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Esame Teologia 3 NON Frequentanti Varsalona, Appunti di Teologia

Esame Teologia 3 NON Frequentanti Varsalona

Tipologia: Appunti

2020/2021
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Caricato il 09/02/2023

Haileyball701
Haileyball701 🇮🇹

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Scarica Esame Teologia 3 NON Frequentanti Varsalona e più Appunti in PDF di Teologia solo su Docsity! LE VIRTÙ DEL CRISTIANO LA FEDE 1. IL VOCABOLARIO DELLA FEDE Il vocabolario della fede descrive l'atteggiamento di fede come un legame sicuro e saldo con Dio, basato sulla fiducia e la speranza. La Bibbia utilizza spesso l'immagine di un bambino che si appoggia a un padre o una casa costruita sulla roccia. La parola greca più frequentemente utilizzata per indicare fede nel Nuovo Testamento è "pistis", che significa credere e confidare. La Bibbia descrive anche Dio come una persona che crede e si fida dell'uomo, evidenziando la somiglianza tra l'atteggiamento umano e divino di impegno totale e legame definitivo. 2. CONVERTITEVI E CREDETE: IL VANGELO DI MARCO Nel Vangelo di Marco, la fede è presentata come un'adesione personale a Gesù, che richiede un continuo processo di conversione. La fede consiste nella comprensione che Dio si è rivelato nel Crocifisso e che la via della croce è la salvezza per l'uomo. L'invito del Vangelo è di convertirsi e credere al Vangelo, cioè all'annuncio di Gesù. Questo evento richiede un radicale cambiamento nella comprensione di Dio e dell'uomo, che è la fede in atto. Per credere, dobbiamo affidarci al Vangelo, che è l'annuncio di Gesù e non solo la sua predicazione. Convertirsi e credere significa diventare parte della comunità creata attraverso la parola di Dio, proprio come i primi discepoli. La fede è vista come un itinerario in continua evoluzione. Per Marco, i miracoli sono segni per la fede, ma non garantiscono la fede completa. Gesù compie miracoli che lo rivelano come il Messia, ma stranamente non vuole che questo sia noto. La fede matura è la fiducia piena anche quando le difficoltà sono grandi e si manifesta nella preghiera. La figura dell'incredulo è rappresentata da scribi, farisei e persino dai discepoli, che accettano Dio solo nella misura in cui la sua azione non interferisce con i loro criteri. Questo atteggiamento di rifiuto è la bestemmia contro lo Spirito e nasce dallo scontro tra la prassi di Gesù e l'ortodossia giudaica, dalla contraddizione tra i segni offerti da Gesù e quelli attesi, e dalla contraddizione tra la potenza e la debolezza di Gesù. Gli ascoltatori di Gesù possono passare dallo stupore allo scandalo o alla fede. 3. FEDE E STORIA Si sostiene che la fede non deve essere basata solo sul cielo o sull'astrazione, ma anche sulla terra e sulla storia umana, poiché Gesù è entrato nella storia umana e la sua esperienza è parte della rivelazione di Dio. La fede cristiana deve affrontare le sfide della storia e non negarle o fingere di non vederle. La chiave per decifrare la storia è la Parola di Dio, e per il credente cristiano, la chiave è la vicenda storica di Gesù. La memoria di Cristo deve essere attualizzata ma non cambiata nella sua direzione fondamentale. Storia e Parola sono due realtà inscindibili. 4. RAGIONE E FEDE La fede non è semplicemente una fede qualsiasi, ma la fede nel Dio del Vangelo. La ragione non è una qualsiasi ragione, ma la ragionevolezza credente che si sviluppa dall'esperienza della fede. La fede è un dono e non può essere dedotto da una ricerca razionale. Il rapporto tra fede e ragione è un problema aperto e deve essere mantenuto aperto. La tensione tra ragione e fede è strutturale e non può essere risolta eliminando uno dei due poli. Questa tensione è la condizione necessaria per ogni rapporto tra l'uomo e il divino. Entrambi, ragione e fede, devono essere valorizzati. La ragione e la libertà devono essere combinate per rendere possibile il dono di sé, che deve essere ragionevole, intelligente, motivato e libero. LA SPERANZA 1. IL FONDAMENTO DELLA SPERANZA Il testo discute la speranza cristiana, che si distingue dalla speranza mondana. La speranza cristiana è basata sulla promessa di Gesù e si fida totalmente di lui. Tuttavia, la realtà dei peccati nel mondo può minare questa speranza. La caduta della speranza può portare a una rassegnazione o alla sostituzione delle vie del Vangelo con quelle degli uomini. Il Vangelo, nel ripercorrere la vita di Gesù, invita a riflettere anche sulla propria vita e a essere lucidi e vigili lungo il cammino. La paura di affidarsi completamente alla Parola di Dio può portare a un compromesso con il mondo e a cancellare la speranza. 2. LE CONDIZIONI PER POTER SPERARE La speranza cristiana richiede alcune precise condizioni, come la fede, la carità e la virtù della pazienza, nota come "ypomonè". Giacomo predilige il termine "Makrothumia" che significa larghezza d'animo e atteggiamento positivo. Rendere ragione della speranza significa giustificare la speranza evangelica e mostrare i segni di essa. Nell'Antico Testamento, l'episodio di Elia mostra che anche i difensori di Dio possono attraversare momenti di scoraggiamento. Tuttavia, per sperare non bisogna rinchiudersi nel passato, ma essere aperti a ciò che è nuovo e aprire il cuore. 3. LA SPERANZA DI GESÙ Il terzo paragrafo tratta della speranza di Gesù. Viene menzionato come Gesù abbia sperimentato tutti gli aspetti negativi che minacciano la speranza come l'abbandono dei discepoli, il fallimento della missione, l'ostilità dell'autorità religiosa, ma nonostante ciò, ha mantenuto intatta la sua fiducia perché la sua speranza era fondata sulla certezza della presenza del Padre. Anche se la crocifissione sembra segnare la sconfitta della speranza, in realtà diventa il fondamento più solido. La verità che era stata messa a tacere è risuonata con maggior forza dopo la resurrezione. La speranza evangelica non dipende dalle situazioni storiche o dall'ottimismo generale, ma dalla certezza della fedeltà di Dio. Nonostante le infedeltà degli uomini e le forze del male, il disegno di Dio non si interrompe. La parabola del seme del Vangelo di Marco viene menzionata come esempio di come le ansie e l'impazienza non servano alla speranza, solo coloro che hanno uno sguardo lungo sono considerati uomini di speranza. 4. GRATUITÀ E CONCRETEZZA DELLA SPERANZA La speranza cristiana è al contempo gratuita e concreta, una speranza che nasce quindi dall’interno e non misurata sulla facilità della meta ma sulla grandezza della propria fede. Il cristiano scorge la solidità della speranza guardando in alto verso Dio o indietro verso la croce di Cristo. E così è possibile parlare di una sorta di gratuità della speranza. La speranza ha però anche bisogno di concretezza, di segni: ecco che la comunità cristiana è chiamata a farsi segno, segno termine che non ferma lo sguardo su di sé ma che rinvia ad altro. Come per Gesù anche per il cristiano il fondamento della speranza sta in una promessa che offre i suoi segni di credibilità anche nell’esperienza della vita; anche il cristiano deve porre il fondamento ultimo della speranza nella fedeltà di Dio, che va però sperimentata nella propria vita di fede. Paradosso = la speranza si alimenta in una vita a rischio, trova il suo fondamento nella resurrezione di Gesù ma anche prima ai piedi della croce nel miracolo di una violenza subita che si trasforma in amore. Nel crocifisso si scorge un amore più forte del male. 5. IL PROGETTO E LA STRADA Ricordiamo come il più grande pericolo della speranza sia quello di sostituire al progetto di Dio un progetto fatto da noi; nella speranza non è importante solo il progetto ma la strada che permette di della loro astuzia malvagia. Nella parabola delle 10 fanciulle, la prudenza è descritta come la capacità di essere pronti ad ogni eventualità. Nel Vangelo di Matteo, Gesù esorta a essere prudenti come serpenti e semplici come colombe. La prudenza è una virtù che deve essere riscattata, e si può raggiungere dominando la propria libertà e facendo la volontà del Signore. 5. IL DISCERNIMENTO Il discernimento è un processo cruciale per la vita cristiana. E' il modo di mettere alla prova la genuinità delle cose, per distinguere il vero dal falso e scoprire la volontà di Dio nella storia. E' un giudizio che implica sia l'intelletto che la moralità. San Paolo incoraggia i cristiani di Tessalonica a non conformarsi al mondo ma a trasformarsi, rinnovando la loro mente, per essere in grado di discernere la volontà di Dio. La teologia del discernimento si basa su tre affermazioni: la storia è aperta, la rivelazione è storica e il progetto di Dio è personale. I criteri per discernere sono la carità quotidiana e l'edificazione continua. Lo Spirito Santo è il vero protagonista del discernimento e viene donato a tutta la comunità dei fedeli. 6. IL DIALOGO Il dialogo ha due ambiti: il dialogo tra i carismi e il dialogo tra le diverse culture. Nel dialogo tra i carismi, Paolo teme che alcuni doni dello Spirito si elevino al di sopra degli altri o si escludano dall'insieme, e cerca di promuovere l'unità del corpo attraverso la condivisione. Nel dialogo tra culture, Paolo ritiene che l'apertura del cristianesimo a diverse culture sia basata sulla trascendenza dell'evento salvifico, mentre Giovanni vede nelle culture una luce del Verbo che invoca un compimento. Il dialogo interreligioso può portare a scoperte di valori umani e religiosi comuni, ma la pretesa che in Gesù sia avvenuta la rivelazione ultima e definitiva di Dio rappresenta uno "scandalo". Nel suo discorso missionario ad Atene, Paolo denuncia l'idolatria degli Ateniesi, ma fa leva sui valori religiosi e culturali per aprire il paganesimo a una nuova concezione di Dio e presenta il messaggio di Gesù in termini comprensibili agli uditori. Alla fine, la conoscenza del Dio di Gesù può essere solo oggetto di annuncio. 7. LA CASTITÀ EVANGELICA In sintesi, la castità evangelica è molto più di un semplice comandamento o una virtù che riguarda solo la pratica sessuale. La castità riguarda la persona intera e trasmette la verità dell'amore di Dio e dell'uomo. Il dominio di sé che richiede la castità non significa essere padroni di se stessi, ma significa consegnarsi a Cristo e lasciare che sia lui a governare la propria vita. La castità è anche legata alla beatitudine dei puri di cuore, dove la purezza del cuore è l'appartenenza totale a Dio e la ricerca totale di Dio. Per comprendere la lieta notizia della castità, è necessario comprendere la gratuità dell'amore, la coincidenza tra l'amore di Dio e l'amore umano e la consapevolezza che il mondo non è tutto ciò che l'uomo ha bisogno. L’ATTESA 1. È CERTO CHE VERRÀ Il Discorso sulle "realtà ultime" presente nel Vangelo di Marco descrive eventi sconcertanti come guerre, divisioni, terremoti, carestie, persecuzioni e catastrofi cosmiche. Tuttavia, il messaggio principale è il ritorno glorioso del Figlio dell'uomo, che rappresenta una certezza con due facce: la vittoria del Signore crocifisso e il giudizio finale sulla storia. Marco scrive questo discorso per distrarre l'attenzione dalle curiosità inutili e per mostrare ai credenti come vivere nel presente. Il concetto di vigilanza significa essere vigili e attenti, riconoscendo le tracce del giudizio che Dio esprimerà alla fine della storia, ma rimanendo a disposizione e pronti per il ritorno del Signore. Alcune certezze sono il ritorno del Figlio dell'uomo in potenza e gloria, la certezza del giudizio e la realtà della nuova vita che l'uomo è chiamato a vivere. 2. IL TEMPO DI DIO E IL TEMPO DELL’UOMO Il Salmo 90 è una meditazione sulla brevità della vita umana e sulla durata eterna di Dio. Il salmista confronta il tempo di Dio, che è solido come una roccia, con quello dell'uomo, che è solo un soffio. La vita dell'uomo è spesso infelice e segnata dal peccato, ma se guardiamo a Dio, troviamo un'ancora di salvezza e la possibilità di riempire il nostro tempo fragile con amore e carità. Secondo Qohelet, la vita deve essere larga, non solo lunga, e Gesù ha vinto la morte vivendo una vita breve piena di carità e amore per Dio. Per questo, se vogliamo riempire il nostro tempo fragile, dobbiamo riempirlo di amore e carità. INVITO ALLA TEOLOGIA MORALE Capitolo 1 Il problema morale e l’annuncio cristiano Il primo capitolo del libro affronta il problema morale e l'annuncio cristiano. La morale cristiana si pone in relazione con la ricerca dell'uomo di se stesso e di un criterio valutativo per le sue scelte. La fede in un Dio personale e trascendente governa la morale del credente, ma anche senza questa fede c'è una riflessione morale poiché c'è un'idea implicita di bene e male negli esseri umani. Grandi autori come Marx e Nietzsche hanno criticato l'idea di morale, ma bisogna chiedersi se hanno fatto questo per liberare l'essere umano da costrizioni o se hanno voluto combattere una determinata morale. Il problema morale esiste per la singola persona e la riflessione teorica nasce proprio perché c'è un problema a cui si cerca di dare risposta. Tutti scegliamo, ma come scegliamo e quali sono i criteri per scegliere? Queste sono le domande che il problema morale pone all'uomo. La morale religiosa stabilisce un legame tra l'essere umano e l'assoluto e identifica il male morale come peccato. Il senso dell'esistenza è legato all'obbedienza a Dio, che viene spesso rivelato attraverso i testi sacri, come la Torah, la Bibbia o il Corano. Questi testi contengono norme e precetti atemporali che sono considerati validi per sempre. Tuttavia, la religione non fornisce certezze per ogni scelta, ma solo un criterio da utilizzare per prendere decisioni libere. I fondamentalisti, come i cristiani, seguono rigorosamente la parola di Dio, ma questo può essere difficile da attualizzare nelle situazioni storiche attuali. Non esiste una sola verità morale, ma molte morali quanti sono i precetti. L'annuncio cristiano in materia morale dovrebbe rivolgersi a credenti e non credenti, dando un possibile sbocco alle preoccupazioni morali di tutti gli uomini. L'annuncio cristiano deve anche affrontare due importanti problemi morali: dare un senso ultimo alla propria esistenza e individuare un processo per trasformare questo senso in scelte concrete. Capitolo 2 Il significato dell’esistenza umana nella Scrittura Il secondo capitolo tratta il significato dell'esistenza umana nella scrittura. La Bibbia è vista come il libro ispirato da Dio per la salvezza degli uomini e rivolgersi ad essa è il primo passo per comprendere il significato dell'esistenza cristiana. L'uomo è definito nella Bibbia in relazione a Dio e trova il senso dell'esistenza nell'essere risposta alla chiamata di Dio. La chiamata di Dio è imprevedibile e spesso richiede comportamenti insoliti, ma Dio ha un progetto per ciascuno di noi, compreso nel più grande disegno di Dio per l'intera famiglia umana, che può essere chiamato "storia della salvezza". Questa fondazione morale non può essere ridotta a comandamenti o precetti, poiché tutte le scelte dell'essere umano sono moralmente rilevanti. Questa idea è presente anche nell'Antico Testamento, dove la morale non è identificabile solo ai dieci comandamenti, ma comprende anche la fede in un Dio misericordioso, che offre sostegno, misericordia e perdono e implica il riconoscimento di un assoluto morale. La vera Legge è rispecchiare la logica di Dio nel comportamento umano, come illustrato nel Decalogo, che contiene precetti dettagliati e generali per il rispetto dell'altro. In sintesi, la figura di Gesù nei Vangeli invita ad andare oltre le più alte aspettative morali dell'Antico Testamento. Dio si esprime in un'esistenza umana concreta, vissuta da Gesù, piuttosto che attraverso eventi storici e parole dei profeti. Per i cristiani, quello che Gesù fa e dice è la legge rivelata, ovvero totale obbedienza al Padre e una vita donata, non vissuta per se stesso. Gesù si pone sempre dalla parte del povero o degli oppressi e questo specifica la volontà del Padre. La chiamata del Padre è di dedicarsi completamente agli altri e di vivere una vita di servizio. La fede cristiana richiede di accogliere totalmente Gesù e tutto ciò che ha detto e fatto, rendendo l'amore di Dio e l'amore del prossimo inseparabili. La morale cristiana si basa sulla logica di una vita come dono totale di se stessi, in contrasto con una moralità basata su regole. La teologia morale deve mostrare l'altezza della vocazione cristiana alla carità. La chiamata alla salvezza offerta da Gesù è universale, transculturale e destinata a essere vissuta nella storia. L'annuncio morale cristiano è universale, valido per tutte le culture e per sempre, e ha come obiettivo una vita morale vissuta nella storia. Capitolo 3 La coscienza Il terzo capitolo riguarda la coscienza. La coscienza è una riflessione sulla propria esistenza che è sempre presente quando si debba compiere una scelta. Ogni scelta implica la consapevolezza della propria identità nel tempo e come unica ed irripetibile. Questo è il primo problema morale e l'autocoscienza è il rapporto dell'io che sceglie con se stesso. Nella morale cristiana, c'è anche il rapporto tra io e Dio e l'identità dell'io è molto importante e rappresentata dal termine "cuore". La coscienza e il cuore sono i luoghi in cui si manifesta la chiamata di Dio nell'annuncio cristiano. C'è anche il rapporto tra l'io e la situazione in cui l'io è chiamato a esprimere la sua fedeltà a se stesso e a Dio. Il primo dovere morale, se Dio è assunto come assoluto, è quello di donare la propria vita per gli altri e di cercare ciò che è gradito a Dio. Inoltre, c'è il rapporto tra l'io e tutti i precetti, esortazioni, esempi di vita santa, riflessioni filosofiche che provengono dall'esterno, ma non devono essere seguiti passivamente, ma sono una guida per la formazione della coscienza. Capitolo 4 La legge morale Nella teologia morale, Dio è il solo legislatore possibile e l'unica legge che vincola la coscienza è la carità. Questo valore assoluto può essere conosciuto attraverso la rivelazione soprannaturale e la ragione umana, che è una luce infusa da Dio in ogni uomo per scoprire la Sua legge. Per il discernimento morale, sono presenti 4 criteri valutativi: la parola di Dio (legge rivelata), la ragione umana (legge naturale), le leggi umane (regole sociali) e la vita della chiesa (esempi, insegnamenti e atti magisteriali). Questi criteri forniscono alla coscienza del singolo il complesso di precetti e indicazioni che costituiscono la legge morale. I due elementi costitutivi fondamentali della conoscenza morale del cristiano sono la parola di Dio e la legge naturale. Il testo discute la natura dell'uomo e la sua relazione con il cosmo. Viene sottolineato che la ricerca della vera natura dell'uomo non avrà mai fine e che la comprensione profonda di essa ha portato a cambiamenti nel pensiero teologico e morale. Il Concilio cristiano evita una definizione neoscolastica dell'uomo e invece ne offre una operativa basata sulla sua vocazione a fare. La sociabilità e il rapporto con gli altri sono stati visti come importanti per una comprensione di sé. La sessualità è stata considerata come una qualità della natura dell'uomo che arricchisce il rapporto personale. Inoltre, il cosmo e la natura sono processi interattivi complessi e l'uomo è parte di essi. Il suo compito è interagire con il cosmo, ma questo non significa che debba rispettare tutti gli organismi e le funzioni naturali. La questione morale riguarda invece la modalità e i limiti con cui l'uomo dovrebbe agire sul cosmo. La carità è il grande fine che deve guidare queste scelte. Non ci può essere una legge naturale che sia in contrasto con la legge della carità e il rispetto per le leggi della natura non deve prevalere sulla carità. Capitolo 5 Libertà umana e validità della morale L'alleanza è la base dell'agire morale ed è un dialogo permanente tra Dio e l'uomo, culminato nel patto del Sinai e compiuto in Gesù. La legge ha significato perché Dio è creduto come unico, ma non è lo scopo finale dell'azione umana. La legge serve a preservare e far crescere l'alleanza. La nuova alleanza in Gesù stabilisce un nuovo rapporto filiale tra uomo e Dio e lo Spirito Santo è la "legge nuova" che dona libertà alla vita cristiana. La fede è il primo atto morale e la vita morale nell'alleanza è una risposta responsabile dell'uomo a Dio. Dio è il centro dell'impegno morale e la sua volontà soggetto delle obbligazioni morali. La fede è la certezza che la promessa di salvezza trova compimento in Gesù. La fede è speranza, carità e facoltà del giusto. L'alleanza trova attuazione in Cristo e gli uomini sono chiamati a diventare figli nel Figlio. La vita cristiana è una risposta di amore alla chiamata di Dio e Gesù è la ragione e il principio della vita morale del cristiano. La part ecipazione alla vita sacramentale della Chiesa, la preghiera e l'impegno nella missione di annunciare il Vangelo, sono i mezzi per vivere la fede in maniera autentica e coerente. La vita cristiana, infine, è un cammino di continua conversione e crescita nella relazione con Dio e con gli altri fratelli e sorelle, perché il nostro obiettivo finale è la vita eterna con Lui. 3. (A) PRIMATO DELLA CARITÀ: CONTENUTO DELLA VITA MORALE La carità è il contenuto fondamentale della vita morale cristiana. Gesù ha sintetizzato le esigenze morali dell'Antico Testamento con l'unità delle prescrizioni in un solo comandamento: l'amore. L'amore di Dio e del prossimo sono uniti e interdipendenti, l'amore di Dio è espresso nell'amore del fratello e l'amore verso il prossimo è esteso fino al nemico. La natura di Dio è relazione e dono e Gesù è il dono perfetto di Dio. La carità è una forma particolare di amore che spinge a donarsi generosamente all'altro. La carità è il comandamento fondamentale e anima di tutti gli altri comandamenti. L'amore per Dio si manifesta nella solidarietà con il prossimo e l'amore per Dio e per il prossimo sono strettamente legati. La vita del credente è integrata da dimensioni religiose ed etiche e l'amore di Dio è espressa nella solidarietà nella comunità. (B) PRESUPPOSTI TEOLOGICI L'attualizzazione del messaggio cristiano significa la ricerca di categorie e indicazioni per dare coerenza alla riflessione biblica sulla storia della salvezza che si concretizza in Gesù Cristo, che è stato fatto uomo, morto e risorto. La fede in Cristo viene dalla lettura della realtà e influisce sull'agire, grazie alla comunicazione di una nuova intenzionalità. La fede incoraggia e integra la ragione morale, spingendo la fede a precisare i contenuti dell'agire. Esiste una continuità e discontinuità tra l'etica umana e l'etica del Vangelo. La teologia morale cattolica è stata ripensata negli anni del XX secolo, per individuare una categoria fondamentale che unisse la riflessione morale cristiana, ovvero la "sequela di Cristo". L'agire morale è un dialogo tra Dio e l'uomo, con la cooperazione dell'uomo. La vita cristiana riceve senso dalla vita di Gesù, realizzata nella carità, che è una libera adesione al suo esempio con una conversione radicale. L'ermeneutica esistenziale ha tre modelli interpretativi: la sequela nell'orizzonte del Regno, la connessione tra indicativo e imperativo, e "è stato detto dagli antichi... ma io vi dico". Quest'ultimo messaggio di Gesù va oltre le leggi giudaiche e dimostra che l'agire cristiano non è solo un adempimento formale delle leggi, ma anche un impegno profondo e sincero a vivere come Gesù ha vissuto. In sintesi, la prassi messianica di Gesù è il fondamento dell'agire cristiano. Essa supera la frattura tra Gesù come figlio di Dio e Gesù storico, presentando una visione unica del mistero nella persona di Gesù. La fede è obbedienza al Padre e manifestazione della libertà umana, con Gesù come mediatore tra Dio e l'uomo. La prassi di Gesù porta alla liberazione e alla salvezza che solo Dio può dare. La croce rappresenta la rinuncia alla potenza e l'obbedienza a Dio. L'annuncio del Regno è la proclamazione della possibilità di una comunione conviviale per tutti. Fede e libertà sono connesse, con l'atto di fede che fonda la vera libertà dell'uomo. Il mistero di Gesù è promessa e speranza. Le parabole descrivono la realtà e ci obbligano a guardare il nostro comportamento. La prassi messianica diventa, nel discepolo, partecipazione alla vita di Dio come responsabilità storica. Il discorso della montagna è adesione a un ethos nuovo, ma insufficiente a dare conto della globalità della chiamata evangelica. La fede e l'esperienza morale sono in piena coniugazione grazie alla libertà, che trova in Cristo il momento in cui si trasforma in esperienza morale. In sintesi, la cristologia narrativa attraverso la prassi messianica sollecita il discepolo a dare all'etica connotati nuovi, creando una nuova antropologia e un'etica alternativa al sistema valoriale borghese. (C) PROSPETTIVA ESCATOLOGICA La prospettiva escatologica riguarda l'ermeneutica della speranza, un principio fondamentale del messaggio cristiano in una cultura che guarda al futuro. La vita cristiana è un viaggio verso la pienezza, e Gesù è il fondatore della speranza grazie alla sua risurrezione, che rappresenta la salvezza e l'anticipazione della nostra. La fede rende possibile la speranza di salvezza, e il mistero pasquale è il modello per costruire il regno come fonte di speranza. L'esistenza cristiana è un dialogo tra la grazia di Cristo e la libertà dell'uomo. Il regno è già presente, ma non ancora pienamente, e il credente è nel mondo ma non "del" mondo. La teologia della speranza e della liberazione accetta la storia come luogo di rivelazione di Dio e apertura al futuro. L'agire del credente è in tensione tra già e non ancora, e la disponibilità dell'uomo è legata alla realizzazione del regno. La tensione tra giudizio e promessa radicata nell'uomo è la fonte dell'inquietudine che nasce dall'aspirazione alla comunione. L'escatologia cristiana svela il destino dell'agire umano e impegna il credente a promuovere la giustizia nella storia. L'etica della speranza dà senso, stile e slancio all'azione umana con uno stile di vita sobrio e vigilante, coraggioso e impegnato alla fraternità. L'etica della speranza è anche etica della fraternità e cerca di renderla operante. PARTE SECONDA: CATEGORIE INTERPRETATIVE 1. PERSONA E AGIRE MORALE La persona è un soggetto etico e l'antropologia e l'etica sono connesse perché considerano l'uomo nelle sue possibilità di divenire. L'agire umano come agire della persona è complesso a causa della sua natura e delle sue relazioni. La persona cristiana è l'immagine di Dio e ha bisogno di una salvezza donata dall'alto. Il bene della persona è il criterio etico fondamentale e la coscienza garantisce la consistenza e la coerenza dell'agire. Il fine della vita dà senso alle decisioni quotidiane. La prassi cristiana è imperativo morale e dipendente dalla nuova persona, Cristo, che invita a partecipare alla figliolanza divina. L'incontro con Gesù cambia il modo di pensare e agire e l'esistenza cristiana è trasformata dall'azione dello Spirito. Ogni azione è un consenso o una negazione della verità intima della persona e l'esistenza umana riceve senso dall'obbligo di agire come dono totale di sé. 2. (A) COSCIENZA E NORMA Il concetto di coscienza e norma è una realtà interdipendente in cui l'eticità nasce dall'interazione tra soggetto e oggetto. La coscienza coincide con la persona in quanto soggetto etico, mentre la norma rappresenta il valore della persona e le sue finalità naturali. La coscienza ha il primato come facoltà che, guidata dalla ragion pratica, giudica l'agire umano. La coscienza morale ha avuto un'evoluzione storica che ha visto la sua origine nel mondo greco, con Democrito che la percepiva come esterna, e la scuola di Socrate che l'ha interiorizzata descrivendola come demone che giudica le azioni. Nel Nuovo Testamento, la coscienza è il destino di Dio e dipende dalla sua volontà e fede. La tradizione cristiana ha approfondito il ruolo della coscienza nell'elaborazione della decisione morale, definendola come luogo in cui prende posizione il Logos e voce di Dio. La Scolastica ha fatto una distinzione tra coscienza originaria e coscienza che applica ai casi concreti. Tommaso d'Aquino ha affermato che bisogna seguire la coscienza e che agire contro di essa significa agire contro Dio. Nel secolo scorso la psicologia ha ripreso la dimensione emotiva e razionale della coscienza, riscoprendone l'aspetto religioso come luogo in cui l'uomo è chiamato a rispondere a Dio. La coscienza è la norma definitiva e vincolante per il singolo e l'ambito di realizzazione della carità. (B) NECESSITÀ DEL RICORSO ALLA NORMA La coscienza è la norma ultima della moralità, ma presuppone un confronto con valori e norme che vengono intese come "norma". La legge naturale è una norma che deriva da un ordine originario che è presente nella coscienza umana. Questa idea è stata sviluppata dai sofisti come leggi che valgono per tutti per "natura" e da Aristotele come "giusto naturale". In epoca moderna è stato sviluppato il concetto di "diritto naturale". Oggi l'idea della legge naturale è considerata anacronistica ma anche necessaria in alcune situazioni. Nella tradizione cristiana, i Padri della chiesa hanno sviluppato una visione cosmica della natura e Tommaso d'Aquino ha concepito la natura come organismo aperto, in cui la ragione ha il compito di identificare le inclinazioni naturali dell'uomo e di regolare i suoi desideri, affinché questi ultimi siano in armonia con i valori morali e i principi etici. 3. PECCATO E VITA VISRTUOSA Il peccato e la vita virtuosa sono due facce opposte della libertà. Il peccato viene descritto come una rottura dell'alleanza con Dio, una mancanza di solidarietà umana e cosmica e un rifiuto della vocazione. La comprensione del peccato oggi è difficile a causa del processo di secolarizzazione, dei risultati delle scienze umane e della collettivizzazione della colpa. Il peccato viene visto come una dimensione religiosa e sociale prima che etica, e le sue radici sono descritte come un rifiuto di essere creatura e una volontà di essere Dio. Nel Nuovo Testamento, il peccato viene relazionato all'azione redentrice di Cristo e alla sua vittoria sulla potenza del male. Il peccato è descritto come una sottomissione cosmica a Satana, che estende l'oppressione a tutta l'umanità. La vita virtuosa, d'altra parte, è descritta come una vita che segue i precetti di Dio e che espande la solidarietà umana e cosmica. In sintesi, la virtù è una disposizione stabile della mente che guida il discernimento tra il bene e il male. È stata esplorata in diversi modi a partire dalla filosofia ellenistica fino alla riflessione del XX secolo. La virtù è considerata come un principio che abilita l'uomo a rispondere alle esigenze etiche e a perseguire la perfezione personale, mantenendo un equilibrio tra l'individualità e la coesistenza con gli altri. La virtù ha un aspetto formale che riguarda il modo in cui l'uomo risponde alle esigenze etiche, e un aspetto materiale che riguarda i valori concreti che l'uomo deve incarnare nelle sue azioni. La ripresa attuale dell'interesse per la virtù è dovuta alla riscoperta della soggettività umana e all'importanza che viene attribuita alla dimensione interiore della persona. In sintesi, secondo la prospettiva cristiana, la vita virtuosa si basa sulle virtù teologali e si esprime attraverso le virtù morali, che sono potenziare dallo Spirito Santo. La fede e la speranza convergono nella carità, che è il senso ultimo dell'agire morale. La carità è dono e grazia di Dio e rappresenta il nostro modo di ricambiare il dono dell'esistenza ai fratelli. L'esistenza morale del cristiano implica unificazione dell'operare intorno a questa ispirazione divina.
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