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Età Giolittiana: appunti personali+libro, Appunti di Storia

Storia dei quattro governi di Giovanni Giolitti e la sua politica.

Tipologia: Appunti

2015/2016

In vendita dal 16/09/2016

Valeria2411
Valeria2411 🇮🇹

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Scarica Età Giolittiana: appunti personali+libro e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Storia ~ 1 ~ L’Età Giolittiana Fine dell’800 vi è una crisi istituzionale che culmina con l’assassinio di re Umberto I nell’anno 1900.  Il fallimento della politica autoritaria di Francesco Crispi determina un passaggio alla destra liberale.  Gravi tensioni sociali che esplodono nel 1898, quando -a causa di un aumento dei prezzi dei generi alimentari primari- la popolazione si rivolta. A Milano (le “quattro giornate”) e in altre citta l’esercito reprime le manifestazioni sparando sulla folla.  Il governo tenta di far approvare al Paramento una legge che limita le libertà politiche, ma l’opposizione dei progressisti fa fallire il progetto. Le elezioni successive vengono vinte dalla sinistra liberale.  Il 29 luglio 1900, l’anarchico Gaetano Bresci assassinò il re Umberto I a Monza, per vendicare le vittime del ’98. Il nuovo sovrano Vittorio Emanuele III affidò il nuovo governo a Giuseppe Zanardelli, esponente di sinistra. Il ministro degli Interni, Giovanni Giolitti assunse fin da subito un atteggiamento nuovo in confronto alle questioni sociali. Il governo per Giolitti doveva essere:  Arbitro nelle lotte sindacali, in modo da garantire uno svolgimento pacifico del confronto sociale, perciò vennero consentiti gli scioperi.  Era convinto che migliorando le condizioni di vita dei lavoratori, il mercato e la produzione sarebbero sati favoriti. • Meriti: idea pragmatica della funzione del governo Demeriti: opportunismo Giovanni Giolitti Giovanni Giolitti è nato in Piemonte da famiglia della borghesia impiegatizia. Non ha fatto il Risorgimento, ma ha grande esperienza amministrativa ed è stato eletto deputato nelle fila della Sinistra. Il suo è un programma politico LIBERAL-DEMOCRATICO basato sul tentativo di conciliare gli interessi dei ceti popolari e della borghesia industriale da una parte, le spinte del movimento socialista e la vecchia classe politica liberale dall’altra. Spinge i socialisti ad abbandonare le velleità rivoluzionarie e la borghesia imprenditoriale ad accogliere una linea riformista. Per guadagnare consensi tra i ceti popolari e inserire il movimento socialista nel sistema politico liberale Giolitti: 1. Sostiene il principio della neutralità dello Stato nei conflitti di lavoro (lo Stato non interviene nelle vertenze tra lavoratori e datore di lavoro) e attua una politica favorevole al movimento sindacale, in modo da non esacerbare le tensioni sociali; 2. Promuove riforme sociali (le leggi a tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli, quelle sugli infortuni e sulle pensioni di vecchiaia) nella convinzione che migliorando le condizioni dei lavoratori il mercato ne avrebbe tratto vantaggio. Storia ~ 2 ~ In questo modo rafforza l’ala riformista del Partito socialista, contro quella rivoluzionaria o massimalista, ma non riesce a portare al governo Filippo Turati, capo dei riformisti. Limiti del suo governo. Per alcuni storici Giolitti fu un grande statista, modernizzò l’Italia grazie a una sapiente opera di mediazione tra padronato, classe operaia e movimento socialista. Per altri invece il suo programma di modernizzazione fallì a causa di:  il trasformismo (la ricerca del compromesso per ottenere ampie maggioranze parlamentari, pratica che favorisce la corruzione);  La questione del mezzogiorno: l’incapacità di attuare al Sud riforme strutturali (Giolitti rinuncia ad attaccare la grande proprietà fondiaria e scende spesso a patti con la vecchia classe dirigente: preferisce interventi locali e leggi speciali che non risolvono la questione meridionale). o Il fenomeno migratorio crebbe in modo evidente dalla fine dell’800, a causa della crisi economica internazionale e all’arretratezza dell’economia italiana. Essi si dirigevano principalmente verso i Paesi europei, l’Australia, ma soprattutto il continente americano. o La “questione meridionale”: Giolitti intervenne per rilanciare l’economia del Meridione attraverso sgravi fiscali per i ceti agricoli; favorì l’industrializzazione nell’area partenopea e la costituzione dell’Acquedotto pigliese. Il Governo non era però intenzionato ad affrontare la riforma agraria del Mezzogiorno, che avrebbe intralciato i privilegi dei latifondisti. La politica estera giolittiana Linee generali:  Riconferma della Triplice Alleanza;  L’avvicinamento alla Francia;  L’attenzione alla situazione balcanica, in vista di una possibile espansione nell’area. Parecchie contraddizioni: l’Alleanza comporta l’impegno al fianco di Austria e Germania; ma contemporaneamente, per favorire una possibile espansione nel Mediterraneo, Giolitti aveva intensificato le relazioni diplomatiche con la Francia e l’Inghilterra; comportamento definito dal cancelliere tedesco von Bülow “giri di valzer”.  Nel 1902 la Francia, in cambio alla rinuncia ad interferire in eventuali azioni francesi in Marocco, avrebbe fatto altrettanto in caso di intervento italiano in Libia.  Dal 1908 la relazione fra Austria e Italia andò degenerando a causa dell’espansionismo austriaco nei Balcani.  Nel 1911 l’Italia ebbe l’occasione di invadere la Libia grazie al conflitto fra l’impero ottomano e le neonate nazioni balcaniche. L’Italia inviò un ultimatum alla Turchia, ma fu rispinto e dichiarò guerra alla Turchia. Giolitti non era completamente convinto dell’intervento in guerra (contro la quale erano schierati i socialisti e l’opinione pubblica) ma si lasciò convincere dall’ampio fronte favorevole al conflitto (nazionalisti, cattolici, molti liberali e grandi nomi dell’industria). Ma la
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