Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

etruschi approfondimento, Appunti di Storia

approfondimento dettagliato sugli etruschi

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 11/05/2023

_FRANCESCA23
_FRANCESCA23 🇮🇹

17 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica etruschi approfondimento e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Predominio etrusco sull’Italia Non a caso gli storici antichi parlano di un’Italia quasi completamente sottoposta alla signoria etrusca. Gli antichi avevano conservato il ricordo di dodici città etrusche federate in una lega: la tradizione voleva che fondatore di questa lega fosse lo stesso re Tirreno che aveva guidato la migrazione dalla Lidia e avesse posto alla loro guida Tarchonte, l’eroe eponimo di Tarquinia. In effetti tutte le città etrusche avevano il loro eroe fondatore. Nei primi secoli della potenza etrusca sono soprattutto le città dell’Etruria meridionale più vicine a Roma, Veio, Cerveteri, Tarquinia e poi Vulci a raggiungere una posizione di primo piano e quindi ad avere un ruolo di rilievo all’interno della lega di cui forse facevano parte anche città situate più all’interno, nella zona tiberina, come Perugia, Orvieto, Arezzo, Cortona, Chiusi o, più a nord, nei pressi della costa, come Populonia, Roselle, Pisa, Volterra o Fiesole. Secondo Livio le riunioni della lega si tenevano nei pressi del fanum Voltumnae, il santuario del dio Voltumna, l’appellativo di una sorta di Giove etrusco, che si presume si trovasse a Orvieto, l’ultima città caduta in mano romana. Queste città erano rette da dei lucumoni, figure assimilabili a re, espressione delle aristocrazie guerriere la cui ricchezza ci è rivelata dai lussuosi decoramenti tombali. L’organizzazione monarchica delle città sembra essersi evoluta verso dei sistemi organizzativi con dei magistrati, detti, zilath, che presentano qualche tratto di somiglianza con quelli della Republica romana. Secondo gli antichi esisteva anche una dodecapoli padana, che aveva alla sua testa Felsina (Bologna), comprendente anche Mantova, una campana, con alla guida Capua, nella quale si ritrovano anche Nola, Ercolano e Pontecagnano. La lega campana fu travolta dai Sanniti, la popolazione che abitava le aspre aree interne dell’Appennino tra l’Abruzzo e la Campania, nel V secolo; quella padana dall’invasione gallica del secolo successivo. Tarquinia trasse profitto soprattutto dalla sua posizione di luogo di raccordo tra i centri metallurgici a nord e i ricchi monti della Tolfa che costituivano il suo retroterra immediato. Era senza dubbio in concorrenza diretta con Cere, la sua vicina meridionale che era meglio collocata rispetto ai mercati di Roma e della Campania ellenizzata. Verso la fine del VII secolo, un emporion, vale a dire un porto di commercio internazionale in cui gli scambi sono garantiti dalle divinità presenti nei santuari, è creato a Gravisca, sulla costa. Questa fondazione, luogo di confluenza del commercio greco nel mar Tirreno, rappresentò un porto di primaria importanza per le città etrusche meridionali. Le città di Vulci e di Cere esportavano massicciamente le loro anfore di vino. I Tarquiniesi sembrano essersi specializzati nell’esportazione di vasi imitanti i modelli corinzi. Anche la produzione granaria e di sale dovette costituire un elemento importante di commerci a lunga distanza che, attraverso Gravisca, arricchirono la città. Questo emporion conobbe presto la concorrenza di quello di Pyrgi, creato da Cere anch’esso sulla costa, frequentato in modo privilegiato dai Cartaginesi. A muoversi all’interno di questo sistema di commercio dai molteplici luoghi di smercio non erano solo le mercanzie, vino, olio, ceramica: con loro si spostavano anche gli uomini e le culture. Nel VII secolo Tarquinia diventa uno dei centri artigianali del Mediterraneo. L’arrivo nella città etrusca di Demarato, il padre di Tarquinio Prisco, da Corinto, insieme ad artigiani famosi cui si attribuisce l’introduzione della coroplastica in Italia, ha il valore di racconto esplicativo dell’influenza dell’arte greca e, in particolare, corinzia, sull’arte etrusca (cfr. infra § 3.13). Questa narrazione ha un significato storico che deve essere considerato perché quello che noi sappiamo della mobilità sociale tra Grecia e Etruria in questo periodo è pienamente compatibile con questa storia familiare. Non si può escludere, peraltro, che in essa giochi un ruolo la preoccupazione della storiografia greca – che esercita un influsso determinante nella formazione della tradizione romana fino alla compilazione della vulgata di Fabio Pittore – di porre in relazione lo sviluppo di Roma con la Grecia prima che con l’Etruria. ◼ 2.7 Tecnica e arte I siti delle città etrusche hanno lasciato una traccia archeologica relativamente modesta, se si fa eccezione per quelli di Marzabotto, nei pressi di Bologna, e di grossi centri come Volterra, Vetulonia e Tarquinia nell’Etruria meridionale, e per le necropoli. Le necropoli etrusche sono tra le più estese del mondo antico e l’architettura funeraria è intesa ad avvicinare la casa dei morti a quella dei vivi. Esse erano organizzate come delle vere e proprie abitazioni sotterranee, costruite in pietra o scavate nel tufo con varie strutture: nell’VIII secolo a.C. alle tombe a pozzo, costituite da semplici pozzetti rivestiti, che accoglievano le custodie delle ceneri dei defunti, si sostituirono quelle a fossa destinate all’inumazione dei cadaveri. Le più evolute sepolture a camera (VII secolo a.C.) avevano una struttura architettonica complessa: costruite come veri e propri appartamenti per membri di una stessa famiglia, erano fornite di numerosi ambienti, celle, corridoi e nicchie. Dal punto di vista della tecnica architettonica è notevole il grado di perfezionamento che gli Etruschi raggiunsero nell’uso della copertura a volta (che si ammira nei tholoi di Vetulonia) e dell’arco (una realizzazione è quella delle tombe «a ogiva» di Tuscania). Nel periodo più tardo (ellenistico) le concezioni di tomba prevalenti sono due: quella che riproduce la casa signorile, secondo il gusto delle aristocrazie dei centri maggiori, e quella che privilegia l’aspetto esterno del sepolcro, come è caratteristico dei centri della cosiddetta Etruria rupestre. Anche le manifestazioni più significative dell’arte etrusca vera e propria sono direttamente collegate all’edilizia sepolcrale, che ci ha lasciato reperti di statuaria, terracotte, pittura e oreficeria. Gli affreschi che decorano le tombe riproducono scene di vita quotidiana, spesso legate a soggetti cerimoniali, conviviali o sportivi (scene di caccia); soprattutto nella fase più tarda, dominano le scene dell’aldilà, con raffigurazioni di divinità ed eroi che mostrano una chiara dipendenza dai modelli greci. Tra le tecniche più diffuse di produzione ceramica, tipica è quella del vasellame di bucchero, ottenuto mediante una particolare cottura dell’argilla fino al raggiungimento di un colore nero lucente, ad imitazione del metallo. Per quanto riguarda le attività economiche, gli Etruschi praticarono con successo, oltre all’agricoltura, la metallurgia e l’artigianato artistico. Gli oggetti in bronzo e dell’oreficeria, insieme ai cereali e alle anfore vinarie, raggiunsero ampie aree del Mediterraneo attraverso il commercio. Il ritrovamento, in alcuni siti archeologici (per esempio nei pressi di Talamone), di una varia strumentazione agricola, che comprendeva anche l’aratro, ha dimostrato la conoscenza di tecniche relative alla coltura dei cereali, all’arboricoltura, all’impianto dei vigneti. Gli Etruschi furono abili e organizzati, inoltre, sia nell’estrazione dei minerali (ferro e rame soprattutto) dalle colline metallifere costiere o dal sottosuolo dell’isola d’Elba, sia nel trattamento dei metalli grezzi in apposite fornaci, grazie alle quali si poté raggiungere una produttività di livello «industriale». La lavorazione dell’oro e dei metalli nobili, per lo più mirata a produrre oggetti per l’ornamentazione personale, ci è testimoniata dalla ricchezza dei corredi funebri con reperti d’oro e d’argento: tipiche le fibule e gli spilloni di varia tipologia, le collane a maglie intrecciate, i preziosi esemplari di anelli incastonati con pietre o incisi, e gli orecchini impreziositi da decorazioni a figure di gusto orientale. ◼ 2.8 L’Etruscologia Si può dire che l’Etruscologia, intesa come interesse per il mondo etrusco in senso lato, sia una scienza storica di antica tradizione. La cultura romana si era consolidata in Etruria tanto che già nel I sec. d.C. il latino era dominante e l’etrusco, ormai quasi «una lingua morta», divenne una materia di svago per i giovani romani di alto rango. Il più famoso degli etruscologi antichi fu l’imperatore romano Claudio (41-54 d.C.), imparentato con alcuni rappresentanti dell’antica aristocrazia etrusca. C’erano poi intellettuali romani, in genere a loro volta di origine etrusca, che si interessarono a questo popolo. Purtroppo si tratta di opere, come quelle di Claudio, che sono andate perdute. Tra queste c’era una sorta di dizionario enciclopedico redatto da Verrio Flacco, un erudito originario di Preneste, una località vicino a Roma.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved