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ESPERIENZA ED EDUCAZIONE DEWEY, Sintesi del corso di Pedagogia

Esame Filosofia dell'educazione Mariana Cdl scienze dell'educazione e della formazione

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 15/10/2019

NicoleMarsS
NicoleMarsS 🇮🇹

4.3

(146)

73 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica ESPERIENZA ED EDUCAZIONE DEWEY e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! DEWEY comincia ad esercitare il suo pensiero fin dai primi anni del 1900, influenzando la cultura STATUNITENSE e non solo. Dopo i suoi studi universitari, profondamente influenzati dalla TEORIA NEO-HEGELIANA, egli diede inizio alla sua interpretazione del PRAGMATISMO STRUMENTALE, con chiari riferimenti all’EVOLUZIONISMO ( fondato da MEAD nella SCUOLA di CHICAGO ). Inizia così a porre le basi di una sua propria TEORIA dando vita al movimento dell’EDUCAZIONE PROGRESSISTA, che sarà molto importante per le politiche educative e per le istituzioni formative del suo tempo, tanto da portarle ad avere una svolta di tipo democratico, giungendo allo ATTIVISMO! L’ATTIVISMO di DEWEY è un movimento che pone l’attenzione sugli scopi sociali in educazione e sui problemi di tipo logistico e psicologico dell’apprendimento; la PEDAGOGIA, fino a quel momento considerata un’ATTIVITÀ TEORICA NORMATIVA, inizia a separarsi dalle altre discipline, e diventerà a poco a poco, una SCIENZA AUTONOMA; una scienza che sì, “interagisce” con altre scienze, ma non istaura più con esse un rapporto di subalternità. Le posizioni teoriche e pratiche di DEWEY pongono l’ESPERIENZA CONCRETA dell’UOMO come BASE FONDAMENTALE della CULTURA e della SCIENZA. Il CONCETTO di ESPERIENZA riduce notevolmente il dualismo tra ESTERNO ed INTERNO; l’ESPERIENZA non è esperienza di un oggetto da parte di un soggetto, ma è INTERAZIONE fra SOGGETTO ed OGGETTO, fra organismo ed ambiente; RELAZIONE, TRASLAZIONE in cui i termini non sussistono mai per sé, ma solo nei termini della relazione stessa. L’ESPERIENZA rinvia sempre a situazioni precarie e problematiche in cui l’uomo è coinvolto nel suo sforzo di adattamento e di evoluzione; rispetto a tali situazioni, lo STRUMENTO FONDAMETALE di cui il soggetto dispone, è la RAGIONE, che va intesa come un’attività simbolica di ricerca e di indagine, svolta secondo un metodo proprio, fatto di ipotesi e sperimentazioni; un processo che orienta il processo educativo. L’EDUCAZIONE deve essere incentrata su forme di attività PRATICA, SOCIALE e CULTURALE. Le ISTITUZIONI e la SCUOLA devono essere in grado di riprodurre esperienze di cambiamento. L’EDUCAZIONE diviene dunque l’ambito prioritario nel quale la “TRANSIZIONE” può costruire sempre nuovi spazi di libertà. In ESPERIENZA ED EDUCAZIONE, pubblicato nel 1938, DEWEY contrappone la sua posizione a quella dei conservatori che criticavano le “SCUOLE NUOVE” ed auspicavano il ritorno alla tradizione ed al PRINCIPIO di AUTORITÀ come fondamento pedagogico. Questo TESTO, nella sua forma polemica, è di grande attualità poiché riesce, ancora oggi, nel dibattito della scuola, a mettere a nudo le differenze fondamentali tra un’EDUCAZIONE AUTORITARIA ed una PRATICA DEMOCRATICA ed INNOVATIVA. ( critica l’INTUIZIONE AUTORITARIA dell’educazione tradizionale ) DEWEY non parla di pedagogia, ma di una FILOSOFIA dell’EDUCAZIONE basata sull’ESPERIENZA, poiché l’ESPERIENZA è la chiava di volta per PENSARE e fare EDUCAZIONE.  EDUCARE significa accrescere l’ambito dell’esperienza del docente e del discente, del ragazzo e dell’adulto, dell’alunno e dell’insegnante. DEWEY ci ha permesso di pensare la SCUOLA come una COMUNITA’ di PRATICA EDUCANTE; si apprende tramite l’ESPERIENZA e l’INSEGNEMANTO deve essere centrato su questa possibilità. L’ESPERIENZA non è primariamente conoscenza, ma “MODI DI FARE E DI PATIRE” ( elementi di attività e passività ) ; la nozione di ESPERIENZA è più ampia e complessa del concetto di conoscenza. Non tutte le ESPERIENZE, tuttavia, sono EDUCATIVE : la differenza è data dalla QUALITA’ dell’ESPERIENZA che viene proposta. L’ESPERIENZA come PROCESSO ATTIVO si svolge nel tempo ed ogni periodo successivo completa quello precedente; per questo, gli STRUMENTI ESSENZIALI del lavoro educativo sono l’OSSERVAZIONE e la MEMORIA. Solo dall’uso intrecciato di questi strumenti l’educatore può allestire e incarnare “in situazione” la sua funzione di mediatore. La necessità di scoprire il nesso che esiste tra gli effetti educativi ed i risultati del passato ed i problemi del presente promuove un ‘ATTENZIONE CLINICA, poiché promuove una vera e propria “ SCRITTURA DELLA SINGOLARITA’ ” dell’ESPERIENZA. Questi consentono di comprendere quali siano le strutture elementari dell’esperienza pedagogica, permettendo di illuminare i nessi impliciti e le zone d’ombra che ogni processo formativo genera. L’ESPERIENZA permette di EDUCARE alla RESPONSABILITA’, alla partecipazione e alla soluzione di problemi di tutti in una società, sulla comprensione che noi siamo e che, soprattutto, possiamo ancora divenire. PREFAZIONE COMPITO DI UN’INTELLIGENTE TEORIA DELL’EDUCAZIONE è QUELLO DI INDICARE UN PIANIO D’AZIONE, SENZA SCHIERARSI DA UNA PARTE O DALL’ALTRA ( CONSERVATORI O PROGRESSISTI ) , MA INDIVISUANDO UN LIVELLO PIU’ PROFONDO E COMPRENSIVO CHE INTRODUCANO UN NUOVO ORDINE DI IDEE CHE AVII A NUOVE PRATICHE. All’umanità piace pensare per estremi opposti, senza poter scorgere possibilità intermedie. Ovviamente, anche la storia della TEORIA dell’EDUCAZIONE è caratterizzata da un’opposizione, che tende ad assumere la forma di contrasto fra l’EDUCAZIONE TRADIZIONALE e quella PROGRESSIVA : - MODELLO TRADIZIONALISTA -> si fonda sulla trasmissione di informazioni ed abilità, elaborate in passato, alla nuova generazione. I LIBRI ed i MANUALI rappresentano il sapere e la saggezza del passato; gli insegnanti sono il tramite che pone gli alunni a contatto con il materiale ed i mezzi attraverso il quale sono rafforzate le regole di condotta. Questo sistema è un IMPOSIZIONE dall’ALTO e dal di FUORI; esso impone norme, programmi e metodi di adulti ad individui che non lo sono. Il distacco è così grande che il programma i metodi e le norme comportamentali rimangono estranei alle possibilità effettive degli alunni. Essi vanno al di là dell’esperienza che egli possiede. Questa situazione impedisce di fatto una partecipazione attiva degli alunni. CIÒ CHE È PENSATO ED INSEGNATO È STATICO, UN PRODOTTO FINITO. - MODELLO PROGRESSISTA -> nasce come una forma di rivoluzione contro l’EDUCAZIONE TRADIZIONALE, a cui vengono opposti : l’ESPRESSIONE e la CULTURA dell’INDIVIDUALITA’; si impara non più dai libri, ma facendo esperienza diretta; le attività sono più libere e portano all’acquisizione di abilità e tecniche come mezzi per soddisfare le esigenze vitali; il massimo sfruttamento della possibilità della vita del presente. Ma attraverso l’ostinata critica al tradizionalismo, c’è il pericolo di sviluppare i propri principi negativamente, piuttosto che positivamente e costruttivamente. Questi 2 modelli educativi non sono basati su un esame critico dei propri fondamenti ( in quanto si limitano a respingere l’opposto) ; entrambi dovrebbero sottoporsi ad un esame critico, interrogarsi sulla necessaria relazione fra il processo dell’esperienza effettiva e l’educazione e sui diversi problemi dell’educazione. I problemi qui non solo non sono risolti, ma non vengono nemmeno posti. La NUOVA EDUCAZIONE pone l’accento sulla LIBERTA’ dell’ALLIEVO. MA COSA SIGNIFICA ?? E QUALI SONO LE CONDIZIONI SOTTO LE QUALI ESSA SI REALIZZA?? QUALE E’ LA FUNZIONE DEL MAESTRO E DEI LIBRI ?? Il nostro problema è scoprire che il nesso che esiste fra i risultati del passato ed i problemi del presente : dobbiamo accertare in che modo la conoscenza del passato può essere trasformata in un potente strumento per agire effettivamente sul futuro. IN CHE MODO IL RAGAZZO DEVE IMPARARE A CONOSCERE IL PASSATO PER FARE DI QUESTA CONOSCENZA UN POTETNE AUSILIO PER GIUDICARE LA VITA PRESENTE?? Affinché l’educazione possa essere diretta intelligentemente sulla base dell’esperienza, è chiaro che bisogna enunciare i principi più importanti di questa teoria : 1. IL CONTINUUM SPERIMENTALE O PRINCIPIO DELLA CONTINUITA’ ci permette di capire se l’esperienza ha un valore educativo o no. In particolare, per dire che un’esperienza è di qualità superiore, rispetto alle altre, deve possedere alcuni requisiti come : libertà individuale correttezza e gentilezza nelle relazioni umane. Questo principio si basa su un PRINCIPIO dell’ABITUDINE secondo il quale ogni esperienza fatta o subita modifica chi agisce o subisce, e questo influisce sulla qualità delle esperienze future. Una dei suoi principali casi particolari è quello dell’ABITO, cioè un modo più o meno stabilito di fare le cose : formazione di attitudini, emozioni, sensibilità e modi di rispondere alle situazioni che ci capitano. Un es. del PRINCIPIO di CONTINUITA’ è la CRESCITA che, può prendere, in base alle esperienze fatte, differenti direzioni. Inoltre determinate esperienze EDUCATIVE, portano il soggetto ad essere immune di fronte a situazioni che prima gli avrebbero costituito degli ostacoli. L’EDUCATORE non può certo decidere se un esperienza avrà continuità ma sicuramente può porre buone basi perché essa sia un’esperienza di qualità. Il BENEFICIO più importante di questo principio è che questo può operare in modo da arrestare un individuo su un basso livello di sviluppo incapace di un ulteriore crescita suscitando curiosità e facendo nascere in lui desideri e propositi positivi per rialzarlo. L’EDUCATORE che manca di forza propulsiva è infedele al principio dell’esperienza per 2 motivi : è venuto meno alla comprensione che avrebbe dovuto trarre dalla sua esperienza passata; ogni esperienza umana implica contatto e comunicazione e la persona matura non ha il diritto di sottrarre al giovane la possibilità di imparare. L’EDUCATORE deve quindi tramandare la sua esperienza senza però imporsi sull’educando ma solo stando all’erta alle relazioni che si stanno creando e capire gli stati d’animo dei soggetti, ovvero quella che si chiama COMPRENSIONE SIMPATICA DELL’INDIVIDUO. Per questo è difficile educare un soggetto seguendo il modello di DEWEY piuttosto che quello TRADIZIONALE. Detto ciò è verissimo che ogni esperienza deve seguire il concetto di continuità ma deve tenere presenti le esperienze precedenti e quindi le condizioni esterne della presente esperienza. Ad es. se i popolo già evoluti alle comodità tecnologiche distruggessero le condizioni esterne di questa situazione presente per un certo tempo, la loro civiltà retrocederebbe allo stato barbaro o primitivo -> ecco perché sono importanti le RELAZIONI INTERENE ma anche quelle ESTERNE. 2. IL PRINCIPIO DELL’INTERAZIONE è il secondo principio esistenziale che ci permette di capire se un’esperienza è educativa o meno. Grazie all’interazione vengono messi sullo stesso piano i due fattori dell’esperienza: le condizioni obiettive e le condizioni interne, che insieme danno vita alla situazione. Così, mentre l’educazione compiva il guaio di dare poca importanza ai fattori interni, l’educazione PROGRESSISTA ragionava per opporsi e dunque riproponeva maggior importanza nei fattori obiettivi rischiando poi la non curanza degli altri. FILOSOFIA DELL’AUT – AUT : O – O , prendere una decisione, schierarsi. L’EDUCAZIONE come ESPERIENZA di vita necessita dunque di una TEORIA INTELLIGENTE, ovvero una filosofia dell’ESPERIENZA che si basa su due principi fondamentali : il PRINCIPIO di CONTINUITA’ e quello dell’INTERAZIONE. DEWEY sostiene per tutti che ogni cittadino medio sia soggetto al CONTROLLO SOCIALE e che parte di questo controllo non sia sentito come una limitazione della libertà personale. Prendendo ad es. la LOGICA DEL GIOCO : per essere tale deve avere delle regole base, senza regole non c’è gioco; se nascono dei conflitti o dei contrasti ci sarà un arbitro a cui appellarsi altrimenti il gioco non prosegue e termina. Le regole dunque sono parte del gioco, non sono fuori di esso. Le regole del gioco e di condotta sono elevate a MODELLO: sono regole che hanno la sensazione della TRADIZIONE. Il controllo delle azioni INDIVIDUALI è fatto dall’intera situazione in cui gli individui sono compresi, di cui sono parte e di cui sono cooperatori ed interattori. Coloro che vi partecipano non vi avvertono di dover sottostare ad un individuo o di essere soggetti alla volontà di una persona che sovrasta dal di fuori. Nella FAMIGLIA, ad es. , non è la volontà o il desiderio di una persona che mette ordine, ma lo spirito motore dell’intero gruppo. Il CONTROLLO è SOCIALE, ma gli individui sono parte della comunità,non sono fuori da essa. L’insegnante o il genitore non esercitano volontà individuali in quanto rappresentano e sono gli esecutori degli interessi di gruppo come un tutto. Ecco ciò che differenzia l’azione arbitraria da quel che è giusto e leale; inoltre, non è necessario che la differenza sia formulata con parole, per essere avvertita nell’esperienza. La QUANTITA’ e la QUALITA’ di questo genere di libera attività come mezzo di CRESCITA è un problema che deve esser presenta al pensiero dell’EDUCATORE in ogni stadio di svolgimento. Non ci può essere però più grande ERRORE che considerare tale LIBERTA’ come un FINE IN SE’ poiché fa della libertà, che dovrebbe essere positiva, qualcosa di negativo. Gli IMPULSI ed i DESIDERI NATURALI costituiscono in ogni caso il punto di partenza; ma non c’è crescita intellettuale senza qualche ricostruzione, qualche rifacimento degli impulsi e dei desideri, nella forma in cui si manifestano la prima volta. C’è alternativa fra l’inibizione imposta dall’ESTERNO e l’inibizione conseguita attraverso la riflessione ed il giudizio individuale. PENSARE è così, posporre l’immediata azione ed effettuare nel frattempo l’intero controllo dell’impulso mediante un’unione di osservazione e memoria, unione che è il cuore della riflessione. La meta ideale dell’EDUCAZIONE è la creazione del POTERE di AUTOCONTROLLO; tuttavia, la mera rimozione del controllo esterno non basta a far nascere l’autocontrollo. Gli IMPULSI ed i DESIDERI che non sono disciplinati dall’intelligenza sono sotto il controllo di circostanze accidentali; abbandonati all’impero della stravaganza e del capriccio immediato, cioè alla merce di impulsi nella cui forma non è entrato il giudizio dell’intelletto; si è diretti da forze che non si riesce a governare. La LIBERTA’ INDIVIDUALE, lasciata ai discendenti, coincide con il potere di CONCEPIRE PROPOSITI e di ESERGUIRLI o PORTARLI a CAMPIMENTO. Questa LIBERTA’ è identica all’AUTOCONTROLLO poiché la formazione di propositi e l’organizzazione di mezzi per eseguirli sono frutto dell’intelligenza. Un autentico proposito trova sempre il suo punto di partenza in un impulso; l’impedimento all’immediato appagamento di un impulso lo converte in un desiderio; tuttavia, né impulso né desiderio sono in sé un proposito. Il proposito è la visione di un fine, e la previsione delle conseguenze implica l’attività dell’intelligenza. Essa richiede in primo luogo osservazione delle condizioni e delle circostanze obiettive. L’esercizio dell’OSSERVAZIONE è una condizione della trasformazione dell’IMPULSO in PROPOSTIO; l’OSSERVAZIONE da sola però non basta; dobbiamo prendere il significato di ciò che vediamo, udiamo e tocchiamo. Questo significato risulta dalle conseguenze dell’azione che si intraprende. Possiamo essere avvertiti dalle conseguenze soltanto in base alle esperienze anteriori; ma in casi straordinari, è difficile dire con precisione quali potranno essere le conseguenze delle condizioni osservate, a meno che non si richiamano alla memoria esperienze passate che giudichiamo simili alle presenti e, grazie a ciò, si formula un giudizio che ci si può attendere nella situazione presente. La FORMAZIONE dei PROPOSITI è dunque un’operazione piuttosto complessa; essa implica: - Osservazione delle condizioni circostanti; - Conoscenza di ciò che è accaduto in passato in situazioni analoghe; - Conoscenza ottenuta in parte dal ricordo e in parte con l’informazione ; - Giudizio che raccoglie insieme i 3 elementi citati. Un PROPOSITO differisce da un impulso e da un desiderio originale per il fatto di venire tradotto in un piani e metodo d’azione basato sulla previsione delle conseguenze. Il problema cruciale dell’EDUCAZIONE è quello di ottenere che l’azione non segua immediatamente il desiderio ma sia preceduta dall’osservazione e dal giudizio poiché l’accentuazione dell’attività in generale anziché dell’attività intelligente come fine dell’educazione conduce ad identificare la libertà con l’esecuzione immediata di impulsi e desideri. La mera previsione non è sufficiente; l’anticipazione intellettuale, l’idea che le conseguenze devono mescolarsi al desiderio e all’impulso per acquistare FORZA PROPULSIVA; essa da allora direzione a ciò che altrimenti sarebbe cieco, mentre il DESIDERIO dà alle idee impeto ed intensità. I DESIDERI sono in fondo le vere spinte all’azione; l’INTESITA’ del DESIDERIO misura l’intensità dello sforzo che sarà fatto. Tuttavia, essi sono castelli in aria e se non vengono trasformati in mezzi con cui possono essere realizzati, e poiché i mezzi sono obiettivi, occorre studiarli e comprenderli per formare un autentico proposito. Il compito dell’INSEGNANTE è quello di vigilare che sia colta l’occasione per formare un proposito ed un metodo di attività, per realizzare i DESIDERI. L’INSEGNANTE aiuta la LIBERTA’, non la limita. La sua strada è rendersi conto delle capacità, dei bisogni e delle esperienze passate degli alunni; permettere alla suggestione di trasformarsi in un piano e un proposito mediante gli ulteriori suggerimenti forniti e organizzati dai membri del gruppo. Il piano, in altre parole, è un’IMPRESA COOPERATIVA e non un’impostazione : la sollecitazione dell’INSEGNANTE è un punto da cui prendere le mosse per svilupparlo in un piano attraverso i contributi che provengono dall’esperienza di tutti coloro che sono impegnati nel processo dell’apprendimento. ( svolgimento : dare e ricevere ) Non è vero che l’organizzazione è un principio estraneo all’esperienza, anzi è fondamentale. Uno dei grandi benefici della SCUOLA è che essa preserva il centro sociale ed umano dell’organizzazione dell’esperienza, impedendo che, come accadeva un tempo, il centro di gravità venga violentemente cambiato. Uno dei più grandi problemi dell’EDUCAZIONE è la MODULAZIONE, quale movimento da un centro sociale e umano verso un piano intellettuale più obiettivo di organizzazione. Uno dei principi fondamentali dell’organizzazione SCIENTIFICA è il principio CAUSA- EFFETTO. Non c’è attività intelligente che non si conformi alle esigenze di questa relazione, ed essa è intelligente nella misura in cui vi si conforma consapevolmente. Le esperienze più elementari dei ragazzi sono piene i casi di relazione come questa. Il PRINCIPIO dell’ORGANIZZAZIONE dell’attività nei termini di una certa percezione della relazione tra le conseguenze e i mezzi vale anche per i più piccoli. Con la MATURITA’, il problema della relazione reciproca fra mezzi diventa più urgente. Se non si riuscirà a risolvere il problema dell’organizzazione intellettuale sulla base dell’esperienza, si verificherà certamente una reazione a favore dei metodi di organizzazione imposti dall’esterno. A chi critica alla SCUOLA di non essere in grado di sviluppare, negli ALLIEVI, il DISCERNIMENTO CRITICO e la CAPACITA’ di RAGIONARE, a causa dell’influsso della scienza e del retaggio culturale del passato, DEWEY risponde che : - Non ci può essere esperimento in senso scientifico senza un’idea che diriga l’azione; - Le IDEE adoperate sono ipotesi e non verità definite e perciò vengono esaminate e verificate più nella scienza che altrove, le IPOTESI sono dunque costantemente soggette alla verifica e alla revisione: - IDEE ed IPOTESI sono verificate dalle conseguenze che provoca la loro attuazione, ciò implica un’osservazione accurata rivolta alle conseguenze dell’azione; - Il METODO dell’INTELLIGENZA SPERIMENTALE esige che si conservino tracce di idee, delle attività e delle conseguenze osservate. Ciò significa che la riflessione riconsidera e comprende operazioni che comprendono tanto il discernimento quanto il ricordo dei tratti significativi di un esperienza in corso. RICONSIDERARE significa riesaminare RETROSPETTIVAMENTE quel che è stato fatto in modo da estrarne i significati netti. È qui il cuore dell’organizzazione intellettuale e della disciplina mentale. L’EDUCATORE deve considerare l’INSEGNAMENTO come un continuo processo di ricostruzione dell’esperienza; l’EDUCATORE deve guardare lontano davanti a sé e considerare ogni esperienza presente come forza propulsiva per le esperienze future. Il METODO SCIENTIFICO è l’unico mezzo autentico a nostra disposizione per cogliere il significato delle nostre esperienze quotidiane del mondo in cui viviamo; il METODO SCIENTIFICO offre un modello efficace per ampliare sempre di più il nostro orizzonte. Adattare il metodo agli individui di vari gradi di maturità è un problema dell’EDUCATORE, tuttavia, se l’esperienza è effettivamente educativa si constata un processo d’espansione dell’esperienza. La solidità del principio dell’EDUCAZIONE deve essere basata sull’esperienza della vita di qualche individuo. Sia i CONSERVATORI che i RADICALI sono insoddisfatti dell’educazione nel suo complesso, pertanto DEWEY avanza la medesima proposta : il sistema educativo deve prevedere l’una o l’altra via, o retrocedere ai principi intellettuali o morali di una età pre-scientifica, oppure avanzare verso un’UTILIZZAZIONE sempre maggiore del METODO SCIENTIFICO per promuovere le possibilità di un’esperienza in via di accrescimento e di espansione (DEWEY) Secondo DEWEY, c’è una sola possibilità in cui l’indirizzo da lui propugnato possa fallire, e cioè che esperienza e metodo sperimentale vengano concepiti in modo inadeguato. La via della NUOVA EDUCAZIONE è più difficoltosa e il maggior pericolo, per il suo futuro, secondo DEWEY, è che essa venga interpretata come una via agevole, tanto agevole da poterla improvvisare. Il punto essenziale sta nel porre il problema di che cosa si deve FARE perchè il NOSTRO FARE meriti il nome di EDUCAZIONE. Il problema fondamentale concerne la natura dell’EDUCAZIONE senza aggettivi. Quel che ci occorre, secondo DEWEY, è l’EDUCAZIONE PURA e SEMPLICE, e faremo progressi più sicuri e definitivi quando ci applicheremo a scoprire che cosa sia propriamente l’EDUCAZIONE e a quali condizioni l’EDUCAZIONE cessi di essere un nome o uno slogan per diventare una realtà.
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