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Guide e consigli
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Elsa Schiaparelli e Salvador Dalì, Guide, Progetti e Ricerche di Costume E Moda

Le più celebre collaborazioni dei due artisti Elsa Schiaparelli e Salvador Dalì. Mettendo in luce la vita dell'artista e della famosissima designer di moda.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2021/2022

Caricato il 29/12/2022

ANNAMARIANELLI
ANNAMARIANELLI 🇮🇹

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Scarica Elsa Schiaparelli e Salvador Dalì e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Costume E Moda solo su Docsity! Anna Maria Nelli Prof. Bargelli - Stile e storia dell’arte e del costume Anno accademico 2021/2022 IED FIRENZE - Fashion Design ARTE E MODA - Dalì e Elsa Schiaparelli 1 INDICE : INTRODUZIONE 3 IL SURREALISMO 4 SALVADOR DALì 6 ELSA SCHIAPARELLI 8 COLLABORAZIONI 9 CONCLUSIONE 14 2 problemi della vita”, doveva interessare qualsiasi aspetto dell’esistenza, promuovendo le nuove norme sociali. Max Erns nel saggio del 1943 intitolato “was ist surrealismus” (che cos’è il surrealismo) riuscì a spiegare come fare arte surrealista partendo da una celebre frase del poeta Isidore Ducasse : “bello come l’incontro casuale di una macchina per cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio”, spiegava che tale bellezza proveniva dall’accoppiamento di due realtà in apparenza inconciliabili su un piano che in apparenza non è conveniente per esse”. La bellezza surrealista nasce dal trovare due oggetti reali, veri, esistenti che non hanno nulla in comune, in uno stesso luogo comunque vero ma ugualmente estraneo a entrambi. Tale situazione genera un’inattesa visione che sorprende per la sua assurdità. Max Ernst, Joan mirò, René Magritte e Salvator Dalì furono le personalità artistiche più significative fra le tante che aderirono al surrealismo 3 "Guidato dall'immensa luce, Max Ernst è stato colui che per primo ha fatto apparire il nuovo e che fin dai suoi primi dipinti si è fatto carico di questa grande avventura: far dipendere ognuno il meno possibile dell’altro. - Andrè Breton Surrealismo (Taschen)3 5 Salvator Dalì Il maggior personaggio nel quale il surrealismo trova la propria espressione più accentuata. Le sue provocazioni erano definite così accentuate che perfino i componenti del gruppo definivano la sua arte “gli estremi della decenza”, portando nel 1934 alle prime divergenze con i surrealisti e con André Breton, fino alla completa rottura nel 1939. Salvator Dalì nasce nel 11 maggio del 1904 a Figueras, in Catalogna, fin da giovanissimo, mostra il suo eccellente talento nel disegno, esponendo in seguito al teatro comunale di figueras, si fece notate dalla critica facendolo ammettere all’età di vent’anni all’accademia di Belle Arti di San Ferdinando (Madrid ), dove tempo indietro aveva visto i migliori allievi come Picasso. Soggiornando nel convitto universitario stringerà amicizia con Lorca e Luis Bunuel, dove insieme realizzeranno un film che segnerà il suo ingresso ufficiale nel gruppo dei surrealisti, recando molto scandalo per i suoi contenuti raccapriccianti, alternando scene grottesche e scene in continuo bilico fra sogno e realtà con forti connotazioni simboliche. Il suo soggiorno universitario concluse nel 1923 a causa del suo comportamento provocatorio, facendolo espellere per un anno da San Ferdinando. (1) Nella primavera del 1929 Dalì si reca a Parigi insieme a Luis Bunuel per le riprese del film e, scortato da mirò conosce Tzara, i surrealisti, Paul Eluard e Gala, destinata a diventare la sua compagna.(3) In questo periodo Dalì riuscirà a costruire il suo personaggio estroso e enigmatico caratterizzato anche dalla stravaganza nel vestire, i caratteristici baffetti all’insù e il suo unico e particolare comportamento con il pubblico. Nel 1930 da vita al metodo paranoico-critico pubblicato su le surrèalisme au service de la rèvolution e la donna visibile dalle Editions surrèalistes . La paranoia secondo lui è una 4 malattia mentale cronica, la qui espressione si rivela attraverso le delusioni o allucinazioni. Da ciò possiamo comprendere le sue tele che danno vita immagini tormentate che nascono dal suo inconscio più remoto (la paranoia), e riescono a prender vita solamente con la razionalizzazione del delirio, inteso da Dalì come il momento critico . Il pittore osserva la 5 realtà e la deforma in modo da caricarla di dimensioni ineffabili. “durante l’intera giornata, seduto davanti al cavalletto, fissavo la tela come un medium per vederne sorgere gli elementi della mia immaginazione. Quando gli elementi si collocavano esattamente nel quadro io le dipingevo immediatamente” - Salvador Dalì Tale metodo viene sintetizzato dal pittore in una formula, ciò che è molle viene interpretato con la paranoia e chi possiede contorni netti è critico, questo automatismo simbolico è presente nella Persistenza della memoria,(fig.1) (1931) volendo esprimere la relatività del tempo con la rappresentazione di tre orologi molli (sistema non certo). Il pittore colloca una successione di oggetti e elementi in una scogliera della baia di Port lligat su un’ ampia superficie piana. Al centro del dipinto Dalì rappresenta un volto con lunghe ciglia, Cathrin Klingsohr-Leroy, Surrealismo (Taschen)4 Itinerario dell’arte 5 6 somigliante a una lumaca addormentate con appoggiato uno dei tre orologi molli. L’unico orologio che sembra rimanere intatto per la sua forma è realizzato in rosso sangue ed è divorato dalle formiche che lo stanno ricoprendo. Dalì sembra rappresentare lo scorrere del tempo, che trova un corrispettivo simbolico nell’autoritratto dell’autore con un corpo in disfacimento, che non è scandito dalle lancette ma dal liquefarsi degli orologi. Il delirio trova le più significative espressioni in esseri ripugnanti come avviene in tale dipinto. Il contenuto simbolico non è noto nemmeno a Dalì stesso, in quanto nella sua autobiografia dal titolo “La vita segreta di Salvator Dalì” non c’è alcun riferimento a un possibile contenuto, arrivando ad affermare che il mistero delle sue opere è precluso anche a lui. 6 Dal 1940, a causa dell’occupazione nazista della Francia, Dalì si reca negli Stati Uniti, continuando la sua vita da artista rimanendo fedele al suo stile e diventando uno dei maggiori esponenti. Negli ultimi anni della sua vita finisce per rimanere “prigioniero” del suo stesso personaggio sempre più imprevedibile e altezzoso. Dalì si spegne nella natia Figueres il 23 gennaio 1989 . 7 “Gli orologi molli non sono altro che il camembert critico-paranoico, tenero, stravolgente e abbandonato dal tempo e dallo spazio” - Salvator Dalì Cathrin klingsohr-Leroy - Surrealismo 6 Gilles Nèret, Dalì p. 26 7 7 La persistenza della memoria (Fig.1) Collaborazioni Elsa Schiaparelli entrerà molto in contatto con i maggiori esponenti del surrealismo collaborando in seguito con alcuni di loro, tra i quali con Salvador Dalí, Man Ray e Cocteau, liberando i vestiti dalla classicità “dalla noiosa realtà della realizzazione di un abito in vendita” . 11 Insieme a Jean Cocteau realizzò un cappotto in jersey con un ricamo in trompe-l’oeil, ricordandolo così nella sua biografia : “Jean Cocteau realizzò per me alcuni disegni di volti. io riprodussi alcuni di quei volti sulla parte posteriore di un cappotto da sera e uno, dalla folta chioma bionda che arrivava alla vita, su un abito di lino grigio” La più famosa collaborazione era insieme a Salvador Dalí, iniziata nel 1935 con la realizzazione di un astuccio per cipria compatta a forma di telefono, riprendendo i numeri e il puntatore. Lo stesso tema, il pittore lo reinterpreterà un anno dopo per la realizzazione di una sua opera : Telefono afrodisiaco. Al posto della cornetta era presente un’aragosta, un simbolo molto importante per l’artista che verrà rappresentato in molte altre opere come “Il sogno di Venere,1937) . Il crostaceo era la combinazione perfetta tra cibo e piacere erotico. Elsa affascinata da questo elemento, nel 1937 chiese a Dalì di disegnare un’aragosta su un abito lungo bianco in seta (fig.3), la stampa viene applicata nella parte frontale in corrispondenza delle cosce, all’altezza del bacino, in quanto simbolo di sessualità, ricordato in questo abito come senso di purezza, anche grazie al suo colore bianco. Il modello diventato talmente famoso viene acquistato da Wallis Simpson, duchessa di Windsor e indossato in occasione di un servizio fotografico per Vogue, poco prima del suo matrimonio con il duca, portando alla Schiaparelli fama e notorietà . Daniel Roseberry, oggi diventato Dalì universe 11 10 E. Schiaparelli, abito aragosta, disegnato da Salvator Dalì (Fig.3) il nuovo direttore artistico della maison Schiaparelli, in occasione della collezione primavera/estate 2017 riprenderà tale modello reinterpretando. Le collaborazioni fra i due artisti continuarono a farsi sempre più intense fino alla realizzazione di una serie di arredi fra i quali il divano-labbra (fig.4), realizzato in numerose repliche. Dalì partendo da una fotografia di Mae West, diva hollywoodiana, crea un divano a forma bocca con una struttura in legno e una imbottitura in feltro rosa scuro e rosa chiaro riprendendo il colore rosa “shocking” della Schiaparelli, costituendo una vera e propria moda . Dalì 12 concepisce il divano-labbra di Mae west, non come semplice arredo che svolge la funzione di rilassarsi ma come oggetto simbolo dell’attrice statunitense. Il divano, oggi è riconosciuto in tutto il modo per il suo design innovativo e la realizzazione in diverse edizioni. Durante un’intervista il pittore avrebbe affermato tali parole spiegando la sua collaborazione insieme alla famosa stilista: “La moda è la costante tragica della vita umana, ed per questo che mi è sempre piaciuto collaborare con Mademoiselle Chanel o Madame Schiaparelli, proprio per dimostrare che l’idea di vestirsi, l’idea di mascherarsi, è solo la conseguenza del trauma della nascita, il più forte di tutti i traumi che l’essere umano possa provare, dato che è il primo….” 13 Il cappello-scarpa di Elsa Schiaparelli fu un’altra invenzione del 1937 realizzato sempre in collaborazione con il pittore. La nascita del cappello trae le sue origini da una fotografia scattata da Gala, moglie di Dalì, raffigurante suo marito mentre teneva una scarpa da donna sulla testa. Elsa iniziò a realizzare disegni sul design del cappello ispirandosi alle idee di Dalì, facendo nascere un modello unico. L’originale era disponibile in due colorazione : con tacco rosa skocking o tinta unita nera. Dopo la realizzazione, Gala indosserà il cappello-scarpa facendosi ritrarre in una fotografia, insieme a Schiaparelli stessa e la direttrice Harper’s Bazaar Francia Daisy Fellowes. 14 Gilles Nèret - Dalì 12 S. Dalì (Dalì- Gilles Nèret p.43)13 vivi-it.org 14 11 Dalì e il suo divano Mae West (Fig.4) "Lavorare con artisti come Bebe Berard, Jean Cocteau, Salvador Dali, Vertes, Van Dongen e con fotografi come Hoyningen Huene, Horst, Cecil Beaton e Man Ray regalava un senso di euforia. Ci si sentiva sostenuti e capiti, a differenza della più superficiale e noiosa realtà della realizzazione di un abito da mettere in vendita.” 15 Elsa emergendo ancora di più nel mondo della moda da vita a una nuova collezione inaugurata nel 1938 “Circus”, realizzando l’abito Tears (fig. 6) (l’abito delle lacrime), chiamato così per l’orrore della guerra che stava per iniziare. Presenta elementi surrealisti che collegano inevitabilmente la collaborazioni con S. Dalì. L’abito presenta una lunghezza molto elevata fino al pavimento, con una forma a tubino molto aderente al corpo. In tutta la sua lunghezza presenta una stampa ripetuta varie volte, realizzata da Dalì in persona. Il disegno delinea delle “lacrime” mischiando i colori del rosa, magenta e nero. L’ispirazione per la stampa è stata tratta da un dipinto di Dalì, intitolato “tre giovani donne surrealiste che tengano in braccio le pelli di un’orchestra”, l’opera raffigurava le tre donne, due delle quali stanno tenendo degli strumenti musicali, come si fa riferimento al titolo, mentre la terza posta al centro viene raffigurata con vestito banco che presenta degli “strappi” nell’abito. Elsa riprende tale figura per la realizzazione del suo abito Tear. Daniel Roseberry reinterpreterà l’abito in chiave moderna nel prèt-a-porter primavera 2020, riportando alla luce le passate simbologie. L’intera Circus Collection presentava motivi innovativi e stravaganti come cavalli rampanti, clown, elefanti in esecuzione per creare abiti che sfidassero le norme della couture, concependo gli abiti di Elsa come delle vere opere d’arte. Un’altro vestito della collezione Circus era “the skeleton dress”, realizzato grazie a Dalì, spedendo un disegno di uno scheletro donna a Elsa accompagnato da una frase :“Cara Elsa, 16 Elsa Schiaparelli (Shocking Life p. 75)15 https://www.schiaparelli.com/en 16 12 The tears Dress (fig.6)
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