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Montale: La Poesia e la Vita - Un Poeta Laureato tra Tradizione e Rivoluzione, Appunti di Italiano

Una ricca esplorazione della vita e della poesia di Eugenio Montale, un poeta laureato italiano di rinomante fama. Dal suo esordio alla direzione del Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux, alla collaborazione con la rivista 'Solaria' e alla conoscenza di Irma Brandeis, fino alla sua nomina a senatore a vita e al Premio Nobel per la Letteratura, il documento fornisce una panoramica dettagliata della carriera di Montale. Inoltre, vengono analizzate alcune sue opere, come 'I limoni', che rappresentano una svolta dalla poesia ufficiale e aulica di D'Annunzio e Carducci, verso una poesia più spoglia, desolata e comune. inoltre una riflessione sulle tematiche presenti nella poesia di Montale, come la meditazione universale, la ripetizione incessante e la sconvolgimento dell'uomo.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 28/03/2022

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4.8

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Anteprima parziale del testo

Scarica Montale: La Poesia e la Vita - Un Poeta Laureato tra Tradizione e Rivoluzione e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Eugenio Montale come gli appartenenti all’ermetismo ribadisce la volontà di non parlare, di non dire. Eugenio Montale (Genova 1896-Milano 1981) “Non chiederci la parola” da Ossi di Seppia Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato. Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. La poesia nonostante ci sia un riferimento temporale, è una poesia esistenziale che riguarda la condizione dell’uomo in generale, un’esistenza caratterizzata dal MALE DI VIVERE, l’uomo si sente in disarmonia con la realtà. La parola dovrebbe rendere regolare l’animo caotico, che non si lascia definire, ma il poeta chiede di non chiedere ai poeti una poesia che dia definizioni. Non hanno una parola così illuminante, che renda l’animo chiaro, che lo spieghi come fa un fiore giallo in un prato polveroso. Non devono chiedergli una formula magica (come concepito dai simbolisti) che ti sveli i segreti al di là della realtà. Il titolo OSSI DI SEPPIA fa riferimento alle poesie, che sono oggetti semplici e spogli, svalutate dalle onde del mare (=mare che è la vita), la poesia sono i detriti lasciati ai margini dell’esistenza quando la vita si è consumata. Questa indica un’allegoria: come l’osso di seppia è gettato sulla terra, così il poeta è esiliato dal mare (cioè la felicità e la natura). Inoltre Montale, attraverso questo titolo, vuole individuare una poesia scarna, fatta di poche parole e soprattutto semplice. Rifiuta perciò la poetica dei poeti del Novecento ed in particolare la retorica di Gabriele d’Annunzio. Spesso il male di vivere ho incontrato da Ossi di Seppia, fa riferimento a una condizione esistenziale non a un dato evento Il male di vivere coinvolge tutti gli elementi attraverso un climax dall’inanimato all’animato: l’inorganico (rivo che passa attraverso una strettoia), il naturale (la foglia arida) e l’animale (il cavallo caduto per la fatica). Tutti gli esseri sono coinvolti da questo male  pessimismo cosmico come Leopardi. Qui gli elementi sono legati alla terra e all’orizzontalità. Il bene è difficile da conoscere, quindi dirà ciò che non è il male: l’unico bene è il prodigio svelato della indifferenza divina. Il bene si identifica con una climax dall’inanimato all’animato, ma legato all’alto e alla verticalità: la statua, la nuvola e il falco. L’indifferenza è la chiave, poiché grazie ad essa non ci si lascia coinvolgere dalla sofferenza del mondo [Montale infatti si distacca dalla politica]. L’aggettivo divina, inoltre, potrebbe far riferimento alla religione: quindi il distacco è religioso? E’ presente la tecnica del CORRELATIVO OGGETTIVO, elaborato da Elliot, ma contemporaneamente e autonomamente sviluppato da Montale. Secondo questa tecnica una situazione, un’emozione è rappresentata attraverso oggetti concreti senza mediazione o spiegazione. [ nella poesia precedente il poeta ancora media]. A differenza dei simbolisti che attingono all’assoluto per percepire messaggi, Montale passa attraverso gli oggetti, la realtà. La sua poetica, infatti, prende anche il nome di POETICA DEGLI OGGETTI. La metrica di Montale - termini concreti e umili, antilirico e antipoetico - rispecchia gli schemi tradizionali, c’è una struttura ma rielabora la tradizione (es. la rima varia) - vv. 5:7 rima ipermetra (veccia : intrecciano) “Meriggiare pallido e assorto”  in presenza di una parola piana ed una sdrucciola e quest'ultima viene considerata senza la sillaba finale - endecasillabi e settenari - “Non chiederci la parola”  quartine, ma versi di lunghezza diversa Tra 1° e 3° strofa ci sono delle simmetrie, si crea una struttura circolare e un’anafora con il non. v. 10  dichiarazione poetica, la poesia è una sillaba, con forme essenziali, brevi, secche v. 12  afferma attraverso una doppia negazione. Montale sottolinea la difficoltà oggettiva di svelare una verità assoluta, un modello corretto da seguire. Non ci sono formule, non ci sono simboli. Tutto ciò che il poeta può fare per il lettore è mostrargli, con rammarico, ciò che egli non è e non desidera, come per sottolineare la sua estraneità e contrarietà agli avvenimenti in corso. 