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Eugenio Montale vita e opere. Riassunto dal libro "I classici nostri contemporanei", Appunti di Italiano

Sintesi della vita dell'autore e caratteri della sua poetica. Indicate e descritte anche le sue raccolte principali tra cui: Ossi di seppia, le occasioni e Satura.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 10/03/2024

Gaiaruggeeeri
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Scarica Eugenio Montale vita e opere. Riassunto dal libro "I classici nostri contemporanei" e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! EUGENIO MONTALE - Nasce a Genova il 12 Ottobre 1696, frequenta le scuole tecniche e nel 1915 si diploma come ragioniere, nutre profonda passione per la musica. Partecipa alla seconda guerra mondiale come sottotenente. - Nel 1922 esordisce come poeta nel ^primo tempo^, fondata da Giacomo Gobbetti, iniziando il suo rapporto con l'ambiente intellettuale Torinese. Fonda una rivista, il Barretti importante per capire gli essenziali della sua poesia, in particolare il rifiuto delle esperienze d’avanguardia. - Nel 1925 esce la sua prima raccolta di versi ossi di seppia, e firma il manifesto degli intellettuali antifascisti. -Nel 1927 si trasferisce a Firenze, dove lavora come relatore nella casa editrice Bemporad; nel 1929 diventa direttore del gabinetto letterario Vieusseux. Nel 1939 esce la sua seconda raccolta poetica, Le Occasioni, per arrotondare inizia una intensa attività di traduttore. Nel 1939 vive con Drusilla Tanzi, con cui si sposerà nel 1962. -Nel 1848 si trasferisce a Milano, dove inizia la sua attività di redattore presso il Corriere della sera. Nel 1954 assume l’incarico di critico musicale presso il Corriere dell’Informazione. Dopo un periodo di silenzio nel 1971 escono vengono pubblicati i versi di Sutura, che danno una svolta alla sua ricerca poetica, dando luogo alla raccolta del Diario del 71 e del 72 e Quaderno di 4 anni. Nel 1967 viene nominato senatore a vita e nel 1975 vince il premio nobel per la letteratura OSSI DI SEPPIA (1915-1920) La sua prima raccolta esce nel 1925 per le edizioni di Piero Gobetti (liberale e ntifascista). Nel 1928 viene pubblicata una seconda edizione presso l’editore Torinese Ribet con il supplemento di alcuni nuovi testi. Il libro è diviso in quattro sezioni: Movimenti, Ossi di Seppia, Meditteraneo e Meriggi e Ombre. Nella raccolta si possono cogliere i legami con i contesti culturale del tempo: - influenza del pessimismo di Schopenhauer, convinto che le realtà sensibili siano parvenze ingannevoli - legame con la poesia di D’annunzio per la raccolta di termini e stilemi ma che nonostante questo supera rifiutando l’abbandono sensuale e l’intonazione aulica e sublime. - Pascoli: per la scelta di trattare oggetti poveri e per alcuni procedimenti stilistici IL TITOLO: Gli ossi di seppia sono i residui calcarei dei molluschi che il mare deposita nella riva. Gli ossi di seppia alludono quindi ad una condizione vitale impoverita, prosciugata e ridotta all’aridità. Gli ossi come definizione di poesia sottolineano, in seguito all’ improvviso impoverimento il non potere più attingere al sublime. Si deve quindi ripiegare sulle realtà minime e marginali, puntando a una dizione spoglia e secca, prima di ornamenti tradizionali. Un tema centrale di tutta la raccolta è quello dell’ARSURA, dell’aridità. Il paesaggio dei versi di Montale è quello Ligure: questo si innalza sempre ad una dimensione metafisica. è un paesaggio arido con un sole implacabile, questo sole rappresenta una forza quasi crudele che prosciuga e inaridisce ogni forma di vita. Questa condizione esistenziale inaridita che imprigiona tutte le creature si proietta in un’altra immagine carica di significato: IL MURO. Questo muro allegorico è impossibile da oltrepassare, l’uomo non può superarlo per raggiungere una pienezza vitale. Questa prigionia nei limiti dell’esistente si manifesta nell’eterno ritornare del tempo, nel monotono ripetersi dei gesti. L’uomo illude solamente di muoversi, ma il suo è un immoto andare, in realtà non va in nessuna direzione. In questo modo l’anima non ha più una consistenza unitaria, coerente, ma si frantuma e diventa informe. Montale tocca così uno dei grandi temi della letteratura del 900, la perdita dell’identità individuale. Questa frantumazione fa sì che l’uomo stesso si senta in totale disarmonia con il mondo esterno. L’organicità del soggetto era possibile solamente nel periodo nell’infanzia, ma con l’ingresso nel mondo adulto è andata a sgretolarsi, rimanendo oggetto di un lucido e amaro rimpianto. Per Montale non può esserci salvezza neanche nella memoria, che non è che un morto sviluppo, sostenendo che il passato si deformi. Questa condizione di aridità si riflette nella dimensione psicologica del poeta: l’aridità esterna diventa inaridimento interiore, che consiste nell’incapacità di provare sentimenti vivi e intensi. Resta un'inquietudine senza nome, che fa sì che tutto sia indifferente. Il poeta come alternativa propone solamente un atteggiamento di stoico distacco. ( dietro si scorge Leopardi con il suo pessimismo cosmico; ma anche per quanto riguarda l’atteggiamento, ovvero la consapevolezza della situazione e la sua accettazione). IL VARCO Montale si impegna a cercare un varco che consenta di uscire dalal prigionia esistenziale, ma questo varco non si apre. Ha grande significato la poesia che chiude la raccolta, RIVIERE, questa è una dei suoi testi più antichi ma nonostante questo viene utilizzata per chiudere l’opera, segnando un punto di arrivo. Nonostante la desolata consapevolezza di non poter aprire questo varco, Montale tenacemente impone una speranza: La raccolta si chiude con un auspicio, che un giorno la sua anima non sia più divisa, e che possa rifiorire nel sole che investe le riviere. LA POETICA la sua visione del mondo è coerente alla sua poetica. Per Montale la poesia non è più in grado di arrivare alla profonda essenza della realtà, allo stesso tempo la poesia no è in grado di proporre messaggi positivi (certezze di tipo morale, metafisico..). La poesia serve solo per dare definizioni in negativo di un modo di porsi davanti alla realtà. Si ha un rifiuto del lirismo, della magia musicale del verso: Montale non ricorre al linguaggio analogico. - la poetica degli ossi di seppia è una poetica degli oggetti: vengono citati nella poesia come equivalenti di concetti astratti o della condizione interiore del soggetto. Un esempio può essere la poesia, spesso il male di vivere ho incontrato, parla del male di vivere in prima persona, come un incontro realmente accaduto lungo il cammino della vita, come se fosse una presenza concreta. La sua poetica degli oggetti tende ad avere un rapporto razionale con il mondo, fonde poesia e pensiero. Gli oggetti che Montale sceglie sono sempre umili, predilige realtà povere e impoetiche. POETICA:
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