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Esame Tecniche della ricerca Etnografica - ARCO UniBo, Dispense di Etnologia

il Riassunto comprende 3 dei 4 libri chiesti per l'esame, organizzati e suddivisi in un pratico indice iniziale: 1.Pavanello M., 2010, Fare Antropologia. Metodi per la ricerca etnografica. Bologna, 2. Franceschi Z.A., Storie di vita. Percorsi nella storia dell'Antropologia americana, Clueb, Bologna, 2006. 3 Fabietti U., 1998, Etnografia e culture. Antropologi, informatori e politiche dell’identità, Carocci.

Tipologia: Dispense

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Scarica Esame Tecniche della ricerca Etnografica - ARCO UniBo e più Dispense in PDF di Etnologia solo su Docsity! voro 1 TECNICHE DELLA RICERCA! KA ETNOGRAFICA u I M-DEA/01 INDICE PAVANELLO. AP. 1 - METODO COMPARATIVO Taylor - Lafitau - Compte - Morgan - progresso CAP. 2 - Antropologia: tra realismo storico e sociologia comparata Boas - Ecole Sociologique ICAP. 3 - L’Osservazione Partecipante e Svolta riflessiva Malinowsky - Bourdieu - Geertz CAP. 4 - Il concetto statuto del campo antropologico PER CAP. 5 - Osservazione etnografica come ricerca p 14 Strategie osservazione - limiti epistemologici ICAP. 6 - La ricerca Etnografica e le sue fonti pi7 Organizzazione - fonti della ricerca ICAP. 7 - Metodi e tecniche di ricerca Io Questionari - intervista - domande ZELDA.: ICAP. 1 - La nascita di una Disciplina: L'evoluzione di genere Indiani sfruttati - Boas P.2- LS Haddon - Rivers - Kroeber - Malinosky ICAP. 3 - Regole e principi per le storie di vita DeL Radin - Griaule - Dollard FABIETTI. CAP 1 - L’antropologia e la sua ombra: il ruolo dell’informatore p 31 Hunt - Ishi - Ogottemeli CAP 2 - | giochi della scrittura con lo spazio e con il tempo: 2 esempi — p 35] Dio D'acqua - Tuhami S L | D E. p 38 M-DEA/01 o META? ‘800, ANTRO SI AFFERMA ACCADEMICAMENTE:; le teorie dei 4 Stadi e dei 3 stati lasciavano il posto a altre nuove teorie. Cambia la visione del Nativo: non più selvaggio primitivo asociale r privo di regole, ma uomo non più da schiavizzare, ma da civilizzare. (tratta degli schiavi finì nel 1842) 1865, TYLOR (1832-1917) - LE “SOPRAVVIVENZE: antropologo britannico, evoluzionista e comparativista, il primo accademico a elaborare la “teoria dei 3 stadi dell'evoluzione”. 1. Stadio Selvaggio; 2. Stadio delle barbarie; 3. Stadio della civiltà. Si fece conoscere specialmente per il concetto di sopravvivenze, una base per una base di sequenze evolutive. Sono aspetti della cultura che si sono perpetuati in stadi di evoluzione sociale successivi a quello durante il quale ebbero origine. Attraverso l'osservazione dei vari popoli e culture, egli cercò di costruire un sistema di classificazione universale dei fenomeni culturali sulla base delle somiglianze tra tratti e istituzioni delle diverse culture. Difetti lavoro; pensare che le relazioni emerse potessero avere portata universale; inoltre certi nessi di causalità erano presunti, non certi. 1877, MORGAN, (1818-1881) - DIVERSO CONCETTO DI EVOLUZIONE SOCIALE:. Attraverso l’uso dei 3 stadi evolutivi di Tylor, Morgan specifico: si trattava fondamentalmente di stadi sviluppo tecnologico, durante i quali gli uomini passarono dalle primitive società di cacciatori- raccoglitori a società complesse basate su un'agricoltura avanzata e sulla scrittura. Le sue affermazioni; 1. Sequenze di progresso tanto naturale quanto necessaria; lega le 3 fasi 2. Verità storica di tale sequenza Il metodo di Morgan consiste nella comparazione di fenomeni simili indipendente dai loro contesti storici, culturali ed ambientali. Evoluzionista convinto. Fu Lewis Henry Morgan, per la prima volta nella storia dell'Occidente, a sperimentare, per esclusive ragioni di studio, a partire dal 1844, una interazione continuata e prolungata all’interno di una società, i Seneca o Irochesi. La sua esplorazione e osservazione di quella che allora veniva chiamata una “tribù” primitiva rappresentava una rottura e, nello stesso tempo, una continuità rispetto all'avventura intellettuale teorizzata dalla Societè des Observateurs de l'Homme qualche decennio prima nel XVIII secolo. Questo gruppo di intellettuali francesi si proponeva di studiare la natura umana attraverso l'osservazione diretta dei popoli primitivi nei luoghi lontani dall'Europa per mettere in evidenza “le diversità tra gli uomini”. Paradigma dell’epoca: NOZIONE DI PROGRESSO); in quanto storia lineare dell’avanzamento e del miglioramento tecnologico, economico e sociale attraverso l'accumulazione di conoscenze e di invenzioni. 1. Lavita sociale delle popolazioni può essere suddivisa in tratti culturali; 2. Questitratti culturali possono essere esaminati tra loro ed essere comparati tra loro; 3. La loro comparazione può favorire generalizzazioni capaci di spiegare l'origine dei tratti culturali medesimi L'antropologia doveva spiegare; 1. Le cause dei fenomeni culturali; 2. La modalità degli assetti sociali; 3. Costumie idee che si riscontravano in popoli diversi e che mostravano qualche somiglianza; 4. Scoprire le leggi dell’evoluzione dell'umanità e di ricostruirne la storia naturale. M-DEA/01 O Nelquadro dell’antropologia evoluzionista si inseriscono anche e Frazer e Van Gennep; O Il primo definì l'antropologia un ramo della sociologia che studiava i primitivi; scrisse il “Ramo d’oro” attraverso il metodo comparativo estensivo; O Il secondo fece un po' di etnografia di campo; scrisse con lo stesso metodo del primo “i riti di Passaggio”. M-DEA/01 CAP Il - ANTROPOLOGIA: TRA REALISMO STORICO E SOCIOLOGIA COMPARATA o 2 TIPI DI SCIENZA; O Scienze IDIOGRAFICHE: come la storia, finalizzate all'interpretazione dei fatti del passato; O Scienze NOMOTEITECHE: mirano a ricostruire le leggi dei fenomeni, nel caso delle scienze essere mirano a comprendere le regole di convivenze sociale e le norme di comportamento o Antro: Scienza STORICA o SOCIALE? Il dibattito per lo statuto; L'Antropologia ha spesso rappresentato un ponte tra sociologia e storia, condividendo aspetti fondamentali di entrambe le discipline. La polemica tra Radcliffe-Brown e Boas, è stata la battaglia cruciale per lo statuto dell’antropologia. Verso la fine del 1800 si era aperta la questione di definire la legittimità e la specificità delle scienze dello Spirito, in opposizione a quelle naturali 1) FRANZ BOAS; IL REALISMO STORICO; 8 SI OPPOSE ALL'EVOLUZIONISMO; 1. disse che i dati frutto del metodo comparativo erano congetture, non certezze; 2. l'antropologo deve acquisire l’esperienza direttamente dal CAMPO, dai luoghi di vita degli esseri umani oggetti di studio, utilizzando la loro lingua; 3. non si può affermare che l’evenienza del medesimo fenomeno sia sempre dovuta alle medesimo cause; 4. Si oppose all'idea della superiorità razziale e culturale negli scritti di matrice evoluzionista; 5. Popolo sono avanzati o evoluti a seconda di ciò che si prende in considerazione; aborigeni culturali hanno una cultura materiale povera, ma una struttura sociale complessa. 8 Nuovo Metodo; PARTICOLARISMO STORICO; L'idea di Boas era quella di proporre un nuovo metodo che dimostrasse che le varie sequenze evolutive non potevano essere dovute alle medesime cause e che ricostruisse i processi di diffusione dei tratti culturali. 1._Metodo comparativo mu) per ricostruirne le sequenze storiche Ma di un'AREA LIMITATA, non come Lafitau 2.__Fondato sull'osservazione empirica di un gruppo locale ben localizzato; 3._Volto a metterne in luce le strutture sociali peculiari a partire dal suo specifico sviluppo storico; M-DEA/01 CAP Ill L'OSSERVAZIONE PARTECIPANTE E I FONDAMENTI DEL METODO ETNOGRAFIO 10 Tuttavia il primo, a partire dal 1844 a sperimentare una interazione continuata e prolungata di campo, fu Morgan con la tribù degli Irochesi, al punto da essere adottato da uno dei Clan. Da questa esperienza nacque la prima monografia etnografica di carattere scientifico nel 1851. Lo scopo dell'avvocato era quello di indagare i loro costumi per poter costruire la difesa dei diritti che la popolazione reclamava. L'insediamento prolungato in una civiltà si affermò tra la fine dell'800 e l’inizio del 900. Finì l'epoca degli antropologi da poltrona come Frazer e Tylor. | nuovi antropologi come Boas e Radcliffe-Brown iniziavano i viaggi verso le mete scelte, potendole analizzarle dall'interno: tuttavia il primo che istituzionalizzò il metodo, ossia la ricerca di campo, fu Malinowski, attraverso la sua osservazione partecipante. PRIMA DELL’O.P; per tutto l’800 fino alla 1°guerra mondiale, il modo di fare antropologia era basato su ricerche superficiali, le quali si incentravano prevalentemente su questionari strutturati. Gli etnografi, se si recavano sul campo, era per brevi periodi, ospitati non da uomini del luogo di ricerca, il più delle volte persone occidentali, missionari o amministratori coloniali. È stata definita * “osservazione” in quanto la tradizione illuminista e positivista ha sempre visto nell’attività osservativa la condizione della conoscenza scientifica e oggettiva del mondo ; * “partecipante” perché si è avvertita la necessità di un'osservazione mirata e approfondita che solo un certo grado di partecipazione alla vita sociale degli osservati può garantire. LE 5 IDEE CHIAVE: Nella celebre monografia uscita nel 1922, “Argonauti del Pacifico occidentale”, l'antropologo polacco nei primi capitoli critica l'approccio e il metodo evoluzionista, indicando la strada e i passaggi per applicare il metodo dell’Osservazione Partecipante. L'’etnografo deve partecipare alle attività della società da studiare; Impara la lingua; 1 2. 3. Le categorizzazioni dei soggetti studiati; 4. Permeando sul campo per 10 2 anni; 5. Così da creare l’empatia necessaria che permetta una descrizione del punto di vista del nativo più pura. M-DEA/01 Fondamentale per questa attività di studio è la capacità mimetica dell’antropologo, la sua abilità a conquistare la fiducia e diventare nativo: anche se nativo non lo deve diventare e non lo diventerà mai, non si trasforma in membro della società. 11 M-DEA/01 LE 8 METODOLOGIE; L'osservazione partecipante cerca di considerare con un certo distacco l'esperienza condivisa con gli appartenenti ad una cultura diversa dalla sua. 1) Necessità di esplicitare le fonti; 2) Separazione dell’osservazione dall’inferenza, ovvero il giudizio; 3) Possedere reali obiettivi scientifici; 4) Vivere in mezzo agli indigeni, senza altri bianchi; 5) Applicare un certo numero di metodi particolari per raccogliere, elaborare e definire le proprie testimonianze; 6) Dare un profilo chiaro e solido della costruzione sociale: quando vivi in una società non puoi esplicitare le regole a cui ti conformi; 7) Osservare tutti i fatti possibili che riguardano la vita quotidiana 8) Scoprire i modi tipici di pensare e di sentire corrispondenti alle istituzioni e alla cultura di una data comunità 8 II DISTACCO; lo sguardo da lontano, consiste in un processo di de-oggettivazione. In questo procedimento il ricercatore mette in discussione le proprie categorie di giudizio, le proprie teorie nell’impatto con i corrispondenti costrutti intellettuali della realtà che indaga. L'osservatore procede mediante giudizi di due ordini, quelli di senso comune e quelli scientifici. Quelli di senso comune gli servono per preparare e organizzare i secondi. De-oggettivare significa smontare e rimontare continuamente i presunti oggetti dell’osservazione 8" Le Critiche; L'OSSERVAZIONE DELLA PARTECIPAZIONE; L'antropologo, studiando e ricercando in mezzo alle persone oggetto di analisi, è parte integrante egli stesso del campo di osservazione e ciò ha prodotto un rovesciamento di prospettiva. dall'’osservazione partecipante, l'osservazione della partecipazione. L'osservazione diventa riflessiva, diventa auto-osservazione: l'osservatore osserva gli altri mentre lo osservano che partecipa alla loro vita quotidiana. Questo nuovo atteggiamento ha preteso una più consapevole attitudine dell’antropologo verso il dialogo, decretando la fine di un’etnografia basata esclusivamente sulle domande del ricercatore e le risposte degli informatori. Criticità dell’osservazione partecipante: DOMANDE 1. Come possiamo essere certi che osservare partecipando costituisca una tecnica di ricerca rigorosamente e scientificamente efficace? 2. Qualè la validità scientifica dei prodotti dell’osservazione partecipante? 1 - Per quanto riguarda la prima domanda, la definizione di osservazione partecipante non fornisce di per sé una percezione di metodo scientifico. Tuttavia viene presentata tuttora quasi come un certificato di garanzia del metodo etnografico. L'osservazione partecipante è, come sostiene Bourdieu, una contraddizione in termini infatti sottintende la partecipazione alla vita M-DEA/01 Costruisce le relazioni oggettive, come economiche o linguistiche, che strutturano le pratiche e le rappresentazioni delle pratiche 3) CONOSCENZA PRASSIOLOGICA; si colloca nell’effettuazione delle pratiche, all'interno del sociale. Secondo Bordieu attraverso queste premesse è possibile ricavare le leggi antropologiche sociali responsabili degli Habitus. 8" CLIFFORD GEERTZ e L'ANTROPOLOGIA INTERPRETATIVA; (1926-2006) L’antropologo statunitense si chiese: come i nativi pensano e sentono? È necessario sviluppare categorie volte a comprendere ciò che l'agente, dal suo punto di vista, vuole significare .Secondo Geertz la cultura si caratterizza per essere un’entità espressiva, un insieme di segni. Geertz argomenta la questione in almeno 2 modi distinti: Da una parte sostiene che “non può capire l'azione umana chi non assume la posizione di osservatore esterno che vede solo le manifestazioni fisiche delle azioni. Per capire è necessario sviluppare categorie volte a comprendere ciò che l'agente, dal proprio punto di vista, vuole significare”. Geertz, dunque, afferma il primato del significato soggettivo delle azioni umane. sull'esigenza scientifica di classificare i fenomeni per ricavarne delle leggi. Dall'altra parte, ritiene che si debba tenere conto della differenza tra concetti vicini all'esperienza e concetti lontani dall'esperienza: O concetti vicini sono concetti che gli agenti sociali usano naturalmente, senza troppo riflettere, sono i concetti del linguaggio quotidiano che definiscono con immediatezza ciò che uno pensa, sente o fa (ad esempio una madre che esprime preoccupazione perché suo figlio è militare in una zona di guerra) O Iconcetti lontani dall'esperienza sono, invece, concetti ad un maggior livello di astrazione, e sono piuttosto usati sa specialisti per scopi specifici. (ad esempio il concetto di “paura” è più vicino all'esperienza rispetto al concetto di “fobia”) La vicinanza o la lontananza dall'esperienza di un particolate concetto è sempre relativa. L'interpretazione antropologica deve fare i conti con una duplice complicazione: Da una parte, è necessario cogliere le idee vicine all'esperienza espresse dagli agenti sociali nel contesto di interazione e tradurli in concetti vicini all'esperienza dell'osservatore (significati soggettivi) Dall'altra l'antropologo deve inserire i concetti di senso comune così ricostruiti in un modello mentale capace di conferire loro non solo quel significato ma soprattutto una interpretazione scientificamente plausibile (concetti vicini e lontani dall’esperienza). I concetti vicini all'esperienza sono i segnali di un insieme di idee condivise dalla comunità locale dei parlanti. ® 15 è possibile quindi effettuare una ricostruzione di questi insiemi di idee proprio a partire dalle parole che segnalano l’esistenza di concetti prossimi all'esperienza. la difficoltà messa in evidenza da Geertz quindi può essere superata mediante un'analisi accurata dei significati che vengono attribuiti ai concetti del linguaggio comune. M-DEA/01 | due argomenti (dei significati soggettivi e dei concetti vicini e lontani dall'esperienza) servono a Geertz per definire lo strumento principale dell'osservazione antropologica: la DESCRIZIONE DENSA (esempio dei 3 ragazzi che strizzano l'occhio ma uno ha un tic, l’altro ammicca ad un amico e l’altro imita il primo). La semplice osservazione di questi eventi comportamentali direbbe poco, ma per interpretarli è necessario comprenderne il senso che è attribuito loro dagli agenti. O l’interpretazione esige però l’analisi dei concetti vicini all'esperienza utilizzati dai soggetti e una successiva comparazione dei loro significati con i personali concetti vicini all'esperienza dell'osservatore, e con i concetti lontani dall'esperienza specifici del quadro teorico dell’antropologia La descrizione densa si contrappone alla descrizione esigua che si limita a fornire le caratteristiche esteriori di un fenomeno o di un evento. Una descrizione è densa solo quando riesce a mettere in evidenza la rete complessa dei significati che gli agenti ripongono nelle loro azioni. L'esempio che Geertz propone è la dicotomia giavanese tra lair e batin: * Lairindicail mondo esterno e si riferisce alle azioni esteriori, movimenti, posture, discorsi * Batinindica il mondo interiore cioè la vita emozionale. Questi 2 insiemi sono concepiti come ambiti separati del sé che devono essere tenuti in ordine indipendentemente e da qui emerge il contrasto fra altri 2 concetti: * Alusche significa pulito, raffinato, sottile, civilizzato ecc * Kasarche significa maleducato, rozzo, volgare ecc L'obiettivo del giavanese è essere alus in entrambi gli ambiti del sé, lair e batin Dimensione simbi interpretare i segni AP IV -"TPES\CETTO E LO STATUTO Dl MPO ANTROPOLOGICO Campo, come luogo, e come metafora; come viaggio verso un altrove, come luogo in cui si conduce la ricerca, elemento essenziale della ricerca etnografica stessa: il rapporto tra l'antropologo e il terreno si fonda quasi sempre su un sentimento di appartenenza. Un luogo “luogo” dove è possibile avere l'esperienza dell'alterità: un “altrove” non necessariamente lontano, e neppure necessariamente esotico, ma comunque separato rispetto alla dimensione della propria vita quotidiana. Il viaggio antropologico è stato concepito di volta in volta un po’ come spedizione ed esplorazione scientifica, e un po' come itinerario filosofico e avventura umana. "UU CAMPO: scenario di produzione della conoscenza: porta l'antropologo a inventare continuamente le condizioni della legittimità della propria pratica scientifica, in modo fittizio, non naturale.È il contesto dell’incontro che crea il terreno etnologico e non il contrario Ci sono 2 tipi di rivista, quella effettuata dal medesimo antropologo che per primo aveva condotto la ricerca, e quella effettuata da altri studiosi # IL TERRENO DA OGGETTO A INCONTRO Il terreno, come insieme di pratiche e di esperienze scientifiche e umane, fino agli anni 70 del 900 non è mai stato un oggetto privilegiato di riflessione e di teorizzazione. 16 M-DEA/01 Tuttavia non è mai stato definito un insieme di prescrizioni metodologiche dirette a preparare il futuro ricercatore a gestire il suo terreno: ->l'aspirante antropologo doveva affrontare la sua iniziazione armato, oltre che della preparazione teorica necessaria, della sua sola sensibilità e accortezza. | terreno inoltre è stato sempre scambiato per l'oggetto, della ricerca, sottovalutandone la sua natura di scenario creatore. Ogni etnografia infatti è in una certa misura una costruzione e una finzione letteraria, e rischia di esserlo tanto più quanto occulta le condizioni di produzione della conoscenza. Di conseguenza l’etnologo si trova a vivere un paradosso in quanto: & Da un lato può avvicinarsi alla conoscenza del suo terreno solo mettendo in gioco tutta intera la sua soggettività; @& Dall'altro può scrivere la sua etnografia solo a condizione di limitare al minimo l’invadenza di questa soggettività. L'identificazione tra etnografica e terreno è una sorta di illusione C'è da aggiungere che difficilmente la ricerca antropologica si presenta come utile da chi la subisce, perciò l'antropologo deve costruirsi di continuo una giustificazione plausibile agli occhi della gente locale. Ma la vera essenza del terreno è l'incontro etnografico: definire il lavoro del terreno come incontro implica stabilire innanzitutto un principio nuovo e la definizione di nuove regole di ricerca. La validità della conoscenza della conoscenza antropologica è misurata sulla capacità di produzione di significato dell’etnografia (cioè della scrittura) che deve rappresentare il risultato di un dialogo o non quella di una mera osservazione unilaterale. La produzione di senso è possibile solo se questo è condiviso ® Campo come IPERLUOGO ; Un iperluogo è un contesto che contiene altri luoghi e in cui è possibile vivere varie dimensioni dell’esistenza quotidiana. L'osservatore deve combattere contro l’effetto perturbatore della sua presenza, riducendolo al minimo, se non annullarlo Il terreno è un luogo bidimensionale: sospensione rispetto alla sua vita, ma anche legittimazione in una posizione riconosciuta e caratterizzata dalla sospensione. Nell’epoca classica dell’antropologia si pensava che l'osservatore dovesse combattere contro l’effetto perturbatore della sua presenza. L’esperienza che si è sviluppata dopo la svolta riflessiva ha messo in evidenza che il terreno è, in realtà, un contesto in cui il ricercatore si inserisce attivamente perciò è impossibile attutire o annullare l’affetto perturbatore CAP V - L’OSSERVAZIONE ETNOGRAFICA COME RICERCA 8" STRATEGIE PER L'OSSERVAZIONE sono2: O STRATEGIE DELL'ASCOLT 1. Ascolto delle risposte date all’antropologo 2. Ma anche delle conversazioni tra terzi * Dimostrare piacere mentre si ascolta è una tattica che induce gli interlocutori a parlare di più; 17 M-DEA/01 che i problema sia minore, ma non dobbiamo dimenticare che il linguaggio si attua nel discorso: quindi non è solo questione di linguaggi naturali dal punto di vista lessicale o grammaticale: -> la questione riguarda l’uso dei linguaggi ovvero le pratiche comunicative e, soprattutto, le condizioni retoriche in cui l’uso del linguaggio prende forma discorsiva 20 M-DEA/01 CAP VI RICERCA SUL TERRENO LE SUE FONTI 1. ORGANIZZAZIONE DELLA RICERCA: 8 2 TIPI DI RICERCA; o RICERCA_FONDAMENTALE; ricerca accademica, scientifica, risponde agli obiettivi della comuni scientifica, libera da condizionamenti esterni, molto costosa, finanziata dallo stato o da fondazioni private. Il meccanismo di valutazione finale è detto “peer evalutation”, la valutazione alla pari, fatta da ricercatori loro pari. Pretende una lunga consuetudine con il terreno problematiche sociali, sanitarie, educative cooperative, interculturali. ®" PROGETTAZIONE DELLA RICERCA; Prevede 8 passaggi prelimari; 1) Definizione chiara del problema scientifico; Definizione degli obi indagine; Definizione degli obiettivi secondari; Definizione del monitoraggio; Definizione del terreno di ricerca; 8 NATURA DELLE FONTI; Nella ricerca storiografica si lascia allo studioso il compito di “scoprire” e trovare la fonte, che è preesistente al ricercatore; nelle scienze sociali il rapporto con le fonti è differente, in quanto nell’antropologia in buona parte delle fonti è prodotta dal ricercatore stesso in itinere. o Nell’organizzazione della ricerca, bisogna innanzitutto distinguere fra: FONTI CHE PREESISTONO AL RICERCATORE; Bibliografiche; Statistiche; Cartografiche; o oo o Documentali, M-DEA/01 © FONTI PRODOTTE DAL RICERCATORE; Note di terreno Osservative: annotazioni dell'osservatore Riflessive: appunti, pensieri, giudizi Immaginative: scrittura diaristica; Fotografie o riprese video; o oo o oo Prodotti dalle tradizioni orali Le 3 categorie di fonti in Antropologia; O FONTI SCRITTE : umana, tipo atti ufficiali di natura pubblica amministrativa giudiziaria politica o religiosa, documenti di fonti private come giornali o atti contrattuali, materiali destinati alla diffusione. 2) componimenti scritti. O FONTI MATERIALI; Essenziali per l'antropologo, perché si tratta del componenti dell'ambiente in cui conduce la sua ricerca. Possono essere: 1) BIOTICHE: si riferiscono alla caratteristiche antropometriche e biologiche della popolazione, arredamento O FONTI ORALI Nonsono da identificarsi strettamente solo con racconti, proverbi o narrazioni; si identificano con: <& COLLABORATORI: persone che aiutano il ricercatore grazie a loro abilità specifiche & TESTIMONI PRIVILEGIATI: persone che rivestono particolari posizioni entro la società indagata, che sono depositarie di saperi specifici, oppure che sono state protagoniste di eventi suscettibili di essere oggetto della memoria sociale & INFORMATORI GENERICI: sono tutti gli altri membri della società locale cui testo è costruito secondo qualche regola formale, retorica... esso può essere espresso tramite; e Testi Fissi: proverbi, formule, preghiere; e Testi Variabili: poesie, narrazioni di finzione, narrazioni istoriologiche, recitazioni rituali; 22 M-DEA/01 25 " INTERVISTA; assomiglia quella giornalistica o di un leader: il loro scopo è soprattutto quello di ottenere testimonianze da individui circa i loro saperi, le loro rappresentazioni: =» FORME: * OPINIONE O PERSONALITA'; scopo di conoscere le opinioni della persona interrogata; e DOCUMENTARIE; intervistato ha la funzione di “libro”; ® — SULL'’OPINIONE DEI LEADER; di una figura di spicco al centro del potere e DOCUMENTARIE SUI LEADER; notizie che solo certi leader sono a conoscenza *» Di opinione o personalità; TECNICHE 1) 2) 3) 4) 5) Ispirare fiducia al soggetto; Organizzare l'intervista; Interviste ripetute: tecnica Panels Interviste di profondità; scopo di conoscere una certa caratteristica dell’intervistato, interrogato max 2 volte; Interviste multiple: soggetto sottoposto a lunghi periodi con varie diverse interviste =» 5 STILI DI INTERVISTA; TECNICHE 1) 2) 3) 4) 5) LIBERE; condizionate unicamente dall’orgomento ORIENTATE; il ricercatore prende spunto dalle risposte dell’intervistato; NON ORIENTATE; in cui il narrante non va mai interrotto; GUIDATE; tracce che riguardano questioni specifiche; STRUTTURATE: condotte mediante questionari. Un etnografo che si concentri sullo studio della sola religione o della sola organizzazione sociale ritaglia un campo di indagine artificiale e incontrerà seri problemi nel suo lavoro” ® Non è possibile chiedere ai membri di una società di esplicitare le regole a cui conformano la loro stessa vita, essi non sono generalmente in grado di razionalizzarle. -> Il mezzo per superare questo inconveniente è di porre domande su casi concreti: “per esempio sarebbe inutile chiedere ad un indigeno “come trattate e come punite un criminale?”, ma un caso reale o ancora meglio un avvenimento reale stimoleranno l’indigeno a esprimere la sua opinione e a fornire abbondanti informazioni” l'antropologo procederà poi per induzione per comprendere i meccanismi effettivi della vita sociale. t_J ha rappresentato un approccio allo studio delle organizzazioni sociali e culturali di specifiche popolazioni in termini di processi di adattamento funzionale che consentono alle società di sfruttare con successo l'ambiente senza innescare processi di degrado ambientale (approccio cosiddetto ecologico sistemico). I neofunzionalisti sono interessati allo studio di come una popolazione riesce a mantenersi in equilibrio, o ad espandersi, o a decadere, piuttosto che allo studio di come si mantiene un ordine sociale. A tal proposito, uno dei lavori più noti ispirati proprio a questo approccio è “Maiali per gli antenati” di Roy Rappaport (1968). L'autore analizza la società tsembaga della Nuova Guinea, e in particolare le variazioni cicliche della popolazione suina in corrispondenza a un certo rituale, e M-DEA/01 scopre questo rituale rappresenta proprio quel meccanismo che permette alla società di ripristinare periodicamente l'equilibrio ecologico quando questo è turbato da qualche fattore di ordine culturale (tipo aumento della popolazione suina). 26 M-DEA/01 ZELDA CAP 1 LA NASCITA DI UNA DISCIPLINA: L'EVOLUZIONE DI GENERE Le prime autobiografie a carattere prettamente antropologico comparvero negli Stati Uniti: ebbero un ruolo fondante nella formazione dello stato-nazione e nella costruzione “identità nazionale”. Gli USA rappresentarono la prima nazione nata in seguito a una decolonizzazione: dopo il trattato di Parigi del 1783 (ovvero la creazione dei 13 stati federali), si profilò da un lato l'esigenza di definirsi come nazione a livello storico-politico, e dall'altro quella di crearsi un'identità nazionale sul piano specificatamente culturale. La figura degli indiani d'America, figure Liminali, poiché non stranieri, ma nemmeno considerati cittadini, furono centrali simbolicamente ma esclusi politicamente. Quello che si voleva ribadire con fermezza era la non appartenenza degli americani alla famiglia europea: nella ricerca di un'originale identità americana, gli indiani potevano rappresentare i soggetti perfetti per rintracciare la preistoria della nazione. La ricerca di identità implica sempre due operazioni opposte e complementari allo stesso tempo - La SEPARAZIONE, il taglio, la rottura: - L'ASSIMILAZIONE, la ricocitura e l'accostamento L'America trovò una definizione della propria identità attraverso la figura del selvaggio. L'indiano rappresentava in quest'ottica le origini della nazione, ma scardinava allo stesso tempo il sistema simbolico su cui si basava l'idea stessa di nazione, ossia l’asserzione di quei diritti “naturali” che agli indiani puntualmente vennero negati. Siamo d'altronde in un epoca in cui all'idea di nazione doveva corrispondere un insieme di individui che condividono le stesse origini, la stessa lingua, le stesse tradizioni. 8 Cosi il PRIMITIVO nutrì abbondantemente il nazionalismo e la costruzione dell'impero. Primitivo era da intendersi come primario, la base da cui potevano derivare le altre forme in cui tra il XIX e il XX secolo era forte l'idea di un progresso culturale unilaterale che culminava con la società occidentale. 27 M-DEA/01 PROPENSIONE AL LAVORO DI CAMPO: grande era la sua attenzione alla vita di campo: visse nei villaggi Eskimo e con gli abitanti del territorio, e ne condivise in tutto e per tutto il cammino. I suoi futuri interessi: ®e Cultura materiale; * Miti; * Ecologia delterritorio; ® Linguistica; = ESPERIENZA AL MUSEO: Tra il 1885 - 1886 fu assistente di Bastian a Berlino, al Royal Ethnological Museum. Boas maturò un'attitudine tutta particolare nei confronti della “memoria culturale”: ciò che doveva essere conservato nei musei erano tutte quelle situazioni culturali che potevano testimoniare la cultura prima del contatto con gli europei. L'antropologia che da Boas in poi venne insegnata nelle accademie statunitensi era il risultato di quattro sub-discipline: antropologia fisica, l'archeologia, l’etnologia e la linguistica. BOAS incluse la storia nella disciplina antropologica, poi il dibattito con Raddcliffe-Brown. 8 METODO BOAS; 1°) Cercarei processi che avevano generato determinati stadi di sviluppo culturale; 2°) Tanti appunti e note di campo; 39) Migliore fonte il nativo che parla, o meglio ancora, che scrive 4°) I costumi e le credenze non erano l’obiettivo ultimo della ricerca, ma era necessario comprenderne la loro formazione. 59) Risultati soddisfacenti solo se applicata in un'area ristretta e ben determinata; 6°) Applicare una comparazione limitata e non a vasto raggio; 7°) Testi fondamentale importanza BOAS BEI) Antro tedesco-Usa rm) 1883 spedizione di Baffin mm) lavoro al museo azz), Contro gli evoluzionisti ms Forte lavoro di campo mmm) approccio storico grande metodo mas uso testi e appunti 30 M-DEA/01 CAP Il SCRIVERE SUL METODO All’interno dell'antropologia la trasmissione delle metodologie ha sempre ricevuto scarsa attenzione, un'assenza di attenzione se non trai pochi ricercatori i quali rendevano conservativo la trasmissione del sapere e delle tecniche, generando un circuito chiuso. Nel ripercorrere l'evoluzione della metodologia etnografica, si è soliti partire dagli scritti di Joseph-Marie de Gerardo il quale pubblico un manuale nel 1799. IMPORTANTE] I) Antropologia fu riconosciuta come campo di studi nel 1840 sia in America che in Europa. Agli albori del ‘900 l'antropologia si presentava come un sapere pluridisciplinare. Per lo studioso che si apprestava a studiare popolazioni esotiche, il questionario rappresento per lungo tempo una modalità istituzionale di fare ricerca: uno dei più importanti fu quello nato in seguito all’istituzionalizzazione delle Notes and Queries. 8! HADDON:(1855-1940) Nato in Gran Bretagna, di formazione in fisiologia, anatomia e embriologia: il suo campo di studi divenne l'anatomia e dopo la laurea si interessò alla biologia marina. Durante la spedizione nello Stretto di Torres (tra Indonesia e Australi), non era sua intenzione fare etnologia, ma essendo specialista in biologia raccolse tuttavia molta cultura materiale. La sua Antropologia aveva quel carattere onnicomprensivo tipico della tradizione evoluzionista. INTUIZIONE DI CAMPO: il ricercatore dovrebbe smettere di essere un collezionista affrettato e superficiale, ma avrebbe dovuto prendersi il tempo necessario per ottenere informazioni dai nativi con paziente partecipazioni. Introdusse la differenza tra Survey Work e intensive work; lavoro etnografico su popolazioni che vivono nella stessa area e un lavoro etnografico su una specifica popolazione 8! RIVERS:(1864-1922): Formatosi come medico all'università di Londra: fu fisiologo, psichiatra, psicologo e antropologo. Partecipò alla spedizione nello stretto di Torres, la quale divenne spartiacque nel mondo dell’antropologia e nella psicologia. Affermava la profonda convinzione e necessità di una indagine comparata. & spiegava come raccogliere informazioni, @& imbastire complicate classificazioni, @ si soffermava sulle modalità di pagamento degli informatori; & note di campo; 31 M-DEA/01 Divenne uno dei fondatori della Scuola di Cambridge, la quale si contraddistingue da quella americana di Boas per la propria natura sperimentale. 8! IL CONTROLLO DELLA RICERCA: In seguito maturarono le condizioni di ricerca, e dai team anglo-americani o francesi, si passò sempre più frequentemente a ricerche di tipi individuale. Essendocene quindi sempre di più, il controllo sui finanziamenti divenne maggiormente ferreo, per ottenerle, divenne necessario essere “ancora più scientifici per ragioni strategiche”. Vi erano dunque ragioni politiche ed economico ad influenzare il percorso della disciplina. Esplicitare la metodologia etnografica, era uno stratagemma che rappresentava la possibilità di sorvegliare la situazione (ai finanziatori), oggettivizzandola e renderla più accettabile eventuali implicazioni emotive e inferenze varie. Ciò che non si voleva esplicitare erano quelle insicurezze epistemologiche e psicologiche che il lavoro di campo comportava. Mostrando quella risonanza ed empatia che l’esperienza sul campo inevitabilmente comportava, quando non furono ignorate, su di esse si sviluppò un forte controllo ed una severa oggettivazione. Il pensiero politico di Boas, la creazione della basi istituzionali della ricerca antropologica e la determinazione verso una critica costruttiva dell'evoluzionismo, ebbero realmente una portata rivoluzionaria. Kroeber, allievo di Boas proveniva da una famiglia protestante di idee liberali, ed emigrò negli Stati Uniti all’età di dieci anni. Prima di dedicarsi all'antropologia Kroeber fu entomologo: si definiva con sempre maggiore convinzione uno storico naturale ed umanista. Studiò il simbolismo decorativo degli Arapaho e fece ricerche linguistiche tra i nativi della California. Nel 1922 parlò in modo esplicito delle storie di vita, attraverso la sociologa attivista Parsons, nella su antologia American Indian Life. SUI: C0]e7:NXI[@{@]: elaborato nel 1917, concetto secondo il quale l'ordine dei fenomeni culturali era autonomo rispetto ai fenomeni biologici, e la storia non era regolata all'azione di singoli individui ma da regolarità culturali. Attraverso questo concetto, Kroeber si distacca dalla teorie evoluzioniste classiche affermando una differenza tra evoluzione organica ed evoluzione culturale. Vi si intravedeva il pensiero di Durkheim, dove lo stesso individuo scompariva dietro i fatti sociali. DETERMINISTA?. Il singolo individuo, il suo percorso biografico, inseriti in questo contesto al di fuori dell'organico, era realmente pensabile come una sorta di burattino: l'individuo perdeva forma, era pura struttura. In tutta la produzione accademica di Kroeber infatti è chiaro come il dato etnografico fosse per lui anonimo, impersonale e sovra-individuale. Era uno degli ultimi sopravvissuti Yahi: Visse un periodo della sua vita al museo di Antropologia di San Francisco: si trasformò in un laboratorio ove testare, scomporre e dissezionare l'ultimo esemplare di una cultura. 32 | nome gli fu dato dallo stesso Kroeber, che significa “uomo”. M-DEA/01 boasiano, ovvero lavorare attraverso un ragionamento induttivo, ma anche nel senso di condurre e convincere. (sosteneva che anche nelle società native vi erano “intellettuali”). L'esperienza da cui prende spunto Radin è “Dio d'acqua” di Marcel Griaule: 33 giorni di conversazione con un cacciatore cieco, Ogottemeli, in cui questi gli aveva svelato il sistema cosmico Dogon. Testo rappresentava fedelmente i dialoghi, frutto di una registrazione fatta nei minimi particolari e secondo certe precisi canoni linguistici. Per Radin, questo fu uno dei migliori modi per esplicitare le formulazioni filosofiche di una società nativa. Ma in realtà, su ammissione stessa di Griaule, il suo rapporto e l'intervento durante l'intervista, fu molto consistente e presente: venne criticato in quando astorico, etnocentrico e anche pedagogico. Ma a Radin piacque l’opera di Griaule poiché: 1. Venne scelto un interlocutore ultimo a cui venne data parola ultima; 2. Venne svolto un lavoro duraturo: Griaule passò 20 anni con i Dogon; 3. Divenne l’esegeta, l'interprete per eccellenza dei Dogon. IL METODO RADIN: la sua visione di storia e osservazione Gli Antropologi Boasiani producevano descrizioni atemporali, sincroniche e puramente descrittive. Il fare storia delle popolazioni aborigene, applicando metodologie occidentali doveva presupporre un impegno etico in quanto causava alienazione del ricerco nei confronti dei nativi. Il compito dell’etnologia consisteva nello studio di una singola cultura mentre la storia doveva occuparsi di un peridio specifico: si poteva raggiungere ciò solo attraverso una ricerca intensa volta ad individui determinati. ® L'INDIVIDUO: ruota tutto attorno a lui, alla sua storia e la sua visione del mondo. La storia dei popoli illetterati poteva avvenire solamente attraverso una raccolta precisa e minuziosa di testi e fonti. Soggiorno di campo e apprendimento della lingua erano fondamentali, ma rimaneva centrale il sentire e narrare l’individuo. È nella memoria e nel ricordo che sta la peculiarità della ricerca etnografica (forse che altro nelle autobiografie) Radin non parla mai di storie di vita, ma bensì autobiografie. RADIN ms), Allievo Boas mm), studiò autobiografie indigene) fan di Griaule pensava che vi erano filosofi intellettuali trai nativi per fare antropologia nz). l’individuo è tutto Professore all’università di Yale, nel '35 pubblica THE CRITERIA FOR THE LIFE HISTORY, in cui troviamo uno sforzo di definire il metodo autobiografico: deliberato tentativo di definire la crescita di una persona in un contesto culturale, il che fornisce il senso a tale contesto. Autobiografia e biografia avevano indifferentemente lo scopo di giungere a una ri-definizione di tipo identitario; Dollard fa riferimento a testi che parlano di patologie, devianze o situazioni di acculturazione. Le storie di vita si presentano come una cerniera tra il biologico e il culturale. ® Nelsuolibro vuole fornire indicazioni sul metodo delle storie di vita. 35 M-DEA/01 Il soggetto è visto come uno speciem, ovvero un esemplare ideale da osservare all’interno del suo habitat sociale, culturale e familiare. E anche qui, il CORPO COME CERNIARE TRA BIOLOGICO E SOCIALE: l'individuo è un insieme di organi sottoposti al gioco della cultura. Bisogna pertanto campionare il corpo ed individuare ne funzioni, studiarne le tecniche. Le pratiche e le abitudini erano indispensabili. ESITO ORGANICISTA: basi biologiche potevano spiegare la sovrastruttura culturale. * CRITICA A RADIN: Lui come editore rivela un'ammirazione simpatica nei confronti dello scrittore, sembra rimanere più sul piano impressionistico e letterario che una seria costruzione teoritica dell’esperienza di vita di CT. 36 M-DEA/01 FABIETTI L’ANTROPOLOGO E LA SUA OMBRA: RUOLO DELL’INFORMATORE Si è ormai da tempo di fronte ad una crescente consapevolezza riguardante il “fallimento dell'ideologia visualista del discorso referenziale, con la sua retorica del descrivere, comparare, classificare e generalizzare, nonché della sua presunzione di possedere una significanza rappresentativa. La concettualizzazione dell’antropologo incontra, infatti, sempre quella dell'informatore e l'oggetto che emerge da questo incontro è il risultato di una costruzione, negoziazione e contestualizzazione di diversi punti di vista. Contemporaneamente gli informatori indigeni vengono sostituiti da una sorta di autore generalizzato e finiscono con l'essere trasformati in vaghi tipi nazionali, quasi “semplici e neutrali trasmettitori di informazioni”. Si giunge al paradosso per cui la presenza empirica dell'Altro durante il lavoro sul campo si trasforma nella sua assenza teoretica dai testi. La pretesa dell'etnografo di poter descrivere una realtà culturale e di fissarne l'autenticità sulla l'autenticità è posta in discussione: mmm) | rappresentazione culturale appare invece come il frutto di uno scontro e di una negoziazione di frameworks concettuali differenti. Il campo, lungi dell'essere uno dei scenario ideale, è un ambiente comunicativo reale, nel quale la rappresentazione dell'altro emerge come una produzione, di un discorso, di una storia. Ciò che è posto in discussione non è quindi tanto la nozione di rappresentazione in sé, quanto la pretesa, da parte degli etnografi, di fornire descrizioni trasparenti ed esaustive delle culture da essi studiate. La CULTURA sebbene sembri esigere di essere pensata come un dato va analizzata come il risultato di un accordo tra soggetti comunicanti. RAPPRESENTARE SIGNIFICA IN FONDO RACCONTARE GLI ALTRI. All'elaborazione del racconto partecipano inoltre gli stessi indigeni, in quanto l’immagine che essi costruiscono di sé, unita alla rappresentazione che si fanno di noi, incontra e influenza, la concettualizzazione dell’antropologo stesso. | REALI PROTAGONISTI DEL DISCORSO ANTROPOLOGICO non sono né du l'antropologo, ne dunque l’informatore presi singolarmente, bensì sono entrambi nella loro relazione, sono “il Sé e l'Altro nel loro rapporto reciproco.” 37 G M-DEA/01 La loro relazione è una drammatizzazione dei rispettivi ruoli. Caratterizzata dall'essere non cooperativa, bensì una “reciproca manipolazione”, una rinegoziazione di ruoli. Griaule cerca di addentrarsi in “labirinti che sono forse organizzati”, quasi come uno psicanalista. In questa pratica viene infatti presupposto che “tutto l'agire umano, anche il meno intenzionale sia dotato di senso, di un significato di senso, di un significato nascosto che va ricercato con opportune strategie. La psicanalisi si configura quindi come una scienza delle tracce. Bi L'INSEGNAMENTO; Attraverso la voce del vecchio cacciatore Ogotemmeli, Griaule poté gettare una nuova luce sul pensiero Dogon; nell’Ottobre del 1946, lo mandò a chiamare e per 33 giorni si svolsero i famosi colloqui che svelarono l'ossatura del pensiero Dogon: l'anziano saggio addottrinò Griaule nella profonda sapienza del popolo, voleva dare lui “la stessa istruzione che egli aveva ricevuto da suo nonno. 8 COME ISTRUIRE UN BIANCO? L'approccio iniziatico non deve però portare il ricercatore a trasformarsi in un indigeno: l'etnografo deve rimanere se stesso, continuando ad esercitare il proprio ruolo di straniero. Attraverso l'iniziazione a cui fu sottoposto grazie si dialoghi con Ogotemmeli, Griaule non si trasformò in un Dogon; l’'etnologo non può diventare assolutamente altro rispetto a se stesso, poiché è impossibile “annullare le differenze, assorbire l’altro e lasciarsi da lui assorbire”. Egli non deve negare la propria identità di straniero, anzi deve riuscire a servirsene. La conoscenza offerta da Ogotemmeli a Griaule non permise quindi un’improbabile trasformazione dell’etnologo in un saggio Dogon, ma gli fornì i mezzi per approfondire la conoscenza della cultura studiata. La prova a cui si sottopose Griaule gli permise la comprensione della cultura Dogon, in quanto essa non viene analizzata ed osservata dall'esterno, bensì viene sperimentata come un vissuto di esperienza personale. I capitoli di "Dio d’acqua” sono organizzati intorno ai giorni in cui le conversazioni tra Griaule e Ogotemmeli ebbero luogo ed il libro sembra offrire un resoconto più o meno testuale delle parole del vecchio saggio: si ha così | impressione di trovarsi di fronte alla registrazione di un discorso. Griaulizzazione di Ogottemeli o Dogonizzazione di Griaule? Ogotemmeli, attraverso la parola, lentamente tesse la trama dell'universo e fa così rivivere davanti a Griaule il mito delle origini. La cultura Dogon viene quindi rappresentata come una immensa costruzione losofica il cui accesso è perc Il detective si fa qui allievo ed il fatto non viene più estorto attraverso operazioni strategiche, bensì liberamente comunicato. L'etnografo non si pone però, neppure in questo caso, in una posizione di inferiorità. La ricerca sul campo non è mai qualcosa di unilaterale in quando subisce l'influenza sia dell’antropologo che dell’informatore e non può essere considerata come se fosse “il risultato innocente di un rapporto simile all'amicizia” (Clifford) ® BRICOLAGE L'etnografo suscita con la sua presenza attiva e li costruisce attraverso l'interazione con i propri informatori. 40 M-DEA/01 L'impresa etnografica è pertanto equiparabile ad una sorta di bricolage in quanto è costruita da parti o frammenti di un tutto. “dio d’acqua” di Griaule ==»incentrato sul dialogo di campo ==sintervista a Ogotemmeli sò» interprete originale della propria cultura ==» addottrinare un bianco rs» ma senza che si trasformi sss=gnon c'è unilateralità sul cAMpo rs cultura come bricolage 41 M-DEA/01 I GIOCHI DELLA SCRITTURA CON LO SPAZIO E CON IL TEMPO: 2 ESEMPI ETNOGRAFICI | due testi prese in analisi sono “Dio d'acqua” di Marcel Griaule, pubblicato nel 1948 e TUHAMI, di Vincent Crepanzano: caratteristica comune di entrambi è di essere incentrate sul rapporto tra l’etnografo e l'informatore e di essere in forma dialogica, prestando particolare attenzione alle rappresentazioni del tempo e dello spazio. ® GRAMMATICA Testo dalla grande attenzione grammaticale, nell'uso dei tempi verbali e dei pronomi personali nelle descrizioni; ad esempio, la 30esima giornata: prestando attenzione ai tempi verbali usati dall'autore, si nota la varietà di riferimenti temporali scelti: l’imperfetto, il trapassato prossimo e il presente. Queste forme verbali sono rafforzate anche da alcune espressioni temporali: da 3 mesi, in settembre, un tempo, oggi. HISTOIRE E DISCOURS: L'imperfetto e il trapassato prossimo fanno parte di tipi di enunciazione classificati sotto il termine Histoire che si contrappone al Discours. L'Histoire fa riferimento a un tipo di discorso fittizio, lontano dalla situazione reale; ma quando viene usato al presente, sembra richiamare il contento del discours. # RITMO E STUTTURA Se si ripercorre Dio d’acqua, titolo che già di per sé evoca mondi lontani e fantastici, ci si accorge dell’abilità contrappuntistica con cui è costruito il testo. La prima grande scansione temporale è data dalla divisione in giornate del colloquio con Ogotemmeli. Il secondo elemento ritmico è costruito dall'incastro di parti descrittive, che spesso sono poste all’inizio di una nuova giornata di colloqui, al fine, da una parte, di distrarre il lettore dal racconto impegnativo del sapere mitico Dogon, dall'altra di tratteggiare l'ambiente e la società in cui Ogotemmeli e le sue conoscenze hanno origine. Il narratore non solo descrive paesaggi e avvenimenti, introduce i personaggi e tratteggia i loro pensieri e i loro sentimenti, ma interpretata e spiega le parole di Ogotemmeli, trasformando spesso il discorso diretto in discorso libero indiretto, e inserendovi le proprie considerazioni teoriche. 8_IL TEMPO DEL MITO Nel racconto di Ogotemmeli il tempo mitico si articola in una serie di avvenimenti che portano dall’esistenza di un unico dio originario a più divinità e, infine, alla creazione del mondo e dell’uomo. Benché il racconto sia attribuito a Ogotemmeli è in realtà Griaule a ordinare, selezionare e manipolare le sue parole, trasformandole in discorso libero indiretto. Non è quindi il vecchio cieco, ma l’etnografo a costruire attraverso il libro un immenso edificio mitico. Il paragone ripetuto della cultura Dogon con quella antica non è casuale, ma è la spia di un atteggiamento evoluzionistico che vede nella diversità uno stadio di sviluppo anteriore a quello della società occidentale. Nello stesso modo in cui sono stati delimitati all'interno del mondo raccontato, un tempo mitico, un tempo del colloquio e un tempo della ricerca, è possibile individuare uno spazio del mito, un luogo del colloquio e un luogo della ricerca. Il lettore si trova immerso in un immaginario creato dalla sapienza descrittiva dell'autore, in cui i riferimenti geografici scompaiono. 42 M-DEA/01 ® ELEMENTI CONTRADDITORI “uno champagne di marca svaporato” o “un abito da sera fuori moda: l’accenno a questi pochi termini e concetti, impiegati nella descrizione della città, rivela il legame con i testi e l'ideologia della tradizione precedente. Nel testo di Crapanzano è presente anche un altro stereotipo della tradizione etnografica legato alla dimensione temporale. Si tratta dell'accostamento tipico tra la diversità culturale e l’antichità, per cui le società contemporanee, malgrado il discrimine cronologico. Questo modello comparativo di origine evoluzionista, si è visto, influenza ancora Marcell Griaule, il quale non teme di paragonare il sistema mitico Dogon a quello dell'antichità greca. 8 TEMPO CICLICO E SPAZIO IMMAGINARIO Poiché la conclusione di Crapanzano, ancora un volt, è che la ripetizione ciclica della vita tradizionale annulla la dimensione del tempo, la vita di Tuhami risulta “più vicina al mito” che alla storia. Si affaccia a questo punto una nuova coppia di concetti, retaggio dell'ideologia occidentale dei secoli passati, che consiste nell’opposizione tra società con il senso della storia. Queste ultime sono rappresentate dalla nazioni europee, che non solo possiedono il senso della storia, ma sono anche portatrici del mutamento reale e effettivo, laddove le altre società, le “società tradizionali”, essendo fossilizzate nella ripetizione ciclica, non possno che essere prive del sentimento del tempo. Per quanto riguarda l'aspetto temporale, si possono distinguere: p Il tempo cronologico; Il tempo biologico; Il tempo divino, Il tempo rituale; Il tempo leggendario; Il tempo tradizionale; Il tempo coloniale; Il tempo del colloquio; . Il tempo del rincontro; 10. Il tempo biografico. LONSUÙAWN 0 IN CONCLUSIONE: In primo luogo, sia in Dio d’acqua sia in Tuhami l’informatore o l’informante occupano una posizione di primo piano, perché la narrazione si incentra sulle loro rivelazioni e suoi loro discorsi. Il testo diventa quindi non la trascrizione fedele dei discorsi dell'Altro, ma una forma di negoziazione tra le categorie culturali straniere e il sapere dell’etnografo: il lato occidentale o, meglio, il lato autoriale a prevalere, sia nel caso di Griaule sia di Crapanzano. Tuttavia entrambi gli autori, in quanto scrittori, rielaborano e reificano un'esperienza e un rapporto, trasformandolo in opera letteraria, che per sua natura è separata dalla realtà e ha un carattere fittizio. 45 M-DEA/01 ® IL DIARIO Sono stati definiti “i documenti personali per eccellenza”. Vengono scritti per un uso strettamente personale e riescono a descrivere gli avvenimenti descritti con un punto di vista del tutto peculiare. Il diario registra le azioni, le opinioni, i modi di vedere e sentire nello stesso momento in cui vengono vissuti da colui che scrive e questo presuppone un vantaggio importante rispetto a quello di qualsiasi altro documento. ® IL DIARIO-QUADERNO DI BOAS Diari scritti in tedesco Diari che descrivono il progresso del suo lavoro di campo. Taccuini dove Boas prende note delle spese, degli incontri con gli indigeni, in cui parla dell'evoluzione del suo lavoro, dove prende nota di tutto quello che doveva fare Annotava piccoli eventi e grandi scoperte Era il luogo dove storicizzare la sua esperienza La esperienza di campo diventa una professione Autocensura e disciplina Disciplina delle emozioni ® IL DIARIO-EPISTOLARE DI BOAS Oltre 480 pagine redatte in tedesco. Boas immaginò di continuare a comunicare con la fidanzata a cui indirizzò lettere con non spedì mai. Il diario era un modo per poi “ricordare” la sua esperienza. Produsse mappe originali con oltre 900 toponimi indigeni, un accurato censimento, raccolse oggetti, vocaboli, reperti geologici e botanici e finanche zoologici. ® LA MASSIONE NELLE ISOLE BAFFIN * Produsse esiti scientifici considerevoli: redazione di mappe originali che contenevano oltre 900 toponimi indigeni, stesura di un accurato censimento della popolazione, raccolta di oggetti etnografici, vocaboli, reperti geologici, botanici e finanche zoologici. * Partito come studioso solitario, Boas aveva fatto ritorno indossando gli abiti dell'eroe scientifico che aveva inaugurato un modello inedito nel campo delle esplorazioni scientifiche basato sull’indagine, non di équipe, ma ravvicinata e prolungata in un’area circoscritta territorialmente. 46 M-DEA/01 * La British Columbia fu il luogo ove Boas tornò moltissime altre volte; fu il ‘suo campo’ e fu qui, proprio nel 1887, che per la prima volta assistette alla cerimonia di scambio e distribuzione conosciuta con il nome di potlatch ® LE ATTENZIONI DI BOAS E ancora, la concezione della cultura come processo storico in equilibrio costante tra tradizione ed innovazione ed in cui la popolazione nativa non era da considerarsi come mero ‘oggetto’ di studio. L'antropologia americana di matrice boasiana fece di molti testimoni linguisti ed antropologi preparati; infine gli antropologi, soprattutto gli allievi diretti di Boas, si presero tutto il tempo che reputarono necessario per le loro ricerche di campo; molti di loro lavorarono con le medesime popolazioni per venti, anche venticinque anni. ® FRANZ BOAS E LE AUTOBIOGRAFIE La letteratura antropologica moderna mostra che le osservazioni intime sulle vite individuali sono ritenute essenziali per ulteriori progressi, e sono stati ideati nuovi metodi per ottenere le informazioni necessarie. Alcuni di questi metodi mi sembrano di dubbia utilità. È ovvio che, a parte gli esperimenti di laboratorio, l'unico modo per ottenere le informazioni necessarie è attraverso una vita più intima e prolungata con le persone e un perfetto controllo della loro lingua [.... Uno dei metodi utilizzati per superare queste difficoltà è quello di indurre i nativi a scrivere o a raccontare autobiografie. | migliori di questi ci danno informazioni preziose sulle lotte della vita quotidiana e sulle gioie e le sofferenze della gente, ma la loro affidabilità, al di là di punti molto elementari, è dubbia. Non sono fatti, ma ricordi e memorie distorte dai desideri e dai pensieri del momento [...]. ® ELSIE PARSONS (1875-1941) * Coni Pueblos dell'Arizona e del New Messico. * Trail 1916e il 1918 Parsons scrisse 75 articoli incluse 28 degli Zuni di Laguna e Acoma. * Itemiche leinteressavano: * PROCESSI DI CAMBIAMENTO CULTURALE * INFLUENZA DELLA CULTURA SPAGNOLA SULLE POPOLAZIONI NATIVE + RUOLO DELLA DONNA NELLA SOCIETA’ * CULTURA MATERIALE AMERICAN INDIAN LIFE, 1922 Raccolta di storie di vita di indiani americani.Primo esercizio di popolarizzazione dell’Antropologia. Edward Sapir, Radin, Kroeber e lo stesso Boas per citarne solo alcuni, contribuirono a questa collezione. Sapir scrisse la storia di Tom, un commerciante Noo- tka. Il titolo era Sayach'apis, a Nootka Trader; per questa occasione raccolse una serie di elementi biografici che aiutarono a comprendere le linee dell'intero ciclo vitale Nootka e contribuirono ad illustrare una serie di cambiamenti nelle modalità di sepoltura. Ma ancora una volta il tutto fu interpretato come “un supplemento pittoresco per asciugare i resoconti etnografici, piuttosto che un omogeneo e valido testo” (Watson e Wa- tson Frank, 1985, 5). 47
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