2° strofa : esclamazione che è un tono di rimprovero. Si riferisce a un uomo che non si mette mai in discussione, un uomo conformista, che non dubita mai [=D’Annunzio], un uomo che non si cura della sua ombra, della sua parte più oscura e più profonda che la calura estiva stampa sul muro scalcinato, muro che rappresenta la condizione esistenziale, un ostacolo che impedisce di vedere la realtà. Meriggiare pallido e assorto è una poesia di Eugenio Montale, scritta nel 1916 e pubblicata per la prima volta nel 1925 all’interno della raccolta Ossi di seppia. La poesia è ambientata in un paesaggio ligure, che rappresenta il correlativo oggettivo per la vita umana. Meriggiare pallido e assorto  trascorrere il mezzogiorno assolato presso un rovente muro d’orto,  presso un muro rovente [=condizione di chiusura/ostacolo per impedire la vita vera], il caldo brucia ascoltare tra i pruni e gli sterpi  il paesaggio è arido, tra i rovi e le sterpaglie, i merli e i serpenti schiocchi di merli, frusci di serpi.  allitterazione della R e della S, onomatopea Nelle crepe del suolo o su la veccia  anche il suolo è arido (simbolo delle ferite, del cuore, dell’anima) spiar le file di rosse formiche  il poeta ascolta, spia, osserva le formiche rosse (animali in “contrasto” con l’uomo) ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche.  che si rompono e si intrecciano in fila a mucchietti di terra Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare  il mare è simbolo di vita, ma si vede a scaglie e da l’idea di qualcosa di frantumato, secco mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi.  suoni delle cicale e le alture brulle (la possibilità di immergersi nel mare è lontana) E andando nel sole che abbaglia  il sole non illumina, scalda ma accieca, non permette di vedere, di comprendere, ciò che sta intorno sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia  la vita è una muraglia invalicabile, tutto rimane un mistero che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.  che non permette di spingersi oltre (la sommità del muro è costellata di «cocci aguzzi»). - le rime sono monotone e incessanti - non c’è musicalità, suoni aspri e duri - azioni sono all’infinito per dare l’idea di una meditazione universale, non solo una persona che compie un’azione (spersonalizzata) + dare l’idea di ripetizione incessante (condizione del male di vivere non ha limiti) + l’uomo è sconvolto, paralizzato La vita di Montale (Genova il 12 ottobre 1896 - Milano il 12 settembre 1981) - 1929 è chiamato a dirigere il Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux, dal quale verrà espulso nel 1938 per antifascismo - nel frattempo collabora con la rivista "Solaria" e conosce l’americana Irma Brandeis - 1948 si trasferisce a Milano dove inizia la sua collaborazione con il Corriere della Sera - 1967 viene nominato senatore a vita - 1975 il Premio Nobel per la Letteratura - viene sepolto accanto alla moglie Drusilla nel cimitero vicino alla chiesa di San Felice a Ema, sobborgo nella periferia sud di Firenze - vengono realizzati dei funerali di stato (anche D’Annunzio li ebbe, organizzati da Mussolini) - quando muore Montale, si scopre che la raccolta “Le occasioni” era dedicata a Irma, lei dona 150 lettere nel 1983 al gabinetto scritte a lei da Montale e fa promettere di aprirle dopo 20 anni - firma il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” - Montale fu il primo che recensì favorevolmente La coscienza di Zeno di Svevo, probabilmente senza Montale non sarebbe diventato nessuno Piove, ma dove appari non è acqua né atmosfera, piove perché se non sei è solo la mancanza e può affogare. Produzione poetica - Ossi di seppia (1925)  ventitré poesie suddivise in cinque sezioni tematiche (ricordati: sezione “Mediterraneo” dedicata al mare), l’esistenza come qualcosa senza un senso e comunque caratterizzata da una serie di eventi decisamente negativi e dolorosi - Le occasioni  seconda raccolta di poesie di Eugenio Montale, viene pubblicata nel 1939 e comprende cinquanta componimenti. Il tema sono i momenti, gli istanti che riemergono dal passato, pezzi di vita che la memoria salva dallo scorrere continuo del tempo. Gli unici momenti che sono un’eccezione in questo continuo scorrere e vengono fermati dalla memoria, ispirano la poesia. Le occasioni non fanno riferimento