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Esercitazione per esame di stato, Esercizi di Italiano

Esercitazione per esame di stato

Tipologia: Esercizi

2016/2017

Caricato il 20/09/2017

enrico-rinaudo
enrico-rinaudo 🇮🇹

3.7

(9)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Esercitazione per esame di stato e più Esercizi in PDF di Italiano solo su Docsity! Saggio breve I cantautori sono poeti? La poesia è eterna, la musica cambia con le generazioni. Bisogna ammettere che la poesia è un qualcosa d’ineguagliabile, quasi di divino. E’ assai difficile, a mio modesto parere, riuscire a trovare una canzone, anche se si scegliesse un testo dell’immenso Bob Dylan o uno di Bon Jovi, che susciti emozioni forti quanto quelle di una poesia. La poetica nasce dal cuore, dall’anima e di solito per riuscire a diventare un poeta con la p maiuscola bisogna aver realmente vissuto gli attimi poi descritti nella propria poesia; al contrario, soprattutto nei giorni nostri, per diventare un cantate di successo non serve scrivere dei testi mozzafiato o strappalacrime, basta solamente raccontare qualcosa di quotidiano, che sia l’amore adolescenziale o le difficoltà della vita che accomunano tutti noi, e accompagnarlo con della musica orecchiabile. Una poesia viene letta, ammirata e studiata, una canzone viene solamente ascoltata per la sua melodia e sono più che sicura che nessuno di noi si sia mai messo a riflettere sulle parole contenute in un testo di una canzone. Ad avvalorare la mia tesi vorrei riportare all’attenzione ciò che venne scritto il 13 maggio del 2006 in “La Stampa- Tuttolibri” da G.L. Beccaria: “Coi cantautori l’attenzione si sposta, […] sulle parole, e la musica spesso si limita ad accompagnarle.” “Ma De André non è Montale” questo era il titolo dato dal linguista nato a Costigliole Saluzzo e da ciò già si può evincere il contenuto del suo scritto. Io non posso far altro che concordare con lui e, infatti, analizzando la poesia “Meriggiare pallido e assorto” scritta da Eugenio Montale, edita nel 1984 a Milano da Mondadori, che ruota attorno al tema dell'impossibilità della parola poetica di raggiungere la dimensione dell’oltre, e la canzone “Creuza De mä” di Fabrizio De Andrè scritta in genovese, il dialetto delle sue terre, che è incentrata sulla figura dei marinai, e sulle loro vite da eterni viaggiatori e racconta appunto di un ritorno notturno dei marinai a riva, quasi come estranei di tutto un mondo a cui sanno di non appartenere, si evince che, seppure i testi dello stimatissimo cantautore italiano non abbiano nulla da invidiare alle poesia dei più famosi poeti, senza l’accompagnamento musicale la canzone perde parte di se, oserei dire che quasi si snatura. A concordare con me c’è sempre lo stesso linguista di origini nostrane che scrive: “Dagli anni Settanta in poi si comincia a discutere sulla dignità letteraria della canzone, a molti sembra (da Bob Dylan a De Gregori) che la canzone possa coprire per i tempi attuali quel “bisogno di poesia” che è proprio del genere umano. I testi dei cantautori cominciano a trovare ospitalità nelle antologie scolastiche. Ma la canzone è adatta alla sola lettura, come la poesia? De André ci ha dato, è vero, testi memorabili. Però non sono, alla sola lettura, più grandi di quelli di Saba, di Montale o di Sereni. Soltanto con la musica e il canto raggiungono la loro alta efficacia.” Tuttavia non sarebbe giusto non menzionare l’altra corrente di pensiero; quella totalmente opposta alla mia. Come si può dedurre da quanto scritto da M. Magri, V. Vittorini in “Tre. Storia e testi della letteratura, 3”, edito da Paravia a Torino nel 2006, la poesia “Città vecchia” di Umberto Saba, pubblicata nel 1988 a Milano da Mondadori e il testo della canzone “La città vecchia” di Fabrizio De André, sebbene l’una appartenga alla sfera poetica e l’altra a quella musicale, non sono poi così dissimili tra loro. In “Storia e testi della letteratura, 3”, si legge: “Abbiamo visto come Saba canti la città di Trieste, in particolar modo ne componimento Città Vecchia. A distanza di 1
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