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Educazione degli adulti, Appunti di Psicologia Sociale

Il ciclo di incontri interistituzionale, internazionale e interlinguistico online “Conversazioni dal Sud. Pratiche politiche, educative e di cura”, vede l’Istituto Universitario Progetto Uomo coinvolto insieme ad altre Università italiane e straniere (per citarne alcune, Istituto Universitario Don Giorgio Pratesi, Università Pontificia Salesiana, UEPA, UFSC ed altre), per aprire uno spazio di confronto, riflessione e ricerca tra percorsi politico-educativi radicati nel Sud. Cinque gli incontri,

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 16/04/2022

erika-formichella
erika-formichella 🇮🇹

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Scarica Educazione degli adulti e più Appunti in PDF di Psicologia Sociale solo su Docsity! Relazione sul Ciclo di incontri “Conversazioni dal Sud. Pratiche politiche, educative e di cura”. Il ciclo di incontri interistituzionale, internazionale e interlinguistico online “Conversazioni dal Sud. Pratiche politiche, educative e di cura”, vede l’Istituto Universitario Progetto Uomo coinvolto insieme ad altre Università italiane e straniere (per citarne alcune, Istituto Universitario Don Giorgio Pratesi, Università Pontificia Salesiana, UEPA, UFSC ed altre), per aprire uno spazio di confronto, riflessione e ricerca tra percorsi politico-educativi radicati nel Sud. Cinque gli incontri, diversi i temi trattati: dalla cura della Terra, all’agroecologia, dall’economia solidale alla coscienza planetaria; dalle pratiche educative decoloniali nell’Amazzonia brasiliana, al Mediterraneo: genealogie politiche pedagogiche, flussi migratori, esperienze educative; dalle teorie, pratiche e visioni femministe del Sud, ai sogni e alle prospettive per una fratellanza-sorellanza planetaria oggi. L’intento è quello di creare connessioni non identificate con il punto di vista del potere, infatti, la parola Sud, sta ad indicare sia la sua accezione geografica, sia quella politica ed epistemica, in riferimento a contesti di marginalità, che vogliono generare a dispetto dell’ingiustizia che li caratterizza, un mondo di condivisione. Numerosi pedagogisti hanno affrontato i temi della pedagogia in termini di visione del mondo unitaria, sistemica, olistica ed ecologica. Fu però il pedagogista brasiliano Paulo Freire a coniare per primo la parola “ecopedagogia” nel 1992. Il termine appare composto da tre parole di origine greca: oikos (casa, luogo di abitazione, spazio fisico e simbolico in cui si esplica la vita e quindi, per estensione, ambiente), paidos (bambino) e ago (guidare, condurre, accompagnare). La parola dunque si riferisce ad una maniera di accompagnare, crescere ed educare, in modo consapevole. Freire, identifica nell’ecologia la principale sfida del nostro tempo. Il pensiero ecopedagogico venne poi sviluppato da due tra i suoi più stretti collaboratori - Francisco Gutiérrez e Moacir Gadotti - i quali elaborarono alcuni principi basilari per ispirare un’azione pedagogica a livello mondiale, nei differenti contesti sociali e culturali. Tali principi muovono dalla doppia consapevolezza che ogni essere appare legato agli altri da relazioni intrinseche che ne determinano la sua costituzione fondamentale e che, all’interno di questa trama di relazioni, esiste un diritto uguale per tutti di vivere e realizzare i propri fini, mentre le ricadute pratiche vengono esplicitate da un discorso pedagogico che pone al centro il rispetto per l’ambiente e la cura dei territori, la salvaguardia della biodiversità in tutte le sue forme. La costituzione di reti sociali, culturali ed economiche all’insegna di informalità e solidarietà, la promozione di un modello di «razionalità emotiva» in alternativa alla razionalità occidentale, lo sviluppo di un modello di sostenibilità e di pratiche educative attive e innovative. In questo senso, l’ecopedagogia si inserisce necessariamente in una visione del reale in cui il concetto di cittadinanza non può che essere “planetario”, fondato cioè sul dialogo e sulla relazione fra tutti gli esseri che abitano il mondo. Un cambiamento di prospettiva in cui l’uomo si riconosce parte della globalità ed è quindi chiamato a rivedere i propri valori e le proprie azioni in una nuova logica di apertura, interazione solidale e soggettività collettiva. Passare al paradigma planetario del vivere e del sentire vuol dire sentirsi parte della Terra, intesa come un essere vivo e intelligente. Dobbiamo superare la visione antropocentrica, che guarda al pianeta come utile risorsa da conquistare, sfruttare e
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