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Comunicazione Animale e Linguaggio Umano: Scimmie e Capacità Comunicative - Prof. Ferretti, Sintesi del corso di Estetica del Cinema

Filosofia della mentepsicologia cognitivaLinguistica comparataAntropologia evolutiva

Il tema del 'punto di contatto' tra la comunicazione animale e il linguaggio umano attraverso lo studio della filogenesi del linguaggio nel percorso evolutivo del genere homo. Analizzando le capacità comunicative di una particolare classe di animali: le scimmie ‘culturalizzate’, come scimpanzè, oranghi, bonobo e gorilla allevate in ambienti umani. La distinzione netta tra comunicazione animale e linguaggio umano trova un forte alleato negli argomenti di carattere empirico come l’effetto clever hans. Le idee di cartesio, chomsky e darwin sulla natura del linguaggio umano e l'evoluzione del bipedismo.

Cosa imparerai

  • Come le scimmie culturalizzate hanno contribuito allo studio della comunicazione animale e del linguaggio umano?
  • Come l'evoluzione del bipedismo è collegata all'avvento del linguaggio umano?
  • Come Chomsky ha influenzato la comprensione del linguaggio umano e della comunicazione animale?
  • Come Darwin ha teorizzato sull'origine del linguaggio?

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 21/11/2019

clauiarossi
clauiarossi 🇮🇹

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Scarica Comunicazione Animale e Linguaggio Umano: Scimmie e Capacità Comunicative - Prof. Ferretti e più Sintesi del corso in PDF di Estetica del Cinema solo su Docsity! “Discorso sul metodo” Cartesio (1637) delinea in poche parole una visione condivisa della natura degli animali e per contrasto di quella degli esseri umani. Per quanto raggiungano prestazioni incomparabili alle nostre, tuttavia, gli animali non umani pagano il costo della specializzazione: un ragno è abilissimo a costruire complicate ragnatele, al di là di questo però, non sa fare altro. Gli animali agiscono come orologi, sono macchine. Il pensiero è la capacità attraverso cui l’essere umano può far fronte a molteplici problemi di natura diversa. Ciò che distingue i comportamenti meccanici degli animali dall’agire libero e indeterminato degli umani, dipende dal fatto che la capacità di pensiero permette agli esseri umani di agire in modo flessibile e creativo. A partire dagli anni 50 del 900, Noam Chomsky, richiamandosi a Cartesio, ha insistito su questo punto: la differenza qualitativa tra gli animali e gli umani trova fondamento nella capacità di usare il linguaggio in modo creativo. Darwin (contro Cartesio) interpreta la differenza tra gli umani e gli animali in termini di grado e non di qualità (nella prospettiva Darwiniana tutte le proprietà e le capacità umane devono essere considerate in riferimento a proprietà e capacità comuni anche ad altri animali). L’oggetto di indagine è il tema del “punto di contatto” tra la comunicazione animale e il linguaggio umano attraverso lo studio della filogenesi del linguaggio nel percorso evolutivo del genere homo; analizzando le capacità comunicative di una particolare classe di animali: le scimmie “culturalizzate”, le grandi scimmie ( scimpanzè, oranghi, bonobo, gorilla) allevate in ambienti umani. Capire se e quanto questi animali riescano ad apprendere il linguaggio umano 1. SCIMMIE Parlare in senso proprio è mettere in connessione il linguaggio con il pensiero (connessione tra la fisica dei suoni e la psicologia dei significati) ex. i pappagalli riproducono solo la stessa meccanica del suono ma non il significato. Cordemoy (sostenitore di Cartesio) paragona il caso dei pappagalli al fenomeno dell’eco. La tesi della netta distinzione tra comunicazione animale e linguaggio umano trova un forte alleato negli argomenti di carattere empirico: “effetto Clever Hans” Nel 1891 William von Osten diede inizio a una serie di esibizioni pubbliche con il suo cavallo mostrando che Hans era in grado di eseguire calcoli aritmetici, riconoscere l’ora, ecc. battendo la zampa. Nel 1907 fu istituita una commissione con il compito di verificare scientificamente il caso di Hans, emerse che le risposte del cavallo erano suggeritegli dal suo padrone. Le caratteristiche di libertà e creatività tipiche del comportamento degli esseri umani appaiono essere prerogative esclusive dell’animo umano. Alex, un pappagallo allevato ad Harvard fa richieste ma voleva e credeva ciò che diceva di volere e credere ? essendo un animale i suoi comportamenti vengono sottovalutati, pregiudicati (Cartesio “non pensa dunque non parla” -Cartesiani di ieri: Per C. la specialità degli esseri umani nella natura è intrecciata al possesso del linguaggio. Il problema delle “altre menti” come poter riconoscere, al di là delle fattezze fisiche, se qualcuno che è in tutto e per tutto uguale a noi rispetto al suo corpo, possa davvero essere un umano come noi. Nel discorso sul metodo (1637) Cartesio sostiene che se ci fossero macchine con la forma esteriore di una scimmia non avremmo alcun mezzo per distinguerle, al contrario se vi fossero macchine in tutto e per tutto simili agli umani si avrebbero ancora due mezzi certissimi per distinguerle da noi: il fatto che le macchine non possono usare le parole e l’idea che se queste facessero benissimo delle cose ne sbaglierebbero altre. Cartesio esalta la differenza tra l’agire meccanico e istintivo degli animali- macchine e l’agire libero e creativo degli esseri umani. La conclusione che Cartesio trae da questo ordine di considerazioni è che la differenza qualitativa tra umani e animali- macchine dipende dalla relazione tra pensiero e linguaggio. -Cartesiani di oggi: in un saggio intitolato “Linguistica cartesiana” con cui Chomsky (1966) presenta negli anni 60 il proprio modello del linguaggio, il linguista americano fa riferimento esplicito alle argomentazioni di Cartesio e Cordemoy in favore della distinzione tra il linguaggio e i sistemi di comunicazione animale. Alla base di tale distinzione è l’uso creativo del linguaggio. Una macchina viene costretta ad agire in una certa maniera, mentre un essere umano è solo incitato e disposto a comportarsi in questo modo. Ciascuno di noi sa di avere un’ampia scelta in ciò. Per capire cosa caratterizzi nello specifico il linguaggio umano bisogna guardare a ciò che lo distingue dalla comunicazione animale, non ciò che a essa lo accomuna/ L’idea secondo cui lo studio delle differenze deve procedere di pari passo con l’analisi delle comunanze. All’interno di un quadro continuista nessuna delle proprietà peculiari degli esseri umani può essere interpretata come una differenza di ordine qualitativo. -La complessità del linguaggio: Il motivo che spinge Chomsky a una battaglia contro il darwinismo è molto semplice: il suo modello del linguaggio non si presta ad essere spiegato nei termini di quelle modificazioni numerose, successive e lievi che costituiscono l’ossatura dell’evoluzione governata dalla selezione naturale. La riprova delle difficoltà in cui si trova Chomsky nel difendere un modello del linguaggio incompatibile con la prospettiva evoluzionistica è resa bene dal riferimento esplicito che il linguista americano fa ad Alfred Russel Wallace, il coinventore della teoria dell’evoluzione per selezione naturale. Alla base del riferimento di Chomsky a Wallace è l’idea che se il cofondatore della teoria dell’evoluzione porta argomenti a sostegno dello stato di “eccezione” degli umani nella natura, allora la prospettiva della differenza qualitativa non è in contrasto con la teoria dell’evoluzione. Un argomento del genere, tuttavia, si fonda su un duplice equivoco. Non tiene conto del mutamento di prospettiva avuto da Wallace nel tempo nei confronti del ruolo della selezione naturale rispetto alle priorità che maggiormente caratterizzano gli umani. A differenza di quelle che crede Chomsky, il dissidio tra Darwin e Wallace non risiede in due modi distinti di intendere le strategie evolutive (che rimangono per entrambi legate alla selezione naturale), ma in due modi diversi di intendere la natura umana: per Darwin gli umani sono animali tra gli altri animali e tutte le proprietà che li riguardano devono essere analizzate in termini di selezione naturale; per Wallace l’evoluzione umana deve far riferimento a forze e influenze non verificate dalla scienza (spiritismo) -Il primato della grammatica: L’idea di Chomsky è che la competenza linguistica umana sia retta dai principi della Grammatica Universale (un inventario di conoscenze innate alla base dei processi di produzione, comprensione e apprendimento del linguaggio umano). Per capire cosa renda peculiari questi principi il punto da cui partire è la distinzione tra sequenze e gerarchie. Quello che appare una successione temporale di associazioni è in realtà il risultato del funzionamento di un piano gerarchico di organizzazione. L’idea che il linguaggio risponda a un complesso piano di gerarchie è alla base del carattere creativo delle produzioni verbali, uno dei tratti più tipici della linguistica cartesiana. Due aspetti sono alla base di tale idea: l’infinità produttiva e la connessione tra pensieri e linguaggio. La sintassi gioca la differenza qualitativo tra linguaggio umano e comunicazione animale (Chomsky) - Dipendenza dalla struttura: Chomsky l’analisi delle capacità verbali in termini di stimolo, risposta e rinforzo non è capace di dar conto di ciò che caratterizza il linguaggio in modo specifico. Chomsky enuncia il principio di dipendenza dalla struttura. L’argomento della povertà dello stimolo l’idea che lo stimolo ambientale sia povero e che dunque ogni tentativo di fondare sull’esperienza le capacità verbali umane sia votato al fallimento trova nel principio di dipendenza dalla struttura uno ei suoi punti di forza. Secondo Chomsky per capire i processi in gioco nella formazione delle interrogative bisogna fare riferimento a operazioni che rispettano la “dipendenza dalla struttura “ della frase. L’idea che la facoltà del linguaggio debba essere intesa come un dispositivo innato adibito in modo specifico all’analisi sintattica degli enunciati rimane un punto fermo del suo pensiero - Pensiero come linguaggio: Chomsky, seguendo Cartesio, pone a fondamento della differenza qualitativa tra umani e animali- macchine: il legame stretto tra pensiero e linguaggio. E’ per il suo essere uno strumento di espressione dei pensieri, infatti, che il linguaggio deve avere una grammatica. L’idea che la sintassi degli enunciati debba essere considerata l’essenza del linguaggio ha vincolato l’analisi dello studio del rapporto tra linguaggio e comunicazione animale: il dibattito è stato a lungo guidato dal tentativo di comprendere se gli animali non umani fossero o meno in grado di produrre-comprendere frasi grammaticalmente strutturate. L’idea dei neocartesiani, è che una capacità del genere sia del tutto preclusa a questi animali: Chomsky e Pinker, sostengono che le ricerche sulla comunicazione animale rappresentino una totale perdita di tempo quando si intende studiare