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Esercitazione su domande e risposte dell'esame di Storia Contemporanea, Guide, Progetti e Ricerche di Storia Contemporanea

Esercitazione di domande e relative risposte (svolte con l'ausilio di libri e appunti) sull'esame di storia contemporanea

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2018/2019

Caricato il 27/03/2022

Elena_Delsarto
Elena_Delsarto 🇮🇹

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Scarica Esercitazione su domande e risposte dell'esame di Storia Contemporanea e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Possibili domande esame storia contemporanea 1 Età della restaurazione unità 8 libro 2 2 Moti degli anni 20-30 unità 9 3 unificazione italiana unità 11 4 unificazione tedesca unità 11 5 imperialismo unità 16 6 prima guerra mondiale unità 4 libro 3 7 fascismo e nazismo a confronto unità 7-9 8 i segreti del successo dei regimi fascisti 9 fascismo e comunismo a confronto 10 la crisi del 29 Pag circa 80 e 208 unità 8 11 il 900 come secolo dell’asia pag. 82 12 la seconda guerra mondiale pag 84 unità 11 13 il ruolo delle resistenze durante a seconda guerra mondiale pag 96/97 14 la questione d’oriente nell’800 pag.102 15 rapporto tra impero ottomano e europa a inizio 800 pag 106 16 età dell’oro dopo la seconda guerra mondiale pag 115 17 guerra fredda pag 118 unità 12 18 guerra del vietnam pag 127 19 la decolonizzazione pag 130 unità 13 20 emergenza profughi del dopoguerra pag 138 21 il medio oriente nell’età contemporanea pag 147 22 conflitto arabo israeliano pag 151 23 italia repubblicana ( periodizzazione, il centrismo e De Gasperi) pag 167 unità 15 24 come mai gli anni 70 sono detti anni contraddittori pag 175 25 gli anni 80 italiani come fine del secolo breve pag 176 26 il 68 autunno caldo,rivolte del 68 pag 179-192 27 crisi economiche e crisi finanziarie del passato e contemporanee a confronto pag. 202 28 crisi del 2007 e 2008 pag 213. Domande di ragionamento - chiarisci le ragioni per le quali la crisi del 29 negli stati uniti ebbe gravi ripercussioni anche in Europa e con quali conseguenze pag. 284 libro 3 - quali sono i passaggi politici che portarono la germania dalla repubblica di waimar al regime fascista pag 328 libro 3 INDICE LIBRO 2 E 3 ( inizio libro) INDICE APPUNTI -periodizzazione dell’età contemporanea pag 1 - la duplice rivoluzione pag5 - l’età della restaurazione, il 48, unificazione italiana e tedesca pag 15 - italia e germani a prima dell’unificazione pag 24 - il conflitto sociale 1840-1900 pag 26 - l’età dell’imperialismo pag 34 - il caso dell’imperialismo italiano pag 42 - la grande guerra, prologo, temi e cronologia pag 52 - democrazia e fascismi pag 64 - il dibattito sul totalitarismo pag 70 - verso la catastrofe pag 80 - la seconda guerra mondiale pag 84 - la questione d’oriente nel lungo 800 pag 102 - antisemitismo e razzismo in europa, rappresentazioni e stereotipi pag 112 - dopo la seconda guerra mondiale 115 - la guerra fredda pag 117 - guerra del vietnam pag 127 - decolonizzazione pag 130 - dopo guerra, la crisi dei rifugiati in europa, profughi ebrei e israeliani pag 138 - uno sguardo sul medio oriente nell’età contemporanea pag 147 - oltre cortina : il comunismo pag 155 - italia repubblicana pag 167 - la secolarizzazione e la chiesa cattolica pag 184 - il 68 globale pag 192 - crisi economiche e finanziare, prospettiva di lungo periodo pag 202 1.Parla dell’età della Restaurazione. 1. Durante l’epoca della Restaurazione (1815-1830) c’è stato il tentativo di restaurare il sistema antecedente alla Rivoluzione, fatto impossibile poiché questa apportò cambiamenti sociali, politici, ideologici e militari non eliminabili. In virtù di ciò tra il 1814 e il 1815 si riunì il Congresso di Vienna per trovare delle soluzioni che tenessero conto dei cambiamenti della Rivoluzione e che sancì il riordino dell’Europa secondo il principio di legittimità (i legittimi sovrani tornano al trono) e di equilibrio (nessuno Stato è egemone, quindi i confini vengono ridisegnati). I nuovi confini europei vedono dunque il ritorno dei legittimi sovrani sui vari troni europei (ad esempio i Borbone in Spagna, i Savoia nel Regno di Sardegna, i Braganza in Portogallo) e una nuova situazione geopolitica: l’Olanda e il Belgio formano il Regno dei Paesi Bassi; la Russia viene ad essere formata da Polonia, Finlandia e Bessarabia; Gran Bretagna e Irlanda formano il Regno Unito. La politica interna delle varie potenze durante questa epoca presenta scelte eterogenee: in Francia Luigi 18 concede la Carta costituzionale mantenendo l’ordinamento politico napoleonico; Parma e Toscana adottano soluzioni moderate, mentre Sardegna e Modena scelgono lo smantellamento dell’apparato napoleonico. La politica estera invece è basata sul principio d’intervento, che prevede la repressione di ogni insurrezione liberale o nazionale al fine di evitare il rischio di una nuova rivoluzione. Si creano così più alleanze: la Santa Alleanza (1815, Austria, Prussia, Russia), la Quadruplice Alleanza (1815, Austria, Prussia, Russia e Gran Bretagna), la Quintuplice Alleanza (Austria, Prussia, Russia, Gran Bretagna e Francia). In questo periodo inoltre, si affermano nuove ideologie politiche, le più importanti tra le quali sono il liberalismo (libertà individuale per raggiungere la felicità, potere dello stato illimitato e divisione dei poteri, Stato garante della libertà di opinione, stampa, espressione, il quale non interviene nell’economia ed è neutrale anche nelle ingiustizie sociali in quanto derivare da cause naturali, suffragio non universale ma censitario); il pensiero democratico (regime fondato sulla sovranità del popolo, con suffragio universale, potere dello stato limitato e rappresentativo, istruzione garantita a tutti per poter permettere la partecipazione politica, lo Stato deve intervenire con atti a favore dei più poveri nelle questioni sociali poiché la disuguaglianza è data da cause sociali; il pensiero socialista (società fondata sulla giustizia sociale e l’equità, in cui la proprietà privata deve essere limitata o abolita in quanto causa di disuguaglianza sociale, in cui lo stato si fa carico della della giustizia sociale e controllore delle risorse economiche al fine di evitare una distribuzione non equa di queste ultime.) 2. I moti degli anni ’20 e ‘30 2. A partire dagli anni ’20 ci fu un’ondata rivoluzionaria che partì dalla Spagna (dove l’esercito costrinse Ferdinando 7 a ristabilire la Costituzione di Cadice) e si espanse in tutta Europa: in Portogallo, dove Giovanni 6 concesse una Costituzione simile a quella spagnola; in Piemonte dove alcuni speravano che Vittorio Emanuele concedesse una Costituzione mentre altri sia affidavano a Carlo Alberto detto “re tentenna” che sembrava volerla concedere e che fu al potere come reggente di Carlo Felice, fratello del re e da questo prescelto. Carlo Alberto concesse la costituzione ma poi dell’oppio tra il 1842 e il 1860, così chiamate perché determinate dal rifiuto cinese di importare l’oppio. Le varie potenze approfittarono della crisi dell’Impero cinese per occuparne alcune zone. Una rivolta condotta dalla società segreta xenofoba dei Boxers venne sedata da un contingente internazionale: ormai la sovranità del governo imperiale era limitata. A fine Ottocento, gli Stati Uniti abbandonarono l’isolazionismo ed entrarono nella competizione imperialista, puntando non alla conquista territoriale ma all’egemonia economica. Il loro primo obbiettivo fu l’America Latina. 6. La prima guerra mondiale. Le cause della prima guerra mondiale sono di vario tipo: politiche poiché esistevano due blocchi contrapposti (la Triplice alleanza tra Germania, Austria e Italia, e la Triplice Intesa tra Francia, Gran Bretagna e Russia). I francesi covavano un desiderio di rivincita sui tedeschi, i Balcani erano contesi tra Austria e Russia e l’impero ottomano era in crisi. Le cause di tipo economico erano legate alla presenza di potenze industriali in Germania e Gran Bretagna, rivali sul piano economico ma anche in relazione alle colonie. Le cause militari con una politica militarista e la corsa agli armamenti. Le cause culturali con il nazionalismo e la guerra considerata una lotta per la sopravvivenza delle nazioni. Si ha poi la famosa “causa occasionale” del 28 Giugno 1914 quando l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, venne ucciso a Sarajevo da un nazionalista serbo. Il fatto offrì all’Austria l’occasione di risolvere la questione balcanica. Il 28 Luglio 1914 infatti dichiarò guerra alla Serbia. Le alleanze entrarono subito in gioco e si passò a una guerra europea nella quale la Germania dichiarò guerra a Russia e Francia seguita dall’intervento della Gran Bretagna. I tedeschi avevano previsto una guerra di movimento, ma nell0autunno, dopo la grande battaglia della Marna, si passò alla guerra di posizione: i due eserciti bloccati sul fronte occidentale di 800 km, scavarono le trincee per difendersi dall’attacco nemico. Anche sul fronte orientale tra Russi e Tedeschi si giunse a una situazione di stallo. Il 31 ottobre la Turchia entrò in guerra contro l’Intesa. Nel 1914 l’italia si dichiarò neutrale: la triplice alleanza era valida in caso di guerre difensive, mentre in questo caso erano state Germania e Austria ad attaccare. Nel paese si aprì un dibattito sulla necessità di intervenire o meno a fianco dell’Intesa. I neutralisti erano la maggioranza, tra liberali, socialisti e cattolici. Gli interventisti invece erano una minoranza meno attiva. Nonostante ciò, il governo italiano senza interpellare il parlamento stipulò in segreto il Patto di Londra con l’Intesa: L’Italia sarebbe entrata in guerra entro un mese e in caso di vittoria avrebbe avuto vari territori tra i quali le terre irredente. Il 3 Maggio 1915 l’Italia uscì dall’Alleanza e il 24 Maggio venne dichiara guerra all’Austria. L’esercito italiano era male armato, poco preparato e guidato dal dispotico Cadorna. Nel giugno del 1916 gli austriaci sfondarono le linee italiane, difficili da difendere, e occuparono Asiago, ma dovettero fermarsi per respingere i russi sull’altro fronte. Cadorna contrattaccò e liberò Gorizia. Nel 1915 la situazione fu favorevole per gli imperi centrali e nel 1916 nelle battaglie di Verdun e sulla Somme l’Intesa riuscì a impedire il crollo del fronte francese e l’esercito russo ebbe la meglio sugli austriaci. Per porre fine al blocco economico imposto dalla Gran Bretagna, la Germania attaccò la flotta inglese nella battaglia dello Jutland. Nonostante tutto, il dominio del mare restò agli inglesi. La Grande guerra si caratterizzò per l’inferno delle trincee ma anche per la tecnologia avanzata e al servizio della guerra con nuovi tipi di gas, aerei, carri armati e sottomarini. Inoltre, la Grande guerra prevedeva il coinvolgimento dei civili: in primo luogo coloro che vivevano nelle zone dei combattimenti subirono gravi perdite. Ma anche le popolazioni che vivevano lontane dal fronte subirono le conseguenze del conflitto, con limitazioni della libertà personale, il razionamento del cibo, il rialzo dei prezzi, la diffusione delle epidemie e l’aumento del carico di lavoro. Tutta la popolazione fu militarizzata: il fronte esterno era rappresentato dai combattenti, mentre quello interno da coloro che lavoravano nelle fabbriche e che sostenevano lo sforzo bellico senza imbracciare le armi. Per ottenere la vittoria, i governi sottoposero le rispettive popolazione a uno sforzo di mobilitazione totale: tutte le forze del paese dovevano puntare alla vittoria. Venne imposta una stretta censura su tutte le manifestazioni di “disfattismo”, e si usò la propaganda per mobilitare la popolazione. Il 1917 è considerato l’anno di svolta della grande guerra poiché i tedeschi intensificarono la guerra sottomarina e ciò danneggiava anche i rapporti commerciali degli Stati Uniti con l’Europa. Il 6 Aprile gli usa entrarono in guerra con l’Intesa uscendo dal tradizionale isolamento. A seguito della Rivoluzione d’ottobre del 1917 la russia decise di uscire dal conflitto. Concluse con i Tedeschi una pace che comportò pesanti perdite territoriali. In Italia lele linee furono sfondate a Caporetto il 24 Ottobre e gli austriaci penetrarono in Italia. Diaz, succeduto a Cadorna alla guida dell’esercito, li bloccò sul fiume Piave. Nella primavera del 1918 l’Intesa respinse l’attacco dell’Alleanza sul fronte occidentale. Dopo lr battaglie della Marna e di Amiens tutti i fronti degli Imperi centrali crollarono. Il 29 Ottobre 1918 l’Italia sconfisse gli Austriaci a Vittorio Veneto e il 3 Novembre fu firmato l’armistizio con l’Austria. Il 30 ottobre la Turchia si arrese. L’11 Novembre dopo l’abdicazione di Guglielmo 2 e la proclamazione della repubblica, la Germania firmò l’armistizio di Rethondes. Il 18 Gennaio 1919 iniziò a Parigi una Conferenza per la pace. Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti assunsero le decisioni più importanti mentre gli altri stati furono convocati solo per la firma finale dei trattati. I principi di democrazia e convivenza pacifica tra gli stati suggeriti dal presidente americano Wilson non furono seguiti. Prevalse infatti la linea punitiva che prevedeva risarcimenti ai vincitori e una pesante penalizzazione degli sconfitti. Con l’applicazione dei trattati, la Germania, riconosciuta responsabile del conflitto, dovette pagare ingenti danni di guerra e perse le colonie; la continuità del suo territorio fu interrotta da una striscia di terra che collegava la Polonia al mare. L’Italia ottenne Trento, l’Alto Adige, la Venezia Giulia e Trieste. Quattro imperi furono cancellati(russo, austro- ungarico, tedesco e turco) e nacquero nuove nazioni: Ungheria, Cecoslovacchia, Iugoslavia, Lituania, Estonia e Lettonia. In seguito alla guerra l’europa perse il primato economico e politico a vantaggio degli USA. 7. Fascismo e nazismo a confronto Gli elementi in comune, considerando la distanza cronologica tra le due ascese rispettivamente nel 1922 e nel 1933, sono vari. Sia Italia che Germania ad esempio sono due paesi “nuovi” all’unificazione rispetto alle altre potenze europee. Entrambi provengono da democrazie fragili (quella di Weimar degli anni ’20 e quella italiana, fortemente in crisi, degli anni 1919-22), nascono comunemente in reazione al comunismo ma nonostante ciò salgono al potere quando il “pericolo rosso” è diventato pressoché inesistente. Sono dunque macro-fenomeni che nascono soprattutto come reazione al sistema politico liberale (Italia) e democratico (Germania). Hanno in comune inoltre il nazionalismo, le pulsioni imperialiste e la politica estera aggressiva che comporta il revisionismo dei trattati. Si fondano sulla base sociale del consenso e hanno un analogo metodo di conquista del potere (anche se solo il nazismo giunge al potere in modo legale). Entrambi sono un fenomeno nuovo del 1900, diverso dalle vecchie forme di governo autoritario del 1800. Fascismo e nazismo inoltre necessitano di colpire la libertà di opinione e di stampa anche attraverso l’instaurazione di un partito unico che sia in grado di distruggere e sostituire il peso delle strutture politiche e civili preesistenti. Il fascismo impiegò 3 anni per conquistare il potere e altri 3 per la trasformazione in regime: tra il 1919 e il 1921 ci fu il movimento e la diffusione dal centro nord verso sud. Tra il 1921 e il 1922 nasce il partito e con la fusione coi nazionalisti viene messo da parte il ruolo iniziale dello squadrismo. Tra il ’22 e il ’22 ci sono governi di coalizione con la legge elettorale Acerbo e nel 1924 la crisi dovuta al delitto di Matteotti che portò nel 1925 all’avvio della dittatura. Nel 1926 vennero emanate le leggi fascistissime e venne instaurato il regime totalitario. Il nazismo impiegò circa 13 anni per conquistare il potere e costruì immediatamente il regime. Nel 1923 ci fu il putsch fallito di Monaco e nel 1926 la scrittura del Mein Kampf, tra il 1928 e il ’33 una lunga escalation elettorale e nel 1933 vennero sciolti tutti i partiti tranne quello nazionalsocialista e la successiva epurazione dalle pubbliche amministrazioni dei non ariani. Nel 1934 si ebbe la notte dei lunghi coltelli in cui vennero eliminate le SA e gli esponenti del primo nazismo. 8. i segreti del successo dei regimi fascisti: I regimi fascisti pongono le loro basi nell’uso sistematico della violenza: lo squadrismo, l’apparato paramilitare della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e le SA sono gli strumenti che vengono usati contro gli esponenti del movimento operaio e democratico e successivamente contro tutti gli oppositori politici. Importante infatti per il successo del fascismo è la costruzione del nemico come ad esempio gli oppositori politici, gli ebrei o lo Stato, andando a costituire un razzismo di Stato, radice del regime. Altro elemento fondamentale nell’affermazione del fascismo fu la capacità mediatica di Mussolini e di Hitler di presentarsi come “uomini nuovi”, leader carismatici che nell’ordine gerarchico rappresentavano i dittatori ( duce e fuhrer). Un’altra caratteristiche del fascismo è la capacità di sfruttare le contingenze economiche, per esempio la Germania, che dopo la crisi del 1929 attua il programma della “piena occupazione”,con il fine di soddisfare le basi del consenso al regime, fondato sul riarmo. Attraverso questi “segreti” il fascismo impiega 3 anni per conquistare il potere e altri 3 anni per la trasformazione in regime. La politica dei fascismi, una volta affermata, fu molto intensa in campo culturale tanto che fu stravolto il calendario della “religione civile” (festività, adunate oceaniche, coreografia, monumentalità, simbologia) e affermato il trinomio Patria, famiglia e Dio con l’obiettivo di militarizzazione della società attraverso azioni rituali e ripetitive per dare un’identità comune. La politica del regime si diffondeva attraverso gli strumenti delle organizzazioni di massa, le scuole, i mass media e soprattutto attraverso la stampa che verrà inserita in un processo di ‘fascistizzazione della stampa’. La normalizzazione della stampa farà nascere la stampa fascista locale che diede un colpo mortale alla libertà di stampa. La fascistizzazione della cultura procede con le istituzioni pubbliche e private, prima i settori più delicati come giornali e scuola e poi l’alta cultura come università, accademie e editoria. Nascono così l’istituto fascista di cultura, l’Accademia d’Italia ( ex Lincei), gli istituti storici (Gioacchino Volpe) e l’Enciclopedia italiana della Treccani . 9: fascismo e comunismo a confronto. Tra i due regimi, comunista e fascista, ci sono prassi di dominio politico analoghe ma anche fondamentali ideologici diversi, spesso contrapposti. Per esempio la base sociale è costituita da operai e partito per il comunismo contrapposti al ceto medio del nazismo e del fascismo, questa è strettamente collegata ad un’altra caratteristica divergente tra i dure regimi, cioè la società che è senza classi nel comunismo e gerarchica con razza dominante nel fascismo. Altro elemento di differenza è la dittatura la quale è temporanea del proletariato nel comunismo mentre per il fascismo questa consiste in un principio di governo permanente. Il fattore etnico ha rilevanza assoluta in entrambi i regimi con connotazioni diverse poiché nel comunismo la violenza viene scaturita conto i NON russi a differenza del fascismo dove questa è un valore in sé e postula il dominio delle razze superiori sulle razze inferiori (ebrei). La violenza quindi diventa punto in comune tra i due regimi anche se dirottata in direzioni diverse infatti nel comunismo questa viene usata per fini interni ed estremi mentre nel fascismo si mette in atto una violenza di tipo razionale, una gestione burocratica dell’universo concentrazionario. 10: la crisi del 29 Alla fine della prima guerra mondiale gli Stati Uniti erano la maggior potenza mondiale. Tra il 1922 e il 1929 la produzione e i consumi conobbero un’ulteriore espansione e divennero di massa grazie alla pubblicità, ai pagamenti rateali e ai grandi magazzini. Gli americani volevano dimenticare i sacrifici imposti dalla guerra e divertirsi: per questo gli anni Venti sono detti “anni ruggenti”. Il desiderio di difendere il benessere raggiunto e impedire la diffusione di idee sovversive portò all’isolazionismo, alla xenofobia e al proibizionismo. In campo economico i repubblicani adottarono una politica liberista. Volevano favorire gli investimenti e per questo aumentarono le imposte indirette e diminuirono quelle dirette, proporzionali ai redditi; ridussero la spesa pubblica; resero più convenienti gli investimenti grazie al basso tasso di interesse; permisero lo sviluppo di monopoli e oligopoli. Si credeva che il benessere sarebbe indefinitamente aumentato e così ci fu il boom della borsa. Molti risparmiatori investirono in Borsa sperando di accrescere rapidamente le loro ricchezze e i prezzi delle azioni aumentarono rapidamente. Tra 1927 e il 1929 il valore delle azioni addirittura raddoppiò. Ma in America c’erano molti poveri e il potere di acquisto di agricoltori e operai era calato. l’aumento della produzione portò a una saturazione del mercato. Giovedì 24 ottobre 1929, il giovedì nero, la bolla speculativa si sgonfiò improvvisamente e la Borsa crollò. Il crollo si estese alle banche e mise in difficoltà le industrie che non potevano più avere 14: la questione d’oriente nell’800 La storia dell’impero ottomano è estremamente complessa. Questo è diviso su 3 continenti. L’impero Ottomano nasce all’incirca verso la fine del XIII secolo guidato dal padre di Osman e i discendenti fra cui proprio Osman I daranno i via a un’espansione aspirando alla conquista dell’Europa. L’impero ottomano tra il XIV- XVI secolo portò avanti un’evoluzione sa piccolo emirato a sultanato con pretese di califfato universale da una parte grazie a una attività diplomatica con cui mettere in conflitto tra loro gli avversari europei e dall’altra premendo sull’arruolamento delle popolazioni locali dell’impero che arruolate venivano addestrate ad Istanbul fornendo il tessuto burocratico e amministrativo dell’impero divenendo tra XVI-XVII secolo delle élite dominanti grazie a cui l’impero riusciva a reggersi in piedi. Dopo la fine del sultanato di Surimano I queste èlite erano così forti da dover trovare un accordo con questo notabilato provinciale così da mantenere il controllo su un territorio dall’Algeria alla città di Balsora e dall’Ungheria fino al sud dell’attuale Egitto e Sudan. Importante il ruolo dei giannizzeri che da guardie private del sultano divennero pilastri dell’impero insieme all’élite. Questi però divennero il partito più conservatore cercando di impedire ai sultani di modernizzarsi secondo il modello europeo. Nel 1683 ci fu la fine del secondo assedio Ottomano a Vienna. La sconfitta dell’impero ottomano finì per creare una rivoluzione e l disastrosa opera di Maometto IV pose fine all’espansione ottomana. In seguito una lunga serie di guerre contro la Lega Santa guidata dal Principe Eugenio di Savoia portò a un forte ridimensionamento balcanico dell’impero. Ci fu poi nel 1699 la Pace di Karlowitz. PAGINA 103-104. DA PAG 105 La crisi dinastica del 1808 condusse alla parziale estromissione dei giannizzeri e delle élite reazionarie sotto Selim II che provocò la sollevazione dei medesimi e l’intronizzazione del sultano con il fratello Mustafa IV inoltre le élite provinciali guidate da Alemdar Mustafa Pascià muovono su instabul e per la prima volta impongono un proprio sultano, Mahmud II. Nel 1808 si ha anche la carta dell’alleanza cioè un trattato firmato da sultano Mahmud che ufficializzava il rapporto di collaborazione tra il sultano e il notabilato provinciale, i singoli signori feudali dovevano giurare fedeltà al sultano in cambio del supporto del sultano al mantenimento del loro potere a livello locale infine l’apogeo del sistema amministrativo ottomano basato sulla collaborazione tra centro e provincia. I risultati della crisi apportarono dei cambiamenti come il fatto che il potere sultaniale venne ufficialmente legato alla sua fedeltà alle famiglie del notabilato provinciale che videro ufficializzati i rispettivi domani e legittimata la propria posizione inoltre il sultano diede avvio a un processo di riforma in senso centralizzatore per riannettere i potentati provinciali. Pace di Bucarest 1812, congresso di Vienna 1815-16. la politica ottomana interna: il sultano avviò una politica di modernizzazione in vari ambiti della società militare amministrativo e diplomatico) e la graduale estromissione del notabilato provinciale dell’amministrazione produsse una serie di conflitti dislocati in numerose aree dell’impero. Le finalità erano quelle di modernizzare l’impero secondo lo standard civilizzatore europeo, allontanare il rischio di intervento diretto delle potenze nel territorio ottomano ed essere incluso nelle grandi Potenze. Guerra in Crimea ( 1853-56), congresso di Parigi 1856, anni 60 dell’800 PAG 108 rivoluzione diplomatica anni 70, crisi anni 70 crisi dinastica 1877, guerra russo- turca PAG 109 congresso di Berlo 1878 riforme interne hamidiane PAG 110 politica estera hamidiana, conflitti italo-ottomani in Africa, rivoluzione dei Giovani Turchi del 1908 guerra italo tura 1911 PAG 111 15. Rapporto tra Impero ottomano ed Europa a inizio ‘800. Nel 1812 ci fu la Pace di Bucarest, con la quale l’impero ottomano fu costretto, dopo la sconfitta contro la Russia, a cedere Bessarabia e Georgia alla Russia e a concedere l’autonomia al Principato di Serbia. Nel 1815-16 ci fu il Congresso di Vienna. Nella politica ottomana interna il sultano avviò una politica di modernizzazione in vari ambiti della società militare, amministrativo e diplomatico. L’estromissione del notabilato provinciale dall’amministrazione produsse una serie do conflitti dislocati in numerose aree dell’impero (serbia nel 1808-15; Iraq 1831; Grecia 1821-32; Egitto 1833- 40; Libia 1835). In molti casi i conflitti con le elite locali permisero al sultano di creare una nuova amministrazione centralizzata, in altri casi favorirono le spinte centrifughe supportate dalle Potenze europee (ci fu la guerra d’indipendenza greca e il conflitto egizio-ottomano). Con lo sviluppo di un sistema consolare interventista nei territori ottomani e la competizione tra le potenze europee per garantirsi una buona posizione nella spartizione probabile dell’impero ottomano furono una costante nei rapporto tra l’impero e gli stati europei: i tentativi di manipolazione dei vari gruppi etnici religiosi ottomani misero molte volte a rischio non solo la legittimità e la solidità dell’impero ottomano di riprendersi continuamente certe entità autonome e indipendenti alla ricerca costante di un ingrandimento territoriale e dell’appoggio di una o più potenze. Con l’editto di Roseto del 1839 si vuole modernizzare l’Impero secondo lo standard civilizzatore europeo , allontanando il rischio di intervento diretto delle potenze in territorio ottomano. L’impero voleva essere incluso nel gruppo delle grandi potenze. In seguito, nrl 1853-56 ci fu la guerra in Crimea tra Inghilterra, impero francese, Regno di Sardegna e impero ottomano contro Russia, combattuta per il desiderio della Russia di inglobare definitivamente l’impero ottomano e per la necessità franco-britannica di ostacolare il progetto. Dopo questa guerra ci fu il Congresso di Parigi del 1856 nel quale i delegati delle grandi potenze avallarono l’ingresso all’interno del Concerto del Regno d’Italia e dell’impero ottomano. Sconfitto in Crimea, l’Impero Russo venne isolato diplomaticamente e tenuto ai margini fino al Congresso di Berlino del 1878. Il base al trattato di Parigi in cambio dell’aiuto franco- britannico-sardo, l’impero ottomano si impegnò a garantire un certo grado di autonomia alle nascenti compagini statali balcaniche all’interno del sistema di governo ottomano. Il rispetto dell’accordo venne posto sotto la tutela delle potenze alleate dell’impero ottomano che attraverso l’attività consolare cercarono di trovare un compromesso tra l’impegno di preservate l’integrità statale ottomana e la tutela dei nazionalismi serbo-rumeno-montenegrino. L’impero russo dello zar Alessandro II cerco di influenzare i nazionalismi balcanici nel tentativo di suscitare u nuovo scontro con l’impero ottomano che lo facesse uscire dall’isolamento diplomatico. Nel 1856 ci fu un editto di riforma imperiale con il quale il governo ottomano ribadì il proprio impegno riformistico per porre termine alla discriminazione dei gruppi cristiani dell’Impero. Con il suo ingresso nel circolo delle grandi potenze, i riformatori realizzarono il piano ottomano di venire inclusi nel circolo degli stati detentori del principio di legittimità. Negli anni ’60 del 1800 l’impero ottomano rafforza i legami con l’Inghilterra contrastando la Russia la Sardegna e la Francia. Negli anni ’70 del 1800 ci fu una rivoluzione diplomatica dovuta alla crisi del sistema parigino dovuta all’apertura del Canale di Suez nel 1869 e alla guerra franco-prussiana del 1870. Al sistema di Parigi, basato sulle negoziazioni diplomatiche venne sostituita la Realpolitik come pratica diplomatica prevalente. Alla fine anche l’impero ottomani finì per conformarsi alla nascente diplomazia dell’imperialismo. Ci fu infine nel 1876 una grave crisi dinastica che portò nel 1877-78 alla guerra russo turca che costituì un punto di svolta per l’utilizzo mediatico fatto dei crimini di guerra e delle coalizioni della Convenzione di Ginevra compiute da entrambe le parti per giustificare il conflitto. Questa guerra sancì la sconfitta ottomana e il Trattato di Santo Stefano obbligò le potenze a convocare un congresso (Berlino 1878) per la soluzione del conflitto che non favorisse troppo l’impero russo e non svantaggiasse troppo quello ottomano. Vedi pagina 111 per approfondimenti e conclusioni. 16. età dell’oro dopo la seconda guerra mondiale (golden age). La fine della seconda guerra mondiale sancisce l’inizio di un processo di globalizzazione che ancora oggi continua. Tra il 1950 e il 1973 si ha un periodo definito “età dell’oro” in cui la crescita raggiunge ritmi elevati senza stasi o crisi congiunturali e segnò un recupero europeo sull’economia americana. Si accentuarono però le distanze fra i paesi sviluppati e quelli sottosviluppati: il Pil cresce del 2.9% annuo e il reddito di ciascun cittadino europeo del 4,1% dato inedito e mai più raggiunto. Il Giappone registrò una crescita straordinaria. Anche l’URSS conobbe forte espansione ma il tenore di vita della popolazione non ne risentì: la pianificazione economica favorì l’industria pesante a scapito dei consumi e dunque non si ebbero miglioramenti sulla qualità di vita. In occidente il debito pubblico si manteneva contenuto, la disoccupazione era al minimo storico. Le origini del sistema dell’età dell’oro risiedevano in una serie di decisioni prese ancor prima che finisse la guerra: ad esempio gli accordi di Bretton Woods del 1944 che definirono il sistema economico e monetario internazionale con stabilità degli scambi internazionali e adozione del sistema monetario del gold dollar standard basato cioè sulla convertibilità in oro del dollaro e che sostituì la sterlina con il dollaro e di conseguenza la Gran Bretagna agli Stati Uniti come superpotenza economica egemone. Furono poi introdotte una banca mondiale e un fondo monetario internazionale che permise di incrementare il volume degli scambi internazionali che crebbe molto con conseguente processo di internazionalizzazione. Furono creati anche organismi per la cooperazione internazionale. I fattori che contribuirono alla golden age furono la manodopera industriale a basso costo dovuta alla meccanizzazione dell’agricoltura che spinse molte persone a lasciare la campagna per la città: fu un processo traumatico soprattutto per l’Italia dove fu più rapido che in altri paesi, ma consentì a strati sociali fino ad allora esclisi il raggiungimento di livelli di vita superiori ai precedenti. Altro fattore fu il divario tecnologico che divideva gli stati uniti dal giappone e dall’aueropa che con l’importazione del modello americano permise a questi paesi di aumentare la produttività: in europa si diffuse il fordismo, un modello sociale fondato sulla produttività della grande industria e sui consumi di massa. Insieme a questi motivi ci furono poi la sostituzione dell’economia di mercato con quella pianificata, che lo stato avrebbe dovuto regolamentare così da equilibrare e ridurre le disuguaglianze fra redditi e lo sviluppo delle politiche di welfare state che garantirono un grande consenso sociale e che permisero attraverso prelievi del fisco una sostanziale redistribuzione del reddito. La fine dell’età dell’oro si colloca tradizionalmente nel 1973 quando i paesi produttori del petrolio quadruplicarono il prezzo del greggio, fatto che provocò uno shock pretolifero. A causare la fine della golden age furono però in realtà gli effetti stessi di questa, ovvero la crescita delle grandi potenze come Giappone e Germania che avevano messo in crisi la leadership degli USA. 17. La guerra fredda Per guerra fredda si intende il nuovo conflitto non guerreggiato che si stava profilando tra le due potenze uscite vincitrici dalla seconda guerra mondiale: gli Stati Uniti dietro cui si raccoglievano delle democrazie capitaliste e l’Unione Sovietica dietro cui stavano i paesi del campo socialista. Fu la lotta tra due diverse ramificazione della stessa civiltà occidentale per il controllo fisico di alcuni luoghi considerati cruciali come Germania, Medio Oriente, nord-est e sud-est asiatico. Fu una guerra combattuta attraverso servizi dell’intelligence e attraverso la guerra economica e psicologica. La guerra fredda rappresenta la lotta per la supremazia ma insieme a ciò indica anche la ricerca di un minimo di interessi comuni cercando di evitare una guerra che sarebbe stata catastrofica. La guerra fredda nasce da una condizione particolare: i paesi che avevano perso la guerra (Germania e Giappone) erano occupati e umiliati ma avevano anche la volontà di ricostruire la propria economia. Francia e Inghilterra erano le potenze coloniali in declino che si trovarono a dipendere dagli Stati Uniti. Ci fu inoltre l’emergere di nuovi stati indipendenti in Asia e Africa, grazie al processo di decolonizzazione che cambiò l’intero assetto mondiale. L’emergere anche della Repubblica popolare cinese che complicò il conflitto fra i due poli contrapposto poiché Cina e Urss entrarono in conflitto per l’egemonia della leadership comunista. Tra USA e Urss non ci fu mai un equilibrio perché gli USA furono sempre superiori agli Urss ed entrambe le parti stavano ben attente a non perdere la propria posizione: le due potenze dilapidarono le risorse in preparazione di una guerra che nessuna delle due voleva scatenare o combattere, ma armarsi e agitare la minaccia si rivelarono ottimi strumenti di politica; le armi nucleari si rivelarono inutili se non come deterrente da un punto di vista psicologico. La superiorità occidentale si fece più manifesta e la guerra in Vietnam con il coinvolgimento degli Usa si rivelò un tragico errore per la modestia della costa geopolitica e le conseguenze sul piano economico, finanziario e nei rapporti internazionali che tale guerra causò agli Stati Uniti. La Cina si schierò dalla parte vietnamita e ciò fu un fattore importante nella guerra. Dopo la fine della guerra fredda e un periodo di transizione in cui l’egemonia americana parve incontrastata. In realtà le sfere d’influenza e l’aspetto post-bellico si definiscono già durante la guerra e le sfere di influenza corrisposero all’andamento di questa: furono attribuiti alle due superpotenze quei territori che avevano contribuito a liberare direttamente. Per le fasi della guerra fredda vedi pagina 120. e sciiti dietro cui si nascondono problemi di interesse economico e politico che si mischiano a quelli religiosi. La situazione del Medio Oriente si è molto complicata dopo la rivoluzione iraniana del 1979 quando Arabia Saudita e Iran si sono imposti come attori principali proponendosi come campioni del sunnismo e dello sciismo. Gli stessi gruppi religiosi però non sono monolitici: esistono infatti altre due correnti importanti, ovvero quella del wahabismo e il salafismo, due correnti radicali, interpretazioni puriste dell’islam, sulle cui basi sono nati i gruppi terroristici dell’islam radicale. Con la fine della seconda guerra mondiale si ebbero molte ripercussioni della zona medio orientale con il declino della Gran Bretagna e della Francia come potenze coloniali e la loro incapacità di poter esercitare una reale influenza come era accaduto fino ad allora e la comparsa sulla scena di Usa e Urss. In questo contesto si afferma il nazionalismo arabo, fenomeno complesso e strettamente legato all’indipendenza della Siria, riconosciuta dalla Francia nel 1946. Il nazionalismo arabo si rivelerà incapace di unificare realtà così diverse. Un evento che ha segnato profondamente la storia del medio oriente è senz’altro il conflitto arabo-israeliano che vede lo scoppio della prima guerra nel 1948 alla vigilia della nascita dello Stato di Israele , il secondo nel 1956 in corrispondenza della crisi di Suez, quando Nasser decide per la nazionalizzazione del canale suscitando le reazioni Gran Bretagna e Francia che dichiarano guerra con l’appoggio di Israele contro l’Egitto. I fatti furono seguiti dalla Guerra dei 6 giorni del 1967 durante i quali Israele vince contro Egitto e Siria occupando territori molto ampi. Nel 1973 ci fu la Guerra dello Yom Kippur con cui avviene la riconquista dei territori persi nel 1967, attraverso una guerra che ha valore di cesura per tutto il mondo, poiché i paesi dell’Opec decidono di aumentare il prezzo del greggio provocando uno choc petrolifero tale da generare una crisi che portò alla fine dell’età dell’oro. Nel 1987-93 ci fu la prima “intifada” nei territori occupati dagli israeliani e tra il 2000 e il 2005 la seconda intifada da Gerusalemme all’intera Palestina. 22 conflitto arabo israeliano E’ un conflitto che ha grande rilevanza non solo nel Medio Oriente ma in tutto il mondo nel secolo del dopoguerra. La prima guerra è quella del 1948 alla vigilia della nascita dello stato di Israele: si tratta di un conflitto volto ad ottenere un territorio più ampio rispetto a quello destinato dall’Onu. Nel 1956, in corrispondenza alla crisi di Suez, Nasser (leader d’Egitto) decide per la nazionalizzazione del canale suscitando reazioni in Gran Bretagna e Francia i quali dichiarano guerra con l’appoggio di Israele all’Egitto che si conclude con il rifiuto degli Usa di appoggiare le potenze europee. Nel 1967 si ha la guerra dei 6 giorni, giorni necessari ad Israele per vincere Egitto e Siria, occupando un territorio molto vasto, questo evento segnerà l’inizio del terrorismo. Nel 1973 la guerra dello Yom Kippur con cui avviene la riconquista dei territori persi. Si tratta di una guerra con valore di cesura poiché i paesi dell’Opec decisero di aumentare il prezzo del graggio creando uno choc petrolifero che condurrà a una crisi e alla fine dell’età dell’oro. Tra 1987-1993 ci fu la prima Intifada nei territori occupati dagli israeliani mentre tra 2000-2005 ci sarà la seconda Intifada da Gerusalemme alla Palestina. L a prima guerra israeliana è del 1948-49 che conduce ad una escalation terroristica massiccia con una serie di attentati. La Gran Bretagna avverte la situazione e pur avendo concluso la guerra come vincitrice è molto indebolita e ha ripercussioni sulle colonie. Il fronte arabo era molto diviso al suo interno, era nata la Lega araba al Cairo e l’Onu si incaricò di risolvere il problema attraverso una commissione: gli ebrei favorirono il lavoro della commissione mentre gli arabi il boicottaggio. I sionisti furono abili nel costruire la loro immagine pubblica con la propaganda. Quando la commissione dell’Onu si rese conto dell’impossibilità della convivenza delle due popolazioni decise di spartire la Palestina in due stati con Gerusalemme come città libera sotto la tutela internazionale: la Gran Bretagna si ritirò, lo Stato di Israele venne riconosciuto a Usa e Urss ma i paesi arabi risposero con la guerra vinta dagli israeliani. L’esercito israeliano con la sua politica aggressiva occuperà un territorio più vasto di quello indicato dall’Onu, la striscia di Gaza passava all’Egitto mentre la Giordania occupava la parte araba di Gerusalemme. Le vere vittime di tutto ciò furono i palestinesi che persero la speranza di uno stato autonomo e per risollevarsi dalla sconfitta ai palestinesi furono necessari anni. Quella guerra, definita “disastro” spronò Yasser Arafat a far nascere nel 1959 Al Fatah ossia una formazione militante patriottica per la liberazione della Palestina. Ci fu sempre una risposta molto dura di Israele alla guerriglia dei palestinesi, qualcuno ha sostenuto che riemergesse da una linea intransigente sposata dal sionismo che riteneva necessario il pugno di ferro con gli arabi rifiutando ogni negoziato. Questo forse può spiegare perché Israele scese al fianco di Gran Bretagna e francia in occasione della guerra all’Egitto nel 1956, guerra che segnò una svolta eliminando le potenze coloniali europee. 23: Italia repubblicana Il 2 giugno 1946 l’Italia con un referendum popolare, scelse la repubblica come forma istituzionale ed elesse i deputati della Costituente. Furono le prime elezioni veramente a suffragio universale, votarono anche le donne e si affermarono tre partiti: la Democrazia cristiana, socialisti (Nenni) e comunisti (Togliatti) . La Costituzione entrò in vigore nel 1948, fu un compromesso tra la cultura cattolica, la liberal-democratica e la socialista, venne scelta una forma di governo rappresentativa e parlamentare. Ci furono tuttavia delle tensioni interne nel momento in cui iniziò la Guerra fredda. La Democrazia cristiana e la sinistra entrarono in attrito. Nel 1947 il presidente del Consiglio De Gasperi varò un governo del quale non facevano parte le sinistre. Le elezioni del 1948 furono un successo per la DC anche grazie all’appoggio degli Stati Uniti e della Chiesa mentre la tensione tra comunisti e anticomunisti si alzò,soprattutto dopo l’attentato a Togliatti e la rivoluzione sembrò di nuovo imminente. Le fasi che rappresentano una svolta dal punto di vista politico, sociale, economico e su quello internazionale: 1943/45-1954: Fase di ricostruzione e stabilizzazione. Solo dopo il 1945 inizia la storia dell’Italia repubblicana, sul piano internazionale questo periodo corrisponde alla fine della seconda guerra mondiale, alla fase più aspra della guerra fredda, finisce l’unità antifascista. Fase che giunge fino agli anni 50, anni di crisi sul piano internazionale. 1955-1967: Fase del miracolo italiano. Sul piano economico e sociale il periodo coincide con il boom economico, la golden age italiana dove la crescita del paese è terza rsipetto a Germania e Giappone. 1968-1979: fase della modernizzazione culturale e civile e gli anni di piombo. Fase che corrisponde al “lungo 68” cioè gli anni 70: sul piano internazionale è il momento della crisi di egemonia dell’Urss e degli Usa mentre in Italia si parla di “anni di piombo”. 1980-1992: Fase dell’Italia di Craxi. Corrisponde agli anni 80, anni del craxismo che preludono alla crisi. La fase del centrismo, varata con l’estromissione delle sinistre dall’esecutivo, vide al governo la DC alleata con partiti minori di centro. De Gasperi quindi attuò una politica aperta alle esigenze sociali, attuò la riforma agraria e creò la Cassa per il Mezzogiorno. Nonostante ciò povertà e disoccupazione non erano scomparse, ci furono contestazioni di piazza che vennero represse duramente. La DC nel 1953 varò una riforma del meccanismo elettorale che avrebbe reso più stabile la maggioranza ma alle elezioni non ebbe i risultati sperati. Durante i successivi governi DC il quadro politico si fece più instabile, occorreva quindi aumentare la maggioranza parlamentare perciò la DC si appoggiò prima alla destra poi scelse di allearsi con il PSI. 24: come mai gli anni 70 sono detti anni contraddittori In Italia gli anni 70 sono anni contraddittori nei quali da una parte avviene la fase decisiva di crescita civile e culturale del paese su questione come il divorzio, l’aborto, la rifr,a sanitaria, carceraria, dei manicomi, dall’altra si registrano elementi di regresso come violenza politica, terrorismo che in parte si riallacciano al passato e in parte si allacciano 68 e si sposa alla contestazione operaia degli anni seguenti. Mettorno radici violenza politica e eversione, di sedtra e di sinistra, distinzione non sufficiente poiché esistono vari tipi di terrorismi. Da una parte c’è la strategia della tensione, in cui sono comprese stragi neofasciste ma anche attentati di altre natura. E’ un momento da piazza fontana nel 69 fino al 74 in cui in Italia c’è la strategia della tensione mentre in Europa si vivono le dittature di destra. Fino al 74 la violenza è prevalentemente di destra dopo diventa soprattutto di sinistra: il terrorismo di destra era dentro lo stato alimentato dallo stato e dal partito del movimento sociale mentre quello di sinistra è contro lo stato e assumente caratteristiche inedite. Il terrorismo di sinistra non vede solo le brigate rosse ma un insieme composito di gruppi che fanno del caso italiano un caso unico. Il culmine sarà il rapimento e uccisione di Aldo Moro, presidente della DC dopodiché inizierà la fase più cruenta del terrorismo di sinsitra che si esaurirà nei primi anni 80. Si tratta di un decennio in cui ci sono queste contraddizioni dove però il quadro è in movimento: da una parte c’è la crisi economica che conduce a una fase di stagflazione cioè stagnazione e inflazione contemporaneamente . A livello politico la DC e il PCI in questo momento vivono la fase del compromesso storico, Enrico Berlinguer, segretario del Pci lancia l’idea di un’alleanza con la DC e ciò porta a un’esasperazione degli animi sia all’interno del Pci che all’interno della sinistra. Il compromesso storico dà luogo a quello che viene definito il “paese mancato” cioè un momento di grande crescita elettorale da parte del Pci che però non riesce a tradurre questa crescita di voti in risultati sul piano politico. Il compromesso storco di fatto fallisce senza aver mai permesso ai comunisti di governare il paese. 25: gli anni 80 come fine del secolo breve E’ un decennio che si è definito in contrapposizione a quello precedente: gli anni 80 sono apparsi il contrario nel bene e nel male degli anni 70. I contemporanei hanno definito l’immagine degli anni 80 come grande glaciazione o grande freddo perché gli anni 80 vedono sconfiggere il terrorismo ma vedono anche sparire quella partecipazione ed impegno collettivo simbolo degli anni 70.Dopo il grande impegno collettivo ora si ripiega sul “riflusso” cioè un marcato individualismo in società dove irrompe il neoliberismo cioè uno smantellamento dello stato sociale. Indicativamente si fanno iniziare gli anni 80 con la marcia dei 40.000 e la sconfitta dell’occupazione in corso alla Fiat che sembrava porre fine al ciclo di lotte operaie iniziate con l’autunno caldo : il 1980 è anche secolo dell’invasione Sovietica in Afghanistan, dell’affermazione del sindacato antisovietico in Polonia che influirà molto sulla caduta dell’Urss così come farà Giovanni Paolo II (polacco). Si trattava di una serie di fatti che confermavano su scala più ampia l’impressione di un passaggio d’epoca che la fine della guerra fredda avrebbe sancito alla fine del decennio. L’Italia si appresta a vivere un nuovo boom economico che è simile nei difetti ma non nei pregi a quello precedente: interessa settori diversi perché è stata avviata una massiccia ristrutturazione produttiva dopo il ‘73, una dislocazione e il tramonto della grande fabbrica ( modalità produttiva che aveva dominato gli anni 70). Ora invece si diffonde un sistema di piccole imprese dette della terza Italia e vengono potenziati settori come quello delle telecomunicazioni. Dal punto di vista politico viene chiuso viene chiuso l’episodio del compromesso storico e la DC rilancia la collaborazione con il partito socialista profondamente diverso guidato da Bettino Craxi che si fa interprete di un nuovo ottimismo nei confronti dell’economia e del progresso e in ciò rompe con la tradizione socialista, il presidente della repubblica Sandro Pertini, socialista, sembra colmare la distanza tra paese legale e paese reale essendo un uomo che sa dare voce agli italiani, a differenza di Craxi, uomo potente, frequentante i salotti dell’economia e della finanza italiana che costruisce la sua immagine in una dura contrapposizione con il partito comunista usando metodi anche spregiudicati per acquisire il consenso. Questo è infatti il periodo dei primi segnali allarmanti: da una parte una crescita esponenziale del fenomeno mafioso e della corruzione pubblica che culminerà con lo scandalo di tangentopoli che spazzerà via Craxi e il sistema politico della prima Repubblica, dall’altra la crescita del debito pubblico aggravata da pratiche clientelari e di spesa pubblica per acquisire consenso. L’Italia copie un passo più lungo di quello che gli avrebbe consentito la gamba. E’ trionfo della crisi del sistema dei partiti ed emerge in questo periodo una vera emergenza nella vita civile che è soprattutto dovuta ai servizi e alla pubblica amministrazione. A porre fine al sistema della prima repubblica è la magistratura che surroga la politica la quale viene sconfitta sul piano giudiziario così come avviene per il terrorismo. Finisce così la prima Repubblica ed è fine ingloriosa. merci competitive. L’anno successivo inoltre abbandonò il liberismo creando un sistema di “preferenze imperiali” che favoriva i prodotti inglesi sui mercati coloniali del Commonwealth. La Francia, invece, decise di difendere la convertibilità della valuta nazionale in oro per questioni di prestigio. Fu adottata una linea deflazionistica che penalizzerà le esportazioni francesi e ritarderà la ripresa economica fino al 1937. In Italia la crisi del ‘29 segnò un’accentuazione del protezionismo e dell’intervento dello Stato nell’economia. In sostanza accelerò il passaggio alla politica autarchica che il fascismo varò nel 1934. La Germania invece non poteva reagire alla crisi come la Gran Bretagna, troppo recente era il ricordo della terribile inflazione che aveva prostrato il paese tra 1923 e 1924. Il cancelliere Bruning anzi perseguì una politica deflazionistica, fatta di contenimento della spesa pubblica e di compressione dei salari. In seguito a queste scelte la Germania si trvò indifesa di fronte alle aggressive politiche commerciali della comunità internazionale e subì un aggravaento della recessione. Gli Stati Uniti avevano sospeso i crediti internazionale e così fallirono alcune banche tedesche. La Germania era strangolata dall’impossibilità di reggere la concorrenza straniera e dall’interruzione dei flussi creditizi degli Usa. Nel 1932 ci fu la Conferenza di Losanna che ratificò l’impossibilità da parte tedesca di far fronte alle riparazione di guerra. DOMANDA DI RAGIONAMENTO 2 Quali sono i passaggi che portarono la Germania dalla repubblica di Weimer al regime nazista? Nel 1918 la monarchia tedesca fu travolta dalla sconfitta nella guerra e fu proclamata la repubblica. Il presidente del nuovo governo provvisorio, il socialdemocratico Ebert, indisse delle elezioni per formare un’Assemblea costituente. La componente maggioritaria del movimento socialista era il Partito socialdemocratico (SDP) che sosteneva posizioni riformiste e democratiche. L’ala rivoluzionaria era rappresentata dal Partito socialdemocratico indipendente (USPD) e dalla Lega di Spartaco era invece contraria all’assemblea costituente. Il dissenso nei confronti del governo e dell’SPD portò gli spartachisti a tentare un’insurrezione: fra il 5 e il 13 gennaio del 1919 gli spartachisti cercarono di boicottare le elezioni e di rovesciare il governo. Il tentativo repubblicano fu stroncato dall’esercito. Nelle elezioni per l’assemblea costituente del 1919 l’SPD ottenne la maggioranza. L’Assemblea, che si riuniva nella cittadina di Weimar, approvò la nuova costituzione; la Germania divenne una Repubblica Federale; il potere legislativo andò al parlamento eletto a suffragio universale e con sistema proporzionale; il potere esecutivo al governo presieduto da un cancelliere nominato dal Presidente della repubblica e responsabile di fronte al Parlamento; quest’ultimo era eletto dal popolo ogni sette anni e deteneva ampi poteri, comandava le forze armate e poteva anche assumere poteri straordinari. La Costituzione di Weimar presentava forti tratti presidenzialisti che snaturavano l’assetto istituzionale proprio della Repubblica parlamentare. Nel frattempo le potenze vincitrici imponevano alla Germania l’umiliazione del Trattato di Versailles, rafforzando il nazionalismo tedesco e lo spirito di rivincita delle forze più reazionarie che accentuarono la loro campagna antisocialista e antidemocratica. A partire dal 1925 con l’elezione di Hindenburg, esponente della destra, la Repubblica entrò in crisi. Nelle elezioni politiche del1928 la sinistra non riuscì a conquistare una solida maggioranza e fu necessario formare un governo di coalizione, che si rivelò molto debole. Nel 1929, con la fine dei crediti statunitensi, la Germania entrò in una crisi economica. Sia a destra che a sinistra ci fu un processo di radicalizzazione delle opposizioni, che portò alla caduta del governo. Il nuovo cancelliere, il cattolico moderato Bruning, decise di indire nuove elezioni. Il partito nazista ottenne un ottimo risultato: l’8,3%dei voti. Tra il 1930 e il 1932 bruning restò al governo grazie all’appoggio dell’SPD che voleva difendere le istituzioni democratiche dal pericolo nazista e comunista. Ma con il successo elettorale, Hitler era ormai diventato un importante interlocutore politico anche per la destra non estremista. La grande industria, gli agrari e l’esercito diedero il loro appoggio al Partito Nazionalsocialista, che nelle elezioni del 1932 divenne il primo partito tedesco. Nel 1923 venne affidato ad Hitler l’incarico di formare il nuovo governo e dieci anni dopo, nel 1933 Hitler chiese una legge che gli assegnasse pieni poteri. Tranne i socialdemocratici, tutti si piegarono alla volontà di Hitler e così si iniziò la dittatura nazista con l’instaurazione del partito unico, la soppressione dei sindacati e la nazificazione delle istituzioni.
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