Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Esperienza e Natura - John Dewey, Sintesi del corso di Filosofia Teoretica

Riassunto libro Esperienza e Natura di John Dewey.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 10/07/2019

laurastewood
laurastewood 🇮🇹

4.7

(50)

64 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Esperienza e Natura - John Dewey e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia Teoretica solo su Docsity! “Esperienza e Natura” — John Dewey Lo scritto “Esperienza e Natura” è stato pensato da John Dewey nell’immediato dopoguerra, composto nel 1922 ed in parte rivisto nel 1929 in seguito alla “grande depressione” americana. Tale scritto appartiene ad una fase già matura del pensiero di Dewey, nel quale riprende taluni temi fondamentali del pragmatismo originario (come la critica del positivismo condotta in nome di istanze empiristiche e metodologiche), e inserisce tali temi in una visione della realtà nella quale il mondo e l’esistenza, nella loro totalità, vengono continuamente problematizzati e pensati come orizzonte aperto di possibili significati e valori. In un decennio così ricco di contrasti e lacerazioni, come quello degli anni ’20 in America, lo scritto “Esperienza e Natura” rappresenta un appello equili- brato e al contempo scevro di illusioni tradizionalistiche a quei valori ereditari dalla filosofia classica che non negano o comprimono, bensì riscattano e celebrano nella sua pienezza la spontaneità del vissuto. Lo scritto, quindi, pieno di modera- zione, saggezza e al contempo di ragionevoli speranze, ha un significato che va al di là dei limiti della “filosofia”, anche perché lo stesso pensiero di Dewey sollecita il confronto, la critica e la provocazione da parte di altri campi della cul- tura umana, talora delimitati arbitrariamente. NB. Dal punto di vista contenitivo, lo scritto “Esperienza e Natura” tratta il problema della conoscenza. John Dewey delinea il proprio pensiero riflettendo sul metodo della filosofia ed esaminando, in particolare, la relazione tra esperienza e natura, il ruolo del linguaggio e della socializzazione nella conoscenza, ed il dualismo tra mente e materia, il quale, infine, Dewey tenta di superare promuovendo una concezione di unità tra le due. Dewey inizia la stesura del proprio pensiero ancorando la filosofia all’esperienza: quest’ultima, si presenta al soggetto come un dato immediato e l’individuo risulta impossibilitato ad accedere alla conoscenza della totalità dell’esperienza poiché non possiede i mezzi per indagarla ed esplorarla. Per questa ragione, Dewey ritiene che il compito della filosofia non è perseguire la conoscenza di tutto il reale, ma piuttosto quello di porsi come “supervisore critico” (pensiero riflessivo) in grado di discernere i valori autentici e fittizi allo scopo di migliorare la situazione precaria, incerta e indeterminata da cui si parte. Per Dewey vi sono due vie di accesso alla filosofia, strettamente interconnesse e che differiscono non per contenuto, bensì per “punto d’inizio”: 1. L’esperienza grezza della vita quotidiana: si tratta di un’esperienza grossolana che, servendosi di osservazione raffinata e d’immaginazione e sogno, porta sì alla conoscenza ma anche alla vaghezza, ai sentimenti, al malessere, e infine alle abitudini; Questa particolare forma d’esperienza necessita, infatti, maggiore pazienza e acume, poiché si configura come l’insieme di tutto ciò che si è sperimentato, provato e subìto, perché comprende sia gli oggetti che vengono esperiti, ma anche i processi di registrazione e interpretazione umana. Chi parte dall’esperienza grezza della vita quotidiana deve tener conto dei risultati della scienza; 2. L’esperienza raffinata della ricerca scientifica: si tratta della via della filosofia scientifica in senso proprio che, seppur più comoda, risulta soggetta al cambiamento della scienza stessa che, superando le scoperte e le teorie prese a fondamento da una filosofia, rende obsoleta quella stessa filosofia. Chi parte dall’esperienza raffinata della ricerca scientifica deve tener conto dei risultati della vita quotidiana; John Dewey considera l’esperienza come il metodo della filosofia: quest’ultima, deve rendere consapevole l’individuo che la realtà, nella sua totalità, non è solo ordine, ma anche disordine, conflittualità e instabilità. La posizione di Dewey è naturalistica in quanto scorge una piena continuità tra il mondo materiale (corpo) e quello spirituale (mente). → Dewey elabora un naturalismo organicistico: in quanto vede la totalità del reale non più come spirito ma come natura e, dunque, come continuo interagire di ogni singolo organismo con l’ambiente in cui vive. La natura è un processo di interazioni vitali tra organismi e l’ambiente, e tra questi due poli esiste una continua transazione e scambio. → Dewey elabora pure una forma di naturalismo umanistico: secondo cui organismo e ambiente si compenetrano in un rapporto dinamico, producendo modificazioni della realtà. L’uomo, tuttavia, (aspetto umanistico) è in grado di prevedere e dirigere i fatti; ed è nell’intrecciarsi delle relazioni tra uomo e ambiente naturale-sociale in cui l’uomo è immerso che si produce la storia. FINI | Dewey dichiara che uno dei bisogni umani universali è la ricerca del godimento e del piacere al fine di star bene e godere della bellezza in un mondo caratterizzato da incertezza, secondo quanto avevano già intuito gli edonisti: gli esseri umani tendono al piacere, e quest’ultimo costituisce un loro fine specifico. 