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La Camera Chiara di Roland Barthes: Reflessioni sulla Fotografia, Prove d'esame di fotografia

Media ContemporaneiFotografiaTeoria della ComunicazioneCultura Visiva

Riflessioni di roland barthes sui concetti fondamentali della fotografia, scritta nel 1979, poco prima della sua morte. Barthes, un critico letterario e semiologo francese, esplora la natura della fotografia e le sue capacità di attirare l'attenzione, teorizzando concetti come il fare, il subire, il guardare, lo studium e il punctum. Una profonda analisi della percezione fotografica e della relazione tra fotografo, soggetto e spettatore.

Cosa imparerai

  • Che cos'è lo studium e come lo distingue da altre forme di osservazione della fotografia?
  • Che cosa significa Barthes quando parla di 'fare', 'subire' e 'guardare' in relazione alla fotografia?
  • Come il punctum influenza la nostra percezione di una fotografia?

Tipologia: Prove d'esame

2020/2021

Caricato il 24/10/2021

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sara-ferrara-3 🇮🇹

4.3

(3)

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Scarica La Camera Chiara di Roland Barthes: Reflessioni sulla Fotografia e più Prove d'esame in PDF di fotografia solo su Docsity! SARA FERRARA PRE-APPELLO FOTOGRAFIA [MATRICOLA: 323653] 11 MAGGIO 2021 COMUNICAZIONE E MEDIA CONTEMPORANEI PER LE INDUSTRIE CREATIVE LA CAMERA CHIARA Di Roland Barthes La camera chiara è una raccolta di riflessioni scritte da Roland Barthes nel 1979, periodo molto vicino alla sua morte, avvenuta nel 1980. La prima cosa che percepiamo dal libro è che non è stato scritto da un fotografo, lui stesso nel testo non si definisce tale, era un critico letterario e semiologo francese, un uomo che cercava di comprendere il vero significato della fotografia, indagava la realtà delle cose, cercando di capire cosa ci fa dire ‘mi piace’ o ‘non mi piace’ davanti ad una fotografia e che sentì la necessità di pubblicare questo libro per condividere le sue riflessioni e considerazioni sulla fotografia. Barthes, in quegli anni, avvertiva una certa sovrapproduzione in ambito fotografico, un’abbondanza di flusso cui faticava a dare un ordine, si chiedeva per quale motivo in questo flusso di immagini, alcune fotografie avessero la capacità di attirare la sua attenzione e altre no e arrivò a teorizzare alcuni dei più importanti concetti che ancora oggi sono alla base della percezione fotografica. Quando guardi una foto sei sicuro di vederla realmente? Ogni foto è protagonista di tre pratiche: il fare, il subire, il guardare. Colui che fa la foto è il fotografo (operator), colui che subisce la foto è il soggetto (spectrum) e colui che guarda siamo tutti noi che osserviamo la foto (spectator). L’operator imita, guarda, inquadra e pone in prospettiva ciò che egli vuole cogliere, attraverso quel piccolo foro che è l'obiettivo. Uno dei concetti chiave del saggio ‘La camera chiara’ è la paradossale situazione di vedere sé stessi trasformati in un corpo inerte. Il fotografo trasforma il soggetto in oggetto; realizzando la foto, egli deposita sul foglio una sovrapposizione di diverse realtà. “Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte.” La fotografia è un teatro in cui il soggetto recita molteplici ruoli, interpreta sé stesso o colui che crede di essere, ma assume inconsciamente o non, una posa. Paradossalmente nell’ essere immortalato, il soggetto viene affidato per sempre alla morte. Il compito dello spectator è di far vivere la fotografia guardandola, ricreare l'immagine all'interno di sé stesso. È un processo personale, soggettivo e unico. Per spiegare come i nostri occhi leggano una foto, Barthes utilizza due concetti: quello di studium e quello di punctum: lo studium è interessamento che tocca ma non punge, un contatto e un contratto stipulato tra operator e spectator. Grazie allo studium si definisce la foto con le conoscenze, la cultura e la propria persona. Ti emozioni ma mediamente, quel che vedi ti fa intuire una serie di cose che collegate alle tue conoscenze ti immergono nella foto, nello spazio, nel tempo di ciò che vedi: è una partecipazione distaccata. Lo studium si può trovare in ogni foto, non manca mai ed è attraverso esso che si può risalire agli intenti dell’operator. Per spiegare meglio questo concetto vorrei fare un esempio. Se io chiedessi ad una persona di dirmi cosa è successo in Vietnam l'8 giugno 1972 la risposta probabilmente sarebbe un po’ deludente. Se mostrassi la fotografia sottostante, scattata il giorno stesso, forse nemmeno in quel caso sarebbe facile riconoscere l'evento.
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