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F. Hegel e interpretazioni nel Novecento, Slide di Filosofia

Lavoro di approfondimento sulla figura di Hegel e le interpretazioni che gli sono state rivolte nel corso del XX secolo

Tipologia: Slide

2018/2019

Caricato il 04/07/2019

saradonghii
saradonghii 🇮🇹

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Scarica F. Hegel e interpretazioni nel Novecento e più Slide in PDF di Filosofia solo su Docsity! F. HEGEL: UN FILOSOFO ETERNO Le interpretazioni nel Novecento La riscoperta della filosofia hegeliana ■ La filosofia di Hegel ha rappresentato una svolta dal punto di vista filosofico, culturale e morale nel corso del XIX secolo. Inevitabilmente, infatti, tutta la filosofia da lì in poi avrebbe dovuto confrontarsi con il suo pensiero. ■ Proprio agli inizi del ‘900 gli scritti giovanili di Hegel ricominciano nuovamente a ricevere attenzione da parte del mondo filosofico dell’epoca. L’esigenza di questa riscoperta è avanzata soprattutto da un lavoro del filosofo tedesco Dilthey (Storia della giovinezza di Hegel, 1905) che trattava il primo Hegel all’interno del romanticismo tedesco. Obiettivo di Dilthey è quello di creare le condizioni per la valorizzazione di questo periodo nella conoscenza e nell’interpretazione globale del pensiero hegeliano. ■ L’operazione critica e filologica di Dilthey sviluppa una mediazione culturale di vasto raggio, da cui prese le mosse una vera rinascita hegeliana. Gli studi di Hegel si muovono dai primi esperimenti teorici sino alla Fenomenologia dello Spirito. La dialettica applicata alla religione cristiana ■ Il contenuto dell’infelicità religiosa, il senso del mondo come dolore, separazione, va ritrovato all’interno della logica dialettica, perché ne costituisce un fulcro vitale. ■ Il sentimento religioso quindi si pone attraverso un’ambivalenza essenziale: è al tempo stesso anelito al superamento del dolore e approfondimento del dolore. Soltanto la dialettica (tesi-antitesi-sintesi) può spiegarne le implicazioni: una coscienza che si dà come rottura e separazione tra sé e il divino, è anche, al tempo stesso, consapevolezza implicita della lacerazione all’interno del divino. ■ Il peccato per Wahl vale innanzitutto come un’esperienza dell’opposizione (tra la mutevolezza dell’umano e l’immutabilità del divino), e acquista un significato ancora maggiore quando il riconoscimento dell’opposizione (antitesi) esprime l’esigenza di una riconciliazione profonda dell’umano col divino, dell’esistenza con l’essenza (sintesi). ■ Il cristianesimo esprime già nelle sue estreme conseguenze la separazione profonda tra mutevole e immutevole; ma lo sviluppo dialettico non fa che descrivere come la separazione si approfondisca fino a farsi inglobamento dell’opposto, e quindi unità restaurata, basti pensare alla triade cristiana per eccellenza (padre, figlio, spirito santo). Jean Hyppolite (1907-1968) ■ Hyppolite, allievo di Freud, Marx e Bergson, è un altro protagonista della rinascita francese degli studi hegeliani, un interprete attento alla maturazione del pensiero hegeliano, in cui mira a cogliere l’originalità delle fonti. ■ Il giovane Hegel, per Hyppolite, manifesta sin dall’inizio un’indipendenza dalle impostazioni ‘moralistiche’ di Kant. Il filosofo, rivoltosi alla storia prima che alla filosofia, pensa la sua nozione fondamentale di totalità (o universale concreto) innanzitutto a partire dal significato della polis greca, intesa come esperienza unica ed irripetibile della storia del mondo. In essa la comunità sovraindividuale viene espressa e vissuta direttamente, cioè senza mediazioni, dai singoli; l’intero, la totalità, ci vengono consegnati dalla storia prima che dalla ragione. ■ L’individuo e il tutto si compenetrano, e il primo si realizza attraverso uno spirito finito che costituisce la destinazione, il senso ultimo del suo agire. "L’incarnazione dello spirito è una realtà individuale e universale che appare nella storia del mondo sotto la forma di un popolo". ■ Il giovane Hegel, insomma, tentava di elaborare la strumentazione teorica per concepire come lo spirito esista e si manifesti in un’esperienza storica singolare, finita, unica. Alexandre Kojève (1902-1968) ■ L’interpretazione di Kojéve verte sull’idea del rapporto Servo-Padrone all’interno della filosofia hegeliana, dandone una lettura originale e a tratti utopistica. ■ L’antropogenesi, la nascita cioè dell’Uomo storico avviene quando il Desiderio comincia ad essere rivolto verso qualcosa di non naturale, cioè un altro desiderio, quasi un desiderio del desiderio. ■ Kojève rievoca in chiave “mitica” l’incontro tra queste due primordiali soggettività, che si guardano negli occhi e che desiderano fermamente la stessa cosa: che l’Altro lo riconosca come essere umano. L’innesco del tempo storico è quindi un desiderio creatore rivolto al riconoscimento di sé nell’altro. E’ un processo aspro e cruento, una vera e propria lotta, un bisogno essenziale quanto la vita, e per il quale sono entrambi disposti a mettere in gioco la propria vita. Soltanto quando uno dei due abbassa lo sguardo e china la testa, il bisogno di riconoscimento sarà appagato. ■ La fine della storia segna la fine dell’Umanità. Ma non è una catastrofe cosmica. L’uomo resta in vita come animale riconciliato in accordo con la natura. Quello che scompare è l’uomo inteso come soggetto storico in lotta per il riconoscimento, attraverso la dialettica servo/padrone: fine dei movimenti politici e sociali, fine delle guerre e delle rivoluzioni. Cessa ogni azione storica perché «l’avvenire» – dice Kojève – «è un passato che è già stato; la vita è puramente biologica». Anche l’arte, l’amore e il gioco cessano di avere la loro solita funzione. ■ Una sorte non diversa spetta alla filosofia, la quale, non essendo più necessario comprendere il mondo, che dal punto di vista storico è finito, si trasforma in saggezza eterna. Tutto lo spirito umano finirà trascritto nel Libro (cioè la Fenomenologia dello Spirito stessa) nel quale gli eredi dell’uomo storico, i saggi, troveranno la risposta sullo svolgimento, il significato e il fine degli avvenimenti storici. ■ Quella prospettata da Kojève è una situazione in svolgimento. La direzione dell’umanità è quella della «formazione di uno stato universale e omogeneo» dove il cittadino mondiale sarà definitivamente soddisfatto, sottratto alla logica del desiderio e del bisogno, capace di accontentarsi di quello che ha, e felice in funzione di quello che è. Fonti MH Nttp://www.filosofico.net MB Nttps://oltrelalinea.news/2017/07/01/la-provocazione-marxista-di- alexandre-kojeve-parte-i/
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