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Eugenio Montale: il pessimismo di Montale, Appunti di Lingue e letterature classiche

Eugenio Montale: il pessimismo di Montale

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 08/10/2023

alessandro-maffioletti
alessandro-maffioletti 🇮🇹

5

(3)

26 documenti

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Scarica Eugenio Montale: il pessimismo di Montale e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! EUGENIO MONTALE (1896-1981) VITA  Montale nacque a Genova nel 1896 da una famiglia benestante;  A causa della sua salute cagionevole compì studi irregolari ma si diplomò in ragioneria nel 1915;  Nel 1917 si arruolò volontario e combatté in Trentino;  Finita la guerra tornò a Genova (1920) dove conobbe Anna degli Uberti, soprannominata Arletta o Annetta fu una delle donne ispiratrici delle sue poesie;  Nel 1925 uscì la sua prima raccolta poetica “Ossi di seppia” e fu uno dei firmatari del Manifesto degli Intellettuali Antifascisti, prese così le distanze dal fascismo;  Nel 1927 si trasferì a Firenze dove ottenne la direzione del Gabinetto Vieusseux, prestigioso istituto culturale. Era un’istituzione privata che consentiva ai soci l’accesso alle sale di lettura che contenevano collezioni di periodici italiani e stranieri. Fu poi affiancato da una biblioteca e venivano organizzate conferenze e riunioni. Montale la diresse dal 1929 al 1938 poi fu allontanato perché non era iscritto al partito fascista;  Durante la Seconda Guerra Mondiale rimase a Firenze vivendo di traduzioni e collaborazioni giornalistiche;  Nel dopoguerra lavorò come giornalista e critico musicale per il “Corriere della Sera” a Milano dove si trasferì nel 1948;  Nel 1962 si sposò con Drusilla Terzi;  Nel 1975 gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura;  Nel 1981 muore a Milano. MONTALE E IL FASCISMO Montale in un intervista del 1951 afferma che non è stato fascista e non ha cantato il fascismo ma non ha scritto neanche nulla contro il fascismo. Sicuramente il fascismo e la guerra lo hanno reso infelice ma la sua infelicità era causata soprattutto dalla disarmonia con la realtà, quindi la sua infelicità era causata da qualcosa che andava oltre il contesto storico che aveva vissuto. LE OPERE Possiamo distinguere due periodi di Montale divisi da una battuta d’arresto caratterizzata dal silenzio poetico dell’autore che va dal 1956 al 1964. 1. PRIMO MONTALE (1925-1956):  La prima raccolta poetica è “Ossi di seppia”, in essa troviamo: o La presa di coscienza del male di vivere; o Il paesaggio ligure che mette in evidenzia la sua disarmonia interiore. L’io poetico tenta di entrare in contatto con le cose che lo circondano ma non riesce, non riesce a trovare un “varco” attraverso il quale penetrare nella loro essenza. Ne deriva isolamento e solitudine; o Linguaggio aspro.  Le occasioni (1939), in essa troviamo: o Rievocazione del passato o Figure femminili:  Clizia, un’ebrea americana amata dal poeta, presenza salvifica.  La bufera e altro (1956), in essa troviamo: o Scenario della guerra e del dopoguerra, l’autore sembra farsi partecipe del dramma della società sconvolta dalla guerra ma gli eventi diventano un’occasione per un’analisi della sua condizione esistenziale; o Figure femminili:  Clizia, donna salvifica, non riesce a salvare l’umanità dagli orrori della guerra;  Volpe, donna inquietante e sensuale capace di salvare il poeta dall’angoscia, salvezza privata del poeta. o Concezione pessimistica della vita. 2. SILENZIO POETICO (1956-1964); 3. ULTIMO MONTALE (1971-2006):  Una delle ultime raccolte è “Satura” del 1971: a) Contiene le sezioni: “Xenia I” e “Xenia II”, dedicate alla moglie da poco scomparsa, Drusilla Terzi muore nel 1963. In questa sezione troviamo:  Dimensione intima fatta di rimpianto, dolore e nostalgia. b) “Satura I” e “Satura II”. o Temi della raccolta:  Dimensione intima con il ricordo della moglie scomparsa (Mosca);  Critica alla società di massa con tono satirico.  