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esperienza ed educazione, Schemi e mappe concettuali di Didattica Pedagogica

riassunto del libro esperienza ed educazione di didattica

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2016/2017

Caricato il 11/01/2017

barbaraminniti94
barbaraminniti94 🇮🇹

4.2

(30)

36 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica esperienza ed educazione e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Didattica Pedagogica solo su Docsity! DIDATTICA – Esperienza e Educazione E’ un testo del 1938. Oltre a spiegare cose complesse in modo più chiaro, ci permette di entrare in contatto con i temi del pensiero di Dewey. Vi è un dibattito tra scuola tradizionale e progressiva. Dewey è un grande punto di riferimento in quanto il suo pensiero ha influenzato il modo in cui si sono organizzati i dispositivi a livello di cultura americana e non. L’esperienza educativa viene incentrata sull’esperienza e non sull’insegnamento come prima. Dewey è rappresentante del pragmatismo, infatti il rapporto: soggetto-realtà si basa sul pragma. Ogni teoria dev’essere verificata da una pratica. Da una parte c’è la scuola tradizionale matrice idealista e costruzione di un rapporto filosofia ed educazione. Dall’altra, c’è la scuola progressiva empirismo con esito pragmatico. Introduzione La pedagogia considerata da sempre un’attività teorica e normativa fondata sulla filosofia, l’etica, ecc.. cominciò a essere pensata e studiata come una vera e propria scienza autonoma. E’ una scienza, sarà Dewey uno dei primi a sostenerlo, poiché adotta la metodologia scientifica e sperimentale. Dewey pone l’esperienza concreta dell’uomo, come base fondamentale della cultura e della conoscenza. Ma l’esperienza deve essere considerata come qualcosa che tende a modificare l’ambiente naturale e quello sociale e a proiettarsi verso azioni future, non limitandosi a essere una ricezione passiva di impressioni sensibili provenienti dall’esterno. L’esperienza rinvia sempre a situazioni precarie e problematiche in cui l’uomo deve adattarsi ed evolversi. Rispetto a tali situazioni, il soggetto deve far riferimento alla RAGIONE, l’attività intelligente (così chiamata da Dewey), considerata soprattutto come attività simbolica di ricerca, come un metodo che orienta il processo educativo. In Esperienza e Educazione, Dewey contrappone la sua posizione a quella dei conservatori che criticavano le “scuole nuove”, e auspicavano il ritorno alla tradizione e al principio di autorità come fondamento pedagogico. Secondo Dewey l’esperienza è la chiave di volta per pensare e fare educazione, per criticare i punti deboli delle scuole tradizionali e l’applicazione sbagliata dei programmi delle scuole nuove. Educare significa accrescere l’ambito dell’esperienza del docente e del discente. Dewey pone l’accento sulla centralità dell’esperienza del discente, sulle sue esigenze vitali, da intendere come vero cuore dell’attività didattica e della scuola. Dewey salda il fare-educazione a una teoria dell’esperienza capace di orientare il rapporto educativo. Si apprende con l’esperienza, per questo l’insegnamento deve essere centrato sulle possibilità dell’alunno e la scuola deve essere per tutti. L’esperienza deve costituire il punto d’inizio e il punto d’arrivo, perché la vera validazione di una teoria o di una filosofia dell’educazione, presuppone il confronto critico con l’esperienza, ! Non tutte le esperienze, però, sono educative. La differenza è data dalla qualità dell’esperienza che l’educatore propone: secondo Dewey un’esperienza è educativa se vivrà fecondamente e creativamente nelle esperienze che seguiranno. L’esperienza può avere come effetto la libertà quando gli ordinamenti sociali della democrazia promuovono una qualità superiore dell’esperienza. La libertà è prima di tutto una libertà di osservazione e giudizio, per sé e per chi chiede di essere educato. Dewey insiste molto sull’attenzione che l’educatore deve dedicare all’allestimento dell’ambiente educativo che possa generare possibilità per tutti; che sia disponibile ad ampliare le possibilità dell’esperienza. In queste considerazioni, sono chiarissime le indicazioni che collocano la specificità del setting pedagogico nel punto di massima intensità dell’esperienza educativa, soprattutto se si pensa alla scuola. Il setting pedagogico è “l’assetto interno degli insegnanti e dei ragazzi, a partire da un insieme di regole che rendono possibili i ruoli reciproci”. A partire dal setting si può entrare in contatto con la qualità dell’esperienza. Riflettere sul setting scolastico aiuta a pensare la formazione e l’educazione come un dispositivo (vd. Riccardo Massa in Cambiare la scuola). Nella scuola, la questione del setting sembra completamente rimossa e viene barattata con la “disposizione” dei banchi e l’allestimento dei laboratori didattici, con l’uso dei nuovi strumenti o dei new media. Il dispositivo è un sistema di procedure in atto, un congegno che crea pratiche specifiche e discorsi in cui i contenuti e la relazione vengono giocati all’interno di una certa strategia pedagogica. Nell’educazione tradizionale, gli effetti erano tutti votati a generare performance anziché esperienze. La scuola, intesa come “scena educativa” invita a sperimentare la profondità della comunicazione. Noi siamo responsabili, con gli altri che occupano lo spazio educativo, della scena “creata dalla nostra azione e dagli effetti che il setting può avere sulla scena stessa. Si tratta di allestire una scena che permetta di sperimentare anche l’attraversamento del campo affettivo. A questo pensa Dewey, quando parla del “significato del proposito”. Un proposito differisce da un impulso e da un desiderio per il fatto di venir tradotto in un piano e un metodo d’azione, basato sulla previsione delle conseguenze dell’operare sotto certe condizioni determinate dalle condizioni generali, storiche e specifiche, del setting pedagogico. Solo se l’affettivo e il cognitivo si intrecciano, si può dare esperienza educativa. La riflessione sull’esperienza assume per Dewey una funziona formativa fondamentale. Un’esperienza educativa deve poter offrire un’elaborazione affettiva e cognitiva di secondo livello delle rappresentazioni di tutte le altre realtà sociali che i soggetti, studenti, docenti attraversano e che li formano, nuovi media compresi. NB. Per Dewey, l’esperienza può divenire mezzo e fine dell’educazione. Per vivere il pieno significato di ogni esperienza educativa, dobbiamo comprenderla a partire dalla nostra “presenza” e non il nostro proiettarci sulle esigenze del futuro. Il principio della continuità dell’esperienza educativa, che Dewey sottolinea, va compreso anche alla luce della nozione di “prospettiva temporale” elaborata da Mead, in cui si pone attenzione al processo di costruzione e formazione del Sé. L’esperienza si svolge nel tempo, e quindi ogni periodo successivo completa quello precedente. Gli strumenti essenziali del lavoro educativo sono: osservazione e memoria. La questione base di Dewey, riguarda la necessità di scoprire il nesso che esiste “dentro l’esperienza” fra gli effetti educativi e i risultati del passato e i problemi del presente. Questo nesso promuove un’attenzione clinica, che promuove a sua volta una “scrittura della singolarità” dell’esperienza. Questo ascolto, questa attenzione per la singolarità, rivolti verso quella “qualità dell’esperienza” indicata da Dewey, diventano significativi e orientano la pratica del lavoro educativo perché consentono di comprendere più a fondo le strutture elementari dell’esperienza pedagogica. Con Dewey, si può dire che l’educazione trasforma la vita diffusa in esperienza. Solo mettendosi in tale prospettiva, può essere letto senza travisarne il senso profondo uno dei
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