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ELETTRA NELLA MITOLOGIA GRECA, Sintesi del corso di Storia Antica

UTILE PER L ESAME DI CULTURA CLASSICA DELLA STORIA DELLO SPETTACOLO

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 30/07/2022

lorylove90
lorylove90 🇮🇹

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Scarica ELETTRA NELLA MITOLOGIA GRECA e più Sintesi del corso in PDF di Storia Antica solo su Docsity! 1. LA STRUTTURA DEL TEATRO GRECO Nato per la celebrazione di alcune ricorrenze/feste -GRANDI DIONISIE inizio primavera ad Atene. Nel mese di ELAFEBOLIONE (Marzo /Aprile). Gestite dall’arconte eponimo con due aiutanti (paredroi). Si annunciavano con il proagone che anticipa il contenuto dei drammi. Processione che porta in città, nell’agorà la statua del Dio con uccisione del toro, offerta di primizie e sfilata dei falli. Ogni autore presenta un TETRALOGIA TRAGICA (3 tragedie e un dramma satiresco). Dal IV sec vengono composte opere poi depositate per evitare la loro snaturazione. -LENEE in inverno ad Atene. Nome probabilmente derivante o dal vino o da Dionisio. Organizzate dall’arconte eponimo (che aveva competenze religiose), sul ponte Leneo. Partecipano sole due tragediografi, ognuno con due tragedie, quattro in totale più cinque commedie. Avevano una forte importanza politica portando in scena tematiche attuali propriamente ateniesi. -DIONISIE RURALI vari periodi dell’anno, forse in inverno, in tutta l’Attica. Legate alla cultura del fallo -ANTESTERIE (feste dell’anno) verso febbraio/marzo ad Atene Il teatro ha forma circolare, assenza quarta parete, pubblico coinvolto direttamente nella scena e nella storia. Aristotele afferma che è stato Sofocle ad inventare la scenografia, altri affermano invece che sia stato un pittore a realizzare un fondale dipinto. SKENE come tenda originariamente, oggi ‘scena’: distinzione tra spazi reali e immaginari che pian piano si inizia a dipingere per darle maggiori funzioni. MEKANE come a macchina scenica più nota, una sorta di gru che serviva a sollevare un personaggio (molto spesso una divinità) che viene o va via. DEUS EX MACHINA il Dio arriva all’improvviso andando a sciogliere il nodo scenico e narrativo. ETUKLEMA che fa comparire o scomparire il personaggio o nascondere l’azione da dietro la scena. PERIAKTOI sulle tre facce sono rappresentate immagini differenti, per il cambio di scena vasta solo ruotarli e vi è un’immagine differente. BRONTEION macchina per produrre i tuoni, vaso di rame contenete pietre il quale movimento sembra riprodurre i fulmini. THEOLOGMEION parte elevata dove si trovano le divinità quasi fossero su un balcone. SCALA DA CARONTE botola che va sotto la superfice idealmente va verso l’oltretomba e che quindi serve a far sprofondare o risalire qualcuno dal regno dei morti. PERSONE TEATRALI - Arconte eponimo, arconte re e demarco: che organizzano tutto. - Corego finanziatore e produttore (obbligo per i ricchi) - Autore scrive il testo, compone le musiche, disegna le coreografie e le musiche, fungeva da registi - Corodidaskalos istruisce il coro, può svolgere la funzione di regista quando non lo faceva il regista. - Attori il nome di attori non coincide con il numero dei personaggi, prima di Eschilo 1 attore + il coro, abbiano poi 2 attori con Eschilo, 3 a partire da Sofocle. Se abbiamo più di 4 attori l’ultimo non svolge funzione ‘oratoria’ ma semplice comparsa. Utilizzo delle maschere come quella del Dio, dell’amante, del vecchio, del giovane innamorato per svolgere più ruoli. - Corifeo capo del coro greco, attraverso il quale si esprime. RECITAZIONE E CANTO Non abbiamo molte tracce sulla musica utilizzata, sappiamo qualcosa solo grazie alla metrica. - Trimetri giambici recitazione senza accompagnamento musicale. - Tetrametri trocaici recitazione con accompagnamento musicale. - Metri lirici canto con accompagnamento musicale. - Canti corali successione di strofe e antistrofe in qualche caso concluse da un epodo. STRUTTURA - Prologo (non obbligatorio) un attore presentava l’antefatto in trimetri giambici assieme alle coordinate spaziali e temporali, annunciando spesso già la conclusione, essendo più importante la morale e la rappresentazione più che il finale inaspettato. - Parodo prima parte del dramma cantata dal coro in metri lirici, qualche volta a completamento del prologo, altre ignaro di ciò che sta accadendo. Il coro entra sempre in scena dagli ingressi laterali. . Eliano Cap. 26 libro IV Alectros: senza letto perché nubile e vergine secondo un’etimologia sbagliata, riferita a Elettra come Laudice denominata in tal modo fino al momento in cui Agamennone è vivo. Molto probabilmente per evitare di dover ammettere che Omero avesse dimenticato di nominare una delle figlie di Agamennone, congiungendo diverse fonti tradizionali e dandone un senso accettabile. . Stesichiro di Imera Orestea Non giunto a noi, poema lirico in due libri. Dai frammenti capiamo che è ambientata a Sparta, tra i più importanti l’oracolo di Apollo che dona ad Oreste l’arco per sconfiggere le Erinni (Apollo ha quindi un ruolo di protezione nei suoi confronti e probabilmente gli ha già imposto di uccidere gli assassini del padre invitandolo a proteggersi dalle Erinni. Il sogno di Clitennestra con un serpente, segno della vendetta che le sarebbe stata attuata. . Oreste Scritto da una donna di cui non si ha nessuna testimonianza . Pindaro scrive Epinicio Racconta la vicenda degli Atridi senza la presenza di Elettra. ESCHILO - ORESTEA L’Orestea è l’unica tetralogia tragica legata a noi pervenuta, andata in scena il 458 a.c. durante le grandi Dionisie. Solo nella seconda sezione Elettra è un personaggio attivo dal punto di vista scenico. 1.Agamennone (marito di Clitennestra che torna a casa e al quale viene ordita una congiura da parte di questa e del suo amante Egisto. Vediamo Cassandra in preda ad un delirio visionario per gli eventi che andranno a concretizzarsi) 2.Coefore (coloro che portano le LIBAGIONI o liquidi come offerta per i morti, essendo il coro formato da donne che –accompagnate da Elettra- le portano in questo caso sulla tomba di Agamennone). Oreste torna a casa dopo anni di allontanamento e assieme a Elettra pensa ad un piano per poter uccidere la madre che mostra il seno ad Egisto disperandosi prima della morte) 3.Eumenidi (unica delle tre in cui vi è un cambio scenico aprendosi a Delfi e continuando ad Atene con Oreste ed Ermes con la nascita dell’areopago e una votazione paritaria tra la volontà di accusare Oreste o meno, Atena si schiera in favore del ragazzo e convince le Erinni a mutare forma. Finalmente si interrompe positivamente il destino immutabile di dolore degli Atridi) CONTESTO STORICO: 458 in auge Pericle. Argo si era alleata con Atene. 452 Efialte legge per il ridimensionamento dei poteri dell’areopago, togliendo una forte importanza alle famiglie oligarche più in voga, dandone maggiori alla parte democratica. Per questo motivo fu assassinato pur rimanendo valida la sua riforma. Aereopago: monte di Ares, luogo di Dee. Deve incutere paura a tutti coloro che hanno intenzione di macchiarsi di reati di sangue. Agamennone ed Orestea terminano con l’esposizione dei cadaveri dei protagonisti, a esclusione proprio dell’ultima tragedia. L’unica parte in cui lo scorrimento di sangue viene ridotto al minimo e non è più motivo risolutivo di problematiche interiori. La paura nell’Agamennone designata dal coro come angoscia che si realizza successivamente nel canto profetico di Clitennestra. Pathei matos: la conoscenza passa attraverso la sofferenza, s’impara vivendo esperienze dolorose. Inno a Zeus nella Parodo dell’Agamennone. Il male nel mondo ha un senso in quanto la divinità aiuta gli uomini a imparare a vivere e divenire più saggi subendo dolore. (Trilogia tebana del 467): di Eschilo Laio, Edipo e Sette contro Tebe esattamente come l’Orestea, quando un familiare commette un peccato di Ubris, la colpa ricade su tutti i componenti della discendenza, anche su quelli non coinvolti direttamente. La logica del ghenos (propriamente arcaica) viene superata dalla logica del nuovo stato civile e politico della polis intesa come città moderna. Le Eumenidi sanciscono questo superamento. Le Erinni sono spiriti che perseguitano chi si è macchiato di reati di sangue. Incutono paura e fanno parte per alcuni studiosi di un’epicità inferiore che è lungi dagli dei olimpici. Divengono però esseri benevoli e per questo Eumenidi, scacciando il deinon o seme della maledizione tramite l’istituzione di una figura che prevenga il male, appunto l’areopago. Mutano anche il modo di vestire da nero a rosso, colore importante per Atene richiamando i Meteci. In questo sta la posizione filopericlea e quindi democratica propria di Eschilo. La conclusione della tragedia è infatti un inno alla saggezza rappresentata dall’istituzione dell’areopago, tutta la tetralogia è però incentrata sul dolore e sulla paura. Questa però è sempre garante dell’odine, gli uomini non devono avere paura delle creature come le Erinni, quanto più delle istituzioni che li giudicheranno. Perché esiste il male ce esistono gli dei? Secondo Eschilo nel mondo il male fa parte del disegno divino, conduce gli uomini alla conoscenza e alla sapienza. PROLOGO E PARODO DELLE COEFORE Oreste e Pilade protagonisti della scena. Il coro manifesta la sua sofferenza per il delitto compiuto e per le nefaste conseguenze. Elettra riconosce Oreste in una sola scena diversamente dall’Elettra di Sofocle ed Euripide. Riconosce l’impronta dei piedi e il tessuto del suo abito. Il modello eschileo per attuare quasi “L’ARCHETIPO” del riconoscimento in una tradizione spettacolare è Stesicoro. I protagonisti pare facciano sempre riferimento agli oracoli per giustificare le loro colpe ma in realtà sono liberi di interpretarli in modo diverso e godono quindi quasi di libero arbitrio. Dopo il monologo di Oreste i due fratelli intonano un Komos inteso per Aristotele nella sua poetica come parte della tragedia in cui attori e coro dialogano in metri lirici. Nella società omerica la morte lascia il segno ma quella di Agamennone è una morte infame, fungendo da motore di vendetta. - RIFERIMENTO AI TESTI: 1. +… +…: testo corrotto 2. fortuna iperborea: al di là del vento di Borea, una terra fantastica dove non esisteva la vecchiaia, una specie di Eldorado come terra idiliaca. 3. afferrare, macchiare di sangue: linguaggio tipicamente eschileo. La PAROLA PERDE IMPORTANZA essendo Oreste muto, la parola diventa sempre più rara, sono più che altro i corpi o i toni della voce a trasmettere significati. Il teatro di Romeo Castellucci come teatro di Godot (dell’assurdo) o del teatro della crudeltà (attori agiscono per forze superiori). La COLPA, essenziale nella tradizione della tragedia si esprime attraverso l’anomalia fisica: un corpo deforme rispetto ai normali canoni di bellezza. Apollo nelle Eumenidi è privo di braccia, Oreste e Pilade sono magrissimi, Agamennone ha la sindrome di Down, le donne sono tutte molto in carne (Cassandra è obesa ed Elettra è una bambina in sovrappeso e capricciosa). Il nero è l’elemento dominante delle Eumenidi, mentre nelle Coefore (qui c’è un corpo sventrato legato al braccio meccanico di Oreste, completamente nudo come Elettra) vediamo perlopiù il bianco e il rosso. Grandissima presenza di macchine e di animali (le Erinni sono delle scimmie). La parte delle Eumenidi non andò più in scena a causa della presenza di Makaki. Castellucci patteggia per Clitennestra quanto materna e fisica in sfavore di Agamennone. DUBBI TRA EURIPIDE E SOFOCLE Grazie agli hupotesis che vengono rimandati con i manoscritti e riportano alcune delle notizie che tutt’oggi conosciamo. Non conosciamo l’odine cronologico delle opere di Sofocle ed Euripide, considerati quanto più contemporanei. Si è cercato di dare una collocazione cronologica tramite lo studio di alcuni elementi presenti. L’arrivo del deus ex machina di Euripide (vv 1350) sembrerebbe far riferimento alla disfatta ateniese contro Siracusa (databile nel 415). Altri studiosi, in base ai versi metrici, forniscono una datazione tra il 422 e il 416. In Sofocle invece mancano del tutto riferimenti interni, provando a darne una collocazione tramite lo studio di elementi stilistici: uso frequente della antilabe (trimetro giambico viene diviso così che un personaggio declami il primo verso e un altro il secondo). Non usato ne da Eschilo ne da Sofocle, almeno nelle sue prime opere ma in fase finale come l’utilizzo della parodo preceduto da una monodia. Databile nel 410. EURIPIDE - ELETTRA Siamo a Micene, non è più un dramma politico ed Elettra è sposata con un contadino per evitare che i suoi figli aspirassero a recuperare il trono perduto. Al termine della vicenda ognuno riprende il suo giusto posto. Letta scena del riconoscimento. Scena del riconoscimento come anagnosis (capelli, impronta e abito) vengono demistificati così come la figura di Agamennone, ucciso con un atto disonorevole alle spalle, non conoscerà mai il suo assassino. La volontà degli dei in Euripide assume un senso ancora più ‘rivoluzionario’: vv.970 gli Dei possono sbagliare. Diviene così un’opera quasi antireligiosa, in Sofocle invece la volontà del Dio non si discute e l’oracolo deve essere compiuto. Forte impatto sui ruoli di genere, Clitennestra sembra prendere più posizione rispetto agli uomini dell’opera e della storia conosciuta, contro la tradizione propriamente patriarcale di cui Elettra ne è il portavoce assoluto. Elettra di Mikhalis Cacoyannis del 1962 sviluppa la vicenda anche successivamente nel 90 nell’ambito della danza. “ci sono certi figli più legati alla madre e certi più legati al padre, tu lo sei con tuo padre” frase analizzata nel 900 con il COMPLESSO DI ELETTRA. Come nella maggior parte delle opere greche l’ampasse si risolve con l’intervento del Deus Ex Machina con i fratelli di Clitennestra. In Euripide possiamo ritrovare quasi una forma di illuminismo religioso, il mito viene completamente ripreso e rielaborato. (come il sacrificio di Isacco da parte di Abramo sotto indicazione del Dio che ne ferma la mano. - ORESTE Ritrattazione o conferma dell’Elettra da parte degli studiosi. Forse una parodia della figura di Elettra in sé quanto snaturata dalla sua essenzialità tipica e mitica. SOFOCLE Non è importante il riconoscimento tra fratelli o l’atto in sé quanto più capire quali siano le cause scatenanti dello stesso. Introduzione della figura di Crisotemi, sorella di Elettra. Scambio del tempo di morte dei due protagonisti, Clitennestra precede e quella di Egisto segue, l’esodo si conclude con Oreste che esce di scena con la consapevolezza di dover uccidere Egisto anche se l’azione si colloca fuori dalla scena drammatica. Probabilmente Crisotemi scompare una volta entrato in scena Oreste, forse per il personaggio di per sé probabilmente unico per entrambi, tramite cambio di maschera. Elettra depositaria dei valori e della tradizione familiare, con conseguente dolore soffocante. Peronaggio profondamente solo e solitario portando avanti una ‘crociata della memoria’. Nessuno può capirla ne tantomeno consolarla. (ultima fase dell’autore caratterizzata dall’esplicazione del dolore dei suoi personaggi come le urla di Filottete) Letta resis prima scena, caratterizzati quasi da un’attesa, forse di un messia che dovrebbe venire a punire i colpevoli. Certo le speranze vengono vanificate, né saggezza né pietà saranno sufficienti, ‘vivere nel male, comporta la pratica del male. In Euripide il matricidio provoca un sentimento di colpa in Oreste, Sofocle invece con questa frase delinea il suo pensiero di impossibilità del bene. Crisotemi (legge divina, aurea) nel dialogo a contrasto con Elettra, modello narrativo già utilizzato nell’Antigone con Ismene –due modi diversi di affrontate il dilemma etico- cerca nella sorella un’alleata che possa fungere da sostituzione di Oreste. Questa invece le consiglia di accettare la situazione e non attuare alcuna vendetta. Non ha né la forza né il coraggio di Elettra. Nel secondo dialogo si fa ancora più intensa la contrapposizione di pensiero tra le due. vv.861 Clitennestra ed Elettra parlano della condizione femminile, Sofocle elimina la responsabilità del Dio: Clitennestra motiva le sue azioni contro Agamennone facendo riferimento alla morte ingiustificata della figlia Ifigenia, assolvendo la dea Artemide dalla sua cattiveria e ingiustificata volontà di morte. Agamennone era colpevole dell’offesa nei confronti della dea. Elettra rimane sola, divenendo un vero eroe tragico del mito, quando Crisotemi si rifiuta di prestare aiuto e collaborazione. Siamo nel 900. Il dramma di Elettra viene elaborato nella psicanalisi con ‘IL COMPLESSO DI ELETTRA’. Partendo da ‘IL COMPLESSO DI EDIPO’ di Sigmund Freud, la psicanalisi successiva lo volge in chiave femminile. - Antoine Danchet, Idomeneo re di Creta, 1712 Su libretto di Mozart. 1. la vicenda vede Elettra esule – per via della morte di Egisto – trova riparo a Creta grazie al consenso di Idamante (figlio di Idomeneo) amato dalla stessa donna. Visione prettamente settecentesca che è dedita puramente alla passione. L’uomo però ama Ilia, figlia di Priamo ormai fatta schiava presso la sua corte, dopo la sconfitta di Troia. Lei ricambia il sentimento nonostante le condizioni diverse. Elettra entra in competizione con Ilia. Il libretto si apre con la falsa notizia della morte di Idomeno. Elettra comprende che così il figlio Idamante, potendo diventare re, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa come salvare la ragazza, sposandola. 2. Idomeneo dopo essersi salvato grazie all’aiuto divino, avrebbe dovuto sacrificare il primo uomo che avesse incontrato, quale proprio Idamante. Il padre non potendo uccidere il figlio lo invita da andar via con Elettra. Il Dio Nettuno sentendosi tradito manda un mostro a distruggere Creta. 3. Idomeneo nel frattempo sconfigge il mostro, proprio mentre il re confessa il suo segreto e il sacerdote consiglia di compiere ora per davvero il sacrificio ma quando il padre sta per colpire il figlio è lo stesso Nettuno a fermare l’atto, obbligando Idomeneo a lasciare il trono in favore del figlio che avrebbe dovuto congiungersi con Ilia. Elettra impreca e fugge. Idamante viene icoronato re tra danze e cori. La contrapposizione evidente tra Elettra (ambigua, ama Idamante per ossessione di possesso) e Ilia (giusta, ama Idamante senza interesse) sancisce bene i due caratteri femminili di ogni donna. La seconda indica comunque quasi una concezione illuministica di giustizia e verità a cui si aspirava. *Vienna 2012, regia di Damiano Michieletto, scene di Paolo Fantin, rappresentazione moderna con donna vestita con pelliccia e rossetto rosso, occhiali da sole, tacchi, borsetta, bionda e ben sistemata, rappresentante dell’eleganza e dell’alto ceto a cui appartiene grazie all’ostentazione delle sue ricchezze. Scenografia ampia con i ‘resti di una guerra sul fondo del palco (piedi, corpi, macerie). Prende spunto dai fratelli tedeschi. *Bondì, 2007 rappresentazione più tradizionale, con abiti e sceneggiatura più scura e capelli corti tagliati male e spettinati, sceneggiatura quasi completamente spoglio nel Teatro della Scala *Fratelli Hermann, Elettra molto feroce e nel movimento e nel vestito con ‘serpenti tra i capelli e sull’addome’ quasi come armatura. Innovativo il ‘ruotare’ attorno al palco in un corridoio con al centro un vuoto contente l’orchestra. Riferimento ad ‘IL FALUTO MAGICO’ per trama e costituzione tragica, con la regina della notte che impone alla figlia di uccidere Sarastro concedendole il pugnale, con la conseguente maledizione derivante dall’atto infido. Differente è la passione amorosa qui intesa come gelo e odio, in Elettra furia calorosa e sconvolgente. In generale a differenza di Mozart che proclama la tragedia con un finale positivo e degno di nota dove Elettra viene sacrificata, quella di Danchet è volta più sul tormento di Elettra che sulla vicenda in sé, totalmente asfissiante e negativa. 900 - Hugo Von Hofmannsthal, Elektra Max Reinhardt e Richard Strauss 1903 presentazione tragedia in prosa. 1909 prima rappresentazione della forma lirica. Riprende maggiormente Sofocle: vicenda in una Micene astratta (uno spazio che potrebbe essere uno qualunque). Elettra destoricizzata. Vive a palazzo con Crisotemi, sembra un’animale inferocito e in gabbia, sua madre e la sua presenza le ricorda costantemente l’atto cruento della morte del padre. Molto interessante la presentazione del ‘coro’ ora serve o ancelle del palazzo che svolge le medesime funzioni (in Sofocle il coro si mostrava solidale nei confronti della protagonista, qui la deridono portando voce al buon senso e negativizzando tutto ciò che è crudele). Cibo, sesso, maternità sono i ‘vizi’ a cui Elettra fa riferimento nel parlare con loro, Elettra accusa quasi il loro modo di ‘vivere’, ciò che ormai lei più non fa. Solo una serva le rivolge buone parole. Clitennestra, sempre soggetta a incubi, si incammina verso il santuario per pregare affinché i sogni possano interrompersi. Incontra Elettra che le chiede a che sogni sia solita e fa riferimento ad un oracolo secondo il quale ‘un parente avrebbe dovuto ucciderne un altro’. Arriva così la notizia della morte di Oreste, Clitennestra sollevata e Elettra cede in preda allo sconforto. Come in Sofocle, Elettra si rivolge a Crisotemi che reagisce inorridita. Ora completamente sola dinnanzi al suo dramma. Arriva finalmente Oreste (accolto non per genuino sentimento ma per voglia di strumentalizzazione): il riconoscimento (come nel teatro moderno per eccellenza) avviene molto più istantaneamente. Il delitto viene compiuto e l’opera si conclude con la morte della stessa (una MORTE TEATRALE che viene motivata dal raggiungimento del suo obiettivo). L’ultima scena vede Crisotemi in preda al panico battere pugni contro il muro e invocare Oreste. Forti riferimenti agli studi sull’ISTERIA (husteron: utero) di S.Freud e Richard Strauss, con tratti propriamente misogini in quanto ritenuta malattia propriamente femminile. Anche qui si ritrova la contrapposizione tra le due sorelle Elettra e Crisotemi *pag 130. (la presenza del contadino, citato da Crisotemi sembra essere un puro riferimento all’Elettra di Euripide). “Al di là del principio del piacere” di S.Freud nel 1920 riguardo la pulsione e la funzione sessuale in relazione alla morte di cui l’intera opera si occupa o prende in esame, se pur inconsciamente. Freud si concentra sulla contrapposizione tra pulsione alla vita e pulsione alla morte. Nell’Elettra di Sofocle la religione è punto cardine, in quest’opera invece non c’è spazio per nessun riferimento “perché mi chiami Dea?” Video: Metropolitan, 1994, New York finale dell’opera - Eugene O'Neill, Mourning becomes Electra Sicuramente l’influenza di temi freudiani è presente se pur durante un’intervista dichiara di aver letto solo qualche libro. Il protagonista infatti rifiuta l’aspetto sessuale. Una famiglia davvero disastrata: padre alcolizzato, madre dedita alla morfina, anche lo stesso drammaturgo fu incline all’uso dell’alcool e i suoi figli entrambi suicidi riportano entrambi i vizi dei ‘nonni’. “il lutto si addice ad Elettra” è uno studio sulla falsa riga degli atridi. L’opera si suddivide in 3 atti, costruita esattamente secondo il modello eschileo - the home coming (il ritorno a casa): il ritorno in patria di Agamennone - the hunted (l’agguato): l’atto d’omicidio - the homtiid (l’incubo): le conseguenze in riferimento alle eumenidi Tutti i personaggi sono imparentati e legati nello stesso modo e in quest’opera e nell’Elettra mitica: figli, cugini, adulterini. All’inizio abbiamo un giardiniere che assieme ad altri personaggi ‘superflui’ chiede a Lavinia (Elettra) di fare attenzione. 1972 per la regia di Fulvio Strusso sulla rai Lavinia nel finale capisce che i morti continueranno per sempre ad essere presenti nella vita chiamando Orin ‘Adam’ e di qui si lascerà morire. suicidio. Andrew decide di invitare a cena il patrigno, si scatena una serie di contrasti: Sandra accusa Gerardini di aver iniziato un rapporto con sua madre già prima della morte del padre, dall’altra parte l’avvocato accusa i ragazzi di aver condotto un rapporto incestuoso. Andrew va via lasciando un biglietto a Sandra affinché abbandoni il suo passato e lo segua definitivamente. Gianni non vuole lasciar andare la sorella e durante la cerimonia, la governante trova il uso corpo privo di vita e così termina il film. Dal punto di vista interpretativo, come nel Gattopardo, emblema della storia è una famiglia borgese (esattamente come quella a cui apparteneva lo stesso regista Visconti della famiglia capostipite del ducato di Milano). La casa diviene scrigno della memoria: i fratelli dialogano con bigliettini nascosti ovunque. COME L’ORESTEA… La relazione con il mito sta nella figura di Sandra (come Elettra ) - legata a suo fratello Gianni (come Oreste ) - la quale sospetta che sua madre Corinna (come un’accennata Clitennestra o quasi Cassandra) abbia ordito assieme al suo amante avvocato Gerardini (come Egisto ) la congiura per la prigionia e la successiva morte del padre. Non vi sono vere e proprie scene imitative del dramma, né riconoscimento né elementi propriamente mitici. Tutte le interpretazioni del mito da parte di Visconti vengono in scena tramite un filtro moderno che sia anche la lirica (si pensi alla Medea di Euripide). In realtà Visconti afferma di aver preso ispirazione solo dall’ Elettra di Sofocle (secondo studi moderni la meno simile a Sandra) e ai passi di Leopardi in riferimento al titolo. In un’altra intervista dichiara invece di aver preso ispirazione dall’Orestea di Euripide: Gianni è un anti-eroe come i giovani del tempo che poco pensa alla giustizia e alla vendetta e spera solo di uscire sulle copertine dei giornali. Probabilmente Visconti cerca, tramite le sue interviste, semplicemente di depistare il pubblico affinché segua l’andamento del film in maniera neutrale. Parla poco della ‘Elettra, o la caduta delle maschere’ una delle più simili, dal punto di vista tematico, alla sua produzione. Manca comunque il matricidio e l’uccisione di Egisto. Rimane tutto ambiguo, anche il finale, non conosciamo quale delle due verità sia reale: c’è mai stato un atto incestuoso? C’è mai stato un tradimento? Andrew è un elemento estraneo, fuori dal mondo provinciale e proprio per questo è elemento rivoluzionario: vuole conoscere il passato della moglie e cerca di capire le vere dinamiche della famiglia, fa le domande giuste e scopre verità nascoste sconvolgenti. Andrew è il marito di Elettra e quindi Pilade (nella tradizione amico fidatissimo di Oreste sino al disvelamento dell’incesto tra i due fratelli) che allude ad una cercata iniziazione di un rapporto d’amicizia nella scena della passeggiata. COME FREUD... E + Gianni in realtà ama sua sorella ma allo stesso modo la detesta perché odia sua madre e anzi è la causa della sua pazzia. Esattamente come nel complesso di Edipo è quindi Gianni ad essere innamorato della madre, ama anche il padre e la sorella, è quindi un ampiamento di una figura di per sé già abbastanza nefasta. LO SGUARDO REGISTICO… Il mondo vecchio va dimenticato perché inevitabilmente corrotto, l’unica speranza è nel futuro rappresentato da Andrew e dalla speranza di Sandra (con il suo vestito bianco simbolo di nuova vita e nuova verginità nella scena finale) di abbandonare ciò che era la sua vita non serena in cerca di nuove speranze. Secondo la sceneggiatrice né Oreste né Elettra sono più capaci di portare avanti le proprie intenzioni ma sono divenuti di paglia, abbandonano i problemi e cappano (il primo con il suicidio, la seconda con l’allontanamento fisico). Una forma propriamente teatrale e esibizionistica del dolore, più che cinematografica.
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