a una sua autobiografia, ma assumono un valore universale, metafisico e vengono richiamate attraverso “oggetti” (le poesie sono difficili da decifrare, lo stile e la lingua si elevano). Il correlativo oggettivo è realizzato pienamente e è una fase più costruttiva rispetto a “Ossi di seppia” perché c’è l’elemento che si salva e diventa eterno. Si concentra qui su una figura femminile, chiamata Clizia (=Irma Brandeis), che sta simboleggiare una figura amata e lontana. Bisogna dare molta importanza a questo personaggio femminile, che è più che altro un simbolo cui il poeta si affida per essere sollevato dal vuoto dell’esistenza. Il nome Clizia fa rifermento alla figura mitologica trasformata da Apollo in girasole  la donna salva l’essere umano con caratteristiche morali e spirituale che costituiscono un’alternativa rispetto alla realtà, cioè intelligenza e cultura (uno schermo di protezione, difesa rispetto alla devastazione in cui viveva il poeta). {donna-angelo di Dante} Questa raccolta che diventa di tipo “elitario” venne influenzata sicuramente dall’inserimento di montale nel gruppo di intellettuali che facevano capo alla rivista “Solaria”. “NUOVE STANZE” = due personaggi, un uomo e una donna, sono ritratti in un salotto al termine di una partita a scacchi, avvolti dalla spirale del fumo che si alza dal posacenere dove la donna ha spento la sigaretta. La donna ha gli occhi di ghiaccio, che hanno la capacità di penetrare la realtà. - La bufera e altro  pubblicata nel 1956 e divisa in sette sezioni, fa riferimento alla seconda guerra mondiale e gli avvenimenti successivi. Irrompe una realtà tragica e le tragedie personali di Montale. Clizia viene sostituita con una nuova figura femminile che rappresenta l’amore carnale = Maria Luisa Spaziani. SUCCESSIVAMENTE NON SCRIVERA’ PER 10 ANNI - Satura (1971) la lingua è più semplice, quotidiana e le tematiche sono varie. Suddivisa in quattro sezioni, Xenia I e II e Satura I e II. Nelle due sezioni di Xenia, scritte tra il 1962 e il 1966, Montale si concentra sul ricordo della moglie, Drusilla Tanzi, deceduta nel 1963, la quale rappresenta la sapienza più concreta e quotidiana. In Satura I e II, l’autore riflette in modo satirico su vicende legate al quotidiano. Il sogno del prigioniero da La bufera e altro [disillusione delle speranze che si erano create nel dopoguerra]  l’essere umano è escluso, vive una prigionia esistenziale, non raggiunge pienezza vitale + prigioniero politico (KL o purghe) Albe e notti qui variano per pochi segni.  non c’è differenza tra la notte e il giorno Il zigzag degli storni sui battifredi  all’interno della cella l’unico segno di libertà sono le ali degli uccelli nei giorni di battaglia, mie sole ali, un filo d'aria polare, l'occhio del capoguardia dello spioncino, crac di noci schiacciate, un oleoso  rumori che richiamano le torture sfrigolio dalle cave, girarrosti  celle sotterranee veri o supposti - ma la paglia é oro,  SOGNA ! la lanterna vinosa é focolare / se dormendo mi credo ai tuoi piedi.  ai piedi della donna amata La purga dura da sempre, senza un perché.  purga di Stalin Dicono che chi abiura e sottoscrive può salvarsi da questo sterminio d'oche ;  la parola "oche" indica lo stato animalesco in cui sono costretti a vivere i prigionieri che chi obiurga se stesso, ma tradisce  ci si può salvare solo tradendo gli altri e vende carne d'altri, afferra il mestolo  si finirebbe con l'avere il mestolo in mano anzichè trovarsi nel paté destinato agli dei anzi che terminare nel paté  riferimento al mondo gastronomico per non cadere nel patetico a causa della tematica tragica destinato agl'Iddii pestilenziali.  dei portano morte e rovina Tardo di mente, piagato  elementi effimeri i cui coglie qualcosa di positivo dal pungente giaciglio mi sono fuso  ma subito le vaghe impressioni fanno pensare alla condizione di precarietà col volo della tarma che la mia suola sfarina sull'impiantito, coi kimoni cangianti delle luci  luce proveniente dai torrioni vicini gli sembrano dei kimoni colorati sciorinate all'aurora dai torrioni, ho annusato nel vento il bruciaticcio dei buccellati dai forni,  il vento gli porta l'odore dei buccellati (dolci tipici lucchesi) nei forni (forni dei campi di concentramento?) mi son guardato attorno, ho suscitato iridi su orizzonti di ragnateli  arcobaleni sulle ragnatele che rappresentano l'unico orizzonte e petali sui tralicci delle inferriate e petali sui tralicci delle inferriate, mi sono alzato, sono ricaduto nel fondo dove il secolo e il minuto - il tempo è sempre uguale e i colpi si ripetono ed i passi, e ancora ignoro se sarò al festino  ironia ! farcitore o farcito. L'attesa é lunga,  non sa se alla fine sarà colui che subirà o compirà crudeltà il mio sogno di te non e finito.  te = poesia che per un attimo salva o donna -
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