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Età Vittoriana, APPUNTI DI LETTERATURA INGLESE, Appunti di Letteratura Inglese

Appunti di letteratura inglese in italiano dell'epoca vittoriana (1830-1901) dal punto di vista artistico-letterario.

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 13/01/2017

Mazzu10
Mazzu10 🇮🇹

4.5

(51)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Età Vittoriana, APPUNTI DI LETTERATURA INGLESE e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! THE VICTORIAN AGE 1830-1901 1830  Ascesa al trono di William IV, fratello di George IV. 1832  First Reform Bill: assegnazione di un numero più adeguato di seggi nella Camera dei Comuni per le grandi città che si erano sviluppate durante la rivoluzione industriale e allargamento del suffragio a tutti i cittadini maschi del ceto medio. 1837  Ascesa al trono di Victoria. 1846  Abolizione delle Corn Laws. 1850  Tennyson succede a Wordsworth come poet laureate. 1851  Great Exhibition a Londra. 1859  Pubblicazione del ‘Origin of Species’ di Darwin. 1870-1871  Guerra Franco-Prussiana. 1901  Morte di Victoria. Se durante il lungo regno di Victoria il mondo intero cambiò, è proprio in Inghilterra che i cambiamenti furono più marcati e drammatici, cambiamenti che portarono questa nazione a diventare una potenza mondiale. Se nel Settecento il centro d’influenza era Parigi, nella seconda metà dell’Ottocento lo diventò Londra. L’Inghilterra vide lo sviluppo più importante del tempo, passando da una vita basata sulla proprietà di terreni ad una moderna economia urbana basata su commercio e manifattura. La forza vapore fu estesa alla costruzione di ferrovie, navi di ferro, macchine da stampa e le successive introduzioni del telegrafo, cavo intercontinentale, fotografia e anestetici: un tardo vittoriano poteva guardare al passato con stupore per tutte le novità introdotte. Siccome l’Inghilterra fu la prima a divenire industrializzata, questo passaggio fu particolarmente doloroso, causando problemi sociali ed economici. L’enorme ricchezza acquisita portò a catturare a sé tutti i mercati del globo, con investimenti sparsi per il mondo, tanto che dal 1870 Londra diventò “the world’s banker”. Trasse enorme profitto anche dalle numerose colonie, circa un quarto del territorio terrestre. Le reazioni degli scrittori vittoriani furono diverse, alcuni erano entusiasti, altri pensavano che a pagarne le spese sarebbe stata la felicità della gente: molti vittoriani, seppur entusiasti del predominio inglese, avevano come la sensazione di aver perso qualcosa, percepivano il mondo come un qualcosa alienato dai cambiamenti tecnologici. LA REGINA VITTORIA E IL TEMPERAMENTO VITTORIANO Vi sono costanti dibattiti se il carattere distintivo di questo periodo giustifichi l’aggettivo “vittoriano” o meno. Onestà, responsabilità morale, correttezza domestica: Vittoria, giovane moglie e madre di nove figli rappresentava tutto ciò. Lei salì al trono in un decennio che sembrò aver segnato un diverso pensiero storico tra gli scrittori, il far parte di un’età di transizione. Gli scrittori del ’30 presentavano un senso di modernità, di rottura col passato, Carlyle stesso esortò i compagni di abbandonare Byron per abbracciare Goethe, abbandonare cioè l’introspezione dei romantici per abbracciare un più alto scopo morale. Questo senso di autocoscienza e di crescenti raggiungimenti nazionali portò gli scrittori del ’50 e del ’60 a definirsi “vittoriani”. Alla morte di Vittoria si sollevarono reazioni contro le realizzazioni appena raggiunte, gli scrittori si vollero separarsi dai loro precedenti vittoriani, definendoli assurdi: tutto ciò rafforza la teoria che quello vittoriano fu un periodo distinto. La Woolf era figlia di un eminente vittoriano, e crebbe sotto la sua presenza dominante, così lei, come i suoi contemporanei, si facevano beffe dei loro predecessori, per renderli meno intimidatori. Ancora