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Globalizzazione: Effetti negativi sui risorse naturali e il lavoro, Sintesi del corso di Storia

Economia internazionaleSostenibilitàGlobalizzazione

Questo documento riporta i risultati di uno studio che mette in evidenza i pericoli per le risorse naturali e il lavoro derivanti dalla globalizzazione. I ricercatori dell'Università di Cambridge hanno analizzato i dati macroeconomici e hanno scoperto che la maggior parte dei Paesi e settori industriali sono fortemente esposti al sovrasfruttamento delle risorse, specialmente a causa del commercio internazionale. Il documento include anche una riflessione sulla compatibilità della globalizzazione con la realizzazione di catene di approvvigionamento sostenibili e resilienti.

Cosa imparerai

  • Quali sono i Paesi e settori industriali più esposti al sovrasfruttamento delle risorse a causa della globalizzazione?
  • Come possono essere ridotte le pressioni esercitate dal nostro consumo sui risorse naturali in angoli remoti del mondo?
  • Come la globalizzazione influenza la sostenibilità delle catene di approvvigionamento?

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 14/02/2022

alice-zanetti-9
alice-zanetti-9 🇮🇹

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Scarica Globalizzazione: Effetti negativi sui risorse naturali e il lavoro e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! effetti negativi della globalizzazione Colpa della globalizzazione, se acqua, energia e risorse naturali sono a rischio. Uno studio (testo in inglese) su larga scala mette in evidenza i pericoli che corrono i diversi Paesi sulle risorse idriche, energetiche e naturali a causa della globalizzazione. I ricercatori dell’Università di Cambridge partono dall’assunto che le Nazioni del Pianeta soddisfano le loro esigenze di beni e servizi attraverso la produzione interna e naturalmente il commercio internazionale; la conseguenza è che viene esercitata una pressione sulle risorse naturali sia all’interno che all’esterno dei propri confini. In base ai dati macroeconomici utilizzati ne emerge che la stragrande maggioranza dei Paesi, e dei settori industriali, è altamente esposta sia direttamente con la produzione interna sia indirettamente con le importazioni a un sovrasfruttamento delle risorse. Il rischio maggiore per le risorse – è stato scoperto – è dovuto al commercio internazionale, soprattutto da Paesi remoti. Lo studio contempla anche un invito alla riflessione sulla compatibilità della globalizzazione con il raggiungimento di catene di approvvigionamento sostenibili e resilienti. Negli ultimi decenni l’economia mondiale è diventata altamente interconnessa; non è raro che ogni componente di un particolare prodotto provenga da un Paese diverso. Per molti economisti tradizionali questo offre una fonte di vantaggio competitivo e potenziale di crescita. Tuttavia, molte nazioni impongono richieste a risorse già sottoposte a stress in altri Paesi soltanto per soddisfare i propri elevati livelli di consumo. Questa interconnessione aumenta anche la quantità di rischio in ogni fase della catena di approvvigionamento globale. I ricercatori hanno provato a quantificare l’uso globale di acqua, terra ed energia di 189 Paesi e hanno dimostrato che chi dipende di più dal commercio è potenzialmente più a rischio per l’insicurezza delle risorse, soprattutto per via dei cambiamenti climatici. “Abbiamo scoperto che il ruolo del commercio è stato ampiamente sottovalutato come fonte di insicurezza delle risorse – ha detto Oliver Taherzadeh, alla guida della ricerca da dottorato al dipartimento di Geografia di Cambridge – in realtà è una fonte di rischio maggiore rispetto alla produzione nazionale. Questo tipo di analisi non è stato effettuato prima per un gran numero di Paesi. Quantificando le pressioni che il nostro consumo esercita sulle risorse idriche, energetiche e naturali negli angoli più remoti del mondo, possiamo anche determinare quanti pericoli si trovano di fronte a noi”. In base a questi risultati, i Paesi con grandi economie come gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone sono altamente esposti alla carenza di acqua al di fuori dei propri confini. Mentre molti Paesi dell’Africa subsahariana come il Kenya in realtà affrontano molti meno rischi dal momento che non sono così collegati in rete nell’economia globale. I ricercatori hanno anche esaminato i rischi associati a settori specifici. E sorprendentemente, uno di quelli identificati con il più alto rischio di utilizzo dell’acqua e del suolo, dell’1% più alto di quasi 15mila settori analizzati, è la produzione di alimenti per cani e gatti negli Stati Uniti. fonte: https://www.rinnovabili.it/ambiente/acqua/globalizzazione-rischio-acqua-energia-risorse/ -0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0- Aspetti negativi della globalizzazione  L'outsourcing, mentre fornisce lavoro a una popolazione di un paese, porta via quei posti di lavoro da un altro paese, lasciando molti senza opportunità.  Sebbene diverse culture di tutto il mondo siano in grado di interagire, iniziano a fondersi e i contorni e l'individualità di ciascuna iniziano a svanire.  Potrebbe esserci una maggiore possibilità che la malattia si diffonda in tutto il mondo, così come le specie invasive che potrebbero rivelarsi devastanti negli ecosistemi non nativi.  C'è poca regolamentazione internazionale, un fatto spiacevole che potrebbe avere conseguenze disastrose per la sicurezza delle persone e dell'ambiente.  Grandi organizzazioni guidate dall'Occidente come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale rendono facile per un paese in via di sviluppo ottenere un prestito. Tuttavia, un focus occidentale viene spesso applicato a una situazione non occidentale, con conseguenti progressi falliti. fonte: https://www.greelane.com/it/humanities/geografia/globalization-positive-and-negative-1434946/ -0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0- La globalizzazione aumenta la concorrenza fra le aziende, il che può provocare chiusure, delocalizzazioni e perdita di posti di lavoro. I settori più vulnerabili sono caratterizzati da una prevalenza di posti di lavoro poco qualificati: si tratta delle industrie tessili, dell’abbigliamento e delle calzature, della metallurgia e manifatturiere. Il settore manifatturiero è il più esposto alla delocalizzazione a causa della competizione dei paesi con stipendi più bassi di quelli dell’UE. La pandemia di Covid-19 ha sottolineato la necessità di riportare la produzione di alcuni settori e prodotti essenziali, come i farmaci, in Europa I dati mostrano una tendenza alla delocalizzazione più frequente nei paesi dell’est Europa rispetto a quelli dell’ovest. I paesi destinatari sono principalmente l'Africa settentrionale e l'Asia. Anche se i risultati complessivi della liberalizzazione del commercio sono positivi, alcuni settori vengono colpiti gravemente e la durata del periodo di transizione dei lavoratori verso un nuovo impiego può influire molto negativamente sui benefici complessivi fonte: https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20190712STO56968/l-impatto-della- globalizzazione-sull-occupazione-nell-ue -0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0-0
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