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esperienza e educazione John Dewey, Sintesi del corso di Pedagogia

Riassunto del libro molto dettagliato

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 12/12/2018

Selene0327
Selene0327 🇮🇹

4.2

(32)

19 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica esperienza e educazione John Dewey e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Introduzione John Dewey ebbe una grande influenza pedagogica, filosofica, politica e sociale sulla cultura. Fondò con G.H. Mead la “scuola di Chicago” Dewey diede inizio al movimento dell’educazione progressiva”, che influenzò le politiche educative e le istituzioni formative a lui contemporanee, portandole a una svolta democratica. Posò Dewey l’attenzione su gli scopi sociali in educazione e su i problemi di ordine logico e psicologico dell’apprendimento. La pedagogia viene vista da Dewey come scienza e fu uno dei primi a sostenerlo con forza, con lui la pedagogia non ripudierà mai gli approcci della filosofia negli aspetti logici, etici ed epistemologici, ma attingerà dalla psicologia, dalla biologia, all’antropologia e della sociologia. Le posizioni teoriche e pratiche di Dewey che fanno riferimento all’evoluzionismo e ai contributi del pragmatismo di Ch. S ì, Perice e William James sostengono che l’esperienza pone l’uomo come base della cultura e della conoscenza, essa deve essere considerata come qualcosa che tende a modificare attivamente l’ambiente naturale e quello sociale e a proiettarsi verso azioni future. Per Dewey il concetto di esperienza riduce il dualismo tra esterno ed interno. L’esperienza non è mai esperienza di un oggetto da parte di un soggetto ma “transizione” tra soggetto e oggetto. Definisce questo termine chiave della sua filosofia dell’educazione in Logica: teoria dell’indagine L’esperienza rinvia a situa di precarietà e problematicità radicali in cui l’uomo è coinvolto nel suo sforzo di adattamento e di evoluzione ed ha a che fare con i bisogni e con gli interessi vitali. Rispetto a tali situa lo strumento fondamentale di cui il soggetto dispone è la ragione, chiamata da Dewey l’attività intelligente, va considerata come un’attività simbolica di ricerca e di indagine, metodo, fatto di ipotesi e sperimentazioni, che orienta il processo educativo. L’educazione deve essere incentrata su forme di attività pratica, sociale e culturale che consentano alla scuola e alle istituzioni di riprodurre in modo ampilificato nel mondo, quella ricchezza e immediatezza di esperienze foriere di cambiamento. L’educazione diventa l’ambito nel quale la “transizione” fra organismo e ambiente, natura e cultura, fatti e valori, mezzi e fini, individuo e società, gioco e lavoro, può costruire nuovi spazi di libertà. Lo scritto “Esperienza e educazione” di Dewey sull’educazione e sulla scuola, rappresenta la sintesi del pensiero filosofico e pedagogico. All’interno di esso, dice la sua opinione e la contrappose a quella dei conservatori riguardo le scuole nuove, chiaramente scritto con buona sintesi e profondità riesce a mettere a nudo le differenze tra chi vuole una scuola e un’educazione autoritaria e chi vuole e immagina metterne in pratica una democratica e innovativa. In questo scritto Dewey parla solo di filosofia dell’educazione basata sull’esperienza, quest’ultima è la chiave di volta per pensare e fare educazione, per criticare i punti deboli delle scuole tradizionali e l’applicazione sbagliata dei programmi delle scuole nuove. Educare significa accrescere l’ambito dell’esperienza del docente e del discente, del ragazzo e dell’adulto. Al centro del campo educativo ci sono relazioni e queste vanno considerate come effetti del reticolo complesso di interazioni fra la Storia e le storie dei soggetti, tra il fatto sociale e l’evento del singolo giocato nella trama della “situazione” in cui si muove e con la quale interagisce. Con Dewey l’accento viene messo sulle sue esigenze vitali, da intendere come il vero cuore dell’attività didattica e della scuola, generando una conversazione dello sguardo che costringe chiunque a considerarle come comunità educanti. Dewey ci ha permesso di pensare alla scuola come una comunità di pratica educante Si apprende grazie all’esperienza, l’insegnamento deve essere centrato sulle possibilità dell’alunno e la scuola deve essere