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Guide e consigli
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Elaborato di Economia Circolare, Guide, Progetti e Ricerche di Economia Agricola

Elaborato per una ricerca di economia

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2020/2021
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Caricato il 28/07/2021

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Scarica Elaborato di Economia Circolare e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Economia Agricola solo su Docsity! ECONOMIA CIRCOLARE E AZIENDE ECOSOSTENIBILI L’economia circolare è un sistema economico che si basa sul riutilizzo di materiali in cicli produttivi successivi, riducendo al mimino gli sprechi, e creando così un sistema capace di rigenerarsi da solo. Questo sistema economico viene definito ‘circolare’ poiché segue un ciclo di produzione dove tutte le materie prime vengono riutilizzate più volte finché è possibile, al fine di diminuire in modo esponenziale i rifiuti. Negli ultimi decenni è stato registrato un aumento dell’attenzione verso questi temi di sostenibilità, green economy e riciclaggio, che hanno anche messo in discussione i modelli precedenti di produzione e consumo. Per comprendere appieno le dinamiche all’interno del mercato dell’economia circolare, è bene soffermarsi sui concetti che sono alla base di essa, come la scarsità, i meccanismi di allocazione, le esternalità che possono essere negative o positive, e i rifiuti. Innanzitutto parliamo di scarsità, ovvero il concetto di quantità insufficiente, non assoluta, ma relativa; la mancanza di beni sufficienti a soddisfare una domanda spinge gli operatori economici allo scambio di mercato per soddisfare i propri bisogni. Successivamente troviamo i meccanismi di allocazione, che vengono definiti ottimali, poiché sono quelli che il sistema economico riconosce in funzione alla forza e all’utilità dei diversi tipi di usi. L’esternalità negative e i rifiuti sono elementi che riducono l’efficacia dei meccanismi di allocazione, difatti le esternalità vengono anche definite ‘fallimenti di mercato’, poiché impediscono al mercato di lavorare in maniera corretta. Le esternalità negative sono ad esempio un eccesso di prelievo di materie prime, o possono anche riguardare il patrimonio culturale, come un eccesso di pressione turistica sui beni fragili che possono produrre degli effetti collaterali assolutamente negativi. Un esempio concreto di esternalità negativa è ciò che è accaduto al Lago d’Aral. Il Lago D’Aral è situato al confine tra Uzbekistan e Kazakistan ed era uno dei quattro lago più grandi del mondo, oggi invece la maggior parte del lago è prosciugata, ma vediamo perché. Tutto è iniziato durante la Guerra Fredda, quando il regime sovietico elaborò un progetto per deviare il corso dei due fiumi che si immettevano nel lago, così da irrigare i campi delle proprie coltivazioni di cotone che erano situate in Uzbekistan. A causa quindi dell’evaporazione naturale e della riduzione della portata di immissione d’acqua, il Lago D’Aral ha iniziato a prosciugarsi. A questo primo disastro se ne è aggiunto poi un altro: per far posto a queste piantagioni di cotone, il regime sovietico ha iniziato ad utilizzare diserbanti che hanno inquinato il terreno circostante portando anche alla contaminazione delle acque del Lago d’Aral. Poiché il lago non ha emissari, i veleni si sono accumulati sul suo fondo in modo irreversibile. Evaporata l’acqua, poi, sul terreno è rimasta solo sabbia mista a polveri inquinanti. Il prosciugamento del Lago d’Aral ha avuto conseguenze negative sull'ambiente, causando un cambiamento climatico nella zona. Una delle conseguenze è sicuramente il fatto che l'assenza di acqua ha determinato un’evaporazione sempre più veloce di quella rimasta, una forte escursione termica e un inaridimento crescente dell’area circostante; inoltre le polveri inquinanti hanno raggiunto le aree circostanti il lago, rendendole inquinati e sterili. Per questi motivi il lago d’Aral viene definito come uno dei più grandi disastri ecologici della storia. Le esternalità sono quindi gli impatti che colpiscono il benessere di coloro che non partecipano a una transazione di mercato, oltre a quelle negative appena viste, esistono anche le esternalità positive; un esempio sono i proprietari terrieri che piantano alberi e che generano una impatto positivo su tutta la popolazione. Infine i rifiutisono degli scarti di materiale che vengono immessi nel meccanismo di produzione, ma che non sono utili quindi vengono scartati, di conseguenza rappresentano una perdita di valore e di risorse. Come funziona il processo di produzione e consumo dell'economia circolare? Si parte da un input, ovvero l’insieme di tutte le risorse necessarie per realizzare un bene. Il processo di produzione di beni e servizi (offerta) si interfaccia con il consumo di tali beni e servizi (domanda); entrambe hanno un'intensità d’uso di risorse per produrre e una produzione di esternalità positive e negative. A questo punto otteniamo come risultato l'output, ovvero l'insieme di valori che sono integrati nel processo di produzione e consumo, l'output determina la produzione di esternalità positive (legate alla domanda di beni e servizi), ma dobbiamo fare attenzione a minimizzare gli scarti e i rifiuti poiché potremmo eccedere con il nostro stock (ovvero la disponibilità di beni e servizi). Le contaminazioni, le dispersioni di risorse e calore e i rifiuti non riciclabili sono elementi negativi che portano ad avere esternalità negative, sono quindi da intendere con valori utilizzati senza produrre altro valore. Alcuni rifiuti possono essere riciclati e possono successivamente essere riutilizzati, quindi abbiamo un ritorno di risorse nello stock e quindi nel sistema produttivo. Lo scopo dell'economia circolare è quindi quello di rimanere all’interno di questo ciclo che cerca da una parte di massimizzare la capacità degli input in modo di utilizzarne il meno possibile, e dall’altro fa in modo di reinserire nel ciclo di produzione e consumo gli scarti riciclabili attraverso la teoria dell’astronauta di Boulding. Boulding è stato il primo a considerare la Terra come un sistema chiuso; egli sosteneva che solo dalla Terra, proprio come avviene per gli astronauti in una navicella spaziale, gli uomini possono trarre le risorse necessarie, e solo sulla Terra possono rigettare le scorie e i rifiuti. Quindi il concetto di base è che bisogna massimizzare il riciclo di materie prime, che prima finivano in gran parte negli scarti, ridurre l'entropia, quindi ridurre l’uso di energia poco efficiente e bisogna prendere in considerazione di iniziare ad utilizzare risorse maggiormente sostenibili e più affini al concetto di green economy. Quali sono gli obiettivi dell'economia circolare? Il modello di economia circolare si basa sulle tre ‘R’: Ridurre, Riusare e Riciclare, ciò significa che gli obiettivi di questo sistema economico sono la riduzione di scarti e rifiuti non riciclabili, quindi ad esempio la riduzione di imballi dei prodotti o gli spechi di materie prime; il riuso e quindi l'allungamento del ciclo di vita di determinati beni che in caso contraro sarebbero andati persi; e il riciclaggio di scarti non riutilizzabili, quindi quando non è possibile riutilizzare un oggetto o le sue parti, si riciclano i materiali che lo compongono. L'articolo allegato all’elaborato (https://www.rinnovabili.it'green-economy/economia- circolare-azienda-9-case-history-made-italy/) tratta di aleune aziende che hanno intrapreso progetti di economia circolare andando così a trasformare i propri scarti di produzione in nuovi prodotti, e ottenendo importanti benefici economici oltre che ambientali. In questo articolo inoltre si evince come, negli ultimi anni, ad interessarsi alla green economy non siano stati solamente Start Up o Centri di Ricerca, ma anche grandi 2 scorie che sicuramente andrebbero a danneggiare l’ambiente e le forme di vita presenti nel nostro Pianeta. Sempre nel settore tessile troviamo la prima Start Up trattata nell’articolo, ovvero l’Orange Fiber. Questa azienda nasce pochi anni fa dalla passione per la moda sostenibile di due donne siciliane Adriana Santanocito e Erica Arena, il cui sogno era quello di trasformare sottoprodotti di agrumi in tessuti. Orange Fiber nasce grazie alla collaborazione delle due donne con il Politecnico di Milano, dove a seguito di numerosi studi, i ricercatori hanno dimostrato che l’idea di estrarre la cellulosa da scarti di agrumi e trasformarla in una fibra biodegradabile simile alla seta era possibile, così inizia la realizzazione di questi tessuti che vengono utilizzati dalle due donne, sia per la realizzazione di camicie o sciarpe ma anche per produrre abiti lussuosi. Orange Fiber è quindi in grado di ottenere una materia prima che non incide sulle risorse naturali, ma al contrario ottimizza lo sfruttamento di una materia che altrimenti andrebbe smaltita. L'azienda per produrre i tessuti utilizza non solo bucce di arancia ma anche bucce di limoni, di mandarini e di pompelmi. Ogni anno solo in Italia 700 mila tonnellate di sottoprodotti di agrumi vengono gettati come scarti, se tutti questi scarti venissero utilizzati dall’Orange Fiber per produrre tessuti sostenibili ciò gioverebbe notevolmente all'ambiente e ci sarebbe una netta diminuzione di sprechi. Attualmente i tessuti della Orange Fiber sono utilizzati dal noto stilista Salvatore Ferragamo per la realizzazione delle sue lussuose collezioni, ma anche dall'azienda di abbigliamento H&M. Orange Fiber è composto al 100% da cellulosa naturale ed è quindi un tessuto biodegradabile, viene quindi definito un tessuto ecologico a tutti gli effetti. La seconda Start Up citata dall'articolo di riferimento è Vegea, una società fondata nel gennaio del 2016 a Milano. Questa azienda ha creato un innovativo tessuto a base vegetale che si produce grazie ad uno speciale trattamento delle fibre e degli oli contenuti nella vinaccia, una materia totalmente naturale costituita da bucce e semi degli acini d’uva ricavato durante la produzione vinicola. Quindi viene realizzato un vero e proprio tessuto a partire dagli scarti del vino, dunque tutto il processo non richiede l’utilizzo di petrolio, sostanze inquinanti, spreco d’acqua e soppressione di animali, insomma anche questo è un chiaro esempio di un’impresa nata con l’obiettivo di realizzare prodotti a basso impatto ambientale, ecosostenibili e riciclabili. Inoltre un altro vantaggio è il fatto che la materia prima risulta essere sempre disponibile, in quanto, a seguito della spremitura dell’uva e della separazione delle vinacce, quest'ultime vengono fatte essiccare per evitarne la biodegradazione, grazie a questo trattamento le vinacce mantengono inalterate le loro proprietà per almeno tre anni. Questo nuovo tessuto ecologico è molto robusto ma soprattutto ha un aspetto molto simile a quello della pelle di derivazione animale pur essendo in realtà completamente vegetale. Questo prodotto così innovato è stato premiato nel novembre del 2017, al Parlamento Europeo di Bruxelles nell’ambito della ‘European TOP 50 competition’, ovvero una competizione che ogni anno seleziona le cinquanta migliori idee innovative tra le imprese europee. Anche nel mondo del settore manifatturiero troviamo numerose imprese che man mano si sono approcciate all'economia circolare e di conseguenza hanno adottato delle politiche a basso impatto ambientale. Un esempio è IKEA un’azienda multinazionale svedese, specializzata nella vendita di prodotti di arredo e casalinghi. IKEA ha da poco lanciato un progetto che riguarda il legno processato e che mira a promuovere un'economia che riduca gli sprechi, ottimizzando l’utilizzo di materie prime e risorse. Il legno è alla base di molti prodotti IKEA, quindi l’utilizzo del legno processato, ovvero un tipo di legno che viene sagomato, intagliato e con incastri già previsti in fase di progettazione e tornitura, che consente l'assemblaggio, contribuirebbe alla riduzione dell'impatto ambientale dell’azienda. Questo progetto nasce dalla collaborazione di IKEA con il fornitore romeno Aviva, che sostiene che l’utilizzo del legno processato permette di ridurre del 60% il consumo di legno. Questo interesse verso la salvaguardia dell'ambiente, è dato anche dal fatto che questa multinazionale ha un enorme impatto sull'ambiente poiché lavora su grandi volumi, quindi se IKEA promuove politiche e progetti a basso impatto ambientale, sicuramente avrà un ampio effetto positivo sull'ambiente. Un altro progetto ecosostenibile di IKEA è stata l’idea di progettare la prima anta per cucina prodotta con legno e plastica riciclati. Ogni anno vengono consumate milioni di bottiglie di plastica, alcune vengono riciclate per produrre nuovi prodotti, mentre la maggior parte di esse finiscono nei rifiuti. Per contrastare almeno un minimo questo spreco di risorse IKEA ha trovato il modo di recuperare le bottiglie di PET trasformandole in una lamina che è staat poi applicata alla ante per cucina. Continuando la lettura dell’articolo, sempre nell’ambito manifatturiero troviamo Ecopneus, ovvero una società senza scopo di lucro che si occupa del rintracciamento, della raccolta, del trattamento e del recupero di pneumatici fuori uso. Come l'azienda Orange Fiber vista in precedenza, anche Ecopneus è una società che è nata con l’intento di promuovere e attuare politiche a basso impatto ambientale, con l’obiettivo di applicare strategie di economia circolare. Difatti la mission di questa azienda, oltre al riciclo di pneumatici fuori uso, è quella di promuovere l’utilizzo della gomma riciclata; con la gomma riciclata dei pneumatici fuori uso vengono difatti realizzati prodotti innovativi e ecosostenibili che trovano applicazione anche in settore molto diversi fa loro. Ad esempio vengono realizzati prodotti per l’edilizia come isolanti acustici a antivibranti, per il settore dello sport vengono prodotti playground per parchi giochi o cambio da calcio, o ancora, per il settore di strade e infrastrutture vengono prodotti asfalti ‘modificati’, silenziosi e duraturi che troviamo nelle pista ciclabili o negli arredi urbani. Oltre a questi progetti ecosostenibili che promuovono il riciclaggio andando a diminuire gli scarti e i rifiuti, Ecopneus dimostra il suo impegno vero l'economia circolare promuovendo iniziative di informazione e sensibilizzazione per la creazione di una cultura del riciclo. Grazie a questi obiettivi che hanno come scopo la salvaguardia dell'ambiente, Ecopneus nel novembre del 2018 ha ricevuto il Premio 100 Eccellenze Italiane che premia coloro che si sono distinti per iniziativa, abilità, studio, competenza e innovazione. L’ultima azienda citata dall’articolo è Mapei, una società per azioni (s.p.a.) italiana, nata nel 1937 che è attiva nel settore della produzione di materiali chimici per l'edilizia, come il calcestruzzo. Ogni anno in tutto il mondo vengono prodotte circa 30 miliardi di tonnellate di calcestruzzo, poiché questo materiale è economico, vi è una larga disponibilità di materie prime ed è duraturo nel tempo. Tuttavia non tutto il calcestruzzo che viene prodotto viene poi utilizzato nei cantieri, difatti una piccola parte diventa un rifiuto non riciclabile. 6 Lo smaltimento di calcestruzzo nelle discariche ha un forte impatto ambientale poiché questo materiale comporta un importante rilascio di CO2, ovvero il gas responsabile del riscaldamento globale. Per cercare di contrastare gli ingenti rifiuti di calcestruzzo che sono nocivi per l’ambiente, Mapei ha creato RE-CON ZERO EVO ovvero un prodotto biocomponente in polvere che può essere utilizzato per il recupero integrale dei resi di calcestruzzo direttamente in autobetoniera, ciò comporta un emissione di gas fino a 40 volte in meno rispetto alla CO2 che viene emessa quando il prodotto viene smaltito in discarica. Sostanzialmente RE-CON ZERO EVO viene aggiunto al calcestruzzo considerato rifiuto, in pochi minuti gli additivi di cui è composto assorbono l’acqua presente e asciugano il calcestruzzo, in altre parole questo prodotto innovativo viene utilizzato per produrre calcestruzzo senza dare origine ad alcun rifiuto. I vantaggio che derivano dall’utilizzo di RE-CON ZERO EVO sono la diminuzione dello smaltimento di risorse come il calcestruzzo, la completa eliminazione dell'uso della discarica che riduce ulteriormente l'impatto ambientale, e l'allungamento del ciclo vitale delle risorse. Da ciò si trae anche un vantaggio economico, in quando l'eliminazione dell'uso della discarica diminuisce anche i costi di smaltimento per l'azienda. Anche Mapei è quindi un chiaro esempio di un’azienda storica che man mano si è approcciata all'economia circolare, modificando il proprio sistema produttivo, e andando a ridurre il proprio impatto sull'ambiente. In Italia, solo nell’ultimo anno, sono circa 200 le aziende che si sono avvicinate o sono nate seguendo gli ideali dettati dall'economia circolare. Queste aziende appartengono a vari settori che spaziano da quello agricolo o alimentare a quelli di arredamenti, di edilizia e di elettronica. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, il maggiore numero di aziende circolari si trova in Lombardia (20,6%), di seguito Lazio (17%), Toscana (12%), Emilia Romagna (8%) e Veneto (5,3%). Questi dati dimostrano ancora una volta, come l’economia circolare sia un’idea di pensiero che si sta sempre più diffondendo in Italia e che viene messa in atto, come già visto in precedenza, anche da molto imprese italiane storiche come Barilla o Lavazza. Vediamo quindi altri grandi marchi italiani che hanno attuato una strategia congrua con gli ideali dell'economia circolare. Un esempio è quello di Naturasi, una società italiana che da anni si impegna nella distribuzione di prodotti biologici e biodinamici, l’azienda è stata fondata nel 1985 a a Conegliano e nasce con la filosofia di trasmette un'alimentazione sana, con prodotti coltivati nel rispetto dell'ambiente, della natura e quindi dell’uomo. | valori di questa azienda sono quindi la realizzazione di prodotti tramite tecniche e processi distributivi a minor impatto ambientale possibile. La mission di Naturasi è quella di far avvicinare più persone possibili al consumo di prodotti biologici e che sempre più imprese adottino questo metodo di produzione, così facendo, come già detto, si va a ridurre notevolmente l’impatto che hanno le imprese sull'ambiente e di conseguenza si ha un miglioramento della vita dell’uomo. Naturasi ha inoltre proposto un originale progetto di economia circolare chiamato ‘Re- Think your jeans”. Questo progetto vede la collaborazione di 4 realtà diverse, appunto Naturasi; Recooper, ovvero una cooperativa sociale che si occupa di raccolta e recupero di abiti usati; Pinori Filati, un'azienda pratese leader nella produzione di filati; e Rifò, un brand di moda sostenibile e rigenerata. Grazie al progetto ‘Re-Think your jeans’ chiunque avesse dei vecchi jeans che non indossa più, può lasciarli negli appositi box posti all’interno di ogni negozi Natuasi ricevendo in cambio un buono sconto di 10 euro per l’acquisto di un capo Rifò. 7
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