Diario del ’71 e del ’72 (1973): o Contro la società di massa; o Temi legati a eventi quotidiani o a fatti di attualità; o Stile diaristico e prosastico; o Tono satirico.  Quaderno di 4 anni (1977): o Riflessioni sulla vita, sul tempo, sulla società.  Altri versi (1980): o Raccoglie i testi degli anni 70 esclusi dalle raccolte maggiori.  La casa di Olgiate e altre poesie (2006): o Contiene 56 testi inediti composti tra il 1978 e il 1980. IL PENSIERO E LA POETICA  La poesia di Montale è una testimonianza con la quale il poeta affida ad un interlocutore le sue riflessioni sul disagio esistenziale. Il male di vivere nasce dalla mancanza di certezze e dalla negazione di ogni illusione;  La sua poesia vuole dare una risposta agli interrogativi dell’uomo contemporaneo tormentato dall’ansia di assoluto;  Si parla di poetica dell’oggetto, cioè esprimere la condizione esistenziale attraverso oggetti che la evocano (oggetti, immagini e voci della natura sono emblemi della condizione umana);  In questa poetica dell’oggetto si ispira alla poetica del correlativo oggettivo del poeta inglese Thomas Eliot. Trovare oggetti, luoghi, situazioni che diano forma alle emozioni, oggetti che sprigionino il sentimento;  Gli oggetti e i luoghi quindi evocano un determinato stato d’animo, soprattutto la tragica condizione umana, il male di vivere;  L’unico rimedio è rappresentato dalla ricerca di un varco che raggiunga l’essenza delle cose e indichi una via di salvezza che dia un senso all’esistenza. Due sono gli elementi attraverso i quali il poeta cerca di raggiungere l’essenza delle cose:  La poetica dell’oggetto; OSSI DI SEPPIA  Tre edizioni: 1925, 1928, 1931;  È pubblicata in quattro sezioni:  Movimenti, 13 liriche;  Ossi di seppia, 22 brevi componimenti;  Mediterraneo, 9 poesie;  Meriggi e ombre, 15 liriche.  TITOLO:  Riprende un’immagine presente nell’Alcyone di D’Annunzio;  Gli ossi di seppia sono le inutili macerie che le onde lasciano sulla spiaggia e che sono stati corrosi e levigati dall’acqua marina;  Gli ossi di seppia sono il correlativo aggettivo della poesia.  Due sono i testi fondamentali in cui Montale esprime la sua concezione poetica e le sue scelte stilistiche: 1. Limoni, dove esprime il rifiuto per la poesia aulica e retorica e la preferenza per un linguaggio colloquiale ed essenziale anche se vengono usati termini precisi e ricercati; 2. Non chiederci la parola, è un testo che esprime la poetica della negatività: o La consapevolezza del vuoto; o La condizione di precarietà; o La mancanza di certezze, praticamente il male di vivere.  ELEMENTI CARATTERISTICI:  Non c’è un tema principale ma diversi temi e motivi che caratterizzano le varie sezioni e sono: a. Profondo senso di negatività esistenziale e di mancanza di certezze; b. Visione pessimistica della vita che si presenta nelle immagini di morte e aridità presenti in molte liriche; c. Senso di disarmonia tra l’io e la realtà, senso di mancanza di partecipazione alla vita della natura. Il poeta cerca una realtà più autentica e profondo, un varco che gli permetta di fuggire dal dramma della condizione umana. Ma il tentativo è destinato al fallimento; d. Il mare che è un simbolo positivo di vita autentica (elemento vitale) che si contrappone alla terra = luogo di sofferenza; e. Presenza di oggetti concreti come emblema della condizione di sofferenza dell’uomo (correlativo oggettivo); f. Il desiderio irrealizzabile di recuperare il passato.  Il paesaggio che fa da sfondo è quello ligure brullo e assolato che diventa metafora e correlativo oggettivo della negatività dell’esistenza. Il paesaggio è caratterizzato da tratti essenziali: o Il secco greto di un fiume; o L’orto assetato; o Il terreno bruciato. Ambienti colpiti dal sole e inariditi. In questo paesaggio c’è silenzio e l’orizzonte non è aperto ma sempre chiuso da mura al di là delle quali si trova una fonte di vita.  Il linguaggio è antiletterario, aspro e asciutto in grado di esprimere il disagio esistenziale e la ricerca di una nuova musicalità;  La metrica propone un’alternanza tra metrica tradizionale (endecasillabi e settenari) e verso libero. TESTO: NON CHIEDERCI LA PAROLA  pag. 632  È una dichiarazione di poetica in cui Montale nega la possibilità di avere certezze o verità assoluta;  METRICA: 3 quartine di versi di lunghezza variabile con rima ABBA CDDC EFEF. La rima dei versi 6 e 7 è ipermetra;  Montale esprime la sua concezione di poesia e del ruolo del poeta. Il suo interlocutore è un “Tu” generico che sembra aspettarsi una dichiarazione di poetica;  Nella prima quartina l’oggetto della polemica è il poeta-vate (D’Annunzio) che si proponeva come guida della società. Al poeta-vate si contrappone la figura di Montale che invita il suo interlocutore a non chiedergli più certezze positive in grado di spiegargli tutto: l’animo umano è informe e privo di certezze ed è impossibile che la poesia dia delle certezze. A questo suo rifiuto di esprimere parole in grado di illuminare si accompagna l’immagine del fiore giallo accesso solitario in un prato polveroso, correlativo oggettivo della solitudine umana e del senso di incomunicabilità;  Nella seconda quartina la polemica di Montale è sull’uomo sicuro di sé, è in armonia con sé stesso e gli altri perché non si pone domande neanche sulla sua ombra, che vive di certezze e che non si cura della sua ombra, metafora che rappresenta la parte oscura dell’uomo dove si accumulano ansie e incertezze. L’ombra sul muro scalcinato è il correlativo oggettivo simbolo del disagio della quotidianità;  Nella terza e ultima quartina Montale si riferisce ai poeti simbolisti da cui il poeta prende le distanze perché la parola poetica non offre formule magiche per rivelare verità nascoste, non è capace di affermare ma solo di negare come dice Montale nei due versi finali: se il poeta ha parole da offrire queste non possono esprimere certezze assolute ma solo dire ciò che egli sa di non essere e ciò che non vuole;  Questa poesia è un manifesto della poetica della negatività. Consapevole del vuoto esistenziale e della precarietà dell’esistenza, il poeta non può dare risposte certe e essere detentore di verità assolute ma può solo dire “ciò che non siamo e ciò che non vogliamo”;  Nonostante il linguaggio scarno, vi è una grande attenzione formale:  Assonanze (lato – prato);  Allitterazioni (r – s – c);  Tono medio colloquiale (reso dall’uso del “Tu”);  Presenza di figure retoriche: o Immagini metaforiche: “lettere di fuoco”, “polveroso prato”, “scalcinato muro”; o Similitudini: “risplenda come un naso”, “secca come un ramo”; o Anafora: V.1 e V.9 (Non … / Non); o Enjambement. TESTO: SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO  pag. 636  Esprime la dolorosa concezione esistenziale di Montale;  È divisa in due parti: 1. La prima parte è incentrata sul malessere esistenziale che si incontra nelle situazioni quotidiane. Montale prende alcuni esempi dalla realtà naturale, nel regno inanimato (il ruscello), animale (il cavallo), vegetale (la foglia) colti in un momento di sofferenza. ruscello strozzato – cavallo stramazzato – foglia incartocciata è il correlativo oggettivo che testimonia l’esistenza di un cosmico male di vivere che accomuna tutto e tutti; 2. Nella seconda parte Montale afferma che l’unico bene in opposizione al male di vivere per l’uomo consiste nell’indifferenza per tutto ciò che è segnato dal dolore. Al ruscello, al cavallo e alla foglia contrappone la statua (fredda e sensibile), la nuvola e il falco che si elevano alti al di sopra della miseria del mondo.  METRICA: 2 quartine di endecasillabi tranne l’ultimo verso che è un settenario. Schema rime: ABBA CDDA;  LINGUAGGIO: discorsivo con lessico scarno ed essenziale;  FIGURE RETORICHE:  Prima quartina: era … / era …  anafora;  Seconda quartina: divina indifferenza  chiasmo.
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