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Elogio dell'educazione lenta, Sintesi del corso di Storia dell'Educazione

Ho utilizzato questo libro per l'esame di storia dell'educazione superato con 30/30.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 15/10/2022

LauraC.1999
LauraC.1999 🇮🇹

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Scarica Elogio dell'educazione lenta e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Educazione solo su Docsity! ELOGIO DELL'EDUCAZIONE LENTA riassunto Capitolo primo: Joan Domènech Francesch apre il suo libro riflettendo sul fatto che l'educazione richiede pazienza, tranquillità e lentezza. Gli apprendimenti mnemonici che si dimenticano subito dopo sono veloci ma pressochè inutili. Imparare con lentezza ha invece più senso nell'epoca in cui viviamo dove vige il concetto di educazione permanente, che dura tutta la vita e grazie all'allungamento della speranza di vita. I movimenti della lentezza affermano da ogni punto di vista che più, prima e più rapidamente non sono sinonimi di meglio! La scuola della lentezza è la scuola dell'apprendimento realizzato in profondità, l'opposto della scuola centrata su prove ed esami. 1. I modelli educativi e il tempo nelle riforme educative Dalla fine della prima metà del XX secolo i Paesi a noi vicini hanno progettato riforme scolastiche che hanno cercato di migliorare il sistema educativo, ogni volta che hanno visto vacillare la lor supremazia militare, politica o economica per adeguare la scuola alle nuove istanze sociali e sono stati costanti nell'ambito delle riforme l'accelerazione, il sovraccarico, la pressione sul tempo etc., ogni stato cerca di superare gli altri. La scuola da diritto di ogni cittadino passa ad essere un valore di scambio, un valore bancario, uno dei tanti meccanismi del progresso sociale e perpetua la disuguaglianza. La scuola della competitività è una scuola materialistica e disumanizzata dove aumenta la distanza fra gli alunni con ritmi di apprendimento differenti! I programmi vengono riempiti e quando il tempo scolastico non ci è apparso sufficiente abbiamo inventato il tempo extra-scolastico, hanno spezzettato il tempo in moduli che ostacolano un approccio interdisciplinare del sapere e dell'apprendimento, senza considerare le esigenze degli alunni o dei loro ritmi di apprendimento. In un itinerario dove le priorità sono idvnetate altre si è data poca importanza all'integrazione, all'equità, alla promozione di tutti gli alunni (l'istruzione di base deve arrivare a tutti senza discriminazioni). 2. Conseguenze dell'accelerazione del tempo educativo Hargreaves (2008) afferma che “i risultati raggiungono un limite quando la velocità conta più della sostanza” e non è l'unico ad osservare che il ritmo veloce, gli obiettivi a breve termine, la pressione sui risultati o il curricolo basato su programmi e prove standard con un enfasi particolare su aree linguistiche e matematiche producano stress, perdita di creatività, risultati modesti, disuguaglianza. Honorè (2008) crtica le pressioni famigliari sui figli per il controllo del loro tempo, nonostante gli effetti secondari a breve termine possano apparire positivi. Compiere un buon processo educativo è un antidoto contro l'ignoranza, la disuguaglianza, la violenza, la sottomissione, l'alienazione, quindi educazione ed educatori sono di massima importanza così come ridurre la velocità. L'educazione dei bambini con bisogni educativi specifici o con carenze gravi rappresenta il paradigma dell'adattamento dei ritmri di apprendimento ad ogni singola situazione. Tutti possono essere educati se si presa un'attenzione speciale ai ritmi individuali e collettivi dell'apprendimento. Tempo e educazione sono due concetti da sempre indissolubili. 4. Come deve porsi la scuola del futuro di fronte al tempo? Ci troviamo di fronte all'idea di scuola per il futuro centrata su una scuola in cui la tecnologia più avanzata sostituirà gli strumenti attualmente a disposizione, una scuola tecnologica e connessa alla rete. Secondo lui però nei prograammi si parla poco del ruolo dell'alunno, della incertezza del sapere o del bisogno di una buona educazione emozionale. E'è chiaro secondo lui che la tecnologia più avanzata possibille deve far parte degli scenari educativi ma deve essere accompagnata da una riflessione su spazio e tempo educativo. La nascita stessa della scuola dipende dal fatto che la socità delimkiya un tempo concreto destinato all'istruzione che divene poi universale e obblligatoria per tutta la popolazione. Oggi il tempo paradossalmente è usato come alibi per non afforntare i camiamenti, “ non ho tempo” si continua apronunciar ein diversi contesti. Diamo più importanza alle ore destinate ad un'attività che all'attività stessa. Il dibattito sull tempo non è relativo solo alla scuola ma alla società intera. Molti degli effetti negativi dell'educazione nascono da una concezione o gestione errata del tempo: curricoli inadeguati, sensazione costante di mancnza di tempo, apprendimenti sfasati o realizzati anzitempo, orari sovraccarichi, scarsa importanza data alle conseguenze delle nostre decisioni etc. Riporta l'esempio della Catalogna dove la politica dell'amministrazione scolasica è messa sotto pressione dagli obiettivi fissati per il 2010. PRESSIONE SULLE SCUOLE. 5. Per un nuovo sguardo sull'educazione L'educazione lenta non è un invito nostalgico a fae un passo indietro rispeto alla situazione attuale. Non vi è progresso ch epossiamo considerare positivo se nnon siamo in grado di stabilire come tutta la popolazione ne potrà trarrre beneficio, altrimenti implicherà solol un progresso. NON BASTA UNA RIFORMA EDUCATIVA SI DEVE INTERVENIRE PER CAMBIARE LA REALTA', SENZA TRALASCIARE IL FATTORE EMOZIONALE. È un atteggiamento volto a affrontare in modo diverso le situazioni scolastiche quotidiane più che la proposta di una grande rivoluzione. 6. Utopia, educazione lenta e movimento slow L'educazione lenta fa parte dei movimenti per la lentezza, che negli ultimi anni stanno nascendo nei campi della cultura, dei rapporti personali, dell'alientazione come manifestazione di resistenza di fronte a fenomeni come lo spreco di risorse, il consumismo etc. Nella carta costitutiva del motvimento “Città slow” si raccoglie l'idea che si deve promuovere lo stile id vita lento attraverso l'educazione e la divulgazione del concetto. Il movimento Slow Food ssotiene che le scuole hanno adottato i suoi prinicpi per cambiare le abitudini alimentari delle mense scolastiche. CAPITOLO 2 1. La visione del tempo in ogni società Il tempo è una costruzione storica che dobbiamo situare in ogni epoca. La concezione che ne ha la società si è modificata nel corso del tempo. I greci distinsero Kairòs e CAPITOLO 3 1. I movimenti della lentezza Negli ultimi tempi sono frequenti i richiami generici a prendersi la vita, il lavoro o i rapporti personali con calma e tranquillità, anche nel mondo econommico si registrano alcune esperienze anche se simboliche sul ritorno a un ritmo di vita più lento. Pausa e moderazione sembrano rappresentare l'antidoto ad una velocità che è presente ovunque. Nel 1986 per far fronte all'apertura di un nuovo Fast food a Roma, Carlo Petrini lancia una prima idea di movimento Slow food, che si crea finalmente nel 1989 con rappresentanti di 15 paesi, lo Slow food opera anche in campi come la lotta alla coltivazione transgenica, la difesa delle coltivazion autoctotne etc. Il suo ultimo libro offre una visione globale della gasrtonomia come di una scineza che mette in relazione una grande varietà di conoscenze e discipline scientiche, segnalando contemporenemnte fronti di lotta ancora aperti. Mette in evidenza all'interno del suo libro: – Perdita di qualità nell'alimentazione – I problemi socio-economici che derivano all'interno di nuove tecnologie nell'agricoltura (prodotti transgenici, dipendenza da grandi multinazionali, crisi delle piccole e medie aziende agricole...) – La prospettiva molto poco sostenibile, che questa crescita smisurata comporta: perdite per il medio ambiente, costi enormi di energia spesi negli spostamenti, inquinamento etc. – Problemi di sovrappeso nella popolazione, conseguenze per la salute, perdite negli aspetti socio-culturali legati ai pasti. Nel 1999 BRA (la sede mondiale dello Slow Food) e altre città italiane proposero di applicare i principi della lentezza al funzionamento delle città. Così fu fondato il Città Slow, un'associazione internazionale di città che fra i suoi principi non ha solo la lentezza di circolazione ma anche elementi di sviluppo urbanistico, la gestione degli scarti e dei problemi ambientali, i programi di aiiuto per alcuni settori di popolazione etc. Carl Honorè nel suo libro “Elogio della Lentezza” ha riassunto e divulgato movimenti con una grande diversità tematica, che possono influire nel modo in cui intendiamo rapporti di lavoro, il lavoro, rapporti personali, famiglia, intimità di coppia etc. 2. Caratteristiche comuni dei movimenti della lentezza Le caratteristiche comuni a questi movimenti sono: 1) Cercare il tempo giusto → Il contrario di una visione omogenea del tempo, come dice Reichman (2003). Il tempo deve essere regolato in base ai bisogni di ogni attività e di ogni contesto. Ciò non significa essere contrari alla velocità ma che bisogna cercare il tempo adeguato per la realizzazione di ciascun evento anche perchè in certi casi la lentezza porta a non prendere decisioni, ci sono momenti che richiedono una soluzione rapida. Levine (1997) dice che il ritmo migliore della vita è quello di essere capaci di agire con rapidità quando l'occasione lo richiede, rilassarsi quando la pressione finisce e comprendere le tante tonalità di grigio che ciò comporta. Riflettendo sul tempo ci si oppone di conseguenza al consumo, al predominio della quantità sulla qualità, alla vita accelerata. Queste proposte non vogliono creare dei disadattati in una società accelerata ma vuole fornire strumenti per una conosenza più approfondita e consapevole della stessa. 2) Insistere sulla qualità → La qualità implica la necessità di scelta, incompatibilmente con le idee di “voler sempre di più”, di “accelerazione”, di “consumo indiscriminato”. 3) Restituire tempo alle persone → il tempo/vita ritorna ai suoi legittimi proprietari. Parlando di educazione vediamo come le vittime sono i bambin che hanno visto il loro tempo colonizzato. Le città lente restituiscono tempo ai loro abitanti per le relazioni personali etc. 4) Agire nel presente, basandosi sul passato, pensando al futuro → Dare importanza al presente, senza tralasciare ciò che di meglio è accaduto nel passato e le ripercussioni che le nostre azioni possono avere in futuro. È necessario decelerare il tempo per avere nel presente il tempo di riflettere su futuro di collettività e pianeta. 5) Porsi in modo critico di fronte alla società attuale → Tutti i movimenti della lentezza implicano una resistenza di fronte a diversi aspetti della nostra società. Rivendicano il passaggio: dall'urgenza alla priorità, dalla velocità alla lentezza, dal denaro alla vita, dal consumo al piacere, all'insoddisfazione alla felicità, dalla quantità alla qualità. 3. I movimenti slow come movimenti democratici e alternativi Un'università democratica non può essere possibile senza una diversa gestione del tempo, per il confronto, la formazione di consenso etc . La velocità dovrebbe permetterci di fare più cose ma è constatabile che non sia così, perchè il tempo che molte innovazioni ci offrono ci viene poi sottratto in modo indiretto o diverso, inoltre ne diventiamo spesso dipendenti. Reichmann ha analizzato come ogni specie nel corso della vita consuma la stessa quantità di energia per chilogrammo di peso, un organismo accelerato vivrà meno. Per investire tempo nella nostra vita dobbiamo decelerare. CAPITOLO 4 1. Origine della scuola La scuola è il prodotto di una società che ha sempre cercato di soddisfare i propri bisogni e aspettative e nacque quando l'umanità pensò che per poter educare fossero necessari uno spazio e un tempo specifico, esterni alla famiglia e legati ad una comunità più ampia. Nasce la scuola organizzata per anni-classi perchè si crede che gli alunni nati nello stesso periodo possano gestire la propria educazione con maggiore facilità, compaiono anche l'edificio e il calendario scolastico, la scuola non è un luogo accessibile in qualunque momento, nasce con un orario stabilito. 2. L'educazione per tutta la vita Il concetto di educazione permanente nasce per affermare che l'educazione non può limitarsi a un unico tempo o spazio, riacquistando così una portata globale. A questa nuova impostazione contribuiscono sicuramente i bisogni del sistema produttivo e l'allungamento della speranza di vita. I diversi agenti educativi presenti nella società assumono una nuova collocazion, la struttura famigliare subisce molti cambiamenti strutturali che le fanno perdere a sua funzione socializzante. La scuola va perdendo quella supremazia che aveva accompagnato la sua esitenza a causa dei tanti mezzi di counicazione che iniziano a competere fortemente sul piano educativo. Con la tecnologia negli ultimi decenni tutto il mondo può apprendere quando e dove vuole se ha accesso alla rete. Il TEMPO è diventato oggetto di polemica costante. 3. Il controllo del tempo Le polemiche politiche e amministrative portano a considerare la distribuzione del tempo come uno degli aspetti chiave per il miglioramento e il cambiamento educativo. Le riforme educative hanno sempre avuto fra i loro obiettivi primari il controllo del tempo e la sua organizzazione (Gimeno Sacristàn, 2008). Ma quando si pensa ai curricoli e alla loro distribuzione temporale, non si tiene conto dei bisogni educativi di bambini e giovani ma solo del controllo che si vuole esercitare a partire dalla funzione amministrativa o dalle pressioni che i docenti attuano per conservare il proprio potere all'interno del sistema educativo. 4. La scuola in crisi Scuola, apprendimenti, decisioni su cosa e come apprendere ma soprattutto quando, sono oggetto di crisi. Disorientamento, intromissione o collaborazione di agenti esterni, necessità di rispondere a nuovi bisogni dettati dalla società, una flessibilità sempre più alta nelle domande proveninenti dal mercato del lavoro, la crisi dei valori, il gran peso esercitato dai mezzi audiovisivi di comunicazione e influenze di vario genere su tutta la cittadinanza...LA crisi determina la NECESSITA' DI CREARE NUOVE SOLUZIONI. Le domande della società sonon moltepliic, educare non basta, bisogna scegliere quale direzione seguire. 5. Presenza del tempo nella vita di tutti i giorni Quando stiamo per concludere la giornata scolastica ma alcuni alunni non hanno portato a termine l eloro attività. Perchè' alcuni sono più lenti, precisi, distratti etc na l'ora è finita e devono tornare a casa e continuare con o senza l'aiuto dei genitoriche si accorgeranno che la scuola occupa il pooc tempo ch epossono apssare con i figli. Nonostante sappiano che il gioco è importante, non rinunciano a nulla , l e agende di alcuni bamini sono più occupate di quelle di dirigenti di grandi aziende, senza dimenticare il tempo trascorso davanti alla TV. Alla fine della scuola gli insegnaanti vivono in uno stato di fretta permanente, il programma è prestabilito come se nelle attività da realizzare non interven issero alunni e insegnanti, ovvero persone. Ci manca il tempo ma in tutte le classi c'è un orologio che lo ricorda. 6. Si penalizza la lentezza A scuola facciamo in modo che gli alunni seguano un ritmo prestabilito. Teoricamente dovremmo accettare la diversità ma in realtà penalizziamo la lentezza. . Visto che non si riesce a portare a termine i programmi prestabiliti si dovrebbero priorizzare le attività. La pressione sociale si estende alla famiglia che vuole che i figli imparino prima a leggere, l'inglese etc. Bambini iperattivi, insuccesso scolastico, materie noiose e detestate, ripetenze, abbanodno scolastico, apprendimenti effimeri e superficiali dovrebbero farci riflettere sull'orgaanizazione del tempo frammentato. tante cose e poi le dimentichiamo. L'educazione lenta vuole idnividuare il tempo adatto ad ogni persona e attività, non penalizza la lentezza ne cerca l'omogeneità. L'educazione lenta dà un senso all'idea di educazione per tutta la vita. 2. Le attività educative devono definire il proprio tempo e non viceversa Tutti gli apprendimenti determinano un tempo per svolgersi e consolidarsi. Sono le attività educative che devono definire il tempo. Nella maggior parte, anche se non in tutte le scuole dell'infanzia troviamo un'organizzazione del tempo molto flessibile. 3. In educazione meno significa più Il sovraccarico di apprendimenti non genera più sapere perchè quello che conta è ciò che viene imparato in profondità. Es: la Finlandia ha meno giorni e ore di lezione eppure ottiene ottimi risultati. Lo stesso succede in famiglia, più ore “fiische” in casa dei genitori non sono garanzia di una relazione educatia e costruttiva fra i membri della famiglia. Quando non si ottengon i risultati sperati si tende ad aggiungere ore estinate a qauell'insegnamento ma non consideriamo che queste aree sono slegate dal resto degli altri contenuti e che bisgonerebbe quindi rinforzare l'orientamento interdisciplinare e il carattere strumentale di queste discipline. Inoltre i programmi scolastici sono pieni di contenuti che esulano dalla competenza della scuola trascurnaod così l'essenziale e parallelamente si afferma che la famiglia ha delegato alla scuola molti apprendimenti. Alcuni studi (Gimeno Sacristàn, 2008) rivelano che in media un alunno trascorre circa 900 ore all'anno a scuola ma solo 125 si dedicano all'apprendimento effettivo e diretto. Come è necessario intervenire? Rivedendo la frammentazione e la specializzazione del tempo, i modelli di vautazione e un nuovo atteggiamento nei confronti di attività che favoriscono realemnte l'apprendimento, interdisciplinarità nelle aule, flessibilità del tempo scolastico. 4. L'educazione è un processo qualitativo L'educazione come la vita deve essere basta sula qualità e non sulla qaunittà. Come ha dimsotrao il fatto che l'agguntadella sesta ora in Catalogna non ha portato a nuulla. Inotlre avere un coefficiente di intelligenza molto alto non singifica smepre avere più successo nella vita o essere più intelligenti, memorizzare non singifca apprendere e apprendere per un esame non signicia sapere come apere non signifca comprendere. Quando memorizzziamo per un esame e scorimoa subito dopo realizziamo u aprrendiemtno quantitativo ma non qualitativo. Quanod insistiamo sull'educazione alla cittadinanza poniamo l'accento su aspetti qualitativi degli apprenidmeni. La qualità è legata anche all'educazione delle mozioni. Se un giovane non sa gestire le proprie emozioni gli servieà a poco la sua intelligenza perche non saprà applicarla adeguatamente. L'EDUCAZIONE E' DI QUALITA' QUANOD SAPPIAMO DOVE SI DIRIGE, CON QUALE INTENZIONALITA' E FINALITA'. 5. Il tempo educativo è globale e interrelazionato NON FRAMMENTATO E' necessario superare la divisione fra educazione formale, non formale, informale ed entrare nell'ottica che tutti gli stimoli, spazi e momenti educativi fanno parte di uno stesso processo individuale e collettivo. L'educazione lenta ci porta a riflettere sull'uso e l'abuso della frammentazione del tempo educativo. Bisogna prendere in considerazione tutti i momenti educativi e non solo quelli scolastici perchè le persone apprendon in molti luoghi e tempi diversi ma è compito dell'educazione insegnare come applicare le conoscenze acquistie in forma distinta e complemntare. L'educazione è un processo che dura tutta la vita con diversi stadi che possono essere complementari e questo fatto rinforza l'idea di globalità dei tempi educativi. L'educazione fa parte del nostro processo di umanizzazione e non termina fra le quattro mura dell'aula. La globalità inoltre implica che tutto il tempo educativo deve avere un senso, è necessario un dialogo permanente fra l'ambito familiare e la scuola perchè le azioni educative si completino e non si contraddicano. Inoltre una delle funzioni scolastiche e quella integratrice come nessun altro spazio. Applicando questa visione globale non può basare la propria organizzazione sulla divisione del curricolo in ore isolate. 6. La costruzione di un processo educativo deve essere sostenibile L'EDUCAZIONE DEVE SAPER EQUILIBRARE PASSATO, PRESENTE E FUTURO. 3 diverse visioni del passato: – Riferimento costante e continuo pretesto per non accettare cambiamenti e miglioramenti → posizione acritica e nostalgica non permette di accettare cambiamenti e miglioramenti. Sostiene ad esempio che in passato c'era più disciplina, i bambini si sforzavano ad apprendere e le famiglie non delegavano alle scuold aspetti educativi dei propri figli. – Decisioni prese in passato valide nonostante sia cambiato il contesto → Non da importanza all'evoluzione del contesto che influisce sulle decisioni che si adottano in ogni momento. Mettono in discussione i possibili tentativi di rinnovamento attribuendogli i problemi o i cattivi risultati educativi. – Passato come epoca da rimuovere e dimenticare → questa posizione tende a rinnovare continuamente i processi educativi ed i programmi infatti succede di trovarsi davanti un programma che non tenga minimanete conto dei precedenti rendendo così difficile la continuità e non valorizzando il