per tutti. L’esperienza deve costruire il punto di inizio per l’elaborazione della teoria ed il punto di arrivo, perché la vera validazione di una teoria o di una filosofia dell’educazione presuppone il confronto critico con l’esperienza. Nell’esperienza si intrecciano elementi di attività e di passività e la nozione di esperienza, può risultare + ampia e complessa della nozione di conoscenza. Non tutte le esperienza sono educative dipende dalla qualità dell’esperienza proposta da l’educatore. La libertà è generata da fattori interni ed esterni, l’educatore deve coltivare la libertà che è una libertà di osservazione e di giudizio, per sé e per chi chiede di essere educato. Il setting pedagogico è l’assetto interno degli insegnanti e dei ragazzi a partire da un insieme di regole che rendono possibili i ruoli reciproci. L’assetto interno mette in evidenza che non ci si può limitare a dire le solite banalità sulle posizioni degli arredi né fare solamente formazione al ruolo per renderlo + efficacie. Il setting è un ponte per accedere al livello + profondo del dispositivo pedagogico, e permette di organizzare il gioco relazionale orientandolo in modo educativo mentre questo stesso gioco rimanda indirettamente all’esperienza formativa sociale che è lo sfondo in cui essa stessa si gioca. Riflettere sul setting scolastico aiuta a pensare la formazione e l’educazione come un dispositivo come scriveva Riccardo Massa nel testo “Cambiare la scuola” Cos’è il setting? (cercato in internet) Struttura complessa connotata da uno spazio, un tempo, dei contenuti, un linguaggio, delle regole e dei ruoli precisi, degli elementi affettivi e motivazionali, simbolici e rituali. Entro tale struttura prende forma una situazione specifica e si conduce una pratica codificata. Il setting formativo dunque è uno spazio-tempo, un luogo semantico-relazionale: esso cioè esiste nel qui ed ora dell’intervento formativo, nell’ambito del quale ogni azione è significata. La questione del setting nella scuola sembra completamente rimossa e viene barattata con la disposizione dei banchi e l’allestimento dei laboratori didattici, con l’uso dei nuovi strumenti e dei new media. Il setting rimanda ad una educazione vista come un dispositivo esso permette di comprendere perché è necessario, per cambiare la forma della scuola, pensare l’educazione come dispositivo. Il dispositivo è un congegno che crea pratiche specifiche e discorsi in cui i contenuti e la relazione vengono giocati all’interno di una certa strategia pedagogica. Se l’educazione è un dispositivo, la scuola deve essere pensata e praticata come una scena, da osservare e frequentare in tutta la sua profondità. La scuola intesa come scena educativa, invita a sperimentare la profondità della comunicazione che modifica i contenuti, costringe alle persone a domandarsi in che modo si è implicati in ciò che si sta conoscendo, in ciò che si sta comunicando. Ognuno può sperimentare nello spazio e nel tempo della scena scolastica. Si tratta di allestire una scena che permetta anche di sperimentare l’attraversamento del campo affettivo, la scena serve per osservare lati di ognuno riguardo le esperienze personali che vivono a scuola. Dewey parla del “significato del proposito”, un proposito viene tradotto in un piano e un metodo d’azione, basato sulla previsione delle conseguenze dell’operare sotto certe condizioni determinate dalle condizioni generali, storiche e specifiche, del setting pedagogico. Se affettivo e il cognitivo si intrecciano si può dare esperienza educativa. Ogni esperienza educativa deve prevedere una riflessione sulle prospettive di significato che la formano e la guidano. La nuova educazione si trova ad affrontare problemi e deve suggerire le vie maestre della loro soluzione. La nuova filosofia dell’educazione si innesta su qualche tipo di filosofia empirica e sperimentale. Esperienza ed esperimento sono cose differenti, il loro significato è parte del problema che deve essere dibattuto. Credere che le educazioni autentiche provengano dall’esperienza non significa che tutte le esperienza siano educative. Esperienza ed educazione non possono essere equivalenti. Ci sono anche delle esperienze diseducative e sono quelle che hanno l’aspetto di arrestare o fuorviare lo svolgimento dell’esperienza ulteriore. L’esperienza può procurare incallimento, diminuire la sensibilità e la capacità di agire, una data esperienza può aumentare l’abilità automatica di una persona in una particolare direzione e tendere a restringere la sua abilità di movimento: l’effetto è limitare il campo della futura esperienza. Un’esperienza può recare dei benefici immediati, e promuove la fiacchezza e la negligenza, questo atteggiamento agisce sulla qualità delle future esperienze in modo da impedire all’individuo di trarne tutto il frutto che potrebbero dargli, possono anche (le esperienze) essere sconnesse fra di loro che ognuna sia gradevole o anche stimolante in sé esse non costituiscono un tutto ben saldo. L’edu tradizionale aveva molte possibilità di far costruire all’interno dell’istituzioni esperienze e non si può affermare il contrario. Con la nuova educazione le esperienze che venivano fatte erano in gran parte negative. I ragazzi nelle scuole tradizionali fanno le loro esperienze ma il guaio è il carattere erroneo e difettivo di essa dal punto di vista della relazione con l’esperienza ulteriore. Il lato positivo di questo punto di vista è ancora + impo per quanto concerne l’edu progressiva. Tutto dipende dalla qualità dell’esperienza che si fa. La qualità di ogni esperienza ha due aspetti: • può essere immediatamente gradevole o sgradevole • esercita la sua influenza sulle esperienze ulteriori Le esperienze vivono per esperienze future, un educatore deve far si che le cose debbano essere disposte in modo che le esperienze siano come devono essere e non per forza gradevoli. L’educazione basata su esperienza ha un problema quello di scegliere il tipo di esperienze presenti che vivranno creativamente nelle esperienze che seguiranno. L’edu tradizionale = routine sempre gli stessi concetti venivano riproposti a tutti, la scuola poteva tirare avanti senza una filosofia coerentemente svolta, bastava allo scopo una serie di parole astratte. L’edu progressiva non si può affidare a tradizioni cristallizzate e ad abiti istituzionali, se non vogliono procedere + o meno a caso devono farsi dirigere da idee che costituiscono una filosofia dell’edu. La nuova educazione si suppone che debba essere + facile di quella tradizionale, ma è + difficile scoprire i tipi di materiali, i metodi e le relazioni sociali appropriate al raggiungimento di una nuova edu. e ci sono state fatte delle critiche su questo concetto. L’idea di creare una nuova edu è nata dalla concezione di farla differenze da quella tradizionale, ed infatti è così perché è anche in armonia con i principi della crescita. Una coerente teoria dell’esperienza che fornisca una direzione positiva alla scelta e all’organizzazione di metodi e materiali edu appropriati, è indispensabile, se si vuole dare un nuovo indirizzo alle scuole. 3 Criteri dell’esperienza Si fa un’analisi per conseguire criteri da applicare poi ad un numero di problemi concreti per molti. Le esperienze hanno un valore educativo si e no ma sono necessarie. Una delle ragioni che ha favorito il movimento progressivo è stato il fatto che esso sembra + conforme all’ideale democratico e sicuramente una cosa che ci hanno insegnato ovunque è che la democrazia è la miglior istituzione sociale (forse non è nemmeno vero). La causa della preferenza di questo movimento risale alla discriminazione fatta fra i valori che ineriscono alle diverse esperienze. Il principio della comunità dell’esperienze poggia sull’abitudine, questo principio significa che ogni esperienza riceve qualcosa da quelle che l’hanno preceduta e modificata. Dewey afferma che: “Ogni esperienza è un arco attraverso il quale raggia quel non percorso universo, il cui contorno vanisce via via ch’io avanzo” Esempio di principio della comunità il crescente svolgimento è l’esempio, l’obiezione fatta è che la crescita può prendere molte direzioni. Da qua si capisce che la crescita non è sufficiente, bisogna dunque specificare la direzione che prende. Quando lo svolgimento in una direzione particolare conduce alla continuazione della crescita, risponde al criterio dell’educazione come crescita. Questo principio di applica in ogni caso, ma la qualità dell’esperienza presente influenza il modo in cui il principio si applica. La caratteristica fondamentale dell’abito è che ogni esperienza fatta e subita modifica chi agisce e subisce e questa modificazione influisce sulla