Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Bramante e l'architettura del Cinquecento a Roma: un viaggio tra tempietti e palazzi - Pro, Dispense di Storia Dell'architettura

La carriera e le opere di donato bramante, considerato il padre dell'architettura del cinquecento a roma. Il testo illustra i progetti di bramante per la basilica di san pietro, il palazzo caprini e altri edifici, e analizza le influenze architettoniche di bramante e dei successivi architetti del seicento come bernini. Il documento include anche descrizioni di alcuni edifici famosi come il tempietto di san pietro in montorio e la biblioteca laurenziana.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 20/02/2024

antonella-caputo-4
antonella-caputo-4 🇮🇹

2 documenti

1 / 50

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Bramante e l'architettura del Cinquecento a Roma: un viaggio tra tempietti e palazzi - Pro e più Dispense in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! Esame Storia dell’architettura 3 - Prof. Villani Programma esteso Il Cinquecento Bramante: chiostro di S. Maria della Pace; tempietto di S. Pietro in Montorio; palazzo Caprini; cortile del Belvedere; progetti per S. Pietro. Dopo Bramante: architettura della prima metà del Cinquecento a Roma ed in Abruzzo. Raffaello (cappella Chigi; palazzo Branconio dell’Aquila; progetto per S. Pietro). Baldassarre Peruzzi (villa Farnesina; palazzo Massimo alle Colonne). Giulio Romano (palazzo Stati Maccarani; casa dell’architetto). Antonio da Sangallo il Giovane (palazzi Baldassini e Farnese; S. Maria di Loreto; progetto per S. Pietro). Cola dell’Amatrice (facciata di S. Bernardino). Architettura della prima metà del Cinquecento in Lombardia ed in Veneto: Giulio Romano (palazzo Te). Michele Sanmicheli (palazzi Canossa, Bevilacqua; porta Palio). Jacopo Sansovino (Zecca; libreria Marciana; loggetta del campanile di S. Marco; palazzo Corner). L’architettura di Michelangelo: sagrestia Nuova di S. Lorenzo; biblioteca Laurenziana; palazzo Farnese; piazza del Campidoglio; progetto per S. Pietro; cappella Sforza. Architettura del secondo Cinquecento a Roma: Jacopo Barozzi da Vignola (villa Giulia; tempietto di S. Andrea sulla Flaminia; S. Anna dei Palafrenieri; palazzo Farnese a Caprarola; chiesa del Gesù). Pirro Ligorio: Casino di Pio IV in Vaticano. Architettura del secondo Cinquecento nel Veneto: Andrea Palladio (basilica di Vicenza; palazzi Chiericati e Valmarana; la Rotonda; Teatro Olimpico; chiese di S. Giorgio Maggiore e del Redentore). Il Seicento Nascita e sviluppo dell’architettura barocca a Roma: G. L. Bernini (la formazione: Carlo Maderno; Baldacchino di S. Pietro; Fontana dei Quattro Fiumi; Cappella Cornaro; S. Andrea al Quirinale, l’Assunta di Ariccia, S. Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo; Colonnato di S. Pietro; progetti per il Louvre). Francesco Borromini (S. Carlino alle Quattro Fontane; Oratorio dei Filippini; S. Agnese in Agone; S. Ivo alla Sapienza; S. Andrea delle Fratte). Pietro da Cortona (Casino del Pigneto Sacchetti; Ss. Luca e Martina; S. Maria della Pace). Carlo Rainaldi (S. Maria in Campitelli). Carlo Fontana (cappelle Ginetti e Cybo; facciata di S. Marcello al Corso). Architettura barocca in Piemonte: Guarino Guarini (S. Lorenzo; cappella della Sacra Sindone; palazzo Carignano). Architettura barocca a Venezia: Baldassarre Longhena (S. Maria della Salute; palazzo Pesaro). Il Settecento Gli sviluppi dell’architettura barocca a Roma: Alessandro Specchi (porto di Ripetta); Francesco de Sanctis (scalinata di Trinità dei Monti; facciata della Trinità dei Pellegrini); Filippo Raguzzini (piazza sant'Ignazio); Nicola Salvi (Fontana di Trevi). Gli architetti fiorentini a Roma: Alessandro Galilei (facciata di S. Giovanni in Laterano; cappella Corsini) e Ferdinando Fuga (facciata di S. Maria Maggiore). Architettura barocca in Piemonte. Filippo Juvarra (basilica di Superga; facciata di S. Cristina; palazzo Madama: palazzina di caccia di Stupinigi). Architettura barocca nel Regno di Napoli: Luigi Vanvitelli (Reggia di Caserta). 0 Lezione 23_02 -A cosa serve la storia dell’architettura? 1. Conoscenza della storia, sviluppo e temi dell’architettura dall'antichità ai giorni nostri. 2. Lettura ed interpretazione dell’opera architettonica. 3. Base per la progettazione in contesti storici. 4. Ausilio per la progettazione contemporanea Esempio: Le Corbusier riprende la Certosa del Galluzzo a Firenze (XIV sec) per la progettazione modulare da usare nelle residenze contemporanee e il carattere di autosufficienza delle residenze dei frati. Saarinen (metà ‘900) nella progettazione del TWA Terminal a New York si ispira alle architetture barocche che creano spazi armonici e dinamici che esprimono e comunicano un senso di esplosione verso l’esterno. Oscar Niemeyer riprende il dinamismo e la plasticità del Barocco, riconoscibile in molte architetture tra cui Casas de Canoas, Belo Horizonte e la maggior parte degli edifici di Brasilia. La Casa del fascio a Como riprende lo schema dei palazzi del ‘500 nel rapporto tra altezza e lunghezza 1:2. Louis Kahn riprende le geometrie pure e massicce tipiche dell’architettura romana come nel Palazzo del Parlamento del Bangladesh. Calatrava nell’Emergency Service a San Gallo in Svizzera riprende l’approccio progettuale gotico. APPROFONDIMENTI Problema dell’angolo nei chiostri, come si risolve? 1. Pilastro centrale affiancato da due semicolonne addossate ad esso 2. Arco inquadrato dall’ordine Come si sceglie l’ordine architettonico da usare? Tramite il simbolismo, seguendo Vitruvio e i suoi canoni si determinava quale fosse adatto agli uomini e quale alle donne; successivamente i cristiani li adattarono secondo la propria fede, essendo Vitruvio pagano: - ordine dorico: per gli uomini, h colonne = 6 volte diametro, seguendo le proporzioni tipiche del corpo maschile; utilizzato nelle chiese cristiane dedicate ai Santi; - ordine ionico: per le donne, h colonne = 8 volte diametro, utilizzato nelle chiese cristiane dedicate alle Sante; - ordine corinzio: per le giovani donne vergini (ordine virginale). Tipologie di cortili Fiorentino: archi su colonne, quadrato o rettangolare (es. Palazzo Medici) Toscano: archi su colonne con angolo rafforzato Romano: arco inquadrato dall’ordine (archi su pilastri) Lombardo-nordico: uso della serliana 1 2. Gradonate: utili per coloro che guardavano gli spettacoli del cortile inferiore; lateralmente erano chiusi da due torri; 3. Spazio intermedio: destinato al solo passaggio; 4. Scalini; 5. Cortile superiore: consisteva in un giardino privato; sul fondo, tra il giardino e la villa, era presente una nicchia ottagonale in cui erano sistemate delle statue romane antiche. Da fine ‘500 al posto della gradonata (2) viene costruita una biblioteca che ostruisce la vista su tutto il complesso. Il motivo è che l’intero edificio e il suo cortile con le sue rappresentazioni ludiche era troppo “pagano” in un periodo in cui la chiesa deve difendersi dalla riforma protestante. Le ali che collegano il palazzo alla villa sono articolate su due livelli: -inferiore: arco inquadrato dall’ordine dorico -superiore: ordine ionico, porte finestre affiancate da nicchie, inserimento di alternanza di fascio di paraste, o parasta ribattuta, (parasta sovrapposta a due semi paraste) ; l’uso di un’unica parasta avrebbe favorito l’immagine dell’ordine superiore nettamente sproporzionato rispetto a quello inferiore. Successivamente verrà aggiunto un 3° livello utilizzando la travata ritmica; le ali superiori in fondo sono più corte rispetto a quelle iniziali; questo espediente visivo viene introdotto per dare una sensazione di maggiore estensione in lunghezza. Riferimenti progettuali: grandi residenze degli imperatori come la Domus Aurea, Villa Adriana, grandi santuari romani come quello della Fortuna (da cui si riprendono soprattutto le scalinate monumentali). Progetto di S. Pietro, Roma (1506) Nel suo magnifico programma di propaganda della Chiesa e della romanità, Giulio II elesse la basilica di San Pietro a suo luogo di sepoltura; il suo sepolcro avrebbe dovuto essere superiore a tutti gli altri, e la sua posizione sarebbe dovuta essere in asse con la tomba di san Pietro, in modo da sottolineare il rapporto di continuità e legittimazione tra il primo apostolo ed il pontefice regnante. Per fare ciò Giulio concepì di abbattere l’antica basilica e affidare l’incarico a Bramante. Il 18 aprile del 1506, fu gettata la prima pietra dell’edificio, per l’occasione fu coniata una medaglia nella quale era rappresentato il fronte del nuovo edificio. Da essa è possibile ricostruire una struttura dai corti bracci absidati con cupole minori, ai lati dei quali si elevano le due torri campanarie. Lo schema compositivo adottato è il Quincunx, già utilizzato dai bizantini e a Venezia a fine ‘400, consistente in una cupola centrale affiancata da 4 cupole minori. La cupola centrale è sorretta da 4 grandi pilastri angolari collegati tra loro da 4 archi e alla cupola da pennacchi. I pilastri principali sono smussati internamente, al fine di creare una visione di unione verso il centro della cupola che altrimenti sarebbe stata ostacolata dagli spigoli interni. La cupola centrale è formata da un colonnato in corrispondenza del tamburo, calotta gradonata (perché più spessa nella parte interiore) e una grande lanterna. Se fosse stata realizzata secondo il progetto di Bramante, la cupola sarebbe crollata, poiché troppo pesante per i pilastri ideati; l’idea originaria era di realizzare una cupola 4 simile a quella del Pantheon, che invece era sorretta interamente da muratura, non da 4 pilastri. Nella rielaborazione bramantesca successiva i pilastri vengono inspessiti e la pianta diventa longitudinale, probabilmente per una questione simbolica, in quanto ricordavano più la figura umana. Dalle variazioni del progetto emerge come l’unica ferma volontà di Bramante era quella di realizzare la grande cupola centrale, la prima parte realmente costruita, tralasciando ai posteri la possibilità di modificare l’assetto della pianta; la prima pietra fu posta su uno dei pilastri centrali. Palazzo Caprini, Roma (1501-10) L’ultimo incarico affidato a Bramante fu quello di progettare il palazzo di Adriano Caprini, importante membro della curia romana. L’edificio realizzato rimarrà il modello di palazzo nei decenni successivi. Ad oggi non è più esistente, ma la sua ricostruzione è possibile grazie all’incisione dei prospetti. 1° livello: bugnato, 5 campate che contengono 4 botteghe con banconi per la merce e un ingresso centrale; nelle aperture delle botteghe sono visibili i mezzanini (soppalchi molto bassi). 2° livello: ordine dorico, aperture (porte finestre) con timpano superiore e balaustre; suddivise da semicolonne binate; in alto è posizionato il fregio, alternanza di metope e triglifi. Sulla trabeazione si alternano piccole finestre che corrispondenti agli appartamenti destinati alla servitù. Perché si usano linguaggi differenti su diversi livelli? Per ragioni simboliche: per poter distinguere la funzione commerciale da quella residenziale e la diversa estrazione sociale dei fruitori dell’edificio, in questo caso Caprini e i bottegai. A questi ultimi veniva dato in affitto il piano inferiore per poter avere un’entrata finanziaria stabile nel tempo. La pietra utilizzata nel prospetto è in realtà un impasto di malta e polvere di marmo che simula la pietra; tutto ciò per ragioni di risparmio economico e perché al tempo stesso la pietra dava un’immagine di prestigio. Riferimento progettuale: Palazzo della Cancelleria di Roma. 5 Lezione 02/03 RAFFAELLO SANZIO Alla morte di Bramante egli lascia la così detta scuola bramantesca, composta dai suoi discepoli e collaboratori che portano avanti la sua ricerca architettonica. Tra loro il primo è Raffello, per rapporto diretto che aveva con Bramante, essendo anch'esso proveniente da Urbino, non per importanza architettonica. Raffaello fu un pittore di alto spicco, ispirò la produzione artistica fino al ‘800 e alcuni esponenti dell’espressionismo. Sin da giovane introduce delle architetture nei suoi dipinti, tipico dei pittori rinascimentali, come nello Sposalizio della Vergine, dove l’edificio è posizionato al centro, come faceva anche il Perugino, suo maestro. Nel 1508 Raffaello arriva a Roma grazie a Bramante, all’epoca architetto del Papa; quest'ultimo era in cerca di pittori per affrescare le stanze del Vaticane, da cui la Scuola di Atene, in cui Raffaello inserire ambientazioni architettoniche tipiche di Bramante. Con il tempo Raffaello si accostò sempre di più all’architettura, iniziando a delegare la pittura ai suoi allievi e avendo come clienti gli stessi per cui realizzava dipinti. Cappella Chigi La Cappella Chigi in S. Maria del Popolo fu il suo primo incarico architettonico. Agostino Chigi fu il committente, banchiere del Papa, nonché l’uomo più ricco di Roma. La cappella doveva essere non solo concepita come luogo di sepoltura, ma anche come segno di prestigio dello stesso. La cappella, ricostruita con il progetto di Raffaello ex novo, si trova su una navata laterale della chiesa; l’ingresso al suo interno è sancito da un grande arco sorretto da un pilastro con due paraste per lato. L’interno comprende una piana centrale, copertura con cupola non visibile all’esterno poiché sormontata da un’ulteriore copertura. All’interno vi sono 4 pilastri smussati verso l’interno che reggono 4 archi, da cui partono pennacchi trapezoidali di collegamento alla cupola formata da: tamburo finestrato, calotta e lanterna cieca. Riferimento di ingresso: Pantheon Riferimento del nucleo centrale: progetto di S. Pietro di Bramante S. Pietro (Progetto) Dopo la morte di Bramante, Raffaello diviene responsabile del cantiere di San Pietro, essendo il Papa Leone X un suo grande estimatore Il suo intervento si basa sulla modifica della pianta del Bramante che da pianta centrale diviene longitudinale. Prolunga un braccio, e i pilastri vengono replicati in maniera meccanica; inserisce anche i deambulatori nelle parti absidate. Tutto il progetto è un progetto modulare (quadrato). Vi è poi un secondo progetto dove sistema i campanili, solo 2 nella facciata principale, che vanno e tornano. La facciata appare con un portico con 2 grandi campanili ai lati e sul retro la grande cupola centrale . R. poi muore, ma dalle illustrazioni del tempo capiamo che la nuova basilica venne costruita partendo dal nucleo centrale, che poi si aggancia nel frattempo all’ antica basilica di costantino. Maggior fortuna R. avrà nella realizzazione di palazzi, e B. con il suo palazzo Caprini sarà suo modello. Palazzo di Jacopo da Brescia Il palazzo venne commissionato a Raffaello da Jacopo da Brescia, medico del Papa, da costruire su un lotto molto irregolare nelle immediate vicinanze di S. Pietro su un lotto di forma irregolare. Il prospetto presenta 3 livelli: 1. bugnato, 5 aperture, entrata centrale e 4 ingressi alle botteghe con mezzanino; 2. 5 finestre con timpano, fascio di paraste che sorreggono una trabeazione e cornicione che lo divide dall’ultimo livello; 3. attico, livello al di sopra di quello degli appartamenti nobiliari, il più basso e privo di ordine architettonico. 6 Lezione 03/03 PRIMO ‘500 IN ITALIA Rosso Fiorentino è sempre uno dei membri della scuola bramantesca. Nel suo caso, come diversi artisti del suo periodo ci troviamo di fronte ad un tema molto particolare, che emerge dalle opere. Nella deposizione notiamo alcune particolarità molto interessanti, la figura sulla destra pur essendo chinata appare allungata, e i volti dei personaggi sono molto estremizzati ed esagerati, il tutto caratterizzato da colori molto accessi. Nella sacra famiglia la figura di Sant'Anna appare quasi scheletrica. Nelle sue opere tutto appare soffocato ed eccessivo a livello emotivo, come se ci fosse un motivo dietro tale rappresentazione. Lo stesso si ha anche in altri artisti contemporanei come Beccafumi, che nell’ombra dei suoi dipinti inserisce immagini inquietanti. Parmigianino crea questa madonna dal collo lungo, dando questa sensazione di irrequietezza per la stranezza dell’ immagine. Nel giro di 20 anni si passa dalla crocifissione di Raffaello che appare pacata e tranquilla a quella di Pordenone piena di violenza ed espressività; capace di saper trasmettere i movimenti e le espressioni dei personaggi e piena di esagitazione. Alcune parti dell’affresco fuoriescono dal contesto, come una mano, per creare un rapporto diretto con lo spettatore. Questa situazione di arte così piena di emozioni è dovuta alle ripercussioni che la vita in quegli anni stava offrendo. Dopo R. vi è il Manierismo nella prima metà del ‘500. E’ il periodo delle Guerre d’italia, ovvero delle guerre tra signorie. L’italia è divisa in stati e signorie, tra cui il regno di napoli, stato di venezia, la signoria degli Sforza e dei Gonzaga. Poi il re di Francia invade l'Italia e conquista il regno di Napoli. Nelle guerre d’italia i regni di francia e di spagna tentano di conquistare più territori possibili, quindi per gli stati italiani e le signorie, non avendo forze necessarie per combattere, si schierano o con uno o con l’altro. In questo periodo vi è anche il “sacco di roma”. E’ il periodo della peste. Sono anche gli anni di Martin Lutero con la sua riforma protestante, che porta ad una scissione interna della chiesa che porterà ad un indebolimento della figura del papa. Tutto questo legato ad una stabilità economica e sociale. GIULIO ROMANO E’ uno dei pochi architetti romani, entra nella bottega di Raffaello e pur non conoscendo direttamente Bramante entra a far parte della scuola bramantesca in maniera indiretta; Vasari parlava di lui come un bambino prodigio. Palazzo Stati Maccarani, Roma Dopo la morte di Raffaello viene incaricato per la realizzazione di un palazzo per un alto borghese, seguendo i modelli precedenti. L’impostazione è su 3 livelli: 1°: bugnato, botteghe e mezzanini 2°: piano nobile con aperture con ordine architettonico 3°: attico finale L’edificio è progettato secondo il modello di Bramante di Palazzo Caprini, tuttavia Romano introduce delle particolarità:, le bugne sono molto grandi e pesanti; sul portale di ingresso le bugne sono incastrate nel timpano, quasi in maniera non logica. In alcune parti, come intorno alle finestre del mezzanino, non sono presenti bugne. Al piano nobile troviamo un ordine molto semplificato, quasi astratto, si parla di ordine abbreviato, ovvero mancante di alcune parti che lo compongono ( ad es. capitello, la base) . Nella zona dell’attico abbiamo solo delle fasce. Nel cortile interno le pareti sono insolitamente diverse tra loro, non vi è alcun ritorno ritmico delle paraste binate, in una parte vi è anche una finestra che spezza la trabeazione. 9 Casa Giulio Romano Oggi non più esistente in quanto sorgeva sul sito dell’attuale Altare della patria. Dai disegni si intuisce che avesse una facciata asimmetrica. Sulla finestra del primo livello ci sono delle semicolonne che reggono il timpano, il tutto mescolato con il bugnato. Romano unisce il bugnato con l’ordine e in questo caso li mescola in maniera quasi espressiva. Mette in crisi delle certezze nelle tipologie architettoniche, come l’uso del bugnato al livello inferiore e l’ordine in quelli superiori. Tutto questo era legato ad una visione confusionaria della realtà. L’unione tra ordine e bugnato era stato già compiuto dai romani, però con una funzione specifica, ovvero strutturale, senza però rinunciare alla bellezza. Ciò era fatto solo per grandi opere, come porte di ingresso. Per Romano invece è importante inserire delle stranezze e delle particolarità come segno distintivo. Romano abbandona Roma e si trasferisce a Mantova in quanto Federico II Gonzaga, che si schiera nelle guerra d’italia dalla parte giusta, riesce a risollevare il ducato. Come ogni Gonzaga, anche Federico è un grande committente e farà realizzare grandi opere. Palazzo Te, Mantova I Gonzaga possedevano un proprio palazzo, costruito nel corso dei secoli, costituito da un vero e proprio agglomerato, con molte stratificazioni portate avanti nel corso dei secoli. Al di fuori di Mantova, vi è una piccola isola detta isola del te. In questo contesto vi era la scuderia dei Gonzaga. Federico II pensa di far costruire un vero e proprio complesso, nel rinascimento infatti vi era l’abitudine di allargare i progetti che inizialmente si concentravano su una piccola area. Villa Tè, era anche una residenza al di fuori della città visto come spazio relax e sede di rappresentanza. Pianta: quadrata con corte interna, unico livello con un mezzanino basso. Vi è un cortile al centro con ambienti che si dispongono intorno. Sono presenti più ingressi, uno dalla parte del giardino, uno verso la città e un terzo ingresso con un loggiato. Sono presenti 3 grandi sale, in successione. L’ingresso verso la città è diviso in 3 navate da quattro colonne. L’architetto riprende alcuni caratteri romani, ma anche da Vitruvio che racconta come molti edifici romani fossero anticipati da portici a 3 navate (le stesse domus). La stessa villa Te è un riferimento alla domus romana. Prospetto: in alzato si utilizza sempre il bugnato misto all’ordine. L’ordine si trova in un primo livello con paraste doriche, mentre il bugnato che circonda le finestre è leggermente arretrato. L’ingresso verso la città è caratterizzato da 3 archi, motivo che verrà ripreso da molti. Il bugnato in questo caso è finto, ma non perché Federico II non potesse permetterselo, ma perché Mantova si trova in un posto pianeggiante lontano dalle cave, quindi il trasporto della stessa pietra sarebbe stato troppo dispendioso; per questo motivo Romano stucca i mattoni dandogli l’aspetto di bugnato. Questo palazzo ben presto diventò famoso, tanto da essere definito da Vasari come 10 “stravagante”. In realtà, pur nell’insieme armonico ed equilibrato, presenta qualcosa di strano. Nel prospetto verso la città vi sono alcune irregolarità, ad esempio la misura diversa delle campate, oppure le nicchie che non sono presenti dalla parte opposta del prospetto, rendendolo asimmetrico. Nel vestibolo di ingresso, le colonne non sono lisce, ma hanno una finitura liscia, a definire uno stato di incompiutezza. Ma in realtà ricordiamo che quella non è pietra ma stucco. Le colonne verso il giardino in realtà sono lisce, e questo secondo non una logica precisa. Nel cortile interno ci sono delle semicolonne, a differenza delle paraste esterne. R. punta tutto sulla varietà. Il bugnato è irregolare, alcune bugne sono lisce, altre no, molte sporgono di più di altre, molte no, in alcuni punti il bugnato scompare. Tutto questo crea la stravaganza. Anche nel cortile vediamo queste asimmetrie, queste mancanze. Ad esempio vi è un finestra addossata ad una semicolonna, questo per generare confusione. R. gioca sull’ irregolarità, anche nelle decorazioni. Sulle finestre piccole notiamo uno scivolamento del concio che contiene i triglifi. Questo senso di sospensione genera angoscia e ansia, in parte ripreso dalle rovine romane. E’ un vero e proprio trionfo del capriccio. L’architettura diventa l’interpretazione della società dell’epoca, che non ha più valori né regole; di conseguenza lo stesso Romano si sente libero di poter ripercorrere questo capriccio in architettura. Nella parte verso il giardino, vediamo più apparente armonia, anche se vi sono diverse asimmetrie, anche con diversi ordini affiancati. All’interno delle sale vediamo opere e decorazioni di Romano e della sua equipe. Lo stesso camino è progettato da R. con bugne pesanti e sospese. Vi è un affresco nella “sala dei giganti”, che parte dal pavimento per poi unirsi a tutto il soffitto. E’ raffigurata la Giove che punisce i giganti. Con architetture distrutte. Rustica, Mantova Nel grande palazzo ducale vi era un cortile, in cui si tenevano spettacoli di cavalli. Federico ordina di costruire una loggia che si affaccia sul cortile. Anche in questo caso sono presenti molte irregolarità. Stesso trattamento del bugnato, molto irregolare . Al piano inferiore le bugne dei pilastri sporgono in maniera irregolare e divisa. Si mette in evidenza la contrapposizione tra il bugnato regolare di Bramante e quello irregolare e non trattato di Romano. A livello superiore vengono inserite delle colonne tortili con ordine architettonico, ognuna ha senso opposto rispetto all’altra, e poggiano su mensole, poste nel vuoto. “anticamente moderno, e modernamente antico” così è definito da Vasari. La differenza tra Romano e il barocco sta tutto nelle intenzioni. R. cerca il capriccio ma tenta sempre un approccio storico, mentre il barocco si basa proprio sul capriccio con un'assenza completa di regole. Architettura di Giulio Romano: IRREGOLARITA’, ASIMMETRIA, STRANEZZA, CAPRICCIO, DISTORSIONE, DISGREGAZIONE (ROVINA) INSTABILITA’ ,SLITTAMENTO. Tutta questa visione ha dei riferimenti come il sacro bosco (ligorio) o la porta delle suppliche a Firenze di Buontalenti. Proprio Buontalenti, prende il timpano semicircolare, lo divide e lo ruota, detto timpano invertito. Opera in tutta Firenze aggiungendo dei particolari scultorei mostruosi. 11 Progetto di S. Pietro Dal 1514, alla morte di Bramante, fu chiamato come suo successore Raffaello, che si avvalse di tecnici e di Sangallo come carpentiere. Dopo la morte di Raffaello, nel 1520 subentrò come primo architetto Antonio da Sangallo il Giovane, il quale critica aspramente il progetto di Raffaello scrivendo alcune lettere. All’inizio del suo incarico non poté realizzare molto data la complicata situazione politica; sostanzialmente continuò la parte di Bramante. In quest’epoca l’architettura di San Pietro era fortemente criticata soprattutto dai protestanti, che ne accusavano la speculazione economica; Papa Paolo III propose al re di Spagna e di Portogallo una raccolta di offerte ai cittadini spagnoli per una crociata contro i turchi e una parte di queste offerte andarono a finanziare la nuova basilica di S. Pietro. In questo modo i lavori ripresero. Il nuovo progetto di Sangallo è conosciuto attraverso numerose incisioni. In pianta viene sempre conservato il nucleo centrale del Bramante con 5 cupole e 4 piloni, pianta con braccia a croce greca absidati e deambulatori. Si aggiunge una monumentale facciata quasi staccata dalla fabbrica con 2 grandi campanili. La parte che collega la facciata con il nucleo è una struttura di raccordo, coperta ma aperta ai lati; ne consegue una pianta centrale con aggiunta. La cupola assume una forma quasi ovale, esternamente vi è un tamburo organizzato su un doppio loggiato, calotta e con grande lanterna. Nei loggiati utilizza arco inquadrato dall’ordine. Per volontà del Papa viene realizzato un modello gigantesco in legno. La lanterna è trabeata. Per Vasari questo progetto appare sminuzzato quasi come se S. avesse perso la capacità di sintesi che possedeva. Alcune parti del progetto di Sangallo vengono costruite, come il deambulatorio, ma poi Michelangelo lo farà distruggere. Lezione 10/03 MICHELE SANMICHELI E’ l’unico architetto che ha visto la grecia degli architetti della prima metà del ‘500, ma tale conoscenza non è scontata, questo è per lo più un fenomeno del 700. Lui è un'eccezione in quanto conosce l’architettura classica; è uno scultore, quindi è un valore aggiunto per le proporzioni ed equilibrio. Lascia Verona e va Roma, all’inizio del ‘500 ed entra a contatto con Bramante, indirettamente o direttamente. Abbandona spesso Roma per andare ad Orvieto dove diventa architetto del Duomo ; si occupa della parte alta della facciata, delle guglie e dell’altare principale all’interno dato che è anche uno scultore. Lui non resta solo ad orvieto; il re di Francia con il papa contro il re di spagna; vi è un'alleanza contro il re di spagna che finisce con il sacco di roma da parte dei protestanti. S. riceve l’incarico di visitare le principali città del regno della chiesa nella ricerca di fortificazioni. Questo viaggio lo compie con Sangallo. Va nelle città del nord alla ricerca di fortificazioni , ma poi viene trattenuto nella sua città natale ovvero verona, dove realizza opere molto importanti. Verona fa parte della repubblica serenissima di venezia. Ha origini molto antiche, romane con la presenza dell’arena di porte e teatri. E’ una città molto ricca capace di finanziare architetture molto importanti. Palazzo Canossa, Verona La famiglia Canossa è molto ricca, un vescovo della stessa famiglia fa costruire una casa per i nipoti. La figura di Sanmicheli è importante in quanto riesce a conciliare l’architettura tipica del palazzo, che nasce principalmente in ambito romano, e l’architettura tipica del luogo in cui opera. In pianta ci sono differenze sostanziali con il palazzo romano: ciò che manca è il grande cortile baricentrico. Qui è presente un cortile, spostato su un lato e rettangolare , con un lato aperto. I palazzi tipici del nord tendono ad essere più allungati. Entrando vi è un vestibolo e poi un atrio porticato. Qui si sviluppa un doppio ambiente 14 prima del cortile. Riferimento: la presenza del vestibolo e di un nuovo ambiente è un riferimento alla ricostruzione grafica che Vitruvio fa della domus romana. Sanmicheli anche ad orvieto pensa ad una cosa analoga a palazzo pucci. Quindi questo modello di successioni di più ambienti è suggestionato da riferimenti antichi. Facciata: chiaro riferimento al modello di palazzo romano. La balaustra superiore è un aggiunta barocca. 2 livelli con presenza di un mezzanino e di un piano interrato come si può notare dalle aperture. Bugnato sotto e ordine sopra con delle paraste binate. Il modello seguito è quello di palazzo Caprini di B. con bugnato sotto e ordine su. L’ingresso però non ha un unico portale, ma sono inseriti più archi con 2 balaustre. Queste 3 aperture sono un riferimento all'entrata di palazzo a Mantova di Romano. Al primo piano le aperture sono ad arco e sono tipiche veronesi, con finestre ad arco e non le solite finestre timpanate. S. adatta la sua architettura romana al contesto nel quale opera, citando le finestre tipiche veronesi medioevali. S. riprende un po' tutti i modelli di palazzo. L’idea di inserire questi grandi blocchi di bugnato disegnati come se fosse un timpano, sopra le finestre è un idea di Giulio Romano. Nel cortile, nel lato di ingresso, c’è un portico con arco inquadrato da ordine con loggia. Anche l’arco inquadrato dall’ordine ritorna sulle pareti piene laterali con aperture (riferimento a Sangallo). Palazzo Bevilacqua, Verona Si tratta di una famiglia nobile ed aristocratica, anche in questo caso il palazzo è pensato per i nipoti. Era uno dei palazzi più costosi di Verona. Non è stato completato e questo lo si comprende dall’attuale facciata, nella quale il portale non è al centro ma spostato su un lato. Questo fa pensare addirittura alla presenza di 3 aperture con una parte simmetrica mancante. La scala è nel cortile. In facciata vi sono 2 livelli principali: 1°: viene ripresa la travata ritmica, con bugnato mescolato all’ ordine (riferimento a giulio romano). Le mensole al piano terreno delle finestre diventano degli elementi scultorei. 2°: ordine dorico con triglifi mensolati. Questa mescolanza di triglifi e mensole viene fatta per creare un sostegno al balcone; ritmo della travata ritmica. Viene preso come modulo quello di un arco più grande al centro e due campate più piccole ai lati con archi laterali; è il modello dell’arco trionfale. Sono presenti delle decorazioni con dettagli particolari. Vi è la presenza di colonne tortili, alternate a colonne lisce. Riferimento: architettura romana, come la stessa porta di Verona, in cui vediamo delle colonne tortili. Porta Nuova, Verona Molti architetti del rinascimento sono anche architetti militari. Sanmicheli si occupa delle fortificazioni in tutte le città venete ma anche nella stessa Verona. Vi è l’allargamento delle mura cittadine che hanno bisogno di aperture, che però sono visti come punti deboli per possibili attacchi. S. riceve anche l’incarico per la realizzazione di 3 nuove porte della città. Le porte sono una tipologia costruttiva funzionale, in una 15 tipologia funzionale come quelle delle mura difensive. Le mura devono essere efficienti, resistenti e funzionali. S. però fa qualcosa di diverso. Sanmicheli progetta solo la porta centrale, le altre 2 aperture sono aggiunte successive. Inserisce l’ordine architettonico bugnato; quindi non vi è solo uno scopo funzionale ma la concepisce coma la facciata di una chiesa. E’ sul modello dell'arco trionfale, con apertura grande al centro e archi piccoli ai lati. In questo caso c’è una semicolonna abbinata con parasta. Ma la questione interessante è che questo lo fa verso l’esterno e non verso la parte interna. In pianta appare come un vero e proprio complesso molto impostato, con mura molto doppie. L’ordine è il dorico e vi è un frontone con timpano sorretto da colonne. Questo delle porte non è un fenomeno solo veronese. (es. padova) Porta Palio, Verona E’ una struttura che si sviluppa in profondità. La facciata più ricca è sempre verso l’esterno. Verso l’intero c’è l’ordine dorico bugnato, con archi inquadrati dall’ordine. Sono presenti delle semicolonne binate. La facciata verso l’esterno è molto ricca, come se fosse di un palazzo; vi è il bugnato sul fondo mentre l’ordine è in primo piano, con colonne scanalate. Le porte laterali sono molto curate e lavorate come se fossero di chiese. Era forse previsto un attico. Sono presenti molti dettagli (riferimento a Giulio Romano). -Anche a padova sono presenti esempi come questi – Porta venezia; anche a Treviso -porta s. tommaso. -tema del “FORTIFICARE E ORNARE” Spendere tanti soldi per curare la bellezza di un'architettura funzionale; eppure questo era dovuto al culto della bellezza secondo la quale bisognava creare delle cose belle su tutto. Il tema architettonico che parte da Sanmicheli era quello di applicare la bellezza su tutto, anche sulle cose funzionali. Lezione 16/03 JACOPO SANSOVINO Iniziò il suo apprendistato artistico nella bottega di Andrea Contucci, detto Il Sansovino, dal quale ereditò anche il soprannome; oltre ad essere un architetto fu anche scultore. Nel 1506 si recò a Roma, dove venne a contatto con la scuola bramantesca. Fuggì dalla città in seguito al Sacco del 1527, verso Venezia (all’epoca un’oligarchia), dove avrebbe voluto solo transitare, diretto verso la Francia, nello specifico verso la corte di Francesco I che elogiava l’arte e gli artisti italiani. Rimase a Venezia, dove si stabilì fino alla morte, ricevendo numerosi incarichi da privati e dallo Stato. Zecca, Venezia La zecca di Venezia fu il suo primo incarico, ottenuto dallo Stato. Prospetto: tre livelli: 1°: bugnato ad archi bugnati; filari di bugnato alternati, alcuni più sporgenti di altri; 2°: ordine architettonico dorico con semicolonne incatenate che reggono una trabeazione tra le quali sono presenti delle finestre. L’ordine dorico si presta a rappresentare la forza del luogo, essendo sede della repubblica del denaro. 16 caratterizzante reale, ovvero il carattere scultoreo, consistente in numerose statue e bassorilievi. Il prospetto si compone su due livelli, facciata a schermo uniforme (uguale larghezza nella parte superiore e inferiore); campate caratterizzate dall’ordine architettonico con semicolonne (quasi binate). Il coronamento è dato da un frontone triangolare. Sul fronte si alterna uno schema AB ACA BA. Leone X approvò il progetto ma successivamente cambiò idea e la nuova facciata non venne mai realizzata. Sagrestia Nuova di S. Lorenzo, Firenze La Sagrestia nuova è corrispondente speculare, all’interno della chiesa di S. Lorenzo, rispetto alla Sagrestia esistente del Brunelleschi.; lo scopo era di ospitare le tombe dei membri della famiglia Medici. L’impianto generale è centrale, con un un vano destinato all’altare (scarsella). La cupola è sollevata rispetto all’ordine architettonico da un attico; è preceduta da arconi e pennacchi e ha dei cassettoni (come nel Pantheon). Le pareti si basano su una tripartizione da parte di paraste, che assieme ai dettagli e alle rifiniture sono realizzati in pietra serena, mentre la parete rimane liscia a bianca. L’ordine architettonico è regolare; nelle campate laterali vi sono delle porte e delle nicchie nella parte superiore. La sagrestia continere tre tombe principali che danno sepoltura a quattro membri della famiglia dei Medici. Nel livello inferiore le paraste sono sottili, il frontone è ad arco di cerchio e non sono presenti né il fregio né l’architrave. Biblioteca Laurenziana (o Medicea), Firenze (1519-59) Il progetto della biblioteca laurenziana venne affidato a Michelangelo dopo la realizzazione della Sagrestia nuova di S. Lorenzo e si trovava sul lato sinistro della chiesa, sopra il Convento. La biblioteca doveva contenere tutti i volumi di proprietà della famiglia dei Medici. Pianta: Il vestibolo è uno spazio quadrato, quasi interamente occupato dallo scalone e con un'altezza superiore alle dimensioni della pianta, caratteristica che dà vita ad un ambiente alto e stretto. Il problema del dislivello tra vestibolo e sala di lettura richiede la creazione di uno scalone. Ingresso: le pareti dell’ingresso sono caratterizzate da ordine architettonico: colonne binate inserite in una rientranza scavata nel muro*. L’elemento di spicco è lo scalone, realizzato in pietra serena; le rampe laterali sono costituite da scalini rettilinei, quella centrale da scalini ovali; l’andamento nell’insieme ricorda una colata lavica. Lateralmente sono presenti dei riccioli e nella parte inferiore gli ultimi scalini si allargano verso esterno. Il portale d’ingresso ha due timpani, uno triangolare ed un altro ad arco. 19 Interno: lo spazio è costituito da un lungo e ampio corridoio centrale e banchi lignei laterali dedicati alla lettura; sui banchi i codici venivano conservati orizzontalmente nei ripiani inferiori ed erano liberamente consultabili, ma assicurati al bancone con delle catene. Le pareti sono ritmate con paraste tra le quali si aprono finestre. Il pavimento è decorato in laterizio. Riferimenti: Biblioteca Malatestiana di Cesena, simile ad una chiesa a tre navate e nello sviluppo longitudinale e nell'ampia finestratura su entrambi i lati alla biblioteca di San Marco di Michelozzo. *Riferimento al mausoleo di Anna Regilla. Progetto di S. Pietro (dal 1546) Contesto storico: I fiorentini cacciarono i Medici dalla città nel 1527; Michelangelo aderì alla nuova repubblica nonostante avesse lavorato per loro, poiché credeva nella Firenze libera. I Medici riuscirono a rientrare nella città e si vendicarono sugli oppositori, tra cui Michelangelo che si nascose. Clemente VII diede ordine di proteggerlo, essendo un eccelso artista e lo portò a lavorare nella sua famiglia. Alla morte del Papa Michelangelo si trasferì a Roma, volendosi allontanare dai Medici. Qui, dopo la morte di Sangallo e Giulio Romano, Papa Paolo II Farnese lo incaricò per il progetto di San Pietro. All'arrivo di Michelangelo nel cantiere erano stati realizzati: 4 arconi e corrispondenti 4 pilastroni, 1 braccio del transetto con deambulatorio, mentre la cupola e gli altri 3 bracci erano del tutto mancanti. Secondo il Papa si doveva continuare il modello del Sangallo, ma Michelangelo apportò delle modifiche: - allontanò Bigio e Lobacco, collaboratori di Sangallo, sostituendoli con i propri collaboratori; ciò avvenne poiché all’epoca Sangallo era considerato uno speculatore: come capo del cantiere comprava il materiale del proprio approvvigionamento, aumentandone vertiginosamente il prezzo. - abbandona il progetto del Sangallo criticandolo per l’eccessive decorazioni e le fattezze gotiche; varia la pianta e l’alzato, arrivando a distruggere anche delle parti già realizzate (deambulatorio); - delinea un nuovo progetto, ritornando all’idea di Bramante, poiché i suoi successori si erano allontanati troppo dal progetto originario, considerato la Michelangelo il più chiaro e logico. Elementi ripresi da Bramante, pianta: - La pianta centrale viene semplificata eliminando i deambulatori e distruggendo quello già realizzato; c’è la volontà di tornare al QUINTUX. L’area totale era minore ma più compatta, evitando la dispersione in ambienti minori. La pianta è a croce greca con absidi e 4 cupole minori; la cupola centrale è tenuta da 4 pilastri smussati. Il progetto di Michelangelo si concentrò più in facciata che in pianta. L’attuale parte centrale della chiesa di S. Pietro riprende l’idea del quintux di Bramante e l’esecuzione di Michelangelo. Prospetto: la facciata della chiesa presenta paraste di ordine gigante, a cui si sovrappone l'attico. 20 ANALOGIE DIFFERENZE Finestre circolari nel tamburo (successivamente a S. Pietro diventano circolari) S. Pietro possiede ordine architettonico con semicolonne binate tra le finestre Doppia calotta Firenze: calotta a sesto acuto Roma: calotta a tutto sesto (dopo michelangelo diventa a sesto acuto) Cupola: il problema principale di Michelangelo fu la progettazione della cupola centrale, sia per dimensione che per qualità architettoniche. Egli si avvalse di molti studi sulla cupola di Firenze, l’unica all’epoca paragonabile per grandezza a quella di S. Pietro. Il tamburo ha degli speroni posti tra la parete e le semicolonne binate: si evita che il tamburo possa aprirsi e cadere verso l’esterno, essendo la sezione troppo sottile; si crea una differenziazione tra parte strutturale e non. Nel 1564, alla morte di Michelangelo, il tamburo di S. Pietro è quasi completato. Successivamente la calotta venne realizzata a sesto acuto come a Firenze. Piazza del Campidoglio, Roma (dal 1534) Per volontà di Paolo II, Michelangelo rinnova Piazza del Campidoglio, ma per la lentezza dei lavori di costruzione, egli morì prima di vedere conclusa la sua opera, che, malgrado ciò, si realizzò seguendo fedelmente il progetto del maestro. L’area era il cuore della città di Roma e sede dell’amministrazione. Michelangelo progettò la Piazza orientandola verso la Basilica di San Pietro, che all’epoca era il centro politico della città. Il lotto consisteva in uno slargo non pavimentato, circondato a destra dal Palazzo dei Conservatori e davanti il Palazzo dei Senatori. Oltre che della piazza, si occupò della progettazione del Palazzo Nuovo (a sinistra), per poter armonizzare lo spazio circostante, e del rifacimento dei palazzi già esistenti. Michelangelo realizza la tipologia di Piazza BELVEDERE, ovvero con uno dei lati liberi su una vista e dotato di una cordonata di gradini bassi e larghi. La piazza ha una forma trapezoidale, probabilmente perché il Palazzo dei Conservatori aveva già una forma obliqua, e ha un carattere chiuso, con accessi limitati ed angolari. Vi è un preciso rapporto tra lo spazio aperto della piazza e l’altezza degli edifici circostanti (quinte). 1. Statua di Marco Aurelio 2. Palazzo dei Senatori 3. Palazzo dei Conservatori 4. Palazzo Nuovo 5. Chiesa di Santa Maria in Aracoeli 21 una visione moderna che permette la libera circolazione dei percorsi. Vi sono due rampe cordate e slarghi per l’arrivo di carrozze che si sviluppano nel sotterraneo del palazzo; si entra successivamente in un ingresso circolare illuminato dall’alto e sviluppato attorno a un grande pilastrone cavo, il quale funge da serbatoio d’acqua del palazzo. Il livello inferiore è libero dai servizi; all’interno si ripensa ad un cortile circolare e si inseriscono delle scale (anche di servizio) che arrivano anche al piano delle cucine e dei magazzini, ovvero nel seminterrato.Il primo piano (piano nobile) riservato al duca si compone di due parti con due distinti di appartamenti, uno estivo ed uno invernale, uguali tra di loro. Attraverso la scala regia si arriva al corridoio delle logge che si collegano ai due appartamenti. Al lato opposto della scala vi è la cappella, il cui pavimento è molto decorato con diverse forme geometriche che si combinano tra loro. Tra la scala e la cappella vi è la loggia/sala di Ercole da cui ci si affaccia su una fontana attraverso delle vetrate e il cui interno è molto decorato. Vignola opta per un cortile circolare che si adatta alla forma pentagonale; in questo modo avanzano degli spazi che sfrutta interamente inserendo delle scale di servizio. - Perché sceglie un cortile circolare? 1: la forma pentagonale non è apprezzata dagli architetti, 2: perché lui stesso ama da sempre combinare più forme insieme. Tutti i bastioni arrivano fino al piano nobile; V. li trasforma tutti in terrazze tranne quello posteriore verso il giardino che diventa una torretta. La fortezza aveva un fossato intorno, così vengono progettati dei ponti di collegamento al giardino. In definitiva si hanno 4 piani con cortili circolari. - Come far entrare la luce? Vignola arretra verso l’interno i 2 ultimi piani, però dalla parte non visibile dal prospetto principale, ma verso il giardino, evitando così “l’effetto pozzo”: questo arretramento crea due terrazze sotto le quali. vengono ricavati dei mezzanini per la servitù. L’impressione che si ha guardando dalle terrazze è quella di un blocco rettangolare e non trapezoidale, in quanto le facciate laterali sfuggono alla vista. Linguaggio del cortile: sotto bugnato, sopra ordine architettonico con travate ritmiche. L’edificio è di forma pentagonale ma sembra un puro rettangolo. Sant’Anna dei Palafrenieri ( dal 1565) Piccola chiesa iniziata da Vignola nel 1572-73 portata a compimento da suo figlio; apparteneva alla congregazione dei palafrenieri. Pianta: impianto longitudinale con forma circolare : forma geometrica ovale. Mentre il cerchio è simbolo di “perfezione di Dio”, l’ovale si distacca dalla centralità e dalla perfezione assoluta, dando l’idea della centralità e longitudinalità allo stesso tempo. Ordine architettonico all’interno: le colonne sono disposte lungo il perimetro dell’ovale, quattro per lato. Le colonne e le paraste sono disposte tutte alla stessa distanza con ritmo ABA (travata ritmica, due campate minori con campata centrale maggiore). Vignola introduce le colonne alveolate: colonne libere e poste leggermente dentro una nicchia scavata. Perché fare le colonne alveolate? La colonna alveolata permette di risparmiare spazio e allo stesso tempo è messa in risalto grazie all’ombra che si crea nei lati. Riferimento: Michelangelo, Biblioteca Laurenziana; colonne alveolate usate anche dai romani antichi (esempio del tempio del Dio Redicolo - tomba di Annia Regilla). (Possibili soluzioni tra colonna e parete : colonna libera, colonna accostata, semicolonna, colonna alveolata.) 24 Chiesa del Gesù (1568) La chiesa fu voluta dall'ordine dei gesuiti, di Ignazio di Loyola. Anni dopo l’approvazione dell’ordine, da parte di Paolo III, vi è un progetto di una chiesa più grande che però non viene realizzata. Nel 1563, 18 anni dopo, vengono iniziati i lavori per la realizzazione della nuova chiesa. I gesuiti avevano bisogno però di un finanziatore esterno che fu anche il committente, ovvero il Cardinale Farnese. Pianta: longitudinale a navata unica; ai lati ci sono 4 cappelle laterali: vi è poi un transetto poco sporgente. All'incrocio tra navata e transetto, detto crociera, si imposta una cupola. Il presbiterio è costituito da un abside semicircolare, alla cui destra e sinistra sono presenti 2 cappelle laterali. L’introduzione di un'unica navata era dovuta ad una questione acustica: per i gesuiti la predicazione era fondamentale, era necessario cercare di non far disperdere la voce durante le prediche. Le cappelle erano viste come luogo di sepoltura e per i riti privati ed era possibile il passaggio interno dall’una all’altra, disposizione voluta dai gesuiti per permettere il passaggio dagli ambienti laterali alla chiesa senza attraversare la navata centrale. Le quarte cappelle laterali (partendo dal basso) su entrambi i lati avevano due funzioni differenti ma erano speculari: a sx si trovava un vestibolo e a dx l’ingresso alla sagrestia della chiesa. Vignola distingue questi due ambienti rispetto alle altre cappelle con l’inserimento di affacci diversi; archi nelle cappelle, porte timpanate nelle altre parti. Sopra le cappelle ci sono dei balconcini traforati che fanno da passaggio al di sopra dei corridoi, quindi un doppio sistema di distribuzione. Ne deriva una combinazione di una pianta centrale in un impianto longitudinale. Copertura: la navata centrale è voltata a botte con sopra un tetto a capriate. I gesuiti volevano un tetto piano per la questione acustica, mentre Farnese una copertura a botte in pietra perché più stabile, avrebbe lasciato spazio a decorazioni con stucchi e costruirla in legno avrebbe portato al deterioramento più velocemente e al rischio di incendi. L’unico svantaggio della pietra era il suo peso economico. La facciata e la cupola non saranno realizzate da Farnese, poiché fu allontanato. Egli voleva una chiesa ricca e pregiata, mentre i gesuiti volevano una chiesa povera, che rispecchiasse il proprio ordine. Facciata: realizzata da Giacoma della Porta; al centro c’è lo stemma dei gesuiti e poi quello dei Farnese. Sono presenti due ordini e due livelli di differente larghezza; in basso più largo, in alto più stretto e coronato da un frontone. Le altezze dei livelli sono differenti poiché il livello inferiore deve contenere la navata centrale e le cappelle laterali, mentre il livello superiore solo la navata centrale; entrambi vengono raccordati da due volute laterali. Nel 1562 Vignola pubblica “regola dei cinque ordini d’architettura”; a differenza degli altri trattati questo è molto breve e costituito da sole 38 tavole, quasi tutte disegnate, in cui si occupa solo dei 5 ordini architettonici. Per ciascuno dà delle indicazioni precise sul diametro che diventa come un modulo. Questo trattato diventa un manuale e ha molto successo. 25 PALLADIO (ANDREA DELLA GONDOLA) L'architettura di Palladio è molto originale, perché, nonostante sia rispettosa delle regole degli ordini classici, interpreta la classicità in maniera nuova. Egli inventò nuovi criteri e nuove soluzioni per combinare forme ed elementi propri dell'architettura classica, fondendoli con moderne esigenze di funzionalità . Basilica di Vicenza Le città del nord avevano dei palazzi per le amministrazioni comunali, e tutte prevedevano le sale per le riunioni. La basilica era il palazzo comunale di Vicenza. Il compito di Palladio fu quello di intervenire sulla “copertina del palazzo” e non sull’interno, quindi sulle facciate e sui portici, in seguito ad un crollo. Ripensa anche alla copertura del salone con una grande volta in legno come se fosse una barca rovesciata. L’edificio esistente è irregolare con botteghe al piano inferiore e sale al livello superiore. P. quindi si trova ad affrontare una situazione irregolare a cui lui vuole però dare una certa regolarità. Attraverso un approccio modulare crea un portico e una loggia. Facciata: 1° livello: mentre al piano inferiore arco inquadrato dell’ordine.;Ordine inf. 2° livello: modulo della serliane perché si adatta all’ irregolarità ed è più elastico:, le aperture laterali possono subire della variazioni in larghezza e con la serliana vengono risolte. Le serliane angolari sono più piccole infatti.Dorico sup. ionico. L’edificio è tutto in pietra ed è l’unico ad essere così a Vicenza. Riferimento: basilica romana, come se quella di Vicenza fosse un successore. Palazzo Valmarana, Vicenza I Valmarana sono una famiglia molto importante di Vicenza. Palladio. realizza il vestibolo, la facciata e il cortile della loro villa. Introduce l’ordine gigante, portandolo come novità a Vicenza. Agli angoli inserisce una semiparasta a livello inferiore e una statua a livello superiore, a reggere la trabeazione. Riduce le dimensioni dell’ultima campata, va quindi ad indebolire l’angolo ma lo fa per collegare nel migliore dei modi il palazzo in questione con i palazzi laterali per non creare molto contrasto. Nel cortile inserisce la trabeazione. 26 Contemporaneamente a Roma si trovava Bernini, famoso e talentuoso scultore. Nonostante ciò non era ben visto dal Papa, ma realizzò comunque un modello in argento e lo donò ad Olimpia Maidalchini, cognata del Papa. Quest’ultimo, lo vide durante una visita alla donna e decise di passare l’incarico da Borromini a Bernini per farla realizzare. Il vincolo dell’obelisco rappresentava un'eccezionale occasione per Bernini, poiché, come tutti gli artisti barocchi, era convinto che la loro capacità e il loro talento si esprimessero attraverso il superamento delle difficoltà e la creazione di belle opere (2). Progetto del Bernini: VASCA: forma ovale che evocava un piccolo lago, bassa e senza scalini in modo che l'acqua fosse messa in risalto e tornasse la protagonista nelle fontane; Bernini voleva riprendere il contesto naturale, senza forme rigide. OBELISCO: aveva una posizione centrale; sul basamento c’è una scritta in latino che esplicita le motivazioni della costruzione della fontana: dare piacevolezza a quelli che camminano, dare da bere agli assetati e occasione per chi vuole riflettere (sul significato della fontana stessa). Sulla cima dell’obelisco c’è una colomba, presente anche nello stemma dei Pamphili. BASAMENTO: inserisce una scogliera simulata da travertino, con forma irregolare e ci posiziona anche della vegetazione, come una palma che sembra essere mossa dal vento. Sono presenti anche sculture animali: un cavallo, un leone che si sta abbeverando (non lo raffigura come un animale aggressivo e potente, vuole ritrarre il suo aspetto nel suo habitat naturale) , un serpente e un delfino: tutti gli animali sono inglobati in un contesto naturale. Così facendo, elabora un efficace ritratto di flora e fauna. Sono presenti 4 statue umane posizionate sulla scogliera che rappresentano i quattro fiumi dei quattro continenti allora conosciuti: Danubio, Nilo, Gange e Rio de la Plata. Le statue sono posizionate in maniera scomposta, Bernini coglie l’attimo e lo riproduce, ne consegue forte dinamicità. Due fiumi sono rivolti verso l’indietro, poiché sorreggono lo stemma del Papa. Al di sotto dell’obelisco la scogliera è traforata e diventa motivo di stupore, come vuole l’artista barocco (3). SIMBOLISMO - Basamento: l'acqua, le scogliere, la vegetazione e gli animali sono riconducibili ampiamente al nostro pianeta. - Obelisco: simbolo di potenza e maestà del Papa. Lo stesso anno in cui si cominciò a costruire la fontana, il 1648, si firmò la pace di Westfalia, la quale concluse la guerra dei 30 anni in Europa. A tal proposito la fontana vuole rappresentare la maestà del Papa Innocenzo X in particolare, non di tutta la chiesa, che favorisce e diffonde la pace in tutto il mondo, attraverso il suo potere (obelisco). Ne deriva che l’opera è l’esplicitazione del potere del Papa e della sua influenza del mondo. Il simbolismo presente accresce l’importanza dell’opera (7). 29 Cappella Cornaro L’incarico proviene dal cardinale Federico Cornaro. La chiesa in cui è posta la cappella è romana ed è costruita sul modello del Gesù. Appartiene ai carmelitani scalzi; la fondatrice era stata Santa Teresa di Avila, a cui viene dedicata la cappella. La chiesa ha navata unica, cappelle laterali, cupola e transetto chiuso. Bernini è molto vincolato nella progettazione poiché sia la chiesa che la cappella erano delle preesistenze. Si sofferma su una visione di Santa Teresa e realizza una scultura; fa un altare a edicola curva. Dietro la scultura sono presenti dei raggi che servono a illuminarla, tramite la luce che entra dall’alto grazie ad un’ appendice esterno che capta il raggio luminoso. Vi è una forte contrapposizione di luce ed ombra. La cappella ha una rientranza e la scena diviene teatrale anche grazie all’aggiunta a destra e a sinistra di una farsa balconata con quattro personaggi scolpiti che si affacciano. La famiglia Cornaro - simulata in prospettiva (senso scenografico del barocco). L’uso della luce è accentuato nell’opera e costituisce uno dei caratteri principali dell’architettura barocca (7). Nella parte superiore rispetto alla statua di S. Teresa è presente un affresco che sembra fuoriuscire dal muro ed introdursi nella finestra centrale. L’unione tra architettura, scultura e pittura presente è detto “il bel composto”. L’artista barocco diventa un regista. S. Andrea al Quirinale, 1658_70 Secondo suo figlio, Bernini considera questa chiesa come il suo capolavoro. Il committente fu Camillo Pamphilj, nipote dal Papa. La chiesa doveva essere dei gesuiti. Pianta: Ovale trasverso, si entra in corrispondenza dell’asse minore poichè vuole avvicinare l’altare maggiore all’entrata. Attorno all’ovale si dispongono 4 cappelle laterali (a due a due uguali e corrispondenti diagonalmente), vano di entrata e dell’altare maggiore. L’ovale della pianta è scandito da paraste, che nell’altare maggiore diventano due colonne. Lo spazio d’ingresso è concepito in modo da poter permettere all’osservatore di captare l’ovale in tutta la sua interezza: importante concetto dell’empatia verso l’osservatore. Corrispondenza con croce di Sant’Andrea. . L’altare è sormontato da un frontone sul quale è posta una statua che ha il carattere di una rappresentazione teatrale del martirio di S. Andrea. Nella scena il Santo, appena martirizzato, ascende. La cupola è chiusa esternamente da un tiburio, sormontata da una lanterna; all’interno, attorno ad essa ci sono altre statue di angeli che assistono alla sua ascensione. La trama della cupola riprende quella di una rete perché egli era un pescatore; al culmine c’è lo spirito santo. Nel soffitto dell’altare c’è una piccola lanterna non visibile ma che permette l'ingresso della luce. Per le colonne si utilizza il marmo cottanello, diverso da quello delle paraste. Facciata: è presente lo stemma della famiglia Pamphilj, due paraste su piedistallo reggono una trabeazione e frontone. Al centro vi è un portico curvo con due colonne ioniche: si creano due sistemi, maggiore e minore. Riferimento: Palazzo dei Conservatori di Michelangelo, Bernini venne infatti definito il Michelangelo del suo secolo. Ai lati della facciata ci sono due muri concavi che si allargano e protendono verso l’esterno e non hanno una funzione. Quelli presenti oggi sono accorciati rispetto agli originali. Avevano un solo scopo compositivo, al fine di delimitare un invaso spaziale antistante la chiesa. 30 L’Assunta di Ariccia Il Papa gli commissiona questo incarico in un piccolo paese fuori Roma, destinato a suo nipote, Agostino Chigi, che era stato da lui nominato Duca di Ariccia. Fece costruire una chiesa ex novo ed un palazzo da completare. Nella progettazione della chiesa il punto di partenza del Bernini fu il Pantheon, concepito in chiave barocca; studiò attentamente la posizione della chiesa in modo da averla a portata di visibilità umana. Pianta: centrale e circolare preceduta da un portico con tre cappelle per lato (riferimento/ pantheon) versione berniniana del Pantheon; dimensioni poco meno della metà). Alle spalle dell’altare ci sono 3 ambienti comunicanti a cui si accede attraverso dei corridoi laterali all’altare. Ad entrambi i lati della cupola sono presenti dei portici. La cupola è senza tamburo e con lanterna. Ispirandosi al Pantheon, Bernini volle correggere il punto più criticato dello storico edificio: i cassettoni della cupola non erano multiplo di 8, quindi non in linea e sproporzionate rispetto alla parte inferiore. Nella sua chiesa dell’Assunta inserisce due corridoi alla base della cupola, al di sopra delle cappelle (presenti anche nel P.). Bernini critica anche la differenziazione dell’arco di entrata e dell’altare rispetto alla composizione architettonica delle nicchie. Nella sua opera utilizzerà invece l’arco inquadrato dall’ordine per tutte le aperture; nonostante quella dell'altare fosse più grande, riesce a nascondere questa differenza posizionando un arco più ovalizzato. Nel ‘600 il Pantheon presentava due campanili, ora inesistenti; Bernini li riprende e li posiziona nella parte posteriore della chiesa per non alterare la facciata frontale della chiesa, ma soprattutto perché erano rivolti verso il paese. A destra e a sinistra del portico della chiesa ci sono due edifici per ambientare la chiesa nella piazza. Inquadrare la chiesa con due corpi edilizi, edifici con ambienti finti, che riprendono l'andamento circolare della chiesa. Si rivela la capacità di progettare considerando il contesto urbano ed integrando il singolo edificio. Bernini e S. Pietro Il baldacchino 1624-33 I campanili 1638-46 La decorazione dei pilastri 1645-48 La cattedra 1657-66 La piazza 1657-67 Papa Paolo V Borghese vuole mettere fine alla costruzione di S. Pietro. Si indice un concorso il vincitore risulta il già architetto della fattura, Carlo Maderno. Il Papa voleva che si realizzasse una pianta longitudinale, non come quella a croce greca ideata da Michelangelo; per fare ciò si aggiunge una porzione antistante rendendola longitudinale con un portico. Prolungandola risulta più difficile vedere la cupola che doveva essere la protagonista della chiesa. Al centro della facciata c’è il nome della famiglia del Papa, “Paolo V Borghese Romano”. A lavori ultimati il Papa prolungò ulteriormente la facciata con due ali che dovevano essere la base di due campanili, mai realizzati. Maderno enfatizza la sua nuova aggiunta rispetto al precedente progetto di Michelangelo. 31 BORROMINI (1599-1667) Nasce a Bissone, fu coetaneo di Bernini, attraverso le sue opere si percepiscono gli elementi caratterizzanti del Barocco. Fu un genio innovativo, anche a livello europeo, dall’inizio ha sempre cercato di produrre architettura “nuova”. È portato ad apprezzare i caratteri innovativi dell’arte. All’epoca a Roma si diffondono i LOMBARDI: figure professionali varie: muratori, scultori, scalpellini, stuccatori e architetti. Provenivano dalla Lombardia settentrionale e dalla Svizzera italiana. Tra i principali figurano Garono, Gagini, Fossati, Longhi, Mola e Fontana. Successivamente si diffusero in tutta Italia, si spostarono per lavorare e si stabilirono in un diversi posti, richiamando i loro parenti al loro fianco; questo fu il caso di Borromini, il quale inizialmente lavorò come scalpellino e poi entrò a servizio di Carlo Maderno, famoso architetto degli anni Venti del 1600. Nel 1629 morì Maderno e Borromini entrò al suo posto a servizio del Bernini che nel frattempo era diventato architetto di S. Pietro. Nel 1632 Borromini si allontanò da Bernini poiché il suo lavoro non gli era riconosciuto, come probabilmente successe quando progettò il baldacchino di S. Pietro. S. Carlino alle Quattro Fontane (1634-1641) La chiesa era dedicata a San Carlo; il progetto prevedeva un convento con locali annessi, poi il chiostro e la chiesa (costruiti tutti in 7 anni). Borromini lavora per i Trinitari Scalzi, un gruppo di ecclesiastici di ordine minore che avevano come scopo il riscatto di schiavi cristiani. L'area di progetto era molto vincolata dalle preesistenze, con dimensioni e risorse finanziarie molto ridotte. Chiostro: è in stile lombardo, con la serliana. Non è presente l’angolo, viene smussato e curvato, rendendolo convesso. In generale Borromini non era solito usare l’angolo poiché chiude l’ambiente ed è simbolo di staticità e fermezza; voleva ottenere la continuità spaziale, di cui l’angolo è la negazione. Posiziona dei balaustri alternati, una novità che suscita meraviglia. Chiesa: area rettangolare molto allungata. Borromini vuole partire da una pianta centrale, come riferimento riprende la parte centrale di S. Pietro dei 4 pilastroni smussati e la cupola principale, aggiunse anche 4 absidi; rinuncia ai braci e sposta le absidi accanto ai pilastri. Borromini opera con lo spazio: la forma della pianta è frutto di deformazioni spaziali sul modello a pianta centrale di S. Pietro; ne deriva una pianta centrale allungata e la cupola diventa ovale. Si rinuncia ai pilastri, è un’innovazione strutturale; nell’architettura di Borromini la struttura di un edificio è ciò che rimane dopo la progettazione degli spazi. Tutto l’edificio si sviluppa con una continuità spaziale grazie all’abolizione di ogni angolo: lo spazio è dinamico e modellato. Al fine di garantire varietà vengono inserite volute dei capitelli differenti tra loro. Facciata: si trova su una strada dritta; si sviluppa su due livelli con ordine gigante trabeato; è composta da due parti laterali concave e una centrale convessa, non c’è l’angolo, domina la curva. L’intenzione è quella di relazionarsi con lo spazio davanti a sé, la facciata avanza e si ritrae dialogando con lo spazio. Iconografia: Il punto di partenza della pianta sono 2 triangoli, come connotazione simbolica: rappresenta i trinitari, committenti della chiesa. Quando deve inserire 3 nicchie in pianta, realizza quella centrale più grande, per una connotazione simbolica ricondotta alla Trinità. 34 Oratorio dei Filippini I Filippini erano i seguaci di S. Filippo Neri, si occupavano di assistenza ai poveri, prediche e sermoni con rappresentazioni musicali (oratorio). Nella seconda metà del ‘500 si costruisce tutto il complesso con oratorio, chiesa e convento; la facciata della chiesa è costituita da una semplice facciata. Oratorio: Borromini venne chiamato a progettarlo, dovendo risolvere alcuni problemi: - area molto vincolata dalla chiesa, strada e altre costruzioni limitrofe; - bisogna progettare qualcosa di abbastanza degno e solenne, senza “superare” la chiesa. Le dimensioni dell’oratorio sono limitate rispetto alla chiesa; il materiale è più umile: per lo più mattone. Facciata: il frontone è costituito da un arco di cerchio e un triangolo sommitale. La facciata è resa concava, mentre la parte centrale inferiore è convessa per dinamizzare la facciata. Braccio concavo - petto convesso - braccio concavo: simboleggia un abbraccio. L’ingresso principale è posto nella parte laterale destra, non c’è corrispondenza tra interno ed esterno. La caratteristica principale dell'edificio è che Borromini ha svincolato l’interno dall’esterno. S. Agnese in Agone Sotto il papato di Innocenzo X, la famiglia dei Pamphili volle realizzare la chiesa in piazza Navona che avrebbe contenuto le loro tombe. Inizialmente l’incarico non era stato affidato a Borromini, ma egli lo ottenne nel 1652, quando erano già state realizzate fondazioni e pareti (da Rainaldi). I pilastri smussati, gli arconi, i pennacchi e la cupola riprendono il modello di S. Pietro. Borromini arrestra la facciata in una concavità, riprendendo il tema dell’abbraccio. S. Ivo alla Sapienza Nel ‘500 si vuole dare una sede stabile all’Università della Sapienza di Roma (lo sarà fino agli anni ‘30 del 900). La parte centrale era già costituita da un cortile porticato, con ambienti distribuiti lateralmente e collegati dal portico al piano terra e da delle logge al piano superiore. Il cortile ha il classico stile romano con arco inquadrato 35 dall’ordine. L’unica parte non realizzata è quella della chiesa. Borromini viene raccomandato da Bernini. Costruzione della pianta: triangolo equilatero verso il basso; divisione di ogni lato per tre parti uguali; disegnare un semicerchio nella parte centrale di ogni lato del triangolo; sui 3 vertici del triangolo disegnare un arco di cerchio. Successivamente la pianta viene riempita con delle nicchie e nelle parti circostanti l’ambiente centrale vengono inseriti locali di servizio, sagrestie, ecc. Riferimento: Villa Adriana a Tivoli. L’intero edificio è costruito in mattone. Interno: La trabeazione è quasi piatta, per poter avere continuità tra gli elementi inferiori e quelli superiori: non si percepisce chiaramente dove terminano le murature interne e dove inizia la copertura. Nella parte superiore della copertura vengono inserite delle stelle che si rimpiccioliscono verso l’alto: espediente visivo per favorire il verticalismo. Copertura: A S. Ivo c’è una corrispondenza tra la pianta e la copertura che non è una cupola, poiché non corrisponderebbe alla pianta. Al di sopra della copertura è posta una grande lanterna. All’esterno sembra che siano presenti tamburo, calotta e lanterna divisi nettamente, all’interno, in realtà, sono unificati. Non c’è corrispondenza tra la copertura all’esterno e quella dell’interno. La chiesa risulta plastica e dinamica. Simbolismo: alcune interpretazioni ritrovano l'ape come riferimento per la forma della chiesa. Sant’Andrea delle Fratte La chiesa era già stata iniziata da Gaspare Guerra nel 1605; gli interventi firmati da Borromini sono il tiburio e il campanile. Per la cupola si progetta un intervento diverso e senza corrispondenza tra interno ed esterno: è racchiusa in una copertura a forma di tamburo con quattro pilastri fortemente aggettanti posti diagonalmente tra una finestra e l’altra. I pilastri sono concavi e convessi e collegati tra loro da superfici convesse; in parte sono cavi. All’esterno non vediamo la calotta: ingloba la calotta in un tiburio con quattro grandi bastioni disposti in diagonale con contrafforti. Simbolismo della croce di Sant’Andrea. 1- segue il profilo 2- combinazione di concavità e convessità - idea della continuità spaziale e dinamismo spaziale. 3- materiali- frammenti di mattone e legno per le sporgenze. 36 da due piani più un attico piuttosto basso. La cornice e il parapetto di questi attici furono estesi al di là dei muri laterali della chiesa, rivoltati verso l’interno, lungo una curva concava. Il risultato di tale manipolazione ed interpretazione delle regole stabilite da Papa Pio V nel 1585 che affermavano che tutti gli edifici venissero uniti insieme e che gli spazi vuoti fra di loro “venissero riempiti da pareti o chiusure ”fece di questo progetto l’ingresso più invitante di tutte le chiese progettate nel periodo barocco a Roma. Nella città barocca il singolo edificio perse la sua individualità plastica e divenne una parte integrale di un sistema superiore. Gli effetti persuasivi furono ulteriormente rinforzati dalla maestria in cui furono eseguiti tutti i dettagli plastici, così come furono controllate le luci ed ombre della nuova facciata e della nuova piazza. CARLO RAINALDI S. Maria in Campitelli La chiesa venne realizzata per ringraziare la madonna per la fine dell'epidemia di peste del 1656 (ex-voto). Rainaldi elaborò due progetti, il primo dei quali non venne realizzato. Primo progetto, Pianta: ovale, evoca la centralità, sono presenti 3 cappelle per lato con quelle centrali più grandi. Nella parte superiore si sviluppa un ambiente che funge da santuario e custodisce l’immagine della madonna. All’ingresso è presente un grande portico dedicato all’ospitalità dei pellegrini. La chiesa è incastonata tra dei palazzi sia nelle parti laterali che accanto all’ingresso anteriore: è inserita in un intero isolato, c’è un inquadramento urbano. Facciata: convessità centrale, sia nel portico che nella loggia e diagonalità laterale in modo che a facciata si protenda verso l’esterno; questi caratteri sono tipici dell’architettura barocca, Rainaldi si adatta alla corrente architettonica del tempo. Secondo progetto realizzato Pianta: successione di cellule compositive, edificio concepito come successione di componenti. Una navata con 3 cappelle laterali e quelle centrali maggiori, le quali suggeriscono un asse longitudinale. Vi è uno spazio cupolato nella parte superiore, preceduto e seguito da spazi rettangolari. La chiesa termina con un'abside superiore che contiene il “santuario” della madonna. L’interno è caratterizzato da numerose colonne libere che convogliano lo spazio verso l’immagine sacra che si trova nell’abside. Facciata: ingresso centrale e 2 laterali; in facciata Rainaldi svuota la prete per inserire le colonne. 39 CARLO FONTANA Ha origini lombarde e del sud della Svizzera. L’architetto si pone come spartiacqua tra il ‘600 e il ‘700 in quanto alla fine del ‘600 muoiono tutti i maestri del Barocco. Fontana fu allievo e collaboratore del Bernini, Rainaldi e Cortona e divenne uno dei nuovi architetti protagonisti a Roma. Cappella Ginetti Si trova nella chiesa di S. Maria della Valle. Fontana viene incaricato del progetto di riqualificazione della cappella già esistente. La riveste di marmi preziosi, punta tutto sulla ricchezza materica e cromatica. A dx e sx deve inserire le due tombe dei cardinali Ginetti. Tombe: al centro è posizionata la statua del cardinale, lateralmente colonne libere, sfondo semplice in nero per far risaltare la statua bianca: il tutto da un carattere scenografico. Cappella Cybo Si trova nella Chiesa di S. Maria del Popolo; pianta centrale e croce greca con cupola. L’impostazione è lineare, atipica rispetto alle piante barocche, riprende l’impostazione delle piante del ‘500 rinascimentale. Il vestibolo all’ingresso funge da filtro tra la cappella e la chiesa. Internamente la cappella è completamente ricoperta di marmi, pitture e sculture. Sono presenti anche colonne libere. Questi elementi sono barocchi e hanno valenza scenografica. S. Marcello al Corso, facciata Intervento solo sulla facciata di una chiesa del ‘500; pietra miliare sulla strada del classicismo tardo barocco. L’odierna facciata, capolavoro (1681-1683) di Carlo Fontana, è concava, a due ordini. Nel livello inferiore, due coppie di colonne sorreggono il frontone con arco non chiuso, in mezzo al quale si erge un’edicola vuota, che avrebbe dovuto contenere un bassorilievo. Altre due coppie di colonne individuano uno spazio intermedio tra le prime e il fondo concavo della facciata. L’ordine superiore, nel quale è riproposta la ripartizione degli spazi, è ornato ai fianchi da belle foglie di palma, simbolo di martirio, al posto delle consuete volute e termina con il timpano, nel quale è rispettata, come in quello piccolo dell’edicola, la curvatura della facciata. Tema: indipendenza della facciata con l’interno - estremo concepito con una logica completamente differente / facciata curva - interazione spaziale - dinamismo spaziale Modello dei due ordini raccordati, uso della colonna libera. 40 GUARINO GUARINI L’architettura del Guarini appartiene all’ultimo stadio del Barocco e ha alcune qualità in comune con l’architettura Romana della metà del XVII secolo. Guarini nacque a Modena il 17 gennaio 1624. Appena 15enne entrò nell’ordine dei teatini e nello stesso anno si trasferì a Roma dove studiò anche le opere del Borromini. S. Lorenzo La chiesa sorge nel centro di Torino, fu commissionata dal duca della città, con un’idea progettuale di base ispirata a San Pietro. All’arrivo di Guarino erano già state realizzate le fondazioni. Pianta: centrale a croce greca; egli aggiunge un’area presbiteriale ovale e un coro del clero. L’impianto quadrangolare tradizionale ha subito un processo di deformazioni da otto forze che spingono verso l’interno, il risultato è una forma dall’andamento convesso su tutti i lati. La cupola è formata da una serie di archi che definiscono una stella a 8 punti, dal cerchio di base si passa all’ottagono che compone la lanterna. All’interno della cupola sono presenti anche delle finestrelle poste tra un arco e l’altro. Non ci sono pilastri su cui dovrebbero poggiare i pennacchi, ma la cupola si regge grazie ad un sistema di grandi archi inglobati nel muro, che sostengono quelli più piccoli; sono presenti 4 arconi principali e 3 diagonali, legati tra loro da catene di ferro: azzardo strutturale (6). Ne consegue che i pennacchi non hanno funzione strutturale, ma reggono solo se stessi; al di sotto di questi lo spazio è svuotato completamente, accogliendo cappelle e bucature. Esternamente non è presente la calotta. La costruzione è completamente realizzata con blocchi d’argilla. Riferimento: strutture gotiche, archi e costoloni che si intrecciano e reggono le volte. Durante un soggiorno a Parigi Guarini rivaluta l’architettura gotica, poiché stupito dall’intelletto e le abilità costruttive. Il fine dell’architettura gotica è completamente differente dall’architettura romana: la gotica ha strutture molto forti ma all’apparenza deboli, con pilastri e volte sottili. Guarino apprende questo sistema e lo trasferisce nel Barocco, superando il disprezzo dell’architettura gotica che c’era in quell’epoca. 41 FILIPPO RAGUZZINI Piazza Sant'Ignazio Questo progetto doveva risolvere un altro importante nodo urbano. Vi la chiesa di S. Ignazio, ad oggi una delle più grandi chiese dei Gesuiti, che si affacciava su uno slargo, dal quale era necessario ricavare una piazza. Inizialmente era possibile ammirare dal basso la chiesa con la sua grande facciata solo da una via più lontana. Al fine di realizzare la piazza si rese necessario abbattere alcune case. Il progetto di Raguzzini prevedeva di racchiudere la piazzetta tramite palazzi di ceto medio, destinati ad essere affittati e di proprietà dei gesuiti, in modo che potessero avere delle entrate. La larghezza della chiesa venne scelta in base alle dimensioni della facciata: la profondità è pari alla metà del lato più lungo della chiesa, in modo da creare un rettangolo di base. Attraverso questo schema progetta tutta la piazza, comprese le curvature degli edifici. L’ingresso è individuato da due assi diagonali (elemento di stupore). Il palazzo di fronte alla chiesa ha facciata concava e l’altezza eguaglia quella dell’ordine inferiore della chiesa. Il progetto della piazza viene molto criticato, perché ritenuto non abbastanza degno rispetto alla grandiosa facciata di S. Ignazio. NICOLA SALVI Clemente XII, papa di origine fiorentina, durante il suo pontificato, era determinato a risolvere i nodi urbani della città; arrivarono a Roma artisti e architetti di Firenze che speravano di entrare nelle sue grazie. Fontana di Trevi 1732_62 La questione della fontana era stata trascurata per più di 80 anni, soprattutto per una mancanza di risorse economiche, problema che si risolse grazie ad una lotteria. La fontana, già iniziata tempo prima dal Bernini, viene portata avanti da Nicola Salvi tramite la vincita di un concorso. L’opera è atipica, perché si addossa ad una facciata di un palazzo scandita da un ritmo ABA. La facciata è caratterizzata da paraste di ordine gigante che sorgono su un basamento bugnato; al di sopra c’è un piccolo attico con sottotetto. Lateralmente le finestre superiori tagliano l'ordine gigante, uscendo dall’ordine quindi non c’è architrave e fregio. Al centro lo schema è quello dell’arco trionfale con modulo compositivo ABA, un attico superiore iscritto e uno stemma enorme a coronamento, voluto dal Papa. La vasca della fontana rimane basse per permettere ai visitatori di vedere l’acqua; è un vero e proprio spettacolo teatrale: si vedono i tritoni che tengono a bada i cavalli marini. 44 Riferimento: la fontana si può definire barocca a berniniana, per la presenza di rocce, animali e un'ambientazione naturale come nella Fontana dei quattro fiumi. L’idea di addossare la fontana ad un palazzo l’aveva già avuta Pietro da Cortona nel progetto di Palazzo Chigi che non è mai stato realizzato. Gli architetti fiorentini a Roma ALESSANDRO GALILEI Facciata di S. Giovanni in Laterano; La chiesa si presentava già riqualificata nel ‘600 da Bernini, ma la facciata era ancora incompiuta. Papa Clemente XII bandisce un concorso in cui parteciparono anche Ferdinando Fuga e Vanvitelli. In realtà in principio l’incarico era già destinato ad essere affidato ad Alessandro Galilei, architetto formatosi a Londra, che non era una delle principali città sotto l’influenza barocca come neanche Firenze. L’incarico era assicurato grazie al favoritismo del Papa, dovuto alle origini fiorentine di Galilei. La facciata è divisa su due livelli: 1. portico trabeato; 2. loggia con archi. I due livelli sono unificati da paraste di ordine gigante. La parte centrale spicca perché sporge leggermente in avanti, con semicolonne al posto delle paraste laterali ed è coronata da un frontone. Superiormente c’è una balaustra marmorea ornata da statue colossali di 7 mt. Riferimento: S. pietro di Michelangelo. L’impressione è che Galilei abbia cancellato completamente il carattere barocco. In realtà se avesse avuto più potere decisionale nella progettazione senza alcuna pressione esterna, com’è stato, avrebbe ottenuto una facciata molto più sobria di quella elaborata. Galilei criticava aspramente il barocco, probabilmente le sue due città di provenienza, Firenze e Londra, erano uno dei fattori più influenti. FERDINANDO FUGA Facciata di S. Maria Maggiore Ferdinando Fuga, architetto di origine fiorentina ebbe una lunga carriera, si differenzia da Galilei in quanto cercava di aprirsi e di adattarsi allo spirito e all'architettura barocca. Il Papa gli commissiona il completamento dell’importante chiesa di S. Maria Maggiore che si trovava in un’area molto vincolata, data la presenza di palazzi attorno preesistenti. Fuga doveva progettare portico e loggia. Realizza un portico trabeato e una loggia con archi, più stretta rispetto al portico poiché sono presenti dei raccordi concavi che la uniscono ai palazzi laterali. Si utilizza l’ordine architettonico per armonizzare la facciata dei palazzi laterali. Grazie all’uso di enormi aperture, il vuoto risulta prevalere sul pieno. 45 FILIPPO JUVARRA (1670-1736) Juvarra era di origine siciliana, molto giovane si trasferì e si formò a Roma; era un abile disegnatore e fu uno degli ultimi architetti di fama e respiro internazionale. A Roma venne a contatto con lo studio di Carlo Fontana. Nel 1705 partecipò al Concorso Clementino: gli allievi di architettura erano invitati a produrre un progetto finale e parteciparvi. Il tema al quale Juvarra partecipò fu quello di “villa per tre aristocratici”. Vittorio Amedeo II era duca di Savoia, Re di Sicilia e di Sardegna; quando si trovava in Sicilia invitò Juvarra a Torino nominandolo suo principale architetto. Facciata di S. Cristina La chiesa si trova su Piazza S. Carlo, nel cuore di Torino ed era affiancata dalla chiesa di S. Carlo, il quale modello riprende Piazza del Popolo a Roma. Le facciate dovevano essere caratterizzate per aumentare il valore della piazza. S. Cristina è affidata a Juvarra. Per la facciata si studiano diverse soluzioni ad ordine; la definitiva aveva: - 2 ordini di differente larghezza - volute appena abbozzate - per mediare tra i due ordini inserisce delle statue - facciata concava - grande rosone centrale - utilizzo di colonne libere che permette di creare chiaro scuro Riferimento: S. Marcello di Carlo Fontana a Roma, Juvarra esporta l’architettura romana a Torino. Basilica di Superga Chiesa realizzata per volere di Amedeo II. Il motivo per il quale venne costruito era che durante la guerra contro i francesi, Amedeo II si affacciò dalla collina mentre i nemici combattevano con gli alleati austriaci, programmò le successive azioni militari e riuscì a vincere la guerra; la chiesa e il convento furono quindi costruite come ex-voto. Pianta: la chiesa aveva pianta centrale cupolata. Prospetto: all’ingresso vi era un maestoso portico con colonne centrali e intercolumnio centrale maggiore rispetto a quelli laterali (Riferimento: S. Maria dei Miracoli). I campanili laterali sono simmetrici, leggermente concavi che inquadrano la cupola, hanno colonne libere diagonali poste agli angoli. Il riferimento è S. Agnese in Agone di Borromini; la differenza sta nel fatto che Juvarra realizza campanili arretrati rispetto alla cupola mentre quelli di Borromini si trovano davanti alla cupola. La cupola è tipicamente romana: tamburo con finestroni, contrafforti, attico, calotta e lanterna. La calotta è composta da costoloni + cassettoni e la soluzione è ripresa da Piero da Cortona. La cupola all’apparenza è circolare; è formata da 4 pilastri agli angoli e non sono presenti pennacchi. 46
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved