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Montale: La Vita e l'Opera di Eugenio Montale, Dispense di Italiano

Biografia e analisi poetica di eugenio montale, dal suo diploma da ragioniere alla vittoria del premio nobel per la letteratura. Esploriamo il suo anno cruciale del 1925, la sua poesia e la sua posizione antifascista.

Tipologia: Dispense

2023/2024

In vendita dal 16/02/2024

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margherita-picin-1 🇮🇹

44 documenti

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Scarica Montale: La Vita e l'Opera di Eugenio Montale e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Eugenio Montale Nasce a Genova nel 1896 da un’agiata famiglia borghese. Nel 1915 si diploma ragioniere. Più volte dichiarato "rivedibile" alle visite di leva, viene infine arruolato nell'estate del 1917. Dopo un corso accelerato a Parma, Montale giunge al fronte, in Trentino, nella primavera del 1918, come ufficiale di completamento di un reggimento di fanteria. La parentesi dell'esercito si chiude nel giugno del 1920, quando viene congedato con il grado di tenente. Nell'estate dello stesso anno conosce l'adolescente Anna degli Uberti, che sarà poi trasfigurata in poesia sotto il nome di Arletta. Il 1925 rappresenta per Montale un anno cruciale. Nel maggio il suo nome compare su "il Mondo" fra i sottoscrittori del manifesto dell’intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce. All'inizio del 1927 il poeta si trasferisce a Firenze, dove è assunto come impiegato da un editore. Nella primavera del 1948 Montale viene assunto come redattore al Corriere della Sera e si trasferisce a Milano. Nel 1967 viene nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica; nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura. Si spegne a Milano nel 1981. Ciò che non siamo: Montale non attribuisce al poeta un ruolo di vate o di profeta. Come si vedrà nella seconda parte dell'unità, gli ossi di seppia perseguono un evidente abbassamento di tono rispetto ai roboanti proclami futuristi o alla voce impostata dei poeti letterati, in un'ottica di sostanziale equidistanza dalle avventure avanguardistiche e dalla vuota ripetizione di moduli ottocenteschi. Resistere al male di vivere: nella raccolta di esordio Montale esplora un angoscioso disagio esistenziale. L'io lirico si aggira smarrito, perplesso, dando prova di un inettitudine a vivere che può ricordare i crepuscolari. Ma il poeta ligure adotta un atteggiamento di stoica resistenza dinnanzi alla "ferrea catena della necessità". All'aridità interiore oppone la ricerca di uno spiraglio, di un varco in grado di dare tregua al “male di vivere”, il quale non viene espresso in forma concettuale ma condensato in una serie di immagini pregnanti. Le cose diventano emblemi dell'emozione provata dal poeta, che in esse si cristallizza, secondo modalità che ricordano da vicino la teoria del "correlativo oggettivo", elaborata dal poeta statunitense Eliot negli stessi anni. Le occasioni della memoria: la riflessione sul vissuto personale percorre tutta l'opera poetica di Montale, dove il carico dei ricordi acquista un peso crescente. Negli ossi di seppia il confronto diretto con una desolante condizione esistenziale, trasposta nel riarso paesaggio ligure, non impedisce alla memoria di riportare in superficie immagini di volti amati. Il ricordo è destinato a svanire però rapidamente. L'ambivalenza del lutto: gli affetti più intimi sopravvivono nella memoria di chi rimane e li conserva gelosamente. I defunti sono così sottratti all'oblio ma anche alla pace della morte. Il logorio del tempo: per Montale non c'è nulla di pacificante, e neppure di idillico o di nostalgico, nel recupero del ricordo. Commentato [1]: 1. poeta non ha più il ruolo di vate, ciò significa che non è più un profeta, non deve più rivestire il ruolo di interpretare e guidare i sentimenti della gente comune, in quanto ora è al loro piano. 2. Disagio esistenziale, sentimento di inettitudine. Montale ricerca un varco in grado di dare tregua al "male di vivere". Le cose diventano emblemi dell'emozione provata dal poeta, che in esse li cristallizza. 3. Correlativo oggettivo: determinata sensazione o emozione rappresentata attraverso alcuni oggetti concreti o una situazione particolare, che dovrebbero suscitare nel lettore ciò che prova il poeta senza necessità di una spiegazione. 4. Riflessione sul vissuto personale. Il ricordo però è destinato a svanire rapidamente. Gli affetti più intimi sopravvivono nella memoria; i defunti sono così sottratti all'oblio. 5. Non vi è nulla di pacificante nel recupero del ricordo. 6. Antifascismo di Montale: manifesto degli intellettuali antifascisti (Benedetto Croce). Commentato [2]: Poeta vate: figura attribuita agli autori che cercano di interpretare e guidare i sentimenti delle masse di ogni epoca. Commentato [3]: Crepuscolari: Corazzini (Desolazione di un povero poeta sentimentale) Commentato [4]: Correlativo oggettivo: una determinata sensazione o emozione viene rappresentata sulla pagina attraverso alcuni oggetti concreti o una situazione particolare, che dovrebbero suscitare nel lettore ciò che prova il poeta senza necessità di mediazione o di spiegazione (Eliot). La condizione umana: gli ossi di seppia si concentrano quasi esclusivamente sul male di vivere del poeta, inserendo nella riflessione sul presente indecifrabile ed oppressivo solo rari richiami al vissuto personale e collettivo. L'antifascismo: negli anni in cui il fascismo è al potere, egli non teme di porsi pubblicamente all'opposizione. Mentre Ungaretti ottiene da Mussolini una prefazione della stampa del suo porto sepolto, Montale firma il manifesto promosso da Benedetto Croce per la libertà della cultura, fa pubblicare gli ossi di seppia a Piero Gobetti, uno dei più fieri avversari del regime, e non prende mai la tessera del partito fascista. I limoni: La poesia costituisce una fondamentale dichiarazione di poetica, sottolineata dalla sua collocazione in apertura della raccolta. Montale cerca il suo sentiero letterario lungo gli umili fossi della Liguria. Alle piante dai nomi rari, predilette dai poeti laureati, egli contrappone i domestici limoni, il cui colore acceso di sole e l’odore penetrante sono in grado di suggerire il senso più profondo della realtà. Poesie come I limoni sostituiscono lo splendido scenario in cui esplode il panismo dannunziano con un luogo umile, privo di suggestioni. Montale nella rappresentazione retrocede dalla costa all’immediato entroterra: ed è proprio su questi umili paesaggi che egli proietta il suo lucido atteggiamento verso l'esistenza, che non ha nulla della rassegnazione incline al patetico, propria dei poeti crepuscolari. Il sentimento di infelicità e disarmonia non induce infatti il poeta a chiudersi in sè stesso nè ad abbandonarsi al lamento. Egli sembra invece appagarsi di un momento di sospensione, aiutato dalla natura. Tacciono gli uccelli, l’aria è ferma, si diffonde l’odore inconfondibile dei limoni. Ora è possibile intravedere una via d’uscita dall’inganno consueto del mondo. Montale non pretende di affermare “la verità”, ma una verità qualsiasi, purché verità: anche quella di una misteriosa presenza, trascendente e divina, nascosta magari nella semplice quotidianità. Anche questa possibilità è però un’illusione provvisoria, ben presto destinata a svanire nella banalità di sempre, che cancella l’attesa di un’epifania. La parentesi si chiude e la grigia realtà torna in primo piano. Privata della luce e della calma necessaria alla riflessione, l’anima diventa amara (vv. 42). Ma resta ancora uno spiraglio di felicità: un’illusione fugace, affidata alla visione dei limoni, che alludono ad un “miracolo” ancora possibile. Non chiederci la parola: Apre la sezione degli “ossi brevi” che dà il titolo all’intera raccolta. Montale colloca il componimento in questa posizione enfatizzandone così la funzione di “manifesto”, in cui sinteticamente espone il suo modo di intendere la poesia. Per farlo sceglie una modalità dialogica, rivolgendosi ad un “tu” non precisato, da parte di un “noi” che sottintenderebbe un’intera generazione di uomini e di artisti, privi di quelle certezze che avevano sostenuto l’opera dei loro predecessori (come Carducci, Pascoli e d’Annunzio). Il poeta vi definisce la sua poetica per via negativa, nella convinzione che sia possibile esprimere soltanto ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Ritiene che le sue poesie abbiano la stessa caratteristica, in quanto sono tracce di ciò che rimane di una vita consumata dalla presa di coscienza di non poter decodificare il senso dell’esistenza e del dolore, sia dal senso d’impotenza provato dall’uomo, attanagliato dal “male di vivere”. Commentato [5]: Rimando al mio elaborato di greco? Commentato [6]: Panismo dannunziano: percezione molto profonda del mondo esterno, soprattutto se riferita a paesaggi naturali, che crea una fusione tra l'elemento naturale e quello più specificamente umano. Commentato [7]: Crepuscolari: trasmettevano la stanchezza di vivere ed un senso di depressione. Si abbandonavano alla corrente dell'esistenza, lasciandosi morire ogni giorno sempre di più.
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