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Eschilo - Biografia e opere, Appunti di Greco

La biografia di Eschilo, poeta tragico del V secolo a.C., e le sue opere teatrali. Eschilo partecipò alle guerre persiane e si distinse a Maratona, Salamina e Platea. Fu invitato a Siracusa, dove scrisse le Etnee per celebrare la fondazione della città. Eschilo partecipò agli agoni per la prima volta tra il 499 e il 496 a.C. e vinse la prima volta nel 483 a.C. Le sue opere trattano temi come la colpa ereditaria, la υβρις, il πάθει μάθος, gli dei e la guerra. Le sue opere più famose sono I Persiani, I Sette contro Tebe, Le Supplici, L'Orestea e Prometeo incatenato.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 30/04/2023

illuisoned
illuisoned 🇮🇹

4.3

(4)

37 documenti

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Scarica Eschilo - Biografia e opere e più Appunti in PDF di Greco solo su Docsity! Eschilo (525-456 a.C) Biografia Eschilo, poeta tragico del V secolo, nacque da una famiglia aristocratica, a Eleusi, demo vicino Atene, nel 525 a.C. Partecipò in prima persona alle guerre persiane, distinguendosi sicuramente a Maratona e, forse, a Salamina e Platea, da cui l’appellativo di poeta soldato. Sappiamo che compì alcuni viaggi in Sicilia: dopo i primi successi teatrali, Eschilo fu invitato a Siracusa, presso la corte di Ierone I, raffinato mecenate che seppe circondarsi di grandi poeti come Pindaro e Bacchilide. Nel 476-475 a.C. Ierone fondò la città di Etna, vicino a Catania, e per celebrare questo evento e augurare prosperità ai fondatori Eschilo scrisse e mise in scena le Etnee. La critica si è divisa in merito alla datazione della messa in scena dell’opera: c’è chi sostiene che le Etnee non furono rappresentate proprio nell’anno della fondazione della città, ma qualche anno dopo e chi invece che Eschilo (che evidentemente già godeva di grande fama) sia stato chiamato a Siracusa una prima volta nel 476-475 e poi, ancora, dopo il successo dei Persiani. In Sicilia tornò definitivamente in seguito alla caduta della tirannide, quando si trasferì a Gela nel 458, dove morì nel 456 a.C Rappresentazioni teatrali Eschilo partecipò agli agoni per la prima volta tra il 499 e il 496 a.C, in occasione della 70esima olimpiade. La prima vittoria è invece da attribuire al 483 a.C. Di Eschilo ci sono pervenute solo 7 tragedie, 4 singole e una trilogia, integrali (ma sappiamo che doveva averne scritte circa una novantina): -I Persiani, (472) tema della υβρις -I Sette contro Tebe, (467), ereditarietà della colpa -Le Supplici, (465-453), υβρις -L’Orestea, (458) sempre ereditarietà della colpa, trilogia -> Agamennone, Coefore, Eumenidi -Prometeo incatenato, (430) υβρις Egli, secondo la testimonianza di Aristotele nella Poetica «fu il primo a portare il numero degli attori da uno a due», affiancando al πρωταγωνιστής un secondo attore maschio, il δευτεραγωνιστής. L’importanza attribuita agli attori e al dialogo sembra comportare la riduzione del ruolo drammatico del Coro, che prima di Eschilo (e forse anche nella sua produzione giovanile) era preponderante. Dopo che Sofocle ebbe introdotto il terzo attore, Eschilo se ne servì, ma in modo molto limitato e senza che nella scena si instauri un vero e proprio dialogo a tre (fa eccezione il Prometeo incatenato). Alle Grandi Dionisie i poeti gareggiavano con tre tragedie e un dramma satiresco; se generalmente si trattava di drammi tematicamente slegati tra loro si pensa sia stato proprio Eschilo a introdurre il concetto di trilogia legata, ossia che ripercorreva le vicende di un’intera famiglia attraverso le generazioni. Ad eccezione dei Persiani, che non doveva far parte di una trilogia, tutte le tragedie a noi pervenute dovevano far parte del nucleo di una trilogia. I temi del teatro tragico di Eschilo -la colpa ereditaria, le colpe dei padri ricadono sui figli, che a loro volta per vendicare le colpe si macchiano di altre colpe che da altri saranno vendicate. È il caso di Agamennone, Clitemnestra e Oreste o di Eteocle e il padre Edipo. -la υβρις, scatenata da Ατη, dea dell’accecamento, giudice e vendicatrice delle cattive azioni. L’uomo fatica a riconoscere i propri limiti e pecca di superbia e tracotanza. Ed è proprio questa υβρις a scatenare lo φθόνος θεων, lo sfavore degli dei e la loro giustizia divina. -πάθει μάθος, ossia la convinzione che l’uomo attraverso il dolore giunga alla saggezza. È proprio in questo momento storico che la tragedia Eschilea si occupa di rispondere alla domanda: “perché l’uomo soffre?” Eschilo pensa che il motivo di questa sofferenza sia da attribuire alle colpe causate volontariamente dagli antenati. -gli dei, sappiamo che Eschilo doveva essere molto religioso; infatti si affida spesso totalmente a Zeus e alla sua giustizia divina. Dike, figlia di Zeus, castiga l’individuo e attraverso il dolore insegna la saggezza. Nelle sue vicende l’uomo riconosce la manifestazione di un dio potente, che ripristina il κόσμος, l’ordine violato dalla trasgressione umana. -la guerra, Eschilo dà voce al dolore che la guerra comporta sia tra gli sconfitti che tra i vincitori, ricordandoci che la violenza è figlia della tracotanza ed è perpetrata da chi non riconosce i limiti della natura umana. I persiani Trama L’Agamennone Agamennone, re e capo della spedizione achea contro Troia, sbarca ad Argo dopo dieci anni di guerra. Porta con sé Cassandra, giovane preda di guerra, amante e profetessa. Ad attenderlo Clitemnestra con l’amante Egisto, piena di rancore e di vendetta per il sacrificio della figlia Ifigenia sull’altare della guerra in Aulide. Ma lo aspetta anche Argo stessa: la città, la polis, nella persona del suo Coro. Agamennone e Cassandra moriranno nella congiura di Clitemnestra. Dal retroscena si odono le grida di Agamennone che viene colpito a morte: il Coro rimane sconcertato, mentre Clitemestra esce dalla reggia esultante e, nel corso di un complesso amebeo lirico con il Coro terrorizzato e paralizzato, dà giustificazione del suo atto. Nell'esodo entra in scena Egisto anche lui esultante, ed esprime soddisfazione per la vendetta delle orrende vicende della casa degli Atridi; i vecchi del Coro giudicano con durezza il suo comportamento passivo e vile, ma non possono opporsi se non a parole ai nuovi signori di Argo. Questa è la trama, celeberrima, dell’Agamennone di Eschilo, primo pannello del trittico di Orestea. Il significato Clitemestra è una madre ferita e una moglie umiliata. Il quadro sembra chiaro, se non fosse che Clitemestra è presentata fin dal prologo come una donna che ha il potere e la capacità decisionale di un uomo. Cassandra in preda all' estasi visionaria, entrando nel palazzo degli Atridi, vede carni di bambini imbandite a Tieste dal fratello Atreo, padre di Agamennone, per vendicare l'adulterio di Tieste con sua moglie. Infatti il mito dice che per aver insidiato il trono di Argo al fratello Atreo, della cui moglie, la cretese Aerope, era amante, visse a lungo in esilio. Al suo ritorno ad Argo, Atreo finse di perdonarlo, ma gli uccise segretamente tre figli e ne imbandì la carne nella cena alla quale lo invitò. E alla fine infatti Clitemestra si presenta anche come αλαστωρ di Atreo, ossia il 'demone vendicatore' che ha voluto il sacrificio di Agamennone come pagamento per l'empietà commessa dal padre Coefore Oreste, figlio di Agamennone, torna dopo dieci anni ad Argo e alla sua reggia, il cui trono è usurpato dagli assassini del padre , cioè la madre Clitennestra e il suo amante Egisto. Sulla tomba del re ucciso incontra ancelle che versano libagioni per il morto, le Coefore, con la sorella Elettra. Invocata con loro la protezione del re ucciso, Oreste uccide prima Egisto e poi la madre. Il significato Oreste uccide Egisto, ma di fronte al seno della madre vacilla: «Pilade, che cosa devo fare? Devo avere ritegno ad uccidere mia madre?» Il fido compagno Pilade gli ricorda il volere divino e Oreste obbedisce. Poteva non farlo? Forse no. Dal testo emerge una necessità imprescindibile. Eppure, egli non è un burattino nelle mani degli dei: porta a termine la vendetta con determinazione e quindi si assume la responsabilità della sua scelta. L’atto di Oreste trova espressione nella frase pronunciata dal coro ανεπιμομφος ατα che si traduce con “una rovina che non si può biasimare”. Eumenidi Oreste, impuro a causa del sangue materno versato, giunge a Delfi nel tempio di Apollo; qui vede le Erinni addormentate ed Apollo gli consiglia di andare ad Atene. L'ombra di Clitemnestra, però, fa svegliare le Erinni, che si scagliano su Oreste; egli viene salvato da Apollo, che lo affida ad Atena. Oreste arriva ad Atene, per affrontare il processo davanti all'Areopago; qui Oreste viene assolto grazie al voto di Atena. Le Erinni, inizialmente vendicatrici, vengono placate da un nuovo culto a loro dedicato in Atene. Da qui le Erinni si trasformeranno in Eumenidi, divinità benigne. Il significato L’ Atene democratica permette il superamento della frattura tra γενος e πολις già preponderante nei Sette contro Tebe; Oreste,affrancato dalla maledizione della stirpe, può salire al trono di Argo. È così che la catena di delitti che chiedono altri delitti si interrompe; la logica arcaica della vendetta privata è superata; i nuovi dèi chiedono che a giudicare Oreste siano gli uomini: le parti trovano composizione nelle istituzioni della πολις. Il messaggio generale dell’Orestea L’aspetto religioso presente in tutta la trilogia dell’Orestea è interessante da analizzare: Eschilo è un poeta religioso, e la sua descrizione di Zeus e della sua teodicea è estremamente moderna, essendo più lontana dall’immagine di un dio antropomorfico e viziato quanto più vicino all’essenza di un dio unitario e dominante che regge con giustizia il destino del mondo. Tuttavia, per quali personaggi dell’Orestea si può parlare di una saggezza ritrovata dopo aver peccato di tracotanza? L' impressione che ricaviamo è che i personaggi sperimentino direttamente, attraverso la sofferenza, le conseguenze della loro υβρις, del non aver saputo rispettare i limiti della condizione umana, ma non facciano a tempo a giungere alla saggezza da sfruttare in esperienze successive. Il παθει μαθος sembra invece trascendere il dramma e i suoi personaggi, e valere, ad esempio, per gli Ateniesi delle Eumenidi, a cui si augura serenità, e per gli Ateniesi del pubblico. Prometeo incatenato Il titano Prometeo è punito da Zeus per i benefici che ha prestato agli uomini. Due sgherri del re degli dei, Kratos e Bia (Violenza e Forza), lo incatenano ad una rupe ai limiti del mondo, esposto ad ogni tempesta; un avvoltoio gli divorerà in eterno il fegato, che si continuerà a riformare sempre. Prometeo conosce il segreto della possibile rovina di Zeus: sa che Teti, al cui amore Zeus aspira, è destinata a generare un figlio più potente del padre. Zeus tenta di estorcergli questo segreto in cambio della liberazione, ma Prometeo rifiuta: egli non rinnega il suo ruolo di protettore degli uomini. Negli episodi che si susseguono, il coro delle Oceanine tenta di lenire gli spasmi del protagonista, il loro padre Oceano vuole indurlo alla rassegnazione. Un'altra vittima del sopruso di Zeus, Io, tramutata in vacca e perseguitata in un eterno viaggio da un assillo indomabile che la rende folle, giunge alla sua roccia e Prometeo le preannuncia le sue future peripezie, il fatto che alla fine la liberazione le sarà concessa, e la sorte della sua discendenza; infine Ermes prova, su incarico di Zeus, ad ottenere la rivelazione del segreto fatale, invano. Zeus quindi scaglia contro la vetta a cui Prometeo è incatenato un fulmine, in modo che il titano rimanga schiacciato sotto il suo peso. Il significato Iracondo, inflessibile, inesorabile, minaccioso, violento, ingrato: questo è Zeus, il padre degli dei, così lo vedono Prometeo e i personaggi che via via compaiono in scena. Egli sembra coincidere con l'immagine tradizionale del τυραννος che, proprio quando sta fondando la sua sovranità e sta costruendo un ordine gerarchico, non può tollerare nessuna disobbedienza, neppure da parte di chi lo ha aiutato nella scalata al potere. Il giovane dio olimpico sottomette gli dei antichi. È uno Zeus molto diverso da quello che abbiamo visto presupposto nell'Orestea, il dio depositario della giustizia, che guida gli uomini alla saggezza, il dio che presiede al trionfo degli dei dell'Olimpo Apollo e Atena su divinità arcaiche come le Erinni. D'altra parte, la vicenda di Prometeo si colloca in un tempo che sta alla notte dei tempi', prima che Zeus instaurasse il κοσμος, l'ordine, e prima dell'avvento di Dike; forse nel Prometeo liberato (secondo o terzo dramma della trilogia) dopo la riconciliazione tra il dio e il Titano, Zeus donava agli uomini proprio la Giustizia, che è il presupposto di qualsiasi società civile.
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