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Esperienza e Educazione di John Dewey, Dispense di Storia Della Pedagogia

Scritto nel 1939, il testo 'Esperienza e educazione' di John Dewey, probabilmente uno dei più importanti filosofi dell'educazione del Novecento, si impose subito nel panorama pedagogico e critico contemporaneo in quanto esso, partendo dal concetto di educazione fino a quel momento adottato dalla scuola tradizionale, delineò un modo completamente nuovo di concepirlo applicandolo al metodo delle scuole progressive e segnando un confine netto tra i due modelli educativi.

Tipologia: Dispense

2019/2020

In vendita dal 10/02/2020

Beleda
Beleda 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Esperienza e Educazione di John Dewey e più Dispense in PDF di Storia Della Pedagogia solo su Docsity! Prof.ssa Claudia Spina ESAME Storia della pedagogia e letteratura per l'infanzia CORSO DI STUDI Scienze dell'educazione e della formazione ESPERIENZA E EDUCAZIONE John Dewey Scritto nel 1939, il testo 'Esperienza e educazione' di John Dewey, probabilmente uno dei più importanti filosofi dell'educazione del Novecento, si impose subito nel panorama pedagogico e critico contemporaneo in quanto esso, partendo dal concetto di educazione fino a quel momento adottato dalla scuola tradizionale, delineò un modo completamente nuovo di concepirlo applicandolo al metodo delle scuole progressive e segnando un confine netto tra i due modelli educativi. Al di là di una pura e semplice analisi critica del concetto di educazione tradizionale, lo scrittore statunitense, sebbene individui nelle scuole progressive il luogo ove poter applicare il modello di una nuova educazione, non esita a tracciarne anche i limiti in un discorso che ha, come scopo fondamentale, quello di essere più obiettivi possibili nel tracciare le reali condizioni della scuola contemporanea e del sistema che la regge. 1. EDUCAZIONE TRADIZIONALE – EDUCAZIONE PROGRESSIVA Punto di partenza del saggio è l'analisi del concetto di educazione tradizionale e di educazione progressiva che si oppone alla prima in quanto essa è determinata dall'esperienza (questo è il punto focale dell'intero saggio e quello intorno al quale Dewey costruisce le sue teorie). La materia dell'educazione, nella scuola tradizionale, si basava essenzialmente sullo studio del passato tramandandone gli insegnamenti come corpo chiuso in se stesso, slegato dal contesto attuale, come un sapere sempre identico da trasmettere senza tener conto di cambiamenti sociali e della contestualizzazione del sapere stesso e, soprattutto, senza tener conto delle specifiche abilità del discente, delle sue particolari inclinazioni. Il compito principale della scuola non era altro che quello di trasmettere alle nuove generazioni un sapere 'già dato'. Anche l'organizzazione scolastica era piuttosto rigida e basata su norme e regole sempre identiche e governate, quindi, da una sostanziale ripetitività. L'autorità era determinata dall'alto e si esplicava in un'assegnazione di ruoli, in ambito scolastico, che lasciava ben poco spazio alla considerazione dei mutamenti storici, sociali, etici che frattanto erano intervenuti a modificare l'ambiente e il contesto in cui i giovani alunni erano inseriti. Nessuna libertà era, dunque, concessa al discente che doveva imparare quanto gli veniva trasmesso all'interno di una gerarchia scolastica che non prevedeva interazione alcuna tra lui e l'educatore, tra il modello proposto e le sue personali abilità e qualità. Le scuole progressive, quelle più moderne, cominciano ad abbracciare un nuovo modo di concepire la materia dell'educazione e intervengono per modificare questa visione del sapere considerata superata e, soprattutto, anacronistica dato che il contesto storico e sociale ha subito cambiamenti molto radicali dai quali non si può prescindere. Lo studio del passato diventa solo un mezzo attraverso il quale conoscere ciò che c'è stato prima, assimilarlo nel presente per poter poi agire in futuro. Lo studio del passato è importante ma non Esperienza e educazione John Dewey 1 Prof.ssa Claudia Spina ESAME Storia della pedagogia e letteratura per l'infanzia CORSO DI STUDI Scienze dell'educazione e della formazione basta. E' necessario allora riformulare i principi che sono alla base dell'educazione ma anche dell'organizzazione scolastica. E' necessario capire che l'alunno deve poter esprimere, nell'apprendimento di una materia di studio già data, le sue potenzialità, le sue personali abilità, le sue inclinazioni. La partecipazione dell'alunno, nel processo educativo e di crescita culturale, deve essere considerata prioritaria. L'interazione con l'educatore diventa fondamentale. Tutto questo è possibile solo se si accetta il principio che l'educazione deve basarsi sull'esperienza, che le cose possono essere studiae attraverso l'esperienza. L'autorità e l'organizzazione scolastica, pur conservando intatto il principio irrinunciabile che senza regole non si potrebbe impostare alcun tipo di modello educativo, deve essere rivisitata alla luce di un ruolo, quello dell'educatore, molto più flessibile e, soprattutto, capace di interagire con i suoi allievi. Per Dewey anche la scuola progressiva, comunque, è oggetto di critica da parte sua ma questo argomento sarà sviscerato più avanti. 2. LA NECESSITA' DI UNA TEORIA DELL'ESPERIENZA Svincolarsi solo dal passato non è sufficiente. E' necessario riformare il concetto stesso di educazione che per Dewey implica il riferimento costante alle esperienze personali già acquisite e che possono, anzi, devono continuare ad essere accresciute con quelle presenti per avere poi un ritorno nel futuro. Per questo il punto di partenza del pedagogista statunitense è la stretta correlazione tra educazione ed esperienza. Ma non tutte le esperienze sono positive e contribuiscono alla crescita educativa dell'alunno. Spesso, anzi, esse sono deleterie e piuttosto che fornire un input verso la crescita, ne determinano l'arresto. Per questo, le uniche esperienze da privilegiare sono quelle qualitativamente positive, sono quelle che non limitano i campi della conoscenza ma li integrano, quelle che danno la possibilità di poter dimostrare – e seguire – le proprie inclinazioni personali seppure in un contesto scolastico di più ampio raggio e in un rapporto che mai può prescindere dall'interazione con l'educatore. Esperienze qualitativamente positive sono quelle che presentano due aspetti fondamentali: a) possono essere immediatamente sgradevoli o gradevoli; b) influenzano le esperienze successive, continuando a vivere nelle esperienze future. Tutto questo ci fa concludere che il problema centrale nell'educazione basata sull'esperienza è quello di scegliere il tipo di esperienza presente che vivrà fecondamente e creativamente nelle esperienze che seguiranno. L'educazione tradizionale prescindeva da questo aspetto dato che, proponendo schemi sempre identici e uno studio della materia piuttosto passivo che non prendeva in considerazione l'importanza dell'individualità, l'importanza delle esperienze pregresse dell'alunno, che non considerava assolutamente la necessità di un'interazione costante tra educatore ed alunno, si Esperienza e educazione John Dewey 2 Prof.ssa Claudia Spina ESAME Storia della pedagogia e letteratura per l'infanzia CORSO DI STUDI Scienze dell'educazione e della formazione dell'uomo che, invece, in questo contesto deve trovare la possibilità di esprimersi al meglio e senza costrizioni esistenziali che la limiterebbero eccessivamente. In altre parole, la libertà deve essere concepita all'interno di un sistema che deve, necessariamente, basarsi su regole condivise nel rispetto di ciascun individuo, capaci di potenziare le attitudini e le capacità singole, senza ledere quelle degli altri che comunque appartengono allo stesso contesto. Ed è in questo senso che Dewey delinea anche il concetto di libertà in riferimento al sistema educativo scolastico. L'esempio più indicativo che riporta è quello del gioco del calcio. Ogni gioco ha le sue regole senza le quali ognuno agirebbe in base a quello che per sé crede giusto, seguendo solo il suo istinto, senza sentire la necessità di confrontarsi con altri e di interagire con loro. Senza l'arbitro che determina le azioni di gioco non valide, non ci sarebbe gioco stesso. Le regole sono parte del gioco. Possono cambiare ma solo nel caso in cui esse servano a migliorare il gioco stesso. La conclusione generale è che il controllo delle azioni individuali è fatto dall'intera situazione in cui gli individui sono compresi. L'esistenza di regole non limita la libertà dell'individuo stesso se vengono concepite nell'interesse di un gruppo. Lo stesso vale per l'educazione e per il ruolo che l'educatore deve svolgere nei confronti della materia da insegnare e del gruppo – i suoi alunni - cui questa materia è rivolta. Ed è sempre in questo contesto che va inserito il discorso dell'organizzazione e dell'autorità scolastica facendo le dovute differenze tra scuola tradizionale scuola progressiva. In entrambe c'è la necessità di darsi un'organizzazione, di stabilire un'autorità capace di far rispettare le regole stesse. Nella scuola tradizionale però, l'organizzazione era chiusa in se stessa e il modello dall'alto predisponeva l'esistenza di un insieme di regole da rispettare e basta, senza confronto, senza interazione tra le parti in cui era vero ciò che veniva imposto e nei confronti del quale non c'era possibilità di replica. La libertà individuale dell'alunno non era assolutamente presa in considerazione, così come era inesistente un rapporto di scambio tra insegnate e discente. L'insegnate era l'unico depositario di verità che andavano accettate supinamente senza possibilità alcuna di mutamento. Situazione completamente rivisitata nella scuola progressiva dove la necessità di avere delle regole è sempre molto forte ma abbiamo sottolineato come, l'educazione che si ottiene mediante esperienza, fa capo ad un rapporto del tutto nuovo tra i soggetti che giocano la partita. L'educatore che sempre rappresenta l'autorità, agisce nel rispetto del gruppo, con esso interagisce e da esso prende spunto per elaborare una materia di studio che sia quanto più prossima al rispetto della libertà individuale dell'alunno stesso. Nessuna prevaricazione, nessuna accettazione passiva del già dato: confronto e interazione prendono il posto di autorità imposta senza richiedere pareri e senza considerazione alcuna di chi si ha dall'altra parte. La conclusione è che nella scuola progressiva, la fonte principale del controllo sociale è riposta nella natura stessa del lavoro inteso come un'impresa sociale. Ma la vita di comunità ha necessità comunque di organizzarsi attraverso l'adozione di regole. Come può l'educatore elaborare allora un piano che non sia fallimentare e che tenga conto di quanto si è detto? Egli deve esaminare la capacità e i bisogni del gruppo di allievi con cui ha a che fare e disporre nello stesso tempo le condizioni che forniscano materia di studio e contenuto per esperienze che appaghino questi bisogni e sviluppino queste capacità. Il piano scolastico da elaborare deve essere abbastanza flessibile per permettere il libero gioco dell'esperienza Esperienza e educazione John Dewey 5 Prof.ssa Claudia Spina ESAME Storia della pedagogia e letteratura per l'infanzia CORSO DI STUDI Scienze dell'educazione e della formazione individuale e abbastanza fermo per indirizzare uno svolgimento continuo del potere. 5. LA NATURA DELLA LIBERTA' Parlando di controllo sociale emerge, come già accennato, il problema relativo al concetto di libertà. L'unica forma di libertà che ha la capacità e il potere di durare è quella legata all'intelligenza e alla capacità di osservare e, successivamente, giudicare. Nella scuola tradizionale ogni forma di libertà, intesa nel senso sopra citato, era esclusa. Nessuna possibilità, da parte dell'alunno, di esprimere la sua libertà di osservare e, quindi, giudicare di conseguenza. La definizione di libertà è fondamentale per comprendere il passo successivo individuato da Dewey nel suo saggio che porta alla definizione di autocontrollo. Il punto di partenza che differenzia ancora una volta la scuola tradizionale da quella progressiva è che la libertà, nell'accezione individuata, non può prescindere da una libertà esterna, quella di moto, senza la quale l'insegnante non potrà mai conoscere a fondo l'individuo con cui ha a che fare. La stessa libertà è determinante per un buon processo di apprendimento dato che è un importante mezzo per mantenere la normale saluta fisica e mentale. Di contro, nella scuola tradizionale vigeva una sorta di immobilità, anche dal punto di vista fisico, che generava stereotipi incapaci di fornire stimoli e di permettere la piena conoscenza dell'alunno da parte dell'insegnante. La libertà non è comunque un fine ma un mezzo per tagliare il traguardo educativo. Come si esplica allora la libertà? Dewey traccia un percorso ben preciso che partendo dall'impulso come prima forma di reazione dell'individuo di fronte ad una situazione, mediante l'osservazione e la capacità di giudizio, lo trasforma in desiderio fino ad arrivare all'autocontrollo come forma auspicabile di azione e meta ideale della stessa educazione. L'impulso si controlla mediante la riflessione e il pensiero. 6. IL SIGNIFICATO DI PROPOSITO Dall'impulso, mediante il ragionamento e l'osservazione, si arriva quindi a formulare un proposito. La libertà si identifica con l'autocontrollo poiché la formazione di propositi, l'organizzazione di mezzi per eseguirli sono frutto dell'intelligenza. Si è visto come il proposito parta da un impulso che si tramuta in desiderio nel momento in cui attraverso l'osservazione e il ragionamento esso viene rielaborato e non può prescindere, naturalmente, da circostanze esterne che lo determinano e lo influenzano in qualche modo. La sola osservazione non basta però: è necessario comprendere il significato di ciò che si vede e questo significato risulta dalle conseguenze dell'azione che si intraprende. Un bimbo, ad esempio, può essere attratto dalla fiamma e avere il desiderio di afferrarla. Per questo, si può concludere che possiamo essere avvertiti delle conseguenze solo alla luce di esperienze anteriori. Il proposito, quindi non è altro che l'esecuzione di un fine e la previsione delle conseguenze che ne deriveranno alla luce di esperienze già vissute. La formazione del proposito è dunque un'operazione intellettuale anche molto complessa. Essa Esperienza e educazione John Dewey 6 Prof.ssa Claudia Spina ESAME Storia della pedagogia e letteratura per l'infanzia CORSO DI STUDI Scienze dell'educazione e della formazione comporta l'osservazione delle condizioni circostanti, la conoscenza di ciò che accaduto in passato in situazioni analoghe e il giudizio che raccoglie insieme quel che è stato osservato e quel che è stato richiamato per vedere cosa significano. Il proposito differisce dall'impulso e dal desiderio per il fatto che esso è basato su un piano ben preciso che tiene conto della previsione delle conseguenze dell'operare sotto certe condizioni date in un certo modo. 7. ORGANIZZAZIONE PROGRESSIVA DELLA MATERIA DI STUDIO Alla luce di quanto abbiamo detto, qual è la materia di studio allora e quale il modo in cui studiarla? Il materiale deve, innanzitutto, rientrare nell'ambito dell'esperienza quotidiana ma questo costituisce solo il primo passo. In un secondo momento ciò che è stato sperimentato deve progressivamente assumere una forma meglio organizzata che si avvicini gradualmente a quella in cui la materia del sapere si presenta ad una persona competente, matura. Che questo cambiamento sia possibile senza allontanarsi dal legame che avvince l'educazione con l'esperienza è attestato dal fatto che tale trasformazione si compie fuori dalla scuola e di quella che si suole chiamare educazione. Tutto deve partire, abbiamo visto, dall'esperienza quotidiana in cui il già acquisto deve essere considerato come mezzo e strumento per aprire i campi a nuove conoscenze. In tal senso, l'esperienza del passato deve aiutare ad accrescere la conoscenza futura. Le esperienze passate contribuiscono a determinare quelle future anche se questo non sempre è semplice come appare, soprattutto se lo consideriamo in riferimento agli alunni già formati che hanno un proprio bagaglio conoscitivo fatto di esperienze già consolidate. Compito dell'educatore è, quindi, quello di discernere, nell'ambito dell'esperienza attuale, quelle cose che contengono la possibilità di presentare nuovi problemi, i quali stimolando nuove vie di osservazione e di giudizio allargheranno il campo dell'esperienza futura. Non va dimenticato quindi, anzi piuttosto evidenziato, che il passato diventa un mezzo per conoscere il presente e gettare le basi per assimilare nuove conoscenze utili nel futuro. L'educatore deve conoscere le possibilità di introdurre gli allievi in nuovi campi che appartengono ad esperienze passate e servirsi di questa conoscenza per scegliere le condizioni che influenzeranno la loro presente esperienza. Il passato deve essere rivalutato non dimenticato in questo contesto. Sappiamo quanto il concetto di passato, inteso come non crescita, come legame a schemi standardizzati, come conoscenza fine a se stessa, sia stato alla base della scuola tradizionale e ne abbia costituito uno dei difetti maggiori, secondo Dewey. Lo studio del passato era un fine per la scuola tradizionale: diventa un mezzo, alla luce di quello che è stato detto, per la scuola progressiva invece. Ma anche a questa scuola, lo scrittore statunitense muove una critica forte: il movimento dell'educazione progressiva non riconosce che il problema della scelta e dell'organizzazione della materia d'insegnamento è fondamentale. Ed esso non può essere raccolto frettolosamente. La sua responsabilità deve essere duplice. Che le condizioni trovate nell'esperienza presente debbano essere adoperate come fonti di problemi è una caratteristica che differenzia l'educazione basata nell'esperienza dall'educazione tradizionale. In quest'ultima, infatti, i problemi venivano posti dal di fuori. Esperienza e educazione John Dewey 7
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