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F. ROHR VIO, LE CUSTI DEL POTERE - DONNE E POLITICA ALLA FINE DELLA REPUBBLICA ROMANA ED SALERNO 2019 (1), Appunti di Storia Romana

Tratta delle condizione particolare della donna alla fine della repubblica, in cui avviene un mutamento del ruolo sociale secondario agli squilibri politici interni che dai Gracchi si svilupparono il rinnovamento istituzionale romano Augusteo. Le donne assumeranno sempre più potere e dovranno confrontarsi il "Mos", giudice attento e costrittivo, con il quale svilupperanno un dialogo via via che la situazione politica si sviluppa nell'ultimo secolo repubblicano.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 10/01/2021

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Scarica F. ROHR VIO, LE CUSTI DEL POTERE - DONNE E POLITICA ALLA FINE DELLA REPUBBLICA ROMANA ED SALERNO 2019 (1) e più Appunti in PDF di Storia Romana solo su Docsity! FRANCESCA ROHR VIO LE CUSTODI DEL POTERE. DONNE E POLITICA ALLA FINE DELLA REPUBBLICA ROMANA SALERNO EDITRICE 2019 PARTE 1 1 TESSERE RELAZIONI FAMILIARI E LEGAMI POLITICI 1.1 FIDANZAMENTI E MATRIMONI Le decisioni nel sistema politico romano repubblicano erano stabilite da alleanze mutevoli che si formavano per contingenze politiche: a stabilizzarle erano i fidanzamenti e i matrimoni che davano loro ufficialità al pubblico. I matrimoni avvenivano cum manu (sposa sotto autorità del marito) o sine manu (autorità del padre o tutore). I vincoli tra famiglie si traducevano in legami politici (1-Mario, sposa Giulia e accede all’aristocrazia; 2- Cesare sposa Cornelia, figlia di Cinna , capo dei populares dopo Mario; 3-Pompeo sposa Antistia, figlia del giudice che lo avrebbe giudicato di appropriazione indebita. La lascia e sposa Emilia Scura, figlia di cecilia Metella consorte di Silla per convenienza politica; 4-Cicerone si risposa per soldi).. Le donne portavano in dote l’eredità familiare (soldi o politica) e avevano come compito la procreazione. I matrimoni duravano oltre il matrimonio. I figli garantivano la prosecuzione delle politiche matrimoniali, che perduravano e legavano le famiglie (1-Scauro vuole essere difeso con ingerenze in tribunale da Pompeo in virtù del figlio suo che è nel nucleo di Pompeo; 2-Ortalo sposa la Moglie in cinta di Catone Marcia; 3-Livia Drusilla sposa Ottaviano , incinta, spinta dallo stesso marito, concedendo vantaggio al marito di tipo politico e a Ottaviano di creare legami parentali all’interno di una delle più potenti famiglie di optimates in Roma, aprendosi a tutto il panorama politico). 1.2 RIPUDI E DIVORZI I divorzi e ripudi, spesso attribuiti a falsa o vera sterilità-sempre della donna, avevano anche ricadute politiche poiché interrompevano le relazioni acquisite (Pompeo ripudia la moglie per sposare Giulia, figlia di Cesare e rinsaldare i triumvirato. Alla morte di Giulia Plutarco scrive:”…il legame familiare..se non aveva soffocato la sete di potere dei due uomini, l’aveva per lo meno velata, nella città scoppiò la tempesta…”. 1.3 IL RUOLO PROPOSITIVO DELLE MATRONE Decidere quindi le politiche matrimoniali e i divorzi dava potere politico. Il diritto romano prevedeva che fosse il pater familiare, marito o il padre (eventualmente un tutore alla morte del padre)a decidere a chi sposare la prole e con quale famiglia. Le donne si trasformarono in alcuni casi a soggetto attivo nella politica matrimoniale (dalla scelta all’azione). Si riportano le sollecitazioni di matrone che pretendono di essere interpellate dal marito prima di scegliere il marito per le figlie (170 a.c. Scipione Africano sposa sua figlia Cornelia Minore, madre dei gracchi, con Gracco pater senza dirlo ad Emilia, la moglie, che lo riprende malamente per non averla interpellata). In questo le matrone chiedevano, meglio pretendevano, pari diritto, almeno per le figlie. Nel I secolo le mogli arrivano a chiedere pari diritti anche nella condivisione delle scelte e delle informazioni politiche (Catone rifiuta il matrimonio di una delle figlie a Pompeo e le figlie e la moglie lo criticano duramente; Porcia moglie di Bruto pretende di sapere cosa serpeggia nella mente del marito, ossia l’omicidio di cesare, Plutarco Vita di Bruto), fino all’indipendenza sulla decisione (Valeria, vedova, seduce Silla e ne diventa Sposa; Cornelia Minor resta vedova, come la madre, per disporre dell’autonomia giuridica ed economica della condizione vedovile; Publilia discute i termini di divorzio in vece del marito defunto). Fidanzamenti, matrimoni, divorzi e ripudi le donne intervenivano già in età monarchica nella vita politica, come figure passive. Nell’epoca tardo repubblicana le matrone assunsero un ruolo attivo come partecipi alle iniziative del tutore maschile ma anche come indipendenti. Agivano nei contesti appropriati, la casa. Le donne avocavano a sé il diritto di legare il fili familiari e tra casate, con una intrinseca valenza politica, anche se mascherata da tradizione. 2 EDUCARE I FIGLI, EDUCARE I CITTADINI 2.1 LA FORMAZIONE CULTURALE DELLE MATRONE TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE Le madri avevano il compito di insegnare i valori della comunità incarnati in esempi di comportamento. L’attività era svolta nella casa, luogo attribuito alle donne, dove era concessa l’uso della parola (istituzionalizzato era l'uso della parola dentro casa e fuori no, molto limitato: le divinità Tacita Muta e Aio Locuzio incarnavano il concetto). Nella tarda repubblica le donne sviluppano il ruolo di educatrici per le contingenze politiche (marito in fuga, in guerra o morte per le lotte politiche), che riservano spazio ampio di potere e di manovra. Nel secolo precedente inoltre le donne facoltose ebbero l’occasione di acculturarsi, spinte dalle famiglie , che si vantavano di avere figlie istruite e grazie alle ricchezze giunte dalle campagne orientali (Ellenistiche in particolare), che permisero alle donne di valutare anche il miglior tipo di istruzione da far assimilare ai figli: esempio calzante è Cornelia, madre dei gracchi e figlia di cornelio scipione: in casa giunse probabilmente una ricca biblioteca dalla Macedonia , in cui lo zio Lucio Emilio Paolo aveva acquisto la biblioteca reale di Perseo appena sconfitto. 2.2 L’AZIONE PEDAGOGICA DELLE MADRI Le matrone insegnavano alle figlie femmine e ai figli: di loro responsabilità era i rudimenti di lettere e calcoli, ma alle matrone competeva la trasmissione della memoria familiare: avevano il ruolo di custodi dell’identità gentilizia del proprio clan (n.b. nota personale: perché l’uomo vive ma tendenzialmente meno, esposto a pericoli più spesso). A certificare questo aspetto è l’evento in cui Sempronia avrebbe dovuto baciare in pubblico un certo Lucio Equizio, che nella sua campagna elettorale si spacciava parente dei Gracchi: lei rifiutandogli il bacio rivelò la sua menzogna ai magistrati (non parlando perché in pubblico era vietato). Alle donne era riconosciuto il ruolo di tutore del clan per codificare trasmettere la memoria familiare per le generazioni successive. Il peso della responsabilità prevedeva quindi anche la scelta dei maestri, che avevano l’onere di costruire i loro pensiero. Attraverso l’educazione dei figli le matrone perseguivano la trasmissione dei patrimonio di valori condiviso, il mos maiorum. Educando i figli la matrona aveva quindi ripercussioni anche nella vita pubblica, attraverso le idee e gli atti che i figli adulti portavano in essa. Quintiliano: In realtà spererei che i genitori avessero il livello più alto di educazione possibile: e non solo i padri, abbiamo infatti appreso che tanta parte dell’eloquenza dei Gracchi è frutto del lavoro della loro madre Cornelia”. 3 COSTRUIRE E CONSERVARE LA MEMORIA 3.1 MORTI UTILI Le donne , anche se passivamente, potevano con il loro ricordo nelle celebrazioni funebri avere un forte peso politico: per questo prese piede la concessione dell’onore pubblico alle matrone. Inoltre il funerale era il luogo in cui venivano raccontate le storie della gens, esplicitando le parentele e gli atti per il pubblico e quindi il momento del portavoce di fidelizzare gli ascoltatori alla gens e quindi a se stesso. Cesare : nel 68 e 69 celebrò l’Onore alla Zia Giulia e alla Moglie Cornelia, poiché la prima rappresentava il legame familiare di Cesare con Mario e la seconda con Cinna, capo successivo a Mario , accostandoli nella famiglia di Giulio e quindi rendendolo possibile concorrente a capo della fazione: queste due morte erano un manifesto politico. Silla: onori a Cecilia Metella Dalmatica legami con i Metelli 3.2 LA CURA DELLE SPOGLIE Secondo il mos maiorum, nel funerale le donne avevano un ruolo passivo: all’uomo spettava la parte pubblica del ricordo mentre alla donna le manifestazioni di sofferenza attorno al letto del defunto, La donna in casa gestiva i manes (pulire i corpo per purificarlo prima dell’inumazione) ,nella pompa funebris procedevano a capelli sciolti e disordinati manifestando il dolore, l’uomo sceglieva l’osso dalla pira funeraria da interrare e la donna lo custodiva fino al giorno prestabilito. Nella tarda repubblica iniziarono ad avere ruoli attivi, con la strumentalizzazione politica dei corpi: Azia, madre di Ottavio , è l’incaricata d cesare per le esequie del suo funerale: l’azione è gravida di significato per 1- sconfina il ruolo della donna, che organizza il funerale e 2-le esequie pubbliche di un politico assassinato generano tafferugli ,scontri e vendette, dando peso politico a chi le pronuncia. Il funerale di Cesare fu infatti organizzato da Marco Antonio, ignorando il testamento e durante il funerale gli auditores puntarono il dito La politica passava attraverso alle donne: erano il veicolo di mediazione tra due soggetti che vogliono confrontarsi. Il modello femminile tradizionale prevede che l’uomo invii una donna di famiglia per parlare con la donna di famiglia che parli con l’interessato: è un codice previsto dagli usi e costumi e accettabile perché avviene tra le mura di casa. La stessa tradizione tramanda però casi eccezionali: delle Sabine al tempo di Romolo che furono mandate a fare da pacere tra Romani e Sabini (per quanto anomalo già si in questo esempio che la latrice sia donna) Altro esempio sempre in una dimensione familiare Veturia e Volumnia nel 489-88 trattarono a nome di Roma con Coriolano, figlio e fratello un Romano esiliato che assedia Roma a capo dei Volsci, per liberare Roma dall’assedio. (Nota mia: in entrambe le occasioni si tratta di situazioni di pericolo, nel caso di Coriolano estremo, che permettono l’avvenimento di queste eccezionali ambasciatrici, comunque su iniziativa personale delle donne ). Avvenne anche però che furono le donne al lamentarsi direttamente: Con Il provvedimento fiscale vennero tassate le matrone per finanziare la guerra contro i cesaricidi: le matrone interpellarono direttamente i triumviri nel foro, dopo che interpellarono le donne a portavoce (Ottavia e Fulvia, ma fulvia negò l'aiuto). 6.2 I SECOLO A.C.: UNA REALTÀ COMPOSITA Nelle scosse di terremoto che avvicinano la fine della repubblica la caduta del mos maiorum ,nell’emergenzialità, gli uomini di potere mancano e si aprono ai cui riferirsi iniziano ad essere nuovi campi in cui la pratica di usare le donne come mezzo di comunicazione, come fondamentali latrici di informazioni diventa uso comune , accettato nell’emergenza della situazione. Le donne in questo contesto diventano anche latrici di se stesse e delle proprie richieste, in virtù della vicinanza all’uomo di potere: Terenzia : Terenzia la Moglie di Cicerone, Ottavia sorella di Ottaviano, Fulvia moglie di Marco Antonio, tutte precedute da Cecilia Metella moglie di Silla nell’88 entrano a far parte prepotentemente del sistema di potere romano. I rapporti sono vari e variegati: rimane la vicinanza come valido motivo di ingaggio per gli interessati. Esempi: 1. Nel 63-62 Fulvia (non la fulvia di clodio), l’amante di una dei congiurati Catilinari, si interfacciò con Terenzia per avvertire l’Arpinate Cicerone , in quel momento console, della progettazione della Congiura. 2. Cicerone interpella personalmente Mucia Terza e Clodia, entrambe in parentela con un tribuno, Metello Nepote, in quanto sorella uterina e Moglie del Fratello. Voleva far pressione perché il tribuno non lo ostacolasse: il tribuno osteggiava l’arpinate per l’uccisione dei Catilinari. 3. Chelidone, cortigiana di Verre ha una fortissima influenza su di Lui, tanto, dice Cicerone nel processo, che le folle si stipavano in casa di una prostituta per avere a che fare con il pretore (74 A.c.) 4. Citeride, moglie e amante di uomini influenti, mima di professione, ottenne con la relazione extraconiugale con Marco Antonio un potere enorme (come cicerone ricorda nelle Filippiche) PARTE 2 USCIRE DALLA DOMUS: MATRONE NELLE STRADE DI ROMA 1.1 PRECEDENTI CHE DIVENGONO MODELLI Appiano: “Le donne prendevano coraggio, venivano in assemblea, chiedevano conto ai magistrati delle loro azioni” Il senato controlla il mos maiorum e valuta i comportamenti dei cittadini, regolandone i comportamenti. Le donne in pubblico vivono sotto il giudizio di osservatori che cercheranno di valutare il loro operato. 42: Provvedimento straordinario dei triumviri Marco Antonio. Ottaviano e Lepido per finanziare la spedizione in Grecia contro i cesaricidi: tassate 1400 matrone. Le matrone provarono, come il mores imponeva , di cercare un tramite nelle donne di Famiglia, ma il netto rifiuto di Fulvia, moglie di Marco Antonio le convinse di fare da se: scelsero Ortensia, coltissima figlia di Ortensio Ortalo poeta, che le rappresentasse davanti ai triumviri. Questo è l’esempio di come le donne in pubblico agiscano direttamente nella sfera politica attraverso l’uso della parola e con coscienza di Ordo (di classe). Le matrone giungono a questo nel disastro politico delle guerre civili: gli uomini che ne rappresentano gli interessi disertano le sedi istituzionali, il divieto di accesso alle donne in queste sedi per legge e difficoltà delle donne di operare in pubblico (il divieto di parlare agli sconosciuti e in pubblico, che ha portato la lontananza del genere dall’agone politico). Le donne però operano in pubblico: la strada e l’uscio di casa sono il loro scranno (Fulvia e la madre di Marco Antonio nel 43, vestite a lutto percorrevano le strade di roma e bussavano a casa dei senatori per influenzare il voto di alto tradimento sul marito e figlio Marco Antonio nel 43). In questi contesti l’azione delle donne doveva trovare una buona motivazione nelle tradizioni altrimenti sarebbe stata fortemente criticata da essere presa come pessimo esempio dai senatori fino a creare un antimodello. Le matrone furono spesso chiamate in pubblico ad operare come cittadine: 395: Matrone danno i loro gioielli per pagare il tempio ad Apollo, promesso per la vittoria contro Veio 390: Matrone danno i gioielli per pagare Brenno e riscattare Roma In questo contesto nel 42 le matrone eleggono a Portavoce Ortensia, figli degli optimates Ortensio Ortalo, per trattare con i triumviri di ridurre l’imposta matronale per pagare la guerra ai Cesaricidi (1440 matrone tassate eccezionalmente: ricordiamo che nel contesto emergenziale le matrone negli anni erano diventati tutrici della cassa familiare e accumulatrici dei beni di famiglia , o meglio delle varie famiglie). Ortensia donna parla con uomini non di famiglia in pubblico intromettendosi in una decisione che ha valore di legge: dovrebbe essere uno scandalo, ma invece è un’eccezione. L’eccezione può essere compresa se avviene in un contesto di emergenza ed a fini di salute pubblica o comunque per difendere la categoria. Le azioni di Fulvia la caratterizzano come antimodello poiché la rendono , nella sua difesa degli interessi personali, invasore del contesto maschile: si comporta come un uomo. 2 PARLARE IN TRIBUNALE 2.1 TESTIMONI IN AULA Nella tarda repubblica le donne si inseriscono anche nei tribunali. Partiamo dai precedenti: Fufezia: Vestale che testimonia in tribunale Sempronia, sorella dei Gracchi viene chiamata in tribunale per baciare Equizio, un cittadino che millanta di essere imparentato con i gracchi: lei lo rifiuta e salva l’onore della famiglia, esplicitando l’estraneità di Equizio dalla famiglia: in pubblico, ma per la famiglia e zitta: il mos maiorum accetta l’eccezione. Tarda Repubblica: 61: matrone Aurelia e Giulia (madre e sorella di Giulio Cesare) accusano Clodio di essersi inserito nei culti della bona dea travestito 52: Fulvia e Sempronia, Moglie e madre di Clodio, testimoniano contro Milone, e si vendicano facendolo esiliare Queste donne parlavano in pubblico ma per difendere la famiglia ( e i riti sacri della repubblica), quindi il mos maiorum li accettò. 2.2 PAROLA AGLI AVVOCATI Le matrone iniziano a prendere parola nel foro, tralasciando la discrezione e morigeratezza richiesta dai mores e agendo come avvocati. Le donne erano estranee al modo del foro: la parola era pubblica e nel foro si difendevano interessi politici e gli accusati erano difesi dai clienti o dai benefattori dei clientes, intessendo relazioni e legami politici: le donne erano estranee. Afrania: accettabile che parli al foro perché non aveva alcun parente che potesse farlo (ma eccezionale) Ortensia: difende un interesse pubblico, di ordo matronarum (e elogiando lei si elogia il padre Ortensio Ortalo) Giulia: nel 42 la madre di marco antonio irrompe dai triumviri in pubblico per difendere Lucio, il fratello, proscritto da Antonio perché lo ha denunciato in precedenza. Giulia pone in pubblico, con la parola, la sua autorevolezza di cittadina allo status di madre, obbligando il triumviro in pubblico a sottostare ai suoi doveri di figlio (lucio fu reintegrato e salvato da Giulia). 3 PARTECIPARE ALLA VITA MILITARE 3.1 UN MONDO PRECLUSO ALLE DONNE In età regia le donne si inserirono nel contesto militare in condizioni eccezionali dove poterono far valere il potere delle loro relazioni per salvare la patria (le Sabine sul campo di battaglia ) o Volumnia e Voluptia con Coriolano. Nell’età repubblicana le matrone iniziarono a seguire il marito nelle campagne militari agli angoli del mediterraneo. In ogni caso le donne rimanevano estranee alle pratiche militari e rimaneva agli albori del primo secolo a.c. impensabile che una donna esercitasse un qualsivoglia potere militare (Catone, che nel 195 criticava ferocemente il vestiario ricco e poco rispettoso del mos maiorum, sbeffeggiato da Valerio invitandolo ad armare le donne nel contesto della fine della Lex Oppia, 195 ). 3.2 I CASI ECCEZIONALI DELLA TARDA REPUBBLICA Nel periodo finale della repubblica le matrone seguirono i mariti in fuga da roma o all’inseguimento di qualcuno o nelle campagne militari. Le donne divennero emissari politici dei mariti e a volte assunsero funzioni militari in constesto bellico. 86: Cecilia Metella Dalmatica raggiunge Silla impegnato contro Mitridate (silla nemico pubblico) e sicuramente entrò in contatto con le truppe , passivamente, come oggetto di sfottò degli ateniesi ai danni di Silla. 49: Clodia, al seguito di Pompeo e cognata di un Metello, si fece latrice di messaggi con il genero e stette a stretto contatto con le truppe i comandi. Cornelia Metella: moglie di pompeo, fu scortata da sola dai soldati nelle peregrinazioni per il mediterraneo per seguire la fuga del marito 41: Livia Drusilla scortata dall’esercito si presenta da sola 40: Giulia, madre di Marco antonio scortata da sola 37: Ottavia: sorella di Ottaviano e moglie di Marco Antonio, porta le truppe per la campagno orientale al marito con gli omaggi del triumviro fratello Giulia in particolare ruppe la tradizione in difesa di lucio, suo fratello: si interpone tra i militi che vogliono uccidere suo fratello , minacciandoli di prendersela con lei, madre del loro generale (marcon antonio) e la questiona la risolverà in pubblico con Marco Antonio nel foro (vedi capitolo precedente) Fulvia: molti avvicinamenti al mondo militare: nel 44 assiste alla decimazione delle truppe che non sottostanno al suo comando, in corsa verso la battaglia di Modena per ottenere il governatorato Gallico: Fulvia assiste allo sgozzamento, da ospite in casa altrui, assieme al marito marco antonio, dei centurioni ribelli e della successiva decimazione dell’esercito (il sangue era andato a schizzare sul volto della moglie, Cicerone e Cassio Dione). 41: attribuzione del trionfo a lucio antonio, suo cognato 40-42: Lucio e fulvia difendono i diritti degli espropriati per l’assegnazione ai veterani di Ottaviano arrivando alle armi (cassio Dione:” fulvia occupò Prenestae, prese vari provvedimenti assieme ai senatori e ai cavalieri, mandando orini dove occorresse….ella cingeva la spada e dava la parola d’ordine ai soldati e spesso arringava la truppe…”). La donna quindi si impose come figura di comando, attribuendosi il codice comunicativo militare e facendo le veci del marito. Vienne attesta la presenza archeologica a Perugia della donna sui proiettili segnati col suo nome Come al solito se i modelli accettavano gli interventi di Giulia , Metella, Codia per la pietas che le muoveva nei confronti del nucleo familiare o di precedenti leggendari nella storia di Roma, questo non valse a fulvia, cui gli fu attribuito per il suo “egoismo e maschilismo” il ruolo di esempio di antimodello. Tuttavia fulvia fu anche colpita dall’accusa post-mortem di aver destabilizzato la politica e soprattutto la concordia tra i Triumviri, inserendosi in politica: il suo ricordo fu sacrificato a fini politici dal marito. 21 d.C.: Aulo Severo pronuncia un duro e contestato intervento contro la presenza delle mogli nelle campagne militari: la donna è debole, esigente, intrigante e assetata di potere dà ordini ai centurioni e manovra le legioni. Ormai governano le case i fori e l’esercito. Le leggi Oppie erano gradite per le esigenze dello stato. Se la donna non ha più il senso della misura è colpa del marito. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Le protagoniste femminili della storia tardo repubblicana furono prese in considerazione in virtù dei collegamenti familiari che esse rappresentavano, diventano espressione del clan gentilizio: fu permesso da una solida formazione culturale, frequentazione degli ambienti politici (ormai approdati nella domus) e l’accumulo e la gestione del patrimonio familiare. Le donne si attivarono in politica iniziando dalla decisione propria di iniziare o dissolvere legami familiari, connettendo e lagando clan gentilizi sposando se stesse o parenti. Le donne educarono i futuri politici e ne gestirono l’educazione. Condizionarono le scelte politiche, offrendo loro stesse in sacrificio o ostentando il lutto, con la valenza simbolico di presagio oscuro per la patria. Interferiorno poi direttamente nelle decisioni dei mariti (terenzia con Cicerone per Clodio). Infine divennero latrici di messaggi , prima da domus a domus, donna a donna, ma negli anni divennero esplicite proprio perchè prese in causa (uomo va da donna per portare messaggio a uomo) fino da donna a uomo direttamente (ortensia). Le donne dovettero quindi adattare il codice comunicativo: pianti lamenti (accettati in pubblico) divennero strumento politico (Giulia e Fulvia ai piedi dei senatori nel 43) fino al diretti ricorso della parola verso uno sconosciuto, per poi approdare in tribunale, al pubblico, per difendere i propri interessi (da zitte, come Sempronia o parlando come Giulia e Fulvia, fungendo da avvocati di se stessa).
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