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El buscon- L'imbroglione, Appunti di Letteratura Spagnola

Appunti e spiegazioni nei minimi dettagli. Autore, CONCEPTISMO di Quevedo, Edizione con contesto storico, titolo dell'opera, problemi della traduzione del libro, trama, prologo, lettera del lettore, lettera di dedica a vostra Merced,capitoli dei 3 libri spiegati-tradotti e con appunti. NARRATORE FITTIZIO spiegazione, gioco linguistico e appunti prof

Tipologia: Appunti

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Caricato il 09/06/2022

alessia-romagnoli
alessia-romagnoli 🇮🇹

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Scarica El buscon- L'imbroglione e più Appunti in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! EL BUSCON L’imbroglione. AUTORE FRANCISCO DE QUEVEDO: Francisco de Quevedo è stato uno scrittore e poeta spagnolo. Nasce nel 1580 a Madrid, proviene da una famiglia nobile hidalga della Castilla Vieja. Buscon appartiene ad una delle famiglie che può vantare la cosiddetta limpeza de la sangre. 1615-1617: in veste di ambasciatore compie numerosi viaggi tra Italia e Spagna. Nel 1616 a Napoli. Egli è uno dei grandi scrittori del Siglo de Oro per la sua capacità poetica, l’invenzione satirica, è uno scrittore estremamente produttivo, è considerato uno dei più grandi geni della lingua spagnola di tutti i tempi. CONCEPTISMO: concettismo Quevedo è il più grande scrittore del CONCEPTISMO (corrente letteraria tipica del 600). Secondo la quale il maggior pregio della poesia risiede nella novità e raffinatezza dei concetti cioè di immagini, metafore e analogie ricercate. Essa basa la propria ragion d’essere nell’uso del CONCEPTO → CONCETTO che non si intende pensiero, ma è l’uso complesso di una sola parola che si carica di sensi. Si basa sulla dilogia, cioè la stessa parola significa ha molti significati nello stesso momento. ESEMPI: Cepa → ceppo albero genealogico, stirpe e tronco di vite. Blanco → bianco e bersaglio. Razon → ragione, argomento, parola o brindisi. Flores → fiori e imbrogli di gioco di carte. Quel segno linguistico nello stesso contesto ha un significato immediato ma si carica di più significati → il segno di suo non è di per sé significante, è la cultura che lo adotta che gli attribuisce dei significati. Il conceptismo di Quevedo è diverso dai sonetti di Garcilaso nei quali ritroviamo il verbo ACABAR utilizzato sempre seguendo un significato diverso. (finire-morire) Infatti Quevedo non si limita a scrivere per raccontare l’esperienza di un picaro bensì un’esperienza linguistica cioè l’uso che la narrazione gli permette di fare della lingua. EDIZIONE CON CONTESTO STORICO Il Buscon è stato scritto nel 1606 (a ridosso della pubblicazione della seconda parte del Guzman), ma viene pubblicato nel 1626 senza forse la sua autorizzazione nelle stamperie a Saragoza. Quevedo scrive quest’opera durante la sua giovinezza solo per divertimento, infatti nel 1626 finirà alla stampa come libro pirata, SENZA LA SUA AUTORIZZAZIONE. TITOLO DELL’OPERA: Il titolo originale è ‘’La historia de la vida del Buscón, llamado Don Pablos de Segovia, ejemplo de Vagamundos y...de tacaños’’ Attualmente “El Buscon’’ tradotto in ‘’imbroglione’’ “trafficone’’. Ovviamente la traduzione ha una connotazione negativa, rinviano ad una mobilità etica, una persona che sopravvive per stratagemmi, una vita buscona → vivere alla giornata. L’imbroglione non è una persona onesta. PROBLEMI TRADUZIONE: È ovvio che la traduzione offre solo un riflesso dell’originale. Il confronto di due lingue raramente scaturisce identità ed equivalenze assolute. Nel Buscon ci sono molte frasi con doppio o triplo senso in spagnolo. TRAMA: Il romanzo è narrato in prima persona, secondo