1. L’arte, sia quella sollevata dagli intellettuali sia quella grossolana del popolo, esiste grazie al bisogno di godere. Dewey considera la dimensione estetica consolazione ed evasione dall’instabilità dell’esistenza (mezzo dell’educazione con cui insegnare nuovi modi di percezione e godimento). NB | Ma utilizzare il termine “fine” in relazione ai processi di esistenza pone la questione teleologica. Per risolvere tale questione, Dewey attribuisce al fine naturale un significato neutro, e lo identifica come la terminazione dell’azione senza che sia anche la causa. In tal caso, i fini naturali sono ben distinti dai fini morali (o scopi), in quanto atti a tendere a qualcosa di buono. 2. Il pensiero razionale, in quanto atto ad esser e produrre qualcosa di buono, è da considerarsi un fine morale; ma esso è anche strumento mediante il quale raggiungere ulteriori cose buone, e dunque da ritenersi, al contempo, mezzo. INTER-DIPENDENZA TRA FINI E MEZZI | Dewey scorge una forte inter-dipendenza tra mezzi e fini e, dunque, il mezzo non è inteso come un qualcosa di estrinseco al fine, bensì come una parte frazionaria di esso, e cioè come una sua parziale realizzazione. Per Dewey non esiste una distinzione netta tra mezzi e fini, ma essi fanno parte di un continuum: i fini rappresentano mezzi per raggiungere ulteriori fini. Quando la natura è considerata come costituita da eventi essa è fatta di storie, rapporti continui di mutamenti che partono da inizi e muovono verso conclusioni. Il conseguimento delle conclusioni è instabile e aleatorio data l’incertezza e precarietà delle storie: per renderlo il conseguimento più sicuro, è necessario controllarne i mutamenti attraverso i mezzi. FINI IN VISTA | Scopi che vengono ritenuti giusti di essere conseguiti. NATURA, MEZZI E CONOSCENZA. Dewey considera la conoscenza come unico mezzo dell’individuo per potersi rapportare con il mondo, ed essa è un mezzo a servizio dell’uomo per dirigere le azioni successive: la conoscenza di qualunque cosa è di primaria importanza per guidare l’azione che segue l’impatto con il mondo. Essa inizia nel momento in cui l’individuo elabora gli aspetti problematici portandoli alla coscienza e riflettendo su di essi, pertanto la conoscenza deriva dall’esperienza, ma non coincide con essa, in quanto: → L’esperienza è qualcosa di intoccabile per la conoscenza, essa è precedente ad ogni intellettualizzazione, e comprende tutti gli stadi d’animo e sentimenti che si generano tra l’uomo e il suo contatto con il mondo; → La conoscenza, invece, include solo ciò di cui l’uomo è consapevole; Nel processo di conoscenza del mondo, soggetto e oggetto non sono distinti, ma funzioni della stessa indagine. La conoscenza corrisponde agli eventi compresi distintamente dal pensiero, del tutto stabilizzati dall’attività razionale: la scienza è autentico esempio di conoscenza, ed essa si distingue, per Dewey, in pura e applicata. → La scienza applicata è ritenuta, da Dewey, più adeguata alla definizione che egli stesso traccia della conoscenza, in quanto l’applicazione porta ad una capacità maggiore di rendere stabile l’esistenza. → La scienza pura, in virtù della sua astrattezza, scarta un’ampia parte dell’esperienza e, in virtù della sua parzialità, essa non è conciliabile con la storia, che contiene invece tutta l’esperienza. NB | Dewey ritiene arrogante e inadeguata la ricostruzione storica a cui si limita abitualmente la ricerca, mentre la storia intesa in senso totalizzante è molto interessante in quanto punto pone le basi di partenza ideali per la filosofia. NATURA E COMUNICAZIONE. Dewey scorge nella comunicazione un elemento base della conoscenza: in quanto, quando essa si verifica, tutti gli elementi naturali sono soggetti a riconsiderazioni e revisioni. Gli eventi si trasformano in oggetti dotati di senso. Dewey definisce la comunicazione come mezzo mediante il quale stabilire cooperazione e ordine: in virtù di ciò essa è sempre educativa per coloro che vi partecipano in quanto fa sperimentare a questi ultimi un’esperienza allargata. Il linguaggio si configura come un fenomeno di mutuo scambio, come il ponte che congiunge l’aleatoria esistenza empirica all’essenza, che è al di là del tempo e del cambiamento. Gli eventi, una volta assunto un nome, acquistano condizioni organiche del corpo, così come quest’ultimo non può sussistere se non in un rapporto di dipendenza con le condizioni ambientali. La mente si riferisce alla capacità dell’organismo di aggiungere elementi differenziali ed elaborare risposte che inducano ulteriori modificazioni dell’ambiente. Il processo della vita implica, dunque, la natura e l’ambiente. L’anima, invece, denota le qualità dell’attività psico-fisica. Anima, mente e corpo non si trovano nella medesima parte del corpo, ma sono inerenti all’organizzazione dei processi del vivente. Ed è in questa linea di pensiero che emerge il naturalismo di Dewey e le influenze da lui trainate dal pensiero di Darwin: Dewey afferma che ogni spirito è in connessione con un corpo organizzato, e che ogni corpo esiste in un ambiente naturale con cui intrattiene relazioni di adattamento. Nessun organismo dura in eterno, la vita prosegue solo perché un organi- smo produce se stesso, e il solo posto dove può produrre se stesso è l’ambiente. L’ESISTENZA E LE IDEE. I significati che costituiscono la mente diventano coscienza quando qualcosa all’interno di essi, o loro stessa applicazione, diviene dubbio, ed il significato in questione necessita di essere riconsiderato. Stando a ciò, Dewey offre una spiegazione primordiale della coscienza: un organismo dotato di sensibilità e in grado di generare significati è cosciente. → La coscienza è un momento, una condizione transitoria in cui l’esperienza, rivelando la sua dimensione problematica, spinge il soggetto a correggere o trasformare la propria situazione per generare significati. → Le idee costituiscono lo strumento mediante il quale risolvere tali problemi: esse sono mezzi di cui il soggetto si serve per procedere nella ricerca, in quanto guide per ulteriori approfondimenti e osservazioni che provocheranno ulteriori suggestioni atti a trasformare l’idea originaria che, una volta trasformata, sarà pronta a generare ulteriori significati. Le idee, dunque: 1. dirigono l’osservazione; 2. prospettano soluzioni prevedendo le conseguenze di certe azioni; NB | L’idea è una conseguenza anticipata (previsione) di ciò che capiterà laddove alcune operazioni vengano eseguite in preciso rapporto con le condizioni osservate. In relazione alla sensibilità e alle idee, e alla coscienza in genere, Dewey definisce “spirito” il sistema organizzato di significati, aspetti culturali e istituzionali che determinano mentalità e comportamento di un gruppo etnico, e se a questo si aggiunge il linguaggio si ottiene la consapevolezza tipica dello spirito: tale consapevolezza è resa possibile dall’incertezza dell’esistenza, senza la quale non si sarebbe mai voluta un’organizzazione dei viventi adatta a far fronte all’imprevedibilità, e dunque senza di essa la coscienza non sarebbe mai esistita. Dewey sostiene, a tal punto, che quando l’individuo riesce a progredire oltre il proprio spirito, e a giungere, trovare soluzioni originali e personali, si parla di “Io”, ossia di esercizio della propria intelligenza creativa. ESPERIENZA, NATURA E ARTE. John Dewey scorge nell’arte la più alta incorporazione delle forze e dei processi naturali nell’esperienza: essa costituisce un processo di produzione nel quale certi materiali vengono conformati in modo tale da prospettare un’esperienza consumatoria finale. L’ARTE | rappresenta l’evento culminante della natura e il grado più elevato dell’esperienza. Dewey definisce la “dimensione estetica” consolazione ed evasione dall’instabilità dell’esistenza. Da qui la superiorità che Dewey attribuisce all’arte rispetto alla scienza: gli esseri umani tendono al piacere e stimano pensiero, razionalità e sapienza, perché consentono di fare ordine nell’esperienza e una capacità di previsione funzionali alla ricerca del piacere. 
 È interessante come Dewey si proponi di ripristinare la continuità tra arte ed esperienza quotidiana, in quanto non è solo l’opera identificata come oggetto, ma rappresenta la prova concreta della realizzabilità dell’unione materiale e ideale. Dewey, dunque, rifiuta la distinzione tra arte bella e arte utile, in quanto in entrambi i casi è implicato il tentativo di migliorare le condizioni di vita.
 La storia è un processo di differenziazione delle arti; la scienza non è separata dall’arte. Dewey attribuisce a quest’ultima semplicemente una superiorità, poiché essa è insieme mezzo e fine, il suo scopo è educativo: è mezzo per insegnare nuovi modi di percezione, per aprire nuovi oggetti all’osservazione - godimento. L’ESPERIENZA | è il luogo d’incontro tra uomo e natura, dove l’uomo non è uno spettatore passivo, ma interagisce attivamente con ciò che lo circonda. L’esperienza ha un valore maggiore rispetto alla conoscenza, perché quest’ultima concerne solo ciò di cui l’uomo è consapevole, mentre l’esperienza comprende tutti gli stati d’animo che si generano nell’uomo dal suo contatto con il mondo. → Dewey sostiene che alla base dell’esperienza vi sia il turbamento che deriva dal contatto dell’uomo con un mondo precario e instabile, da cui trae origine un processo in cui l’uomo reagisce all’ambiente, modificandolo/si. L’empirismo classico vedeva il mondo semplificato e depurato da tutti gli eventi di disordine, per cui l’esperienza si riduceva ad una conoscenza chiara e
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved