Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Epicuro: La Scuola del Giardino e la Filosofia Epica, Schemi e mappe concettuali di Filosofia

Epicuro, nato a samo nel 341 a.c., fondò a atene la scuola del giardino, una comunità filosofica aperta a tutti, dove si dedicavano principalmente alla lettura e allo studio dei testi di epicuro. La scuola era più di un centro intellettuale, un'associazione quasi religiosa con epicuro stesso come divinità di riferimento. Epicuro intrattenne rapporti epistolari con i suoi discepoli e richiedeva fedeltà assoluta ai suoi insegnamenti. La scuola epicurea sopravvisse fino al iv secolo d.c. La produzione filosofica di epicuro, composta da oltre 300 scritti, è principalmente nota per i suoi testi sulla natura, l'etica e la fisica. In particolare, le tre lettere conservate integralmente in diogene laerzio offrono una sintesi dei punti fondamentali della sua filosofia.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

Caricato il 10/02/2024

martina-santonastaso
martina-santonastaso 🇮🇹

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Epicuro: La Scuola del Giardino e la Filosofia Epica e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia solo su Docsity! EPICUREISMO 1 La filosofia del Giardino La prima scuola del periodo ellenistico, fondata ad Atene nel IV secolo, è il Giardino di Epicuro, i cui seguaci venivano chiamati epicurei Epicuro nacque a Samo nel 341 a.C. e precisamente, stando alla tradizione, nel decimo giorno del mese di Gamelione (25 dicembre). Suo padre, Neocle, era un ateniese trasferitosi nell'isola come colono. In gioventù, a Teo, Epicuro apprese le dottrine democritee dal filosofo atomista Nausifane. Quindi si spostò ad Atene per adempiere gli obblighi militari e successivamente fondò alcune comunità filosofiche a Mitilene e Lampsaco. Ritornato ad Atene nel 306 a.C., acquistò una casa nella periferia della città passata alla storia per il suo giardino (in parte orto) da cui deriva il nome di "filosofia del Giardino" dato all'epicureismo. Alla "Scuola del Giardino" di Epicuro erano ammessi tutti: aristocratici e umili cittadini, liberi e schiavi, uomini e donne, anche senza una particolare preparazione culturale. Nel Giardino i discepoli di Epicuro si dedicavano principalmente alla lettura e allo studio dei testi del maestro, sebbene la scuola fosse più che un centro di elaborazione intellettuale, un'associazione quasi religiosa, con tanto di divinità di riferimento, Epicuro stesso: «Comportati sempre come se Epicuro ti vedesse», dice per esempio uno dei precetti dell'epicureismo. Con il passare del tempo nuove comunità filosofiche ispirate al suo pensiero sorsero anche al di fuori di Atene. Con queste comunità Epicuro intrattenne rapporti epistolari: un'intensa attività di proselitismo che ricorda quella di san Paolo. A nessuno dei suoi discepoli si deve però alcuna innovazione filosofica: Epicuro esigeva infatti fedeltà assoluta ai suoi insegnamenti. Alla sua morte, avvenuta nel 270 a. C., la scuola epicurea passò sotto la direzione di Ermarco. Nel testamento Epicuro dispose che la ricorrenza della sua nascita fosse festeggiata ogni anno nel Giardino, cosa che avvenne per centinaia di anni. La scuola epicurea sopravvisse infatti al suo fondatore fino al IV secolo d.C.: un lunghissimo arco di tempo che ci dà la misura della grande considerazione di cui Epicuro godette nel mondo antico. Il MONDO di EPICURO 1. Epicuro fu quasi coetaneo di Alessandro Magno, nato una quindicina di anni prima di lui nel 356 a.C. e morto nel 323 a.C. Visse però molto più a lungo di lui e quindi assistette al dissolversi del suo impero e all'affermarsi dei regni Pergamo ellenistici. 2. Epicuro nacque nel 341 a.C. a Samo, già patria di Pitagora, e si accostò alle dottrine di Democrito. 3. Epicuro si trasferì ad Atene nel 323 a.C.; vi si stabilì definitivamente nel 306 vi rimase fino alla morte, avvenuta nel 270. Ad Atene fondò la scuola detta "del Giardino". 4. Epicuro fondò a Mitilene e Lampsaco, fra il 309 e il 306 a.C., le sue prime comunità filosofiche. La produzione di Epicuro è vastissima: Diogene Laerzio lo indica come autore di oltre trecento scritti L'apertura ad Atene del Giardino da parte di Epicuro rappresentò un aperto atto di sfida alle due più grandi scuole filosofiche della tradizione classica: quella platonica e quella aristotelica. Epicuro, infatti, nutrì una forte avversione per entrambi i filosofi. Di Platone non condivise né la metafisica, né la teoria della conoscenza incentrate sulla trascendenza. Aspetti che Epicuro ritrovava in Aristotele, che interpretava come platonico, ma del quale conosceva solo le opere essoteriche, quelle rivolte all'esterno della scuola, mentre ignorava completamente le opere esoteriche che circolavano all'interno della scuola. Dell'imponente produzione filosofica di Epicuro (circa 300 scritti stando a Diogene Laerzio), poco ci è rimasto. Di alcune opere possediamo solo i titoli o pochi frammenti: Sul canone, Sui generi di vita, Sul fine, Su ciò che si deve scegliere o fuggire. È andata invece quasi interamente perduta l'opera principale di Epicuro, costituita dai 37 libri Sulla natura. Nel X libro delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio sono invece conservate integralmente tre lettere di Epicuro - indirizzate rispettivamente a Erodoto, Pitocle e Meneceo - in cui sono sintetizzati i punti fondamentali del suo pensiero. Nella Lettera a Erodoto Epicuro illustra la propria concezione della natura, sottolineando la necessità che ogni teoria scientifica parta da principi generali ben formulati - «Bisogna che sia ben chiaro ciò che è in fondo alle parole» - così da non incorrere in trattazioni vaghe e in errori. Nella Lettera a Pitocle, Epicuro tratta delle cause delle eclissi e della durata variabile del giorno e della notte nel corso di un anno escludendo qualsiasi intervento divino come causa dei fenomeni astronomici. La Lettera a Meneceo (o Lettera sulla felicità) è lo scritto più celebre di Epicuro: in essa affronta temi etici, come la paura degli dei e della morte e il significato della vita in relazione ai piaceri. Sempre grazie a Diogene Laerzio disponiamo inoltre di 40 Massime capitali, mentre un codice vaticano contiene le cosiddette Sentenze vaticane. IL GIARDINO ELLENISTICO DI EPICURO Non abbiamo una descrizione dettagliata di come fosse il Giardino di Epicuro; sappiamo solo che era adibito anche a orto. Possiamo però immaginarcelo basandoci sulle caratteristiche dei giardini dell'età ellenistica. A partire dal IV secolo a.C. i giardini greci, prima molto semplici, divennero più ricchi, a imitazione di quelli persiani. Assunsero cioè una disposizione geometrica con siepi di mirto e alloro e con numerosi alberi da frutto come meli, olivi, peri, melograni e fichi. Tra i fiori particolarmente graditi erano le violette e le rose, mentre alti platani, pini e cipressi ombreggiavano i viali. L'insieme infine emanava un'atmosfera di grande armonia come traspare da questo dipinto di epoca ellenistica (I secolo d.C.) presente nella Casa di Livia, la moglie di Augusto. 2 L'etica Per Epicuro il fine della vita umana è la felicità, che coincide con il piacere: la filosofia insegna a non identificarlo con le passioni e si presenta come cura per le paure dell'uomo Epicuro suddivide la filosofia in tre discipline - canonica, fisica, etica - che però non stanno sullo stesso piano: la canonica e la fisica sono infatti subordinate all'etica. Lo scopo della filosofia non è infatti teoretico, cioè conoscitivo, ma etico, pratico, poiché il suo obiettivo consiste nel raggiungimento della felicità. Da qui il primo fondamentale interrogativo che ogni uomo dovrebbe porsi: in che cosa consiste la felicità? Per Epicuro la felicità consiste nel piacere, che ci indica ciò che è bene, mentre il male è ciò che provoca dolore. Felicità, piacere e bene sono pertanto sinonimi. Ne consegue il secondo fondamentale interrogativo che ogni uomo dovrebbe porsi: come si può raggiungere la felicità? Per sua natura l'animo umano è irrequieto in quanto è vittima delle passioni. Di conseguenza la vita si presenta come «una forma di malattia» per curare la quale l'unico rimedio è la filosofia, che null'altro è se non un'arte di vivere, una pratica di saggezza, una medicina dell'anima. In quanto medicina la filosofia può aiutare l'uomo fornendogli il «quadruplice farmaco» o quadrifarmaco (alla lettera, "medicina composta di quattro elementi"). Si tratta infatti di quattro riflessioni utili a sconfiggere le quattro grandi paure che possono affliggere l'animo umano. 1. Paura degli dei - Non bisogna temere gli dei in quanto si tratta di esseri perfetti che vivono eternamente nella loro beatitudine: se si occupassero invece delle travagliate vicende umane come potrebbero essere beati? Grande importanza riveste per Epicuro l'amicizia intesa come il legame che unisce liberamente chi è accomunato da un medesimo sentire, pensare e agire. L'amicizia nasce dall'utile, nel senso che si ricerca per trarne dei vantaggi, ma una volta nata diventa un bene in sé: si scopre infatti che «non è solo più bello ma anche più piacevole fare il bene anziché riceverlo». Per questo «di tutte le cose che la saggezza ci offre per la felicità della vita la più grande è di gran lunga l'acquisto dell'amicizia». La saggezza dunque ci porta a scoprire attraverso l'amicizia il valore della solidarietà. Tuttavia non sempre una scelta saggia è accompagnata dalla fortuna. In ogni caso, è da preferire sempre una scelta saggia sfortunata a una stolta fortunata. La grande considerazione per la solidarietà umana non ci deve far pensare a un particolare interesse di Epicuro per il bene comune, e quindi per l'attività politica, simile a quello che avevano Platone e Aristotele. D'altra parte il mondo greco della polis, di cui la riflessione politica di Platone e Aristotele era espressione, ai tempi di Epicuro non esisteva più: si trattava infatti di una realtà ormai completamente superata dall'affermazione di Alessandro Magno. La giustizia stessa non è più per Epicuro un valore in sé, ma consiste semplicemente in una convenzione che gli uomini hanno stretto tra di loro al fine di «non recare né ricevere reciprocamente danno». Così lo Stato non viene più inteso da Epicuro come un'entità morale superiore ma come un insieme di individui, il cui fine è la difesa dei loro interessi: «Non c'è alcuna società tra gli uomini: ciascuno pensa solo a se stesso». Se per Aristotele dunque l'uomo è un "animale politico", per Epicuro è un individuo chiuso nel suo privato. Pertanto è assurdo che si occupi di politica: un'attività sostanzialmente innaturale, un «inutile affanno» che compromette quella pace interiore in cui consiste la felicità. A che cosa serve infatti conquistare grandi imperi se si perde la serenità? «Vivere nascosti», lontani dal tumulto cittadino e dalle dispute politiche, non è forse il modo migliore di stare al mondo? È questo "silenzio" - che ai classici non diceva nulla - ad appassionare Epicuro. MAPPA CONCETTUALE Così ragiona il saggio epicureo 3 La canonica La dottrina della conoscenza, chiamata canonica, si fonda sull'evidenza, che viene applicata anche alle emozioni La canonica è la logica epicurea ed è così chiamata perché ricerca il canone, cioè la regola che possa guidare l'uomo nella conoscenza consentendogli di distinguere il vero dal falso. Una logica dunque fortemente semplificata, se confrontata con quella aristotelica. La regola individuata da Epicuro si articola in tre criteri di verità: due riguardanti la conoscenza, le sensazioni e le anticipazioni; una, le emozioni, riguardanti invece l'etica. 1. Sensazioni - Contro tutte le tradizionali teorie che affermavano la soggettività e l'inaffidabilità delle sensazioni, Epicuro rivendica la certezza dell'esperienza e la sua validità oggettiva: «Se ti opporrai a tutte le sensazioni, non avrai più nemmeno criteri cui riferirti». Per Epicuro, le sensazioni sono inconfutabili e sono tutte indistintamente sempre vere. «Se una sensazione una sola volta nella vita dovesse indurre in errore, non ci sarebbe più possibilità di credere a nessuna sensazione.» Le sensazioni che noi riceviamo dagli oggetti vengono prodotte dal flusso di atomi, così come Democrito aveva teorizzato, che si staccano dalla superficie delle cose e danno forma alle immagini (èidola). 2. Anticipazioni - Le sensazioni che si ripetono si accumulano nella memoria e danno origine a rappresentazioni generiche chiamate prolessi, termine che significa anticipazioni, e che noi chiameremmo concetti in quanto si esprimono nei nomi. Vengono dette anticipazioni perché ci orientano nella vita: per esempio, se dico "domani berrò del latte" si anticipa nella mia mente l'immagine del latte frutto delle esperienze passate. Basandosi dunque sulle sensazioni anche le anticipazioni sono sempre vere. Solo invece combinandosi tra di loro, le anticipazioni possono dar luogo a rappresentazioni fantastiche, e quindi nel loro insieme non vere, come nel caso di "Pegaso", il cavallo alato, sebbene composte da anticipazioni vere, un cavallo unito alle ali di un uccello. 3. Emozioni - Fondate sul piacere o sul dolore, le emozioni si collocano nella vita pratica, e quindi esulano dalla logica. Costituiscono però un criterio di verità in quanto null'altro sono se non particolari sensazioni: ci indicano infatti ciò che avvertiamo come bene, il piacere, o come male, il dolore. Questi tre criteri di verità hanno in comune il fatto di essere frutto dell'evidenza: «La base fondamentale di tutto» scrive Epicuro «è l'evidenza». Finché l'individuo accoglie come vero solo ciò che risulta evidente non è possibile l'errore. La possibilità di errore riguarda l'opinione: mentre infatti sensazioni, anticipazioni e emozioni sono sempre vere, le opinioni possono essere talora vere, talora false. Per distinguerle occorre che vengano confermate dall'esperienza o almeno non contraddette dall'evidenza. MAPPA CONCETTUALE I tre criteri di verità della canonica 4 La fisica Il mondo per Epicuro è costituito da atomi, secondo un modello materialista e meccanicista La fisica di Epicuro riprende quella di Democrito e ha per scopo la liberazione degli uomini dalla paura che in natura agiscano forze soprannaturali: «Se non ci turbasse la paura dei fenomeni celesti e quella della morte, ch'essa possa essere qualcosa che ci tocchi da vicino, e il non conoscere il confine dei piaceri e dei dolori, non avremmo bisogno della scienza della natura». La fisica epicurea è materialista e meccanicista: • materialista in quanto nega l'esistenza di una dimensione spirituale che vada al di là della materia; • meccanicista perché descrive l'universo come una macchina che funziona in base alla legge di causa ed effetto (TESTO Il materialismo epicureo). Per Epicuro tutto ciò che esiste è di natura materiale, in quanto unicamente il corpo può agire o subire un'azione. Solo il vuoto, che rende possibile il movimento, non è materiale. Ogni corpo è costituito da particelle indivisibili, chiamate atomi. Nella natura, dunque, nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. L'universo è eterno e infinito: «Il tutto è infinito, perché ciò che è finito ha un limite estremo, e tale limite estremo lo si determina in rapporto con qualcos'altro, ma non è possibile conoscere il tutto in rapporto con qualcos'altro». Poiché l'universo è infinito, anche i corpi e gli atomi che lo compongono sono infiniti sebbene non siano tutti uguali: gli atomi si diversificano infatti per peso, dimensione e forma (le differenze sono di numero finito anche se indeterminabile); non hanno invece colore, odore, sapore o altre proprietà sensibili, in quanto sono immutabili. Gli atomi si muovono nel vuoto con velocità uniforme e in linea retta dall'alto verso il basso a causa del loro peso. A questo punto però sorge un problema: ma se gli atomi procedono parallelamente, e di conseguenza non incontrano ostacoli, com'è possibile che si aggreghino nei
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved