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Famiglia Sostantivo Plurale, Schemi e mappe concettuali di Sociologia Della Famiglia

Schemi del corso di laurea Sociologia della famiglia

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023
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Caricato il 30/12/2022

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Scarica Famiglia Sostantivo Plurale e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Sociologia Della Famiglia solo su Docsity! FAMIGLIA: SOSTANTIVO PLURALE NUOVI ORIZZONTI E VECCHI PROBLEMI Paola di Nicola CAPITOLO 1 LA FAMIGLIA IN ITALIA: LE TENDENZE DI CAMBIAMENTO NEL LUNGO PERIODO I nuovi profili della famiglia tra incertezza e vulnerabilità Cambiamenti che hanno caratterizzato la famiglia in Italia: 1. semplificazione delle strutture = famiglie composte da pochi componenti; 2. riduzione della coabitazione: non si vive più tutti insieme 3. maggiore complessità a causa della formazione di nuove forme/modelli familiari Le famiglie diventano più numerose (cioè ne esistono di più tipi) ma sono più piccole. Tra i fattori che sostengono questo processo possiamo menzionare: 1. invecchiamento della popolazione, 2. riduzione dei tassi di fecondità e di matrimonio, cambiamento del ruolo sociale della donna, 3. sviluppo di nuovi servizi extra familiari (asili, nido) Quando si parla di "pluralità" della famiglia si fa riferimento più alle relazioni che alle strutture. Infatti la famiglia ha sempre avuto diverse forme, ma nel passato l’idea di famiglia era una sola: una struttura con regole e norme condivise sia a livello sociale che a livello legale. Nuovi fenomeni: Privatizzazione, de-istituzionalizzazione, individualizzazione: espressioni che suggeriscono un cambiamento della famiglia da "gruppo sociale" a “fenomeno privato". Sono cambiate le relazioni tra i sessi e tra le generazioni: matrimonio solidale (ci si sostiene a vicenda) e centralità del bambino. Per molti studiosi, l’emergere di nuovi modelli di famiglie è un segno della crisi della famiglia italiana iniziata dagli anni 70. Prima la famiglia era ancora rurale tradizionale. Dagli anni 70 con livelli più elevati di benessere e di scolarizzazione, con la rivoluzione sessuale e l'aumento del lavoro femminile, la famiglia diventa una "unità di due adulti” che, per migliorare la qualità della vita di entrambi, curano di più gli aspetti affettivo-relazionali della coppia. In questo nuovo modello, le regole sono continuamente riviste, avere figli non è più un obbligo, ma una scelta. A tutto questo contribuisce il nuovo diritto di famiglia, introdotto in Italia nel 1975 che porta diversi cambiamenti: depenalizza il reato di adulterio, elimina il concetto di delitto d’onore, elimina le norme che vietavano la vendita di sistemi contraccettivi, introduce il divorzio, permette alla donna di mantenere il proprio cognome dopo il matrimonio, innalza a 18 anni l’età per contrarre matrimonio. Inoltre, la legge del 1975 trasferisce dal padre al magistrato la possibilità di concedere o meno l’autorizzazione a contrarre matrimonio ai figli minori; attribuisce la patria potestas sui figli a tutti e due i genitori, introduce la possibilità per la coppia di scegliere tra il regime patrimoniale della comunione o della separazione dei beni. Viene inoltre fatto l’obbligo per i genitori di educare i figli nel rispetto delle loro aspirazioni. La legislazione italiana degli anni ’70 ha quindi favorito l’individualizzazione delle relazioni familiari. L’onda lunga degli anni ’90: la sfida dell’incertezza Nella nostra società, in cui tutte le relazioni sociali diventano più deboli, anche quelle familiari si sono indebolite: il matrimonio diventa la relazione tra due individui che cercano comprensione, compagnia. Questo genera relazioni coniugali sempre più instabili, e tale insicurezza si ripercuote anche nelle relazioni con i figli. Le cause di queste difficoltà relazionali sono dovute ai seguenti fattori: 1. crisi dell’etica della responsabilità: nessuno vuole più prendersi la responsabilità di un altro; 2. aumento di modelli individualistici nelle relazioni sociali; 3 mancanza di un quadro di riferimento chiaro sulla famiglia, i cui confini sono sempre più incerti; 4 allungamento dei tempi di vita; 5 incertezza di alcuni aspetti della vita, in particolare quello lavorativo. I legami sentimentali non rappresentano più delle certezze ma possono essere visti come dei vincoli che limitano la realizzazione dell’ individuo. La famiglia tra incertezza, vulnerabilità e nuove istanze di istituzionalizzazione In questa società non esistono più regole istituzionali che regolarizzano la famiglia. Le regole diventano soggettive, trasformandosi in stili relazionali, diverse per ogni coppia. In questo senso, la relazione non è più considerata fonte di sicurezza, ma di stress, perché richiede un costante impiego di energie e di tempo. CAPITOLO 2 L’IDENTITÀ PATERNA E MATERNA NELLA FAMIGLIA CONTEMPORANEA Introduzione: l’identità nella prospettiva sociologica La famiglia si può definire come una relazione complessa che regola i rapporti tra i sessi e che trova nella combinazione tra sessualità e procreazione la sua caratteristica principale. Questo però non significa che si possa definire famiglia solo la coppia che ha avuto figli. In sociologia, l’identità ha un ruolo di mediazione tra individuo e società poiché permette all’individuo di inserirsi nel sistema sociale. L’individuo prende coscienza della propria identità solo attraverso la relazione con l’altro, rendendosi conto delle aspettative di comportamento che gli altri hanno nei suoi confronti. Inoltre, l’identità tende a modificarsi nel tempo ed è per questo che in sociologia l’analisi dei cambiamenti dell’identità sociale coincide con l’analisi di cambiamenti che riguardano i ruoli sociali durante tutta la vita di un individuo. Nelle società tradizionali la costruzione dell’identità era un percorso ben definito, oggi invece gli individui hanno la possibilità di scegliere modelli diversi. Queste identità diverse, molteplici della nostra società moderna hanno alcuni aspetti caratteristici: Affettività e legami intergenerazionali: il ruolo della famiglia “affettiva” Felicità e affettività sono le dimensioni più importanti della relazione genitore-figli, i genitori non si aspettano nulla se non di essere amati dai propri figli e i figli si aspettano di essere accettati e aiutati a crescere per quello che sono. Oggi siamo di fronte ad una generazione di giovani che sta avendo un tenore di vita che non si potrà più permettere quando i genitori verranno meno. Fenomeni sempre più diffusi quali bullismo, stragi del sabato sera, consumo elevato di alcol e droga, mancanza di disciplina a scuola, sono spesso il risultato di una società adulta che, iperprotettiva nel privato, ha delegato la sua funzione educativa ai mass media e alle forze dell’ordine. La famiglia affettiva ha generato modelli di relazioni che non favoriscono la crescita e la responsabilizzazione. La famiglia affettiva è il risultato di due passaggi di un processo di individualizzazione 1 la famiglia non si lascia più influenzare dalla comunità di appartenenza e nasce invece la famiglia solidale, che condivide le aspirazioni, gli interessi e gli affetti; 2 l’interesse personale dell’individuo non è più subordinato all’interesse della famiglia: nasce il matrimonio affettivo CAPITOLO 4 RELAZIONI DI COPPIA, POTERE, CONFLITTO: ASIMMETRIE Introduzione: persistenza delle asimmetrie (= differenze di potere) nella coppia E’ importante sottolineare che qualsiasi relazione sociale comporta legami di dipendenza tra le parti. Nella coppia esiste una dipendenza reciproca che crea una relazione complementare (donna e uomo si completano in qualche modo) e questo contribuisce alla stabilità del legame matrimoniale. L’instabilità coniugale è aumentata a causa di una maggiore autonomia da parte di ciascuno dei coniugi. Potere e asimmetria nella relazione di coppia: il lato oscuro del legame d’amore La dipendenza uomo – donna con il tempo e per effetto dell’emancipazione femminile è sempre meno economica e più psicologica ed affettiva. I dati ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) ci aiutano ad individuare i principali elementi di criticità: 1 un terzo delle donne dipendono economicamente dagli uomini, nonostante l’aumento del lavoro femminile. Questa dipendenza tende a crescere con l’arrivo dei figli quando la maggior parte delle donne lascia il lavoro 2 solo una bassa percentuale di donne sposate ha un proprio conto corrente, quindi oggi c’è ancora un rapporto uomo-donna tradizionale che vede nell’uomo il responsabile delle condizioni economiche della famiglia. Queste differenze di potere sono molto importanti. L’identità riferita alla persona: dipendenza e autonomia nel legame di coppia Il legame con l’altro assume un ruolo centrale per la costruzione dell’identità individuale. Sono sempre più importanti le caratteristiche personali dell’altro, più che il fatto che lui o lei corrisponda a ruoli sociali stabiliti. Nel passato i ruoli sociali funzionavano come elemento di stabilità sia sociale che individuale. Oggi il matrimonio affettivo rischia di essere debole perché la stabilità della relazione è affidata solo alle emozioni, agli affetti. Separazione e divorzio: ridefinire le posizioni sociali Il conflitto coniugale sta diventando molto frequente. Si manifesta intorno ai 40 anni: la fase della piena maturità spesso diventa un nuovo punto di partenza. Il conflitto di coppia costringe la coppia ad un lavoro di ridefinizione delle relazioni di potere e di dipendenza. Uomini e donne vivono il conflitto e la separazione in modo diverso. In generale, mentre la donna spesso rimane spesso psicologicamente legata all’ex partner, l’uomo tende a considerare totalmente risolto il legame con l’ex dimostrando maggiore autonomia. Il conflitto coniugale come epifania del non detto della relazione affettiva La separazione legale costituisce il punto di arrivo di un complesso lavoro di rinegoziazione di diritti e doveri, reso più complicato dalla presenza dei figli. La separazione produce una ridefinizione delle posizioni sociali e dei confini familiari, durante quale i figli devono essere aiutati a modificare il loro modello ideale di famiglia. Quando si analizza il conflitto coniugale si devono esaminare i fenomeni legati alle relazioni di potere e di dipendenza non come caratteristiche negative della coppia, ma come caratteristiche di tutte le relazioni sociali. CAPITOLO 5 MATRIMONIO, FAMIGLIA E RELAZIONI INTERGENERAZIONALI NELLA SOCIETÀ MULTICULTURALE. La diversità tra di noi: fratture e convergenze culturali Da terra di emigrazione, l’Italia è diventata a partire dagli anni ’70 un paese di immigrazione. Questo fenomeno incide anche sul concetto di famiglia. Nel 2012 i matrimoni con almeno uno sposo straniero sono stati circa il 15%, il tasso di fecondità delle madri straniere è più elevato di quello delle madri italiane, è inoltre opportuno sottolineare che le famiglie di stranieri sperimentano più spesso situazioni di disagio economico. Oggi c’è una stabilizzazione dei flussi immigratori, con molti immigrati che decidono di vivere nel nostro Paese, in una società che diventa sempre un po’ più multiculturale. Molti immigrati lasciano i luoghi di origine alla ricerca di migliori opportunità di vita. Tuttavia molti stranieri che arrivano in Italia sono giovani scolarizzati, non sempre praticanti una religione, che utilizzano internet e cellulari esattamente come i ragazzi italiani. Gerd Baumann mette in evidenza il lento processo di assimilazione che caratterizza le società con molti stranieri, processo che dà luogo a quello che Baumann definisce “convergenze culturali”. Le famiglie degli “altri” Gli studi sugli immigrati sottolineano l’importanza della famiglia, sia come rete di relazioni, sia come segnale di una prima forma di inserimento. Per quanto riguarda il matrimonio, centrale nel sistema sociale occidentale, per gli immigrati può avere significati diversi. Le differenze si notano su altri livelli: 1 quello strutturale (come si sono formate le famiglie): le famiglie straniere possono essersi costituite tramite un matrimonio celebrato in Italia, possono essere il risultato di un ricongiungimento familiare, o ancora il viaggio migratorio può essere stato compiuto con la famiglia sin dall’inizio. Non è detto che tutti i figli siano nati dopo il trasferimento, anzi non è affatto raro che i figli raggiungano i genitori nella loro fase preadolescenziale, dopo essere stati allevati dai nonni nel paese di origine 2 materiale (condizioni di vita): le famiglie straniere si trovano sul livello medio-basso a livello sociale. Lavoro e casa costituiscono i problemi principali e l’accesso ad un lavoro dignitoso e una casa decente è più difficile per gli stranieri. In più, la bassa padronanza della lingua italiana spesso fa sì che le famiglie straniere vivano una situazione di isolamento sociale. 3 culturale (modelli di regolazione delle relazioni intra-familiari) esistono dei fattori culturali e relazionali che incidono sulla capacità di adattamento degli immigrati. Nei processi migratori, i comportamenti si modificano e si modernizzano: crescono le unioni di fatto e le nascite fuori dal matrimonio, aumentano le probabilità di contrarre matrimonio con soggetti non connazionali. Anche dal punto di vista della relazione con i figli le famiglie straniere infatti si trovano nella necessità di mediare tra due mondi. Matrimoni tra e con stranieri: esogamia e spostamento dei confini La diffusione dei matrimoni celebrati in Italia tra soggetti di diversa nazionalità è un segnale dell’integrazione sociale degli immigrati, anche se dai dati ISTAT si nota una differenza di età e di scolarizzazione che fa pensare che alla base di molti di questi matrimoni vi sia un interesse pratico. Per molte giovani donne provenienti dall’Europa orientale il matrimonio con un maturo italiano vedovo o divorziato rappresenta la via rapida per il conseguimento della cittadinanza. L’uomo italiano ha spesso un bisogno di ri-tradizionalizzare la propria vita sentimentale e di coppia. Al contrario, è molto meno frequente che una donna italiana sposi uno straniero, perché la maggior parte degli immigrati di sesso maschile gode di un permesso di soggiorno rilasciato per lavoro e non ha bisogno di stabilizzarsi. Comunque, nonostante queste precisazioni, è opportuno sottolineare che anche nei matrimoni misti esiste una maggiore debolezza della donna che in più del 30% dei casi si unisce a uomini che provengono da paesi in cui le relazioni di coppia sono sbilanciate a favore dell’uomo. Il concetto di “Misto” rimanda a idee di natura colonialista e si dovrebbe preferire il termine “unione esogamiche”, intendendo tutti quei matrimoni contratti al di fuori delle reti sociali di appartenenza. Bambini transculturali: la fatica di crescere a cavallo di due mondi Emigrano o nascono in un paese straniero per scelte che non dipendono da loro, ma dai genitori. Diversi studi hanno rilevato un tasso di ospedalizzazione maggiore nei bambini immigrati, si evidenziano anche maggiori difficoltà scolastiche, soprattutto a livello di apprendimento prescolare e una notevole povertà di linguaggio. In generale, i figli di immigrati, sembrerebbero più vulnerabili. La vulnerabilità è dovuta al fatto di vivere una situazione trans-culturale. Spesso i processi di socializzazione non riescono a colmare questo deficit e la scuola spesso lo aumenta. Ecco le cause principali di vulnerabilità: 1 la gravidanza