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L'Età Giolittiana: Il Governo di Giovanni Giolitti e le Suas Politiche, Appunti di Storia

Politica italianaEconomia italianaStoria Moderna Italiana

L'età giolittiana, un periodo importante nella storia italiana caratterizzato dal governo di giovanni giolitti. L'autore discute sulla situazione politica e economica dell'italia prima e durante questo periodo, i problemi che si presentarono e come giolitti li affrontò. Vengono trattati argomenti come l'unità d'italia, la questione cattolica, la questione meridionale, la politica coloniale e la guerra di libia. Una visione dettagliata e approfondita di questo periodo storico.

Cosa imparerai

  • Come si risolse la questione cattolica in Italia durante l'età giolittiana?
  • Come si sviluppò l'economia italiana durante l'età giolittiana?
  • Che problemi affrontò Giovanni Giolitti durante il suo governo?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 07/11/2022

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Scarica L'Età Giolittiana: Il Governo di Giovanni Giolitti e le Suas Politiche e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! L’età Giolittiana Per comprendere al meglio l’età giolittiana è necessario fare un passo indietro: sappiamo che Germania e Italia si unificarono nello stesso periodo; la Germania con Bismark, la sua politica rivoluzionaria e il suo progetto “la piccola Germania” e l’Italia con l’attività diplomatica di Cavour. Quest’ultimo dopo l’unificazione si portò dietro problemi di natura molteplice, dunque, i governanti Cavour, Mazzini, Garibaldi con la loro politica filo-monarchica dovettero prendere in mano le redini di un paese che nello stesso periodo era dominato da potenze straniere diverse: il Sud dagli Spagnoli, il Nord dall’impero austro-ungarico. Ne conseguì un aumento del divario abissale tra Nord e Sud sia a livello economico sia a livello linguistico che si cercò di colmare attraverso l’emanazione dello Statuto del Regno da parte di Carlo Alberto di Savoia il 4 Marzo 1848 a Torino. Nonostante i problemi elencati gli storici, a questo governo guidato dalla destra storica associano un giudizio positivo poiché questi uomini con spirito di rettitudine e abnegazione riuscirono a risolvere problemi prioritari come il risanamento del deficit economico. Le conseguenze peggiori sicuramente si ebbero nel sud, ancora agricolo, con grandi feudatari e con un tasso di analfabetismo pari al 90%, soprattutto a causa della tassa sul macino che aggravò la situazione e aumentò il di scontento. Nel periodo compreso fra il 1887 e il 1907 l’Italia conobbe una fase di rapida crescita economica: ne beneficiò soprattutto l’Italia nord-occidentale nella quale si verificò il passaggio dall’economia agricola a quella di fabbrica. La maggior parte delle industrie nazionali si concentrava infatti nella zona compresa fra le città di Torino, Genova e Milano che prese il nome di triangolo industriale. Fu proprio in questo quadro sociale stabile che salì al potere la sinistra storica. Il punto di maggior tensione e disordine si raggiunse con l’omicidio di Umberto I da parte dell’anarchico Gaetano Bresci. Nel tentivo di stemperare le tensioni, Vittorio Emanuele III, figlio e successore di Umberto I, affidò la presidenza del consiglio al liberale Zanardelli. L’incarico degli interni, una posizione chiave per gestire conflitti sociali e ordine pubblico fu attribuito a Giovanni Giolitti (esponente della sinistra storica), già presidente del Consiglio per circa un anno e mezzo nonché successore nel Novembre 1903 dello stesso Zanardelli dimessosi per ragioni di salute. Giovanni Giolitti fu a capo del Governo Italiano più volte fra il 1903 e l 1914 grazie alla sua politica di grande strategia alternandola a periodi di pausa; la sua opera fu tanto peculiare che questo periodo passò alla storia come Età Giolittiana. Egli seppe conciliare aspettative, ambizioni e timori di tutti i principali attori della scena nazionale, mirando al reintegro dei cattolici nella vita politica italiana. La questione cattolica affondava le sue radici all’indomani dell’Unità d’Italia, quando Papa Pio IX rifiutò di riconoscere il nuovo stato e nel settembre del 1870, dopo la breccia di Porta Pia, si dichiarò prigioniero dell’Italia e non disposto in alcun modo a trattare con chi lo aveva privato dei suoi domini temporali, promulgando il decreto “non expedit” con il quale il papa impediva ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana. Arrivato al potere, Giolitti si pose perciò come obiettivo il risanamento di tale frattura garantendo, nelle elezioni del 1904, che il suo esecutivo avrebbe rinunciato agli atteggiamenti laicisti e anticlericali tipici dei governi precedenti. Il progetto si concluse con successo nel 1913, grazie anche al partito popolare di Sturzo, con il cosiddetto Patto Gentiloni, che stabiliva che i credenti avrebbero votato per i candidati liberali disposti a non assumere nel nuovo Parlamento iniziative sgradite alla Chiesa, anche se in realtà sappiamo che un vero e proprio dialogo fra Italia e Stato della Chiesa si ebbe solo con Mussolini. Giolitti, volendo ottenere un migliore risultato possibile in ogni circostanza in campo parlamentare si appoggiò via via alla destra o alla sinistra, secondo convenienza. Quest’attitudine lo espose
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