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Trasformazione Ceti Sociali in Classi: Da Società Organica a Dinamica, Temi di Storia

SociologiaStoria modernaAntropologia sociale

La evoluzione del concetto di ceti sociali e classe sociale attraverso la storia. Dal loro utilizzo iniziale nelle scienze naturali per indicare gruppi di animali o piante, ai termini 'ceto' o 'stato' per indicare gruppi sociali basati su una concezione gerarchica, al loro uso moderno per indicare gruppi sociali basati su differenze economiche. Anche della differenza tra società statiche e dinamiche, e fornisce esempi storici di società basate sui ceti.

Cosa imparerai

  • In che modo il termine 'ceto' era usato inizialmente?
  • Come le società statiche differiscono dalle società dinamiche?
  • Come la società industriale ha influenzato il concetto di classe sociale?

Tipologia: Temi

2018/2019

Caricato il 07/03/2022

G04A
G04A 🇮🇹

5

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Scarica Trasformazione Ceti Sociali in Classi: Da Società Organica a Dinamica e più Temi in PDF di Storia solo su Docsity! Ceto sociale e classe sociale sono gruppi omogenei che si differenziano in quanto il ceto è una condizione sociale fondata su una situazione giuridica e individuata in base al prestigio, invece la classe si basa sulle differenze economiche presenti tra gli individui. Sino al 18° secolo il termine classe veniva usato soltanto nelle scienze naturali, per indicare i principali gruppi di animali o piante; per indicare i gruppi sociali, invece, si utilizzavano termini come ‘ceto’ o ‘stato’, che riflettevano una concezione gerarchica della società. Nel 19° secolo, con la società industriale, il termine classe iniziò a indicare i principali gruppi sociali, basandosi sulle differenze economiche. Nel corso del 20° secolo la società è divenuta molto più complessa e si è tornati a parlare di ceti, definiti sulla base della professione, del prestigio sociale, dell’istruzione e dello stile di vita. Tutte le società umane sono caratterizzate da un grado più o meno ampio di disuguaglianza: al loro interno si formano sempre gruppi sociali che si differenziano per funzioni, potere, ricchezza, prestigio. In questo senso esistono due tipi di società: società statica e società dinamica. La società è definita statica quando le disuguaglianze sono fissate dalla tradizione e dalla legge e quindi non vi è possibilità di passare da un gruppo sociale all’altro, questo tipo di società è tipico dell’età premoderna. Le società dinamiche, si svilupparono a partire dal 18° secolo, sono invece le società in cui le disuguaglianze dipendono dalle capacità e dall’impegno individuali, infatti grazie alle proprie capacità e al proprio impegno ogni individuo ha la possibilità di passare da un gruppo sociale all’altro, migliorando la propria condizione. L’antico regime è un tipico esempio di società fondata sui ceti, si sviluppò in Europa a partire dall’8° secolo fino al 18°, ossia dalle origini del Feudalesimo alla Rivoluzione francese. Essa rifletteva una concezione particolare dell’ordine sociale, detta organicistica, in virtù della quale i ruoli sociali erano assegnati una volta per tutte. La distinzione iniziale fu tra clero, nobili e contadini. La struttura sociale col tempo si complicò ma il modello rimase sostanzialmente intatto sino alla Rivoluzione francese. Con la Rivoluzione francese la società di ceti fu abbattuta e venne affermato il principio dell’eguaglianza civile e giuridica. I ceti furono aboliti e vennero riconosciuti gli individui come portatori degli stessi diritti e doveri, uguali tra loro e di fronte allo Stato. La conquista dell’eguaglianza civile e giuridica è il presupposto della nascita delle classi: se gli individui sono uguali per principio, le differenze che sorgono tra essi dalla posizione economica e dal ruolo che essi occupano nel processo produttivo. I primi a usare il termine classe in un significato socioeconomico furono alcuni economisti del Settecento, come François Quesnay e Antonio Genovesi, che volendo costruire una scienza economica sul modello delle scienze naturali, ripresero il concetto di classe e lo applicarono ai gruppi sociali, differenziandoli in base al loro ruolo produttivo. La società industriale dell’Ottocento era caratterizzata da una netta polarizzazione tra proprietari e proletari; ma nel corso del Novecento tale situazione si attenuò, anche grazie alle conquiste sociali ottenute dai sindacati e dai partiti socialisti. La maggiore distribuzione della ricchezza portò così alla formazione di una estesa classe media, composta da molti ‘strati’, che si differenziano tra loro per fattori come il prestigio professionale, il tipo di istruzione e i modelli di consumo. Si è così tornati a parlare di ceti, cioè di gruppi sociali uniti non tanto dalla condizione economica, ma da fattori di tipo sociale, professionale e psicologico che danno loro un forte sentimento di comunanza.
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