la natura del linguaggio umano. La nostra idea è che lo studio della comunicazione delle grandi scimmie rappresenti un passaggio obbligato per indagare la comunicazione umana in un’ottica evoluzionistica. -Dall’altra parte della barricata: Julien Offroy de La Mettrie (1709-51) ne “L’uomo macchina” sferra un duro attacco al dualismo cartesiano proponendo una concezione dell’essere umano connotata da un forte spirito materialistico. Se gli umani sono animali e gli animali sono macchine, allora anche gli umani sono macchine. E’ solo con Darwin, con la pubblicazione dell’”Origine delle specie” (1859) che il tema della continuità tra umani e altri animali ha potuto contare, utilizzando la selezione naturale sostenere che la differenza tra uomini e animali deve essere interpretata in termini quantitativi e non qualitativi (Darwin). Egli afferma che il linguaggio umano deve la sua origine all’imitazione e alla modificazione, aiutata dai gesti, dei vari suoni naturali, delle voci degli altri animali, e delle grida istintive dell’uomo e che l’avvento del linguaggio è connesso alla peculiarità dei sistemi cognitivi di cui dispongono questi animali. L’abilità di ripetere i suoni per imitazione è legata secondo Darwin a capacità cognitive in grado di interpretare l’espressione sonora attribuendole un significato - Le grandi scimmie possono apprendere un linguaggio? La produzione dei suoni tipici del linguaggio verbale non è riproducibile dalle grandi scimmie perché le scimmie non hanno l’apparato fonatorio adeguato (abbassamento del tratto sovra-laringeo di homo sapiens). Corballis origine gestuale del linguaggio. L’impedimento a livello di fonazione delle scimmie non tocca la capacità di questi animali di utilizzare però un sistema simbolico. Alla metà degli anni 60, i Gardner provarono a insegnare una versione semplificata dell’ASL a una scimpanzè di un anno di nome Washoe. I primi risultati importanti vennero dall’uso spontaneo di alcuni segni prodotti da W., interpretabili come forme di nominazione. Si potrebbe sostenere che una capacità di questo tipo non sia sufficiente per dimostrare che la scimmia qualcuno offre loro per risolvere un determinato compito perché non se lo aspettano. Il linguaggio umano è fortemente legato all’atto altruistico che il parlante mette in atto al fine di offrire l’informazione pertinente agli scopi e alle necessità di chi ascolta. Le grandi scimmie sono guidate da un atteggiamento competitivo: le loro espressioni hanno un carattere imperativo ma non dichiarativo. -Cooperazione: Il carattere specifico della comunicazione umana trova fondamento nel tratto cooperativo delle pratiche sociali umane, gli scimpanzé no. DeWall “teoria della patina”: il male dell’essere umano dipende dalla biologia (egoismo) e il bene della cultura (altruismo). La relazione che Tomasello considera l’altruismo instaura tra i caratteri specifici della cooperazione umana e le peculiarità comunicative di homo sapiens. In linea con Darwin, Tomasello considera l’altruismo un fatto della biologia, non della cultura: tuttavia, ed è questo il punto, egli considera l’altruismo un fatto tipico ed esclusivo della biologia umana. Da questa logica di cooperazione dipendono due aspetti chiave della comunicazione umana: la possibilità di utilizzare asserzioni; il fatto che il proprio della comunicazione umana, contrariamente a quanto sostenuto da S-R. sia da ascrivere alla produzione e non alla comprensione, ma c’è molto più altruismo in giro di quanto Tomasello sia disposto a concedere e c’è molto più egoismo in noi. DeWall sostiene che i tratti dominanti di homo sapiens siano la competizione e la sopraffazione. Tomasello idea su cui egli fonda la differenza qualitativa tra comunicazione animale e linguaggio umano è che attraverso le capacità verbali gli esseri umani siano in grado di descrivere il mondo: per passare dal chiedere qualcosa a qualcuno, tipico della comunicazione (egoistica) animale, all’informare qualcuno di qualcosa (tipico del linguaggio umano) è necessaria la cooperazione condivisa fondata sull’altruismo. Questa tesi non tiene alla prova dei fatti. Conclusioni: la capacità di produrre- comprendere asserzioni è una questione di grado e non di qualità: un modo per ribadire che ogni tentativo di operare una cesura netta tra gli umani e le grandi scimmie in nome di una presunta unicità della nostra specie (dovuta al linguaggio) è votata al fallimento. Le prestazioni delle grandi scimmie nei compiti di comunicazione dipendono, oltre che dai sistemi cognitivi di cui dispongono questi animali, anche dal particolare ambiente culturale in cui queste scimmie sono state allevate -Scimmie culturalizzate: Senza aver assimilato la cultura e il sistema di comunicazione artificiale progettato dagli umani, secondo Tomasello, Kanzi non sarebbe mai stato in grado di mettere in atto le strategie comunicative di cui è capace. Per Tomasello gli animali che riescono in prestazioni del genere lo facciano solo perché, vivendo in una comunità di parlanti hanno appreso uno specifico codice espressivo. Rispetto a questa ipotesi, ci sono due considerazioni da fare. La prima di carattere generale, è che se fosse vera la tesi di Tomasello, allora qualsiasi animale dotato di un lettore della mente dovrebbe essere in grado, vivendo nelle opportune situazioni culturali, di mettere in atto le stesse capacità linguistiche degli scimpanzé. La seconda considerazione da fare, è che i neoculturalisti sono portati a dover presupporre il linguaggio come un’entità che preesiste alle menti individuali: da questo punto di vista l’invasione del codice simbolico nella mente delle scimmie è solo un caso particolare di ciò che accade anche negli esseri umani. In effetti, i neoculturalisti sono portati a dar conto dell’avvento del linguaggio in termini di un fatto “improvviso e inaspettato”. Le differenze tra le capacità che caratterizzano gli umani e quelle che caratterizzano le altre specie animali devono essere considerate in termini di grado e non di qualità. Considerare gli umani animali tra gli animali. -Conclusione: Prendere posizione sul modo di intendere le capacità verbali umane equivale a prendere posizione sulla questione della natura umana. Il carattere di unicità del linguaggio è solitamente chiamato in causa per garantire uno statuto di specialità dell’essere umano nella natura. Le nostre capacità verbali devono essere interpretate alla luce di un quadro continuista per evitare la differenza qualitativa (neocartesiani, neoculturalismo). Un modo per considerare il linguaggio umano in continuità con la comunicazione animale. 2. OMINIDI Essi avevano lasciato discendenti: anziché estinguersi si erano trasformati. I costruttori di utensili erano stati rinnovati dai loro stessi attrezzi. Poiché, servendosi di clave e selci, le loro mani avevano finito con l’acquisire una destrezza che non si rincontrava in nessun altra specie del regno animale, e avevano consentito agli uomini-scimmia di costruire strumenti ancora migliori, i quali, a loro volta, erano riusciti a perfezionare le loro membra e la loro mente. Fu un processo sempre più veloce e cumulativo, e al suo termine venne a trovarsi l’Uomo (arthur clarke 2001:Odissea nello spazio descrive l’impatto della tecnologia sull’evoluzione umana) Il processo che regola il passaggio dalla comunicazione animale al linguaggio umano debba essere spiegato in riferimento ai sistemi cognitivi delle specie coinvolte in questo processo. La capacità di trasformazione del mondo deve essere considerata tra i costituenti essenziali della comunicazione umana. Alcune delle proprietà alla base dell’avvento del linguaggio umano sono legate a una specifica classe di sistemi di elaborazione: quelli che consentono agli organismi di agire nel mondo e sul mondo in cui vivono. Gli ominidi hanno popolato il nostro pianeta negli ultimi due milioni di anni. La costruzione di strumenti e la produzione materiale degli ominidi rappresentano il caso esemplare attraverso cui analizzare la natura pragmatica del linguaggio. L’azione e la trasformazione dell’ambiente poggiano su capacità pratiche e cognitive sofisticate (coordinazione sensomotoria, strategie di pianificazione nel futuro, rappresentazione della finalità degli oggetti). I fautori dei modelli sintatticisti individuano le radici filogenetiche del linguaggio umano nelle capacità coinvolte nella costruzione degli strumenti in pietra. L’avvento della funzione simbolica non conferisce a homo sapiens specialità in confronto agli altri ominidi -Parentele filogenetiche: scimmie, antropomorfe e antenato comune. La storia evolutiva della specie umana s’inserisce all’interno di quella dei primati, che circa 50-60 milioni di anni fa si sono distaccati dal ceppo degli altri mammiferi dando origine ad una proliferazione di forme proto-scimmiesche. Tra i 35 e i 40 milioni di anni fa nella linea evolutiva dei primati ha avuto inizio la ramificazione che ha portato dapprima alla discendenza delle scimmie in generale, poi tra i 25 e 30 milioni di anni fa a quella di grandi scimmie antropomorfe (scimpanzé, bonobo, gibboni, gorilla, orango). Ultimo antenato comune UAC vissuto in Africa, come già intuito da Darwin (1871), l’UAC possedeva, allo stesso modo dei moderni scimpanzé, una complessa organizzazione sociale, utilizzava strumenti, costruiva ripari sugli alberi e aveva un limitato e innato sistema di richiami vocali. Dal punto di vista anatomico, è plausibile ipotizzare che l’UAC fosse simile agli scimpanzé sia per le dimensioni del cervello, sia per gli adattamenti locomotori e posturali. Secondo altri autori, la linea evolutiva che ha condotto al genere homo non ha preso avvio da un antenato terricolo Knucle-walker, ma da un antenato arboricolo arrampicatore. L’acquisizione della postura eretta, oltre a rappresentare una svolta fondamentale nella filogenesi umana, ha avut importanti ripercussioni sull’evoluzione del linguaggio -Origine del bipedismo: Il bipedismo è un carattere tipico e definitorio degli ominidi, cioè dei sapiens e di tutte le specie estinte appartenute alla medesima traiettoria evolutiva dopo la separazione dalle grandi scimmie. Dal bipedismo occasionale degli scimpanzé si passa al bipedismo facoltativo o abituale degli ominidi. Il bipedismo diventa invece obbligato con la nascita del genere homo, 2 milioni di anni fa. Il bipedismo e le modificazioni anatomiche ad esso correlate hanno avuto importanti conseguenze per l’origine del linguaggio. La fine di questo cambiamento si riscontra in homo ergaster e homo erectus(abbassamento della laringe). L’andatura bipede è sorta per affrontare i continui attraversamenti degli spazi aperti tra foresta e foresta, adattamenti alla savana, ecc. Secondo alcuni l’andatura bipede potrebbe essere stata cooptata per funzioni legate alla termoregolazione corporea (ridurre il calore) -Alla ricerca dei primi ominidi: Gli ominidi più antichi di cui attualmente si è a conoscenza sono gli esemplari appartenenti a 3 generi vissuti tra 7 e 4,4 milioni di anni fa. Fossili che invece fanno parte sicuramente del genere degli ominidi sono quelli degli autralopithecus risalenti al periodo compreso tra 4 e 2,5 milioni di anni fa. Di questo genere si conoscono 3 specie: Au amanensis (la più antica tra le australoptecine), Au afarensis (ex Lucy il fossile più famoso, un reperto costituito da più della metà dello scheletro di una femmina adulta di 3,2 milioni di anni fa ritrovata nel 1974 da Donald Johanson in Etiopia), Au africanus. Un altro genere, i parantropi hanno una conformazione anatomico-morfologica del corpo simile alle australopitecine, tranne che per la testa che è più massiccia per sostenere un apparato masticatorio più imponente. Due milioni di anni fa il pianeta terra era dunque popolato da molte specie di ominidi. Tra questi anche i primi rappresentanti del genere homo. -La comparsa del genere homo: dal cespuglio delle australopitecine, intorno a due milioni di anni fa , hanno avuto origine, oltre ai parantropi, anche i primi esemplari del genere homo. Mentre fino a quel momento il tratto distintivo degli ominidi era lo scheletro adatto a una locomozione bipede, con la comparsa del genere homo l’elemento caratterizzante riguarda le dimensioni del cervello che tenderà a crescere fino a raggiungere estensioni assai imponenti. L’aumento delle dimensioni cerebrali è dovuto a un mutamento della dieta: i parantropi avevano un’alimentazione basata su vegetali duri, per questo avevano sviluppato l’apparato masticatorio. Gli ominidi potevano cibarsi di carne che oltre ad incidere sulle dimensioni del cervello (proteine) ha comportato anche una radicale modificazione dell’apparato masticatorio, con una riduzione dei denti molari e premolari. In un primo momento gli ominidi si nutrivano delle carcasse poi grazie alla disponibilità degli strumenti appropriati, la ricerca di carne ha comportato strategie di caccia -I primi artefici di strumenti: Homo Habilis e i ciottoli di Olduvai: I primi rappresentanti del genere homo sono noti dalla prima metà degli anni 60, vennero ritrovati fossili di homo habilis nella gola olduvai (Tanzania) e risalenti a 1,8 milioni di anni fa. Anche se gli ominidi usavano strumenti solo con i primi homo si attua una rivoluzione tecnologica con la costruzione di strumenti che ha analogie con l’organizzazione del linguaggio umano. Diversi autori sostengono che il linguaggio articolato e l’uso e la costruzione di strumenti poggino sugli stessi processi deputati al sequenziamento gerarchico delle azioni. La prima tecnica di costruzione di strumenti è l’industria Olduvaiana (o Modo 1), nella quale uno strumento viene utilizzato per modificare un altro oggetto al fine di renderlo efficiente per un successivo utilizzo. Scheggiatura di del margine di un ciottolo per renderlo tagliente (chopper). Questi ominidi avevano sofisticate capacità di pianificazione dell’azione poiché erano in grado di prevedere in anticipo le situazioni in cui avrebbero avuto bisogno di quegli strumenti -Cervelli sempre più grandi e sviluppo dell’industria litica: homo ergaster/erectus e i bifacciali acheuleani: La cultura litica oldauvaiana persiste in Africa per un arco temporale lungo, circa un milione di anni, poi comparve una nuova modalità tecnologica caratterizzata da strumenti litici di forma bifacciale: l’industria Acheuleana (o modo 2). La costruzione degli utensili del modo 2 è associata a homo erectus sensu lato. Il primo fossile di erectus è stato scoperto in Indonesia nel 1891, oggi sappiamo che erectus è in realtà discendente diretto di homo ergaster (l’uomo camminatore), una specie più antica vissuta in Africa e fuoriuscita dal continente di nascita per raggiungere l’Asia. Con erectus/ergaster si verifica una complicazione dell’organizzazione sociale, la nascita di attività di caccia sistematiche, la probabile scoperta e domesticazione del fuoco e la comparsa dell’industria Acheuleana (dal sito francese di Saint Acheul), una nuova e più complessa modalità di costruzione degli strumenti. Ergaster deve “prevedere” l’oggetto realizzato e il suo scopo, vede con l’occhio interiore. Il passaggio dall’Olduvaiano al primo acheuleano è caratterizzato da un incremento nella complessità di pianificazione ed elaborazione gerarchica dell’azione -Sempre più dotati: homo heidelbergensis e homo neanderthalensis: In Africa i primi strumenti dell’industria del modo 2 compaiono intorno a 1,7 milioni di anni fa. Nel continente europeo, dove il primo popolamento umano si può far risalire a 1,2 milioni di anni fa. L’arrivo di heidelbergensis, originario dell’Africa è stato rappresentato come il big bang dell’occupazione europea degli ominidi. E’ l’ultimo antenato comune tra homo sapiens e homo neanderthalensis. Quest’ultimo è la prima specie di ominide estinto a essere stato scoperto. Il primo ritrovamento risale al 1856, quando nella valle di Neander, in Germania, alcuni operai trovarono i resti di uno scheletro incompleto vissuto 40.000 anni fa. Esso è una specie distinta rispetto a homo sapiens. Homo neanderthalensis viene associato a un’industria tecnologica nota come Musteriano, che fa la sua comparsa 250.000 anni fa. Nella tecnica (levallois) il costruttore deve, immaginare sia la preparazione del primo nucleo, sia la costruzione dello strumento che dovrà essere prodotto successivamente. La capacità di pianificazione implicata nella costruzione e nell’uso degli strumenti aprono la strada alla spiegazione degli aspetti pragmatici del linguaggio (la costruzione dell’appropriatezza del discorso). -Origine ed evoluzione dell’umanità sapiente: Il primo fossile di Homo sapiens a essere stato descritto è lo scheletro della cosiddetta “red lady” rinvenuto tra il 1822 e il 1823 nel Galles. La scoperta più rilevante però risale al 1868 quando in Francia, ad Abi cro-magnon, furono ritrovati i resti di 5 individui sepolti intenzionalmente. In Africa, dagli anni 20, vengono ritrovati fossili di sapiens più arcaici di quelli scoperti in Europa, tali reperti presentano tratti innovativi rispetto agli ominidi precedenti. L’antenata comune dell’intera umanità è vissuta tra 140.000 e 280.000 anni fa in Africa. Con l’arrivo di homo sapiens nei territori europei si affaccia sulla scena una nuova modalità di costruzione degli utensili: il modo 4 del Paleolitico superiore. Il Paleolitico Superiore, il cui inizio si fa risalire a 50-40.000 anni fa, è caratterizzato da un’industria litica più sofisticata rispetto a quelle dei periodi precedenti. Oltre alle innovazioni tecnologiche vi sono poi evidenze di comportamenti simbolici: l’arte parietale e mobiliare, le sepolture intenzionali, la costruzione di ornamenti personali. I sapiens in questo periodo vivono, in società complesse ed economicamente produttive, governate da regole e doveri proprio come le comunità attuali. -Alle origini del pensiero simbolico: la rivoluzione del Paleolitico superiore: La filogenesi dei sapiens, sarebbe caratterizzata da una discontinuità tra l’evoluzione anatomica e quella comportamentale: mentre la morfologia moderna sarebbe comparsa 200.000 anni fa in Africa, il comportamento moderno sarebbe invece emerso più tardi (50-40.000 anni fa). Molti legano l’avvento del pensiero simbolico all’origine del linguaggio (Tattersall, Chomsky, ecc) secondo T. l’avvento del pensiero 3. UMANI La trasformazione dei suoni in significati è un processo automatico, involontario e obbligato. La teoria modulare della mente di Fodor secondo tale teoria il sistema cognitivo umano è composto da numerosi sottosistemi di elaborazione (i moduli) le cui caratteristiche fondamentali sono la specificità di dominio e l’incapsulamento informativo. Considerare il linguaggio come un riflesso. I moduli funzionano come i riflessi per un motivo rilevante: la velocità di elaborazione. Attribuire un carattere automatico e obbligato ai dispositivi che elaborano l’informazione linguistica sembra contrastare con le caratteristiche di flessibilità e libertà poste da Chomsky a fondamento della creatività del linguaggio umano -Il modello standard della comunicazione: idea del linguaggio come un modulo comporta il riferimento a un preciso modello della comunicazione: il modello del codice secondo tale modello che fodor considera imprescindibile, il pensiero ( il messaggio) viene codificato dal parlante in una successione di suoni che l’ascoltatore decodifica al fine di poter condividere il pensiero (il messaggio) che il parlante ha inteso comunicargli. L’idea di Fodor è che il linguaggio possa esprimere il pensiero perché ha una struttura che riflette la struttura essenziale del pensiero. Se l’analisi della struttura in costituenti è condizione necessaria e sufficiente per comprendere le espressioni linguistiche, qualsiasi informazione esterna all’enunciato è irrilevante ai fini della comprensione. La tesi autonomista del linguaggio fondata sui processi di codifica e decodifica del messaggio poggia sulla nozione di significato letterale. Questa nozione trova fondamento su due assunti teorici: l’idea che tutti gli enunciati hanno un significato che dipende dai significati delle parole che li compongono e dalle regole sintattiche in accordo a cui tali elementi sono combinati; l’idea che il significato di un enunciato deve essere distinto da ciò che il parlante intende significare attraverso l’uso di quell’enunciato -Un modello alternativo della comunicazione umana: la teoria della pertinenza -Dalla grammatica alla pragmatica: Secondo il modello del codice la comunicazione verbale consiste nel trasformare i pensieri in parole in modo tale che chi ascolta possa arrivare a condividere i pensieri di chi parla. Da questo punto di vista, la comprensione – il passaggio dai suoni ai significati – è resa possibile dalla condivisione del codice (la grammatica di una lingua verbale) che permette all’ascoltatore di decodificare il messaggio ricevuto associando la rappresentazione fonologica della frase alla rispettiva rap. semantica. La comunicazione è così un processo totalmente esplicito basato su meccanismi linguistici, ma la grammatica della lingua verbale non è un codice adeguato a fornire da solo l’interpretazione completa della frase. Questa inadeguatezza dipende dal fatto che, come rivelano Sperber e Wilson, poiché ogni frase può servire a comunicare un numero infinito di pensieri diversi non è possibile sostenere che la rap. semantica di una frase corrisponda ai pensieri che un’enunciazione di questa frase serve a comunicare. La comprensione verbale non si riduce alla sola codifica di un segnale linguistico: in molti casi spiegare la comunicazione verbale significa far appello ai processi inferenziali che permettono di ricostruire il pensiero che sta dietro il proferimento del parlante. Sperber e Wilson teoria della pertinenza ciò che caratterizza la comunicazione verbale è la produzione e il riconoscimento di intenzioni. (inferenza: processo deduttivo). Il modello inferenziale, considera i processi di produzione-comprensione linguistica in riferimento alla priorità della pragmatica rispetto alla grammatica -Significato e intenzioni: Nell’articolo “Meaning” del 1957 Grice sostiene che comunicare equivale a manifestare pubblicamente un’intenzione e che la comunicazione ha successo quando l’intenzione comunicativa del parlante viene riconosciuta dal suo interlocutore. La distinzione tra significato dell’espressione (il significato letterale) e significato del parlante (il significato con cui il parlante usa l’espressione). Nel processo comunicativo sono in gioco due tipi di intenzioni: l’intenzione di produrre nel destinatario una credenza usando un’espressione; l’intenzione che il destinatario riconosca che quell’espressione è stata proferita esattamente al fine di produrre nel destinatario una determinata credenza. Per mezzo dei proferimenti, gli interlocutori comunicano (attraverso il significato del parlante) molto più di quanto non dicano (attraverso il significato dell’espressione). Grice definisce implicatura il contenuto comunicato attraverso un’espressione (significato del parlante) senza che quel contenuto sia esplicitamente detto in quell’espressione. G. distingue tra implicatura convenzionale (dipende dalle parole utilizzate dal parlante) e l’implicatura conversazionale (dipende da caratteristiche generali del discorso) -Un modello ostensivo-inferenziale della comunicazione umana: La teoria della pertinenza è stata formulata negli anni 80 da Sperber e Wilson con l’obiettivo di spiegare la comunicazione umana focalizzando l’attenzione sui dispositivi e i processi mentali in atto durante la comprensione e la produzione delle espressioni linguistiche ( teoria legata alle teorie della cognizione e dell’architettura della mente). La comunicazione umana è un processo inferenziale di produzione e comprensione di intenzioni comunicative in cui il destinatario viene guidato nel processo di comprensione da certe aspettative sull’enunciato prodotto dal parlante. A differenza di Grice, le aspettative che guidano il destinatario nei processi di interpretazione non sono aspettative di collaborazione e di razionalità, ma di pertinenza. Con la teoria della pertinenza Sperber e Wilson propongono un modello ostensivo- inferenziale della comunicazione umana in cui il parlante fornisce all’ascoltatore solo un indizio della sua intenzione (informativa/comunicativa) intenzionale = ostensiva. La pertinenza è un carattere di base della cognizione. L’elaborazione di un’ informazione richiede uno sforzo. La pertinenza si definisce attraverso le due nozioni di effetto cognitivo e di sforzo di elaborazione. La procedura di comprensione può essere formulata nel modo seguente: segui un percorso di minimo sforzo nel calcolare gli effetti cognitivi, fermati quando le tue aspettative di pertinenza sono soddisfatte. Secondo la teoria della pertinenza l’interpretazione di un indizio linguistico avviene in due fasi: una fase di decodifica in cui processi linguistici elaborano la rap. semantica dell’enunciato (il prodotto finale di questi processi è il significato dell’espressione); una fase inferenziale in cui processi pragmatici forniscono l’interpretazione in senso proprio dell’espressione del locutore (il prodotto finale di questi processi è il significato del parlante) -So quel che pensi: processi inferenziali e sistema metarappresentazionale: secondo la teoria della pertinenza, la comunicazione inferenziale è resa possibile dalla psicologia ingenua (sistema di lettura della mente) vale a dire dalla capacità cognitiva di attribuire stati mentali agli altri per interpretare e predire i loro comportamenti. Si può sostenere che tutti gli esseri umani sono un po’ psicologi (devono avere una teoria della mente che li guidi nell’attribuzione di stati mentali agli altri). Secondo Leslie (1994) la capacità di attribuire stati mentali agli altri riflette la maturazione di un modulo innato identificato con un meccanismo metarappresentazionale definito ToMM (theory of mind mechanism): L’autismo comporta un deficit nello sviluppo della teoria della mente : i soggetti autistici sono incapaci di interpretare il comportamento in riferimento agli stati interni dell’agente. Gli autistici rimangono inchiodati al significato letterale: non sono capaci di cogliere l’intenzione del parlante non veicolata dal significato -La teoria della mente e l’origine del linguaggio: Idea secondo la quale il sistema di mentalizzazione deve essere posto a fondamento del passaggio dalla comunicazione animale al linguaggio umano. Tesi teorica di Donald Davidson considera la possibilità di avere pensieri fortemente connessa alla possibilità di avere un linguaggio. La sua conclusione è che un essere vivente non può avere un pensiero a meno di non avere un linguaggio -Le scimmie hanno una teoria della mente ? Il termine teoria della mente è stato coniato in riferimento alle capacità di mentalizzare il comportamento (ovvero di considerare gli stati mentali cause dell’agire) da Premack e Woodruff (1978). Premack (1988) è tornato ad attribuire allo scimpanzè una teoria della mente più debole di quella degli umani: gli scimpanzé sarebbero capaci di attribuzioni di stati mentali sensoriali (vedere, volere, aspettarsi) ma non di attribuzioni di stati epistemici (credenze). Anche Call e Tomasello sposano una posizione di questo tipo. E’ possibile attribuire una teoria della mente in senso ampio agli scimpanzè, ma non in senso stretto. Secondo Kirkpatrick gli esempi più convincenti della presenza di una teoria della mente nelle grandi scimmie sono quelli implicati nel gioco di finzione (in cui è necessario essere in grado di distinguere tra come le cose sono e come si finge che siano) Kanzi è in grado di far finta di mangiare del cibo che non è davvero presente, di offrire agli altri cibo immaginario. L’attenzione riservata da Kirkpatrick a capacità di simulazione di questo tipo è giustificata dal fatto che negli umani il gioco di finzione è considerato un precursore della teoria della mente. Secondo Leslie infatti l’avvento delle metarappresentazioni nell’ontogenesi è legato alla comprensione del gioco di finzione. Con questo passaggio, il gioco di finzione apre infatti la possibilità alla rap. degli stati mentali degli altri. Per fingere e per interpretare la finzione degli altri si deve disporre sia di una rap. dello stato di cose sia una rap. dello stato mentale di chi sta fingendo. L’idea di Davidson è che per avere metarap. È necessario avere un linguaggio appare falsificata dai dati empirici: gli scimpanzè sono una valida prova del fatto che è possibile avere credenze di credenze anche in assenza di un linguaggio -Il sistema metarap. È alla base dell’origine del linguaggio: Per Sperber e Wilson il passaggio dalla comunicazione animale ai caratteri di flessibilità e creatività tipici del linguaggio umano è rintracciabile nei dispositivi di mentalizzazione che rendono possibile inferire le intenzioni comunicative del parlante. Ora, poiché i dispositivi di mentalizzazione sono sistemi metarappresentazionali. Le metarp. Precedono cronologicamente e logicamente l’avvento del linguaggio. Di opinione analoga è Tomasello che considera il lettore della mente come l’unico adattamento biologico fondamentale di cui devono disporre gli umani per poter dare vita al linguaggio. Il passaggio dalla comunicazione animale al linguaggio umano: proprio come aveva sostenuto Darwin, in effetti, le grandi scimmie dispongono di un ingegno superiore che permette loro di comprendere i fondamenti della comunicazione umana. L’uso creativo del linguaggio non è soltanto una questione di flessibilità. Il possesso della teoria della mente è una condizione necessaria ma non sufficiente per giustificare le competenze linguistiche tipiche della nostra specie. Gli umani devono possedere un ingegno superiore diverso da quello delle grandi scimmie -Per una comunicazione propriamente umana: un aspetto della prospettiva cartesiana. Alla base dell’uso creativo del linguaggio è la questione del parlare in modo appropriato: ciò a cui Chomsky riprendendo Cartesio, fa riferimento nei termini della coerenza e consonanza alla situazione delle espressioni linguistiche ( il cosiddetto problema di Cartesio). Riprendendo gli argomenti di Cartesio, Chomsky sostiene che per capire cosa distingua gli umani dagli animali occorra fare riferimento all’uso creativo del linguaggio. Idea che la capacità di parlare in modo appropriato al contesto sia il tratto distintivo del linguaggio umano -Ancorare il linguaggio alla realtà: l’idea è che la capacità degli umani di parlare in modo appropriato al contesto sia un caso particolare della loro capacità di comportarsi in modo appropriato alla situazione. L’idea è che la capacità di mettere in atto comportamenti appropriati al contesto dipenda in modo significativo dai dispositivi che regolano il radicamento degli organismi all’ambiente e che il linguaggio sfrutti questi dispositivi per produrre espressioni coerenti e consonanti alla situazione. Un sistema è tanto più flessibile quante più risposte alternative al problema è in grado di generare capacità di scegliere la risposta appropriata tra le diverse opzioni possibili. Radicamento e proiezione rappresentano le funzioni alla base dei comportamenti flessibilmente appropriati e dunque anche del parlare in modo appropriato. -Il radicamento proiettivo nello spazio: gli esseri umani sono in primo luogo sistemi fisici ancorati all’ambiente in cui vivono. Il radicamento di ogni organismo all’ambiente dipende dal fatto che gli organismi occupano una certa porzione dello spazio. Gli organismi non occupano semplicemente lo spazio in cui vivono: agiscono nell’ambiente e lo trasformano. Il riconoscimento degli oggetti è affidato a una rap. pragmatica. Il nesso tra percezione e attività motoria non è confinato soltanto al riconoscimento di oggetti: esso coinvolge anche la questione più generale della rap. dello spazio in cui un organismo vive e agisce. Capacità di dislocamento : il soggetto può immaginare situazioni possibili distante da quelle attuali. E’ in questo intreccio tra radicamento e proiezione che si gioca la partita decisiva ai fini del passaggio dalla comunicazione animale al linguaggio umano: è qui infatti che si gioca la questione dell’uso creativo del linguaggio rispetto alle risposte meccaniche e obbligate della comunicazione animale. Senza i sistemi di elaborazione che permettono una rap. proiettiva dello spazio in cui gli umani vivono e agiscono l’avvento di una comunicazione specificamente umana non sarebbe possibile. La flessibilità del comportamento umano è vincolata anche alla continua proiezione-dislocazione nel tempo. -Cooperazione e anticipazione del futuro: il modo specifico con cui gli umani si radicano all’ambiente dipende in maniera molto stretta dalle capacità proiettive dei dispositivi chiamati a garantire le forme di ancoraggio degli individui alla realtà. Dislocamento temporale la capacità degli organismi di sganciarsi dalla situazione
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