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Esperienza ed Educazione, Sintesi del corso di Storia Della Pedagogia

Il documento è una sintesi completa del libro di Jhon Dewey 'Esperienza ed Educazione'.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 22/01/2024

paolo-124
paolo-124 🇮🇹

4.4

(12)

6 documenti

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Scarica Esperienza ed Educazione e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Pedagogia solo su Docsity! RIASSUNTO ESPERIENZA ED EDUCAZIONE J.DEWEY Jhon Dewey scrive questo libro dove espone le sue teorie in campo dell’educazione, contrapponendosi al pensiero delle scuole tradizionali che contrastavano le scuole nuove, inneggiando ad un ritorno ai classici. Egli ritiene che non si debba schierarsi in una delle due fazioni, ma proporre idee. I. Educazione tradizionale e educazione progressiva All’umanità piace pensare in termini di opposizione, non sa scorgere possibilità intermedie. Anche la storia dell’educazione è caratterizzata in termini di opposizione➔ da una parte, l’idea che l’educazione sia sviluppo dal di dentro, basata sulle doti naturali; d’altra parte l’idea che sia formazione dal di fuori, ovvero un processo di soggiogamento delle inclinazioni naturali e di sostituzione di esse da parte di abiti acquisiti mediante la pressione esterna. In termini pratici questa opposizione, in campo scolastico, vede scontrarsi due linee di pensiero: la educazione tradizionale e l’educazione progressiva. Le idee alla base della prima sono le seguenti: -materia composta da corpi (di informazione e abilità) elaborati in passato; -compito della scuola trasmetterli alla nuova generazione; -Nel passato sono state generate norme e regole di condottaAddestramento morale consiste nel formare abiti e azioni conformi. Il piano dell’organizzazione scolastica, quindi, fa della scuola un’istituzione completamente differente dalle altre istituzioni social. Questi sono i fini e i metodi dell’istruzione e della disciplina. Lo scopo è preparare il ragazzo alle responsabilità future. L’attitudine dei discendenti deve essere nell’insieme quella della ricettività, della docilità e dell’obbedienza. Ai manuali spetta di rappresentare il sapere. Gli insegnanti sono il tramite che pone gli alunni in contatto con il materiale, sono gli agents attraverso i quali sono comunicate le conoscenze e rafforzate le regole di condotta. Il sistema tradizionale consiste in un’imposizione dall’alto e dal di fuori. Impone norme, programmi e metodi di adulti ad individui che sia avviano solo lentamente alla maturità. È un distacco così grande che il programma e i modi di apprendere e di comportarsi che si esigono, rimangono estranei alle capacità dell’alunno. Ciò impedisce una partecipazione attiva del ragazzo a ciò che gli viene insegnato. Qui imparare significa acquisire tutto ciò che è insegnato e impartito dagli adulti. C’è bisogno, quindi, di un cambiamento. Nelle scuole progressive vediamo come tutti per sé stessi i principi sono astratti e si fanno concreti soltanto nelle conseguenze della loro applicazione, tutto dipende dal mondo in cui si interpretano quando si applicano. Sappiamo bene che in un nuovo movimento c’è sempre il pericolo che nel respingere i fini e i metodi del vecchio, esso sviluppi i suoi principi negativamente, muove da ciò che è rigettato anziché dallo svolgimento costruttivo della sua propria filosofia. Unità fondamentale della più recente filosofia è l’idea che c’è un’intima relazione fra il processo dell’esperienza effettiva e l’educazione. Bisogna, però, a questo punto, avere un’idea esatta dell’esperienza. Per ripartire non bisogna solamente respingere e opporsi alla vecchia filosofia, altrimenti raggiungeremmo sempre a conclusioni analoghe. Una volta rigettato, p.es, il controllo esterno, il problema diventa quello di trovare i fattori del controllo nel seno dell’esperienza. Rigettare ogni autorità esterna non vuol dire rigettare ogni tipo di autorità, ma cercare una più effettiva fonte di autorità. Es➔ l’educazione di un tempo imponeva ai discendenti la conoscenza, metodi e norme degli adulti, da ciò non segue che la conoscenza e le abilità degli adulti non possano servire da guida all’esperienza degli immaturi, al contrario, i risultati possono essere molto positivi nei contatti fra maturo e immaturo. Il problema è➔ Come istituire questi contatti senza violare il principio di imparare mediante l’esperienza? C’è la necessità di una filosofia al passo con i fattori sociali che operano nella costituzione dell’esperienza individuale. I principi della nuova educazione pongono nuovi problemi che devono essere affrontati sulla base di una filosofia dell’esperienza. 1. Una filosofia dell’educazione che professa di essere fondata sulla realtà può diventare altrettanto dogmatica, quando non è basato su un esame critico dei propri fondamenti. Problema➔ che significa libertà, quali sono le condizioni sotto le quali essa si realizza? 2. L’imposizione esterna limitava il progresso intellettuale e morale del ragazzo, riconoscere questo pone un problema➔ qual è la funzione del maestro e dei libri nel promuovere lo sviluppo educativo dell’immaturo? 3. Il nostro problema è di scoprire il nesso che esiste dentro l’esperienza fra i risultati del passato e i problemi del presente. In che modo la conoscenza del passato può essere trasformata in un potente strumento per agire sul futuro. Rifiutiamo la conoscenza del passato come fine, ma dobbiamo insistere sull’importanza di usare questa come mezzo. Problema➔In che modo il ragazzo deve imparare a conoscere il passato per fare di questa conoscenza un potente ausilio per giudicare la vita presente? II. Bisogno di una teoria dell’esperienza Come già detto, per non proseguire alla cieca, bisogna riconoscere che il semplice svincolarsi dal passato non risolve alcun problema. Importante dire ora che fra tutte le incertezze c’è un punto fermo➔il nesso organico fra educazione ed esperienza personale. La nuova filosofia dell’educazione si innesta su qualche filosofia empirica/sperimentale. Bisogna ora comprendere cos’è l’esperienza CREDERE CHE L’EDUCAZIONE DERIVI DALL’ESPERIENZA NON SIGNIFCA CHE TUTTE LE ESPERIENZE SIANO GENUINAMENTE EDUCATIVE. È diseducativa ogni esperienza che ha l’aspetto di arrestare lo svolgimento dell’esperienza ulteriore. Un’esperienza può provocare incallimento, può diminuire la sensibilità, la capacità di reagire. Può generare qualche benefico immediato e promuovere la fiacchezza, un atteggiamento che non agisce sulla qualità delle esperienze future, impedendo all’individuo di trarne il frutto che potrebbero dargli. Le esperienze possono essere sconnesse tra loro non costituendo un tutto ben saldo. È sbagliato pensare che nelle scuole tradizionali non avvenissero esperienze, il punto da mettere in risalto è che queste venivano fatte in gran parte erano negative. Tanti studenti hanno appreso abilità per via di un addestramento automatico. Tanti hanno associato la lettura di un libro alla noia. Il guaio quindi non è l’assenza di esperienze nelle scuole tradizionali, ma il carattere difettivo di esse dal punto di vista del rapporto con l’esperienza ulteriore. Tutto dipende, quindi, dalla qualità dell’esperienza che si fa. La qualità dell’esperienza ha due aspetti: 1. Può essere immediatamente gradevole o sgradevole➔ facile da cogliere. 2. Esercita la sua influenza sulle esperienze ulteriori➔ pone un problema all’educatore, suo il compito di disporre le cose in modo che le esperienze non si limitino ad essere immediatamente gradevoli e promuovano nel futuro esperienze che si desiderano. COME NESSUN UOMO VIVE E MUORE PER SÉ STESSO, NESSUNA ESPERIENZA VIVE E MUORE PER SÉ STESSA. Ne consegue che il problema centrale di un’educazione basata sull’esperienza è quello di scegliere il tipo di esperienze presenti che vivranno fecondamente e creativamente nelle esperienze che seguiranno continuum sperimentale. Questo aspetto è importantissimo per la filosofia dell’esperienza educativa. Una filosofia dell’educazione dev’essere espressa in parole, nella misura in cui è un piano educativo e come ogni piano non può costituirsi senza riferimento a ciò che si persegue e al come perseguirlo. Piè si tiene fermo che l’educazione è svolgimento dentro, per e mediante l’esperienza più è importante che sia chiarito cosa sia l’esperienza➔deve essere concepita in modo che ciò che ne risulta sia un piano che permetta di decidere un metodo, la materia di studio, arredamento materiale etc. Che l’educazione tradizionale fosse una routine non implica che l’educazione progressiva debba essere un’improvvisazione. La scuola tradizionale era diretta dal costume e da routine stabilite, la scuola progressiva non può permettersi ciò, deve farsi guidare da idee che costituiscono una filosofia dell’educazione. Un’organizzazione basata su idee. C’è bisogno di una filosofia che si basi sull’esperienza. Una delle critiche mosse alle scuole nuove, era la semplicità maggiore rispetto alle scuole tradizionali dove c’era molto artificio nella scelta. Non bisogna confondere, però, il facile con il semplice. Scoprire ciò che è realmente semplice è un compito estremamente difficile. Sarebbe più facile battere sentieri conosciuti, essendo l’artificiale e il complesso divenuti istituzioni. Quindi, una coerente teoria dell’esperienza è necessaria se si vuole dare un nuovo indirizzo alle scuole. Processo lento e arduo. Una grand parte dell’opposizione a queste nuove scuole è caratterizzata dal fatto che è estremamente difficile staccarsi dall’immagine degli studi della scuola antica. L’immaginazione che si palesa quando si pronuncia la parola organizzazione è quasi sempre al genere di organizzazione che ci è familiare e ripudiandoci contro di essa siamo condotti a ripudiare l’idea stessa di organizzazione. III. I criteri dell’esperienza Il principio di continuità o continuum sperimentale è una categoria fondamentale sia per criticare l’educazione tradizionale, sia per iniziare un nuovo tipo di educazione. Il movimento progressivo è preferito, in quanto favorisce metodi umani, contrapposti alla rudezza del metodo tradizionale. Inoltre è più conforme all’ideale democratico. Ma perché si preferiscono i processi democratici e umani? Ricordando che la causa della nostra preferenza non è la stessa cosa della ragione per cui dobbiamo preferirla. La ragione della nostra preferenza non deriva forse dal fatto che la democrazia promuove una qualità superiore di esperienza umana? Il principio del rispetto per la libertà individuale e per la correttezza nelle relazioni umane non risale alla convinzione che questi principi sono dovuti a una più alta qualità di esperienza da parte di più persone? Questi sono i motivi per cui preferiamo l’educazione progressiva, che si sposa con i metodi umani ed è parente alla democrazia. Tornando sulla questione della continuità➔ il principio poggia sull’abitudine, ogni esperienza fatta modifica o influisce sulle esperienze successive, è difatti un poco modificato il soggetto che le intraprende. Così inteso il principio dell’abitudine va più a fondo del concetto ordinario di un abito. Comprende formazione di attitudini, motive e intellettuali, i modi di rispondere alle situazioni in cui ci imbattiamo durante la nostra vita. Da questo punto di vista il concetto della continuità dell’esperienza significa che ogni esperienza riceve qualcosa da quelle altre che l’hanno preceduta e modifica la qualità di quelle che seguiranno. Il processo educativo può essere identificato con la crescita a patto che questa sia espressa con il participio presente crescente. L’obiezione mossa è quella di un uomo che si approccia al banditismo e che può crescere in quella situazione. Qui si tratta di vedere se la crescita in questa direzione promuove o ritarda la crescita in generale. Questa forma di crescita crea le condizioni per una crescita ulteriore? Provoca condizioni che tolgono all’individuo il modo di valersi degli stimoli e delle opportunità che gli si offrono per crescere in altre direzioni? Quando lo svolgimento in una direzione particolare conduce alla continuazione di crescita, esso risponde al criterio dell’educazione come crescita. Questa concezione deve trovare applicazione universale. Come discernere le esperienze educative da quelle diseducative? Riprendendo il principio di continuità➔ c’è continuità in ogni caso, ogni esperienza ha influenza nel bene o nel male le attitudini che aiutano a decidere della qualità delle esperienze che seguiranno. Inoltre ogni esperienza influenza le condizioni obbiettive sotto le quali saranno fatte le esperienze future. Es. Ragazzo che impara a parlare ha una nuova facilità o desiderio, inoltre ha La libertà di movimento è un’importante mezzo per mantenere la normale salute fisica e mentale. È un mezzo in vista della libertà di giudizio e del potere di eseguire fini scelti. Gli impulsi e i desideri naturali costituiscono un punto di partenza, ma non c’è crescita intellettuale senza qualche ricostruzione, qualche rifacimento di impulsi e desideri. Rifacimento implica inibizione dell’impulso nella sua forma prima, inibizione conseguita attraverso riflessione e giudizio individuale. Pensare è arresto dell’immediata manifestazione dell’impulso, sino a che si sia formato un più comprensivo piano d’attività. VI. Il significato del proposito Il significato dei propositi e dei fini non è in evidenza immediata. Più si accentua la loro importanza educativa, più importante è intendere cosa è un proposito come sorge e come funzione nell’esperienza. Un proposito trova sempre il suo punto di partenza in un impulso. L’impedimento all’immediato appagamento di un impulso lo converte in desiderio. Né impulso né desiderio sono in sé un proposito. Il proposito è la visione di un fine➔ una previsione delle conseguenze che risulteranno dall’operare in base a un impulso, è un’azione che implica l’attività dell’intelligenza. Richiede osservazione delle condizioni e delle circostanze obbiettive. Impulso e desiderio producono conseguenze non per sé stesse soltanto, ma anche attraverso l’interazione o la cooperazione con le condizioni circostanti. Es. l’impulso a camminare su un terreno difficile➔ dobbiamo osservare con cura gli accidenti del caso. L’esercizio dell’osservazione è una condizione della trasformazione dell’impulso in proposito. Essa da sola non basta. Dobbiamo comprendere il significato di ciò che vediamo, udiamo e tocchiamo. Questo significato risulta dalle conseguenze dell’azione che si intraprende. La formazione dei propositi è un’operazione intellettuale piuttosto complessa. Implica: -Osservazione delle condizioni circostanti -Conoscenza di ciò che è accaduto in passato, ottenuta con il ricordo, con l’esperienza. -Giudizio che raccoglie insieme ciò che è stato osservato e quel che stato richiamato, per vedere che cosa significano. Un proposito differisce da un impulso e da un desiderio originale per il fatto di venire tradotto in un piano e metodo d’azione basato sulla previsione delle conseguenze dell’operare sotto certe condizioni date in un certo modo. Il desiderio può essere così forte da impedire un’esatta valutazione delle conseguenze che deriveranno da soddisfacimento di esso. Il problema cruciale dell’educazione è quello di ottenere che l’azione non segua immediatamente il desiderio, ma sia preceduta da osservazione e giudizio. NON C’È PROPOSITO FINO A CHE L’AZIONE NON è PROPOSTA NELLA PREVISIONE DELLE CONSEGUENZE CHE L’ESECUZIONE DELL’IMPULSO RECA CON SÉ, PREVISIONE IMPOSSIBILE SENZA OSSERVAZIONE, INFORMAZIONE E GIUDIZIO. Ricordiamo, inoltre, che l’intensità del desiderio misura l’intensità dello sforzo che sarà fatto. Ma i desideri sono vuoti castelli in aria finche non vengono trasformati in mezzi con cui possono essere realizzati. In un piano educativo, l’esistenza di un desiderio, è un’occasione, è la richiesta della formazione di un proposito, che può essere formato soltanto con lo studio delle condizioni. Il compito dell’insegnate è quello di vigilare affinché l’occasione sia colta. Importante per l’insegnante è rendersi conto delle capacità, dei bisogni e delle esperienze passate degli alunni e di permettere alla suggestione trattane di trasformarsi in un piano e in un proposito mediante gli ulteriori suggerimenti forniti. Il piano è un’impresa cooperativa: la sollecitazione dell’insegnante è un punto da cui prendere le mosse per svilupparlo in un piano, attraverso i contributi che provengono dall’esperienza di tutti quanti quelli che sono impegnati nel processo dell’apprendere. Lo svolgimento si compie attraverso un dare e prendere; l’insegnante prende, ma non teme anche di dare. Il punto essenziale è che il proposito nasca e prenda forma attraverso il processo dell’intelligenza sociale. VII. Organizzazione progressiva della materia di studio Bisogna ora trattare della materia di studio come tale. Tutto ciò che può essere chiamato materia di studio deve essere tratto dall’esperienza quotidiana. La nuova educazione contrasta con i procedimenti che muovono da fatti e da verità che sono fuori dall’ambito dell’esperienza di coloro che vengono istruiti, da cui sorge il problema di scoprire vie e mezzi per portarli nell’esperienza. Trovare il materiale è soltanto il primo passo. In un secondo momento ciò che è stato sperimentato deve assumere progressivamente forma più piena e ricca e meglio organizzata, che gradualmente si avvicini a quella forma in cui la materia del sapere si presenta a una persona competente. Un cambiamento possibile senza allontanarsi dal legame che avvince l’educazione con l’esperienza, dal momento in cui su compie fuori dalla scuola. Il bimbo all’inizio è circondato da oggetti limitati nel tempo e nello spazio. Questo mondo si estende costantemente con l’estendersi dell’esperienza. Mentre il bimbo impara a camminare, a parlare, il contenuto della sua esperienza si amplia e si approfondisce. Entra in contatto con nuovi oggetti che suscitano nuove forze. Spazio e durata del tempo si dilatano. Il mondo circostante si fa più largo. L’educatore deve trovare il modo di fare consapevolmente quel che la natura compie da anni. È un precetto cardinale della nuova scuola, il collegamento degli inizi dell’istruzione all’esperienza che gli educandi già posseggono, usate come punto di partenza. Il principio di continuità di esperienza educativa esige che uguale pensiero e attenzione siano dedicati alla soluzione di questo aspetto del problema educativo. È difficile rendersi conto dello sfondo dell’esperienza dell’individuo e più gravoso scoprire come si potrà dirigere il sapere già contenuto nell’esperienza presente verso orizzonti più larghi. È essenziale che i nuovi oggetti ed eventi siano intellettualmente riferiti a quelli delle esperienze precedenti, ci deve essere qualche progresso nella consapevole articolazione di fatti e di idee. Il compito dell’educatore diventa quello di discernere, nell’ambito dell’esperienza attuale, quelle cose che contengono la promessa e la possibilità di presentare nuovi problemi, i quali con lo stimolare nuove vie di osservazione e giudizio allargheranno il campo dell’esperienza futura. Egli deve costantemente considerare quello che ha già acquisito, come un mezzo e uno strumento per aprire nuovi campi. Continuità nella crescita deve essere la parola d’ordine costante. L’educazione necessita che si guardi lontano. L’educatore è costretto a considerare il suo compito attuale in funzione di ciò che esso produrrà o meno in un avvenire in cui oggetti sono strettamente congiunti con quelli del presente. L’educatore deve conoscere quali possibilità ci sono di introdurre gli allievi in nuovi campi che appartengono ad esperienze già fatte, deve servirsi di questa conoscenza come di un criterio per scegliere e di disporre le condizioni che influenzano la loro presente esperienza. Nelle scuole tradizionali, gli studi consistevano in argomenti che venivano scelti e ordinati sulla base del giudizio degli adulti senza tener conto dell’attuale esperienza di vita di chi l’imparava. Ora il rischio è un altro, nelle scuole nuove, ignorare completamente il passato. Ma soltanto quel che ha compiuto il passato ci offre i mezzi per intendere il presente. Il sano principio che gli obbiettivi dell’apprendere sono nel futuro e i suoi immediati materiali sono nell’esperienza presente, si può realizzare, solo se, quest’ultimo si allunga all’indietro, al passato. Le istituzioni e i costumi che esistono oggi hanno una lunga storia dietro. Tentare di comportarsi con essi, semplicemente, sulla base di quel che appaiono oggi, significa adottare misure superficiali. Una politica che muova dalla conoscenza del presente scisso dal passato è la controparte della negligenza stordita nella condotta individuale. Inoltre, le critiche mosse verso l’educazione progressiva, quando essa non riconosce che il problema della scelta e dell’organizzazione delle materie d’insegnamento sono fondamentali, sono legittime. Le condizioni trovate nell’esperienza presente devono essere adoperate come fonte di problemi➔è una caratteristica dell’educazione progressiva, nella tradizionale i problemi erano posti al di fuori. I problemi sono uno stimolo a pensare. La crescita dipende dalla presenza di difficoltà da superare mediante l’esercizio dell’intelligenza. Fa parte delle responsabilità dell’educatore tener presente due cose➔ 1) Che il problema nasca dalle condizioni dell’esperienza presente e si contenga entro il raggio delle capacità degli alunni; 2) che il problema sia di tal natura da suscitare una richiesta attiva di informazioni e di stimolare l’educando a produrre nuove idee. I nuovi fatte e le nuove idee diventano la base per ulteriori esperienze che danno origine a nuovi problemi, il processo è una spirale senza fine. Buon principio è che i bambini siano introdotti allo studio delle scienze e siano iniziati ai fatti e alle leggi di esse muovendo dalle quotidiane applicazioni che la società ne viene facendo. È la via più sicura per essi per sollevarsi alla comprensione dei problemi economici e industriali della società attuale. In larga misura prodotto dell’applicazione della scienza alla produzione e alla distribuzione di beni e servizi. È fondamentale applicare processi simili ai laboratori e istituiti di ricerca, poiché, se è vero che l’esperienza presente è quel che è in virtù dell’applicazione delle scienze ai processi di produzione, alle relazioni sociali, è impossibile imparare a comprendere le forze sociali attuali senza un’educazione che conduca i discendenti alla conoscenza di quegli stessi fatti e principi che nell’organizzazione finale costituiscono le scienze. I metodi della scienza indicano quali misure e direttive possono condurre all’instaurazione di un ordine sociale migliore. Il caso della scienza è adoperato come esempio della progressiva selezione della materia di studio tratta dall’esperienza presente, verso l’organizzazione: libera. L’utilizzo della materia di studio tratta dall’esperienza della vita presente dell’alunno per avviarla alla scienza è forse il migliore esempio che si può addurre del principio fondamentale, che occorre usare l’esperienza come mezzo per avviare il discendente verso un mondo circostante meglio organizzato. Mathematics for the Million➔ mostra come la matematica se la si considera specchio della civiltà e mezzo per il progresso di essa, può recare il suo contributo al fine desiderato non meno dalle scienze fisiche. L’ideale a fondamento di essa è la progressiva organizzazione della conoscenza. È in riferimento all’organizzazione della conoscenza che consideriamo le filosofie aut aut più attive. Nella pratica si prende spesso per certo che, siccome l’educazione tradizionale si basava su un concetto dell’organizzazione della conoscenza che disprezzava l’esperienza presente della vita, l’educazione fondata nell’esperienza della vita dovrebbe disprezzare l’organizzazione di fatti e di idee. Un’educazione che non tende a conoscere un maggior numero di fatti e di idee non è educativa. Non è vero che l’organizzazione è un principio estraneo all’esperienza. L’esperienza dei ragazzi ha per centro le persone e la casa domestica. Il perturbamento dell’ordine delle relazioni familiari è fonte feconda di disordini mentali ed emotivi. Principio fondamentale dell’organizzazione scientifica è la legge causa effetto. Le relaziono causali nella prima fase della vita si presenta nella forma della relazione fra mezzi impiegati e fini raggiunti. Le esperienze elementari dei ragazzi sono piene di casi di relazione di mezzi e conseguenze. L’inconveniente educativo nasce dall’incapacità di sfruttare queste situazioni per condurre gli alunni a cogliere la relazione in quei determinati casi di esperienza. I logici chiamano analisi e sintesi le operazioni con cui sono scelti e organizzati i mezzi in relazione a u proposito. l’attività intelligente è divisa in: -analisi➔attività senza meta che implica la scelta dei mezzi nella varietà di condizioni esistenti; -sintesi➔ la loro sistemazione per conseguire uno scopo. Se non si riuscirà a risolvere il problema dell’organizzazione intellettuale sulla base d’esperienza, si verificherà una reazione a favore dei metodi di organizzazione imposti dall’esterno. LE SCUOLE FALLISCONO NEL LORO COMPITO FONDAMENTALE. NON SVILUPPANO IL DISCERNIMENTO CRITICO E LA CAPACITÀ DI RAGIONARE. L’ATTITUDINE A PENSARE È SOFFOCATA DAL CUMULO DI INFORMAZIONI DISPARATE E MAL DIGERITE. Si dice che questi guai derivino dall’influsso della scienza e dall’eccesivo peso dato alle esigenze presenti a scapito dello sperimentato retaggio culturale trasmessoci dal passato. Dewey vede due alternative, fra cui l’educazione deve scegliere: 1. Indurre gli educatori a tornare ai metodi intellettuali che sorsero secolo e secoli prima che apparisse il metodo scientifico. In queste occasioni risorge vivo il bisogno di affidarsi ad una salda autorità. Tuttavia, è così estraneo a tutte le condizioni della vita moderna che considero stoltezza cercare la salvezza in questa direzione. 2. La sistematica utilizzazione del metodo scientifico, considerato come modello dell’intelligente esplorazione e sfruttamento delle possibilità implicite nell’esperienza. Bisogna ora approfondire alcuni tratti del metodo scientifico, in quanto, strettamente legati con qualsiasi progetto educativo. Il metodo sperimentale dedica maggiore importanza alle idee in quanto idee, gelosamente esaminate e verificate in quanto ipotesi, fin quando non vengono considerate verità. Le ipotesi vengono verificate dalle conseguenze che provoca la loro attuazione. Il che significa che occorre osservarle con cura, le conseguenze dell’azione. In più il metodo dell’intelligenza quale si manifesta nelle diverse tappe del procedimento sperimentale esige che si conservino tracce delle idee, delle attività e delle conseguenze osservate. Quel che è strettamente connesso: le esperienze per essere educative devono sfociare in un mondo che si espande in un programma di studio, di fatti e di idee. Un processo che si può realizzare solo se l’educatore consideri insegnare e imparare come un continuo processo di fatti, notizie e idee. Il metodo scientifico è l’unico mezzo autentico a nostra disposizione per cogliere il significato delle nostre esperienze quotidiane del mondo in cui viviamo.
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