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ETA' VITTORIANA - Storia della letteratura inglese, Appunti di Letteratura Inglese

Cultura e società nell' epoca del periodo vittoriano.

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 13/10/2022

miriana-vittoria
miriana-vittoria 🇮🇹

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Scarica ETA' VITTORIANA - Storia della letteratura inglese e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Storia della letteratura inglese L’età vittoriana I. CULTURA E SOCIETA’ NELL’ “EPOCA DEL PERIODO VITTORIANO” I CARATTERI PRINCIPALI DEL PERIODO VITTORIANO Il regno della regina Vittoria durò dal giugno del 1837 al gennaio del 1901. Già durante l’Ottocento e nei primi decenni del Novecento si era ridimensionata l’età vittoriana sottolineando i non pochi lati negativi quali il conformismo e l’ipocrisia, la bruttezza delle condizioni materiali denominata “ugliness” da D.H. Lawrence. Anche Virginia Woolf in “Orlando” definisce l’epoca intrisa di umidità spirituale e materiale e opprimente soprattutto per le donne. Nonostante ciò, il secolo è caratterizzato dalla presenza di figure fondamentali per l’apporto conoscitivo: Marx, Darwin, Wilde, Disraeli, ma anche non direttamente collegati con esso, come le grandi masse (definite hands) che vivono negli slums delle Midlands come conseguenza di quel fenomeno definito “Rivoluzione industriale” che caratterizzò gli ultimi vent’anni del Settecento e che verrà poi definito da Thomas Carlyle in “macaus” “Mechanical Age”. In sostanza, durante il corso del secolo si vede un universo ancora sostanzialmente rurale in movimento verso la città, un aumento incredibile della popolazione, che passa dai 24 milioni del 1831 ai 27,3 milioni del 1851, e la nascita della working-class. Questo porta a diversi problemi sociali, tra cui la necessità dell’estensione del diritto di voto che viene risolto con i Reform Bills del 1832 e del 1867. Un’altra questione nasce con l’aumento della povertà, risolta con le “leggi sui poveri” le quali attuano una sottospecie di discriminazione crudele poiché costringono quella parte della popolazione a vivere nelle workhouses, misto tra ospizio e penitenziario. Il rapporto tra fenomeni sociali e la questione letteraria viene esposta nell’opera di Raymond Williams “Culture and Society” in cui egli parla di un cambiamento nella struttura del sentimento, vale a dire nel modo in cui viene percepita e descritta la realtà. La rappresentazione, in positivo o in negativo, della città tipica vittoriana è quasi sempre presente nelle opere dell’epoca, come vedremo. Herman Melville, in “Moby Dick”, scriverà dell’inorridire del giovane americano Redburn (protagonista) davanti alla situazione del porto di Liverpool. In modo meno letterario e più critico verrà analizzata la situazione inglese da Friedrich Engels in “La condizione della classe operaria inglese”. Tuttavia, nel 1837 e nel 1842 l’Inghilterra conoscerà la crisi economica con il fenomeno che verrà definito “hungry forties”. Questo sfocerà nel fenomeno del Cartismo, borghesi e proletari che richiedevano una nuova carta costituzionale in cui fosse riconosciuto il suffragio universale maschile, la segretezza del voto e un salario ai deputati. Le richieste furono rifiutate sia nel 1839 che nel 1842, ma l’eco di queste proteste risulta evidente nei romanzi di Elizabeth Gaskell come “Mary Barton”. La volontà di riforme che migliorassero le condizioni di vita continuò in tutto l’Ottocento: nel 1871 vennero ufficializzate le Trade Unions (organizzazioni sindacali) e nel 1884 nasce la Fabian Society, organizzazione che ha lo scopo di riformare dall’interno le istituzioni e prepara il terreno per la nascita dell’Independent Labour Party, braccio politico delle Trade Unions. Elemento fondamentale dell’età vittoriana è il colonialismo. L’impero diventa una grande utopia collettiva. Kipling definisce il “fardello dell’uomo bianco”. Si espande il British Raj e sia il Canada che l’Australia diventano Dominion. PERIODIZZAZIONE DELL’EPOCA: LA RIVOLUZIONE DEL PENSIERO SCIENTIFICO E LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA. Per quanto riguarda la periodizzazione dell’epoca, ci sono varie teorie: secondo Young l’età vittoriana andrebbe divisa in due parti, dividendola negli anni Sessanta, mentre Briggs parteggiava per una tripartizione dell’epoca. Nonostante le varie teorie, tutte assegnano una particolare attenzione al 1851, anno dell’Esposizione Universale ispirata dal principe Alberto. Essa creerà i presupposti per quella che sarebbe stata la rivoluzione scientifica di Charles Darwin con “On the Origin of Species by Means of Natural Selection” del 1859. Le teorie di Darwin, divenute molto celebri e diffuse ad un livello straordinario, verranno addirittura utilizzate per la creazione del primo scientific romance di Wells “The Time Machine” in cui una futura Inghilterra vede come popolazione i Morlocks (progenie del proletariato) che secondo una crudele legge del contrappasso si nutro degli Eloi (progenie dei capitalisti). Anno fondamentale è il 1870 poiché vede l’approvazione dell’Educational Act che avrà un peso non leggero sulla futura società inglese poiché fu proprio per questa, insieme con la definitiva abrogazione della tassa sui giornali (Stamp Tax) a permettere una maggiore diffusione dei periodici, anche periodici miscellanei come il “Tit-Bits”, il “Pearson’s Weekly” e l’ “Answers”. In seguito al Golden Jubilee si vede una leggera ascesa per diversi motivi: il fallimento di Gladstone nella Home Rule con la conseguente divisione dei whigs e inoltre il nascente movimento femminista che tenta di scardinare l’iconografia dell’ “angelo del focolare”. Con il Married Women’s Property Act del 1870 e 1882 viene riconosciuta alle donne di salvare i propri guadagni. Del Women’s Movement sono varie le figure che bisognerebbe ricordare: Millicent Fawcett ed Emmeline Pankhurst. Il movimento femminile vide l’appoggio del saggista John Mill (“The Subjection of Women”) che tentò di entrare in Parlamento e promuovere una legge che consentisse il voto alle donne. Nonostante ciò, l’età vittoriana si conclude senza che le donne abbiano raggiunto il diritto di voto. II. IL ROMANZO CARATTERISTICHE DEL NOVEL Il romanziere Anthony Trollope nel 1879 scrive che il novel sta avendo una fama eccezionale. Nonostante la componente religiosa che diffama ogni tipo di immaginazione, il novel si diffonde come non mai, grazie anche alla sua componente relistico-didascalica ed educativa. Se da un lato questa popolarità è vista con soddisfazione, d’altra parte Trollope considera possibile l’imbarbarimento della cultura umanistica dovuta alla diffusione di questi testi alla parte più bassa della popolazione. Il novel, dopo la produzione di Hardy e di Gissing, viene attaccato per l’assenza Elizabeth Gaskell Gaskell ci offre una visione più diretta dei ceti umili di Manchester attraverso due opere: “Mary Barton” e “North and South”. Attraverso forme dialettali e la guida del narratore onnisciente che porta il lettore nelle zone più squallide della città, si ha una visione quasi completa del ceto più povero, dove nonostante l’assenza di certezze non mancano la fratellanza e la solidarietà. Elizabeth Gaskell si sofferma anche sulla figura della donna. L’incontro con la scrittrice Charlotte Brontё, permette all’autrice di creare una serie di figure femminili abbastanza banali, che diventano le vittime di una società senza mai rinunciare, però, a far sentire la loro voce. Il personaggio di John Barton si trasforma in un powerful monster a causa delle condizioni sociali e della morte della moglie e del figlio per la fame. Questo porta il personaggio ad uccidere il figlio del suo antagonista sociale. In “North and South” si ha una narrazione con toni meno accesi e con una descrizione più equilibrata anche se la Gaskell non rinuncia a rappresentare le vittime della società, come la giovane Bessy Higgins morta per le poveri e il fumo delle industrie. Nonostante questo, la protagonista Margaret Hale vede la città del nord un luogo vitale comparato al sud agricolo. Anche Mary Barton non rinuncia al suo happy ending, ma solo dopo il trasferimento in Canada, lontana dagli echi delle città infernali. Altri due romanzi che vanno citati sono “Cranford”, città immaginaria abitata da sole donne vedove e zitelle paragonate ad un gruppo di Amazzoni, e “Ruth” novel incentrato sulla figura di una fallen woman condannata al ruolo di prostituta. THACKERAY E TROLLOPE: IL ROMANZO SENZA EROI Entrambi i personaggi concepiscono il loro ruolo di scrittori come un vero e proprio lavoro al quale dedicarsi con regolarità e spirito di dedizione. Thackeray iniziò la propria carriera lavorando prima per il “Fraser’s Magazine” e poi per il “Punch”. Dopo l’attività di romanziere ritorna al giornalismo fondando il “Cornhill Magazine”. Egli vivrà sempre con ansia la propria carriera letteraria, soprattutto per il confronto con Charles Dickens, amico-rivale. Per Thackeray il momento di maggior successo arriva con la pubblicazione a puntate di “Vanity Fair” tra il 1847 e il 1848 e contrapponendo al David Copperfield di Dickens il suo parzialmente autobiografico “Pendennis”. Nonostante queste due opere, la maggior parte dei novel di questo novelist si concentrano sul Settecento preindustriale e la satirica di Pope e Swift e del Tom Jones di Henry Fielding. In Vanity Fair viene presentato il “Manager of the Performance”, una specie di burattinaio che muove i personaggi a proprio piacere, in quello spettacolo che è la vita. Questo romanzo è la storia della vita di due personaggi femminile: l’angelica Amelia Sedley e la spregiudicata ed opportunista Rebecca Sharp la quale userà, nel corso della storia, la sua sessualità per la scalata sociale che ella tanto desidera, cosa che solo le fallen women sono in gradi di fare. Queste due figure sono i volti complementari dell’immaginario maschile dell’epoca: l’angelo della casa e il demone della sessualità. Trollope, invece, lavorerà per il “Fortnightly Review” e tentò di creare anche un proprio periodico, “St.Paul’s” con poco successo. A differenza di Thackeray, Trollope visse con notevole soddisfazione la propria laboriosa attività. La fama di Trollope sarà legata a due cicli di romanzi: “Barchester Novels”(Tra cui “The Warden”) e i novels incentrati attorno alla figura dell’arisotcratico Plantagenet Pallisier. “The Warden” unisce la vita privata dei personaggi con questioni sociali e religiose che vengono viste dal punto di vista di personaggi provinciali in conflitto per questioni di scarso rilievo nazionale. Entrambi gli scrittori evitano di concentrarsi sulla tematica industriale e sugli effetti della rivoluzione industriale, preferendo come ambientazione la provincia. L’unico valore dei romanzi di questi autori rimane il denaro, visto come oggetto del desiderio e come fonte di soddisfacimento del proprio ego. Ai due narratori onniscienti viene dato il compito di accompagnare il lettore nelle vicende. GEORGE ELIOT: “LE TONALITA’ DELLA VITA REALE” Figura centrale in quella che è l’epoca vittoriana, Marian Evans pubblica con lo pseudonimo maschile di George Eliot. Non mancano le critiche di questa scrittrice verso figure autorevoli quali Elizabeth Gaskell e Charles Dickens. Per quanto riguarda la prima, la Evans si lamenterà del fatto che la Gaskell viene sempre tratta in inganno dal suo amore per i contrasti violenti, senza accontentarsi nei toni pacati della vita reale. A Dickens spetterà la critica di non esser mai passato dall’umoristico all’emotivo-tragico. Inoltre accuserà diversi scrittori vittoriani di non aver saputo rappresentare fedelmente quella che era la classe più debole, soprattutto quella dei contadini, sempre idealizzate. (“The Natural History of German Life”) Come Dickens, la Evans sarà attratta verso la narrazione degli effetti che la rivoluzione industriale ha sulla popolazione, ma a differenza di Dickens che sceglierà personaggi sulle rive del Tamigi, la Evans preferirà l’analisi di quella parte della popolazione che vive in provincia, che subisce di rimbalzo gli effetti della rivoluzione, dichiarando che i rapporti sociali sono molto più complessi di quanto sembrano. A proposito è spesso stata collegata alle teorie di Darwin e di Spencer poiché affermerà che nei rapporti sociali intervengono fattori psicologici, emotivi, intellettuali che non lasciano posto all’intervento di elementi sovrannaturali. Nelle opere di questa scrittrice si vede di conseguenza la tendenza a retrocedere cronologicamente di una generazione. La sua prospettiva “sociologica” tenta di esplorare la psicologia di quei personaggi, spesso deboli, di cui molti appartenenti al gentil sesso. Questi personaggi sono guidati da motivazioni irrazionali, spesso collegati ai pregiudizi dell’epoca (come avviene in “The Mill on the Floss”  Maggie Tulliver). Inoltre elemento fondante del romanzo eliotiano è l’etica del sacrificio femminile che ritroviamo in molti suoi romanzi a partire dal suo capolavoro “Middlemarch” in cui l’orfana Dorothea, dopo essere stata educata con rigidi principi religiosi in Svizzera, viene affidata allo zio che la cede in matrimonio allo sterile (di mente e di corpo) reverendo Casaubon. La Evans, però, non trasforma Casaubon in un villain, poiché di per sé anche Dorothea risulta cieca. Questo romanzo sottolinea la complessità dei rapporti interpersonali, raramente semplificati dalla presenza di regole precise di comportamento. E qui non parliamo di valori di tipo ideale, ma anche di tipo pratico, come l’esempio della proprietà: la forte presenza di personaggi femminili nelle sue opere rende la situazione ancora più complesse per la presenza di leggi patrimoniali dell’epoca che non consentivano la proprietà della moglie. In “Felix Holt” George Eliot si concentra di più sulla situazione industriale, proponendo nel primo capitolo un giro in carrozza per passare dal borgo provinciale alla città di provincia dove strutture sociali presenti e passate si rilegano. Con “Romola” invece viene sottolineata l’etica del sacrificio femminile poiché in quest’abile ricostruzione della Firenze Quattrocentesca, Romola viene tradita sia dal suo maestro che da suo marito. Di conseguenza ella si dedica ai figli di lui (avuti con un’altra donna). Probabilmente la scrittrice voleva evidenziare l’impossibilità da parte di figure femminili di partecipare al quel processo storico che è governato da figure maschili. MEREDITH, HARDY, GISSING: VARIAZIONI ED INQUIETITUDINI NEL NOVEL Con e dopo George Eliot sono tantissimi gli scrittori e le scrittrici che continuano sull’onda del novel, prendendo in analisi o gli aspetti della vita di provincia oppure ritornando al forte sensazionalismo e melodramma che crea una vera e propria letteratura di consumo basata sulle tre R (religion, reform, romance). Molte scrittrici tentano di unire i due filoni, come Margaret Oliphant che in “Chronicles of Carlingford” unisce la descrizione della vita provinciale a questioni di tipo religioso, molto amate dai lettori di buona cultura. Cosi anche Mrs Humphry Ward, in “Robert Elsmere” prende in analisi dubbi religiosi e offrendo l’ideale di un sano agnosticismo che non precluda impegno etico e sociale. Entrambe le scrittrici sono nemiche dei movimenti di emancipazione femminile che percorrono il secolo. In “The Ordeal of Richard Feverel” George Meredith tratta del tema del rapporto tra padre a figlio. Nelle sue opere Meredith amplifica al limite il narratore onnisciente e la psicologia dei personaggi, il che sfocia in una sorta di parodia e comicità. Il forte sentimentalismo, tanto amato dal pubblico vittoriano, che utilizza questo novelist rende la narrazione evidentemente forzata poiché è chiara la difficoltà di portare sulla pagina quelle che sono le sensazioni dell’inconscio. Non a caso “The Egoist” verrà preso da Freud per l’esempio di lapsus. “Diana of the Crossways” è considerato il suo capolavoro. Per quanto riguarda la produzione di Thomas Hardy, essa prende spunto dalla consapevolezza che il mondo rurale inglese (spesso il Wessex) è destinato al fallimento a causa della sempre maggiore avanzata della meccanizzazione dovuta alla rivoluzione industriale. Hardy ha una visione tragica dei suoi personaggi, che sono legati alla loro terra e destinati a fare la stessa fine attraverso l’influenza dell’Immanent Will. “Far from the Madding Crowd”, “The Return of the Native”, “The Trumpet Major”, “The Mayor of Casterbridge”, “Tess of the D’Ubervilles” e “Jude the Obscure” sono tutti romanzi in cui i personaggi sono indotti a compiere errori decisivi che avranno effetti su tutta la loro esistenza. Spesso la narrazione è legata alla minuziosa descrizione di una natura bellissima e soprattutto indifferente: esempio da citare è che all’esecuzione di Tess, Hardy descrive una bellissima giornata con sole primaverile. Intanto il realismo francese di Zola inizia a farsi sentire in Inghilterra. Ne è l’esempio George Gissing nelle cui opere vi è un realismo privo di ogni sentimentalismo e ricco di elementi che analizzano la complessità urbana. I suoi personaggi hanno spesso difficili condizioni finanziarie (“The Nether World”), non riescono a trovare un posto di lavoro (“Odd Women”) oppure sono stati sostituiti (The New Grub Street”). In Odd Women compare la figura della donna emancipata, vista con sguardo ironico dagli uomini che però allo stesso tempo si rendono conto che i tempi stanno cambiando. In The New Grub Street, invece, il protagonista, lo scrittore Biffen, ha il sogno di pubblicare il romanzo realistico per eccellenza attraverso la minuziosa annotazione di praticamente Sono spesso presenti nella poesia vittoriana riferimenti al passato, ma come accade in “Golden Wings” di William Morris, questo sguardo al passato è visto con una conseguente angustia verso il presente. Inoltre, accanto all’interesse verso l’esotismo, essa cerca sempre lo sviluppo di un intreccio narrativo, non per sacrificare la propria specificità, bensì per sottolineare la preferenza epocale verso i valori materiali piuttosto che quelli spirituali. Da specificare la presenza della scienza non solo nel romance, ma anche nella poesia come accade nel “Locksley Hall” di Tennyson. I poeti vittoriani riescono raramente a creare un rapporto col pubblico (Tennyson sarà una delle poche eccezioni poiché saprà adattarsi alle esigenze del momento storico), poiché il poeta spesso è portatore di una verità alla quale non tutta la mediocrità può arrivare. Questo difficile rapporto sfocia con “The Ring and the Book” di Browning in cui egli apostrofa con parole rudi i lettori. Poeti da ricordare sono anche Ardold e Swinburne. BROWNING E IL MONOLOGO DRAMMATICO La volontà di Browning era quella di creare dei monologhi drammatici che rendessero chiara la psicologia dei suoi personaggi. Questo sfocia in un senso di ambiguità e di frammentarietà poiché secondo il poeta era impossibile dare risposte assolute alla realtà: il poeta si trasforma in un tramite tra due mondi, quello della realtà storica e quello dell’immaginazione. I personaggi di Browning rinviano a delle soggettività esse stesse fittizie poiché filtrate attraverso la soggettività del poeta d dei modelli culturali dell’epoca. Tra le opere bisogna citare “Asolando”, “Dramatic Lyrics” da cui emerge “My Last Duchess” e infine il già citato “The Ring and the Book”. Spesso le opere di Browning sono ambientate nel passato e vengono caricate di dettagli storici che le rendono quasi degli historical romance in versi. LE POESIE DI EMILY BRONTЁ, ELIZABETH BARRET BROWNING, CHRISTINA ROSSETTI Il mondo femminile era uno dei soggetti preferiti della poesia vittoriana. Il modello al quale la società si faceva nei confronti della donna era quello creato da Coventry Patmore in “The Angel in the House”. Di conseguenza, la scrittura in versi divenne opportunità per staccarsi da quella visione più che limitativa per dare spazio all’affermazione della dignità della propria esistenza come donna ed artista. Per quanto riguarda le sorelle Brontё, in “Poems” i versi di Emily sono quelli più memorabili poiché vi è un’esaltazione panteistica della natura, del potere dell’immaginazione e del senso della morte. Emily, però, cercò sempre di restare nell’anonimato e questo la rende un perfetto esempio di lady vittoriana. Il discorso si fa diverso con Elizabeth Barrett Browning, la quale si lamentò spesso di non avere personaggi femminili a cui ispirarsi (cerco delle nonne, ma non ne trovo). Sono due le opere che più esaltano il ruolo della donna: il primo è “Casa Guidi Windows: a Poem” in cui ella considera, attraverso riferimenti al Risorgimento italiano, la donna come figura che può avere un ruolo nello svolgimento della storia (a differenza di Romola di George Eliot). In “Aurora Leigh”, un Kunstlerroman in versi, la Barrett analizza la figura di Aurora che si rifiuta di essere la tipica lady vittoriana. Con essa la poetessa porta al massimo l’elasticità del blank verse e vuole addirittura rivaleggiare col genere del novel. Da ricordare sono anche le opere di Christina Rossetti, la quale sceglie la strada della favola e della visione fantastica. Da citare sono “The Prince’s Progress” e “Goblin Market”. Opera molto elastica poiché può essere letta sia da giovani che da adulti, in chiave religiosa o erotica, Goblin Market è una fairy tale sul peccato (anche sessuale), sul desiderio e la sua punizione. I versi della Rosselli in questo caso utilizzano ripetizioni, sovrabbondanze lessicali e fonetiche al fine di creare un effetto di ricchezza fabulatoria traboccante. HOPKINS: IL POETA DI FRONTE AL SUO DIO Gerard Hopkins si convertì alla religione cattolica e divenne parte della Compagnia di Gesù. Nei suoi versi è chiara la dualità di questo personaggio composta da fede religiosa e aspirazione estetica. Celebri sono “God’s Grandeur” e “The Wreck of the Deutschland” nelle quali fu utilizzato il da lui creato sprung rhythm ovvero un ritmo che più si avvicinava al discorso, il meno forzato possibile. Le sue opere non vennero pubblicate da lui o non furono accettate (come accadde con la seconda citata), ma furono pubblicate postume da un suo amico, Robert Bridges. VERSO LA “FIN DU SIÈCLE”: ARMONIE E DISARMONIE Abbiamo visto che per la poesia vittoriana non c’è grande posto durante il secolo. Verso la fine del secolo quindi i poeti reagiscono in due modi: ritornano all’esperienza romantica e riprendono i temi della natura. Basti guardare “Wessex Poems” di Hardy, per capire, però, che non si tratta più di una natura trascendente e con un’insita conoscenza scientifica. La disperazione allora diventa l’unico porto sicuro per i poeti, come afferma Oscar Wilde in “Ballad of Reading Goal”. V. LA PROSA DA CARLYLE AD ARNOLD: IL RUOLO CRITICO DELL’INTELLETTUALE Durante gli anni dell’Ottocento, l’intellettuale vittoriano, molto più del novelist, si sente la responsabilità di essere interprete del proprio tempo, spesso in chiave critica. Lo sguardo dell’intellettuale analizza le situazioni presenti, ma allo stesso tempo ha un approccio nostalgico verso l’Inghilterra rurale. Il già citato Raymond Williams in “Culture and Society” analizza il cambiamento di significato di cinque parole (industria, cultura, arte, classe, democrazia) per segnalare l’essenza dello sviluppo del secolo. Con Thomas Carlyle si ha una visione più apocalittica poiché attraverso il tono profetico, denso di richiami biblici e contro ogni purismo di stile delle sue opere (“Signs of the Times”, “Chartism”, “Past and Present”) egli va contro l’inaridimento spirituale prodotto dalle macchine. Toni più pacati e razionali vengono utilizzati da John Mill che con “On Liberty” e “On the Subjection of the Women” egli porta al pubblico delle tematiche che prima erano messe da parte. Inoltre, con “Autobiography” egli si scaglia contro l’educazione vittoriana, troppo severa e soffocatrice di slanci di cuore, poiché si rifaceva alla filosofia utilitarista di Jeremy Bentham. Sarà Matthew Arnold a difendere, con “Culture and Anarchy”, la tradizione umanistica contro l’attacco della borghesia materiale, l’aristocrazia e la prebe. LA PROSA SCIENTIFICA Nell’opera di Thomas Henry Huxley, “Science and Culture”, viene proposta un nuovo tipo di istruzione, più scientifica, ma che non metta da parte i valori letterari, limitandoli però allo studio della letteratura inglese, francese e tedesca, lasciando da parte il mondo greco e latino. Con Charles Darwin la prosa scientifica riuscirà ad unire due elementi: la raccolta oggettiva di dati e l’ammirazione dello scienziato verso le scoperte meravigliose (soprattutto nei “Journals”). Il linguaggio scientifico però si carica anche di ideologie, come accade con Roderick Murchison, autore di “The Silurian System” in cui la conformazione geologia prova l’antichità dell’Inghilterra e quindi una sua supremazia sulle altre nazioni. Addirittura gli studi antropologici verranno macchiati dalla volontà di provare scientificamente la superiorità della razza bianca. VIAGGIATORI E VIAGGIATRICI IMPERIALI I racconti di viaggio sono spesso caratterizzati da tre fattori: una disinteressata ricerca scientifici, una volontà di celebrare l’ideologia coloniale e la voglia di evasione ed esplorazione del proprio io posto dinanzi al diverso. Tra gli autori più celebri va ricordato Richard Burton, studioso, poliglotta orientale ed esploratore, non che traduttore delle Mille e una notte. Anche Henry Morton Stanley compie un viaggio in Africa alla ricerca del missionario scozzese Livingstone per poi trovarlo (“How I Found Livingstone” e “Through the Dark Continent”). Anche un gruppo molto numero di scrittrici si dedica a questo tipo di scritti, andando contro le convenzioni dell’epoca. Amelia Edwards, Isabella Bird sono tra le più riconosciute, ma va citata anche Mary Kingsley che con “Travels in West Africa” effettua un viaggio interiore alla ricerca delle proprie reazioni psicologiche al contatto con l’altro e l’altrove. L’AUTOBIOGRAFIA L’autobiografia vittoriana ha una struttura definita: si parte dal punto di svolta nella formazione dell’autore per poi descrivere il percorso che lo/la ha portato all’impegno civile e al successo. Questo tipo di struttura permette di analizzare un numero incredibile di problematiche morali, intellettuali, religiose e spesso le autobiografie servono a spiegare, a giustificare una determinata azione e spiegare le ragioni per cui è stata fatta una scelta. Essa è spesso caratterizzata dalla presenza della morte poiché gli autori iniziano a scrivere biografie una volta malati o dubbiosi di essere vicini alla morte. Tra il vasto repertorio delle biografie inglesi è doveroso citare quella di Harriet Martineau, attivista per il movimento femminista, quella di Charles Darwin, “Praeterita” di John Ruskin e “Confessions of a Young Man” dell’irlandese
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