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economia sociale e sviluppo sostenibile, Appunti di Economia

appunti economia sociale e sviluppo sostenibile

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 26/12/2020

giacomo.23
giacomo.23 🇮🇹

4.4

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Scarica economia sociale e sviluppo sostenibile e più Appunti in PDF di Economia solo su Docsity! LEZ 1 Bisogno di ripensare allo sviluppo e la liberalizzazione Consenso crescente “world social forum, Rio+20, post 2015 MDG. Problema del XXI secolo: – Sottoccupazione & condizioni di lavoro non eque – Disuguaglianze crescenti – Il doppio onere delle donne (lavoro salariato e non) – Costi ambientali dell’industrializzazione, agricoltura ad alto input & modelli di consumo – Cambiamento climatico – Crisi ricorrenti (finanziarie, alimentari, carburante) & aumento del rischio • Alta crescita, pieno impiego (maschile), elevata capacità di assorbire il lavoro in eccesso del settore formale • Protezione sociale completa e regimi di benessere, compresa la sicurezza sociale attraverso il posto di lavoro Ma …. 1. Conseguenze sociali e ambientali: disuguaglianza di genere, lavoro di cura non retribuito delle donne; rifiuti, inquinamento e riscaldamento globale 2. Sbrogliare il modello di welfare e di lavoro dignitoso con la globalizzazione, il neoliberismo e le crisi finanziarie Orientamento attuale della politica di sviluppo mainstream -responsabilizzazione economica dei singoli produttori attraverso l'accesso al mercato e il microcredito e lo sviluppo delle PMI -focus sul singolo cittadino o sull'impresa a scopo di lucro -focus sulle reti di sicurezza e sulla formazione del capitale umano approccio che riconosca i principi e l'importanza di: •Sostenibilità •Cooperazione e azione collettiva •Solidarietà •Risposta ai bisogni fondamentali •Giustizia redistributiva e politica sociale inclusiva LEZ 2 Economia Solidale Parte da un desiderio di costruire dal basso un'economia sana, in cui l'eticità valga più del profitto e la qualità sia più importante della quantità: una società in cui le persone possano ritrovare il tempo per incontrarsi ed instaurare con il prossimo rapporti più umani. Possiamo considerare l'Economia Solidale un sistema di relazioni economiche e sociali che pone l'uomo e l'ambiente al centro, cercando di coniugare sviluppo con equità, occupazione con solidarietà e risparmio con qualità. L’economia solidale rappresenta le attività economiche governate dal principio di reciprocità e iniziate da attori della società civile (Dacheux and Laville 2003) Ha spesso anche una connotazione “politica” di azione collettiva Principi: -Proprietà collettiva indivisibile – Distribuzione di ricchezza per risolvere i bisogni delle persone e non per remunerare il capitale -Libertà di associazione e gestione democratica -Autonomia dello stato Vista a volte anche come “transizione” verso: -da informale a formale (es. da gruppi informali ad associazioni e cooperative) -Da economia di sopravvivenza a sussistenza -Da esclusione sociale ad inclusione sociale tramite la ricostruzione di una identità collettiva Economia Civile L’economia civile non individua una nuova teoria economica, ma rappresenta una prospettiva culturale, uno sguardo nuovo sul funzionamento reale dell’economia. Si articola su 3 punti: - il valore della reciprocità - la considerazione per il bene comune - una visione dell’impresa come progetto - il valore della reciprocità Ogni rapporto dove c'è un dare e un ricevere mutuo è una forma di reciprocità. L’individuo non è solo altruista incondizionato (relazione unidirezionale A- >B) o altruista lungimirante (A – >B perché in futuro B->A) Il comportamento positivo verso l’altro quasi mai è puro altruismo o calcolo più raffinato dei ritorni individuali; esso dipende anche da due altri elementi: il riferimento ad una regola di equità, che va al di là della relazione in essere, la valutazione se e quanto il comportamento altrui si conformi sempre ad una regola di proporzione negli scambi. In altre parole, un soggetto A, nello scambiare con B, applica un suo parametro morale. - la considerazione per il bene comune Fine dell’Economia è il Bene Comune (nell’economia capitalista è il bene totale). Bene Comune è diverso da Bene Totale. Bene totale è la somma dei contributi di ciascuno. Secondo i teorici dell’economia civile con il prevalere del bene totale cambia di molto l’organizzazione del lavoro: i meno dotati vengono scartati, esclusi dalla produzione, perché ritenuti fonte di disturbo nella ricerca di una efficienza sempre maggiore. Bene Comune “E’ dalla composizione dei diversi contributi che nasce il bene di tutti, nessuno escluso. Tutti sono partecipi, nulla viene sprecato ed anche il contributo più miserevole diventa determinante per il risultato finale positivo”. I singoli non sono chiamati a specializzarsi per incrementare l’efficienza del processo produttivo, ma a suddividere il lavoro al fine di realizzare un più alto livello di vita collettiva. - una visione dell’impresa come progetto Impresa come comunità, all’idea che un ambiente di lavoro improntato a relazioni di fiducia, amicizia, scambio non strumentale conduca alla fin fine anche a migliori performance dell’impresa stessa. Ciò inevitabilmente porta a un appiattimento e ad un ammorbidimento delle gerarchie. Bruni prende da Becattini: l’idea di impresa progetto. Con le parole dello stesso padre dei distretti industriali, le imprese progetto sono «tese a realizzare un progetto di vita, qualcosa che si può vedere come una sorta di prolungamento e specificazione della personalità dell’inventore imprenditore» Social Responsible Business Per il profitto, cerca guadagni finanziari, si preoccupa per la comunità e l'ambiente, di solito riporta i suoi risultati sociali e ambientali LEZ 3 ECONOMIA DI FRNACESCO The Economy of Francesco è un incontro internazionale tra GIOVANI studiosi ed operatori dell’economia, convocati da Papa Francesco. • Il nome dell’evento ha chiaro riferimento al Santo di Assisi, esempio per eccellenza della cura degli ultimi della terra e di una ecologia integrale, ma rimanda anche a Papa Francesco, che fin dall’Evangelii Gaudium e poi nella Laudato si’, ha denunciato lo stato patologico di tanta parte dell’economia mondiale invitando a mettere in atto un modello economico nuovo. • Nell’ascolto sincero del Papa, si inserisce l’incontro del Santo Padre con il Vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino e l’economista Luigino Bruni, Professore ordinario di Economia Politica alla Lumsa. L’idea di affrontare le sfide dell’economia a partire dal pensiero e dall’agire economico dei giovani ha trovato nel Santo Padre un’adesione entusiasta, che si è concretizzata in una chiamata rivolta ai giovani economisti e imprenditori del mondo. • L’organizzazione dell’evento The Economy of Francesco. I giovani, un patto, il futuro – Assisi 2020 ha richiesto fin da subito la costituzione di un Comitato per dare concretezza e assicurare operatività alla preparazione di una iniziativa così importante. Al comitato partecipano la Diocesi di Assisi, l’Istituto Serafico, il Comune di Assisi e l’Economia di Comunione, in costante dialogo con il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, che patrocina l’iniziativa. L'economia è oggi tanto invadente quanto impotente di fronte alla gravità dei problemi che sono sul tappeto. La logica del sempre di più delle stesse misure di politica economica va incontro a pericolosi effetti di rigetto. E' questo il caso delle misure di austerity ove sempre più spesso il presunto rimedio è peggiore del male che vorrebbe curare. Nel giro di breve tempo siamo passati da una crisi finanziaria a una crisi economico produttiva che si è trasformata in crisi occupazionale. Questa è diventata crisi umana e sociale in grado di incidere pesantemente sui fondamenti stessi della vita civile e democratica «L’uomo d’oggi si presenta ricco di strumenti, ma povero di fini e di valori. Questa inversione tra mezzi e fini caratterizza – a ben vedere – le moderne forme di alienazione nell’ambito delle quali l’uomo perde il senso profondo di sé in rapporto agli altri uomini e al creato LEZ 8 Verso un cambiamento di paradigma Lo sviluppo è ancora oggi largamente sinonimo di progresso, eppure, come sottolineano Bellanca e Biggeri (2008, p. 211), “non meno delle rivoluzioni, ha comportato e comporta grandi oneri: dalla durezza e precarietà delle condizioni lavorative di tanti, al peggioramento della qualità delle relazioni sociali, dall’erosione dei valori collettivi alla devastazione dell’ambiente naturale”. In effetti sembra che, come annota Denis Goulet (1996, p.475), “l’umanità e di fronte a un dilemma. Per un verso, la mancata uscita dal sottosviluppo comporta la persistenza di terribili sofferenze. Per l’altro verso, il processo di superamento di queste sofferenze mediante uno sviluppo a tappe forzate può generare nuovi costi umani; e più velocemente si affrontano i vecchi costi, maggiori sono i nuovi”. La pubblicazione del rapporto Brundtland “Our Common Future” del 1987 (UN, 1987) - in cui, per la prima volta, venne introdotto il concetto di sviluppo sostenibile e del primo Rapporto sullo Sviluppo Umano nel 1990 del Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite o UNDP (UNDP, 1990) hanno senza dubbio rappresentato un punto di svolta nella riflessione internazionale sui temi dello sviluppo. Il rapporto di Stiglitz-Sen-Fitoussi del 2009 su “La misurazione delle performance economiche e del progresso sociale” ha indicato il punto di non ritorno nella concezione multidimensionale del progresso economico sociale e della sua misurazione e di conseguenza della misurazione del benessere e della povertà. Definizione SDGs e Agenda 2030 Punti positivi: Giudizio sugli MDGs - Rinnovato supporto per l’aiuto pubblico - Centrati sulle persone - Facili da comunicare - Sensibilizzazione alle tematiche dello sviluppo Critiche: - Troppo ambiziosi - Imposti top-down e scarsamente progettati - Difficoltà nella misurazione dei progressi - Composizione ristretta - Legati al risultato, non ai progressi - No attenzione a diritti umani e uguaglianza - Debolezza Ob. 8 L’Agenda di Sviluppo post-2015 è il primo processo di policy delle Nazioni Unite informato da una consultazione globale comprensiva, con coinvolgimenti di un ampio numero di persone, che includono decisori politici, studiosi, esperti, imprenditori e cittadini, con particolare attenzione ai poveri e ai gruppi vulnerabili. - Assicurare che la comunità globale potesse contribuire alla definizione di una agenda coerente. - Creare spazi e opportunità per i soggetti interessati affinché potessero fornire idee e proposte inerenti lo sviluppo sostenibile e l’implementazione dell’agenda post-2015. 1. Definizione degli argomenti e aree di policy da includere dell’agenda post-2015 = Creazione di una agenda di sviluppo unica e universale, in grado di terminare il processo iniziato con i MDGs, affrontando inoltre le più ampie sfide dello sviluppo sostenibile 2. Definizione delle modalità operative di implementazione degli obiettivi = Fornire agli stati idee e input su come rendere operative l’agenda SDG 1-17 1. Sradicare la povertà estrema, ovunque e in tutte le sue forme 2. Porre fine alla fame, realizzare la sicurezza alimentare e garantire adeguato nutrimento per tutti, promuovere l’agricoltura sostenibile 3. Realizzare condizioni di vita sana per tutti e a tutte le età 4. Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento permanente per tutti 5. Realizzare l’eguaglianza di genere, l’empowerment delle donne e delle ragazze ovunque 6. Garantire disponibilità e gestione sostenibile di acqua e servizi igienico-sanitari 7. Assicurare l’accesso a sistemi di energia moderni, sostenibili, sicuri e a prezzi accessibili per tutti 8. Promuovere una crescita economica sostenuta, inclusiva e sostenibile nonché occupazione e lavoro dignitoso per tutti 9. Costruire infrastrutture resilienti, promuovere un processo d’industrializzazione sostenibile e inclusivo e stimolare l’innovazione 10. Ridurre l’ineguaglianza all’interno e fra le Nazioni 11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili 12. Assicurare modelli di produzione e consumo sostenibili 13. Promuovere azioni urgenti per combattere il cambiamento climatico e i suoi effetti 14. Garantire la salvaguardia e l’utilizzo sostenibile delle risorse marine, degli oceani e del mare 15. Proteggere e ripristinare gli ecosistemi terrestri e arrestare la perdita di biodiversità 16. Rendere le società pacifiche e inclusive, realizzare lo stato di diritto e garantire istituzioni efficaci, competenti e inclusive 17. Rafforzare e incrementare gli strumenti di implementazione e la partnership globale per lo sviluppo sostenibile LEZ 9 Le tre ondate 1. Automazione di segmenti e set limitati di attività economico-produttive (anni ‘60-’70). 2. Internet e l’accesso ubiquitario all’informazione (1980-90) 3. Cyber-physical systems: processori, sensori, attuatori, information storage, nuovi tools e computational modeling, connettività dei prodotti in cloud Lo schema concettuale: transizioni Una transizione può essere definita come un graduale processo di cambiamento sociale, nel corso del quale si trasforma l’assetto strutturale della società (o il complesso sotto-sistema della società). • La transizione non segue uno schema fisso, né un progetto ben definito, non è uniforme né deterministica. Vi sono ampie differenze nel tasso e nella scala dei cambiamenti, nonché nei periodi in cui si attua. • La transizione non può essere rigorosamente definita in anticipo, perché durante il processo di cambiamento gli umani elaborano strategie adattative, apprendono e tentano di anticipare nuove soluzioni. Al contrario, le transizioni sono possibili traiettorie di sviluppo, le cui direttrici, dimensioni e velocità sono influenzate dalle policy e dalle circostanze. • La transizione è l’esito di sviluppi in differenti campi-domini • In altre parole, la transizione può essere descritta come un insieme di mutamenti connessi, che possono rinforzarsi l’un l’altro, ma si realizzano in molte differenti aree: tecnologia, economia, istituzioni, comportamenti e strategie, cultura, ecologia, sistemi di credenze. • Le transizioni sono multi-dimensionali, stratificate, con differenti sviluppi che si verificano simultaneamente e devono essere resi congruenti Innovazioni nell’era ICT: innovation hardware “ spesa in R&S, brevetti e pubblicazioni”. Innovation software e soft skills. Technological Innovation systems (TIS), strutture di contesto, interazioni • TIS: insieme di elementi (tecnologie, attori, reti, istituzioni) che contribuiscono attivamente allo sviluppo di un particolare «campo tecnologico» (specifico settore di conoscenza tecnologica, prodotto, applicazioni) • Importanza delle interdipendenze sistemiche Realizzazione di prodotti più sostenibili, dalla elettronica alle batterie per veicoli, packaging, tessile, cibo acqua. Economia circolare Applicabile a tutti i settori, supera il concetto di economia lineare e quella del concetto di economia che chiude il ciclo con un rifiuto. Economia circolare che viene definita cosi da pochi anni, anche se per certe cose veniva attuato da tanti anni. Simbiosi industriale, ecosistema industriale, un gruppo di imprese che utilizzano sottoprodotti reciproci riducendo il livello di rifiuti creano un’iniziativa positiva. Transizione verso una economia circolare può rappresentare delle sfide per le organizzazioni che utilizzano tecnologie e processi lineari. Ecodesign, fare progettazione ecocompatibile significa prevedere l’impego delle risorse e componenti riciclati, nonché l’impiego di componenti che durano più a lungo. Dal punto di vista ambientale la progettazione può ridurre il consumo di risorse. Blue Economy Passo successivo a quello della green economy, i principi delle blue economy sono: trae ispirazione dalla natura, cambia le regole del gioco, concentrati su quello che è disponibile localmente, guarda al cambiamento come unica costante. Prato che rappresenta l’Italia nell’agenda urbana dell’Europa. Costituita questa partnership, discutendo di azioni concrete e di adottare azioni di tipo circolare. Prato ha coordinato alcuni tavoli di lavori quali, riuso di acqua, riuso urbano e tariffazione puntuale. Principali obiettivi; migliore legislazione, migliore finanziamento e conoscenza. E nei paesi in via di sviluppo? È possibile adottare una economia circolare? Gestione dei rifiuti Il rifiuto è qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’obbligo di disfarsi. Testo unico ambientale, limitare al massimo la produzione di rifiuti e conseguenze dello smaltimento, privilegiando il recupero mediante riciclo, reimpiego, riutilizzo. Fondamentale distinzione è effettuata in base all’origine: rifiuti urbani rifiuti speciali che a loro volta possono distinguersi in: pericolosi e non pericolosi Rifiuti urbani Rifiuti domestici, dalle strade, dai parchi (raccolta da AIA) Firenze, prato Pistoia Rifiuti speciale Sono rifiuti che derivano da una attività produttiva, da attività agricole, da demolizioni, lavorazioni industriali, artigianali, commerciali, di servizio, attività sanitarie (raccolta da aziende private) Categorie speciali di rifiuto Imballaggi e rifiuti di imballaggi, rifiuti sanitari, pneumatici, oli usati. Rifiuti pericolosi hanno un trattamento differenti rispetto a quelli non pericolosi. Inadeguatezze nella gestione dei rifiuti può compromettere la salute umana, inquinamento atmosferico, odori cattivi, inquinamento visivo. Una cattiva gestione può compromettere la salute e la crescita dei bambini provocando malattie, ci possono essere otturazioni che provocano dei blocchi delle acque. Da un punto di vista del rischio, il mix di questi possono avere effetti sulla salute sia a breve che lungo termine, per i lavoratori che vengono impiegati in queste discariche possono avere problemi respiratori gastrointestinali. Convenzione di Basilea Serve a minimizzare il flusso di rifiuti pericolosi, quando vanno da paesi sviluppati a paesi in via di sviluppo. Sottoprodotto la sostanza o l’oggetto è originata da un processo di produzione di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto, è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi Sostanza che può essere utilizzato direttamente senza alcun trattamento della normale pratica industriale. Materia prima seconda Un rifiuto cessa di essere tale, quando è stato sottoposto a un’operazione di recupero, incluso il riciclo e la preparazione per Il riutilizzo, e soddisfi i criteri specifici, da adottare nel rispetto delle seguenti condizioni: -la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici; -esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto; -l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana. Recupero e riuso di acque reflue comune di prato (tessile) Azione portata avanti dal comune di prato voleva incidere sulla modifica legislativa e quindi sulla possibilità del riuso delle acque reflue per utilizzo agricolo. Rigenerazione Urbana Recupero di edifici sottoutilizzati o non utilizzati. Quando si parla di rigenerazione urbana si parla di una riqualifica sociale e si coinvolgono le persone vicine all’edifico dando loro una qualità visiva migliore. Hanno impatti sociali, cittadini possono dare consiglio su come migliorare l’area. Dal punto di vista finanziario può portare a nuovi posti di lavoro, edifici che sono riconvertiti in posti di lavoro co-working, o sale di mostre o di danza. Lezioni Bellanca 12 a 15 LEZIONE 1 La salute circolare? Questo termine ci fa capire che si parla di attualità il covid-19 Otto osservazioni 1) Jared Diamond, storico economico ed epidemiologo e colloca le epidemie fin dal titolo, quindi se noi guariamo al nostro passato un evento che plasma il nostro corso di vita sono le epidemie 2)interdipendenze dinamiche, effetto farfalla ovvero l’iper-connessione. 3)effetto farfalla si determina su scala meo e micro. 4) C’è il noto-noto quello che sappiamo di sapere, c’è il noto ignoto sappiamo che vi sono cose che non sappiamo, e c’è l’ignoto ignoto quelle cose che non sappiamo di sapere (momento in cui ci troviamo adesso), nessuno di noi era in grado di prevedere il corso di questa epidemia. 5)La sorpresa però si collega con l’inerzia, ovvero è difficile cambiare le abitudini. Il BAU (business as usual) domina la nostra mente. La psicologia parla della fine della storia: se guardi indietro di 10 anni, ammeti che tutto è cambiato; se ti immagini tra 10 anni la risposta sarà a vedersi come sei adesso! 6)Cosa potrebbe distinguere l’inerzia? Alcuni rispondono la pedagogia delle catastrofi “esempio 11 settembre e quello che successe dopo...” Catastrofi capaci di rieducarci nel caso cui sono continuative 7)Nello studiare le emergenze, è isteresi o cronicizzazione, vi sono dei processi che continuano a permanere nel tempo nonostante la mentalità inerziale di prima? La scommessa può riguardare una nuova guerra fredda tra due modelli di capitalismo. Quale modello riuscirà a sconfiggere e uscire meglio da questa pandemia? (CINA e USA) 8)Salute circolare, Ilaria Capua, propugna nel suo libro un concetto di salute come equilibrio circolare uomo-animale-piante-ambiente. Cosa vuol dire, bisogna smettere di pensare la salute dell’homo sapiens come individuo e mettere in relazione animale, piante e ambiente. Esempio perverso dell’economia circolare, i batteri delle mucche non si limitano a stare nelle mucche, i meccanismi di distribuzione e produzione del cibo possono portarci sulla tavola dei microbi che non dovrebbero starci. Esempio della mucca in America e la contaminazione dell’insalata. Insomma, la salute circolare è un nuovo concetto di salute che possiamo definire inclusivo, nel senso che non abbraccia solo la salute umana ma quella dell’intero ecosistema. LEZIONE 2 Cosa succederà alla didattica dopo l’emergenza covid-19? -Questa emergenza rischia di essere un moltiplicatore delle disuguaglianze, ovvero colui che non disporrà degli strumenti adeguati a seguire le lezioni a distanza. -Pericolo del venire meno della comunità, se questo viene meno si sfalda la comunità. Cosa distingue la lezione dal vivo? -l’interazione docente studente -la possibilità dell’errore (il mumble, mumble) Un’economia sociale? «Se un’idea di base possiede un’essenziale ambiguità, una formulazione precisa di quell’idea deve tentare di catturare, piuttosto che ignorare, tale ambiguità» (Amartya Sen). Il concetto di economia sociale è come ogni categoria aggettivata, ovvero composta da due termini, ovvero si ha un ossimoro, ponendo in tensione con un suo quasi opposto. • L’ECONOMIA SOCIALE È UNO SPAZIO (?) IN CUI SI COLLOCANO DIFFERENTI ORGANIZZAZIONI (?) DI AUTO- GOVERNO (?) CHE CONFERISCONO PRIORITÀ AI LORO OBIETTIVI SOCIALI (?): 1. COOPERATIVE, 2. ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI NONPROFIT, 3. IMPRESE SOCIALMENTE IMPEGNATE. Dove sta questo spazio? Tra lo stato e il mercato? Le organizzazioni sono delle imprese e svolgono solo funzioni di imprese? Cos’è l’autogoverno? Quali sono gli obiettivi sociali e la loro priorità? Cose è il bene comune? Impresa economica Organizzazione che utilizza svariati input, per produrre beni o servizi al fine di conseguire un reddito. Definizione talmente ampia che copre anche certe associazioni dell’economia sociale, potrebbero non essere imprese. Massimizzazione del profitto, sopravvivenza dell’impresa, creazione e diffusione del valore economico Impresa per i beni comuni • L’impresa sociale persegue scopi di interesse collettivo, dedicandosi principalmente alla produzione, fornitura e gestione di beni comuni (locali o globali). • I “beni comuni” vanno individuati per l’«attitudine a soddisfare bisogni collettivi e a rendere possibile l’attuazione di diritti fondamentali» (Stefano Rodotà). Essi appartengono a tutti e a nessuno e devono essere amministrati muovendo dal principio di solidarietà. Possono anche essere «locali», riguardando i soci. • I percorsi lungo cui le imprese sociali coltivano i beni comuni sono otto: i] educazione; ii] cura; iii] formazione e inserimento lavorativo; iv] ambiente; v] finanza; vi] integrazione; vii] servizi di welfare sostenibile; viii] internazionalizzazione. Impresa a-capitalistica • Se l’impresa sociale non genera utili, deve almeno recuperare tutti i costi. • Se ottiene guadagni, deve utilizzarli in modo non privatistico: accantonandoli a riserva indivisibile, oppure sottomettendoli a vincoli extra-mercantili, oppure accontentandosi di una redditività modesta e di lungo termine Segue: un’impresa a-capitalistica • Un’impresa capitalistica è connotata dai diritti di controllo sulle attività economiche da parte degli investitori privati: tali diritti consistono principalmente nella possibilità di organizzare il funzionamento dell’impresa, di stabilirne i confini, di ottenere la differenza tra ricavi e costi. L’impresa sociale è a-capitalistica perché s’impegna ad offrire beni comuni e perché impiega in modo non privatistico gli eventuali profitti. In conclusione, possiamo dire che: l’impresa sociale sceglie di offrire beni comuni (locali o globali) e di impiegare in maniere non privatistica gli eventuali profitti. LEZIONE 4 Una concezione più radicale • In una prospettiva teorica marxista, il nostro sistema economico non è un’economia di mercato, bensì è una forma di capitalismo. Al cuore del capitalismo vi è l’impresa quale istituzione basata su un nesso gerarchico di obbedienza. Nel mercato, i contrattisti sono formalmente (legalmente) uguali. Il nesso di Comando scompare: le scelte sono volontarie; Tizio non è obbligato a comprare le mele da Caio, può rivolgersi a Sempronio, oppure può acquistare pere Ma il capitalismo, sostiene Marx, non è un semplice mercato. Nel cuore dell’economia mercantile capitalista stanno le imprese. Le imprese sono strutture di Comando, nelle quali qualcuno dispone e altri obbediscono (senza avere sostanziali alternative) Al cuore del capitalismo stanno le asimmetrie di potere, non gli scambi volontari! “Gli uomini lavorano per due ragioni: una è la paga, l’altra è la paura di perdere il posto di lavoro” Henry Ford tre tipi di potere: potere sociale, potere statale e potere economico. Importante è capire il loro nesso: nella configurazione di potere capitalistico il potere è quello Economico che plasma di conseguenza gli altri poteri. Nella configurazione di potere sociale, il potere è quello Sociale che plasma di conseguenza gli altri Nella configurazione sociale come cooperativa, essa ci fa vedere che i potere sociale condizione sia quello economico (stato socialista) Impresa capitalistica connotata dai diritti di controllo sulle attività economiche da parte degli investitori privati. questi diritti stabiliscono la possibilità di usare discrezionalmente il tempo dei lavoratori, di decidere chi viene licenziato, di appropriarsi degli utili. L’impresa capitalistica è una struttura gerarchica e autoritaria, poiché il controllo di ultima istanza – quello che non può essere revocato da alcun’altra autorità interna – spetta agli investitori o ai loro rappresentanti, i manager. Cooperazione di produzione Gestita dai lavoratori, essa capovolge il rapporto capitale lavoro, poiché sono soci lavoratori ad assumere il capitale, prendendolo a prestito, a remunerarlo con un interesse quale compenso fisso e a distribuire a se stessi il reddito netto, dato dalla differenza tra i ricavi e i costi di gestione. In breve, è una forma d’impresa nella quale i lavoratori si assumono i rischi degli investimenti e la responsabilità delle decisioni strategiche, ottenendo in cambio l’intero sovrappiù Incontra delle serie di difficoltà: 1)insiders e Outsiders Dato che la remunerazione dei cooperatori varia in funzione della variazione del reddito netto, l’ingresso di nuovi soci aumenterebbe il numero di coloro tra cui dividere il reddito netto. Vi sono quindi interessi divergenti tra quelli che, dentro l’impresa, lavorano e guadagnano, e quelli che si candidano a entrare. Se si tutelano i cooperatori, l’impresa si chiude e diventa un luogo di privilegio. Se si favorisce chi desidera entrare, l’impresa implode, poiché chi già in essa lavora perde gran parte degli stimoli per farla funzionare adeguatamente. 2)Mutualismo Lo scopo mutualistico della cooperativa dovrebbe consistere nel retribuire meglio il lavoro dei soci e/o nel migliorare le loro condizioni di lavoro: il surplus generato dall’impresa – la differenza tra i ricavi e il monte- salari – dovrebbe tradursi in salari superiori a quelli previsti dal contratto collettivo nazionale, oppure nel pagamento del ristorno, o infine in un elevamento della qualità del lavoro. Richiamiamo alcuni noti concetti. L’utile lordo è lo scarto tra ricavi totali e costi totali; detraendo le imposte e le tasse, abbiamo l’utile netto. Togliendo la parte accantonata a riserva, l’utile netto può essere distribuito sotto forma di dividendi o di ristorni. Mentre i dividendi sono una remunerazione del capitale, e vengono ripartiti in proporzione al capitale conferito da ognuno, i ristorni sono erogati ai soci in proporzione alla retribuzione percepita, oppure, se si tratta di una cooperativa di consumo, in proporzione all’esborso effettuato dai soci per l’acquisto di beni o servizi. In realtà, i soci tendono spesso a massimizzare la continuità organizzativa, anche mediante il cosiddetto autosfruttamento, che è la non corresponsione di parte dei salari o dei ristorni e che quindi nega proprio lo scopo mutualistico. Mediante l’esercizio collettivo (per delega ai manager) della funzione imprenditoriale, i soci tendono a contrastare anzitutto i pericoli di fallimento dell’impresa, costituendo in proprietà indivisa un patrimonio di mezzi propri, piuttosto che impegnarsi a decidere dentro percorsi incerti di cambiamento. Ma se la stabilità del posto di lavoro appare sovente l’obiettivo prioritario dei soci, ciò segnala una ulteriore difficoltà: le imprese cooperative appaiono inferiori rispetto a quelle capitalistiche sul versante dell’efficienza dinamica e della spinta innovativa. 3)Il capitale di rischio LEZIONE 5 La finanza Sociale Codice civile for profit e non profit, definendo finanza sociale quella che va a prestare denaro (capitale di debito) o fornire capitale (capitale di rischio) ad aziende incorporate sotto forme giuridiche non profit, cioè cooperative sociali ex L. 381/91 e imprese sociali ex Dlgs. 155/2006. Capitale di debito sono dei risparmi, capitali che vengono investiti con un ritorno Capitale di rischio, utilizzato per acquisire dei pacchetti dell’impresa e guadagna in base all’andamento dell’azienda. Una seconda possibilità si basa, invece, più sul senso ultimo dell’intervento finanziario e definisce implicitamente “sociale” ciò che, prescindendo dalla forma giuridica assunta dal beneficiario, consente di indirizzare debito o equity ad imprese che producono beni “sociali”, cioè beni che incorporano un valore per le comunità, ad esempio l’acqua, l’energia pulita o i servizi alla persona. (anglosassone) Definizione più rigorosa È una istituzione la quale raccoglie e impiega capitale di debito, capitale di rischio e loro forme ibride, includenti perfino quote di erogazioni liberali, in risposta a bisogni che gli ordinari mercati creditizio e finanziario tendono a trascurare o ad esaudire parzialmente. che è sociale nella finanza sociale? Un primo orientamento dottrinario e operativo afferma che essa debba adottare un criterio di scelta di natura morale, chiedendosi quale imprenditorialità persegua maggiormente il bene comune e, sotto questa prospettiva, la finanza sociale coincide con la finanza etica Secondo, è sociale ciò che stabilisce la politica, esempio obiettivi dello sviluppo millennio) Terzo, introdurre criteri intellettuale Quarto, criterio di una determinata collettività mediante una pubblica e ragionate deliberazione Quinto criterio, enfatizza la dimensione del conflitto. Una cosa che accomuna tutti questi criteri, la finanza sociale raccoglie risorse su mercati non tradizionali per offrirle a categorie di imprenditori innovativi. Raccolta di risparmi -In riferimento ai mercati “non usuali” sui quali la finanza sociale effettua la raccolta (mediante conti correnti, certificati di deposito, obbligazioni bancarie) di titoli di debito, un primo gruppo è costituito da istituti di credito aventi una mission sociale: essi in Italia sono le banche di credito cooperativo e le casse rurali, le cooperative di finanza solidale, le MAG (mutue di autogestione), Banca Etica e Banca Prossima, le istituzioni di microcredito. -Piattaforme telematiche, raccolgono micro-contributi(crowdfunding) Raccolta di titoli finanziari -fondazioni private -fondazioni di origine bancaria, impegna patrimonio della banca sul territorio Fondi d’investimento Dibattito molto acceso La sostenibilità come ideologia dell’armonia Sostenibile è lo “sviluppo che soddisfa i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. La domanda cruciale è se uno Sviluppo sostenibile possa esistere, e se esso possa realizzarsi nell’ambito dell’attuale sistema socioeconomico. La risposta potrà essere data attraverso l’uso di due modelli: la crescita verde e l’economia circolare. Le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: ambientale economica e sociale che si intrecciano tra di loro L’equilibrio delle tre E: -ecologia: sfruttare le risorse rinnovabili entro i limiti di capacità di rigenerazione naturale delle stesse. Estrazioni di risorse non rinnovabili dovrebbe essere limitata -economia: internalizzare i costi dell’ambiente e inserire considerazioni dell0ambiente nelle diverse politiche settoriali. -equità: perseguire una equità intergenerazionale In opposizione alle slides del racconto ideologico, considera questa: le emissioni di CO2 e l’impronta ecologica dei Paesi aumentano al crescere del loro livello di Sviluppo umano. Ciò indica che il paradigma dello Sviluppo umano non porta di per sé a una società sostenibile, anzi. Gli obiettivi della «fioritura delle potenzialità umane» e della salvaguardia ambientale possono confliggere In effetti, viviamo in un sistema socio ecologico, nel quale le tre dimensioni (sociale, economica e ambientale) coevolvono, spesso in maniera competitiva e conflittuale. Le principali relazioni sono bidirezionali: l’ambiente condiziona le attività economiche, o quelle sociali, e viceversa. Se una variabile ha andamento super esponenziale (negativo), il suo impatto sulle altre dimensioni (anche se esse non dovessero avere quell’andamento) rischia di essere devastante, ossia contribuire a spingere l’intero sistema verso il collasso. È questo oggi l’orizzonte storico e scientifico degli studi sullo sviluppo. Quando ci si interroga su modelli di «sviluppo sostenibile» o di «decrescita conviviale», è necessario che quei modelli si misurino con i problemi della Grande Accelerazione. Anche quando si ragiona sul riequilibrio dei poteri, non ha molto senso farlo all’interno della retorica mielosa delle Nazioni Unite, bensì bisogna cercare percorsi di riequilibrio che siano all’altezza dei problemi della Grande Accelerazione. Il quadro non sollecita facili ottimismi. Ma almeno chiarisce un punto: gli studi sullo sviluppo sono più rilevanti che mai LEZIONE 7 ECONOMIA CIRCOLARE E CRESCITA VERDE 10 approcci teorici alla sostenibilità 1)Ecologico-evoluzionista, (resilienza) mette al centro la capcità dei sisitemi naturali rispetto a quelli umani 2)Evoluzionista-tecnologico, (Co-evoluzione) esaminare e valorizzare la capacit di adattamento reciproco tra sistema umano e ambientale 3)Fisico-economico, (restrizioni e riciclaggio) restrizioni su materiali e flussi di energia e riciclaggio dei rifiuti. 4)Biofisico-energetico, (stato stazionario) minimizzare e mantenere inalterato nel tempo il flusso e energia 5)Ecologico-energetico, (bilanciamento e minimizzazione) bilanciare tra inputi e output umani e minimizzare quelli legati all’ambienti 6)Ecologico-ingegneristico, (integrazione funzionale) manipolare gli ecosistemi integrandoli con le comunità umane 7)Ecologia umana, (entro i limiti) consiste nel restare entro la capacità naturale dell’ambiente 8)Sociobiologico (rispetto delle interazioni) mantenere il sistema di interazioni della natura dei settori e delle future generazioni 9)Storico istituzionale (rispetto olistico) si basa sul rispetto olistico, che abbracci in un unico ambiente e società 10)Etico utopico, (Piccolo è bello) far emergere dei nuovi sistemi valoriali Le narrative alla sostenibilità 1)Business as usual, (crescita) crescita economica è prioritaria mentre quella ambientale no 2)disaccoppiamento relativo, (crescita eco efficiente) tutto è conciliabile, si può avere crescita purché sia eco efficiente 3)limiti alla crescita, (limiti) limiti che producono una contrazione o un collasso della crescita economica 4)austerità verde, (adattamento ecologico) la priorità è quella della nicchia ecologica, le soluzioni vanno escogitata al fine di un opportuno adattamento 5)crescita verde, (crescita sostenibile) 6)disaccoppiamento assoluto, (sostenibilità ambientale) È possibile una crescita verde e un disaccoppiamento assoluto? Esiste un largo consenso su due circostanze: per un verso, qualsiasi piano efficace per evitare la crisi climatica deve porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili, puntando alla loro graduale eliminazione, a interrompere le nuove estrazioni e a tassare le emissioni nocive; Per l’altro verso, la sostituzione dei combustibili fossili con energia rinnovabile ha già un costo competitivo e in rapida ulteriore diminuzione, ed è in grado di soddisfare l’intero fabbisogno energetico. CRITICA 1)Decarbonizzare, fornire energia pulita, è soltanto un aspetto di un’economia sostenibile. (Ma è l’unico al centro dei progetti oggi più ambiziosi: i vari Green New Deal, europei o americani). Bisogna considerare le altre risorse naturali, tendenza al degrado viene solo ritardata. L’economia circolare dispiega modalità per rallentare questo percorso. La decarbonizzazione non è sufficiente se lasciamo intatti i modelli di produzione e consumo, di urbanizzazione di trasporti di agricoltura e allavemanto di bestiame che alimentano il capitalismo globale. Anche un pianeta che azzerasse la produzione di Co2 dovrebbe affrontare enormi crisi ecologiche: perdita di biodiversità alla deforestazione, all’acidificazione degli oceani alla sovrappopolazione. 2) Per produrre grandi quantità di energie solare e eolica, occorre costruire infrastrutture per le quali sono decisivi i metalli. Oltre al rischio di esaurimento di questi metalli, il problema nasce dagli effetti sulla loro estrazione sulla deforestazione, sull’equilibrio degli ecosistemi e sulla perdita di biodiversità. 3) Il pericolo non è che, nei prossimi decenni, difetti la diffusione dell’energia rinnovabile, bensì che questa, malgrado le misure sanzionatorie previste per l’uso dei combustibili fossili, si cumuli alle fonti tradizionali. 4) Una delle ragioni che rende ardua la transizione alle rinnovabili, consiste nella maggiore densità energetica delle energie fossili. Il petrolio al MC contiene più energia di qualsiasi concorrente. Le tecnologie dell’accumulo, che ad esempio permettono batterie meno ingombranti e più efficaci, è in rapida evoluzione, ma la strada appare ancora lunga, per essere percorsa, richiede la sostituzione di gran parte delle grandi infrastrutture energetiche della società. 5) Le attività più pulite dipendono spesso, mediante una rete di beni e servizi intermedi, da molte altre attività più sporche La rete elettrica che fornisce energia a queste auto è relativamente pulita. Tuttavia, in Cina il 47% dell’elettricità deriva dal carbone, dunque un passaggio alle auto elettriche sarebbe una catastrofe per i cambiamenti climatici. Inoltre, occorre il doppio di energia per produrre un’auto elettrica, rispetto ad una convenzionale. Si aggiungano altre forme di danno ambientale, come l’estrazione di minerali rari per le batterie, un processo fortemente energivoro che sfrutta all’incirca lo 0,2% del materiale estratto, mentre il restante 99,8% (nel frattempo contaminato da prodotti tossici) viene buttato via senza essere trattato, producendo inquinamento 6) Effetto rimbalzo, all’aumentare della redditività di una fonte energetica, ne aumenta l’utilizzo e alla fine il consumo totale di risorse naturali risulta accresciuto. Ad esempio, in Gran Bretagna tra il 1800 e il 2000 il prezzo della luce (misurata in lumen) è sceso di tremila volte, ma il consumo è aumentato di quarantamila. Nel complesso, le ultime tre critiche aiutano a spiegare il “paradosso dell’energia rinnovabile”, per il quale suoi livelli crescenti sono finora associati a piccole riduzioni di emissioni di CO2 , specialmente nei Paesi del Nord del pianeta. 7) L’impatto umano sull’ambiente è direttamente collegato alla crescita economica. Punto decisivo è il disaccoppiamento tra la crescita e il consumo di risorse variabili. Un disaccoppiamento relativo indica che le variabili evolvono nella stessa direzione ma non alla stessa velocità, mentre si ha disaccoppiamento assoluto quando le variabili si muovono in direzioni opposte. Disaccoppiamento relativo quando la pressione antropica sull’ambiente cresce più lentamente del PIL Disaccoppiamento assoluto quando l’impatto umano sull’ambiente è stabile o in declino a fronte di un incremento delle attività economica. Per misurare il grado di disaccoppiamento si prende il rapporto tra il tasso di crescita delle risorse naturali e il tasso di crescita del Pil. Se l’indice di disaccoppiamento d è negativo (d < 0), vi è disaccoppiamento assoluto con crescita economica e riduzione de consumo di risorse. Se è positivo ma minore di uno (0 < d < 1), vi è disaccoppiamento relativo con la crescita sia delle emissioni sia del Pil, però con le prime che aumentano meno del secondo. Si hanno esiti indesiderabili se non c’è disaccoppiamento (d > 1), ossia se il consumo di risorse aumenta più velocemente del Pil, o se entrambi i fattori diminuiscono, determinando un accoppiamento negativo (d è positivo ma sia il numeratore che il denominatore sono negativi) L’idea di un disaccoppiamento assoluto implica che, rimpiazzando i combustibili fossili con l’energia pulita, non abbiamo motivo per non continuare a espandere l’economia per sempre, ossia che la “crescita verde” è possibile 8) 9) Il fenomeno della grande accelerazione rileva che il capitalismo maturo è stato peggiore del capitalismo classico, negli ultimi decenni, infatti, il suo impatto negativo sul pianeta è stato rafforzato dalla crescente rapidità. La questione cruciale sta nel capire cosa accadrà nel prossimo futuro: l’accelerazione è destinata a proseguire, oppure almeno alcune delle variabili in gioco stanno rallentando e magari iniziano a diminuire? 7) Istruzione e formazione, (essi avranno una matrice sempre più vocazionale) 8) Governance, (quelli che si affermeranno saranno polarizzato quelli su scala locale o globale) 9) Occupazione, (strutturalmente i posti di lavoro tendono a contrarsi, e si ha un’enfasi sulla struttura informali e precaria) 10) Impatti sull’ambiente, (sono potenziati e moltiplicati) 11) Agricoltura, (percorsi sempre più sotto pressione.) LE RISPOSTE SOGGETTIVE Idealmente, la Tabella seguente identifica sei punti di attacco per realizzare la sostenibilità sociale e ambientale, e quattro leve con le quali provare a effettuare la trasformazione. Tuttavia, nei riguardi degli interventi sintetizzati nella Tabella seguente, sappiamo fin troppo (dal mio Corso di Economia dello sviluppo) quali e quanti ostacoli rendano utopica tanto un’azione collettiva globale “dal basso”, quanto il varo di accordi stringenti di diritto internazionale “dall’alto”; e sappiamo altresì quanto sia ambiguo e incerto affidarci alle dinamiche spontanee dei mercati e alle scoperte scientifico-tecnologiche. Quali misure alternative e misure percorribili? Interventi a livello individuale ’idea valida – con pregi estendibili a idee simili – è quella di Jonathan Safran Foer: non mangiare prodotti di origine animale due pasti su tre. L’acutezza della proposta sta in due suoi risvolti. Il primo è che essa, se fosse generalizzata, avrebbe un notevole impatto: non costituirebbe un rinfrescante “fioretto” a fine giornata da parte del consumatore peccaminoso. Il secondo, più importante, consiste nel tenere conto di quello che Kant chiamava il “legno storto dell’umanità”; non siamo angeli, né demoni, e realisticamente quasi tutti possiamo cedere davanti ad una salsiccia. Quindi vegetariani sì, ma … un ragionevole numero di volte. Nella retorica buonista la quale suggerisce che bisogna compiere piccoli gesti per salvare il pianeta. In effetti, occorrono invece almeno 4 comportamenti ad «impatto elevato»: non fare figli, non mangiare carne, non usare l’auto e non prendere l’aereo. Questi comportamenti richiedono però una rivoluzione nei modi di produrre, consumare e vivere. Interventi a livello nazionale Tassa sulle materie prime, Il motivo principale per cui il riciclo dei rifiuti è ad oggi molto parziale e limitato è che il materiale di recupero costa generalmente più di quello “vergine”. Un paradosso dovuto al fatto che il prezzo del materiale riciclato incorpora tutte le spese necessarie per far funzionare l’intera filiera: dalla pattumiera allo scaffale. Viceversa, le materie prime sono tuttora considerate un “dono gratuito della natura” (dono per il quale non è peraltro dovuta gratitudine alcuna), cosicché, alla fine, costano meno. Se invece di imporre regole sempre più arzigogolate sulla raccolta ed il trattamento, si imponesse una tassa sulle materie prime tale da renderle meno convenienti di quelle seconde, sarebbero i grandi gruppi industriali ad investire per far funzionare le filiere che gli sono necessarie. Una variante dello stesso approccio consiste nell’introdurre tasse di estrazione e di inquinamento che riguardano soltanto il settore primario: se estrai petrolio, stai esaurendo parte del patrimonio nazionale e devi pagare per il privilegio; se emetti fumi, stai inquinando l’atmosfera nazionale e devi essere tassato; se importi risorse, sia in forma grezza che di prodotti finiti, devi affrontare l’onere di una tariffa equivalente alle imposte, che t’impedisca di spogliare le risorse di altri paesi eludendo tale prelievo fiscale. Interventi a livello planetario una tra le migliori idee è di E. O. Wilson, il grande biologo evoluzionista. «L’estinzione di massa delle specie oggi in atto, e con essa l’estinzione dei geni e degli ecosistemi, è insieme alle pandemie, alle guerre mondiali e al cambiamento climatico tra le minacce più letali che l’umanità abbia mai imposto a sé stessa». Per riportare la biodiversità al livello di estinzione anteriore alla diffusione dell’umanità, e quindi per conservarla per le generazioni future, l’unica soluzione consiste nel destinare a riserve naturali inviolabili metà o più della superficie del suolo terrestre e dei mari. La gente capisce e preferisce gli obiettivi. Ha bisogno di una vittoria, non solo della notizia che si stanno facendo progressi. È nella natura umana desiderare la definitività, qualcosa che si consegue e mette a tacere tutte le preoccupazioni e le paure. Restiamo impauriti se il nemico è ancora alle porte, se la bancarotta è ancora possibile, se altri test tumorali possono ancora essere positivi. È nella nostra natura anche scegliere grandi obiettivi che, seppur difficili da realizzare, sono in grado di capovolgere la situazione e arrecare benefici universali». essa presenta due immensi pregi indiretti. Il primo è che vincolare metà Pianeta implica la modifica dello stile di produzione e di consumo anche dell’altra metà. Infatti «la chiave per salvare metà del pianeta è l’impronta ecologica, definita come la quantità di spazio necessaria per soddisfare tutte le necessità di una persona media. Comprende la terra usata per l’abitazione, l’acqua dolce, la produzione e distribuzione di cibo, il trasporto personale, la comunicazione, l’amministrazione e altre funzioni pubbliche, l’assistenza sanitaria, la sepoltura e il divertimento. L’impronta ecologica è composta da pezzi sparsi in tutto il mondo e ciò è vero anche per le regioni selvagge ancora esistenti sul pianeta, sulla terraferma e in mare». Il secondo pregio, davvero decisivo, è che un sistema istituzionale lo si cambia in due maniere: una è graduale ed endogena; l’altra è rivoluzionaria ed esogena (nel senso che viene attuata da una differente forma di potere sociale). Il passaggio delicato è che occorre una teoria della rivoluzione, in grado di spiegarci dove, come e quando il “taglio” va effettuato. Credere che si faccia la rivoluzione conquistando la Bastiglia o il Palazzo d’Inverno, asseconda semplicemente una teoria sbagliata. Ma non è sbagliato credere che possa individuarsi una sola misura, introducendo la quale deviamo la traiettoria del sistema. Alla ricerca dei punti di svolta Nel campo della politica climatica è stata l’introduzione di tariffe, sussidi e permessi per incentivare la crescita della produzione di energia rinnovabile. Ciò ha portato a una risposta potente del sistema, sotto forma di rafforzamento reciproco della crescita dei mercati delle esternalità negative e di miglioramento esponenziale dei costi della tecnologia. L’analisi scientifica può tentare d’indentificare le soglie critiche: quanto è vicina la traiettoria del sistema ad una di queste finestre di opportunità? Sono praticabili degli interventi capaci di spingere il sistema su una traiettoria sensibile alle soglie critiche? Figura dell’imprenditore sociale TESTI 16-19 Tre termini social entrepreneurship, fa riferimento a un processo o comportamento sociale intraprendente. social entrepreneurs, colui che si focalizza su chi la sta facendo social enterprises, è il risultato fisico che si ottiene La figura dell’imprenditore sociale varia da paese a paese. Distinzione di Austin et al. Narrow definitions limit social entrepreneurship to the application of business activities and skills to organizations active in the third sector Broader definitions include within the social entrepreneurship umbrella the whole spectrum of activities from businesses’ CSR practices to innovation and entrepreneurialism in NGOs and charities Dancin et al identifica 37 differenti definizioni di social entreprise e social entrpeneurs, basati su multiple dimensioni: innovazioni, creazione di cambiamento sociale, adozione di comportamenti imprenditoriali virtuosi, diffusione dell’ownership e la sostenibilità finanziaria. Origini del dibattito Per l'Unione europea, le imprese sociali dovrebbero essere - un meccanismo per favorire la partecipazione democratica dei cittadini alla gestione delle imprese - rivitalizzare l'economia dei paesi più poveri - migliorare l'occupabilità delle persone emarginate Per alcune fondazioni e organizzazioni di rete come Ashoka, il rito dell'imprenditorialità sociale è quello di cambiare in primo luogo il settore dei cittadini rendendolo più efficiente e imprenditoriale e poi di cambiare l'intera società affrontando equilibri ingiusti (Ashoka UK) Different cultures, phases of economic development and social contexts of the countries Paesi, con un forte movimento cooperativo e dove l'imprenditorialità sociale è storicamente legata alle cooperative, vedono prevalentemente l'imprenditorialità sociale come collegata alla proprietà condivisa delle attività economiche. Countries with a more individualistic and entrepreneurial culture often gave rise to definitions of the phenomenon based on its disruptiveness or on the need of no-profits to become financially sustainable through trade THREE SCHOOLS OF THOUGHT 1. la prima scuola di pensiero considera l'imprenditorialità sociale come l'impresa di attività generatrici di entrate dal lato delle organizzazioni no-profit o come strategie di gestione per creare valore sociale 2. la seconda scuola di pensiero interpreta l'imprenditorialità sociale in una tradizione schumpeteriana, mettendo in evidenza il suo lato innovativo nel perseguimento dell'alleggerimento della povertà e dell'uguaglianza sociale 3. terza scuola di pensiero indaga l'imprenditorialità sociale come l'attività delle organizzazioni che mirano a beneficiare la propria comunità FOCUS: SOCIAL ENTREPRENEURS IN SOCIAL ENTERPRISES Le SE sono spesso guidate da ideali e valori piuttosto che dal profitto, contribuiscono al benessere della comunità e migliorano la produzione di capitale sociale e risolvono i problemi di emarginazione Le SE hanno, per definizione, l'obiettivo primario di risolvere un problema sociale o ambientale, mentre le imprese tradizionali potrebbero considerarlo un obiettivo secondario dietro la massimizzazione dei profitti. Indipendentemente dall’oggetto dell’attività svolta, si considera di interesse generale l’attività di impresa nella quale sono occupati: •lavoratori molto svantaggiati [Regolamento UE 651/2014: disoccupato da almeno 24 mesi o da 12 mesi se ha un'età compresa tra i 15 e i 24 anni; non è diplomato o ha completato la formazione da due anni senza avere trovato lavoro; ha più di 50 anni; è un adulto solo con figlio a carico; lavora in contesti ove il suo genere è fortemente sotto rappresentato; appartiene ad una minoranza etnica e necessità di rafforzare la formazione linguistica e professionale] •persone svantaggiate, disabili, rifugiati politici, senza fissa dimora Ecosistemi facilitante per l’impresa sociale LEZ 19 Gli accademici e i responsabili politici hanno utilizzato una pletora di termini per definire il contesto o il sistema che circonda nozioni di sicurezza. Il primo ministro scozzese, Alex Salmond, ha parlato ad esempio di "ambiente favorevole" The EU Commission (2015) about “ecosystems” The OECD about “enabling ecosystem” Utilizzando le parole "sistema", "ecosistemi", "ambiente", "ecosistema abilitante" e "ambiente favorevole", porta una prospettiva diversa all'analisi delle relazioni e delle influenze tra le SE e la località in cui sono impostate l'ecosistema della parola ha due importanti implicazioni: 1) se le imprese sociali fanno parte di un ecosistema è implicita una relazione forte, in alcuni casi anche la dipendenza, tra le imprese sociali e le altre parti del sistema. 