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esistenzialismo: contesto storico, correnti e maggiori esponenti, Appunti di Filosofia

tema sull'esistenzialismo, corrente di pensiero caratterizzante il periodo storico che va da fine '800 a metà 900 circa

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 01/03/2022

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Scarica esistenzialismo: contesto storico, correnti e maggiori esponenti e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! L’esistenzialismo Nonostante l’esistenzialismo sia legato alla crisi dei valori e delle certezze che caratterizza il periodo storico tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, questa filosofia affonda le proprie radici in correnti di pensiero talvolta molto lontane dal periodo in questione, arrivando a riprendere e reinterpretare filosofi quali Parmenide, Sant’Agostino e Pascal, fino a ispirarsi ed essere influenzato dai lavori di Kierkegaard, Nietzsche e Dostoevskij e dalla fenomenologia di Husserl. La cosiddetta scuola del sospetto mette in discussione il determinismo e questo porta ad una crisi della cultura dominante: vengono smontati i cardini del pensiero di questo periodo, le idee politiche, religiose, e soprattutto scientifiche. Questo processo non riguarda solo l'élite ma porta ad un’inquietudine che attraversa tutta la società, che ha tra le sue conseguenze le successive due guerre mondiali. I reazionari cercano di ristabilire l'ordine ma questo porta ad un’altra serie di rivoluzioni, che in molti casi finiscono per diventare totalitarismi. In questa epoca storica, inoltre, si viene a creare una società di massa, che porta alla perdita dell’importanza del singolo, della coesione della società; tutto ciò viene esemplificato dalla celebre frase di Nietzsche “Dio è morto”. Per questo c’è una ricerca di nuovi principi quali la razza, il nazionalismo. Si perdono, inoltre, le certezze scientifiche su cui la società europea si era fondata fino a quel momento, in particolare si mettono in discussione i principi della fisica classica, della matematica e della chimica (esempi sono le geometrie non euclidee, il teorema di incompletezza di gödel, il teorema di indeterminatezza di Heisenberg, la relatività di Einstein, il gatto di Schrodinger). Le correnti che rientrano in questa filosofia sono diverse e differenti tra loro, ma alcuni concetti sono fondamentali e le accomunano tutte: il costante richiamo alla finitezza umana, l’importanza della possibilità, la morte, l’interesse nei confronti dell'individuo (nella sua dimensione fisica e psichica) e l'esistenza in quanto tale. L’esistenzialismo concepisce la filosofia non come sapere sistematico e astratto, ma come impegno del singolo nella ricerca del significato e della possibilità “dell’esistenza", il modo d'essere specifico dell'uomo, caratterizzato dall'irripetibilità, dalla precarietà, da una dimensione spazio-tempo precisa e dalla morte stessa; è una corrente di pensiero che non interessò soltanto la filosofia, ma influenzò anche l’arte, la letteratura e la religione. Da Parmenide riprende l’interesse nello studio dell’essere, da Sant’Agostino la visione spiritualistica della realtà, da Pascal l’interrogazione sul senso della vita. Kierkegaard lascia in eredità due concetti fondamentali, quali l’angoscia esistenziale e l’importanza delle scelte del soggetto come singolo individuo, con la differenza però che Kierkegaard ritiene che l'individuo debba tener conto delle sue libere scelte davanti a Dio, mentre per l'esistenzialista ateo, l'individuo si rapporta solo ed esclusivamente con se stesso; da Nietzsche viene ripreso il relativismo dei valori e in parte anche il nichilismo. L'ateismo di Nietzsche e il teismo di Kierkegaard hanno costituito i due assi principali intorno a cui ha ruotato l'esistenzialismo contemporaneo e inoltre, questi due filosofi, hanno contribuito al ridimensionamento del concetto di “ragione”: la ragione non è per l’esistenzialismo la sostanza della realtà, il principio che la domina e la sorregge in tutte le sue articolazioni e in tutti i suoi sviluppi, è soltanto uno strumento di cui l’esistenza si avvale per interpretarsi, per chiarirsi nelle sue possibilità, e nei suoi limiti, per proiettarsi in avanti. Per quanto riguarda l’ateismo esistenzialista, questo non è da interpretarsi come affermazione del fatto che Dio non esista, ma bensì l’affermazione che anche se Dio esistesse, nulla cambierebbe: per gli esistenzialisti, l’uomo deve ritrovare se stesso e comprendere che nulla può salvarlo da sé, che è abbandonato e non può trovare, né dentro, né fuori di sé, possibilità d’ancorarsi a qualcosa; non vi è quindi determinismo. Di Husserl, l’esistenzialismo riprende la ‛fenomenologia' come il metodo che consiste nel far sì che le cose stesse manifestino la propria esistenza, cioè si rivelino per quello che sono; per questo, secondo Heidegger (il principale esponente dell’esistenzialismo tedesco) è proprio con la ripresa della fenomenologia di Husserl, che l’esistenzialismo si avvia a costituirsi come ontologia, poichè l'analisi dell'esistenza sarà il manifestarsi o il venire alla luce dell'essere che è proprio dell'esistenza o che ne è il fondamento. Alcuni degli esponenti dell’esistenzialismo possono essere individuati in Heidegger, Jaspers, Sartre. Heidegger sottolinea l'incomprensibilità di un mondo nel quale gli esseri umani non colgono la ragione del loro esserci: ogni individuo deve individuare una meta e raggiungerla con appassionata convinzione, certo della morte e della mancanza di significato della sua esistenza. Heidegger conferì al pensiero esistenzialista un'accezione ontologico-linguistica. Secondo Jaspers si può osservare la totalità dell'essere sotto due profili: "oggettivamente", come fa la scienza, e "trasversalmente", come fa la filosofia. In quelli che la scienza intende come "dati", la filosofia coglie le "cifre" di un'ulteriorità, che sempre ci supera e sempre ci "richiama; ciò dipende dal fatto che l'esistenza umana è sempre "situata" e come tale può aprirsi all'essere da un solo punto di vista, senza mai poter giungere a un completamento di senso. Jaspers chiama fede filosofica questa apertura all'essere, che è annunciata come irrevocabile nella modalità dello scacco esistenziale, nelle situazioni limite, prima fra tutte la morte. La cognizione dello scacco non deve tuttavia essere una resa: la trascendenza, pur non essendo colta in se stessa, viene però avvistata nell'immanenza. Sartre considera il mondo come l'in sé e la coscienza come il per sé, mai definita, sempre libera, perché capace di trascendere la realtà fattuale, progettando scopi o valori. Nell'uomo la coscienza è sempre "situata" nella corporeità. Il rapporto con gli altri è essenzialmente conflittuale. L'avvicinamento al marxismo suggerisce a Sartre una revisione della sua prospettiva: l'uomo è capacità di trasformare con la prassi la situazione che lo condiziona, alla luce di un progetto di liberazione. Una visione filosofica che contrasta l’esistenzialismo è l’assurdismo.
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