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EURIPIDE, cenni storici e opere, Sintesi del corso di Greco

riassunto dettagliato di euripide per ripasso pre test

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 09/01/2023

lorenzo-emidi03
lorenzo-emidi03 🇮🇹

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Scarica EURIPIDE, cenni storici e opere e più Sintesi del corso in PDF di Greco solo su Docsity! L’Euripide È stato definito un “Meteco in Patria”. È una definizione antifrastica in quanto il Meteco è lo straniero che vive ad Atene con limitati diritti politici ma Euripide è Ateniese d’origine -> mette in luce quindi quanto fosse un personaggio molto ateniese ma in rottura con la polis di appartenenza. Nasce nel 480 a.C. a Salamina: la data unisce i 3 tragediografi: contemporaneamente Eschilo combatte a Salamina e Sofocle canta nel coro degli efebi un peana per celebrare la vittoria di Salamina. Tragediografo che non è in linea con la città di appartenenza a tal punto che si sa che vinse solo 5 volte gli agoni su 100 partecipazioni (quando invece Eschilo e Sofocle raccolsero moltissime vittorie). È il tragediografo di cui leggiamo di più (17 tragedie + 1 dramma satiresco) (avendole trovate nella biblioteca Laurenziana). Lungo tutta la sua carriera drammatica iniziata nel 455 a.C. scrisse 90 drammi due dei quali rappresentati postumi. Euripide vive in un momento per Atene (dal 430 in poi) in cui si è allo sbando (cioè il periodo di Cleone e Nicia, Atene post Periclea). Vi è infatti una gravissima crisi anche dal punto di vista culturale e nascono nuove tendenze filosofiche come la sofistica. Euripide, dal suo più grande critico Aristofane, è considerato la causa della decadenza culturale e morale di Atene (assieme a Socrate). Euripide sceglierà di andarsene da Atene per la sua rottura con la polis e andrà in Macedonia alla corte di Archelao dove morirà. Qui produce una delle sue più famose tragedie “Le Baccanti” (storia diversa da Eschilo e Sofocle). Anche la sua tragedia “la Medea” non ha un intento pedagogico ed è molto cruenta. Innovazioni - Sul piano tecnico: - Personaggi del mito resi molto umani, fragili, deboli. Uno dei personaggi che più scandalizzò Atene è il personaggio di Fedra, matrigna di Ippolito. (Fedra si innamora del figliastro e in una prima versione della tragedia Fedra glielo dichiarava sulla scena <taboo incesto fortissimo>. Fedra verrà definita prostituta da Aristofane nelle nuvole. Tale insuccesso da parte del pubblico che dovette presentarne una seconda versione). Euripide era così tanto distante dal modo di pensare del suo tempo. È un letterato che sgretola le incertezze della polis e si interroga su molti concetti normalmente dati per scontati. I personaggi di Euripide non sono personaggi eroici come Eschilo e il mito è spesso banalizzato, umanizzato. Presenta all’interno dei propri drammi personaggi poco eroici come la Medea, una straniera che arriva ad uccidere i figli. Il mito viene desacralizzato non ha una finalità paideutica. Il suo obbiettivo era far ragionare il pubblico su concetti etici e morali che spesso non venivano affrontati (ad esempio che cosa fosse la giustizia, su quali valori la polis si fonda…). Essendo tematiche differenti al pubblico non piaceva. - Euripide venne influenzato dalla sofistica (anche Sofocle aveva accolto una riflessione di questo tipo: Edipo credeva che con il logos si potesse fare tutto ma razionalità distrutta da un piano del Dio). Leggendo Euripide si nota che viene lasciato grande spazio al logos, alla recitazione del personaggio. A differenza di Eschilo, che lasciava grande spazio al coro, questo elemento a Euripide non interessa e viene invece lasciato grande spazio alle parti recitate in trimetri giambici (metro più simile al parlato) poiché permettevano un approfondimento psicologico del personaggio. Le ρησις, discorsi, sono molto numerosi. Nella commedia successiva il coro sparirà e verrà ridotto a uno spazio improvvisato. L’imprinting che da Euripide è quindi fondamentale per l’evoluzione del teatro greco, lui è già avanti. L’utilizzo del logos viene applicato anche nei cosiddetti αγώνες nelle sfide, gare. Spesso ci sono due personaggi che dialogano fra di loro sviluppando idee opposte. Questa è un’influenza sofistica. Nella produzione sofistica avviene un tipo di discorso, che si chiama δίσσος λόγος cioè il discorso duplice. Esiste una raccolta di discorsi filosofici che presentano riflessioni su tematiche opposte che (bene male, giusto ingiusto). Quando i personaggi Euripide i si scontrano su temi opposti riprendono gli scontri tra sofisti. Quindi perché Euripide non era apprezzato? Perché presentava all’interno dei propri drammi personaggi poco eroici come la Medea, una straniera che arriva ad uccidere i figli. Il mito viene desacralizzato non ha una finalità paideutica. Il suo obbiettivo era far ragionare il pubblico su concetti etici e morali che spesso non venivano affrontati (ad esempio che cosa fosse la giustizia, su quali valori la polis si fonda…). Essendo tematiche differenti al pubblico non piaceva. Questa impostazione che Euripide propone nei sui drammi, ad esempio nell’Elena riprende tradizioni antiche ( Stesiforo ): immagina che quella che si era recata con Paride non fosse l’autentica Elena ma bensì un doppio, fantasma κολοσσος e che la vera Elena in realtà fosse in Egitto quindi che la guerra di Troia si fosse combattuta inutilmente (politica pacifista). - Innovazioni sul piano strutturale : - Ruolo del coro depotenziato fortissimamente -> caratteristica della produzione teatrale fine V secolo e IV (questo è fondamentale nella commedia nuova il cui autore principale è Menandro, nelle quali il coro diviene totalmente assente, o meglio, le parti del coro cominciarono a essere improvvisate. {importanza del ruolo di Euripide nel dramma successivo}. - Aumento dei discorsi dei protagonisti specialmente nella struttura dell’αγών λόγων gioco di parole. I discorsi dei personaggi ρήσεις tra di loro contrapposti per persuadere il pubblico del proprio corretto punto di vista. (Es. nella “tragedia” Alcesti si legge lo scontro tra Admeto e il padre Ferete -> Admeto gli chiede di morire per lui ma rifiuta). Questa impostazione è molto evidentemente influenzata dalla sofistica che in quegli anni era molto attiva e aveva un’influenza culturale molto importante. Il tipico ragionamento sofistico era il δισσος λόγος ovvero discorso doppio -> esiste una raccolta prodotta in ambiente culturale sofistico di discorsi doppi tra di loro opposti (male/bene, bello/brutto) dimostrando così che tutto è relativo. Gli αγώνες sono recitati in trimetri giambici -> Breve lungo (V_) = giambo. Breve lungo breve lungo (V_V_) è un piede giambico 3 piedi giambici sono un piede giambico (V_V_/V_V_/V_V_) - Le tragedie di Euripide molto spesso iniziano con un personaggio προλογίζων cioè che recita il prologo. Es. Nelle troiane era Poseidone. -> antefatti della trama per informare il pubblico Euripide cambia i miti perché a lui interessa come riesce a rappresentare i personaggi sulla scena. - Tragedia a lieto fine: Alcesti torna in vita ma non è più quella di prima, è trasfigurata dalla morte. È chiaro che in un esempio di questo tipo abbiamo difronte un’enorme innovazione che occupava il quarto posto della tetralogia ma non era né una tragedia ne un dramma satiresco (non aveva i satiri). Siamo difronte al superamento di entrambi i generi letterari, è a metà tra tragedia commedia e dramma satiresco. È una tragedia che finisce bene (così anche come l’Elena che si riconcilia con Menelao) Dà vita a un intreccio che influenzerà successivamente la tradizione comica. Quella successiva di ispira alla produzione di Euripide in cui abbiamo delle tragedie che finiscono bene. Questa è la ragione per cui venne così poco apprezzato nella sua epoca. Finale Alceste. portata in scena nel 438 a.C. (Audio). Pagina 107 del fascicolo Famoso αγών λόγων cioè scontro di parole, tecnica frequente nel teatro Euripideo. Influenzato dalla sofistica (discorsi doppi di matrice sofistica che effettivamente mostrano un medesimo impianto). Il dialogo tra Ferete e Admeto è il più famoso dell’Alcesti. Alcesti è già morto. È colpa di Ferete se Alcesti è morta perché lui ha deciso di non morire. Admeto lo ripudia come padre. I personaggi di Euripide sono tutti maestri di retorica -> Ferete smonta tutte le argomentazioni che Admeto gli ha presentato. I personaggi discorrono smontando le argomentazioni degli altri, scontrano. Inizia quindi la sticomitia cioè discorso botto e risposta. (Pagina 115). Ciascun personaggio pronuncia un verso che si contrappone all’altro. A volte può anche essere spezzata a metà (metà verso a uno metà a un altro) -> si chiama in questo caso antilabè. I due personaggi sviluppano i loro discorsi retoricamente, come i sofisti, rispondendo punto su punto. L’argomentazione Admeto verte sulla responsabilità del padre morire per il figlio mentre l’argomentazione di Ferete afferma che non è compito del padre morire per il figlio. Perché il discorso sconvolge il pubblico ateniese? Ferete e Admeto sono legati da un legame di sangue, Alcesti si dimostra migliore del nucleo familiare -> Euripide vuole far riflettere su come la φιλία di Alcesti, l’amore di Alcesti per il marito è di gran lunga superiore a quello del padre -> il rapporto non basato sul sangue può vincere quello invece basato su di esso. Questo distrugge tutta l’etica del mondo arcaico (società di vergogna, legame intenso tra consanguinei come nell’Iliade, nell’Orestea, Agamennone...). Mira a sgretolare la morale tradizionale, quella morale per cui il vincolo di sangue è il più forte. Mette in discussione dei concetti che erano dati per assodato. La vicenda di Alcesti dimostra che lei supera il legame di sangue. È sempre vero che non esiste legame superiore a figlio e padre? Il padre è sempre fedele al figlio? No Protagonista della tragedia è Alcesti: donna-> eroina formidabile. Il teatro euripideo è quasi tutto un teatro di donne, che con la loro grandezza personale e intima affrontano una vicenda. Libro di testo -> morte di Alcesti. La figlia di Alcesti è molto più forte di quella che dimostrano i genitori di Admeto critica al sistema patriarcale tipico del mondo arcaico per cui il legame tra padre e figlio è il più forte. Logica diversissima da quella dell’Oreste. Ippolito Coronato La vera protagonista del dramma è Fedra. Euripide da una centralità formidabile alla figura femminile (es. Edipo -> il vero protagonista non è Edipo ma Giocasta) il che, in un Atene dove la donna aveva una posizione subalterna, era un elemento problematico. Nella seconda versione di Ippolito Fedra cambia atteggiamento perché si vergogna dell’amore e si suicida in una maniera maligna lasciando una missiva in cui diceva che Ippolito l’aveva violentata. Questo spinge Teseo (marito) a bandire Ippolito dal regno. Ippolito alla fine verrà colpito da un toro inferocito inviato da Poseidone. Prima della morte Ippolito il dramma viene risolto da Artemide (espediente drammatico del deus ex machina) la quale giunge alla fine del dramma e spiega a Teseo che ciò che è avvenuto è avvenuto per colpa di Afrodite e non di Ippolito. Ippolito viene perdonato da Teseo ma alla fine muore. La scena più interessante dell’Ippolito è il dialogo tra Fedra e la nutrice. Fedra vede dentro di sé lo scontro (che vedremo anche nella Medea) tra la propria parte razionale e il proprio θυμος (indole, animo): sa che l’amore che lei prova è un amore sbagliato, grande cambiamento rispetto alla prima versione del dramma. Euripide mette in crisi un’equazione di pensiero tipico della filosofia socratica: chi conosce il bene agisce automaticamente bene. Conoscere il bene consiste nell’agire bene, è un’impostazione intellettualistica. Fedra pur sapendo cosa è giusto, cioè non provare amore per il suo figliastro, lo prova e agisce in una maniera opposta rispetto a quella che sa essere bene (Afrodite mette in crisi questa impostazione Socratica, verso cui Euripide è scettico). Questo è evidente nel dialogo tra Fedra e la sua nutrice. Il dialogo è un αγών in cui mette in crisi l’impostazione filosofica socratica e la tecnica sofistica. La risposta della nutrice è tipicamente sofistica e spinge Fedra a non avere paura del suo amore ma a lasciarsi tentare: è una risposta ingannevole, pericolosa, mostra quanto a sua volta è pericoloso il pensiero sofistico. Quando Euripide viene accusato di essere un sofista bisognerebbe riflettere perché spesso smentisce le tipiche riflessioni sofistiche (sostenevano che non esistesse alcun principio etico fisso). Euripide viene influenzato da temi e strutture che usavano anche i sofisti ma con finalità opposte Dialogo tra Fedra e la Nutrice I personaggi di Euripide si caratterizzano per l’enorme introspezione filosofica. Spesso nel farlo Euripide tenta di mettere in crisi degli assunti che il suo pubblico ateniese dava per scontati Il dialogo di Fedra è una ρησις filosofica: esistono due specie di pudore uno non cattivo e uno rovina delle famiglie. Se fosse chiaro come agire la nostra lingua non esprimerebbe uno stesso concetto con la stessa parola (αιδος infatti vuol dire sia pudore sia vergogna). Decisione di Fedra è basata sulla consapevolezza che corrisponde al sapere cos’è bene ma provare qualcosa di differente: preferisce morire piuttosto che accoglierlo e essere annoverata tra coloro che hanno tradito i mariti di nascosto. È un’innovazione rispetto alla tradizione precedente: si parla dell’adulterio femminile in maniera libera, quando la condizione della donna ad Atene era subordinata. La nutrice ribatte con un discorso opposto dicendo che non ha senso morire per amore perché la forza di Afrodite è troppo grande e tocca tutti. Vuole spingere Fedra a vivere il suo amore. Molti sostengono che quella parte che Euripide censurò sia di fatto confluita nella parte della nutrice. Probabilmente le argomentazioni della nutrice erano originariamente di Fedra nella prima edizione del dramma. [Ovidio nelle Heroides (eroine) ci sono eroine femminili che scrivono lettere ai loro amati e tra queste c’è quella che Fedra scrive a Ippolito. Qui Fedra è molto fiera del proprio amore e il testo viene spesso messo in relazione con le argomentazioni della nutrice.] Euripide e mostra come la persuasione delle parole spinge a delle azioni terribili -> i due protagonisti muoiono. C’è l’idea che tutto nasca da Venere che verrà ripreso da Lucrezio all’inizio del de rerum natura (parte sottolineata). La nutrice ribalta le argomentazioni di Fedra dicendo di poter serenamente tradire il meteo perché tanti di questi pur traditi fanno finta di nulla -> è un’argomentazione pericolosa. Mette in guardia gli aspettatosi dal pericolo che le argomentazioni dei sofisti possono presentare. La risposta della nutrice viene demolita dalle argomentazioni di Fedra che pronuncia una ρησις antiretorica e antisofistica basta sui suoi principi morali e etici. Qui sta il suo lato eroico. La parte centrale della tragedia di Euripide presenta quasi sempre l’αγών tra vari personaggi. Prologo Una delle tipiche modalità drammatiche di Euripide è di far iniziare le tragedie con un prologo spesso pronunciato da una divinità. Accade spesso che il prologo sviluppi in breve l’intero dramma anticipando un po’ la fine: Euripide non è interessato alla vicenda in sé ma allo sviluppo psicologico dei personaggi. Pronunciato da Afrodite che è la dea che ha spinto Fedra all’amore incestuoso. Afrodite dice subito che chi è orgoglioso (cioè si sentono superiori a lei, non concedendosi al desiderio d’amore) viene abbattuto -> concezione della divinità presentata a Euripide. La divinità è spesso maligna nei confronti dell’uomo, è spesso malintenzionata. Svela già come finisce. Questo testo è importante per due ragioni: 1. caratteristica drammaturgia -> prologo che svela la trama -> Euripide non è del tutto interessato allo sviluppo della trama. Il peso tragico non risiede nella trama perché la grandezza di Euripide è la resa psicologica dei personaggi (es. dialogo tra Fedra è nutrice. Pur innamorata Fedra si sente colpevole). 2. concezione della divinità: se nell’Agamennone di Eschilo Apollo difende il protagonista e la divinità è vicina all’uomo, già in Sofocle il divino si trova in una dimensione estranea all’uomo, in Euripide la concezione della divinità diventa ancor più negativa perché è intenzionata a colpire Ippolito, il dio vuole far del male ad Ippolito, è sfavorevole nei confronti dell’uomo. Medea Portata in scena nel 431 a.C. (Quando iniziò la guerra del Peloponneso). La protagonista è una donna: viene drammatizzato un mito, che è il mito degli argonauti. Il personaggio di Medea fa parte di una tradizione mitica degli argonauti > mito che tornerà perché il principale poeta epico di epoca elle e istiga si chiama Apollonio Rodio. Antefatti Pelia doveva essere spodestato dal trono da un giovane senza un sandalo (Giasone). Pelia, suo zio, gli dice di prendere il vello d’oro che era un’impresa impossibile. Il vello d’oro era il manto di un caprone su cui erano fuggiti due giovani, Ella e Frisso, scappato dalla matrigna. Si erano rifugiati in Colchide dal re Eeta padre di Medea. Una volta morto il caprone venne conservato il manto. Medea è la figlia quindi del re Eeta, il re della Colchide che è il regno presso cui viene conservato il vello d’oro. Medea è la principessa di questo lontano regno (in Georgia, zona euroasiatica). Giasone si recò presso Eeta perché Medea era una φαρμακεία cioè una maga, una donna dotata di poteri supernaturali. Medea aiuta Giasone nella sua impresa tradendo il padre (compie azioni tremende come tagliare il fratello a pezzi) e la patria. Infine fugge con Giasone in Grecia. Questa parte del mito non è drammatizzata da Euripide. Il pezzo su cuiEuripide si concentra è quello successivo. Trama Leggiamo di una Medea che è già arrivata in Grecia con Giasone e che con questo ha generato due figli, in particolare la tragedia è ambientata a Corinto e scopriamo fin da subito che le cose tra lei e Giasone non vanno molto bene. (Il pubblico aveva già profonda conoscenza del patrimonio mitico del proprio popolo.) La scena si svolge a Corinto. Quando sono giunti in Grecia il rapporto tra i due inizia a deteriorarsi. Giasone pur di ottenere un legame con la nobiltà di sangue di Corinto ripudia Medea sposandosi con la figlia del re di Corinto (Creonte -> tipico personaggio che incarna l’autorità) Medea avrà una reazione molto dura ma molto calcolata: deciderà di avvelenare attraverso dei doni la nuova sposa di Giasone e di uccidere i suoi figli avuti con Giasone (si macchia di matricidio per privarlo della prole). Personaggio di Medea Medea è una straniera (Colchide) e alcuni hanno sostenuto che la maniera in cui Euripide aveva presentato il personaggio di Medea raccogliesse tutti gli stereotipi relativi alla donna orientale. Non è così in realtà perché è una donna che Euripide presenta di fatto, nella maniera in cui si comporta, come molto greca. Il termine ξενος viene usato solo 4 volte e lei ha comportamenti tipici donna greca -> onora ad esempio divinità greche. Gioca intenzionalmente con il concetto di alterità (l’altro, diverso).  Medea è l’ennesimo personaggio femminile di una tragedia di Euripide. Medea è una donna che rivendica il diritto di fedeltà del marito. Il comportamento di Giasone è una αδικία, contrario a ciò che è giusto. Per il pubblico che Medea vede, la rivendicazione da parte del marito di una donna è una cosa inconcepibile perché la figura della donna è in una condizione di subalternità. Euripide invece presenta una donna che rivendica il proprio diritto di avere un marito fedele e in particolare presenta un famoso discorso in cui analizza la condizione terribile della donna. Il personaggio di Medea è molto greco quindi, nonostante la sua origine barbara il personaggio euripideo assume
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