2) l'analisi dell'ecosistema dovrebbe andare oltre le relazioni tra le imprese sociali e le parti della località con cui si relazionano direttamente e abbracciano tutte le diverse parti dell'ecosistema, che potrebbero non essere tutte ambientate nella località, e le loro relazioni. Significa ampliare la catena casuale di influenza (reciprocale) tra le imprese sociali e le diverse parti dell'ecosistema considerando che i cambiamenti in una parte dell'ecosistema, anche quelli non direttamente correlati alle imprese sociali, potrebbero influenzarli. Queste due implicazioni parlano quindi della necessità di comprendere la presenza delle imprese sociali in una località come risultato di ampi processi economici, sociali, culturali e istituzionali locali e non locali che coinvolgono una pletora di attori e relazioni che si influenzano a vicenda. La parola facilitante è legata al fornire il potere, i mezzi, le opportunità o l'autorità per permettere a qualcuno di fare qualcosa. Pertanto, parlare di abilitazione dell'ecosistema per le imprese sociali significa valutare come l'ecosistema fornisce alle imprese sociali il potere, i mezzi, le opportunità o l'autorità per perseguire i loro fini finali. Gli obiettivi finali delle imprese sociali sono, in generale, a beneficio della società risolvendo problemi sociali o ambientali. Effetti che possono essere utilizzate in termini di sviluppo umano di Amartya sen. I modelli evolutivi dell'impresa sociale, compresa la loro fase di maturità, dipendono dall'interazione tra una serie di fattori. Tali fattori includono: 1) la capacità dei sistemi economici e di welfare di rispondere alle nuove esigenze collettive; 2) la capacità di mobilitazione della società civile; 3) il livello di riconoscimento dell'impresa sociale; 4) integrazione delle imprese sociali nel sistema di welfare pubblico; 5) la presenza o l'assenza di caratteristiche contestuali che favoriscono lo sviluppo e la replica delle imprese sociali. Che cos'è un ecosistema facilitante? Un ecosistema che favorisce le risorse, i mezzi, le opportunità e le capacità di SE per perseguire i propri obiettivi e che è in grado di sviluppare e riprodurre nel tempo le sue caratteristiche abilitanti Software features -Institutions -Culture -Values -Social Capital Etc… Hardware features -Legal Framework -Financial instruments -Incubators -Training Etc… C’era bisogno di una struttura per capire: (framework facoltativo) - L'ecosistema in una prospettiva olistica - Come l'ecosistema si relaziona con le SE e viceversa - Come le SE e l'ecosistema co-evolvono - I processi attraverso i quali le SE possono avere un effetto positivo o negativo sull'ecosistema - E per costruire strumenti di diagnostica per valutare gli ecosistemi L'approccio di capacità di Amartya Sen (1985) è stato utile per evidenziare: Come l'ecosistema fornisce alle SE il potere, i mezzi, le opportunità o l'autorità per perseguire i loro fini finali Come le SE contribuiscono allo sviluppo umano nella località Come le funzioni di abilitazione o disabilitazione mantengono esistenti (o possono essere rimossi) nell'ecosistema Il quadro teorico per l'analisi dell'ecosistema ci permette di districare il ruolo delle diverse parti interessate e le relazioni tra di loro -comprendere i processi attraverso i quali le SE possono avere un effetto positivo o negativo sull'ecosistema -La coelazione delle SE e dell'ecosistema -per costruire uno strumento diagnostico per capire se un ecosistema è abilitante o meno, abbracciando le diversità delle SE e per indirizzare meglio le politiche di destinazione How to create an Enabling ecosystem for Social Enterprises? Quadro giuridico - Consentire alle SE di avere forme giuridiche diverse non definiscono una serie troppo ristretta di attività al fine di promuovere la varietà organizzativa e l'innovazione - Includere clausole sociali nelle gare d'appalto al fine di stimolare la domanda di prodotti e servizi con un maggiore impatto sociale. Ciò potrebbe essere fatto attraverso i metodi identificati in Testi e Bellucci (2011) e Federico et al (2012); - Promuovere leggi fallimentari che incoraggino le organizzazioni e gli individui ad avviare nuove iniziative sociali dopo il fallimento delle precedenti iniziative; - Richiedere che le SE adottino misure di responsabilità come la rendicontazione della sostenibilità, ma anche pratiche di misurazione dell'impatto sociale (ad esempio SROI o altre metodologie) Accesso ai finanziamenti - Fornire diversi tipi di sovvenzioni e finanziamenti (ad esempio sovvenzioni con importi diversi, diversi livelli di cofinanziamento richiesti e diverse lunghezze di progetto). al fine di soddisfare le diverse esigenze delle SE (che variano in base al loro livello di sviluppo o alle priorità strategiche); - Creare sovvenzioni e strumenti di finanziamento che valorizzano positivamente l'innovazione e accettino la possibilità che gli approcci innovativi falliscano. Ciò significa, ad esempio, l'emissione di sovvenzioni/strumenti finanziari destinati specificamente a sperimentare nuovi approcci alla soluzione dei problemi sociali o ambientali piuttosto che alla risoluzione del problema di per sé; - Formare gli imprenditori sociali sui diversi tipi di finanza sociale e su come accedervi Accesso ad altre risorse - Dare alle organizzazioni l'opportunità di utilizzare edifici pubblici e aree non occupati o sottoutilizzati. Ciò dovrebbe essere accompagnato dalla possibilità di modificare l'uso che può essere fatto di tali spazi, ad esempio cambiando il tipo di edifici da commerciali a residenziali, al fine di accrescere le opportunità di utilizzo innovativo; - Promuovere spazi (fisici o digitali), come hub, centri cittadini e forum digitali, in cui i cittadini e le organizzazioni possano incontrarsi e organizzarsi per trovare soluzioni ai problemi sociali (si veda, ad esempio, gli spazi di coworking della rete Impact Hub); - Condividere informazioni facili da leggere sulle esigenze sociali e i dati provenienti dai servizi sociali in modo che le SE possano quantificare meglio il mercato/i potenziale per nuovi beni e servizi; - Promuovere la formazione dei dipendenti e dei volontari delle SE, nonché attività che possono aumentare le possibilità di incontrare persone ed essere esposti a nuove idee; Lezioni 20 e 21 Cosa intendiamo con «impatto sociale»? Per valutazione di impatto sociale si intende la valutazione qualitativa e quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo degli EFFETTI DELLE ATTIVITÀ SVOLTE sulla comunità di riferimento rispetto all’obiettivo individuato L’impatto scoiale è il cambiamento non economico dalle attività delle organizzazioni Ricordare che sono degli esercizi di valutazioni, con lo scopo di raccontare le attività di organizzazione degli effetti che ha sul suo territorio di riferimento. Perché misurare l’impatto sociale? Funzione strategica - Conoscere meglio la propria organizzazione, monitorare le proprie performance e rendere più efficiente la gestione Funzione dialogica - Esigenze di accountability, comunicazione e promozione. - Recepire le aspettative degli stakeholder Accesso a risorse economiche - Essere in linea con l’orientamento del legislatore (cfr. Linee guida VIS). - Poter accedere a bandi pubblici e/o privati - Presentarsi meglio a potenziali investitori. Finalità delle Linee Guida “DECRETO 23 luglio 2019” DEFINIRE METODOLOGIE CONDIVISE COLLEGAMENTO CON BILANCIO SOCIALE CARATTERE SPERIMENTALE Quando si applicano le linee guida? Nessun obbligo normativo, le linee guida si possono adottare su base volontaria. ’Le pubbliche amministrazioni, nell’ambito di procedure di affidamento di servizi di interesse generale, POSSONO prevedere la realizzazione di sistemi di valutazione dell’impatto sociale da parte degli ETS che
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