’Ufficio del Registro dell’Agenzia delle Entrate c. fare la ​domanda di riconoscimento della personalità giuridica​ alla Prefettura della provincia in cui l’ente ha sede → la condizione che il prefetto deve valutare se l’associazione sia idonea o meno ad essere riconosciuta è il ​patrimonio​, in questo caso la norma non dà un ammontare definito di patrimonio (dice solo che deve essere idoneo al tipo di attività), è quindi una ​valutazione soggettiva​ del prefetto, il quale guarda lo statuto per sapere di cosa l’associazione si occupa e se il patrimonio è sufficiente per il tipo di attività → gli elementi essenziali dell’Atto costitutivo e dello Statuto sono: i. denominazione dell’ente (nome dell’ente) j. indicazione dello scopo, del patrimonio e della sede k. definizione delle norme sull’ordinamento e sull’amministrazione l. specifica dei diritti e degli obblighi degli associati (es. quanto un associato deve versare ogni anno) - dal 2021, quando sarà attivo il registro unico degli enti del terzo settore, la procedura della prefettura sarà leggermente semplificata e quando si avrà il riconoscimento sarà indicata nel registro unico - ulteriori vantaggi sono le possibilità di a. chiedere dei contributi da parte degli enti pubblici b. ricevere donazioni ed eredità (le associazioni non riconosciute no) c. essere finanziate dagli enti pubblici → essi possono finanziare anche le associazioni non riconosciute, ma l’iter è molto più lungo, ed è un vantaggio importante; ad es. ci sono bandi che la p.a. mette per finanziare le associazioni del mondo culturale, piuttosto che sanitario, che sono riservate alle associazioni riconosciute - quando un’associazione è riconosciuta lo rimane per tutta la vita, salvo in caso di erosione del patrimonio Nonostante questi vantaggi, le associazioni non riconosciute sono la maggioranza in Italia, perché non ne hanno alcun interesse. → ​associazioni non riconosciute - senza personalità giuridica → autonomia patrimoniale imperfetta, in caso di debiti gli amministratori​ (non i soci!!), e in prima persona il presidente (e, se esiste, il vicepresidente), rispondono col proprio patrimonio - si può costituire liberamente, anche senza andare dal notaio, in quanto esiste la libertà di associarsi. Non c’è necessità di formalizzare se non con un contratto scritto tra le parti, è però buona prassi andare dal notaio (e generalmente tutti lo fanno), perché poi le associazioni non riconosciute, per operare all’esterno della ristretta cerchia dei soci, hanno necessità di avere il loro atto costitutivo registrato presso l’Agenzia delle entrate (avere il codice fiscale, la partita IVA) e per farlo bisogna avere un documento scritto autenticato da un notaio → nella teoria non è necessario rivolgersi a un notaio, nella pratica lo fanno tutti 2. Fondazione​: mentre nell’associazione il fulcro sono le persone e il compito è riuscire a portare avanti un obiettivo comune non economico, nella fondazione il cuore è il patrimonio Un soggetto, o una pluralità di soggetti, mette un patrimonio in un contenitore giuridico (la fondazione) e gli dà uno scopo. Il ​socio fondatore​ poi sparisce, egli ha un’unica funzione, ovvero quella di blindare un patrimonio nell’entità giuridica e a cui dare uno scopo. A gestire il patrimonio sono gli amministratori. Il socio fondatore definisce chi nomina gli amministratori, ma non necessariamente è lui a nominare gli amministratori stessi. Es. la Fondazione Magnani-Rocca è stata fondata dall’allora capofamiglia Magnani-Rocca, egli ha rinunciato alla proprietà di villa, collezione di quadri e una parte di denaro contante (il cui rendimento serve oggi per far funzionare il museo) per metterle all’interno di un’entità giuridica, chiamata Fondazione Magnani-Rocca, con lo scopo di valorizzare la collezione; la villa è diventata il museo, la collezione deve essere aperta al pubblico e valorizzata, e i soldi devono essere investiti perché il loro rendimento deve tenere aperto il museo. In soldoni: il fondatore ha preso una parte del suo patrimonio, l’ha messa in una scatola giuridica (F. Magnani-Rocca) e le ha dato uno scopo (fare un museo). Da tutto ciò la famiglia è stata esclusa (non ha più potere su quelle cose) e il consiglio d’amministrazione deve essere nominato da vari enti. Chi amministra cambia nel tempo, ciò che resta stabile nella fondazione è il patrimonio. Esistono fondazioni centenarie, perché è uno degli istituti più antichi del nostro diritto. lezione terminata, continuare dalla slide 22 (“Cooperative sociali”) del pdf “Gli assetti istituzionali del no profit 2020” Tips: l'industria videoludica rientra nel settore culturale ​allargato
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