Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Età tardo-repubblicana (2°parte), vita, dipartita ed eredità di Giulio Cesare, Appunti di Storia Romana

Dopo le vicende di Mario e Silla prima e di Pompeo e di Crasso poi, entra in scena il personaggio simbolo della storia romana, ossia Giulio Cesare che capitalizzerà la storia romana con le sue conquiste e riforme politiche e dopo il suo assassinio, sarà il nipote Ottaviano, dopo varie guerre, a prendere il suo posto.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 30/06/2023

raffdilor142003
raffdilor142003 🇮🇹

5

(1)

31 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Età tardo-repubblicana (2°parte), vita, dipartita ed eredità di Giulio Cesare e più Appunti in PDF di Storia Romana solo su Docsity! ETÀ REPUBBLICANA E TARDO-REPUBBLICANA (133 a.C.-27 a.C.) 2° PARTE PRIMO TRIUMVIRATO E GIULIO CESARE, LE SUE CAMPAGNE E LA SUA POLITICA Rientrato nella città, egli chiese al Senato di avere un trionfo, di avere terre da dare ai suoi veterani e chiese, inoltre, la ratifica degli accordi e delle conquiste che lui fece. Il Senato però, rifiutò, l’unica cosa che acconsentì fu il trionfo. Pompeo si sentì alle strette, poiché i veterani volevano che Pompeo concedesse a loro delle terre, inoltre si sentiva ostacolato dai cavalieri che cercavano il potere facendo capo a Crasso. Pompeo non utilizzò la violenza ma decise di creare un accordo con Crasso. Questo accordo doveva fungere come garanzia dei diritti delle parti chiamate in causa, ovvero dei cavalieri e Crasso da una parte e di Pompeo dall’altra. L’idea fu quella di avere una terza figura che possa essere il punto di incontro e il mediatore tra le 2 parti. Questo doveva essere Console e la figura individuata dai 2 era Caio Giulio Cesare. Giulio Cesare era un Patrizio appartenente alla famiglia Giulia, tuttavia egli era debole politicamente. Egli, però, ebbe, successivamente, un ruolo fondamentale come generale effettuando delle conquiste e facendo una vera e propria rivoluzione politica e sociale che sarà decisiva per il prosieguo della storia Romana. I 3 quindi stabilirono l’accordo chiamato “Primo triumvirato”, dove Cesare doveva essere Console rispettando i patti con Crasso e Pompeo, con la richiesta però del pro-consolato della Gallia Narbonense. Ci furono le votazioni e queste furono determinanti per l’ascesa di Cesare come Console nel 59 a.C.. Come Console, Cesare effettuò varie riforme, tra cui le “leges agrarie”, dove Cesare consegna terra ai veterani, fu una legge promessa a Pompeo. In generale, poi, Cesare ratifica le leggi di Pompeo e le leggi a favore dei pubblicani. Si dimostrò vicino ai Populares, in quanto era egli stesso appartenente ad una famiglia che ne faceva parte, infatti Caio Mario era suo zio, mentre lui si sposò la figlia di Cinna. Ragion per cui, egli fu sostenuto dai Populares. L’orientamento tendente ai Populares fu mostrato da Cesare già in un’altra occasione, ovvero sotto il consolato di Cicerone, nel 63 a.C., dove un Patrizio, debole economicamente, Lucio Sergio Catilina, pur di tentare di agguantare il consolato per 3 volte, si indebitò pesantemente, tanto che fu costretto a scatenare una rivolta. Fu così che il Senato dovette proclamare il “Senatus cunsultum ultimum” per fermarlo. Cicerone arrestò chiunque fosse in accordo con Catilina e li giustiziò, tramite un processo, grazie alle conoscenze di Cicerone nel campo della giurisprudenza. Cesare, in quell’occasione era presente e propose di non esagerare con la pena, ma fu ignorato. Catilina invece venne ucciso in battaglia. Lui, oltre a dare terre ai veterani, rifornì di terre anche i capite censi, riscrisse, inoltre tutte le sedute senatorie e le assemblee popolari a cui lui partecipò da Populares. Fece anche leggi a favore dei pubblicani di Crasso migliorando la “Lex de repetundis”, in cui si cercò di mitigare le azioni dei senatori. Giulio Cesare ottenne anche il pro- consolato comandando la Cisalpina, l’Illirico e la Gallia Narbonense, tutte per 5 anni. Cesare andò in Gallia e lasciò le redini del potere nelle mani di un tribuno della Plebe, nonché fidato di Cesare, Clodio che prese delle misure contro i senatori, sempre sotto il consenso di Cesare. Lui promosse le libere assemblee e anche i “Collegia”, ossia delle associazioni di lavoratori che rivendicavano i propri diritti, di cui Clodio cercò di avvantaggiarne le manifestazioni pur di tutelare il popolo. Limitò inoltre gli Auspicia nel loro potere. Fece, tuttavia una legge che andava a minare la vita di Cicerone, che per salvarsi, fuggì via. Questa legge condannò a morte molti Romani e una delle conseguenze fu la cacciata degli Optimates e nel 58 a.C., i Populares si presero il potere. Tutto ciò accadeva mentre Cesare, con un esercito di veterani al suo seguito, andò in Gallia con il fine di avviare le sue conquiste. L’obiettivo di Cesare e di diventare ancora più potente acquisendo la stessa fama di Pompeo, accresce, inoltre, la sua figura come generale la scelta di precisi territori di cui occuparsi, come la Gallia Narbonense che, essendo di frontiera, era molto pericoloso. Infatti, tra i territori della Gallia, c’erano alcune dispute tra alcuni Celti. Cesare si ritrovò ad appoggiare delle tribù piuttosto che altre e tutto sfocerà, poi, nella guerra di conquista della Gallia (58 a.C.-51 a.C.), in modo che Giulio Cesare si trovi ad avere la fiducia dei suoi veterani. Le guerre contro i Galli furono fulminee, Cesare cercò di essere favorito anche dai dissidi interne tra i Galli, tuttavia questi, resisi conto dei veri scopi di Cesare, le tribù si unirono grazie a sacerdoti Celti e ai Druidi, ciò portò allo scoppio di una rivolta dei Galli a capo della quale c’era la figura di Vercingetorige. Cesare mise sotto assedio la città di Alesia, un’impresa che si dimostrò più difficile del previsto poiché Vercingetorige attaccò i Romani che furono costretti ad attaccare la città e, contemporaneamente, dovevano difendersi dall’esercito di Vercingetorige. Cesare però riuscì a risolvere la situazione e a vincere la battaglia. In questa guerra, Cesare si dimostrò abbastanza spietato nei confronti dei Celti, sebbene egli descrisse le sue campagne nella sua opera “De Bello Gallico”, all’interno della quale porterà alla conoscenza dei Romani, l’esistenza di alcuni popoli sconosciuti. Tra le sue campagne, Cesare tenterà di oltrepassare il fiume Reno pur di imporre la sua figura sui Germani, queste però si rivelò un’impresa a cui lui, successivamente rinunciò. Cesare avanzò anche in Bretagna ma soltanto per dimostrare il suo potere e, in generale, quello Romano. Dopo la guerra contro i Galli, i pubblicani entrarono nel territorio e Cesare considerò i territori conquistati come parte del mediterraneo, sebbene etichettò i Germani come rudi, bellicosi e pericolosi nemici. La campagna in Gallia accrebbe notevolmente la figura di Cesare che, diventando un punto di riferimento di ogni organo, tuttavia Cesare non ascoltava il Senato perché il suo scopo è avere tutti i poteri per sé. Infatti Cesare iniziò a schierarsi contro non solo il Senato, ma anche contro Pompeo. Pompeo, prendendo consapevolezza dell’errore di aver inserito Cesare al potere e della pericolosità che quest’ultimo rappresentava, decise di fare fronte comune col Senato pur di fermare Cesare. Intanto, si affermò, come tribuno della Plebe, Tito Annio Milone che, per opprimere gli avversari politici, utilizzò delle bande armate. Pompeo ebbe, dal Senato, una carica eccezionale per 5 anni, la “Cura annonae”, lo scopo era cercare di mitigare la minaccia di Cesare. Egli aveva il ruolo di amministrare gli interni e doveva osservare i riferimenti di grano, destinati a Roma. Inoltre, Pompeo fece rientrare Cicerone riconsegnandogli tutti i beni. Crasso, intimorito dalla consapevolezza che da lì a poco sarebbe scoppiata una guerra, decise di mediare tra le 2 parte e a Lucca, si incontrarono i membri del triumvirato per confermare il patto. Venne stabilito che Cesare avrebbe avuto altri 5 anni dove poteva continuare a conquistare territori, mentre Pompeo e Crasso sarebbero divenuti Consoli nel 55 a.C., dopodiché a Pompeo avrebbe ottenuto il comando della Spagna e a Crasso sarebbe andata la Siria. Crasso, una volta ricevuto il pro- consolato in Siria, cercò di costruirsi un esercito per effettuare delle conquiste poiché iniziò a sentirsi l’anello debole del triumvirato. Egli individuò nel territorio della Mesopotamia un ottimo obiettivo per iniziare le sue conquiste, tuttavia la Mesopotamia era sotto il potere dei Parti. In Crasso iniziò a farsi spazio l’idea di arrivare a conquistare i territori fino all’Indo emulando Alessandro Magno, anche se l’impero dei Parti era un grande ostacolo da abbattere. Crasso, sfruttando una lotta dinastica all’interno dell’impero partico, decise di dare avvio a queste guerre di conquista. Queste guerre furono fallimentari e si arriva al culmine con la battaglia di Carrae, nel 53 a.C., dove i Romani subiscono una sconfitta tremenda. Dopo questa battaglia, Crasso e suo figlio furono uccisi e i Parti rubarono delle aquile di 7 importanti legioni. I