oggi però il termine “vittoriano” è a volte usato in senso dispregiativo (vecchio stile, moralistico), mentre alcuni critici vedono quell’epoca come qualcosa di simile alla nostra che si trova a combattere il modernismo attuale. È utile suddividere l’epoca in tre fasi distinte: early (30-48), middle (48-70) e late (70-01). EARLY PERIOD (1830-1848): UN’ EPOCA DI PROBLEMI In questo periodo avvennero due avvenimenti importanti: il primo fu l’apertura nel 1830 delle ferrovie di Liverpool e Manchester, diventando le prime ferrovie pubbliche al mondo, e ne seguì uno sviluppo sempre maggiore. Il treno trasformò il paesaggio, supportò la crescita del commercio e diminuì la distanza tra le città. Questo avvenimento coincise con il secondo avvenimento importante, la riforma parlamentare. Malgrado la rivoluzione industriale, l’Inghilterra era sempre governata con un arcaico sistema elettorale, dove molte città appena industrializzate non avevano alcun ruolo. Nel 1830 si iniziarono a temere rivoluzioni per le difficoltà economiche, così nel 1832 passò il Reform Bill: estensione del diritto di voto agli uomini con un certo reddito (non la classe lavoratrice) e ridistribuzione della rappresentazione parlamentare, includendo le città appena industrializzate. Questo rappresentò l’inizio di una nuova era, dove gli interessi economici della middle-class acquisiranno sempre più potere. Il parlamento però non seppe trovare soluzioni legislative, ci furono problemi sociali ed economici, tanto che il periodo tra il ’30 e il ’40 è detto ‘Time of Troubles’. Le condizioni nelle nuove aree industriali e nelle miniere erano terribili, e i lavoratori vivevano in case sovraffollate e non igieniche. I proprietari delle miniere e delle fabbriche si dicevano innocenti però, secondo una teoria del laissez-faire. In realtà molti rimedi furono proposti: il più incisivo fu quello dei Cartisti, un’associazione di lavoratori che con la loro ‘People’s Charter’ invocava l’estensione del diritto di voto e riforme legislative. I loro discorsi crearono timori di rivoluzione, e anche se i loro tentativi fallirono, contribuirono comunque a creare una atmosfera aperta alle riforme, una delle quali fu l’importante abolizione delle Corn Laws, ossia l’abolizione delle alte tariffe sul grano importato: questo infatti giovava ai proprietari terrieri, ma la popolazione si trovava a soffrire per il prezzo esorbitante del pane e, in periodo di cattivo raccolto, per la scarsità del cibo. Nel 1846 fu abolita e sostituita da un sistema commerciale che prevedeva solo minime tariffe sull’importato. Ciò aiutò gli inglesi a superare anche le crisi. Nel ’48, quando la rivoluzione imperversava in Europa, l’Inghilterra non ne fu attaccata. I due successivi decenni furono calmi e prosperosi. Il Time of Troubles lasciò il segno anche sulla letteratura del tempo, come in Carlyle, E. Gaskell o Disraeli, romanziere che diventerà primo ministro. MID-VICTORIAN PERIOD (1848-1870): PROSPERITA’ ECONOMICA, NASCITA DELL’IMPERO E CONTROVERSIE RELIGIOSE Nei decenni successivi al Time of Troubles molti scrittori, come Dickens, continuarono ad attaccare i difetti della società vittoriana. Ruskin denunciò l’industria vittoriana e attaccò l’economia del laissez-faire. Questo secondo periodo ebbe molti problemi, ma fu un periodo di prosperità e di buon operato delle istituzioni. La regina e suo marito erano modelli per la middle-class e per la devozione al dovere, l’aristocrazia si scoprì arricchita dal commercio libero e fiorirono agricoltura, commercio e industria. Migliorarono anche le condizioni lavorative. Quando parliamo di stabilità o ottimismo vittoriano, ci riferiamo a questo periodo. Nel 1851 il principe Alberto aprì la Great Exhibition, e fu eretta ad Hyde Park una grande costruzione, il Crystal Palace, simbolo della moderna industria e scienza, a simboleggiare i trionfi della tecnologia vittoriana. L’Inghilterra continuava ad aumentare la sua influenza intorno al mondo, aumentarono le esportazioni non solo di beni, ma anche di gente e capitali. Questi investimenti tecnologici, di denaro e di gente crearono il British Empire. Nel ’67 il parlamento unificò le province canadesi, nel ’57 prese il governo sull’India dall’East India Company. Vennero ampliate ferrovie e cavi del telegrafo. Fiorirono anche le società missionarie, portando il cristianesimo in India, Asia e Africa. Vi erano però ancora dibattiti religiosi: in questo mid-period la Chiesa d’Inghilterra si trovava divisa in Evangelical, Broad Church e High Church. I primi ebbero grande successo, anche perché vicini alla visione del gruppo più numeroso fuori dalla Chiesa d’Inghilterra, ossia i Dissidenti. La High Church era la Romanzi e opere lunghe di saggistica in prosa venivano pubblicate in forma seriale, così come lo furono le opere di Dickens e di molti suoi contemporanei. Queste serie potevano prolungarsi per molto tempo, lasciando così tempo sia al lettore di meditare, sia allo scrittore di tastare le reazioni del pubblico. Così facendo si venne formando una comunità di lettori, che condividevano l’opinione che la letteratura non dovesse solo deliziare ma anche istruire, facendo luce sui problemi sociali. Dal 1870 questo senso di ampio lettorato andò dissolvendosi, in quanto gli scrittori avevano iniziato a definirsi in opposizione al pubblico e i poeti cercavano l’arte solo per il gusto dell’arte stessa (art for art’s sake): così facendo la pubblicazione di massa andò includendo meno letteratura e meno seriosa. IL ROMANZO Il romanzo fu la forma dominante in epoca vittoriana. Inizialmente pubblicati in forma seriale, apparvero successivamente in blocchi di tre grandi volumi. Essendo di queste dimensioni potevano trattare un mondo più ampio con più varietà di classi sociali, aumentò il numero dei personaggi e delle trame, rivelando così la visione profonda dell’autore sul mondo sociale. È più corretto parlare di realismi, non di realismo, in quanto ogni romanziere presentava la sua visione specifica. I mondi di Dickens, di Trollope, di Eliot e delle Bronte sembrano un continuo, ma in realtà ognuno voleva convincere il lettore che personaggi ed eventi rispecchiavano quelli che incontravamo nella vita reale. Descrivevano una società dove la condizione di vita indicava la posizione sociale, dove il denaro definiva la opportunità e dove erano stratificate le classi sociali, anche se la mobilità sociale non era esclusa, infatti molte trame si focalizzano sugli sforzi di definire il proprio ruolo nella società, e ciò fece anche del romanzo la forma naturale per dipingere i tormenti delle donne per auto realizzarsi in un contesto di imposizioni. Le scrittrici donne erano, per la prima volta, non ai margini ma al centro: Jane Austen e Elizabeth Gaskell su tutte. Ciò perché il romanzo poteva venir malleato nelle mani delle donne, che conoscevano bene la vita domestica, le relazioni, il matrimonio, e per loro fu dunque facile entrare in questo mercato. Inoltre il romanzo non richiedeva la tradizione come la poesia, né esigeva uno studio universitario. Scritti da uomini o dalle donne, il romanzo vittoriano era estremamente vario in stili e generi: dalla commedia stravagante di Dickens al romanzo gotico delle Bronte alla narrativa psicologica di Eliot. Più tardi nel secolo apparvero altri generi – crimine, mistero, horror, narrativa scientifica e storie di detective. Dickens, Gaskell e altri romanzieri provarono e spingere per la riforma sociale, descrivendo i problemi sociali. POESIA La poesia vittoriana si sviluppò nel contesto del romanzo. I poeti cercarono di raccontare storie in versi. I fu dibattito su quale fosse il soggetto più adatto a ciò: molti ripresero materiale eroico dal passato, altri presentavano la loro epoca, altri si cimentarono con la prospettiva. La poesia vittoriana si sviluppò anche all’ombra del romanticismo. Molti infatti mostrarono tale influenza, ma mancavano della potenza immaginativa dei romantici, così arrivarono e riscrivere poesie romantiche, ma con un senso di distacco. I poeti vittoriani costruirono attorno a questo romanticismo tardivo in modi diversi, alcuni abbracciando un romanticismo attenuato, Arnold disse che quell’epoca mancava della cultura necessaria per far grande poesia. La reazione più fruttuosa fu quella di Browning: iniziò scrivendo monologhi drammatici, “lirica in espressione” ma “drammatica in principio”. Questa idea di creare opera lirica nella voce di un parlante ironicamente distinto dal poeta fu il grande raggiungimento del periodo, e si svilupperà ulteriormente nel XX secolo. La poesia vittoriana veniva definita pittorica e pittoresca, usando i dettagli per costruire immagini capaci di suscitare nel lettore le emozioni connesse alla poesia. Si andarono così avvicinando le figure del poeta e del pittore. La poesia vittoriana usava anche il suono in modo nuovo, attraverso bellissime cadenze, allitterazioni, suoni vocalici e suoni ruvidi. Il risultato diventava così elaborato che fu facile parodizzarlo, anche se è importante che usavano sì il suono, ma per arrivare al significato. In tutti questi tentativi i poeti vittoriani cercavano di rappresentare la psicologia in modi diversi. Dalla seconda metà del secolo iniziarono a distanziarsi dal pubblico, abbracciando un’identità di ribelli bohemiani. Le donne poetesse incontrarono difficoltà sul loro cammino, in quanto sottomesse da un contesto di costrizioni e aspettative, e anche per questo le loro opere sono meno complicate dei colleghi uomini, osavano meno. LA PROSA Gli autori di prosa saggistica miravano a istruire. Questa ‘nonfictional prose’ li distingue dai colleghi romanzieri ma indica anche la centralità dell’argomento della persuasione alla vita intellettuale vittoriana. La nascita della stampa periodica aiutò la diffusione di questo genere. Attraverso una moltitudine di temi diversi – religione, politica, estetica – questi scrittori volevano convincere il lettore a condividere i suoi valori e le sue convinzioni. Carlyle affermava che il moderno uomo di lettere differiva dai suoi antenati in quanto lui scriveva per denaro. Questa combinazione di un nuovo mercato per la prosa saggistica e di un senso esaltato per la didattica costituisce la quintessenza della forma vittoriana. Pater diceva che questo genere non era superiore al verso, ma esprimeva più prontamente la caotica varietà e complessità della vita moderna. I loro modi di persuasione erano diversi: Mill e Huxley puntavano sul puro ragionamento logico, Carlyle e Ruskin scrivevano una prosa più romantica. Gli scrittori di prosa vittoriana puntavano a dare alla letteratura un posto in quella cultura scientifica e materialistica, sviluppando le basi per la moderna critica letteraria. DRAMMA E TEATRO Se l’età vittoriana è famosa per la grandiosità della sua poesia, prosa e romanzo, non si può dire lo stesso per le sue opere teatrali, almeno fino all’ultimo decennio del secolo. Il teatro fu però una fiorente e popolare istituzione al tempo, dove erano messi in scena una grande varietà di intrattenimenti teatrali, ricchi di effetti spettacolari, tanto che la popolarità dell’intrattenimento teatrale diede al teatro grande influenza sugli altri generi. Lo stesso Dickens compose molte scene dei suoi romanzi con tecniche teatrali. Opere di successo furono scritte da personaggi minori della letteratura come Boucicault, il drammaturgo più prolifico e popolare del tempo. Altri autori satireggiavano i valori e le istituzioni vittoriane. Pinero e Shaw iniziarono a scrivere i ‘problem plays’, che affrontavano le difficili questioni sociali. Negli anni ’90 Shaw e Wilde trasformarono il teatro inglese con i loro capolavori comici.
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