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Esempio di UDA - Metodologie e Tecnologie Didattiche della Storia, Appunti di Storia Moderna

UDA di storia moderna per l'esame Metodologie e Tecnologie Didattiche della Storia con Eleonora Belligni. Anno accademico 2022/2023. Valutazione 30/30.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 10/01/2024

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Scarica Esempio di UDA - Metodologie e Tecnologie Didattiche della Storia e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Ilaria Genovese 892422 Metodologie e tecnologie didattiche della storia – crediti percorso 24 cfu insegnamento scuola secondaria UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Nuovo Mondo”: scoperta e conquista CONTESTO SCOLASTICO L’UdA è indirizzata ad un pubblico frequentante il terzo anno di un liceo. La classe conta ventidue alunni, di cui due con DSA. MANUALE D’ADOZIONE Codovini G., Desideri A., Storia e storiografia. Per la scuola del terzo millennio. Volume 1B. Dalla nascita dello Stato moderno alla Rivoluzione inglese, D’Anna, Firenze, 2018. BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO ★ Capra C., Storia moderna (1492-1848), Le Monnier Università, Firenze, 2004 ★ Diamond J., Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, Torino, Einaudi Editore, 1998 ★ Musarra A., Processo a Colombo. Scoperta o sterminio?, Viareggio (Lucca), Edizioni La Vela, 2018. ★ Todorov T., La conquista dell’America. Il problema dell’altro, Torino, Giulio Einaudi Editore, 2014. CONTESTO STORICO Le scoperte geografiche fatte dagli europei tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento furono un fattore decisivo nella nascita del mondo moderno. Favorite dalla cultura rinascimentale e dallo sviluppo tecnico della navigazione, aprirono strade completamente nuove per i commerci e le conquiste europei. Indagare le ragioni che spinsero gli europei all’esplorazione del mondo ed evidenziare le caratteristiche e gli effetti della conquista è di fondamentale importanza per comprendere la supremazia esercita dall’Europa per oltre tre secoli. PREREQUISITI Conoscenze. ★ Conoscere la periodizzazione convenzionale della Storia; ★ Individuare i cambiamenti politico-istituzionali dell’Italia e dell’Europa nei secoli XIV-XV; ★ Individuare i cambiamenti culturali e politico-istituzionali introdotti da Umanesimo e Rinascimento; ★ Conoscere le ragioni del tramonto dei poteri universali. PROGRAMMAZIONE DELLE LEZIONI LEZIONE 1 Dal Mediterraneo all’Atlantico 10’ – Verifica dei prerequisiti 40’ – Lezione frontale 5’ – Apprendimento cooperativo 5’ – Assegnazione dei compiti LEZIONE 2 Cristoforo Colombo 5’ – Correzione dei compiti e confronto in classe sui dubbi emersi durante lo studio 30’ – Lezione frontale 20’ - Apprendimento cooperativo 5’ – Assegnazione dei compiti LEZIONE 3 Gli imperi coloniali e le civiltà amerinde 15’ – Confronto sui compiti 20’ – Lezione frontale 20’ – Apprendimento cooperativo 5’ – Assegnazione dei compiti LEZIONE 4 Dalla scoperta alla conquista 10’ – Correzione dei compiti e confronto in classe sui dubbi emersi durante lo studio 20’ – Lezione frontale 5’ – Dialogo con gli studenti 20’ – Lezione frontale 5’ – Assegnazione dei compiti LEZIONE 5 Globalizzazione e ripasso generale 10’ – Brainstorming 10’ – Lezione frontale 40’ – Apprendimento cooperativo LEZIONE 6 60’ – Verifica di apprendimento LEZIONE 1 Verifica dei prerequisiti (10’) Per ripassare il modulo precedente e per verificare che siano state acquisite le competenze necessarie alla comprensione dell’unità di apprendimento sulle scoperte geografiche del XV secolo, la docente pone le seguenti domande alla classe, facendo rispondere a volontari, non valutati. Nel caso fosse necessario, la docente integra le risposte date e chiarisce eventuali dubbi emersi. - Quali furono le cause che portarono alla nascita e allo sviluppo dell'umanesimo e del rinascimento? - Secondo la periodizzazione convenzionale della Storia, quando finisce il Medioevo e quando inizia l’Età Moderna? Risposte attese. - Principalmente le cause sono attribuibili alla crisi del Trecento, caratterizzato da guerre, epidemie e pestilenze. Da questo periodo uscì una società diversa, con un nuovo modo di intendere la vita, si aveva più fiducia nelle capacità dell'uomo, contrariamente al pensiero del Medioevo che sottolineava i limiti della natura umana e quanto il destino dell'uomo dipendesse quasi esclusivamente dal volere di Dio. Questa nuova visione metteva l'uomo al centro dell'Universo, riconosceva il valore dell'uomo in quanto tale, e non solo nel suo rapporto con Dio. Questo determinò un nuovo interesse per tutto ciò che riguardava l'umanità e la sua storia. A ispirare questo nuovo modo di pensare furono gli autori e le opere dell'antichità classica, le humanae litterae, fondamento della cultura umanistica. - La storia medievale è un periodo della storia che inizia con la caduta dell'impero romano d'occidente (476 d.C.) e si conclude secondo alcuni storici con la caduta dell'impero romano d'oriente/bizantino (1453 d.C.), secondo altri con l’arrivo di Colombo in America (1492). La storia moderna inizia da questi momenti e si conclude con i moti rivoluzionari del 1848, anche se questa periodizzazione non è accettata da tutti. Infatti, alcuni storici indicano la fine della storia moderna con la rivoluzione francese (1789 d.C.) o con il Congresso di Vienna (1815 d.C.). Lezione frontale (40’) Le immagini presenti indicano le slide proiettate. All’inizio della lezione, la docente chiede agli alunni di prestare particolare attenzione alla terminologia nuova e alle parole chiave che ricorrono più spesso, chiedendo di evidenziarle con un colore differente o di segnarle su un foglio a parte. I commerci con l’Oriente Alla fine del Quattrocento gli Europei costituivano soltanto una piccola parte della popolazione mondiale, ma ancora non lo sapevano; Cina, India e America erano ben più popolose dell’Europa. Per tutto il Medioevo la civiltà europea non fu la più sviluppata del mondo; la Cina era indubbiamente più progredita. Ma nel Quattrocento i rapporti stavano cambiando, e l’Europa si avviava a diventare la potenza tecnologicamente più avanzata: lo sviluppo tecnico fu, infatti, ciò che consentì all’Europa di scoprire per prima le altre parti del mondo, e di esercitare su di esse, per lungo tempo, il suo dominio. Le scoperte geografiche della fine del XV secolo ebbero origine dall’interesse degli Europei per l’Oriente, che già da secoli forniva all’Europa seta e spezie (soprattutto, pepe, cannella, noce moscata, zenzero e chiodi di garofano, indispensabili a quei tempi per la conservazione dei cibi e, in particolare, della carne). Figure 1 Via della Seta. Fonte Progetto Ipazia Dalla metà del XV secolo la situazione era molto cambiata, sia in Europa sia in Asia: infatti, l’impero mongolo, che aveva garantito la sicurezza dei commerci lungo la difficile e interminabile «via della seta» (e aveva, dunque, reso possibile i viaggi del mercante veneziano Marco Polo nel XIII secolo), si era frantumato, e quel percorso divenne impraticabile per i mercanti europei, che sarebbero facilmente caduti vittime di briganti o di lotte fra tribù. I commerci con l’Oriente non cessarono, e Genova e Venezia continuarono a portare sui mercati dell’Europa sete e spezie orientali. Ma i mercanti italiani non si arrischiavano più a inoltrarsi nelle terre asiatiche e si limitavano a trasportare in Europa merci acquistate nei porti del Mar Nero o dell’Asia Minore da mercanti musulmani. Il commercio con l’Oriente subì una nuova battuta d’arresto con la formazione dell’impero turco-ottomano in seguito alla caduta di Costantinopoli (1453), che segnò la fine dell’Impero d’Oriente. Occorreva dunque trovare una nuova via per il commercio con l’Asia. L’impero commerciale portoghese La ricerca di una nuova via per il commercio con l’Asia già da alcuni decenni era stata iniziata dal Portogallo, una delle nuove monarchie europee. I re del Portogallo, in particolar modo Enrico il Navigatore, figlio cadetto di Giovanni I, pensarono di trovare nuove ricchezze in Africa, che da tempo riforniva d’oro l’Europa; ma ben presto fu chiaro che questa terra in gran parte ancora sconosciuta non avrebbe fornito le grandi risorse desiderate. I sovrani portoghesi incominciarono allora ad accarezzare l’idea di raggiungere il ricco e favoloso Oriente via mare navigando intorno all’Africa. La previdenza dei sovrani portoghesi, che finanziarono parecchie spedizioni marittime lungo le coste dell’Africa, fu infine premiata. Nel 1487 il capitano Bartolomeo Diaz si accorse di aver doppiato (= superato) l’estremità meridionale dell’Africa, che egli chiamò «Capo delle Tempeste». Diaz non poté proseguire perché i suoi uomini, atterriti dalle burrasche, si rifiutarono di continuare la navigazione. Ma il re portoghese accolse con soddisfazione la notizia dell’impresa: volle che il Capo delle Tempeste si chiamasse Capo di Buona Speranza e continuò a finanziare i viaggi di esplorazione. Nel 1497 partiva da Lisbona, capitale portoghese, una nuova spedizione accuratamente preparata sotto il comando di Vasco da Gama. Questi riuscì a compiere il primo periplo dell’Africa e a raggiungere l’India nel maggio 1498. Nella Figure 2 Bartolomeo Diaz Figure 3 Vasco da Gama regolato da una barra, assai più efficace del tradizionale remo di manovra laterale. Dall’unione dell’esperienza dei marinai nordici e mediterranei nacque poi la caracca: una nave a due o tre alberi con vele quadre e vele latine, capace di trasportare grandi quantità di merci. Non era però adatta ai viaggi di scoperta, per i quali occorrevano imbarcazioni piccole, in grado di trovare rifugio anche nei fondali bassi o nelle foci dei fiumi. A queste esigenze rispondeva perfettamente la caravella, una nave piccola con una stazza (capacità di carico) di 90 tonnellate. Sui suoi tre alberi la caravella montava sia vele quadre, sia vele latine. Verso la fine del Cinquecento, gli Inglesi diventarono insuperabili sui mari anche grazie a un nuovo tipo di nave: il galeone. Sua caratteristica era la poppa tagliata; l’imbarcazione, di notevoli dimensioni, poteva ospitare trecento marinai e cento soldati, oltre a una quarantina di cannoni; aveva fiancate basse, grande stabilità, agilità nelle manovre e buona velocità. Tutte queste qualità rendevano il galeone assai adatto sia per scopi bellici, sia per fini commerciali. Apprendimento cooperativo e assegnazione dei compiti a casa (10’) Negli ultimi dieci minuti della lezione, la docente chiede di lavorare a coppie confrontandosi sulle parole evidenziate con il proprio compagno di banco. Insieme, dovranno ricercare nel testo o con l’ausilio autorizzato di dispositivi mobili il significato della terminologia nuova, redigendo un glossario che sarà successivamente condiviso con tutti i compagni, dando così vita a un dizionario storico di classe. Risposte attese. Vedi sottolineature. Infine, vengono assegnati i compiti a casa: studiare gli appunti e il manuale da pagina 110 a pagina 114; finire individualmente il glossario delle parole chiave. Leggere e studiare la scheda fornita dalla docente. LEZIONE 2 Correzione dei compiti a casa e confronto in classe sui dubbi emersi durante lo studio (5’) Lezione frontale dialogata (30’) All’inizio della lezione, la docente chiede agli alunni di ascoltare attentamente la spiegazione, provando a suddividere la lezione in capitoli e attribuendo per ciascun capitolo un titolo sintetico adatto. Il lavoro va svolto individualmente. La docente consegna agli alunni una scheda per la seconda parte della lezione. Cristoforo Colombo: ultimo uomo medievale o primo uomo moderno? Convenzionalmente la storiografia individua nel 1492, anno dell’arrivo di Colombo sulle coste del nuovo continente, l’anno di rottura tra un prima e un dopo, tra le due epoche che noi oggi chiamiamo Età Medievale e Età Moderna. Consci del fatto che nulla cambi così radicalmente da un giorno all’altro, gli storici sono tuttavia concordi nel scegliere questa data come la fine di un capitolo e l’inizio di uno nuovo, attribuendo a Cristoforo Colombo il ruolo di traghettatore tra queste pagine di storia. Quello che è bene sottolineare è che stiamo parlando di un processo già avviato prima del 1492 e sicuramente non concluso con Cristoforo Colombo: in tale evento possiamo però notare i tratti caratteristici di questo cambiamento sociale, economico e politico. Pertanto, la domanda scelta come titolo del paragrafo che stiamo analizzando è stata posta non con l’intenzione di trovare una risposta certa, netta e divisoria, bensì con la volontà di poter scovare nella figura di Cristoforo Colombo – a partire dalle interpretazioni storiografiche - quegli elementi ancora radicati e aggrappati all’età medievale e, al tempo stesso, di poter attribuire al navigatore – se possibile - tratti anticipatori della modernità. Per inquadrare il nostro personaggio è interessante mettere nero su bianco una comparazione tra Cristoforo Colombo e altri due protagonisti della penisola italiana ancora medievale di fine Quattrocento, contemporanei del genovese: Lorenzo de’ Medici e Girolamo Savonarola. I tre, sebbene siano vissuti nello stesso periodo e nemmeno troppo distanti geograficamente l’uno dall’altro, possono essere collocati in tre diverse caselle interpretative, dove ai due estremi inseriamo il Magnifico e Savonarola e al centro Colombo. Infatti, Lorenzo de’ Medici fu un grande visionario, uno dei primi uomini definiti storiograficamente moderni, con lo sguardo sempre rivolto al futuro, con una smisurata fiducia nel progresso, consapevole di star vivendo in un mondo in evoluzione che, purtroppo, non è ancora pronto ad accettare il cambiamento; al contrario, Girolamo Savonarola indossa tutte le vesti dell’uomo medievale, religioso, intimorito dalla scienza e da Dio, ancorato a un’idea di fede indiscutibile e incapace di stare al passo con i tempi. Posti i due estremi, noi possiamo inserire Cristoforo Colombo nella casella di mezzo, descrivendolo come un uomo avanguardista, disposto a lanciarsi nell’ignoto per inseguire la modernità e affidandosi alla sorte oltre che al suo dio; tuttavia, in lui è radicata ancora profondamente la religione, tanto è vero che, paradossalmente, “è un tratto di mentalità medievale che fa scoprire l’America a Colombo e gli fa inaugurare l’Età Moderna”1. Tzvetan Todorov sostiene, riferendosi al quel “tratto”, che l’ossessione dell’Ammiraglio per le crociate abbia giocato un ruolo decisivo nello spingere Colombo a mettersi in viaggio. Ricordiamo che il 1492 non è solamente l’anno in cui Cristoforo Colombo sbarca a San Salvador: infatti, nello stesso periodo, cade il Regno di Granada, cessa il dominio dei mori sulla penisola iberica, si conclude la Reconquista. Lo storico francese Jerôme Baschet, autore de La civiltà feudale, pone l’accento proprio su quest’ultima impresa, di cui non vede una fine netta con i fatti di Granada: la Conquista, secondo Baschet, altro non sarebbe che lo step successivo del disegno di espansione e unificazione che ha guidato per secoli la Reconquista. “La cristianizzazione degli Indiani prolunga e riproduce quella dei Mori di Granada, suo immediato preludio”, scrive lo storico francese2. “Possiamo dunque scorgere una 1 Todorov, La conquista dell’America, p. 15. 2 Jerôme Baschet, La civilisation féodale, Paris, Flammarion, 2004; traduzione italiana di Fulvia Cascella, Roma, Newton & Compton Editori, 2005, pp. 20-23 profonda unità tra un fenomeno tipicamente medievale come la Riconquista e un altro progetto, il viaggio verso l'Ovest e la conquista americana, generalmente considerato come fortemente moderno”. La data del 1492 non sarebbe dunque da intendere come punto di rottura; piuttosto, come un anello di congiunzione tra due epoche e, come appena visto, anche tra due grandi imprese per l’Europa di fine Quattrocento. Citando le parole del filosofo Francesco Lamendola: “historia non facit saltus”, la storia non fa balzi. Lamendola, che si schiera contro le “periodizzazioni occidentali di comodo”, non è d’accordo con l’individuare nel 1492 la fine del Medioevo, proprio perché la rottura non è stata così netta. Al contrario, secondo il filosofo, sarebbe più giusto attribuire alla rivoluzione scientifica l’avvio della modernità, per i cambiamenti che ha apportato sul piano della mentalità e della cultura e sul piano economico- sociale. Di conseguenza, tornando a Cristoforo Colombo, non gli riconosce tratti moderni o anticipatori di un mondo a venire. Scrive infatti: Ci piace immaginare Cristoforo Colombo come il campione della modernità, l'uomo nuovo che calpesta le superstizioni medievali e sfida l'ignoto al di là delle colonne d'Ercole, forte della sua scienza e della sua audacia tutta laica e immanente; ma un tale personaggio ha poco o niente a che fare con quel che sappiamo del vero Cristoforo Colombo, uomo dalla mentalità ancora tipicamente medievale. Per non dire, poi, che le Colonne d'Ercole erano state oltrepassate da un pezzo; che i Portoghesi si erano spinti lungo tutta la costa occidentale dell'Africa; che le Canarie e Madeira erano state scoperte, colonizzate e sfruttate già da molto tempo; e che i Vichinghi erano sbarcati nel Nord America già da alcuni secoli, tanto che in Groenlandia era stato costituito addirittura un vescovado, di pertinenza della Chiesa danese. Ce n'è d'avanzo per rivedere in maniera radicale le nostre idee correnti non solo sui limiti fra Medioevo ed Età Moderna, ma anche sui loro rapporti profondi e sulle influenze del primo sulla seconda che, per quanto possa dispiacere ai suoi celebratori, non rappresentò per niente uno stacco netto rispetto al passato, ma fu piuttosto una lenta, graduale trasformazione di esso3. Antonio Musarra riconosce invece a Colombo delle caratteristiche fortemente innovatrici e moderne. Nella prefazione del libro di Musarra, lo storico medievalista Franco Cardini sottolinea: “L’arrivo dell’Ammiraglio sulle sponde dell’isola di San Salvador è davvero ben scelto come data convenzionale della fine del Medioevo e della nascita della Modernità: perché ha obiettivamente segnato […] la fine della cultura fondata sull’auctoritas e l’avvio di un’altra, tipicamente appunto moderna e occidentale, impiantata sull’esperienza4”. Con tali parole, Cardini e Musarra fanno riferimento alla scuola medievale di pensiero di impronta aristotelica secondo la quale sarebbe stato folle insorgere contro gli antichi: la ragione umana poteva scoprire da sola la realtà. L’auctoritas, cultura dominante del Medioevo identificata negli studi di Aristotele, di Eratostene, di 3 Francesco Lamendola, Il 1492 segna l'inizio della modernità o è solo il prolungamento del Medioevo?, «Quaderni Culturali delle Venezie» - Rivista di informazione culturale indipendente a cura dell'Accademia Adriatica di Filosofia "Nuova Italia", http://www.accademianuovaitalia.it/media/com_form2content/documents/c3/a2825/f30/Il%201492%20%C3 %A8%20moderno%20o%20medievale.pdf, 31 dicembre 2017. 4 Musarra, Processo a Colombo, p. 8 La docente corregge le due domande assegnate per compito. Per suscitare un piccolo dibattito, chiede agli studenti se, partendo dalle fonti che hanno letto, sia giusto secondo loro voler rivedere l’arredo urbano delle nostre città abbattendo le statue di personaggi storici controversi che oggi non sono più rappresentativi della nostra società. Sottolinea, inoltre, che non ci sono risposte giuste o risposte sbagliate. In conclusione, chiede se ci sono delle domande o dei dubbi, per poi proseguire con la nuova lezione. Lezione frontale (15’) La logica del colonialismo Dall’arrivo in America nel 1492, i conquistadores spagnoli – nei quali era ancora vivissimo lo spirito di crociata della Reconquista, ulteriormente fomentato da leggende medievali su terre dorate e remote – si ritrovarono davanti dei soggetti percepiti subito come non bianchi, non civilizzati, pagani e ricchissimi di metalli preziosi. Sin dal primo incontro si possono dunque delineare quelle che saranno le colonne portanti della colonizzazione, nonché i tratti comuni di un processo altrimenti molto segmentato: l’evangelizzazione, l’ideologia schiavista e l’accumulazione di ricchezza. La concezione che l’uomo europeo aveva dell’indigeno americano, e che infuocò il dibattito intellettuale nel vecchio continente, era fondamentalmente quella di un essere inferiore. Da molti era considerato un subumano, da altri era riconosciuta la sua umanità, ma andava tutelato in quanto incapace di autogovernarsi e di arrivare autonomamente a un grado di civiltà superiore. Queste visioni influenzarono enormemente il comportamento dei coloni e furono alla base della legittimazione della conquista. La tradizione giuridica medievale sosteneva che i territori abitati da pagani erano da considerare terrae nullius, ossia delle “terre che non appartengono a nessuno” e di conseguenza a disposizione dello Stato Pontificio per essere evangelizzate. La congiuntura storica volle che, in quegli anni, il Papa fosse Alessandro VI – l’aragonese Rodrigo Borgia – il quale cedette quei territori d’oltremare ai sovrani spagnoli tramite le due bolle Inter Caetera del 1493. Divide et impera La vittoria di poche centinaia di uomini a cavallo, armati di fucili, contro migliaia di nativi, non può essere spiegata semplicemente con la superiorità tecnologica. E neppure con lo stupore paralizzante che questa destò, ad esempio, presso le popolazioni messicane, convinte che l’arrivo di Hernán Cortés e dei suoi uomini rappresentasse l’apparizione di Quetzalcoatl – divinità partita verso Oriente con la promessa di ritornare, proprio in quell’anno, per governare. La sottomissione di quei territori vasti e sconosciuti fu determinata soprattutto dall’alleanza di popolazioni locali con gli iberici contro i loro vicini rivali. È esemplare il caso dell’Impero Azteco, che aveva colonizzato in modo brutale i territori intorno alla Valle del Messico nei due secoli precedenti all’arrivo degli spagnoli: questi ultimi furono dunque accolti come un male minore, e fu il violento risentimento dei sudditi verso i colonizzatori (ed esattori) aztechi a permettere il trionfo degli spagnoli. Sin da questo primo collaborazionismo, la storia messicana e di tutto il subcontinente è stata accompagnata da una mescolanza di interessi, di sangue e di cultura tra iberici e locali – aprendo la porta a fenomeni nuovi quali il mestizaje, il sincretismo religioso e culturale, ma anche alle rivalità etniche caratteristiche di quelle realtà. Dalla scoperta alla conquista: il ruolo dei metalli preziosi Sin dal loro arrivo i conquistadores attestarono la presenza dell’oro, che costituì uno dei motori portanti della conquista sia per i singoli che per la Corona. Infatti, quella che doveva essere una semplice impresa commerciale – sulla scia di quanto fatto dai vicini portoghesi in Africa – ben presto assunse tutto un altro carattere: la quantità di risorse e di anime da convertire (o da usare come forza-lavoro) spronarono gli spagnoli ad andare oltre l’instaurazione di stazioni commerciali. Il mercato indigeno, vista la mancanza di un alto valore di scambio attribuito ai metalli preziosi, non ne aveva sviluppato un commercio cospicuo. Dunque, per poter accumulare ricchezze soddisfacenti, occorreva stabilire insediamenti sul territorio, trovare i giacimenti e adoperare la manodopera disponibile per l’estrazione. Fu così che ebbe inizio l’opera di conquista e, in seguito, di colonizzazione – in un primo tempo confinata alla zona delle Antille. Le isole, però, si rivelarono deludenti dal punto di vista delle risorse minerarie. Per di più, le popolazioni locali iniziarono a diminuire drasticamente a causa della loro vulnerabilità alle malattie trasportate dagli europei – il cosiddetto choc microbico – e dello sfruttamento che subivano. L’apertura verso la terraferma avvenne dunque come conseguenza di questi fenomeni. Nel 1519, la spedizione di Hernán Cortés approdò sulle coste messicane e nel giro di due anni sottomise l’Impero Azteco e i suoi vassalli; mentre, nel 1532, la spedizione di Francisco Pizarro giunse ai piedi delle Ande, iniziando a far oscillare l’Impero Inca. Nel giro di un decennio vennero scoperte le miniere di argento di Potosí, nell’attuale Bolivia, e quella messicana di Zacatecas, che furono tra i punti cardine dell’occupazione spagnola. Intorno alle miniere si costituirono i grandi centri urbani della colonia, che per il loro sviluppo poterono contare sulla presenza di popolazioni cospicue in coincidenza dei territori degli Imperi precolombiani. Si stima che, nella prima metà del XVII secolo, Potosí raggiunse i 165,000 abitanti, diventando così la città più popolata al mondo – per poi essere ciclicamente abbandonata durante i crolli del valore del metallo. “È la città che più ha dato al mondo e che meno possiede”: questa testimonianza di un abitante della città illustra bene il ruolo dell’argento americano nell’arricchimento dell’Europa, e il simultaneo impoverimento degli indigeni. Apprendimento cooperativo (20’) La docente divide la classe in tre gruppi, attribuendo a ciascun gruppo una civiltà amerinda (maya, inca, atzeca) e chiede loro di effettuare una ricerca sulla civiltà assegnata. Il materiale può essere prodotti con mezzi e strumenti a scelta libera dagli alunni. Risultati attesi. - Impero Inca. L’Impero inca è stato il più vasto impero precolombiano del continente americano. La sua esistenza va dal XIII secolo fino al XVI secolo e la sua capitale fu Cuzco, nell’attuale Perù. Gli Inca unificarono, conquistando o annettendo pacificamente, la maggior parte dei territori occidentali dell’America del Sud. Ad ogni popolo conquistato venivano imposti l’idioma e la religione dell’Impero. A loro volta, gli Inca si arricchivano della cultura dei popoli annessi. La società inca, nella fase imperiale, era suddivisa in classi sociali distinte e determinate. All’apice della costruzione piramidale risiedeva l’inca supremo, garante del legame con le forze celesti che presiedevano alla continuità dell’impero. Seguivano i sacerdoti che erano visti come gli interpreti del volere delle divinità. Gli altri componenti della classe dominante, genericamente appellati "inca", i nobili o i signori, erano preposti alla conduzione delle strutture imperiali. I "curaca", i capi delle etnie conquistate, mantenuti nel loro potere, erano i responsabili del potere esecutivo nelle singole province. Il popolo, infine, in cui si raggruppava la massa complessiva dei sudditi, forniva la necessaria manodopera per la sopravvivenza dell’intero sistema. In epoca tarda si manifestò la nascita di una classe ulteriore: quella degli "yanacona", i servi particolari dei signori, a metà strada tra la condizione di servitù e quella di inservienti, anche di alto livello. L’Inca supremo, detto Qhapaq inca, ovvero signore assoluto, godeva di altri appellativi. I suoi sudditi erano soliti rivolgersi a lui chiamandolo "Sapa Inca", unico signore, ma anche "Intip Churin", figlio del Sole o "Guaccha Cconcha", protettore dei poveri. Il suo potere era assoluto e godeva di prerogative che rispecchiavano la sua presunta origine divina. Il fulcro delle armate imperiali era rappresentato dall’esercito. Si trattava di una massa composita divisa per etnie e comandata ciascuna dai propri capi, ma coordinata dallo stato maggiore degli Inca e, in casi particolari, diretta dall’Inca supremo in persona. Ogni schiera conservava i propri colori e si adornava degli usuali emblemi di guerra dando all’insieme un’immagine pittoresca e variegata che, data la moltitudine delle unità impiegate, impressionava qualunque avversario. La conquista dell’impero inca è avvenuta nei primi decenni del Cinquecento per mano degli avventurieri spagnoli, detti Conquistadores, che con un colpo di mano riuscirono a cancellare un impero vasto e consolidato. Lo scontro decisivo, avvenuto nella piazza principale di Cajamarca, Intorno alle piantagioni si creò una stratificazione sociale che rispecchiava quella più ampia delle società americane: i proprietari erano bianchi, gli impiegati e uomini di fiducia erano mulatti o meticci, e gli schiavi erano neri o indigeni. I ceti sociali del Nuovo Mondo erano prettamente collegati al colore della pelle, e questa correlazione è tuttora valida. L’organizzazione territoriale e amministrativa Per quel che riguarda il resto dei terreni coltivabili, questi furono organizzati secondo una logica feudale: la Corona li assegnava ai conquistadores meritevoli, insieme ai rispettivi abitanti autoctoni, i quali dovevano ricambiare con il lavoro al servizio offerto dai loro proprietari, ossia l’evangelizzazione. Questo sistema, chiamato encomienda, fu responsabile di gran parte dello sfruttamento delle popolazioni americane, e contribuì al crollo demografico. Proprio per preservare la popolazione locale, la Corona in seguito vietò questo istituto, ma esso si protrasse lontano dal controllo regio; e là dove non sopravvisse, la tratta degli schiavi colmò la perdita della forza-lavoro non stipendiata. Potremmo dire che, in un certo senso, il sistema dell’encomienda si è successivamente tramutato nel fenomeno del latifondo che ancora oggi permea la realtà latinoamericana. Il governo di queste articolate realtà era affidato a una complessa macchina burocratica, la quale rispondeva a un re lontano migliaia di chilometri che non mise mai piede in quei possedimenti. L’estensione del territorio – e soprattutto la lontananza dal centro di controllo – innescarono dei fenomeni di illegalità, di predilezione degli interessi personali, di formazione di poteri paralleli e di corruzione che misero radici in quelle realtà. Oltre all’organizzazione secolare, il controllo di vaste aree si sviluppò intorno all’istituto della parrocchia, con il conseguente arricchimento della Chiesa e degli ordini religiosi che vivevano della terra. Il successo di questi fu determinato dal fatto che erano gli unici istituti che le popolazioni non percepivano come totalmente estranei: la religione cattolica fu il pilastro dell’unità di un territorio e di una società altrimenti frammentati. Un esempio importante fu l’ordine dei gesuiti, che si avventurò nell’entroterra ancora scarsamente esplorato ed instaurò nella zona del Paraguay le cosiddette riduzioni di indigeni – che rappresentarono un successo socio-organizzativo notevole, nonché motivo di scontri con le altre forme di potere. L’economia del Nuovo Mondo La concentrazione sui circuiti di estrazione e di coltivazione e l’importazione esclusiva di prodotti manifatturieri dalle metropoli furono un disincentivo quasi totale allo sviluppo di quelle produzioni in loco. Il ruolo delle colonie americane divenne quello di esportatrici di materie prime verso i mercati europei. La Spagna instaurò una rete commerciale in cui le colonie erano complementari e non concorrenziali al suo mercato. Ogni regione si identificava con quello che produceva, e produceva ciò che il mercato europeo si aspettava. Gli echi di questo sistema si possono ancora oggi percepire. Le materie prime arricchirono notevolmente il Vecchio Continente, portandolo verso la Rivoluzione Industriale. Per concludere questo rapido excursus sui tratti salienti della colonizzazione dell’America latina, possiamo citare Eduardo Galeano che – parlando proprio di epoca coloniale – ne enunciò l’effetto attualmente ancora più visibile: “i paesi sviluppati dei nostri giorni si sviluppavano; i paesi sottosviluppati gettavano le basi del loro sottosviluppo”. Dialogo con gli studenti (5’) La docente interrompe la spiegazione per chiedere se ci sono domande o dubbi. Laddove presenti, prova a rispondere per chiarire le perplessità. Lezione frontale (20’) Il commercio triangolare Il circuito del commercio triangolare si basava sulla sproporzione di forze tra la madrepatria e le colonie. I Paesi europei importavano materie prime e metalli preziosi (oro e argento) dalle colonie americane, le lavorava e le esportava come prodotti finiti alle colonie stesse. A questo collegamento tra America ed Europa si aggiunse presto quello dell’Africa, perché per le coltivazioni intensive di materie prime c’era bisogno di manodopera schiavile. In un primo momento, sul finire del XV secolo, le popolazioni indigene furono sfruttate dagli Spagnoli e dai Portoghesi. La loro costituzione, però, non sembrava adatta ai lavori pesanti, oltre a ciò i massacri che hanno subito e alle malattie importate dagli Europei ne hanno decimato la popolazione. Così fu importata Figure 6 Commercio triangolare manodopera dalle coste africane, utilizzata nelle piantagioni e nelle attività di estrazione. Le mete principali erano il Mar dei Caraibi e il Sud America. Per sintetizzare il commercio triangolare: l’Europa vendeva armi, tessuti e manufatti negli stati africani in cambio di schiavi, gli schiavi venivano trasportati in America per lavorare nelle piantagioni, dalle quali ricavavano metalli preziosi, caffè, zucchero, cotone, tabacco e cacao. La tratta degli schiavi La schiavitù è un sistema economico e sociale in cui un uomo appartiene a un altro uomo. I due fenomeni son legati, ma diversi: la tratta esiste in funzione della schiavitù, mentre la schiavitù può esistere anche senza tratta. Il commercio di schiavi africani non era una novità, già dal X secolo era praticato dai mercanti Arabi tra la zona subsahariana e il Nord dell’Africa. Anche il Portogallo, mentre organizzava spedizioni per circumnavigare l’Africa, vi stabilì basi commerciali ed entrò nel commercio schiavile africano, seguiti poi dalla Spagna. Gli Europei non catturavano materialmente le persone schiavizzate, queste potevano essere vittime di razziatori africani o Arabi o potevano essere finiti in schiavitù per condanne o debiti. Dalle zone interne i prigionieri erano condotti alle aree costiere, dove poi venivano scambiate per i tessuti e manufatti. La zona del Golfo di Guinea venne ribattezzato “Golfo degli Schiavi” proprio per la grande quantità di schiavi che vi ci si poteva trovare. Dopo essere stati acquistati in Africa gli schiavi dovevano attraversare l’Atlantico e proprio durante la traversata un percentuale altissima perdeva la vita, anche per via delle condizioni disumane del trasporto: navi con capienza di 450 persone ne trasportavano 600, gli schiavi venivano fatti sedere “a incastro”, per sfruttare al massimo lo spazio disponibile, la dieta era povera e c’era scarsità di acqua potabile. Spesso scoppiavano malattie che si propagavano facilmente negli esigui spazi sovraffollati, causate o dalla malnutrizione (dissenteria, scorbuto), per l’infettarsi dalle piaghe delle frustate, oppure si moriva per disidratazione. Assegnazione dei compiti (5’) Studiare gli appunti e il manuale fino a pagina 147. LEZIONE 5 Brainstorming (10’) La docente scrive sulla LIM la parola globalizzazione, chiedendo agli alunni di dire liberamente, ad alzata di mano, tutte le parole che potevano ricollegare a essa. La docente sottolinea che non ci sono risposte giuste o risposte sbagliate, e invita gli studenti a ragionare anche su termini usati nel corso delle ultime lezioni. La docente scrive, intorno alla parola globalizzazione, tutte le parole suggerite dagli alunni. Esercizio 3. Completa il testo inserendo i termini o le espressioni mancanti. Un punto per ogni risposta esatta. Il circuito del ___________ __________ si basava sulla sproporzione di forze tra la madrepatria e le colonie. I Paesi europei importavano materie prime e metalli preziosi (oro e _______) dalle colonie americane, le lavorava e le esportava come prodotti finiti alle colonie stesse. A questo collegamento tra America ed Europa si aggiunse presto quello dell’Africa, perché per le coltivazioni intensive di materie prime c’era bisogno di manodopera schiavile. In un primo momento, sul finire del _______ secolo, le popolazioni indigene furono sfruttate dagli Spagnoli e dai Portoghesi. La loro costituzione, però, non sembrava adatta ai lavori pesanti, oltre a ciò i massacri che hanno subito e alle ________ importate dagli Europei ne hanno decimato la popolazione. Così fu importata manodopera dalle coste africane, utilizzata nelle piantagioni e nelle attività di estrazione. Le mete principali erano il Mar dei Caraibi e il Sud America. Per sintetizzare il commercio triangolare: l’__________ vendeva armi, tessuti e manufatti negli stati ____________ in cambio di schiavi, gli schiavi venivano trasportati in ____________ per lavorare nelle piantagioni, dalle quali ricavavano metalli preziosi, caffè, zucchero, cotone, tabacco e cacao. (commercio triangolare – argento – XV – malattie – Europa – africani – America) Esercizio 4. Spiega in modo sintetico (3 righe massimo) il significato delle seguenti espressioni. Un punto e mezzo per ogni risposta esatta. Caravella Una nave piccola con una stazza di 90 tonnellate. Sui suoi tre alberi la caravella montava sia vele quadre, sia vele latine. E’ adatta ai viaggi di scoperta per le sue dimensioni contenute. Encomienda Istituzione spagnola in base alla quale gli abitanti di un villaggio erano affidati a un colono spagnolo cui spettava il compito di proteggerli e cristianizzarli in cambio della riscossione di tributi in natura o in forma di lavoro obbligatorio non retribuito. Colonialismo Politica di conquista di territori e risorse (materiali e umane) attuata dalle potenze europee a partire dal XV secolo. Iconoclastia L’iconoclastia è un termine che, rifacendosi alla dottrina bizantina, è anche usato per indicare le proteste antirazziste e anticolonialiste degli ultimi anni, che hanno abbattuto statue e raffigurazioni di personaggi storici colonizzatori. Esercizio 6. Rispondi nello spazio di massimo 15 righe. Ogni domanda ha un punteggio massimo di sei punti. a. Descrivi il terzo viaggio di Cristoforo Colombo nelle Americhe Il terzo viaggio ha inizio il 30 maggio 1498. La novità geografica di questo viaggio è che Cristoforo e suoi marinai capiscono di essere arrivati a un passo dalla terraferma. Ciononostante, le spiegazioni scientifiche lasciano spazio alla fede, per cui Colombo si aggrappa all’idea di essere giunto al Paradiso Terrestre. Il malcontento dei nativi ha intanto reso impossibile ogni forma di rapporto pacifico tra colonizzatori e colonizzati. Il compromesso organizzativo, che avrà forti ripercussioni sulle strutture economiche e sociali delle Americhe post-colombiane, è l’istituzione del repartimiento, la concessione di un territorio ai coloni che porrà le basi per le future encomiendas. Le lamentele, gli scontri e le violenze tuttavia proseguono e arrivano sino all’orecchio degli spagnoli, i quali iniziano a condannare più aspramente gli atteggiamenti di Cristoforo Colombo. I sovrani decidono di aprire un’inchiesta e di affidarla a Francesco de Bobadilla, giudice e nuovo Governatore delle Indie, il quale libera i nativi ribelli e imprigiona Colombo e il figlio. Seguono le scuse della regina Isabella e la liberazione dei Colombo, ma le accuse permangono così come la loro necessità di difendersi da esse. b. Quali sono le conseguenze sociali dell’arrivo degli europei nelle Americhe? La prima conseguenza sociale fu l’emigrazione in America da parte dei conquistadores spagnoli che volevano espandere il loro territorio; famiglie in stato di povertà che cercavano lavoro; fuggitivi perseguiti per cause religiose che volevano la libertà. La seconda fu la scoperta da parte degli europei dell’esistenza dei “selvaggi” americani: Maya, Incas e Aztechi, che in seguito andarono incontro all’estinzione quasi totale delle loro popolazioni, sia per le malattie importate dagli immigrati europei, sia a causa della conseguente schiavizzazione e costrizione ai lavori forzati, spesso mortali per gli indigeni. La terza conseguenza fu la crescita dell’importanza della borghesia, ai danni della nobile aristocrazia, che aveva come entrata di denaro solo la coltivazione dei propri terreni. La quarta fu l’inizio della deportazione forzata degli africani allo scopo di aumentare la scarsa manodopera nel Nuovo Mondo. GRIGLIA DI VALUTAZIONE TIPO DI ESERCIZIO PUNTEGGIO DOMANDA RISPOSTA MULTIPLA Da 0 a 1 punto: 0 punti: risposta errata o mancante; 1 punto: risposta corretta VERO/FALSO 0 punti: risposta errata, mancante o senza correzione; 0,5 punti: risposta corretta, ma motivazione parziale o incompleta; 1 punto: risposta corretta e motivazione completa TESTO A BUCHI Da 0 a 1 punto: 0 punti: risposta errata o mancante; 1 punto: risposta corretta DEFINIZIONI (massimo 3 righe) Da 0 a 1,5 punti: 0 punti: risposta mancante o non pertinente; 1 punto: risposta corretta, ma incompleta; 1,5 punti: risposta corretta e completa DOMANDE APERTE (massimo 15 righe) Da 0 a 6 punti: 0 punti: risposta assente 1 punto: risposta errata, incompleta, priva di connessioni causali; 2 punti: risposta errata 3 punti: risposta corretta, ma incompleta e contenente imprecisioni; 4 punti: risposta corretta e completa, ma contenente imprecisioni; 5-6 punti: risposta corretta, completa e precisa. La scelta fra 5 o 6 punti dipenderà dalle informazioni in più che verranno fornite: date, nomi, luoghi, ecc. PUNTEGGIO TOTALE 32 PUNTI CONVERSIONE IN DECIMI 31-32 10 29-30 9 26-28 8 23-25 7 19-22 6 15-18 5 0-14 4
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