il modello del Lazarillo e del Guzman racconta la vicenda di Pablos De Segovia, in una serie lineare di avvenimenti. Diviso in 3 parti: infanzia, adolescenza e gioventù con l’accenno alla fine dell’opera ad una seconda parte che dovrebbe trattare della maturità e della vecchiaia: Pablos dice di partire per le Americhe. L’autore però mette in crisi dall’interno il genere, il quale si era appena costituito con la pubblicazione del Guzman, infatti oltre ai 3 fattori del genere picaresco (genealogia infamante, autobiografia, servizio padrone) dovremmo trovare il NARRATORE FITTIZIO che però NON C'È perché Quevedo rompe l’equilibrio tra narratore fittizio e narratore onnisciente. Ci deve essere una ragione forte per cui un reietto (escluso) si mette a scrivere la propria biografia, per questo è importante il punto di vista del narratore fittizio. PROLOGO: Il prologo non è serio e non si dilunga come quello del Guzman. AL LECTOR: Quevedo si riferisce al lettore o ascoltatore quindi colui che ascolta ed è satirico quando scrive “visto che i ciechi non possono leggerlo’’ (ci fa capire che era presente la tradizione orale). L’autore del prologo definisce il protagonista come il “Principe de la vida buscona” → principe della vita accattona, il migliore degli accattoni. E’ presente un ANTINOMIA: Don+accattone → Don è dedicato agli hidalgos di alto rango o famiglie nobili; mentre l’accattone vive di sottigliezze, inganni, invenzioni e modi, nati dal tempo libero, di droga → OZIO. Anticipa al lettore di cosa tratterà il libro, consiglia di stare attento e di trarne profitto dalle vicende divertenti di Don Pablo perché dubita che qualcuno compri un libro di burlas per allontanare la sua natura depravata. Inoltre l’autore esorta ad apprezzare l’eleganza con cui descrive la vita dei bricconi (disonesti). Egli invita ad applaudire perchè gli verrà presentata la storia picaresca più interessante scritta con grande gagliardia rispetto alle altre con maggiore gravità, (riferimento a quella del Guzman) ma gravità non si intende pesantezza ma fa riferimento alla questione chiave della salvezza → confessione. Nell’ultima parte afferma che coloro che comprano il libro sanno chi è l’autore e il prezzo perchè lo tiene scritto e poi critica coloro che non comprano i libri bensì li scroccano nelle copisterie e ne leggono solo una parte in quanto non capiscono l’intera essenza del libro. Esorta a non essere taccagno e avaro come “El Caballero de la Tenaza” è un personaggio di un’opera satirica di Quevedo dunque si auto menziona. LETTERA DI DEDICA (a vuestra merced): La stesura della novela inizia con l’autore che si rivolge a VUESTRA MERCED seguendo il modello del Lazarillo. L’autore spiega il perchè ha scritto questa relazione ovvero perché VUESTRA MERCED, sua signoria, vuole conoscere le varie vicende della sua vita onde evitare che altri possano scrivere o dire cose non vere, menzogne. Ma non vuole dilungarsi infatti egli dice che sarà breve così come è stato corto nell’avere fortuna e chiude la lettera. Questa parte di prologo sembra burlarsi del Lazarillo con riferimenti a vuestra merced, al caso e alla lunghezza del prologo. CAPITOLO 1: in cui racconto chi è e da dove viene Nel primo capitolo Pablo si presenta dicendo che è di Segovia. (Yo soy de Segovia: prima persona, Yo prima parola come tutti i romanzi picareschi). Presenta Il padre che era di Segovia, si chiamava Clemente Pablo. Era un barbiere, dicono che discendeva da un Buon ceppo “dice que era de muy buena cepa’’ → Cepa → ceppo si intende sia l’origine sia il tronco di un albero dell’uva. “Segun el bebia es cosa para creer” → a giudicare da quanto beveva era così dunque era alcolizzato → GENEALOGIA INFAMANTE. Egli era sposato con Aldonza de San Pedro che si suppone non avesse la limpieza de la sangre, non fosse una cristiana vieja bensì una giudea convertita nonostante lei rivendicava i nomi dei suoi antenati, ma quest’ultimi erano un sequel di conversos anch’essi e lei giurava su questi cognomi che non era così. Nel medioevo le unioni tra famiglie cristiane e ebree non erano affatto eccezionali, ma quando cominciarono a scatenarsi le persecuzioni razziali, soprattutto a partire dal 1492, sotto i re cattolici, la purezza del sangue in Spagna diventò un vera e propria ossessione (chi si convertirà adottava i nomi dei santi come cognomi) nonostante lei si ostinasse a sostenere che discendeva da queste generazioni. Quevedo ci sta dicendo al 100% che la madre è un'ebrea convertita, quindi le voci sono vere (Diego de San Juan Andrea de San Cristobal sono infatti dei conversi). Sulla base dei propri cognomi dice di essere cristiana, ma in realtà questi nomi citati sono tutti cristiani nuevos (mundo al revés). Ogni affermazione è l’esatto contrario: più cristian di così non poteva essere ma non era così. Tutti i poeti le dedicano poesie alla mamma, ciò non è un complimento bensì stava a dire che sua madre era l’amante di molti uomini → puta vieja (tipo Celestina). LAS MALAS LUENGAS dicevano che il padre fosse un ladro attraverso l’espressione “con il due di bastoni” (le due dita) prende “l’asso di denaro” (la moneta poiché quando i suoi i clienti erano distratti mentre gli faceva la barba, faceva rubare al figlio più piccolo i loro soldi). Il bambino aveva 7 anni e finì in carcere dove morì a cause delle frustate. Il padre ne risente molto, è dispiaciuto perchè quell’angioletto era amato da tutti, egli rubava a tutti il cuore → era un ladro buono. Clemente Pablo finì in carcere ma uscì con tanto ONORE (HONRA) riuscì ad uscire con 200 lividi per la precisione → si era saputo difendere e aveva un così bell'aspetto che tutte le dame si affacciano alla finestra per vederlo passare. All’interno dell’opera la madre non aveva una buona reputazione infatti viene descritta come una strega (alcahueta) (ricorda Celestina), ma nonostante le malelingue, lei rideva di queste dicerie. cena della sera passata capirono che si trattava di una truffa, ma senza dire niente pagarono e andarono via. Arrivarono in città e per tutta la giornata pensarono a quel prezzo esorbitante che avevano pagato, quasi sentendosi stupidi. Capitolo 5 Prima che si facesse buio lasciarono la locanda per andare nella casa che avevano preso in affitto. Era fuori porta de Santiago, in appartamenti per studenti. Come fece giorno tutti gli studenti in camicia erano pronti a chiedere la matricola a Don Diego. Tutti erano felici del nuovo arrivato e alcuni amici collegiali di suo padre gli fecero da padrini affinché conoscesse tutto della scuola. Quando però Pablos mise piede nel cortile della scuola iniziarono a gridargli “Novizio, Novizio”, provò a mostrare indifferenza ridendo, ma gli si avvicinarono otto ragazzi ed uno di questi si tappò il naso e disse che puzzava come se fosse morto. E tutti gli si allontanarono tappandosi il naso. Ma questo fu solo una delle burle che il nostro protagonista dovette subire. Altri farabutti decisero di deriderlo sputandogli in faccia. Provò a parlare con il padrone ma anch'egli arrabbiato gli diede due scapocciate e poi andò via, si tolse i vestiti di dosso e si appoggiò al letto, ma non fece in tempo a farlo che il Don Diego se la prese con lui perché non lo stava servendo a dovere. Capì subito che quello che la vita gli stava prospettando non era proprio quella che aveva da sempre desiderato. L’ultimo degli scherzi che gli fecero fu quella stessa notte, all’incirca era mezzanotte quando uno dei