Romani furono costretti di convocare Senato e popolo, emanare nuovi trattati e creare nuovi magistrati. A testa, i 3 ebbero in gestione alcune province: Ottaviano ebbe la Sicilia, la Sardegna, Africa e Corsica mentre Marcantonio gestì le Gallie, a Lepido invece gli toccarono le Spagne. I triumviri emanarono nuovamente le leggi di proscrizione e tra i nomi che spuntarono ci fu quello di Cicerone che sottovalutò enormemente Ottaviano. Ottaviano permise, quindi, ad un centurione di Marcantonio, di uccidere Cicerone. Nel 42 a.C. scoppiò la battaglia di Filippi, dove i 2 triumviri fronteggiarono gli assassini di Cesare. Marcantonio e Ottaviano vinsero mentre Bruto e Cassio, dopo essersi rifugiati in Oriente, furono uccisi. Colui che spiccò maggiormente fu Marcantonio, soprattutto grazie alle sue conoscenze militari mentre Ottaviano ne uscì quasi sconfitto. La battaglia di filippi e la morte di Cicerone sancirono la fine della repubblica. Grazie a questa vittoria e al ruolo ricoperto nella battaglia, Marcantonio ebbe l’onore del trionfo che aumentò il suo prestigio inserendolo in una situazione di rilievo rispetto agli altri 2 triumviri. Marcantonio ottenne come bottino l’Oriente, Ottaviano invece si trovò a gestire la Spagna mentre a Lepido toccò solo l’Africa. Marcantonio, stando in Oriente, doveva riparare alla Ultio dei Parti e non solo, Ottaviano, invece, si ritrovò a Roma impegnato nella distribuzione di terre ai veterani. Un altro problema che iniziò ad emergere fu la comparsa del figlio di Pompeo, Sesto Pompeo che era a mare bloccando i trasporti, la conseguenza fu che egli affamò Roma. Nel 41 a.C. Ottaviano iniziò una guerra per fermare i contadini e i cavalieri, la guerra di Perugia. Questa rivolta fu avviata da Fulvia e Lucio Antonio, che erano imparentati con Marcantonio, Ottaviano si dimostrò, in quest’occasione, spietato, egli massacrò i cavalieri e i contadini, tuttavia risparmiò la vita a Fulvia e Antonio. Nel 40 a.C. venne siglato l’accordo di Brindisi che stabiliva che Ottaviano avrebbe ottenuto l’Occidente mentre a Marcantonio spettava l’Oriente con in sposa la sorella di Ottaviano, inoltre, l’anno dopo, nel 39 a.C., venne siglato un altro accordo, l’accordo di Miseno, con Sesto Pompeo che avrebbe, nel 38 a.C., ricoperto il ruolo di Console con in possesso la Sicilia e la Sardegna. Venne poi fatto un altro accordo, l’accordo di Taranto, dove il triumvirato fu rinnovato per 5 anni. Nel 36 a.C., Sesto Pompeo fu annientato dai 2 triumviri, grazie soprattutto all’ammiraglio Marco Vipsanio Agrippa, fidato di Ottaviano. Lepido, consapevole dell’enorme potere politico che avevano Ottaviano e Marcantonio, decise, così, di farsi da parte. Marcantonio era convinto che poteva esserci convivenza tra i 2 poteri nonostante lo spazio Romano fosse diviso in 2. Egli però si iniziò ad avvicinare a Cleopatra e al regno d’Egitto anche perché ne divenne succube e ammaliato dal fascino della regina, il Senato non poteva accettare una cosa del genere e Ottaviano iniziò a diffamare Marcantonio accusandolo di star svendendo Roma alla regina Cleopatra, Cleopatra, dal suo canto, era a favore di un impero ellenistico Romano in Oriente, Marcantonio ne era anch’egli a favore e ciò lo dimostrava donando province alla regina. Nel 32 a.C. scadde il triumvirato ed Ottaviano voleva agire pur di impedire a Cleopatra di acquisire sempre più potere sfruttando Marcantonio, egli, infatti, appoggiava l’idea di uno spazio Romano così come era stato costruito dagli antenati, quindi, Ottaviano cercò lo scontro anche per la visione policentrica di Marcantonio. Così ebbe inizio la guerra tra Ottaviano e Marcantonio, di cui il momento decisivo fu la battaglia di Azio, nel 31 a.C., dove Marcantonio e Cleopatra furono sconfitti, dopodiché, i 2 decisero di rifugiarsi in Egitto, seguiti da Ottaviano. A questo punto, Marcantonio capì di aver perso, in Egitto si lasciò andare a piaceri sfrenati, egli, dopo aver udito della notizia falsa della morte di Cleopatra, decise di suicidarsi, morì così tra le braccia dell’amante. Poco dopo arrivò Ottaviano che catturò Cleopatra e la recluse, la regina, per non subire umiliazioni di ogni tipo, decise anche lei di togliersi la vita. Ottaviano, inglobando l’Egitto nel 30 a.C., si assicurò la totale dominazione del Mediterraneo, iniziò, quindi, ad ingegnare, insieme ai suoi collaboratori, una maniera per ristabilire la repubblica pur mantenendo il suo potere assoluto. Sarà questa la base di ciò che poi diverrà l’Impero.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved