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Montale: Vita e Poesia di Eugenio Montale, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Biografia e analisi poetica di Eugenio Montale, nato a Genova da una famiglia di commercianti di prodotti chimici. Ha trascorso l'infanzia e la giovinezza a Genova e Monterosso al Mare. Ha partecipato alla prima guerra mondiale e successivamente ha frequentato circoli culturali liguri e torinesi. Ha incontrato Anna degli Uberti e ha scritto 'Ossi di seppia'. Ha diretto il Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux e ha conosciuto Irma Brandeis. Ha lasciato il circolo per via delle leggi razziali e ha frequentato la rivista 'Solaria' e il circolo delle 'Giubbe Rosse'. Ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1975. La sua poesia è caratterizzata dalla metrica di quattro strofe in versi liberi con prevalenza di endecasillabi alternati con ottonarie e altri versi. Fa uso della poetica del varco e della poetica delle cose.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 19/10/2022

alberto-navarri
alberto-navarri 🇮🇹

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(2)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Montale: Vita e Poesia di Eugenio Montale e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! EUGENIO MONTALE nasce nel 1896 a Genova da una famiglia di commercianti di prodotti chimici (il padre di Montale era il fornitore dell’azienda di famiglia di Italo Svevo) divenendo presto uno dei protagonisti della letteratura e della cultura del 900. Trascorse l’infanzia e la giovinezza tra Genova e una seconda casa a Monterosso al mare nelle Cinque Terre, dove la famiglia trascorreva le vacanze. Frequentò studi tecnici per volere del padre, ma nel frattempo coltivava i suoi interessi letterari e assisteva alle lezioni di filosofia della sorella Marianna che, in quanto donna, aveva il permesso di dedicarsi a studi umanistici. Quindi, Montale ebbe una formazione da autodidatta, ha imparato sui libri e scoperto interessi e vocazioni attraverso un percorso individuale, senza condizionamenti non avendo avuto insegnanti. Un'altra sua grossa passione era quella della musica. Il suo maestro di musica era il famoso baritono dell'epoca Ernesto Sivori, con cui studiò musica per circa otto anni. Nel 1917, chiamato alla leva militare, partecipa al primo conflitto mondiale combattendo a Vallarsa, in Trentino, ma poi congedato per motivi di salute. Rientrato a Genova dopo la Prima guerra mondiale, inizia a frequentare circoli culturali liguri e torinesi; nel 1920 incontra a Monterosso la giovanissima Anna degli Uberti, cantata nelle sue liriche con lo pseudonimo di Annetta o Arletta. Nel 1927 si trasferisce a Firenze dove inizia a lavorare per la casa editrice Bemporad; anni importantissimi per la sua formazione e per la nascita della poesia moderna, venendo in contatto con numerosi autori del periodo: Ungaretti, Saba. Fu in questo periodo che scrive la sua grande opera “Ossi di seppia” pubblicata poi nel 1925. Nel 1929 viene nominato come direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux (nato nel 1820 per incentivare la lettura di giornali e riviste; ne fecero parte opere di grandi autori come ad esempio Leopardi). Nel 33 conosce Irma Brandeis, cui dedica un secondo libro poetico “Le occasioni”; nel 38 con le leggi razziali molti poeti diventarono scomodi, come anche Montale che aveva origini ebree, vedendosi costretto a lasciare il circolo entrando a far parte della rivista “Solaria” e frequentare il circolo delle “Giubbe Rosse” (circolo fortemente di sinistra). Nel 39 convive con Drusilla Tanzi, che sposerà solo nel 1962. Dopo la liberazione di Firenze aderisce al Partito d’azione (partito che partecipò alla lotta partigiana), partito democratico non comunista. Nel 48 si trasferisce a Milano dove viene assunto come giornalista del “Corriere della Sera” effettuando numerosi viaggi come inviato speciale, occupandosi soprattutto della critica musicale. Pian piano acquisì sempre più fama internazionale, vedendo molte sue opere tradotte in altre lingue. La sua fama divenne tale che nel 1967 venne nominato senatore a vita e addirittura nel 1975 vinse il premio Nobel per la letteratura. Muore il 12 settembre 1981 a Milano, sepolto poi vicino la moglie Drusilla. ● “I limoni”: scritta nel 1922, può essere letta come un manifesto poetico dell’autore; è la seconda della raccolta “Ossi di seppia” (gli ossi di seppia si trovano sulla riva della spiaggia e non si trovano mai tutti insieme nello stesso punto: vive un’emarginazione che è come una condanna per lui perché all’interno del mare tutto vive in armonia. L’osso di seppia è rigettato, ma in questo c’è un privilegio: quello di poter guardare il mondo dall’esterno e di poter riflettere sulle cose. Montale si ritiene un osso di seppia e vorrebbe comunicare con gli altri ossi di seppia, ma non riesce perché ognuno ha un suo osservatorio e una propria visione di verità, anche se parziale e frammentaria). La metrica della lirica è costituita da quattro strofe in versi liberi con prevalenza di endecasillabi alternati con ottonarie e altri versi. All’interno della poesia fa uso di due sue tipiche poetiche che sono: la poetica del varco (la vita sembra monotona, tutto è sempre uguale e sembra non succedere mai nulla di interessante; ma ognuno di noi, secondo Montale, conduce la sua vita cercando qualcosa che la migliori, qualcosa che la sconvolga, ma soprattutto qualcosa che riveli la verità: il motivo per cui noi siamo qui) e la poetica delle cose (l’autore vuole sottolineare che all’interno delle cose c’è la compresenza di due importanti fattori: semplicità e complessità. Le cose semplici, spesso, ci rivelano grandi verità. Quindi, non è il poeta a creare delle metafore, ma sono le cose stesse che hanno un loro significato e il poeta vuole proporcele). ● Analisi del testo: (prima strofa): “Ascolta (deittico), i poeti laureati (si riferisce principalmente a D’Annunzio, pensando fosse laureato) si muovono fra piante con nomi poco usati: bossi (arbusti sempreverdi), ligustri (arbusti ornamentali), acanti (pianta con grandi foglie frastagliate). Io, per me, che frequento solo stradacce con fili d’erba ai lati e attraverso pozzanghere (metafora riferita alla sua vita) mezzo seccate dove i ragazzi agguantano qualche rara anguilla (si riferisce ai bambini di Monterosso, della villa al mare) le viuzze che seguono i burroni, discendono tra i ciuffi delle canne (canneti delle Cinque Terre) ed ecco che compare un albero di limoni (nella “banalità” di questa pianta c’è qualcosa di incredibile perché ci sono delle pepite d’oro incredibili: “è nella banalità delle cose che troviamo le risposte che cerchiamo”)”. (seconda strofa): “Meglio se i gridi festosi degli uccelli si spengono nell’azzurro: più nitido si ascolta lo stormire delle fronde e il profumo dei limoni che impregna la terra (gli alberi dei limoni sono detti “rami amici” perché cari al poeta) e fa piovere in petto questa dolcezza inquieta. Qui quasi pe miracolo si calma il tumulto dei sentimenti contrastanti distratti per un attimo, qui tocca anche a noi contrapposti ai poeti laureati la nostra parte di ricchezza che è l’odore dei limoni.” (terza strofa): “Le cose si abbandonano, ma tutte le forze sono d’accordo per non farci scoprire il segreto e andiamo in giro in cerca dello sbaglio di natura, un punto morto, un anello che non tiene, un filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità. Siamo in cerca di quel punto debole che ci faccia capire, ci faccia indagare e percepire il profumo della verità e cogliere, seppur da lontano, una qualche disturbata Divinità (qualcosa di divino che ha ceduto al patto della natura e che ci permette di capire)”. (quarta strofa): la vita ci riporta alla quotidianità, alle città, dove il cielo si vede a stento; “La pioggia stanca la terra (personificazione) e poi il tedio invernale diventa più fitto (riferimento alla noia di Leopardi) la luce diventa scarsa e l’anima amara. Quando un giorno ci si imbatte in un portone tra gli alberi di un cortile si mostrano i gialli dei limoni; il gelo che era nel cuore si scioglie, le trombe d’oro del sole riversano nell’anima lo scoscio delle loro canzoni (il giallo dei limoni evoca l’immagine del sole estivo in contrapposizione al grigiore del tedio invernale) poetica del varco: il segreto della natura è per chi lo sa cogliere. ● “Non chiederci la parola”: pubblicato nel 1925, fa sempre parte della raccolta Ossi di seppia. Il componimento contiene una dichiarazione poetica; la forma metrica è di quattro quartine con versi di differente lunghezza rimati secondo lo schema ABBA CDDC EFEF.
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