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Età vittoriana- contesto storico e letterario, Sintesi del corso di Letteratura Inglese

Riassunto del contesto storico e letterario dell'età vittoriana

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 04/01/2022

noemi-federici
noemi-federici 🇮🇹

4.2

(18)

11 documenti

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Scarica Età vittoriana- contesto storico e letterario e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! I caratteri principali del periodo Vittoriano Il regno della regina Vittoria dura dal 1837 al 1901. Si tratta di un'epoca suscettibile di essere rivisitata alla luce della nostra sensibilità moderna ma, già nei primi decenni del ‘900, l'epoca vittoriana era stata fortemente ridimensionata dai grandi intellettuali modernisti, che avevano denunciato l’ ipocrisia e il conformismo dei suoi ceti dirigenti, il presunto o reale asservimento di molti artisti ottocenteschi al perbenismo borghese, la bruttura delle condizioni materiali di vita (la uglyness contro cui si accanisce Lawrence) e la progressiva volgarizzazione della cultura gettata in pasto alle masse semi- illitterate. Virginia Woolf presenta in Orlando l'epoca vittoriana come un periodo ricco di umidità spirituale e materiale, tetro e opprimente, soprattutto per le donne. L'epoca vittoriana appare attraversata da alcune figure memorabili, da Darwin allo straniero Karl Marx a intellettuali sovversivi come Morris e Oscar Wilde, ma è anche occupata da quelle moltitudini anonime e indistinte che venivano chiamate hands, le masse proletarie impiegate negli opifici, relegate nei quartieri squallidi (slums) delle grandi città industriali delle Midlands, nella fascia centrale dell'Inghilterra dove più forte e impetuosa fu la diffusione di una nuova forma di produzione e di sviluppo economico e sociale, basata sull'impiego della macchina e sulla parcellizzazione del lavoro manuale. La rivoluzione industriale è un processo, lento ma traumatico, che gli storici fanno partire dagli ultimi due decenni del ‘700 e che raggiunge il suo culmine verso la metà dell’ 800. Un universo ancora sostanzialmente rurale e patriarcale si mette in moto verso le città industriali, che si espandono in modo disordinato e a tratti disumano. Aumenta la popolazione, si modificano le condizioni di lavoro e nasce un nuovo ceto, il proletariato (working class), mentre la borghesia mercantile e imprenditoriale erode il potere della vecchia nobiltà terriera, con cui tuttavia stabilisce una collaborazione fruttuosa per entrambi i ceti, rappresentata a livello politico dall’ alternanza dei governi Tory (i conservatori più vicini all’ aristocrazia, a una visione dello Stato ancora fortemente gerarchica, incarnata dalla Corona e dalla chiesa d'Inghilterra) e dai governi Whig, composti da liberali aperti alla nuova economia, all’ espansione commerciale, al progresso della scienza e dunque a una concezione dinamica, potenzialmente riformatrice dell'organizzazione statale. Conservatori e liberali condivisero l'esigenza di arrivare a un graduale allargamento dell'elettorato come dimostrano i Reform Bills del 1832 e del 1867. La storia dell'Inghilterra vittoriana è fatta anche di una fitta rete di misure legislative tendenti a migliorare le condizioni spesso brutali del lavoro in fabbrica e a consentire la partecipazione dei ceti inferiori alla gestione dello stato. Non si tratta solo degli operai, ma anche dei braccianti e dei domestici. I fenomeni migratori interni sono imponenti, nel 1831 almeno metà della popolazione inglese e gallese vive in campagna o in villaggi rurali e il 25% in città con almeno 20.000 abitanti. La popolazione irlandese che passa da 8.2 milioni di abitanti nel 1841, a 6.5 milioni nel 1851, a causa della carestia delle patate che esplode nel 1845. L'espansione dei grandi centri urbani è oggetto della riflessione degli intellettuali vittoriani, sia quando essi ne sottolineano gli aspetti negativi, sia quando ne difendono le potenzialità di progresso e di sviluppo economico, come il fa il reverendo Robert Vaughan in The Age of Great Cities (1843). Scrittori provenienti da altri paesi descrivono in termini spesso drammatici la sporcizia, l'inquinamento ambientale, e la miseria dei quartieri urbani. Intorno al 1873, la città di Londra era caratterizzata da una gigantesca estensione e putridume e a regnare era la miseria. Nel 1890, William Booth, paragonerà la Londra violenta e formicolante alla più oscura giungla africana nel suo in Darkest England and the Way Out. Il sovraffollamento urbano costringe i governi britannici a intervenire con le leggi sui poveri, che obbligano le persone indigenti a risiedere delle cosiddette workhouses. L'esistenza di istituzioni caritatevoli non attenua le orrende condizioni di vita di un esercito di orfani, destinati a ingrossare le fila della miseria e della criminalità, ben lontani dal lieto fine concesso da Dickens al suo Oliver Twist. In questo periodo si sviluppa la progressiva espansione della produzione tessile, metallurgica e del carbone, mentre si affermano nuovi settori industriali stimolati dalle conquiste della tecnologia e da una massiccia politica di investimenti. L'Inghilterra comincia a conoscere le conseguenze delle crisi cicliche dell'economia, durante la depressione che dura dal 1837 al 1842. Gli hungry forties rappresentano un periodo di tensioni sociali che soltanto la metà del secolo riesce a placare. In questi anni troviamo alcuni principi radicali: il suffragio universale maschile, la segretezza del voto, un salario ai deputati che non erano più tenuti a dare garanzie sul loro censo, le elezioni su base annuale del Parlamento. Le richieste dei cartisti furono respinte dal Parlamento nel 1839 e nel 1842 e ,nel 1848, il movimento cartista si dissolve. Gli sforzi per giungere a riforme capaci di migliorare l’esistenza di lavoratori e di dare rappresentanza parlamentare ai ceti esclusi dal governo della nazione
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