collegiali inizia ad urlargli che c’erano i ladri, Don Pablos si spaventò e si fece la pipì addosso. Il giorno dopo cercò di non farlo scoprire a nessuno dicendo di stare male, ma Don Diego gli tirò così forte il dito quasi da slogarglielo, fino a che tutti risero di lui, lo lavarono e si rimise a letto. Raccontò tutto agli altri servitori, ma se all’inizio ci risero alla fine si allearono e vissero come fratelli, ed infatti da quel giorno nessuno più lo molestò. Capitolo 6 Don Pablos capisce che se vuole sopravvivere deve essere più astuto. Don Diego non sembra essere scontento delle burla che compie il suo servo. Don Pablos fa comunella con la governante e iniziano a rubare cibo al loro padrone, inventando modi per non essere scoperti. Un giorno, Don Pablos decide di ingannare la governante per mangiare uno dei suoi polli, quando la governante fa ‘’pio, pio’’ per richiamare i polli, Don Pablos la minaccia di denunciarla all’Inquisizione per aver mancato rispetto alla chiesa perché Pio è il nome dei Papi. Don Pablos riesce a convincere la governante che, se vuole salvarsi, deve dargli due polli, che lui porterà all’Inquisizione per farli bruciare. La burla riesce e la governante ricompensa Pablos con un altro pollo. Don Diego e gli altri vengono a sapere della burla e la governante si arrabbia al punto di non voler più cospirare insieme a Don Pablos. Don Pablos inizia a fare dei furtarelli per strada e riesce a rubare senza essere mai scoperto. I ragazzi decidono di andare insieme a Don Pablos, per assistere al furto delle armi della giustizia. Quando Don Pablos vede la ronda, dice che in una locanda ci sono sei uomini armati, tra cui Antonio Pérez, che vogliono fargli del male quindi suggerisce alle guardie di entrare senza armi per poterli catturare senza destare sospetti. Le guardie nascondono le armi in un campo vicino e Don Pablos riesce a rubarle. Quando la giustizia capisce quello che è successo, inizia ad ispezionare tutte le case per catturare Don Pablos. Egli si finge in fin di vita e riesce a scappare ancora una volta; da quel momento capisce che la strada che vuole seguire per migliorare la sua vita è quella dell’imbroglione. Capitolo 7 Don Diego ricevette delle lettere, insieme alle sue ce n'era una per Don Pablos. La lettera era da suo zio che era un boia e proveniva da Segovia. Nella lettera c'era scritto che il padre di Don Pablos era morto, era stato impiccato proprio da suo zio; sua madre era stata arrestata dall'inquisizione di Toledo e sarebbe morta presto perché dissotterrava i cadaveri, aveva rapporti sessuali con il diavolo e restaurava la verginità alle ragazze (attività tipiche delle streghe). Lo zio di Don Pablos lo invita ad andare a casa sua per riscuotere una somma di denaro che gli era stata lasciata dai suoi genitori. Intanto, il padre di Don Diego gli aveva ordinato di tornare a casa senza Don Pablos perché aveva saputo delle sue bricconate. Don Diego parte, dando ascolto a suo padre, ma prima dice al suo servo che gli troverà una sistemazione presso un altro padrone; Don Pablos rifiuta, brucia la lettera che gli aveva mandato suo zio e decide di partire qualche giorno dopo per riscuotere l'eredità e liberarsi dai legami con la sua famiglia dalla quale era fuggito. Ciò che dice Don Pablos è grave ed è detto in maniera violenta cioè che chi veniva ucciso dai boia, (come il padre), veniva mandato al macello e le carni venivano mischiate con quelle degli animali → Mette in dubbio il fatto che andando a mangiare dallo zio, pensa di star mangiando i genitori. Alla fine vuole andare a corte per diventare un hidalgo. SECONDO LIBRO CAPITOLO 1: Pablo racconta del suo viaggio da Alcala verso Segovia e quello che gli capitò fino a Rejas, dove dormí quella notte. Lungo il cammino Pablo rimpiangeva la sua partenza, vendette di nascosto alcune cose per pagarsi il viaggio, affittò una mula. Egli incontra vari personaggi come un uomo su un mulo che parlava da solo, lui conosceva come conquistare la terra santa, prendere Algeri, conosce dei piani come prosciugare il mare, sapeva fare incantesimi. Quest'uomo scese a Torrejon. Un altro personaggio è lo spadaccino che vuole insegnargli come usare la spada ad esempio angolo retto ecc (sta prendendo in giro uno spadaccino famoso dell’epoca che aveva scritto un'opera di scherma).Gli avrebbe fatto vedere, alla locanda dove alloggiano, delle mosse potenti contro i turchi e che le avrebbe voluto farle vedere pure al re. Il capitolo finisce che si fece giorno, pagarono il conto della locanda e ripartirono. Capitolo IV Don Pablos giunge a casa di suo zio, imbarazzato dal mestiere di quest’ultimo. Don Pablos riceve un’ospitalità eccezionale, anche perché quel giorno suo zio aveva ospiti e avrebbero mangiato bene. Arrivano gli amici dello zio, tutte persone che non facevano al caso di Don Pablos che aspirava a frequentare gente d'alto rango, non boia e questuanti (religiosi accattoni). Il pranzo comprendeva le “sfogliate da quattro soldi’’, fatte con carne umana; Don Pablos arriva a pensare che le sfogliate siano state fatte con la carne di suo padre ed evita di mangiarle, c’era anche del vino del quale tutti i commensali ne fecero abuso, tant’è vero che alcuni di loro si addormentarono subito dopo il pranzo essendo già ubriachi. Allora Don Pablos uscì di casa mentre gli altri riposavano, fece due passi, passò per la casa di Cabra (collegio) e scoprì che era morto, sicuramente di fame. Alla fine andò a riscuotere il suo denaro. Suo zio gli diede dei buoni consigli per diventare un uomo per bene e di successo perché i soldi oramai non gli mancavano. Don Pablos dorme da suo zio e, al mattino, si ritira in una locanda cercando l’occasione propizia per raggiungere la capitale, non prima di aver lasciato una lettera a suo zio in cui gli spiega i motivi dell’abbandono. Capitolo V Quella mattina, Don Pablos incontra un mulattiere che aveva un mulo disponibile da dargli per partire verso la capitale, nella speranza di farsi una nuova vita dove nessuno lo avrebbe riconosciuto. Prima di partire lascia una lettera a suo zio nella quale gli augura la morte perché non vuole avere legami di sangue con nessun altro e gli chiede di non cercarlo e di non nominarlo. Sperava di non incontrare nessuno durante il suo viaggio, ma vede un gentiluomo (Don Toribio) vestito per bene e inizia una conversazione. All’inizio è scettico nei confronti del buon signore perché tutti quelli che erano vestiti bene, in un modo o nell’altro, lo avevano ingannato. Dopo un po’, l’uomo gli confessa di non essere davvero ricco, faceva soltanto finta di esserlo, era un hidalgo che aveva venduto tutto e non aveva più nulla da vendere se non il suo titolo di “don”, titolo che nessuno era interessato ad acquistare. L’hidalgo andava verso la capitale perché lì trovava sempre il modo per avere qualche spicciolo in tasca e per togliersi qualche sfizio di quelli vietati. Don Pablos lo prega di spiegargli in che modo possa fare tutto ciò, l’uomo gli dice che l’adulazione è la chiave per conquistare ogni benevolenza e poi gli spiega alcuni dei suoi trucchi. TERZO LIBRO Capitolo VI Don Pablos è stato arrestato e iniziano a frustarlo ma arrivano il portoghese e il catalano a salvarlo. I tre si fanno credere persone onorevoli, alle quali non conviene fare dei torti, pagano 8 reali e lasciano il carcere. Tornato a casa, Don Pablos capisce che sta per essere smascherato e deve abbandonare quel luogo, evitando di pagare l’affitto e portando via le sue cose. Don Pablos paga il dottor Brandalagas de Hornillos e altri due, per fingersi dell’Inquisizione ed andare ad arrestarlo, portando via anche le sue cose; la farsa riesce. Don Pablos indossa degli abiti da buon uomo ed affitta un cavallo, quello che gli manca è un lacchè. Si reca nella Calle Mayor e si posiziona di fianco ad un negozio di finimenti per cavalli, qui incontra due cavalieri con i rispettivi lacchè (valletto). I tre decidono di andare a fare una passeggiata al Prado, mentre Pablos si finge un grande conoscitore di cavalli. Scendono dai cavalli e proseguono a piedi, uno dei cavalieri propone agli altri di andare a corteggiare delle dame. Si fermano vicino ad una carrozza in cui ci sono delle donne giovani e due donne anziane (sulla cinquantina); Don Pablos inizia a conversare con le due anziane e spiega loro che sta scappando dai suoi genitori perché vogliono farlo sposare con un’ebrea brutta ma ricca, lui preferirebbe sposare una donna povera ma di sangue limpio. Ad un certo punto, le donne chiedono che venga loro offerta la merenda e Pablos si propone per offrirla. Gli altri due cavalieri, per ringraziare Don Pablos, lo invitano a cena. Alle dieci, Pablos dice di doversi congedare perché ha un appuntamento amoroso, ma in realtà deve andare a restituire il cavallo che aveva preso in affitto. Capitolo VII Al mattino, Don Pablos decide di offrire la merenda alla sua futura moglie e a tutta la compagnia. Dice di chiamarsi Felipe Tristan e finge di essere molto ricco, un buon partito per donna Anna. La colazione è servita (grazie ad un prestito), tutti sono affascinati da Don Felipe, Anna e sua madre vorrebbero il matrimonio con quest’uomo che sembra essere un ottimo partito (in questo caso, l’abito fa il monaco). Era tutto perfetto finché non arrivò Don Diego Coronel. Don Diego chiese alle sue cugine come si chiamasse quell’uomo misterioso, tutti risposero dicendo che il suo nome era Don Felipe Tristan, Don Diego disse che assomigliava tanto ad un suo servo, chiamato Pablos ma la mamma di donna Anna, per non fare brutta figura, disse di conoscerlo da molto tempo (questione di honra). Don Pablos si ritira e va a giocare a carte insieme ai suoi amici imbroglioni: Brandalagas e Pero Lopez; i suoi amici dicono a Pablos di non preoccuparsi di Don Diego perché sicuramente non si sarà accorto di nulla. Pablos vince un enorme somma di denaro imbrogliando a carte, divide il denaro con i suoi amici e va a letto. Il giorno dopo, per fare bella figura con la sua dama, paga il lacchè di un avvocato per fare un giro a cavallo, donna Anna arriva proprio nel momento in cui il cavallo si è imbizzarrito e ha lanciato Don Pablos in una pozzanghera, assiste alla scena anche Don Diego. Subito dopo arriva l’avvocato che inveisce contro Don Pablos per avergli rubato il cavallo, Pablos racconta una storia per non far capire ciò che era successo. Don Diego, che era già insospettito, incontro il dottor Flechilla che gli dice che poco prima aveva offerto una cena a Don Pablos e quest’ultimo gli aveva detto che stava per fare un buon matrimonio. A quel punto, Don Diego non ha più dubbi ed assolda i suoi uomini per picchiare Don Pablos. Si è fatta notte e Don Diego e Don Pablos sono soli. A questo punto, Don Diego chiede a Pablos di scambiarsi mantelli perché voleva passare inosservato in quella determinata zona (i bravi di Don Diego avrebbero riconosciuto Pablos dal mantello di Don Diego). Mentre Pablos si trova in strada, due bravi iniziano a picchiarlo pensando fosse Don Diego, quando capiscono dalla voce e dal volto che non è lui, scappano a gambe levate. Si è fatta mezzanotte e Don Pablos si reca fuori alla porta di donna Anna, lì i bravi di Don Diego picchiano Pablos quasi fino a lasciarlo senza vita. Don Pablos sospetta di tutti meno che di Don Diego. In questo capitolo vediamo che Quevedo non rispetta la figura del narratore fittizio, infatti anticipa cose (facendole dire a Don Pablos) che il picaro non avrebbe potuto sapere. Le persone sentono le grida di Don Pablos e lo portarono a casa di un barbiere per farlo curare, lo mettono a letto e passa la notte a riflettere. Ormai, non poteva più inseguire i suoi amici che lo avevano derubato, non poteva più trattare il matrimonio, né restare nella capitale o andare via. Quevedo utilizza l’esperpento: eccesso rovesciato e grottesco del verosimile. Capitolo IX In una locanda, Don Pablos si imbatte in una compagnia di attori che andavano a Toledo, tra questi c’era un suo vecchio compagno di Alcalà al quale Don Pablos chiede di potersi unire a loro. Inizialmente il suo compagno è restio a causa della grossa cicatrice sul volto di Don Pablos, ma poi, offrendogli del denaro, cambia idea. Sulla carrozza, Don Pablos si invaghisce di un’attrice e chiede consiglio ad un uomo su come conquistarla, questo gli risponde che non è la persona più adatta a cui chiedere perché è suo marito e si fa da parte, lasciando spazio a Don Pablos. Don Pablos attira l’attenzione degli attori, recitando un pezzo della commedia di Sant’Alessio. Il capocomico gli offre un lavoro e Don Pablos accetta, firmando un contratto di due anni; ebbe dei prologhi e delle parti da vecchio da imparare e recitare. Don Pablos rimase stupito quando capì che i testi erano scritti dagli attori ignoranti e non da un professionista. Il primo giorno recitarono la commedia e non la capì nessuno; il secondo giorno gli lanciarono ortaggi di tutti i tipi perché la commedia era davvero brutta. Se la presero tutti con l’attore che aveva scritto la commedia, ma lui si giustificò dicendo che aveva preso dei pezzi da commedie già esistenti e li aveva messi insieme. Don Pablos si dedica all’arte facendosi chiamare Alfonsino, e in un solo mese si guadagna l’approvazione di tutti, al punto da scrivere una commedia che viene rappresentata e accolta con piacere dal pubblico. Un giorno, mentre Don Pablos era in camera sua a scrivere una commedia, disse ‘’attenti all’orso’’ ad alta voce, la ragazza che gli portava il cibo, credette davvero che ci fosse un orso e corse in strada ad avvertire tutti. Quando il capocomico venne arrestato, la compagnia si sciolse e Don Pablos, ormai ricco, decise di prendere un’altra strada. Don Pablos inizia a corteggiare una suora che gli aveva commissionato vari villancicos e coplas e gli aveva fatto grandi favori perché le piaceva che Don Pablos fosse un attore. Quando il ragazzo si allontana dalla compagnia, le scrive che adesso può passare più tempo con lei; la monaca gli risponde di vedersi ai vespri e che forse, potranno ingannare la badessa per stare insieme. Don Pablos indossa i panni dell’innamorato e va in chiesa, ascolta talmente tanti vespri da ritenersi un “innamorato solenne’’. Si recò alle grate, dove c’erano tanti uomini che sembrava di essere alla prima di una commedia, le monache erano dall’altro lato delle grate. Le donne non concedevano altro che qualche toccatina, senza arrivare mai al sodo. Nel giorno di San Giovanni Evangelista, Don Pablos capisce che non otterrà mai nulla da quella monaca e quindi si fa dare alcune cose fatte a mano, con la scusa di metterle alla lotteria e si dirige verso Siviglia. Capitolo X Don Pablos si mette in cammino da Toledo a Siviglia, imbrogliando con i dadi e con le carte. Spiega al lettore qualche trucco e un po’ di gergo così che non possa essere ingannato. Don Pablos giunge a Siviglia grazie a
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