qualità delle esperienze seguenti. Il principio dell’abitudine va + a fondo del concetto ordinario di un abito (modo + o – stabilità di fare le cose). Esso comprende: • la formazione di attitudini che sono emotive, intellettuali • le nostre sensibilità fondamentali e i modi di rispondere a tutte le condizioni Le esperienze passate influenzeranno le future, ognuna è una forza propulsiva, se suscitano curiosità rafforza nell’individuo l’iniziativa e fa nascere in lui il desiderio. La maggior maturità dell’esperienza che dovrebbe possedere l’adulto lo mette in grado di valutare ogni esperienza del giovane, allora tocca all’educatore vedere verso che direzione si muove un’esperienza. Un educatore deve: • valutare quali attitudini avviano ad un aumento di crescita e quelle che ostacolano • avere una comprensione simpatica dell’individuo queste qua sono capacità che rendono il sistema dell’edu basato sulla viva esperienza. Ci sono fonti dell’esperienza fuori dall’individuo e l’esperienza è costantemente alimentata da tali fonti, e dirigono l’esperienza anche loro. L’educatore deve essere attento al principio generale della formazione e riconoscere in concreto quali sono le condizioni che facilitano le esperienze che conducono alla crescita. La edu progressiva esige dall’insegnante che appunto abbia una partecipazione attiva. Interazione = permettere d’interpretare un’esperienza nella sua funzione ed efficacia educativa. Gli individui vivono in una serie di situazioni. Situazione e interazione non possono essere concepite l’una scissa dall’altra. Via via che un individuo affronta le situazioni il suo mondo si espande e si contrae. Condizioni oggettive, l’educatore ha abilità che gli permettono di influenzare direttamente l’esperienza degli altri e quindi la loro educazione. 4 Controllo sociale L’educazione è esperienza di vita Ci sono 2 principi fondamentali nella costruzione dell’esperienza: • principio dell’interazione • principio della continuità Questi due principi sono criteri per valutare l’esperienza e sono intimamente connessi tra loro e ciò non permette con facilità di dire con quale problema educativo speciale si debba cominciare. Il controllo delle azioni individuali è fatto dall’intera situazione in cui gli individui sono compresi, di cui sono parte e di cui sono cooperatori e interattori. Anche in un gioco coloro che vi partecipano non avvertono di dover sottostare a un individuo o di essere soggetti alla volontà di una persona che sovrasta dal di fuori. A scuola l’ordine era nelle mani dell’insegnante. In quelle chiamate scuole nuove la fonte di controllo sociale è riposta nella natura stessa del lavoro inteso come un’impresa sociale, a cui tutti i sogg hanno modo di prender parte. L’educatore deve conoscere l’individuo quanto la sua materia e la conoscenza gli permette di trarre le attività che si prestano all’organizzazione sociale. Lo sviluppo dell’esperienza si compie attraverso l’interazione e l’educazione è un processo sociale. 5 La natura della libertà La libertà ha importanza è la libertà dell’intelligenza ovvero la libertà di osservare e di giudicare esercitata nei riguardi di piani che hanno un valore intrinseco. L’errore + comune x quanto concerne la libertà è quello di identificarla con la libertà di movimento o con il lato esterno o fisico dell’attività. Posta dei benefici la libertà, benefici che ci sono potenzialmente nell’accrescimento della libertà esterna. Senza la liberà è praticamente impossibile che un insegnante impari a conoscere l’individuo con cui ha a che fare. La calma e l’obbedienza imposte impediscono gli allievi di rivelare la loro natura. Sacrificano l’essere all’apparire. Premiano le apparenze esterne dell’attenzione, del decoro e dell’obbedienza. Può esistere attività intellettuale non accompagnata da attività esteriore del corpo. La capacità intellettuale è una conquista relativamente tarda, in seguito a un lungo periodo di tirocinio. La liberta di azione esterna è un mezzo in vista della libertà di giudizio e del potere di eseguire fini deliberatamente scelti, tende a diminuire con il crescere (libertà). Può essere una perdita piuttosto che un guadagno sottrarsi al controllo di un’altra persona solo per abbandonarsi all’impero della stravaganza e del capriccio immediato.
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