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Emile Durkheim - i classici della sociologia, Appunti di Sociologia

Emile Durkheim Vita e opere il metodo la solidarietà sociale il suicidio la religione

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 11/01/2023

beatricesscxr
beatricesscxr 🇮🇹

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Scarica Emile Durkheim - i classici della sociologia e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! I CLASSICI DELLA SOCIOLOGIA La sociologia è una disciplina relativamente giovane che nasce in Europa tra le fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento sotto la spinta delle tre rivoluzioni: francese, scientifica e industriale. La sociologia nasce come una disciplina che studia la società in mutamento. Possiamo distinguere due generazioni di studiosi classi. Fanno parte della prima generazione: - Auguste Comte - Karl Marx - Herbert Spencer Si occupano dello studio della società, dell’interpretazione delle sue caratteristiche attingendo a concetti e metodi della storia e della filosofia. Seconda generazione: Emile Durkheim, Georg Simmel, Max Weber, Vilfredo Paredo. Questi autori iniziano a far emergere le specificità della sociologia: studiano la sociologia come oggetto (di cosa si occupa la sociologia) e come metodo (come studia la sociologia). Per comprendere la nascita della sociologia e il pensiero dei primi autori classici è necessario comprendere il contesto europeo, un contesto di grandi turbolenze che hanno un impatto anche sul sistema sociale: Effetti della rivoluzione industriale: passaggio al sistema della macchina al vapore, sistema della produzione industriale, nascita delle fabbriche. 1. Urbanizzazione: le persone si spostano dalle campagne alle città. Crescono in modo repentino e poco ordinato le realtà urbane. Le persone abitano in contesti di vita molto precari, di grande disagio (mancanza di servizi, mancanza di igiene e sicurezza) 2. Tensioni sociali: conseguenza diretta del vivere in condizioni di vita precarie. Le persone iniziano a richiedere condizioni di lavoro e di vita migliori 3. Avvio del processo di secolarizzazione: processo di allontanamento dalle grandi autorità che possono essere rappresentate dalla chiesa, stato e famiglia (mancato riconoscimento dell’autorità delle grandi istituzioni). Sotto la spinta delle grandi trasformazioni viene a mancare un legame/ un controllo da parte di queste istituzioni. 4. Trasformazioni della famiglia: i processi di spostamento fanno sì che le persone più giovani abbandonino le campagne per cercare lavoro in città, mentre le generazioni più anziane rimangono nelle campagne. Allontanamento fisico dalla famiglia --> la famiglia non ha più un’autorità sui propri figli. Si mette in discussione il sistema sociale complessivo. I cambiamenti portano con sé una sollecitazione al sistema dei valori che sono in mutamento e si mostrano in evoluzione. Emile Durkheim (1858-1917) Sociologo che vive e studia nel contesto europeo della seconda metà dell’Ottocento. Fa parte della seconda generazione dei classici. Biografia e opere Emile Durkheim nasce a Epinal, in Lorena, nel 1858. Studia all’Ecole Normale Superieure dove conosce molti intellettuali che poi diventeranno famosi, come Henri Bergson e Maurice Blondel. Qui sviluppa e consolida le sue posizioni politiche ispirate al repubblicanesimo e al riformismo progressista, che non cambierà mai. Dopo il conseguimento del diploma, si reca in Germania dove entra in contatto con la filosofia e la psicologia sociale di quel paese. Nel 1887 ottiene l’insegnamento di Scienza sociale e pedagogia presso l’Università di Bordeaux. Qui si impegna in un appassionato lavoro teso ad affermare i metodi e la validità della sociologia, scienza poco sviluppata all’epoca. Il suo primo libro importante, La divisione del lavoro sociale, viene pubblicato nel 1893 e suscita un dibatto in merito alla legittimità della sociologia come disciplina autonoma in grado di soppiantare i tradizionali approcci di filosofia sociale. Nel 1895 pubblica Le regole del metodo sociologico e nel 1897 Il suicidio, in cui dimostra l’applicabilità del metodo sociologico -presentato nelle Regole- a un oggetto specifico. 1 Tra il1894e 95, la lettura degli scritti di alcuni famosi antropologi lo spinge a interrogarsi sulla sociologia della religione con un serie di ricerche che trovano espressione nel suo libro Le forme elementari della vita religiosa. In tutta l’opera di Durkheim possiamo ritrovare due questioni di fondo: - Preoccupazione per l’ordine sociale - Definizione dell’oggetto e del metodo della sociologia: si preoccupa di dare fondamento empirico e legittimazione accademica alla sociologia Il metodo Che cos’è la società? Si tratta di una domanda fondamentale per un sociologo. Per rispondere a questa domanda Durkheim polemizza con l’utilitarismo inglese (soprattutto di Bentham e Spencer): le azioni degli uomini, contrariamente a quanto essi ritengono, non sono mosse da interessi. Questi sono troppo mutevoli nel tempo e da persona a persona per poter essere fondamento della società. Per Durkheim, la società un fatto morale ossia un insieme di credenze condivise che, messe insieme, costituiscono la coscienza collettiva su cui, a sua volta, si basa la solidarietà sociale, ossia il senso dello stare insieme degli individui socializzati. La società è quindi una realtà ideale, costituita da cose immateriali, spirituali = prodotte dallo spirito umano. Nella sua opera Le regole del metodo sociologico (1895) delinea l’oggetto della sociologia, ossia i fatti sociali. I fatti sociali sono “ciò che è caratteristico di un’intera società e ha nello stesso tempo un’esistenza autonoma, indipendente dalle sue manifestazioni individuali”. I fatti sociali “consistono in modi di agire, di pensare, di sentire esterni all’individuo e dotati di un potere di coercizione in virtù del quale si impongono ad essi”. I fatti sociali sono esterni all’individuo, ma da esso interiorizzati. Orientano il comportamento, lo indirizzano. Alcuni esempi di fatti sociali: i fenomeni di folla, le correnti di opinione, la moralità, l’educazione, il diritto, le credenze, i dogmi religiosi, i sistemi finanziari. Sono fatti sociali, dati al di fuori di ogni individuo e imposti a tutti --> potere di coercizione dei fatti sociali sugli individui. Tutti noi abbiamo interiorizzato una serie di comportamenti attesi, gli altri hanno delle aspettative nei nostri confronti e viceversa, siamo spinti ad agire in determinati modi che sono regolati da una serie di norme e strutture che regolano il nostro comportamento. Durkheim introduce una distinzione tra: - Fatti sociali normali: i fatti sociali più diffusi, rispecchia il modo di pensare/ agire più comune --> morale comune, media dei comportamenti, ordine sociale - Fatti sociali patologici: ciò che si discosta e mette in discussione l’ordine e la coesione sociale Normale e patologico sono utilizzati come concetti avalutativi e relativi nel tempo e nello spazio: ciò che è normale in un certo contesto storico e temporale può essere patologico in un altro contesto. il patologico serve al mutamento sociale. Durkheim si sofferma anche sulle questioni di metodo. Le specificità della sociologia sono sia l’oggetto di studio (fatti sociali che hanno caratteristiche e cause sociali) ma anche il metodo (come li studia). Secondo Durkeim “la vita sociale è interamente costituita da rappresentazioni” cioè da modi di pensare condivisi. Una volta definito cosa studia la sociologia, occorre chiarire anche come lo fa. Secondo Durkheim occorre considerare i fati sociali come cose --> nonostante la società abbia una realtà sui generis, di tipo ideale e spirituale, può essere ugualmente studiata scientificamente. Il sociologo deve studiare i fatti sociali con lo steso stato d’animo dei fisici e dei chimici di fronte ai fenomeni fisico-chimici; cioè egli deve assumere come categoria il prodotto di forze sconosciute di cui occorre determinare la natura e il modo di composizione. Per comprendere i fatti sociali bisogna conoscerne le cause. Secondo Durkheim un fatto sociale non può essere spiegato solo secondo le cause psicologiche, biologiche ed economiche ma deve tenere conto delle cause sociali (questo prende il nome di antiriduzionismo). 2 Per spiegare l’aumento del riscorso al suicidio, Durkheim introduce il concetto di integrazione sociale e coesione sociale. Quando in una società vi è buona integrazione = c’è buona coesione sociale, e gli individui si riconoscono nella società, presenza di valori comuni, il suicidio è un fatto sociale normale, è presente ma in dimensione ridotta. Quando la situazione sociale presenta una mancanza di coesione sociale e un alto tasso di individualismo (= mancanza di valori comuni, persone isolate che non si sentono parte di un qualcosa di comune) aumenta la corrente suicidogena. Quindi giungiamo alla conclusione che il suicidio è causato dalla situazione sociale. Durkheim individua quattro tipi di suicidio: 1. Suicidio egoistico → la coscienza individuale prevale su quella collettiva. È determinato da situazioni sociali in cui vi è scarsa integrazione, dove i legami sociali sono deboli. Questo suicidio aumenta nei periodi di pace e stabilità e diminuisce in quelli di guerra e tensione sociale, che producono integrazione. (es. nella storia individuale della persone succede un evento che mette in discussione la storia stessa come un grande problema economico, di salute ecc..) 2. Suicidio altruistico →l’individuo si annulla completamente nella società e tende a seguire un imperativo morale. È causato da un eccesso di integrazione sociale, l’individuo crede talmente tanto alle norme condivise da togliersi la vita (es. kamikaze, il capitano che rimane sulla nave che affonda – segue la regola dell’onore della vita in mare) 3. Suicidio anomico → avviene con il venir meno di norme societarie e mancanza di riferimenti normativi. È il suicido tipico dell’Europa della seconda metà dell’800, tipico della modernità che permette di leggere e comprendere l’aumento della corrente suicidogena della sua epoca. Anomico= a-nomos= privo di riferimenti normativi, assenza di regolamentazione sociale 4. Suicidio fatalistico → è tipico di un eccesso di regolamentazione, passioni violentemente compresse da una disciplina eccessiva (es. chi si sposa troppo giovane, donne sposate senza figli) Contrapposizioni: suicidio egoistico (carenza di integrazione) vs suicidio altruistico (eccesso di integrazione) il suicidio anomico (carenza di regolamentazione) vs suicidio fatalistico (eccesso di regolamentazione) Come si può notare, per Durkheim integrazione e regolamentazione non sono di per sé né un male né un bene: ci sono patologie legate a un difetto, ma anche a un eccesso di entrambe. La società equilibrata non è quella fortemente integrata o regolamentata ma piuttosto quella dove le pulsioni individuali sono in sintonia con la forma sociale. La religione La religione trova la sua massima espressione nell’opera Le forme elementari della vita religiosa (1912), la cui tesi principale è che la religione serve a rinsaldare la coesione sociale. Nello studio della religione suddivide il lavoro in 3 parti: - Definizione del fenomeno : la religione è un sistema coerente di credenze e pratiche che afferiscono all’idea del sacro (=separatum) che accomunano gli individui in una stessa comunità morale, la Chiesa - Studio comparativo a confutare le tesi precedenti : si sofferma sull’animismo e sul naturalismo criticandole pesantemente. L’animismo è la concezione secondo cui ogni fenomeno o oggetto dell’universo ha un’anima divina e degna di culto. Il naturalismo è la dottrina filosofica che considera la natura come l’unico modello da rispettare. Durkheim dice che questi modi di guardare alla religione la trasformano in un sistema di allucinazioni, in un sogno Per Durkheim l’oggetto della religione è la collettività stessa. - Studio originale dell’autore : Durkheim sostiene che dietro la religione c’è una realtà ancora più vera: la società. Ciò in cui gli uomini credono, le loro credenze sono un prodotto collettivo. Gli uomini producono le loro divinità nel momento stesso in cui si costituiscono in società e poi ne dimenticano l’origine. Naturalmente, si può creare una divinità solo a patto che non si sia consapevoli che essa è solo un prodotto dell’uomo, altrimenti gli de svanirebbero insieme alla società stessa. Gli dèi sono la più chiara ed eclatante espressione della capacità umana di creare cose che non esistono ma che sono reali, perché capaci di produrre effetti reali. L’uomo crea gli dèi in quanto uomo socializzato, uomo che 5 sta insieme agli altri. Gli dèi non sono espressione di un bisogno interiore, la loro realtà è la realtà della situazione sociale e la loro forza è la forza di quest’ultima. Egli elabora il suo studio sulla religione a partire dallo studio del totemismo delle tribù australiane. Egli si concentra molto sulle pratiche e le credenze delle società tradizionali facendo una distinzione fra sacro e profano. L’aspetto fondamentale della religione per la presenza di cose sacre - siano esse sassi, pezzi di legno, totem ecc-, la cui caratteristica è essere diverse dalle cose profane. In particolare, si concentra sullo studio del totem reso sacro in molte società, in quanto rappresenta i valori di un gruppo sociale: in esso le persone si riconoscono, si vedono simili. Attraverso lo studio del totemismo egli afferma che il sacro, tanto nelle società tradizionali quanto in quelle a lui più vicine, rappresenta una forza anonima e diffusa tratta dalla collettività, superiore agli individui. Le cose sacre acquistano una forza che non è altro che la forza sociale, quell’energia che s libera nei riti collettivi, quando gli uomini, perdendo la propria individualità, si confondono e si annullano nel gruppo. I rituali non sono altro che quei momenti in cui si riproduce l’evento costitutivo inizia al fine di rafforzare le credenze che nell’uso quotidiano potrebbero perdere forza ed efficacia. Nella collettività il singolo si sente forte, riconosce che c’è qualcosa di superiore. La società ha le caratteristiche di una divinità: richiede ubbidienza, rispetto, amore. La religione ha uno scopo pratico: è l’insieme delle credenze e delle pratiche relative a cose sacre che serve a mantenere stabile la vita sociale. Essa non è un’illusione, allo stesso modo in cui la società non è un’illusione. La società è un fatto religioso, la religione è un fatto sociale. !!! la religione può essere un collante fondamentale per la società. Per Weber la religione è alla base della nascita del capitalismo. Durkheim sottolinea che il processo di secolarizzazione porterà la religione ad avere un ruolo meno preponderante nella vita delle persone. L’individualismo come religione civile La modernità è caratterizzata da un costante e profondo cambiamento. Ciò che nelle società precedenti era l’eccezione, ora diventa la normalità. Come può permanere una base morale nel cambiamento? Durkheim non è un moralista, non vuole conservare il passato. Parte dall’idea che l’essenza della vita collettiva e dell’azione individuale sia una motivazione individuale e non economica: la vita sociale trova la sua condizione in un insieme di valori comuni che appaiono esterni all’individuo. Il cuore del malessere moderno è costituito dal fatto che non è chiaro quali siano questi valori. In questa situazione, l’unica soluzione possibile è proprio l’individuo. L’individualità è l’unica cosa in cui crede l’uomo moderno e l’individualismo è “il solo sistema di credenze che possa assicurare l’unità morale” nella società moderna. Il culto dell’individuo è un culto senza templi, senza sacerdoti, senza riti e senza simboli. Il culto dell’individuo è interiore: esso viene creduto da ognuno di noi in quanto individuo. Attenzione ! non si tratta di individualismo utilitaristico, non è basato sul calcolo degli interessi bensì sul valore dell’individuo. In questo modo, può costruire la base di una nuova religione civile, laica e illuminata --> l’unica religione possibile in una società consapevole del fatto che la religione è un fatto sociale. Emile Durkheim può essere considerato uno dei fondatori della teoria funzionalistica pur non facendo mai direttamente riferimento al concetto di funzione. 6
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