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EGLOGHE-GARCILASO DE LA VEGA, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Spagnola

Riassunto delle EGLOGHE-GARCILASO DE LA VEGA

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019

Caricato il 29/05/2023

valerie-d-arcangelo
valerie-d-arcangelo 🇮🇹

4

(5)

7 documenti

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Scarica EGLOGHE-GARCILASO DE LA VEGA e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! EGLOGHE-GARCILASO DE LA VEGA Garcilaso De La Vega nacque a Toledo, all’epoca città di prestigio perché era stata la capitale del visigoto (I Visigoti conquistarono la Spagna, dopo aver sconfitto l’Impero Romano e misero come capitale Toledo). Nel 1501-1503 nacque Garcilaso, secondogenito e consapevole che non avrebbe ereditato nulla e che per questo avrebbe dovuto darsi da fare; così nel 1520 divenne accompagnatore di Carlo V, l’imperatore. Carlo V non era spagnolo, né lo conosceva e né lo parlava poiché era dei Paesi Bassi; quando quest’ultimo venne nominato imperatore ci fu una guerra/ribellione chiamata guerra dei “comuneros”. Il fratello primogenito di Gracilaso si mette dalla parte dei comuneros mentre lo stesso Garcilaso dalla parte dell’imperatore, mettendosi a sua volta contro la famiglia. Nel 1525 Garcilaso si sposa ma il nome della moglie non viene mai fatto. Nel 1526 Carlo V va a sposarsi con una principessa portoghese e Gracilaso lo accompagna ma si innamora di Isabel Freyre, un amore però non corrisposto e a lei si ispirerà gran parte della poesia di Garcilaso => cotta petrarchesca, relazione platonica. Nel 1529 si sposano due famiglie importanti castigliane ma l’imperatore non vuole questo matrimonio altrimenti potrebbero diventare troppo importanti; nonostante questo Garcilaso va alle nozze e partecipa anche come testimone della sposa. Quando Carlo V viene a saperlo lo punisce e lo manda su un’isola sul Danubio; rimane lì fino al 1532 ma, nel novembre dello stesso anno, un suo grande amico Pietro De Toledo, terzo duca d’Alba, viene nominato viceré di Napoli. Pietro chiede così all’imperatore se Garcilaso può essere trasferito con lui a Napoli e l’imperatore accetta. In quel periodo Napoli era una delle città più progredite d’Europa; il 95% della produzione poetica di Garcilaso è stata scritta proprio a Napoli (novembre 1532-luglio 1536). Nella città italiana Garcilaso impara a scrivere poesie ma si ritrova a Nizza quando la Francia voleva invadere l’Italia ed è qui che Garcilaso trova la morte nel 1536. Il poeta rappresenta la figura del perfetto cortigiano poiché sapeva maneggiare le armi e doveva mostrare una certa sensibilità (maneggiare spada e piuma). RIVOLUZIONE PETRARCHESCA-GARCILIANA: 1. Endecasillabo, metro tradizionale della poesia italiana mentre quello della poesia spagnola era ed è l’ottonario ma Garcilaso riesce a far passare da otto a undici sillabe. 2. Sincerità, leggendo le poesie prima di quelle di Gracilaso sembrava che il poeta non stava provando quello che scriveva perché era intento solo all’aspetto tecnico; è proprio Garcilaso uno dei primi a trasmettere sincerità. Egli ci riesce perché parla dei suoi sentimenti, la tecnica c’è, è perfetta e non si vede. 3. Neoplatonismo: mondo perfetto e irraggiungibile, natura come amica leale. Tutto questo esisteva già da prima ma Garcilaso riesce a metterlo insieme. Juan Boscàn era rimasto a Barcellona, amico di Garcilaso, ci teneva ad avere una copia di tutti i suoi componimenti e così accade non appena Garcilaso muore. Pochi anni dopo, prima di morire, Juan dice alla moglie che alla sua morte dovrà fare un libro con i suoi componimenti ma alla fine dovrà inserire le poesie di Garcilaso. Così nel 1543 compare questo libro. Nel 1569 un editore decide di stampare un libro solo con le poesie di Garcilaso. Nel 1574 un ordinario di retorica dell’università di Salamanca decide di spiegare le opere di Garcilaso poiché hanno delle fonti classiche quindi ne fa un'edizione annotata. Nel 1580 si passa dalla poesia rinascimentale alla barocca. Herrera, poeta spagnolo, decide di fare lui un’edizione annotata delle poesie di Garcilaso, ma egli è un poeta barocco. A partire dal 1580 Garcilaso diventa un classico, scrisse canzoni, elegie etc. LE EGLOGHE Un'egloga è un componimento in cui si mettono insieme endecasillabi e settenari, struttura molto complessa e l’autore vuole dimostrare la sua capacità tecnica. Le egloghe devono parlare per forza di amore e i protagonisti devono essere pastori. È un tipo di componimento che ti porta a conoscere i classici. Garcilaso fa però un piccolo sbaglio ovvero decide di rinnovare le egloghe che parlano non solo di amore ma di amore e guerra. Le egloghe di Garcilaso sono tre e il loro ordine cronologico è 2,1,3. Egloga 2^: scritta a Napoli, molto lunga (1885 versi). Argomento sentimentale: pastore Albanio si innamora della ninfa Camilla. Quando Camilla capisce, andando alla fonte, che Albanio è innamorato di lei, scappa e al tempo stesso veniamo a sapere che Camilla aveva fatto un voto alla Dea Diana di rimanere vergine (suora). Albanio venuto a sapere ciò, si butta da un dirupo ma gli dei lo salvano. Compaiono due amici pastori che lo portano da un saggio che abita vicino al fiume Tormes; ma quando arrivano al fiume trovano il saggio Severo che era appena uscito dal fiume. Egli, racconta ai pastori, che il fiume lo aveva portato nelle profondità a vedere uno scrigno in cui vi erano rappresentate le vicende della casa d’Alba, ovvero la guerra. Garcilaso vuole dire questo per riscattarci dal fatto che dalla casa d’Alba era stato salvato quando era in esilio sul Danubio. Diventa così un poema epico e quindi l’unico motivo per sconfiggere la pena amorosa è dimenticare. Egloga 3^: (376 versi). Siamo in un contesto di locus amoenus che corrisponde alla figura del fiume Tajo dove ci sono quattro ninfe che stanno tessendo quattro arazzi con quattro argomenti diversi: 1. Arazzo dove ci viene raccontata la storia di Orfeo e Euripide; finisce male. 2. Storia di Dafne e Apollo; finisce male. 3. Storia di Venere e Adone; finisce male. Tutte e tre sono storie di amore che vanno oltre l’umano ma sono al tempo stesso tragiche. → Morte di Elisa (anagramma di Isabel, muore mentre partorisce il suo terzo figlio); amore mitico e tragico. Egloga 1^: ha due spiegazioni, una tradizionale e l’altra più complessa. Scritta nel 1534 a Napoli, metrica assolutamente italiana: 30 strofe e ogni strofa ha 14 versi con 10 endecasillabi e 4 settenari. Questa strofa è chiamata “stanza” e dimostra che l’autore aveva padronanza della metrica italiana. Lettera maiuscola => più di otto sillabe Lettera minuscola => meno di otto sillabe La egloga 1^ riprende un argomento medievale ovvero quello della “questio” (domanda) e in questo componimento l’autore chiede ai lettori cosa ne pensano. Allora Garcilaso non è affatto originale e la questione che pone è “Chi soffre di più?”; l’amante che è stato tradito dalla sua amata o l’amante a cui la donna è morta? Entrambi tengono alla donna amata e questa domanda Garcilaso la riprende da altri autori come Boccaccio. L'originalità è un concetto molto moderno e che a quei tempi non aveva importanza ma comunque Garcilaso ne tiene conto e ci riesce poiché inserisce la sua vita come argomento nascosto. Nel “chi” della domanda si nascondono due pastori che lamentano la loro vita amorosa e lo fanno in mezzo ad una natura perfetta ovvero in un locus amoenus. L'argomento dell’egloga è sempre amoroso. Il primo pastore si chiama Salicio ed è innamorato di una fanciulla di nome Galatea; il secondo pastore si chiama Nemoroso ed è innamorato invece di una ninfa morta, Elisa. Nella struttura non è originale perché copia la egloga VIII di Virgilio che, comincia con una breve introduzione, poi una dedica e infine due monologhi. Garcilaso fa una dedica
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