bagaglio culturale dei docenti. MA, DOBBIAMO CONSIDERARE IL PASSATO COME FONTE DI ESPERIENZA E DI PUNTI DI RIFERIMENTO CHE DEVONO AVERE CONTINUITA'. Il passato non deve essere una limitazione per il cambiamento, am tutto il contrario. Deve essere considerato come un momento nel quale si sono offerti contributi importanti che permettono di sviluppare le attuali innovazioni. Inoltre ogni cambiamento deve fondarsi sulla conoscenza profonda della realtà che si vuole migliorare ed essa è la somme delle culture costruite nel passato. Vita eprogetti della comunità educativa, formazione ed esperienza dei docenti, sono aspetti chiave che dobbiamo conoscere, sono frutto del passato e solo esso è in grado di spiegargli. IMPORTANTE AVERE UNA VISIONE DEL PASSATO + VISIONE PROIETTATA VERSO IL FUTURO (x le conseguenze). Il nuovo sguardo sul tempo obbliga a pensare alle conseguenze future delle azioni prese oggi, alla provvisorietà delle decisioni che prendiamo. L'educazione lenta deve essere un'educazione sostenibile , apprendere dal passato e pensare al futuro. 7. Ogni bambino, ogni persona ha bisogno del proprio tempo di apprendimento. La nostra epoca ha portato all'acelerazione del ritmo degli apprendimenti, omogeneo e privo di attenzione verso la diversità, perchè non rispetta i ritmi di apprendimenti personali , soggettivi ed individuali. Molte difificoltà in ambito educativo sono dovute alle rigidità con cui viene impostato il tempo scolastico. Le ripetenza sono un sinotmo del malfunzionamento del sistema educativo e dei suoi risultati lacunosi, infatti ad esclusione di casi eccezionali, non stimolano gli alunni a colmare le proprie lacune ne li aiuta a maturare nel loro processo educativo. Tener conto dei diversi ritmi significa pensare a curricoli flessibili che tengano in considerazione un ritmo individuale ed adottare nuove metodologie più partecipative, che non fondano gli apprendimenti sui libri di testo standard che propongono le stesse attività e gli stessi contenuti per tutti gli alunni. 8. Ogni apprendimento deve attuarsi nel momento giusto Prima non sempre significa meglio a breve termine può dare risultati spettacolari ma bisogna vedere cosa produca a lungo termine. I bambini non diventeranno geni se iniziamo a farli studiare prima, e le cose sono fatte nel tempo giusto si consolideranno risultati con maggiore facilità. SFATIAMO il mito dei tre anni, non è vero che durante i primi 3 anni di vita si debba apprendere tutto l'essenziale, e che huna volta passati non si possa più compensare eventuali lacune. Volere che un bambino cammini prima del tmepo può creare problemi nel momento in cui questo inizia realmente a camminare. Nell'apprendimento di scrittura e letture ad esempio sono molto importanti le attività che si svolgono previamente, la loro mancata realizzazione può generare problemi nel suo sviluppo successivo (In Finlandia ad esmepio inziano a leggere e scrivere a sette anni e non per questo hanno difficoltà, anzi). Senza provare, manipolare, sperimentare impareremo in modo mnemonico, senza comprendere. Si parla di : – Eseperienze incerte – Esperienze certe : non richiedono altri stimoli se non quelli offerti dall'ambiente naturale: parlare, vedere, muoversi. Sovrastimolare i bambini con risorse esterne non produce bambini intelligenti, devono muoversi sì in contesti ricchi di stimoli ma devono essere più possibile vicini alla realtà. Giochi eccessivamente didattici o tecnologia non generano apprendimenti più consolidati e profondi. David Elkind → Esaminò società americana alla fine degli anni 70, partendo dalla necessità di elaborare misure compensative per alcuni alunni ELOGIO DELL'EDUCAZIONE LENTA Si parla di : – Eseperienze incerte – Esperienze certe : non richiedono altri stimoli se non quelli offerti dall'ambiente naturale: parlare, vedere, muoversi. Sovrastimolare i bambini con risorse esterne non produce bambini intelligenti, devono muoversi sì in contesti ricchi di stimoli ma devono essere più possibile vicini alla realtà. Giochi eccessivamente didattici o tecnologia non generano apprendimenti più consolidati e profondi. David Elkind → Esaminò società americana alla fine degli anni 70, partendo dalla necessità di elaborare misure compensative per alcuni alunni con una situazione di ritardo e dalla pressione internazionale causata dalla necessità di vincere, dalla con la conseguenza che diminuisce il tempo dedicato dal tutor all'alunno che invece ne ha bisogno, in quanto inciderà sulla risposta degli alunni in relazione ai loro apprendimenti. È un tempo da preservare e potenziare. 13. Il tempo degli educatori deve essere ridefinito Gli educatori devono rendere possibile la riflessione e lo scambio di opinioni ed esperienze, agevolare il lavoro nelle scuole, spezzare i ritmi stressanti e prevedere spazi non formali di relazione e formazione. Lavorare per far sì che i cambiamenti durino nel tempo, mettere al primo posto l'educazione intesa in profondità, la partecipazione degli alunni e la qualità degli apprendimenti, evitare di dedicare tutto il tempo a loro disposizione per il conseguimento di obiettivi a breve termine o per favorire la competizione e i processi di selezione. Ma gli educatori fanno parte della società e di conseguenza possono essere contaminati dalla velocità generale. Deve esserci un tempo per raccontarci ciò che facciamo, per creare una cultura comune, per fare comnuità. Per far si che gli alunni apprendino bene è necessario che i docenti destinino del tempo per cordinarsi e lavorare in gruppo. La fretta non risolve nulla, generae programmi superficiali, scarsamente condivisi , non accettati etc. I cambiamenti hanno bisogno di lentezza. E' fondamentale LA PAZIENZA. Nel progetto di elaborazione dei processi educativi troviamo innumerevoli esempi del concetto di tempo educativo che noi abbiamo. Questo processo può avere un'impostazione fondamentalmente democratica ed avere necessità di un ritmo che consenta che TUTTI PARTECIPINO ALLA SUA ELABORAZIONE. I progetti possono essere elaborati da un gruppo direttivo o con un meccanismo più ampio che comprenda anche genitori e alunni, con risultati diversi. È più rapido e semplice applicare una normativa uguale per tutte le scuole, ma più efficace a medio e lungo termine costruire gli elementi del progetto partendo dalle esigenze della singola comuità educativa. Per quanto riguarda i cambiamenti si può agire a favore della maggioranza ed imporli agli altri o cercare di soddisfare i desideri di tutti. Un documento elaborato in un gruppo ha un valore aggiunto anche se ha bisogno di molto più tempo. Questi sono modi per far si che i docenti garantiscano un'educazione democratica ed innovativa. Per far funzionare istituzioni come la scuola è necessario un tempo non programmato o organizzato. L'organizzazione del tempo dei docenti deve essere seguita secondo gli stessi parametri di quello degli alunni: qualità e non quantità, priorizzare, fissare i propri obiettivi etc. Il ruolo del gruppo direttivo è importante, perchè può esercitare pressione sulla classe docente. Se vuole procedere troppo in fretta può provocare resistenze o consensi fittizi, con una lentezza eccessiva invece indecisione o stagnazione. Gli educatori devono avere il tempo per pianificare e improvvisare, per apprendere ed integrare nuove esperienza, per osservare ed essere osservati, per riflettere sulla propria pratica, per rivedere dati, monitorare, valutare il proprio lavoro, programmare i passaggi successivi, e realizzare la prorpia vita sociale, il che si rifletterà positivamente nella loro vita lavorativa. 14. La scuola deve educare il tempo La scuola con i suoi strumenti come il diario, l'orario delle lezioni, l'orario di entrata ed uscita, il calendario annuale, la frammentazione offre agli alunni un concetto di tempo che essi riporteranno poi nella loro vita, nella loro mentalità. Bisognerebbe trasformare le aule in spazi di comunicazione, apprendimento, relazione, dove si rispettano i ritmi dei diversi individui e della comuità, per trasmettere una concezione corretta di tempo, molto più rispettosa della persona. 15. L'educazione lenta fa parte del rinnovamento pedagogico ripete sempre le stesse cose CAPITOLO 7 DECALOGO PER UN'EDUCAZIONE LENTA 1) DECIDERE → Anzichè prestare sempre l'attenzione all'orologio decidere dove vogliamo andare, perchè bisogna educare e condividerlo con la comunità di alunni con cui operiamo. 2) COINVOLGERE → Per costruire educativo è importante che siano coinvolti docenti, bambini, giovani, le loro famiglie. 3) PRIORIZZARE → Distinguere gli aspetti più urgenti. 4) SAPER PERDERE TEMPO → con attività non programmate. 5) DARE AGLI ALUNNI TEMPO PER LA CREATIVITA' 6) COLTIVARE PAZIENZA E PERSEVERANZA → i bambini/giovani devono trovare un senso alle attività che svolgono. 7) SAPER VIVERE → essere positivit, avere nell'educazione senso dell'umorismo, dare l'esempio del rispetto della diversità. 8) GODERE DEL MOMENTO → senza pensare costasntemnte alle altre attività programmate o hia risultati che si devono ottenere. 9) SEMPLIFICARE I PROGRAMMI SCOLASTICI → limitare gli obiettivi per espanderne la profodità. 10) CONOSCENZA PROFONDA DELLA COMUNITA' EDUCATIVA → Su cui basare i cambiamenti. Ascoltarne i membri. CAPITOLO 8 50 PROPOSTE PER DECELERARE IL TEMPO Nella SCUOLA : – Organizzare l'orario secondo aree e discipline con fasce di tempo più lunghe e maggiore flessibilità; – Prima programmare le attività e poi vedere quali risorse umane, materiali e temporali sono necessarie; – Priorizzare, decidere in cosa si vuole programmare il tempo, pianificare ma non annotando sull'agenda compiti che i docenti assegneranno, o organizzare nel minimo dettaglio. Gli alunni dovranno partecipare alla priorizzazione per dar vita ad un curricolo democratico e alla gestione dell'orario settimanale. – Dare un orientamento competenziale al curricolo – Ridurre il numero di ore di matematica e italiano per aumentare le conoscenze in ambito sociale, naturale ed artistico. – Svolgere attività come giocare, osservare, leggere, rilassarsi, fare attività fisica. – Riesaminare le parole utilizzare e se ve ne sono alcune che privilegiano unicamente la rapidità, cambiarle. – Non penalizzare l'errore ma far si che diventi uno strumento di apprenidmento. – Valutare in modo diverso, il processo di ciascun alunni, non confrontando o classificando. – Ridurre il numero di verifiche e valutazioni. – Avere due maestri per classe che si concentrino sull'aiuto, il sostegno, l'osservazione. – Riservare tempo alla riflessione e non parlare sempre di temi organizzati. – Realizzare attività mirate a conoscere l'uso che ogni persona fa del proprio tempo. – Stimolare l'autoregolazione e l'autoapprendimento. – Osservare se tutti hanno il tempo per fare le attività proposte in classem se vengono ultimate, come poter avere una maggiore flessibilità. – Lavorare sulla concentrazione, proponendo un'unica attività per volta. – Esaminare le attività proposte dalla scuola per casa e renderle realizzabili, non frustranti ma che migliorino il dialogo scuola-famiglia, siano creative e offrano spunti per essere riprese poi in classe. – Allestire nuovi spazi per rilassarsi, stare tranquilli etc per alunni e insegnanti – Concordare una finalità, nessuno può concludere questa tappa educativa senza aver acquisito, stimolato e potenziato il proprio gusto e la propria capacità di apprendere e riorganizzare spazio e tempo per raggiungerla. Nell'AMBIENTE FAMILIARE, FUORI DALLA SCUOLA: – L'esempio è il modo migliore per educare i figli, pensare a stili educativi che trasmettao i valori della lentezza. – Rispettari i ritmi di sviluppo motorio del bambino. – Limitare i giochi che i bambin hanno in casa, preferire la semplifictà e potenziarli. – Cercare di organizzare attività culturali, diversificate il più possibile. – Favorire il processo di crescita e apprendimento nel totale rispetto del ritmo del bambino – Eliminare le attività extrascolastiche nella prima infanzia se mirate ad ampliare, accelerare o anticipare le conoscenze ch ei bambin acquiseranno a scuola. – Cercare modi naturali e significativi per favorire gli apprenidmenit come i racconto di storie, la musica etc. – Non assegnare compiti addizionali ai figli – Rimuovere dal vocabolario abituale i termini che fanno riferimento alla penalizzazione della lentezza, dell'errore – Esercitare la responsabilità dei bambini nelle mansioni domestiche e quotidiane. – Favorire la pertecipazione dei figli alle decisioni familiari per favorire la loro crescita educativa. – Valorizzare ciascun figlio per ciò che è senza fare paragoni. – Dare esempio di un uso esteso del tempo, destinando spazi alla conversazione, allo stare insieme, al tempo libero, a fare attività con i figli. – Fare un pasto al giorno tutti insieme senza tv o radio.
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