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Elisabetta Farnese riassunto, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto del libro capitolo per capitolo, distinguendo anche i vari paragrafi, scrivendo l'essenziale per ogni argomento trattato. Alcune parti sono rielaborate del tutto dal punto di vista formale altre invece mantenute pressoché simili ma sintetizzate.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 27/01/2023

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4.3

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6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Elisabetta Farnese riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Elisabetta Farnese, Giulio Sodano – Riassunto. CAP I - La culla dei Farnese Dal buio all’aurora Nonostante il prestigioso ruolo politico, non potevano vantare dell’antico lignaggio come altre famiglie, erano nati “da una bastarda di imperatore e un bastardo di un papa”. Avevano però ottenuto nel 1534 con Papa Paolo III ducato di Parma e Piacenza e con l’ascesa al trono di Spagna e poi del figlio Carlo a Napoli ottengono un certo titolo nobiliare. Originari di una piccola nobilita rurale nella zona della Tuscia, essi acquisiscono un po’ di fama con politici locali, mercenari per famiglie aristocratiche e, inoltre, vantavano un vescovo in famiglia. Farnese probabilmente indicava la zona ai confini tra il Viterbese e la Toscana e vantavano un riconoscimento di nobiltà da parte di Ottone I, a cui però neanche loro credevano. Avo di Paolo III, Ranuccio il Vecchio, si pone al servizio della Chiesa, ormai una potenza regionale. La famiglia punta tutto su vita militare e scelte matrimoniali. Con l’unione di Pier Luigi Seniore e Giovannella di Onorato Caetani di Sermoneta nasce nel 1468 Alessandro (futuro Paolo III). La bellissima sorella Giulia con le sue grazie favorisce l’ascesa del fratello con Papa Borgia e quando venne eletto nel 1534 venne rappresentata una vulva con la scritta “haec fruit occasio”. Le storie di lenzuola sono state difficili da portare all’oblio in quanto vengono ricordate molto più facilmente di una carriera militare. Alessandro ha avuto da Silvia Ruffini 4 figli e il primogenito Pier Luigi nel 1537 è Gonfaloniere della Chiesa e si fa riconoscere subito per le sue qualità. Il figlio Ottavio, destinato a sposare la figlia bastarda di Carlo V, riceve in affidamento il comando dell’avanguardia spagnola ad Algeri a soli 17 anni per un’adeguata istruzione militare. Pier Luigi diventa duca di Parma e di Piacenza, due ducati distinti e autonomi, che sotto i Farnese ottengono un’unione personale. Rappresentano una moderata potenza che rientra nella categoria di piccolo stato, che insieme alle altre zone di ridotta dimensione, fungevano da stati cuscinetto per le grandi potenze, con strategie militari e funzioni commerciali. Dopo un iniziale momento di gloria, nel Seicento si appanna, con la ancata elezione del cardinale Alessandro, l’ascesa di Sisto V e i tentativi di intaccare il prestigio del cardinale, situazione che si risolve però con la morte del papa e l’elezione di Giorgio XIV, più amichevole verso i Farnese. Giunse però presto sia la morte del cardinale che quella del nipote. Inoltre, la carriera militare di Alessandro non aveva portato a nessun rafforzamento territoriale. Dopo la possibilità sfumata di legarsi al trono del Portogallo, provano a legarsi a quello d’Inghilterra con la parentela di Maria d’Aviz che discendeva dai Lancaster, ma anche questa pretesa era irrealizzabile, ostile alla Spagna e non sostenuto anche dalla Francia e dallo stesso Papa Clemente VIII. Ranuccio I che aveva sposato la nipote del Papa Margherita Aldobrandini) attraversa anche una decadenza fisica. Il figlio Odoardo (cardinale protettore dell’Inghilterra) nutre mire espansionistiche. I possedimenti farnesiani per gli alleati spagnoli sono molto comodi e i duchi ottengono la partecipazione all’élite nobiliare direttamente dai sovrani spagnoli. Ma Odoardo vuole espandersi, nel 1635 si allea con la Francia e Vittorio Amedeo I Savoia per scalzare gli spagnoli da Milan, dove vuole ampliarsi. La sconfitta di Castro è il momento più basso del prestigio Farnesiano. Odoardo si indebita con i creditori romani e rifiutando di cedere il feudo, si scontra con Urbano VIII. Lo scontro si riaccende anche tra Ranuccio II e Innocenzo X e il conflitto esplode con l’omicidio del vescovo di Castro. Il 2 settembre 1649 Castro viene rasa al suolo. Secondo rinascimento Il mecenatismo accompagna i Farnese nella loro affermazione a Roma ed acquisiscono visibilità con il magnifico Palazzo Farnese e la residenza di Caprarola, voluta dal fastoso mecenate cardinal nepote Alessandro. Nel ducato padano il mecenatismo è a opera della coppia ducale formata da Ottavio e Margherita (figlio del papa e figlia dell’imperatore). A Ranuccio II (nonno di Elisabetta) spetta il compito di ridare potenza e credibilità alla famiglia, abbandonando la via militare. [Menzione “Guerra delle Pioppe” tra Francesco Farnese e Rinaldo d’este per una striscia di terra]. Ranuccio II preme per una politica dello splendore che gli permette l’unione tra Odoardo e Doreta Sofia e successivamente, tra la loro figlia e Filippo V di Spagna. Gli appartamenti del palazzo ducale di Piacenza sono affidati al pittore veneto Sebastiano Ricci, recupera la maggior parte delle collezioni di pregio sparse nelle dimore di Roma e di Caprarola, e fa costruire una Galleria nel palazzo della Pilotta curata e custodita dal toscano Stefano Lolli. Alla morte di Ranuccio II sono 7 i pittori stipendiati dalla corte. Tradizione dei duchi di Parma era anche dar vita a feste solenni con tornei, nella loro zona sorgevano anche numerose accademie, organizzano successivamente anche balletti e caroselli. Dopo aver visualizzato una rappresentazione alla corte Medicea, nel 1618 Ranuccio ha l’occasione di ricambiare il favore e superarli nello sfarzo. Con Ranuccio II si ha una nuova fase teatrale ma il momento più intenso si raggiunge con i genitori di Elisabetta. La stessa Dorotea si esibisce nel 1696. Il duca Francesco dopo la morte di Ranuccio II è costretto a tirare i cordoni ma l’opera ebbe comunque un certo lustro a Parma. Nell’ottobre del 1712, con la visita del figlio del re di Polonia che forse cerca moglie, si celebra “il debutto in società” di Elisabetta che entra anch’ella in scena sul palco. Quel ragazzo sarebbe poi diventato il consuocero di Elisabetta. È stato sottolineato spesso che i Farnese avessero una tendeva all’ossessiva autocelebrazione. Una contessa Palatina a Parma Ranuccio II, rispetto al padre, cercò di essere cauto con gli spagnoli e di non inimicarsi l’impero. La sposa Dorotea Sofia di Neuburg per il figlio è una delle figlie dell’elettore del Palatino, primo matrimonio internazionale per la famiglia. Wolfang Wilhem, tra i primi principi protestanti a convertirsi al cattolicesimo, espande il suo territorio di Neuburg. Il figlio Filippo Guglielmo, con la morte senza eredi del cugino Carlo, diviene conte del Palatino di Rhin e principe elettore. Luigi XIV, cognata di Elisabetta Carlotta che non apprezzava la persecuzione di Guglielmo sul territorio prima appartenuto al padre, nel 1688 invase le terre di Guglielmo (=Lega di Augusta). Filippo Guglielmo si imparentò con le principali case regnanti, si sposò due volte ed era circondato da numerosi figli. Le figlie palatine ebbero la funzione di unirsi con gli Asburgo o con altre testate europee. La scelta di Ranuccio II verso una figlia palatina era di sviare alla solita alternativa spagnola avendo avvertito inoltre il declino del loro impero. Il loro intento è quello di avvicinarsi alla famiglia degli Asburgo, anche se le cose andranno diversamente. Per capire i legami di potere, non bisogna guardare i rapporti più stretti bensì guardare i rapporti di parentela più ampi, mossi da motivazioni che spesso agli storici sfuggono. A marzo 1690 una ricca delegazione del duca di Parma raggiunge Neuburg e il 10 Arile Odoardo chiede la mano di Dorotea. Il matrimonio risulta essere incredibilmente sfarzoso. Dal matrimonio nascono: nel 1691 Alessandro Ignazio e nel 1692 Elisabetta. La successione del ducato viene interrotta con la morte del principino alla quale segue la morte europee di partecipare ad attività più intime e riservate, sviluppando un modello di corte più salottiero e un delicato equilibrio tra ostentazione e riservatezza. Anche dunque questi piccoli stati ricorsero a raccogliersi in forme più private. La violenza della malattia Arriva alla corte all’inizio del 1710 l’orribile malattia che stava seminando il terrore in Europa che poi nel sec XVIII comincerà ad essere inoffensiva grazia alla scoperta del vaccino. Elisabetta sperimenterà la malattia e anche le persone a lei legate. Madre e figlia sono insieme ammalate, anche se i medici sono molto speranzosi. Durante le notti più difficili, Elisabetta dimostrerà tutto il suo affetto verso lo zio-patrigno a cui è molto legata. I medici vedono sia in lei che nella duchessa dei miglioramenti. Poi Dorotea sprofonda nuovamente ed Elisabetta avrà dei danni irreparabili sul volto che l’accompagneranno a vita. Le due però guariscono, seppur con qualche ricaduta. Quando guariscono definitivamente, ci saranno coloriti festeggiamenti. Elisabetta passa i primi anni della sua vita in un mondo colorato e felice, ma la rigida educazione materna, la malattia, e la presenza militare asburgica rovinano la sua adolescenza. A cambiare tutto sarà una proposta matrimoniale del tutto inaspettata. CAP II - Cronaca di un Royal wedding Un buon partito Da una lettera di Francesco con il conte Carlo Anguissola risulta che le trattative erano iniziate nel 1707. Il 3 gennaio si parlava di un ritratto fatto alla principessa che sarebbe stato consegnato personalmente dal duca ad un misterioso cavaliere. L’eredità dei diritti farnesiani e medicei induceva ad aspettare un buon partito, e così fu nel 1704 con la proposta del re spagnolo, vedovo da poco di moglie e che creava un gran vuoto. Essendo il matrimonio un mezzo di potere che giovava sia allo sposo che alla sposa, Filippo V perseguiva acquisizione territoriale ed Elisabetta deteneva diritti rilevanti sulla penisola e la sua posizione era molto simile a quelle di tante altre regine europee. Nel 1702 era inimmaginabile l’ipotesi di tale legame e attuandolo praticavano una politica matrimoniale che gli Asburgo avevano perseguito per secoli. Ma la prepotente presenza viennese aveva auspicato a far tornare sullo scenario politico la Spagna e i Farnese dal loro canto ero spinti verso il Borbone sia per il maggior prestigio rispetto ad un principe italiano sia per un sentimento antiaustriaco per tutti i tributi richiesti. Lo sposalizio Nel 1714 si registra le presenza a corte del cardinale Francesco Acquaviva, ambasciatore straordinario presso la Spagna durante il trono di Filippo V, che lascia intuire che sono in corso trattative per il matrimonio. La notizia del matrimonio circola velocemente e si registrano celebrazioni e feste. Elisabetta studia lo spagnolo, mentre Acquaviva studia i capitoli matrominiali. Il 25 Agosto il cardinale sottoscrive i capitoli e le campane della città suonano a salve. I capitoli di Elisabetta ammontano a soli 9 paragrafi, la dote è di circa 100.000 doble in scudi d’oro da pagare in 4 rate per 10 anni mentre il re spagnolo come dote assicura beni e rendite di città castigliane ed offrirà 50.000 scudi alla sposa e in caso di vedovanza Elisabetta avrà 40.000 corone d’oro. Al capitolo ottavo, Elisabetta rinuncia all’eredità paterna ma è fittizio, per non mettere a rischio la successione della Toscana, di Elisabetta ma praticamente è un feudo imperiale. In attesa delle nozze, continuano i celebramenti ed è atteso il cardinale Gozzadini per celebrare l’unione. Celebrato per procura il 16 settembre 1714 con una sfarzosa cerimonia, vede l’assenza del marito alle nozze regie. Quando gli sposi si incontravano, aveva luogo un rito sottotono con una semplice benedizione ed era tradizione commissionare raffinate opere a stampa che raffigurassero con splendide incisioni le feste presso le corti e si compilò un “Ragguaglio delle nozze”, volti ad esaltare quel matrimonio regio e illuminare la figura della regina. Rispetto alla madre e alle sorelle, la Farnese presenta altre qualità, che preannunciano il secolo dei sovrani filosofici che faranno della cultura il campo del progresso dei propri paesi. Ella era raffigurata come latrice di giustizia, che esaltava le funzioni della monarchia, come una colomba che deve portare serenità nel cuore agitato di Filippo. Acquaviva e Gozzadini vengono accolti dal duca mentre Elisabetta e la madre sono chiuse nel loro appartamento in maniera teatrale, in quando consapevoli di ciò che stava succedendo. Dopo la lettura dei capitoli, Elisabetta legge i capitoli tocca il vangelo e firma per prima mentre vengono fatte suonare le campane. Per ospitare il cardinale, nuovamente i Farnese usano l’arte per affascinare. Il giorno 16 si manifestano le nozze, durante le quali Elisabetta viene fatta accompagnare da un corteo sempre volto a manifestare la potenza della famiglia. L’abito da sposa non era ancora un oggetto di culto. Ella è seduta sul trono che riporta in oro lo stemma e dopo la liturgia si scambiano i voti nuziali e alla formula dell’unione matrimoniale, vengono fatti partire numerosi colpi d’artiglieria. Altro elemento simbolico del passaggio allo status di regina è la rosa d’oro, benedetta dal papa e inviata al legato pontificio. Tocca invece a Dorotea segnalare la nuova condizione della sposa baciandole la mano, gesto di sottomissione che Elisabetta rifiuta. Durante la festa nuziale il ruolo di Elisabetta diventa preminente: seduta ad una tavola ovale, la madre le porge la sedia e il maggiordomo un fazzoletto. Il banchetto prevede 27 portate di frutta e dolci intramezzate. La giornata dura fino alla sera. Mancano intrattenimenti vivaci e giostre sostituiti da un concerto musicale a voci e orchestra con intramezzi di balli. La festa si prolunga fino alla notte, dotata di rinfreschi e dolci. Così inizia il primo giorno di regina di Elisabetta che ancora non conosce suo marito ma che l’ha proiettata nella modernità europea. In viaggio Ormai Elisabetta riveste la duplice natura di erede degli stati padani e sovrana di Spagna. Appena pronta la flotta spagnola, Elisabetta deve partire ma riesce a rimanere altre 24 ore con i genitori, che una volta salutati e ricevute le ultime raccomandazioni, non rivedrà mai più. Elisabetta portò con sé beni dal valore di 23.891 doppie, tra cui gioielli, rendendo di moda alla corte i diamanti a pioggia, i servizi da caffè e cioccolato, vasi, profumiere e sette fruttiere. Vengono poi descritti 8 capi d’abbigliamento ma probabilmente erano più numerosi. Abbondante anche la biancheria. Difficile fu per lei dover abbandonare l’Italia che le resterà sempre nel cuore, scontrandosi con la gioia di sperimentare la sua indipendenza. Il viaggio la cambierà, staccandosi per la prima volta dalla madre, rigida e severa, permettendosi per la prima volta anche di “prenderla in giro”. La accompagnano la principessa di Piombino, il marchese di Los Balbes ed altri come la contessa di Somaglia. Riceve da Genova 24 cassette di rinfreschi, dolci, cioccolata, acque profumate, essenze e ne invia 14 ai duchi di Parma. Scrive inoltre alla madre di aver sofferto il mare durante il viaggio e che il viaggio è stato pericoloso, arrivando al punto di credere di star per morire. Durante un altro lento viaggio, partita da Genova, i suoi comportamenti si avvicinano a quelli da regina. Gli unici viaggi che compivano le regine erano quelli che le portavano dalla loro patria natale alla nuova, per questo durante quell’unico viaggio volevano vedere quanti più posti possibili. Ella mantiene vivo il dialogo con la madre ed ironizza sulla qualità del preparato alla corte di Monaco, che sarà la prima insofferenza versi i francesi, mentre a Madrid tutti aspettavano di vedere di che pasta fosse fatta la nuova regina. CAP III - Dietro le quinte di un matrimonio Un matrimonio destabilizzante Questo irritò non poco Vienna in quanto offriva alla Spagna la possibilità di tornare in Italia ed echeggiava la possibilità di ritornare alle armi. Molti hanno sottolineato come la regina avrebbe dato un posto al figlio Carlo a costo di mettere a soqquadro l’Italia. Vanno distinte due fasi: La prima, successiva al matrimonio di Elisabetta, vedeva un rapido ritorno in Italia con azione militare. Dopo aver perso la maggior parte delle terre, c’è da chiedersi se quel matrimonio non volesse simboleggiare che quel territorio fosse ancora di diritto spagnolo. Gli esuli italiani, d’altra parte, risultavano stremati, in cerca di quiete e conservazione mentre esponenti del ceto feudale e dell’esperienza militare che si erano opposti alla conquista austriaca, avevano combattuto per la Spagna. È probabile che a spingere per una rapida azione militare fosse stata una valutazione della monarchia ancora ferma al suo periodo leggendario e la non precisa percezione dei limiti della Spagna. Inoltre, agli occhi della diplomazia europea, emerso durante i trattati di pace, doveva essere l’equilibrio a determinare il destino dei possedimenti italiani e non il principio di legittimità su base ereditaria. Re per caso: Filippo V Egli risultava essere freddo, silenzioso, triste, tendente alla melanconia. Alcuni lo definorno “uomo di una donna” ed Elisabetta “più valida di un uomo”. Nipote di Luigi XIV, figlio del Graund Dauphine, era terzo in ordine di successione per il trono francese. Tutti i nipoti di Luigi XIV ricevettero la stessa educazione, impartita dal governatore duca di Beauviliers che scelse come precettore Fènelon che con la sua rigida profondità religiosa ha influenzato Filippo su tutte le questioni di natura sessuale, giungendo insieme ai fratelli vergine fino al matrimonio. L’educazione religiosa contò molto per Filippo, definito un’anima torturata dagli scrupoli religiosi e dalla depressione. Fu l’educazione fisica che giovò molto ma è grazie alle azioni militari e le sue apparizioni nei campi di battaglia che riuscì a conquistare il cuore degli spagnoli. L’avvento di filippo a Madrid mutò notevolmente i rapporti internazionali in quanto dopo 2 secoli di guerra tra Spagna e Francia, vediamo la successione al trono di Spagna ad un Borbone. con l’abate ed erano preoccupati di non aver dato la giusta considerazione al re per questo supplicano affinché concedano il permesso. Anche il re ha preferito Elisabetta e Filippo si augura che questo venga celebrato con sollecitudine, anche senza l’assenzo del re francese. La Ursini cerca di stabilire che non avvengano mutamento con l’arrivo di Elisabetta alla corte, da lei gelosamente diretta, mentre le hanno fatto credere che potesse controllare la nuova regina come con Maria Luisa. Ci si prepari qui ai tagli Elisabetta non manca di occasione per far presente che il suo metodo sarà personale e non paragonabile a quello della regina defunta. Il suo viaggio è lentissimo e cercherà di dilatare i tempi, in quanto per la prima volta può fare qualcosa senza la presenza della madre o della zia ed ottiene informazioni sul mondo che l’attende e sulla corte di cui presto diventerà signora. È la Ursini a capire che la descrizione fatta da Alberoni era tutta una bufala nei suoi confronti, proprio lei che avrebbe voluto al trono una marionetta. Tutti gli indizi parlano di una futura regina di ferro. “Ci si prepari ai tagli” dice il ministro Torcy in previsione del fatto che la Ursini non ne era affatto contenta, che già cerca di prendere precauzioni, suggerendo a Filippo di tenerla fuori dagli affari di stato. Luigi XIV cerca di conquistare le simpatie della giovane. Le descrizioni furono diverse: c’è chi la considerava troppo legata al suo paese; la Ursini la definiva non troppo bella, rovinata dal vaiolo e dalla salute debole; molti sono stati colpiti dalla sua grazia, intelligenza e cultura. Incontro di due regine In Spagna avviene l’incontro con Marianna di Neuburg, vedova di Carlo II, zia di Elisabetta, molto simile alla nipote, che però aveva avuto una vita assai infelice. Ella non era riuscita, come la precedente moglie, a dare un erede a Carlo II, probabilmente per un problema dell’uomo, ma era lei a soffrirne. Si aggiunse poi il fallimento di non aver favorito la sua famiglia con la successione asburgica. Suo fratello l’aveva spinta ad andare verso gli interessi asburgici a Madrid, ma la donna riuscì a gestire la stesura del testamento di Carlo II e pur di ritardare le decisioni a riguardo, aveva finto una gravidanza. Già in cattiva luce prima della morte del marito, abbandonò la via pro-asburgica, pur di ottenere dal nuovo sovrano la possibilità di una vita non meschina. Luigi XIV aveva intimato al nipote di stare lontano da lei, mentre agli uomini di governo aveva raccomandato di trattarla educatamente. Marianna inizialmente abbandonava la casa reale, non lasciando la Capitale ma poi si spostò a Toledo, perdendo la possibilità di influenzare la corte. Ella fu trattata di dover, ma fu sottoposta ad un continuo regime di sorveglianza, il denaro era abbastanza per compiere una vita dignitosa e si comportava come una Borbone. La notizia dell’arrivo di Elisabetta la scosse, riaccendendosi la possibilità di avere un’influenza alla corte con l’arrivo della nipote, quantomeno di rimediare all’esilio. Marianna ottiene da Filippo V il permesso di incontrare Elisabetta, il 29 novembre e seguiranno 12 giorni di feste e celebrazioni durante i quali aspetteranno di non essere sentite o spiate. Dopo vari spettacoli, sono poi zia e nipote a salire sul palco insieme. Le cose non vanno nella direzione che auspicava Marianna in quanto Elisabetta ha il compito storico di far dimenticare le regine degli Asburgo e favorire il consolidamento della nuova dinastia dei Borbone e la Spagna non può permettersi la presenza contemporanea. Per Elisabetta l’incontro con la zia significò toccare con le sue mani il destino di esilio di una regina vedova che non è riuscita a dare eredi al proprio regno. Marianna era un monito della futura vita di una consorte. Si era però consapevoli che indipendentemente dalla Francia, ella avrebbe tracciato un proprio disegno italiano sui territori ereditari. Dopo l’incontro con la zia, dopo aver varcato il confine con la Francia, era ufficialmente in Spagna, suo regno: ora era Isabel. CAP IV - Primi passi in spagna Un paese in fermento Non riusciamo a dire con certezza se la Spagna, durante Filippo V, fosse effettivamente in collasso. Con la fine del regno di Carlo II si erano manifestati segni di recupero. Ciò che era cambiato era la distribuzione del paese: mentre la Spagna interna e meridionale aveva perso abitanti, quella mediterranea ne aveva guadagnati. La parziale crescita economica era andata perduta con la guerra di successione mentre la Nuova Spagna stava vivendo uno dei momenti migliori della sua storia. Le riforme di Filippo V rispetto ai suoi predecessori furono sicuramente limitate ma ebbero il merito di accompagnare il paese verso l’età dei Lumi. Filippo ed Elisabetta avranno un modo di regnare “sperimentale” che univa originalità e metodi tradizionali francesi e spagnoli, in un modo del tutto nuovo. Proprio all’arrivo di Elisabetta erano stati attuati rilevanti cambiamenti: - Il Consiglio di Stato deliberava tutti i grandi affari del paese e Filippo si rifiutava di consultarlo; - Nascono i Segreti di Stato, che tagliarono le funzioni dei consigli di Hacienda, Guerra, Indias; - Grimaldo è nominato segretario degli Affari della Guerra e delle Finanze; - Consiglio dell’Inquisizione, Ordini militari e della Crociata rimangono in vita seppur senza ragione d’essere; - I segretari assunsero le funzioni che prima spettavano ai Grandi di Spagna. - Fu re-istituito il Consiglio di Castiglia con la stessa struttura ma senza nominare un governatore del consiglio, solo con presidenti. - Ad Aragona furono abrogati i fueros, abolite le frontiere doganali ed imposta l’unità monetaria. Durante il regno di Filippo osserviamo crescita economica e rafforzamento dell’esercito, con anche la formazione del corpo delle Guardie reali. Quando Filippo tornò in Spagna dopo il matrimonio in Italia, disponeva di maggiore sicurezza rispetto alla partenza. Le disposizioni erano però dirompenti: non potevano lasciare mai la persona del re da cui prendevano ordini, dovevano stare fissi al palazzo e ricevere le chiavi delle camere reali, montare sulle carrozze e dormire presso il sovrano armati. Jadraque e “le coup de majasté” Alla notizia dell’arrivo di Elisabetta, le campane suonarono a festa per 4 giorni e Madrid resta illuminata a giorno. Pamplona è la prima città che raggiunge. Elisabetta si trova ad affrontare la visione di una Spagna militarizzata, con lei inizia un secolo che vede affermarsi uniformi con lustrini e spalline luccicanti. Durante i primi giorni, dopo i riti tradizionali, assiste alla sua prima corrida, dalla quale resta inorridita ma deve nascondere il suo malessere per non offendere gli spagnoli. Negli anni maturerà invece un piacere per quello spettacolo. Dopo aver abbandonato il suo mondo, il viaggio andrà più spedito. Filippo è impaziente di passare con lei la prima notte di nozze, mentre Alberoni è furioso di sapere che gli sposi per i primi tempi risiederanno nel palazzo a Madrid, dove la Ursini ha reso le due camere degli sposi non comunicanti obbligandoli a passare per le sue stanze. La Ursini raggiungerà la sposa a Jadracque. Ci sono due versioni dell’incontro: Quella pro-principessa, Elisabetta fa una scenata alla cameriera per cacciarla, dà dell’impertinente e insolente alla Ursini per poi cacciarla. Nell’altra versione, Elisabetta accoglie invece fin troppo bene la Ursini, destando anche disapprovazione dei presenti, e la sua collera esplode a seguito dell’arroganza della donna, che tenta di farla rimanere lì e di rimandare l’incontro con il marito aggiungendo che “solo le donnicciole corrono frettolosamente dal proprio sposo” e che “dovesse cambiare i suoi abiti ridicoli”. In ogni caso, ciò fu il risultato del licenziamento della Ursini. Elisabetta, dopo aver lasciato una madre e una zia ingombrante, mai avrebbe permesso di essere controllata da una donna anziana, ma l’episodio risulta essere molto rapido, se non premeditato, lasciando credere che Elisabetta abbia saputo fingere bene di essere adirata. Chi abbia premeditato il fatto è ancora incerto, se Alberoni, Filippo o addirittura Elisabetta autonomamente. Il tempo della favorita, comunque, era terminato. C’è che pensa ad una congiura internazionale, in cui erano coinvolte anche le autorità imperiali, o addirittura che venisse dalla Francia. Sicuro invece è che il licenziamento fu materialmente prodotto da Elisabetta, che non solo fungeva da strumento in mano ad Alberoni, ma anche lei aveva abbastanza informazioni per comprendere che la sua presenza fosse scomoda. L’episodio fu un vero e proprio colpo di stato verso un’autorità straniera che non era più gradita; quindi, un colpo contro la politica internazionale che i Francesi avevano imposto alla Spagna. La sposa e lo sposo Filippo non intende opporsi alla decisione, ma scrive alla Ursini di pazientare e che non l’avrebbe dimenticata. Dopo una notte d’amore, Elisabetta scopre di un dono di una contea in Catagnola e, tra il supplichevole e l’imperioso, se la fa restituire, dimostrando subito di non volersi isolare dalle decisioni di corte. Chiede subito rispetto per la sua persona e le sue scelte. L’atto di cacciare Ursini non è mancanza di magnanimità bensì di far valere la sua credibilità. Elisabetta, parlando con la madre, riapre un tema molto caro ai Farnese: il possesso dei diritti sulla Toscana. La regina, con un messaggio cifrato, espone la sua superiorità sulle donne medicee, che non riescono a dare alla luce dei figli mentre lei risulta appagare fin da subito suo marito. Tutta l’educazione della donna sembra essere fatta appositamente per Filippo. Gli italiani al potere Elisabetta precisa da subito di voler intrattenere una privilegiata relazione con le due corone e proteggere i Francesi che lealmente servono suo marito. Il rifiuto di Filippo di concedere una ricompensa alla Ursini l’amareggia, in quanto era stato espressamente richiesto. Se Elisabetta da subito comincia a organizzare un sistema di grazie a favore degli italiani, è attenta ad evitare che il vuoto di potere lasciato dalla Ursini possa scatenare la lotta tra le fazioni. È inoltra attenta a non andare contro i favoriti francesi del re, anzi assicura la sua protezione e assiste alle commedie francesi. Trattamento diverso ricevono le persone legate alla Ursini, con cui inizialmente intraprende un rapporto dissimulativo di apparente cordialità, per poi iniziare a “tagliare le teste”. Il primo problema da affrontare era riguardo l’educazione di Luigi I, principe delle Asturie, in modo che non crescesse in un ambiente estraneo a quello dei Borbone (cosa che successe La conquista della Sicilia risulta facile, la triplice alleanza diventa quadrupla con l’impero e gli inglesi sono quelli più insofferenti verso questo squilibrio nel mediteranno. La flotta inglese a Capo Passaro distrugge completamente quella spagnola e l’Austria riconquista la Sicilia. Il vasto piano spagnolo fallisce. Scoppia un conflitto tra Francia e Spagna e i francesi perdono la loro stima nel re spagnolo. Filippo lascia Madrid per combattere, ma i francesi invadono le città spagnole, colonie americane e gli inglesi fanno sbarcare in Sicilia truppe imperiali. Alberoni chiede al sovrano di tornare a Madrid, ma i due si convincono della inutilità e viene cacciato. Il ministro però, secondo testamento, poteva agire per piena delega del re ma il documento viene trovato. Sovrani ed ex ministro si infamano a vicenda, ma sembra che in realtà non siano rimasti in pessimi rapporti. Elisabetta dalla questione Alberoni comprendere di aver dato troppo potere politico ad un suo favorito e dalla sua cerchia, nessuno avrà mai più un posto rilevante di governo. CAP V - Ritratto di regina Gli ambasciatori di corte È Filippo a scrivere alla suocera della nascita della terza figlia e dopo le espistole si faranno sempre più brevi e sbrigative. Furono, ancora prima delle parole di Alberoni, gli ambasciatori piemontesi a fare un ritratto nero della regina, come un’ambiziosa folle di potere, per far vincere in una sorta di confronto la loro Maria Luisa. Dipingono Elisabetta come una malvagia matrigna, una donna possessiva che dominava anche su Filippo. La relazione dell’ambasciatore è velenosa e spesso non veritiera, piena di risentimento verso colei che era subentrata alla ben più nobile regina della casa dei Savoia. È a tutti gli effetti descritta come un outsider. Anche la stessa Dorotea la risponde acida, rivelando le gelosie tra la corte. Anche Alberoni condivideva il pregiudizio che Elisabetta non meritasse quel posto per le sue umili origini. I conflitti tra Francia e Spagna, dovuti anche e soprattutto alla presenza di un capofamiglia appena uscito dalla culla, erano stati attribuiti alla singolare presenza di Elisabetta a corte che certo in prima persona cercò di miniare il monopolio francese. Saint-Simon Nei memoriali convivono ostilità e malcelata e involontaria ammirazione per alcuni aspetti della regalità che Elisabetta sa esibire. Oltre i danni fisici dovuti al vaiolo, la descrive come una bella donna, che assume subito le usanze da regina. Ha dovuta accelerare la sua maturazione dopo la prima crisi nervosa del marito. A sorprendere il duca è la sua colloquialità, con un parlare franco, mai volgare o eccessivamente ricercato. Nonostante la sua indiscutibile presenza e protagonismo, resta comunque un affare maschile. L’inconsapevole ammirazione verso Elisabetta nasce dal fatto che esprime una regalità che alla corte francese non si vede da tempo anche se non riesce a non mantenere uno snobismo gallico e ritenere che solo la corte francese sia valida. Consapevole delle sue più umili origini, la donna si serve di autoironia ed è riuscita a supplire alla sua mancanza di educazione regale. Inoltre, afferma di sapere molto poco su Parma e sulla famiglia dei Farnese, figli bastardi di Papa. L’ambasciatore nota che preferisce intrattenere con gli uomini e di non avere una favorita tra le donne anche se tenta di non rompere mai con il gruppo dei potenti dei Grandi di Spagna e non è il caso di rischiare un inutile scontro frontale. Elisabetta e Filippo dormono insieme, fino a condividere la febbre. In realtà questa modalità era già stata attuata con l’altra regina. La dissoluzione dell’etichetta attraverso la moltiplicazione degli spazi intimi era anche finalizzata alla conseguenza politica di sminuire il ruolo dei grandi di Spagna a corte. Ella rappresenta anche un nuovo ruolo di madre, rimanendo sorpresi l’aria di allegria tra i figli che giocano insieme. Probabilmente partecipava personalmente alla loro educazione secondo il modello delle piccole corti d’Italia e Germania. Ciò rimanda sempre alla figura della regina che voleva avere voce in capitolo su tutto, anche se non lo dava a vedere. È Elisabetta a sacrificarsi al re fino all’oblio di sé stessa, adattandosi ad accettare la vita con un marito la cui aspirazione è il pensionamento e la meditazione all’aria aperta. Il suo punto di forza consiste nel condividere passioni e affetti di Filippo, supplendo alle carenze del marito nei momenti più acuti della depressione. Ma la passione e la pazienza, quelle doti di gaiezza e sapienza sono in più occasioni messe a dura prova. Vita di corte A rappresentare la vita coniugale del sovrano è il quadretto che si crea all’arrivo della sposa del principe delle Asturie. L’organizzazione regale disponeva necessariamente un protocollo e non poteva essere lasciata al caso. Dopo varie faccende, tutta la famiglia si riunisce nel gabinetto e la conversazione è vivace. Dopo la toilette tutti i lunedì Filippo tiene un’udienza pubblica di 45 minuti con ambasciatori e Grandi. I reali dopo vanno a messa, pranzano insieme al resto della famiglia (quella presente nel gabinetto). Anche l’alimentazione è molto ripetitiva e poco desiderosa di cambiamenti. Il menù è differenziato per ciascun membro della famiglia, senza differenziazioni di genere o età. Tendenzialmente Filippo mangia di meno mentre Elisabetta ha più appetito. Gli avanzi sono molti ma non vengono buttati: il re è come un buon padre di famiglia che ripartisce il cibo tra i suoi figli (in quanto caso, i lavoratori). Nella vita quotidiana non mancano momenti dedicati alla lettura, alla pittura o all’ascolto di musica, si gioca molto a scacchi, a biliardo e si scrivono tantissime lettere. Con il tempo brutto, non si caccia. Filippo poi aveva provveduto alla fondazione delle regie accademie. Elisabetta si tiene informata sulle novità artistica di Parma e proseguiva con l’arte del collezionismo. Caccia e siti reali Entrambi avevano una grande passione per la caccia che praticavano dopo pranzo. La notte precedente la battuta, si fanno piantare pali che cingono la zona alla cui sommità sono posti una sorta di altoparlanti, con fischi ampliati, così si spaventano gli animali spingendoli quanto più possibile verso la zona dove sono state costruite le capannucce di fogliame. La dimensione della caccia è più individuale e rappresenta uno spazio di intimità esclusiva. Finita la caccia, Filippo torna al suo lavoro ed Elisabetta si dedica alla confessione. La coppia si prende del tempo per pregare insieme, la sera conversano e poi si coricano. Tra gli aspetti degli Austrias che mantengono, è ancora presente la pluralità delle residenze. I siti reali dei Borbone furono ampiamente ristrutturati secondo i gusti della coppia dei sovrani, ma a parte la moda artistica, l’architettura mutò nella direzione della creazione di un nuovo concetto spaziale che esigeva un’intimità più comoda e più piacevole, con linee ondulate che esprimevano grazie e armonia. Elisabetta e Filippo odiavano Madrid ed esigevano altre sedi per praticare un ritmo di vita più leggero, meno oppresso dal cerimoniale. Nelle residenze di campagna il cerimoniale è più tranquillo e rilassato che permette la creazione di un ambiente domestico dove poter esprimere più liberamente le loro passioni. Qui può manifestare liberamente la sua forte personalità. Etichetta e politica Si svilupparono due esigenze: quella di ridurre i costi e quella di controllare adeguatamente coloro che dovevano circondare il sovrano, regolando adeguatamente l’accesso al re. Carlo II aveva fatto esplicito riferimento alla necessità di lasciare la casa reale nella forma in cui era. Problematico risultò però l’integrazione nella corte di coloro che avevano seguito il re della Francia, quella che venne chiamata la familia franesca, distinta da coloro che erano impegnati nelle funzioni del governo anche se il gruppo rimase non amato a corte. Filippo V aveva quindi solo relativamente cambiato l’assetto della corte, alla ricerca dell’economicità e del rispetto dell’antichità delle cariche. Anche il principe delle Asturie veniva dotato di casa propria. Le riforme di Alberoni per la Casa del Re prevedevano invece l’unificazione dell’amministrazione economica con il progetto di costruire un’unica casa reale. La corte degli Asburgo era stata organizzata secondo l’etichetta borgognona, imposta da Carlo V a quella del figlio Filippo II allo scopo di irradiare sui sudditi lo splendore del sovrano. Filippo II e Filippo IV erano sicuramente isolati, ma non erano re nascosti. Chi fu appartato, era Carlo II, non per una scelta di sacralizzazione regale ma per non esibire il suo stato di malattia e perché non aveva a sua disposizione un adeguato corpo di guardia che gli facesse da scorta e Filippo V cerca di cambiare questa etichetta da re nascosto. Elisabetta, pur amando danzare, giocare e conversare, capisce che non è suo interesse incoraggiare una maggiore socialità, anzi, favorisce il consolidamento di un circolo domestico. Secondo alcuni è per l’esigenza di salvaguardare l’equilibrio emotivo del marito. Filippo fin dall’inizio del suo regno manifestò l’intenzione di non permettere che i suoi obblighi di monarca dominassero la sua vita e di non essere disponibile a sottostare all’aforisma del nonno: “i re sono obbligati a fare delle cose contro le loro indicazioni. Non è diversa Elisabetta che proviene da una Parma dove era in atto una vita cortigiana che alternava vivaci momenti di danze e spettacoli teatrali e musicali ad altri in cui la famiglia principesca si ritirava in una condizione isolata. Vita religiosa alla corte di Spagna Riti e cerimonie continuano ad essere le armi più efficaci con le quali preservare l’autorità esclusiva del principe. La monarchia europea a lungo si è caratterizzata per la continua manifestazione in forma pubblica della propria fede da parte dei detentori delle corone. Alla base di ogni regno c’era un’indiscutibile sacralizzazione pubblica del potere, con le autorità ecclesiastiche che giustificavano la potestas e l’actoritas dei sovrani. L’età della confessionalizzazione volgeva al tramonto e le corone del continente risultavano meno sacralizzate. Le case reali non polemizzano con dogmi o credenze. Elisabetta e Filippo dal punto di vista religioso, conservano la continuità degli atti dei precedenti sovrani di Spagna introducendo alcune trasformazioni. Riguardo a quella decisione, Elisabetta lasciò intendere che Filippo l’avesse ben ponderata per 4 anni; Dorotea Sofia rimase incredula, data la sua smania di potere; Elisabetta, nelle testimonianze epistolari, dice di essere felice di star vivendo lontana dalla corte. Il caso di Filippo fu clamoroso e diede vita alle cospirazioni più maligne: l’idea di un re inadeguato agli Affari di stato, insofferente verso coloro che lo circondavano in particolar modo gli italiani, che addirittura aspirasse al trono di Francia, che poteva rivendicare solo se non fosse prevista unione tra i due regni. Visto che in quella residenza, le scelte politiche di peso continueranno ad essere effettuate, San Ildefonso è un posto fisico, destinato all’intimità modellato dall’arte, ma anche uno spazio politico operativo, sottratto alle influenze della corte. Un breve regno Durante il breve regno di Luigi, osserviamo una dicotomia: un governo stabile a Madrid ed uno d’ombra a San Ildefonso. Il giovane re non prende decisioni se non consultando Filippo ed Elisabetta. Nella capitale il giovane re è circondato dalla nobiltà del partito spagnolo che vuole escludere gli ingombranti stranieri che hanno gestito il potere con Filippo V e sua moglie. Luisa Elisabetta non è in grado, ma soprattutto non ha interesse a diventare il punto di riferimento dei Francesi superstiti a corte, contrariamente a qualche speranza nutrita al momento del matrimonio. Filippo ed Elisabetta sono afflitti per la condotta della nuora e si prodigano in consigli a Luigi. Elisabetta è la prima ad ipotizzare che Francese sia fuori di senno e Luigi inizia ad esserne disperato, minacciano di chiuderla in un convento o addirittura ad Alcàzar, ma la regina non cambia le sue nefaste abitudini. Morte di un giovane re Il regno di Luigi è destinato a durare poco: muore dopo 8 mesi dall’ascesa inaspettatamente a causa del vaiolo. Girava voce che fosse stata Elisabetta ad avvelenare il piccolo e naturalmente si tratta di calunnie infondate. Il ritorno del re Tessè, ambasciatore francese, convince Elisabetta a convincere Filippo di tornare sul trono, anche se il partito spagnolo si oppone e il Consiglio di Castiglia si riunisce per discuterne. Alcune testimonianze riportano che Filippo ed Elisabetta hanno una brutta discussione a riguardo. Perché Elisabetta vuole che torni, dopo aver accettato serenamente l’abdicazione? Ha paura che, se Ferdinando salisse, le forze a lei ostili potrebbero prendere il sopravvento su principe giovanissimo e decide di prendere in mano la situazione, facendo pressa sui suoi valori morali e religiosi. Filippo decide di risalire sul trono fin quando suo figlio non avrà l’età per coprire il ruolo. Data la salute mentale fragile del sovrano, Elisabetta prende sempre di più le redini della situazione. Questa difficile situazione ha esposto la vera lealtà delle persone a corte, mentre spunta un nuovo curioso personaggio, Juan Guillermo, barone di Ripperdà, con alle spalle una brillante carriera diplomatica. CAP VII - La diplomazia “Guascona” Diplomazia e famiglie reali La politica internazionale di Elisabetta è stato il principale motivo su cui è fondato il giudizio negativo della sua persona: invece di fare ciò che avrebbe potuto attribuirle fama eterna, avrebbe preferito conquistare un regno e due ducati. Il suo amore per il figlio Carlo è sempre stato visto dunque come un difetto. In generale, le relazioni tra i paesi si basano sulla necessità di evitare la preponderanza di una potenza sull’altra. Nel complesso gioco che costituisce la politica dell’equilibrio europeo, i fatti di famiglia avevano ancora peso con altri fattori di tipo commerciale e territoriale ed un dato indiscutibile era il protagonismo di Elisabetta sulle questioni delle relazioni internazionali, nelle quali dispiegò tutte le sue capacità ed energie. Ella seguì l’antica affermazione di un progetto dinastico, ma creò una molteplicità di dinastie legate ai territori secondo linee più moderne. Anche Carlo VI, l’imperatore, nello stesso tempo voleva spingere tutti a riconoscere l’eredità di tutti i domini asburgici della figlia Maria Teresa. L’America appariva con chiarezza come opportunità della Spagna per tornare ad essere una potenza mondiale. Il progetto di posizionare Carlo sui domini italiani era quindi affiancato al progetto americano. Ripperdà e la pace con Vienna Grazie a lui, la Spagna si era riappacificata con il suo principale nemico, rompendo con Francia ed Inghilterra. L’operazione fu totalmente condivisa da Filippo. È assai probabile che l’azione Ripperdà affidata ad un avventuriero nasce dall’esigenza di non esporre il sovrano e la sua parola. Mentre Filippo V pretende che Carlo VI non utilizzi i titoli di Re di Spagna e Gran Maestro del Toson d’oro e l’accesso di Don Carlo ai territori italiani, Carlo VI vuole vedere riconosciuta la Prammatica Sanzione. Elisabetta mostra la sua insofferenza verso i congressi: la durata dilatata del congresso è a favore dell’imperatore mentre elle preme nel trovare rapidamente una soluzione. Ripperdà, originario dei Paesi Bassi, agente del principe Eugenio di Savoia e probabilmente presente durante la trattazione della pace di Utrecht. Una missione segreta prevedeva queste precise istruzioni, prima di tipo matrimoniale: - Carlo con Maria Teresa d’Austria; - Filippo con la secondogenita dell’imperatrice Maria Anna; - Principe delle Asturie con la figlia del duca di Orlèans. Poi di tipo territoriale: - Restituzione alla Spagna delle Fiandre; - Cessione di Milano ai Savoia; - L’imperatore deve rinunciare al titolo di re di Spagna; - L’imperatore deve impegnarsi per far restituire la Gibilterra dall’Inghilterra; - Il titolo di Toson d’oro deve spettare solo al re di Spagna; - Alleanza difensiva contro i Turchi e i protestanti; - Il re di Spagna deve permettere alle navi della Compagnia di Ostenda l’ingresso nei porti spagnoli; - Perdono generale per gli esuli; - Lasciare entrare Carlo alla corte imperiale se egli lo desidera. Si dava vita ad un’alleanza stantia, in nome della lotta contro i Turchi, protestanti ed Inghilterra. Quello che Elisabetta cercava di fondare era un sistema familiare che da asburgico diventava borbonico, su base madrilena e non parigina e desiderava inoltre elevare gerarchicamente Carlo rispetto al fratellastro Ferdinando. Il barone si trasferisce a Vienna per completare il progetto e Carlo VI da inizio alle trattative anche se emergono subito le prime divergenze: l’imperatore non è disposto a tutte quelle negoziazioni e non vuole farsi inimicizie, ma soprattutto non è disposto a contratti matrimoniali. Carlo è poi disposto a scendere a compromessi, ma Elisabetta subirà una pesante sconfitta contro la Francia. Los Borbones sono una raza de diablos! Girava voce che si stesse cercando una nuova moglie per Luigi XV. La figlia di elisabetta e Filippo era troppo giovane e la corte di Versailess annuncia la rottura del patto matrimoniale con l’infante di Spagna, preferendo una donna polacca. Elisabetta va su tutte le furie, pur mantenendo la sua compostezza. Pretende dal marito una risposta durissima e Mariannina viene riaccolta in Spagna con una grandiosa entrata. Nel frattempo, iniziano trattative con il Portogallo. Elisabetta punta tutto sul piano di Ripperdà. Alleati dell’Austria Anche le cose a Vienna non filano lisce in quanto gli esuli spagnoli mostrano forte opposizione contro queste trattative. Nel 1725 arriva la pace tra sovrano e imperatore, successivamente tra Spagna e Impero. Carlo lo riconosce re di Spagna e Filippo riconosce la Prammatica Sanzione e vengono riconosciuti i domini italiani per Carlo. Ripperdà considera ciò una grande successo, una preponderanza Asburgo- Borbone di Spagna e Vienna con una Francia gravitante nella loro orbita. Ma è tutto un grande bluff: entrambi non sono realmente intenzionati a compiere le loro promesse, ma quel bluff provoca un forte terremoto, cambiando la mappa degli accordi europei. Francia, Inghilterra e Prussia formano la Lega di Hannover e l’imperatore la percepisce come una diretta minaccia degli Amburgo. Con il rinnovamento del trattato si fa ancora più esplicito il riferimento alle nozze tra gli infanti Carlo e Ferdinando con Maria Teresa e Maria Anna, purché le corone rimangano separate. Il nodo problematico del progetto del barone era il matrimonio tra Carlo e Maria Teresa, disegno ambiziosissimo sia per il voler rendere Carlo imperatore sia di voler borbonizzare il titolo imperiale. Elisabetta capì da sé che il progetto era irrealizzabile e privo di garanzia e Ripperdà fu incarcerato per tradimento e per preservare i loro segreti, Filippo lo fa portare ad Alcazar di Segovia. Elisabetta Gobernadora e la svolta tecnocratica Non solo il Trattato di Vienna era fallito, ma ebbe come conseguenza la lega di Hannover, lasciando nuovamente la Spagna isolata. La Francia era terrorizzata dall’idea di una guerra Spagna-Inghilterra che avrebbe visto quasi sicuramente la vittoria dell’America Spagnola. Il fallimento di Ripperdà segnò una svolta epocale che vide cambiamento dei segretari e allontanamento di tutti coloro che avevano simpatie per Francia ed Inghilterra. Prende il suo posto l’emergente Josè Patino, nato a Milano da genitori spagnoli, educato nel Collegio della Compagnia di Gesù e intrapresa la carriera militare. Elisabetta apprezza la sua capacità di poter portare l’infante Carlo ai suoi domini. Egli sostituisce definitivamente Grimaldo. È l’ora dei tecnocratici. Elisabetta dà alla luce altri due figli: nel 1726 Maria Teresa Rafaela e nel 1727 Luigi Antonio Jaime. Invece, Filippo, attraversa un’altra difficilissima crisi depressiva. Logomachie diplomatiche Dopo la morte del patrigno, Elisabetta vede nella corte francese l’unica salvezza, nonostante ancora adirata per l’umiliazione subita. Cerca ostinatamente un matrimonio viennese per Carlo, mentre i problemi con l’Inghilterra sono più aperti e rilevanti, tanto da lasciar pensare che non ci potesse essere un accordo. Patino è però convinto che una guerra contro di essa sarebbe fallimentare ed è necessario un dissimulato accordo. Furono proprio i diplomatici inglesi ad alimentare la peggiore visione di Elisabetta, che si diffuse a livello internazionale. C’è da credere che questa visione così negativa nasca da una certa preoccupazione interna. Fleury vuole invece allearsi con l’Inghilterra e mettere in crisi l’alleanza con Vienna, preoccupati che Elisabetta ottenga quanto chiesto all’imperatore. Elisabetta risponde a tutto tono alle provocazioni francesi, quasi cadendo nella loro trappola, ma sostenuta dal marito afferma di sapere bene che Carlo VI non solo non è disposto a cederle la primogenita, ma non vuole darle proprio nulla. Le ultime trattative avvengono nella più assoluta discrezione e nessun cronista rileva strani movimenti se non al momento della firma. La Spagna intende avviare una convivenza con Francia e Inghilterra cambiando le proprie relazioni rispetto all’alleanza con l’imperatore: è la completa distruzione del piano di Ripperdà, con la revoca delle concessioni alla Compagnia di Ostenda. Ora, con il trattato, Inghilterra e Francia si impegnano con forza a sostenere presso l’imperatore l’ingresso dei soldati spagnoli a garanzia dell’eredità infantile di Carlo. La notizia del trattato rende furioso l’imperatore che nel 1730 invia le truppe in Lombardia e ritira l’ambasciatore da Madrid. Carlo VI cerca nuovi alleati al Nord. I termini della monarchia cattolica sono terminati. Elisabetta e Patino davano vita a una politica che vigorosamente perseguiva gli interessi spagnoli, integrando rivendicazioni dinastiche alla salvaguardia dell’impero coloniale. La preoccupazione del Patino per le questioni americane è evidente fin dal 1731, quando si procede al rafforzamento della flotta delle Indie. Il risultato fu che l’espansione inglese in Florida si bloccò e invece aumentò la pressione spagnola nelle Honduras. La stessa politica mediterranea fu ben più complessa: il controllo dell’Italia restava fondamentalmente sia come ponte verso l’oriente, sia soprattutto per le nuove esigenze di difesa del Mediteranneo dall’invasiva presenza anglosassone ed asburgica. In seguito alla grave crisi di Filippo del 1727, Elisabetta assume il titolo di governatrice e successivamente le opere sono tutte sue e riuscirà a portare Carlo a Parma e Piacenza, poi nel regno di Napoli e Sicilia. Dalla teoria alla pratica: come realizzare un progetto Elisabetta e Filippo vogliono un’immediata attuazione del trattato attraverso un’azione militare. Elisabetta deve inoltre appianare la successione toscana. Nel 1725 i sovrani avevano approvato la Prammatica sanzione, ma di fatto ciò era stato compiuto perché sarebbe l’eredità dei domini asburgici nella linea femminile all’epoca è stata ammessa solo perché sarebbe ricaduta nell’asse ereditario dell’infante Carlo. Venuta a mancare la promessa di matrimonio, la Spagna non riconosce più la validità della Sanzione. Quando Brancas riesce ad incontrare a tu per tu Filippo approfittando dell’assenza di Elisabetta per parlare dei domini in Italia, ma esclude accuratamente dalla conversazione le questioni relative a Firenze e Parma, mostrando che non ne avrebbe parlato mai in assenza della moglie. La regina conduce le operazioni più delicate, sorvegliando costantemente la corte di Versailles, sapendo che della Francia non ci si può fidare e che l’Inghilterra in merito agli ondeggiamenti non è da meno. La diplomazia spagnola ha anche richiesto l’investitura papale per Carlo da parte di Clemente VIII, che però tentenna per non inimicarsi l’imperatore. La regina vorrebbe che la corona di Spagna unisca il regno di Napoli e di Sicilia, mentre il milanese diviso tra don Carlo e il regno di Sardegna. Si valuta anche la scarsa capacità di resistenza delle truppe imperiali nel mezzogiorno. Il conte di Belvedere propine di concentrare tutte le forze alleate per uno sbarco nel Regno di Napoli in quanto la resistenza austriaca sarebbe minima e da lì sarebbe facile arrivare in Sicilia e risalire per cacciare definitivamente gli asburgici. La risposta degli alleati è cortese ma fredda in quanto il piano vede alcuni problemi. Ma il carattere dei sovrani è poco disposto a sentire opinioni contrarie. Il rifiuto rende Elisabetta di malumore, convinta di poter conquistare abbastanza facilmente il Regno di Napoli che anticamente spetta a Filippo. 1731: La realizzazione di un sogno Nel 1731, alla morte di Antonio Farnese, egli designa come erede dei ducati, la moglie Enrichetta e i suoi figli, escludendo del tutto Elisabetta. Delusa, pretende l’organizzazione della spedizione militare dagli alleati, minacciando di cedere i vantaggi economici promessi all’Inghilterra al primo che riuscirà a darle Parma. Inghilterra, Olanda e Austria firmano un nuovo trattato di Vienna ottenendo vantaggi reciproci, rimanendo isolata la Francia, che non sa che partecipare all’alleanza o se aver timore di rimanere esclusa nel caso in cui la Spagna decida di sottoscrivere nuovamente quel trattato. Per la Spagna invece quell’ostilità franco-inglese è decisamente un vantaggio. Un vero colpo al cuore per la Francia è la notizia che la Spagna ha aderito al trattato anglo- austriaco del 1731 ottenendo l’inserimento di Carlo sulla Toscana medicea, regolando i rapporti per il Granducato accollandosi anche i debiti toscani. Enrichetta, che si era finta gravida, deve ammettere di non essere incinta e Dorotea Sofia prende possesso in nome del nipote del ducato. A ritroso con gli occhi del figlio I sovrani salutano per l’ultima volta il figlio. È la prima volta che Elisabetta mostra condizioni di cattiva salute. Ella mantiene un rapporto epistolare con il figlio. Quando Carlo giunge a Firenze, Elisabetta ha voglia di notizie degli spettacoli e dell’ambiente e rimprovera il figlio, come fece ai tempi Dorotea con lei, ed inoltre lo invita a maturare. Improvvisamente, Carlo ha un malessere, lo stesso che aveva portato via Luigi e che aveva colpito anni prima la madre, ma dopo poco è ritenuto fuori pericolo. Carlo non ricevere l’investitura e Carlo VI non solo gliela nega, ma impedisce a Dorotea di lasciare il posto di reggente a qualcuno privo di investitura. Elisabetta indispettita vuole maggiore riconoscimento da parte delle autorità verso la figura di Carlo, in quanto i festeggiamenti ottenuti a Firenze sono assenti nei domini farnesiani. Ella se la prende con Dorotea, probabilmente non gelosa ma timorosa della reazione imperiale ma ella esercita la sua superiorità gerarchica di regina. Alla fine, Carlo fa il suo ingresso nei ducati. Logomachie di famiglia Elisabetta non perdonerà mai alla Francia di non aver fatto entrare Carlo in Italia e di aver dovuto chiedere all’Inghilterra. D’altronde, la diplomazia francese si rende conto di poter utilizzare ancora la Spagna attraverso delle trattative con i Principi delle Asturie: Barbara si farà promotrice con l’ambasciatore del Portogallo e con la Francia di un progetto per una futura alleanza tra Francia, Spagna e Portogallo. Elisabetta però viene a conoscenza del complotto e riprende i principi, definendolo un colpo di stato non andato a buon fine, arrivando al quasi imprigionamento di quelli. Luci, colori e musica: emozioni a Siviglia Nulla di concreto da dire. CAP IX - Un regno e una sposa per il figlio A Madrid, di nuovo Per trovare una corona per il figlio, è necessario che i sovrani tornino a Madrid, dovendo seguire con attenzione i giochi diplomatici vista la situazione della guerra di successione Polacca. Tentare di nascondere la malattia di Filippo ormai è quasi impossibile, mentre la proposta di Ferdinando di governare insieme è rifiutata sdegnosamente. Filippo presenta però una ripresa e torna nella capitale. Nel 1733 muore Augusto II e i francesi nella dieta polacca eleggono Stanislao Lezxchdi0djw, suocero di Luigi XV ma Austria e Russia vogliono imporre Augusto III, apparentemente appoggiati dall’Inghilterra. Qui Elisabetta vede un’occasione dopo aver perso i domini di Napoli e di Sicilia. I principi vengono nel frattempo confinati da Filippo. Primo patto di famiglia Versailles, per imporre Stanislao, ha necessità di guadagnare quanti più alleati possibile mentre per la Spagna può essere l’unica possibilità di garantire la posizione a Carlo e vede la guerra una buona occasione per espandere i domini in Italia. I Farnese ci vanno cauti con i Francesi, ma anche quest’ultimi bluffano cercando un’alleanza anche con Carlo Emmanuele III. La Francia sigla due trattati separati: il primo con i Piemontesi e il secondo con gli Spagnoli, il primo sanciva che questi entravano in guerra a fianco dei Francesi in Italia Settentrionale e in cambio verranno appoggiati nelle rivendicazioni sul milanese, il secondo è noto come il primo patto di famiglia, a cui seguì il secondo nel 1743 e il terzo nel 1761. Filippo V appoggiava con la Francia Stanislao, entrambi i Borboni riconoscevano la Prammatica Sanzione, e la Francia riconosceva Parma, Piacenza e Toscana a Carlo contemplando la possibilità anche del regno di Napoli e di Sicilia. Stanislao riuscì a salire, ma poco dopo dovette andarsene e salì Augusto III con l’appoggio della zarinna Anna e dell’imperatore, cosa che suscitò la dichiarazione di guerra della Francia a Carlo VI. In marcia verso Sud Carlo è all’oscuro di tutto. A difendere la causa dell’infante è un legale che avrà un ruolo importantissimo: il toscano Bernardo Tanucci. Francia e Piemonte si alleano contro l’Austria invadendo il Milanese, con obiettivo la cacciata degli Austriaci dall’Italia. La nuora francese Don Filippo sposerà una donna francese. Anche in questo caso Elisabetta pretende che i principi delle Asturie rimangano isolati e la loro sterilità giova alla regina. Sarà l’eredità di Elisabetta a cingere la corona di Spagna. È probabile che con la ragazza francese Elisabetta non darà problemi come con Barbara. Dopo la cerimonia, Carlo annuncia la gravidanza di Maria Amalia. La partenza del figlio Nel 1740 Carlo VI muore. Nonostante la Prammatica Sanzione, sia il duca di Baviera che di Sassonia rivendicano diritti delle loro spose: Maria Amalia e Maria Giuseppa. Maggior oppositore di Maria Teresa è però Federico II di Prussia. Il nuovo conflitto potrebbe favorire la Spagna, che favorisce le pretese del principe bavarese. Con la guerra di successione austriaca, però, Elisabetta deve affrontare le resistenze dei figli ad una pronta adesione ai suoi piani. La Francia preferisce appoggiare il duca di Baviera e la Spagna segue la sua decisione, cosa che amareggia Maria Amalia nonostante Carlo appoggi ancora la madre. Nella corte di Napoli si crea un partito a favore di Maria Amalia contro la decisione di Elisabetta. Filippo è posto al comando dell'esercito spagnolo per conquistare i ducati materni. Carlo costretto a scrivere alla madre che il suocero ha sancito la pace con Maria Teresa. Il conflitto è nuovamente tra Francia-Spagna contro Austria ed Inghilterra. Nel 1743 Luigi XV firma il Trattato di Fontainebleau o Secondo Patto di famiglia intervenendo in soccorso di suo genero in modo più incisivo e sancendo che le due corone borboniche non debbano firmare trattative separate. Inoltre, sanciva il matrimonio dell’infanta Maria Teresa con Luigi grand delfino. Instabile ruota della fortuna L’11 agosto l’esercito napoletano di Carlo a Velletri vince su quello austriaco, sancendo il possesso del regno di Napoli nelle mani dei Borbone. L’improvvisa morte di Carlo VII ha riaperto la questione imperiale: Maria Teresa preme per la candidatura di suo marito Francesco Stefano. Nel frattempo, la pessima educazione sessuale dei maschi dei Borbone si riconferma, mentre le donne sembrano essere molto più preparate. Filippo inoltre riesce ad entrare a Parma ma Elisabetta avverte che la Francia le sta per voltare le spalle nuovamente. Francesc Stefano di Lorena è eletto nuovo imperatore e non può partecipare per un anno a nessuna battaglia, per questo Elisabetta è convinta di non doversi fermare ma di dover accelerare i tempi. Elisabetta e Filippo accettano una pace con i Savoia, sacrificando il milanese, per una maggiore resistenza in Italia. Morte di un re Filippo è preoccupato di non portare a termine i possedimenti italiani e la sua salute peggiora. Onore e amore spingono Filippo a ricomporre un rapporto di famiglia per decenni lacerato, sperando che nelle mani di suo nipote, il re di Francia, sia tutelato il destino di sua moglie e degli infanti in Italia. È alla fine della vita l’ammissione che il re di Francia è e resta il vero capofamiglia. Moglie e marito continuano ad agire all’unisono. Nel 1746 Filippo muore. CAP XI - Nella gabbia dorata La regina è vedova Con un figliastro che non la ama e una nuora del genere, Elisabetta è allontanata dal potere in un momento delicatissimo. Ella subisce anche la notizia della tragica morte della figlia, Maria Teresa la delfina, vedendo persa anche la protezione della corte di Francia. L’elemento centrale della politica di Ferdinando VI è la volontà di non voler più seguire il desiderio di Elisabetta di garantire un regno italiano ai figli e di stabilire un’equidistanza tra la Francia e l’Inghilterra. Al palazzo si creano due fazioni, una fedele ad Elisabetta ed un’altra fedele agli uomini nuovi. Elisabetta non rimane supina al corso degli eventi, non si cura delle conseguenze della sua arroganza e non si risparmia di criticare aspramente la politica del figliastro. Egli, dopo un anno, costringe la matrigna a lasciare definitivamente la capitale, nonostante lei possa rimanere in qualsiasi città voglia per volere di Filippo. Primi accordi internazionali senza Elisabetta Ella non rientrerà a Madrid prima di 12 anni e a Granja riceve nel 1748 la notizia della conclusione della lunga questione italiana, soluzione che non è di suo gusto: Gibilterra e Minorca rimangono ingleso, Carlo è comunque riconosciuto come re di Napoli e di Sicilia ma non viene data a Filippo la Toscana e se Ferdinando morisse senza figli, la corona di Spagna passerebbe a Carlo e Filippo assumerebbe il controllo di Napoli, mentre Parma e Piacenza agli Austriaci. La pace di Aquisgrana viene definita come la fine della politica bellicista di Elisabetta per l’inizio della politica pacifista di Ferdinando VI. Per molto tempo la storiografia che il regno di Ferdinando VI si è caratterizzato positivamente per un potere ministeriale forte, per pace e prosperità; altri hanno però sottolineato come la sua politica di neutralità abbia danneggiato il paese. La seconda fase della sua politica è spesso condannata per immobilismo e per vicinanza con l’Inghilterra alla quale avanzò delle richieste verso l’inizio della guerra dei 7 anni, che vennero tutte respinte. Separata dal mondo Maria Antonio, a corte, riesce a compiere ottime opere di spionaggio per conto della madre. Nel 1748 muore Dorotea e la scomparsa la getta ancora di più nello sconforto. Ferdinando riesce a far sposare la sorellastra con Vittorio Amedeo, futuro re di Sardegna, matrimonio ben gradito ad Elisabetta. Di una cosa ella è certa: Barbara e Ferdinando non avranno prole e il trono passerà a Carlo. Barbara, di salute più cagionevole del marito, è la prima a morire nel 1758. Ferdinando disperato si chiude nel palazzo e rivela di non avere intenzione di risposarsi. La Francia preme affinché proclami come suo erede Filippo duca di Parma, sposo della primogenita del sovrano francese e non Carlo, ma la richiesta non regge. Ferdinando elegge il re di Napoli come suo successore. L’anno senza re Elisabetta è del parere che Carlo debba agire prendendo un’iniziativa forte, che faccia sentire la sua voce da Napoli con il re ancora in vita ma inabile. Di fronte alle riluttanze del figlio e la salute precaria di Ferdinando, Elisabetta tenta di forzare la situazione cercando di ottenere una diagnosi che dichiari la follia del re da due medici italiani di fiducia. Il progetto però non va in porto. Elisabetta non resiste da essere sempre presente e informata di tutto ed è preoccupata della passività di Carlo. Nel 1759 Ferdinando muore e la corona passa a Carlo, ora, III. Il tempo di esilio di Elisabetta è finito e può finalmente rientrare a Madrid. CAP XII - Matrona d’Europa Governatrice di Spagna A 67 anni torna trionfalmente in politica. Da subito, cerca di prendere provvedimenti che possano ristabilire un buon rapporto tra governo e popolo, come abbassare i prezzi per i beni necessari. Carlo raggiunge con Maria Teresa un accordo per separare le corone di Napoli e di Spagna preparando velocemente la successione. L’Austria deve rinuncia a Parma e Piacenza, che rientrano nella discendenza di Filippo. Rincontrarsi In poche famiglie europee le madri possono vantare della condizione così fortunata che ha vissuto Elisabetta. L’incontro madre-figlio viene descritto come assai commovente ed ella vede completi tutti gli obiettivi della sua vita e tutto fa credere che sia ben disposta a spogliarsi del ruolo di governatrice per assumere quello di nonna. L’ultimo conflitto tra donne Anche qui però riesce a sollevare questioni: c’è qualche tensione con Maria Amalia che non accetta di buon grado il clima spagnolo e vorrebbe contare anche lei sulle decisioni politiche. Per questa ragione, non apprezza l’influenza di Elisabetta su Carlo, arrivando quasi a detestarla. Ma il conflitto non riesce ad esplodere che la malattia esplode sulla famiglia. Distrutta dalla gravidanza e dal tabacco, i polmoni della nuova regina sono ormai compromessi e nel 1760 muore, lasciando Carlo affranto, decidendo per giunta di non voler più sposarsi. Nonna d’Europa Carlo delega l’educazione dei figli alla nonna, suo ultimo incarico della vita. Nel 1762 la figlia di Carlo, Maria Luisa Antonia, sposa l’arciduca Pietro Leopoldo e la Toscana viene distaccata dagli altri possedimenti per avere una propria dinastia, atto visto per Elisabetta come riparatore alla mancanza dei possedimenti del Granducato. Isabella Maria si sposa invece con Giuseppe II, che muore però precocemente a Vienna. Carlo principe delle Asturie, sposa la cugina, figlia minore dei duchi di Parma, mostrando come i Borbone stiano seguendo la vecchia brutta abitudine degli Asburgo di sposarsi tra loro. Elisabetta si sta tenendo lontana dalla politica.
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