vissuta con difficoltà dalla madre, perché lontana dalla sua rete sociale di origine 2 diverso maternage: maggiore distanza tra madre e bambini, poiché le madri occidentali utilizzano più la voce che le mani nella comunicazione con i figli; 3 la madre perde sicurezza e trasmette al bambino angoscia e insicurezza 4 i genitori migranti non possono presentare al loro bambino il mondo a poco a poco, quindi i bambini vivono spesso il mondo esterno come traumatico 5 quando il bambino va a scuola aumentano le differenze 6 la situazione trans-culturale riduce l’adattamento al mondo esterno Oggi emerge sempre più la necessità di dare sostegno delle famiglie attraverso alleggerimenti fiscali (detrazioni fiscali per i figli, per esempio), servizi per l’infanzia, la politica degli alloggi a costi speciali per le famiglie. Ma prima del 2003 si sostenevano pochissimo le famiglie. Lavoro di cura, genitorialità: ricomporre bisogni e competenze dal basso Per realizzare una vera politica sociale per sostenere la famiglia bisogna avere degli obiettivi fondamentali da raggiungere: 1 una politica di redditi che riduca le disuguaglianze; 2 una politica del lavoro che consenta un migliore rapporto tra professionalità e cura dei familiari 3 una politica delle pari opportunità che consenta a uomini e donne di realizzarsi pienamente 4 coinvolgere tutti i livelli istituzionali (stato, regioni, province, comuni); 5 rivolgersi alle famiglie che presentano più bisogni La legge n. 285/1997 ha favorito la nascita di sperimentazione soprattutto nelle politiche per l’infanzia e l’adolescenza con l’obiettivo di organizzare servizi che accompagnino la famiglia lungo tutto il ciclo di vita. Questa legge è stata rinforzata da un’altra legge n. 328 del 2000 che ha definito il Comune come centro delle politiche sociali, rovesciando la gerarchia che metteva lo Stato in primo piano. La famiglia nel welfare municipale (gestito dai Comuni) La legge 285 ha permesso di fare delle sperimentazioni che si rivolgono alla famiglia “normale” cioè che non esprime bisogni specifici. Tale legge ha consentito aprire nuovi servizi e dare inizio ad una politica locale per la famiglia. Alla base della necessità di pensare ad un welfare locale, municipale c’erano diversi fattori: 1 ancora oggi in Italia la famiglia svolge una fondamentale funzione di mediazione sociale tra individuo e società soprattutto tra le diverse generazioni. Molti dei bisogni delle famiglie riguardano la cura dei figli che spesso viene svolta dai nonni 2 la diminuzione del numero di figli per coppia, la diminuzione dei matrimoni, la crescita del rischio di povertà dimostrano che oggi la genitorialità è un “problema” ed è importante lo scambio di informazioni ed esperienze tra famiglie diverse. Dal punto di vista organizzativo, il modello di welfare è diventato un welfare mix/societario, vale a dire un sistema di servizi che si regge sulla collaborazione tra pubblico-privato. A partire dalla legge 285/97 ci sono state varie esperienze innovative. STRUTTURE: i centri per le famiglie, attivati a livello sperimentale nella regione Emilia- Romagna sono stati proposti nella legge 285 e ripresi poi dalla legge 328/2000. Si tratta di centri di documentazione, sportelli informativi, servizi di consulenza, mediazione familiare, ludoteche, spazi gioco. Esempio: offerta di servizi di nido in alcuni giorni della settimana, a bambini non iscritti, con o senza la presenza dell’adulto. TARGET DI RIFERIMENTO: crescente interesse per la famiglia “normale”, in risposta alla necessità di sostenere uomini e donne nella cura dell’infanzia. TIPOLOGIE E STRUMENTI DI INTERVENTO: servizi, attività informative, consulenze, sono le caratteristiche del welfare municipale (Comunale). Tra gli interventi più interessanti ricordiamo le banche del tempo che si basano sullo scambio di piccoli servizi. I prestiti sull’onore sono piccoli prestiti – con dovere di restituzione – per rispondere a problemi di liquidità. Sull’onore perché non sono richiesta garanzie. Un altro intervento importante è il servizio di mediazione familiare per aiutare la coppia nei casi di conflitti molto forti con l’intervento di un esperto esterno. MODELLI ORGANIZZATIVI: le diverse iniziative sono proposte da diversi produttori di beni e servizi (ente pubblico, volontariato, associazionismo privato). Queste esperienze dimostrano che nonostante la complessità dei problemi è possibile iniziare un percorso di innovazione dei servizi che vanno oltre la vecchia logica assistenziale dei servizi per i poveri. I due, tre, quattro … modelli di welfare municipali: l’Italia dai tanti campanili La sperimentazione della legge 285 non ha riguardato tutte le regioni italiane, mostrando purtroppo una differenza tra il nord e il sud. Nelle realtà meridionali vi sono meno servizi pubblici, meno volontari e meno reti di solidarietà inter-familiari, nonostante una concentrazione di famiglie povere e di una presenza significativa di bambini. CAPITOLO 8 LA PLURALIZZAZIONE DELLE FORME FAMILIARI TRA NATURA E CULTURA: LE NUOVE FRONTIERE DELLA VITA E DELLA TECNICA Le famiglie costituiscono ancora oggi lo spazio sociale dove si trovano molte relazioni di cura, accudimento, e solidarietà reciproche. L’etica della cura è alla base della responsabilità: genitori non si nasce ma si diventa, lo si diventa attraverso un’assunzione di responsabilità. Tutto questo non può far dimenticare i problemi della famiglia contemporanea: la crisi demografica, la crescita del conflitto coniugale, dimostrano che oggi “fare famiglia” è difficile. Allo stesso tempo l’aumento delle coppie di fatto significa che la legittimazione istituzionale (il matrimonio come atto riconosciuto dalla legge) è vista come inutile. Il lavoro di cura è spesso considerato un costo. La svalutazione del lavoro domestico e di cura svolto tradizionalmente dalle donne è la causa della svalutazione delle politiche sociali a favore della famiglia. Il lavoro di cura sta diventando un costo sempre più insostenibile per le donne e le famiglie. L’eredità del XX secolo Negli ultimi anni sono emerse nuove forme familiari; single, monogenitori, famiglie ricostituite allargate e unioni libere. La diminuzione delle nascite è dovuta soprattutto alle coppie di genitori italiani, perché le donne italiane fanno sempre meno figli. Rispetto a queste problematiche, nei primi anni del XXI secolo ci sono state leggi per tutelare i soggetti deboli: - legge n. 54/2006 introduce l’affido condiviso nel quale la potestà genitoriale è mantenuta da entrambi i genitori che devono contribuire al mantenimento dei figli. - legge n. 219/2012: prevede la parificazione dei figli nati fuori dal matrimonio e in caso di conflitto la competenza è del tribunale ordinario e non più del tribunale dei minori. - legge n 162/2014 rende meno complessa la procedura per ottenere separazioni e divorzi - legge n. 55/2015 riduce da 3 anni a 12 mesi il tempo che deve intercorrere tra la separazione e il divorzio giudiziale e a 6 mesi per quello consensuale Sono politiche che oggi devono essere ripensate alla luce dei cambiamenti soprattutto nel mercato del lavoro. Inoltre ci sono state due le leggi che in Italia che hanno affrontato nuovi problemi: la legge 40 del 2004, sulla fecondazione medicalmente assistita e la legge n 76 del 2016 che introduce l’istituto delle unioni civili tra coppie dello stesso sesso. Queste due leggi riguardano la sfera dei diritti individuali. Ridefinire i confini familiari: la sfida delle nuove tecnologie riproduttive La richiesta dei movimenti LGBT di consentire alle coppie omosessuali di contrarre matrimonio mette in discussione la tradizione che ha visto il matrimonio come un’unione eterosessuale finalizzata alla procreazione. In Italia con la legge 76/2016 sono state introdotte le unioni civili tra soggetti dello stesso sesso. Tuttavia, il dibattito che si è aperto in Italia sulla legge 76 ha portato alla luce alcuni problemi: 1 la possibilità di un componente di una coppia dello stesso sesso di poter adottare il figlio del /la compagna avuto precedentemente all’unione civile 2 la possibilità di una coppia omosessuale di avere figli “programmati” Si stanno diffondendo nuove pratiche riproduttive anche in Italia, dove si consente la fecondazione eterologa (con elementi riproduttivi anche esterni alla coppia) ed è possibile per le coppie, sia etero che omosessuali, ricorrere alla maternità surrogata, con il cosiddetto utero in affitto. La fecondazione medicalmente assistita è una terapia o la fecondazione medicalmente assistita è una nuova e più avanzata forma di riproduzione? Per la legge italiana la procreazione medicalmente assistita è un insieme di tecniche per consentire alle coppie che hanno difficoltà a concepire naturalmente di poter avere figli. Se necessario è possibile ricorrere alla fecondazione eterologa, che presuppone la donazione di ovuli o spermatozoi da parte di un soggetto esterno alla coppia, mentre la maternità surrogata, o utero in affitto, è vietata nella quasi totalità dei paesi europei oppure è consentita solo nella forma gratuita. Per la tradizione liberale, in particolar modo quella statunitense, invece, la procreazione medicalmente assistita è un nuovo modo più avanzato e moderno di procreare senza sesso e la riproduzione artificiale è considerata un diritto. Offrire ovuli, liquido seminale per amore o per denaro? Le pratiche della fecondazione medicalmente assistita presuppongono che ci sia almeno un altro soggetto esterno alla coppia per la fecondazione. Si parla in questo caso di donatori, per sottolineare la gratuità dell’atto. Le analogie con la donazione degli organi sono evidenti, anche se solo apparenti: nella donazione degli organi il donatario non sa chi è stato il suo donatore, inoltre la donazione degli organi è gestita a livello pubblico. Nel caso della fecondazione eterologa il donatore è conosciuto e scelto con cura. Inoltre esiste un vero e proprio mercato per “acquistare ovuli o sperma e affittare uteri” per denaro. Indeterminismo o determinismo genetico? La manipolazione generica costituisce la più grande sfida etica che la fecondazione medicalmente assistita apre. Indubbiamente, la ricerca sugli embrioni è uno strumento fondamentale per fare prevenzione o cura precoce delle malattie gravi. Tuttavia questo fa Ridefinire i confini: nuovi processi di inclusione ed esclusione simbolica Famiglie monoparentali: la maggior parte di questo tipo di famiglie sono costituite da vedove e da madri single, ma in questo gruppo cresce il numero di separati e/o divorziati con figli. Nel passato ad un vedovo conveniva risposarsi, per la donna di ceto medio basso risposarsi era fondamentale per garantire a sé stessa e ai figli le condizioni per la sopravvivenza. Oggi le vedove sono tendenzialmente anziane, vivono con figli adulti e sono pensionate: se si esclude l’interesse di avere un nuovo compagno per la terza età si può sostenere che non vi sia oggi una forte necessità che spinge una donna a risposarsi. Le famiglie monogenitoriali sono spesso considerate a rischio: sia di povertà che rischio di tipo relazionale. Le caratteristiche delle nuove relazioni familiari sono dovute: 1 al fatto che la funzione genitoriale di almeno uno dei due partner non si basa più sulla convivenza quotidiana 2 dal fatto che comunque gli adulti devono affrontare il problema della nuova vita affettiva e sessuale con nuovi partner nei confronti dei figli Altra caratteristica è che nella famiglia monogenitoriale di solito si rinforza la linea materna delle relazioni. È inoltre l’uomo che tende a risposarsi, mentre la donna tende a continuare a fare nucleo con i figli. Le famiglie ricostituite Oggi, a differenza del passato, le famiglie ricostituite sono composte prevalentemente da divorziati che si risposano. Anche in questo caso, come per le famiglie monogenitoriali, la difficoltà nel trovare una nuova definizione per queste famiglie conferma la mancanza di modelli di riferimento. Nelle famiglie ricostituite uomini e donne hanno nuove responsabilità e nuove sfide: alla donna, si chiede la capacità di mediare, a favore dei figli, tra più relazioni di appartenenza. All’uomo si chiede la capacità di assumere un ruolo complesso: occuparsi di bambini non suoi e suoi. Al momento, non sono disponibili strumenti giuridici per regolare le relazioni dentro queste forme familiari, c’è solo il principio che i diritti legali sul bambino sono esercitati dai suoi genitori biologici. Famiglie di fatto. Molto più diffuse che nel lontano passato, le unioni di fatto diventano una alternativa al matrimonio nei primi anni del ‘900. Negli ultimi anni le unioni di fatto sono per i giovani una fase quasi obbligata nel passaggio dalla famiglia di origine a quella di procreazione. Inoltre, separazioni e divorzi alimentano la crescita di unioni di fatto perché spesso chi ha alle spalle un matrimonio fallito pur convivendo con un nuovo partner preferisce non sposarsi. Anche se non si percepiscono più differenze rilevanti tra unioni di fatto e unioni matrimoniali, in realtà, dal punto di vista legale, c’è una differenza nelle regole giuridiche che valgono solo per le unioni matrimoniali: un’unione di fatto non possiede uno status giuridico. Rispetto a questo argomento, la legge 76 del 2016 ha riconosciuto solo diritti e doveri relativi alla cura e all’accudimento mentre non ha toccato gli aspetti legati all’eredità. Le convivenze possono essere dichiarate all’anagrafe e rese pubbliche con un atto notarile, ma non hanno la pienezza di un matrimonio. Coppie dello stesso sesso Il desiderio di eliminare tutte le forme di discriminazione, la tendenza a definire la famiglia come unità degli affetti e area privata stanno alla base della richiesta di estendere alle coppie omosessuali conviventi le stesse tutele del matrimonio. Tali richieste di inclusione sono state recepite dalla legge 76 del 2016, cha ha riconosciuto alle coppie dello stesso sesso il diritto di istituzionalizzare il loro legame tramite l’istituto delle unioni civili. Con questa legge, non è però stato consentito a chi vive in coppia di poter adottare il figlio del/la convivente, che tuttavia nella maggior parte dei casi un madre o una madre biologia ce l’ha, a meno che non sia stato procreato con una fecondazione eterologa. Nelle richieste di riconoscimento sociale, si sostiene che i bambini allevati da coppie dello stesso sesso non sono diversi dai bambini che vivono con genitori eterosessuali, ma mancano studi scientifici in questo senso. Il nuovo campo semantico della parola famiglia Per Walzer, una società diventa ingiusta quando un principio valido per una sfera sociale viene utilizzato in un’altra sfera sociale. E questo è vero soprattutto per la famiglia, la cui natura privata ha giustificato spesso forme di ingiustizia, disuguaglianze tra uomini e donne, adulti e bambini. Rispetto alle diverse forme familiari alcuni problemi sono stati risolti, altri sono ancora da affrontare. Per quanto riguarda le famiglie di fatto, è stato garantito il diritto di un adulto di decidere liberamente come gestire le sue relazioni coniugali. Problemi di diversa natura presentano le coppie dello stesso sesso che vogliono un figlio “proprio”. In questo caso l’eterologa è il passaggio obbligato per le donne e la maternità surrogata per gli uomini. Le ricerche, pur confermando le buone capacità genitoriali dei genitori dello stesso sesso, dimostrano che nei processi di costruzione dell’identità i figli di queste coppie incontrano più ostacoli che quelli di coppie eterosessuali.
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